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Controtelaio monoblocco per finestre ad alta coibentazione termica

Inquadra per sistemi oscuranti con avvolgibili

Inquadra è un controtelaio monoblocco da interporre tra muro e serramento. Grazie alla sua struttura e ai materiali isolanti mantiene le prestazioni termiche e acustiche degli infissi per garantire la massima coibentazione.

La coibentazione del foro finestra è essenziale per garantire comfort abitativo, eliminando i ponti termici e assicurando temperature omogenee in tutti i punti della casa. I monoblocchi per finestre Inquadra di DeFaveri sono studiati per assicurare massime prestazioni e durabilità nel tempo.

Completamente su misura, Inquadra è un controtelaio monoblocco da interporre tra muro e serramento. Grazie alla sua struttura e ai materiali isolanti, mantiene le prestazioni termiche e acustiche degli infissi.

Progettato con una struttura solida che non si deforma, è ideale per garantire un isolamento ottimale degli ambienti della casa. Una volta installato, si integra perfettamente con la muratura, prevenendo la formazione di crepe o cavillature nel tempo.

Disponibile da rasare o da intonacare, Inquadra può essere predisposto per qualsiasi sistema oscurante ed è adatto a diverse tipologie costruttive. Inoltre, è abbinabile ai sistemi di ventilazione meccanica Dfvmc.

Il monoblocco inquadra filomuro
Il monoblocco Inquadra filomuro

DeFaveri ha curato ogni dettaglio, arricchendo il sistema Inquadra con soluzioni innovative e tecnologiche per rispondere alle più diverse esigenze del cantiere.

Come tutti i monoblocchi dell’azienda, Inquadra è realizzato con isolante Eps conforme ai Cam e assemblato con collanti specifici e un sistema meccanico di staffe e rinforzi, che lo rendono stabile e resistente alle deformazioni.

Il sistema coniuga qualità realizzativa, estetica, durabilità e semplicità nella fase progettuale e di installazione.

di Sara Giusti

Al via BigMarket, l’evento di Gruppo BigMat per i professionisti dell’edilizia

bigmarket

Inizia oggi, giovedì 27 febbraio 2025, la due giorni dedicata a BigMarket, l’evento organizzato da Gruppo BigMat a Firenze (Fortezza da Basso) riservato ai professionisti dell’edilizia per esplorare in anteprima le novità della filiera. L’edizione 2025 di BigMarket coincide con il decimo compleanno della manifestazione.

Gli oltre 150 associati del Gruppo e i 113 fornitori partner di BigMat selezionati come espositori hanno l’opportunità di interfacciarsi tra loro per ragionare sullo stato dell’arte del mercato edilizio, per valutarne le prospettive e per esaminare le novità da proporre ai clienti nel corso del 2025.

bigmarket

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Ampio spazio è riservato a HABIMAT, l’insegna del Gruppo BigMat dedicata agli showroom che si occupano di finiture d’interni e di complementi d’arredo. Un focus particolare è anche destinato a BigRent, il servizio per il noleggio di piccole e medie attrezzature per l’edilizia del Gruppo BigMat.

bigmarket

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Nel corso delle due giornate fiorentine sono organizzate anche numerose tavole rotonde allo scopo di esplorare temi chiave come il credito al consumo, l’assicurazione crediti commerciali, la digitalizzazione dei listini e le nuove strategie per la distribuzione.

All’inaugurazione di BigMarket ha partecipato anche Julio Velasco, allenatore della squadra nazionale femminile di volley medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. BigMat è sponsor ufficiale delle Nazionali Italiane di Pallavolo dal 2023. 

Röfix Italia lancia la nuova campagna We Are 2025

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Röfix Italia annuncia la nuova campagna visiva We Are 2025, caratterizzata dalla presenza ancora più vicina e concreta dell’azienda ai professionisti del settore, agli applicatori e alle rivendite, per rispondere alle sfide più urgenti del settore edilizio e supportare i clienti in aree cruciali con una gamma completa dedicata al green building.

Dal rinforzo strutturale, fino al ripristino e al consolidamento delle strutture, passando dai sistemi di isolamento danneggiati dalle intemperie, per tutte queste aree Röfix offre una soluzione adeguata, sicura e affidabile.

La campagna 2025 di Röfix Italia non manca di sottolineare come tra gli obiettivi della costruzione ci sia il benessere sostenibile, evidenziando l’impegno dell’azienda nella ricerca di soluzioni che coniughino comfort abitativo e rispetto per l’ambiente. 

Il terzo pilastro della campagna We Are 2025 si concentra sull’estetica e l’armonia con l’ambiente, proponendo soluzioni che valorizzano il piacere visivo, si integrano con il  paesaggio e si distinguono per bellezza e originalità.

L’invito di RÖFIX We Are 2025 è guardare al futuro dell’edilizia con una prospettiva nuova, dove la competenza, la sostenibilità, la vicinanza e lo scambio con i clienti si intrecciano per un panorama edilizio di qualità sempre migliore e più sicuro per chi ne usufruisce.

Bifire lancia il nuovo pannello per controsoffitti riciclabile: intervista a Mauro Ravelli

Mauro Ravelli, responsabile tecnico di Bifire

Bifire lancia Bilife, un nuovo pannello per controsoffitti completamente riciclabile costituito da materiale naturale, come perlite e carta. Offre elevate prestazioni di assorbimento acustico e isolamento termico.

Una nuova linea di pannello per controsoffitti che, oltre a offrire elevate prestazioni di assorbimento acustico, è in grado di garantire isolamento termico, regolazione igrotermica dell’ambiente e riflessione della luce: Bilife. In più, i pannelli sono completamente riciclabili e costituiti da materiale naturale, perlite e carta, proveniente per oltre il 35% da materiale destinato allo scarto.

Ne parliamo con Mauro Ravelli, responsabile dell’ufficio tecnico dell’azienda.

Il pannello per controsoffitti Bilife.
Il pannello per controsoffitti Bilife.

Quali sono le caratteristiche tecniche della nuova linea di controsoffitti?

Abbiamo progettato una nuova linea di pannelli per controsoffitti modulari, la cui caratteristica principale è la materia prima con cui vengono realizzati.

I due principali ingredienti sono la perlite e la carta da macero, quindi fibre di cellulosa provenienti per oltre il 35% da carta destinata allo scarto. Il materiale è riciclabile al 100%.

Come è nata la scelta di questo materiale?

Abbiamo voluto sfruttare il più possibile i materiali destinati al macero. Questo ci dà grossi vantaggi nella certificazione Epd e nei Cam per il contenuto di riciclato, caratteristiche che oggi hanno un peso fondamentale, soprattutto negli appalti pubblici.

Essendo poi prodotto interamente da noi nello stabilimento di Varedo (Monza Brianza), Bilife offre un grande vantaggio competitivo: essendo gli unici produttori di questa tipologia di controsoffitti nel mercato italiano, l’obiettivo è quello di essere la prima scelta.

Quali sono le caratteristiche innovative dei pannelli per controsoffitti Bilife?

La caratteristica principale di un controsoffitto è quella di mascherare il soffitto.

L’obiettivo è unire l’effetto di mascheramento con altre caratteristiche tecniche, che vanno dall’assorbimento acustico all’isolamento termico, da una buona riflessione della luce alla regolazione igrotermica, cioè quel fenomeno che permette di assorbire l’umidità in eccesso quando l’ambiente è troppo umido e rilasciarla quando è secco.

L’ultima caratteristica che abbiamo implementato è quella che abbiamo voluto chiamare «caduta della goccia». Tipicamente, se le tubazioni impiantistiche sotto il solaio sono troppo fredde si crea condensa che gocciola, causando delle macchie di umidità sul controsoffitto, che ciclicamente deve essere ritinteggiato.

Il nostro pannello per controsoffitti, costituito da materiali idrorepellenti, non assorbe la goccia d’acqua, che è invece smaltita nell’ambiente, grazie appunto alla proprietà di regolazione igrotermica.

Qual è invece la resistenza meccanica?

Uno dei principali fattori su cui abbiamo puntato è la resistenza meccanica. Il classico pannello da controsoffitto in fibra minerale o lana di roccia non ha tra i suoi punti di forza tale caratteristica.

Essendo materiali tendenzialmente fragili, è facile che il pannello si possa rompere, sbeccare o rovinare: il danno economico è relativo, però viene comunque sprecato del materiale. Una pessima scelta dal punto di vista della sostenibilità.

Per questo abbiamo voluto proseguire con la sperimentazione, ottimizzando il nostro materiale anche dal punto di vista meccanico. In questo modo gli operatori non devono avere più paura di prendere in mano i pannelli per movimentarli.

Il materiale ha anche prestazioni isolanti?

Assolutamente sì. Non nasce con questo obiettivo, ma la perlite da un lato e la fibra di cellulosa dall’altro, unite a uno spessore da 15 millimetri, danno il loro contributo.

È chiaro che per avere un isolamento termico ottimale il pannello va accoppiato con altri materiali isolanti, come lane e fibre minerali.

È fonoassorbente?

Certo, il pannello liscio ha un coefficiente di fonoassorbimento superiore a 0,25, quindi come finitura base è ottima. Stiamo lavorando per arrivare a un pannello con caratteristiche che si avvicinano a 1, giocando sulle finiture e sul materiale base.

Come si applica il pannello?

Si applica sulle classiche strutture da controsoffitto presenti in commercio, quindi su strutture metalliche a T da 24×38 o 15×38 millimetri.

Avete svolto prove di laboratorio?

Sono ormai quattro anni che svolgiamo prove di laboratorio, dalla reazione al fuoco alla resistenza al fuoco, dall’isolamento termico all’assorbimento acustico, fino all’isolamento acustico verticale e orizzontale.

Soprattutto questi ultimi sono test molto particolari, che quasi nessuno esegue. Abbiamo fatto un grosso investimento, sia in termini di costi, sia di tempo, per ottenere queste certificazioni, e abbiamo ottenuto buoni risultati, sia in presenza, sia senza setto di separazione sopra la parete.

Che cosa vuol dire?

Il progettista che conosce la materia dell’isolamento acustico sa che sono poche le soluzioni di isolamento acustico laterale. Tra due uffici contigui la maggior parte del suono supera la parete che separa gli ambienti, propagandosi attraverso il controsoffitto.

Se però il controsoffitto ha una buona massa e un buon grado di assorbimento, come quello che abbiamo progettato, è possibile isolare anche senza dover proseguire con la parete nel solaio.

Sono pannelli certificati?

Sì, ogni aspetto che abbiamo inserito nella scheda tecnica presenta un certificato. Una delle prerogative di Bifire è quella di affiancare a ogni caratteristica della scheda tecnica un test di laboratorio.

Tutte le nostre schede tecniche presentano valori, tolleranze, normative di riferimento e il numero di certificato.

Il prodotto è brevettato?

Non crediamo nel brevetto. In un brevetto bisogna dichiarare esattamente come viene realizzato il materiale.

È chiaro che nei vari certificati, soprattutto nell’Epd, si devono indicare dei range di riferimento, ma evitiamo il brevetto proprio perché non ci piace rivelare le formulazioni dei nostri prodotti.

Chi vuole arrivare ai nostri stessi risultati, si deve armare di pazienza e cultura, studiare e investire.

Quali sono gli ambienti a cui Bilife si adatta?

Tutti gli ambienti civili e industriali.

Con quale efficacia?

Dipende da come è progettato l’ambiente in cui viene installato. Il classico esempio è quello del cinema o della sala teatro: se vengono scelti materiali completamente riflettenti dal punto di vista acustico, come poltrone in pelle, bisogna sfruttare un controsoffitto che sia fonoassorbente; al contrario, se sono scelti materiali fonoassorbenti, come il tessuto per le sedute, è chiaro che bisogna progettare un controsoffitto in grado di non assorbire completamente il suono, altrimenti le ultime file non sentiranno nulla. Ci sono poi le vie di mezzo.

Insomma, la tecnologia del pannello per controsoffitti va scelta in funzione di tutto il progetto.

Bifire è in grado di offrire soluzioni con coefficienti di assorbimento che vanno dallo 0,25 fino a quasi 1. Parallelamente, stiamo mettendo a punto un materiale base completamente differente, destinato sempre ai controsoffitti, ma molto più estremo.

Avrà i massimi livelli di resistenza al fuoco, reazione al fuoco, assorbimento acustico, un materiale molto tecnico destinato a risolvere problemi puntuali.

Bilife nasce per realizzare controsoffitti in qualsiasi ambiente; quest’altra linea sarà invece dedicata al progettista che ha esigenze particolari legate all’antincendio e all’acustica.

Come sono distribuiti i vostri prodotti?

La nostra principale politica commerciale prevede che tutti i nostri prodotti passino dai distributori.

Il rivenditore è il nostro primo partner e intendiamo sempre coinvolgerlo nella vendita.

I nostri prodotti sono materiali tecnologici e con un altissimo valore aggiunto: promuovendoli sul mercato, i rivenditori hanno la possibilità di avere margini assolutamente vantaggiosi.

di Veronica Monaco

Muffa in casa: cause, prevenzione e soluzioni

Infiltrazioni d'acqua

L’eccesso di umidità e la muffa nelle abitazioni possono essere provocate da fattori diversi. Ma le infiltrazioni d’acqua vanno eliminate per evitare problemi alla struttura e alla salute. Prima, però, devono essere individuate le cause.

Tra le patologie che possono affliggere un edificio, la presenza di infiltrazioni d’acqua e l’umidità sono senza ombra di smentita due problematiche tra le più presenti a livello statistico, e sentite sotto l’aspetto della fruibilità del bene immobile: possono compromettere il comfort interno delle nostre abitazioni, sia sotto il profilo del processo di deterioramento dei materiali da costruzione sia sotto quello ancor più importante, della qualità dell’aria all’interno dei locali di vita.

L’incremento del tasso di umidità dell’aria, causato dalla presenza di elevate percentuali di acqua allo stato gassoso all’interno delle abitazioni comporta un drastico peggioramento delle funzionalità dei materiali da costruzione a causa dell’instaurarsi di processi di deperimento che portano alla penalizzazione delle loro capacità prestazionali, ma soprattutto una diminuzione della qualità dell’aria che respiriamo, affetta dalla presenza di spore derivanti dalla proliferazione delle muffe che si concentrano in locali e in zone specifiche dove non è garantita una buona circolazione dell’aria.

Le tre cause dell’infiltrazione d’acqua

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Key Energy 2025: a Rimini la fiera delle energie rinnovabili

Key Energy 2025

Al Key Energy 2025 nei padiglioni fieristici della città di Rimini si tiene l’evento dedicato al mondo dell’energia e delle soluzioni green. Attesi 53 mila visitatori provenienti da 107 Paesi.

Il futuro del mondo è elettrico. La scintilla del cambiamento scocca anche da questa edizione di Key Energy 2025, che trasformerà Rimini nell’epicentro del settore: l’appuntamento si terrà dal 5 al 7 marzo presso il polo fieristico della città romagnola.

Key Energy non è solo un evento di riferimento per il settore delle energie rinnovabili e della sostenibilità, ma è anche un punto di incontro fondamentale per le innovazioni tecnologiche e le soluzioni green del futuro.

Il goal, anche di questa edizione, è quello di stimolare la transizione energetica, creando all’interno della manifestazione una piattaforma dinamica dove aziende, istituzioni e professionisti si confronteranno su sfide e opportunità legate all’evoluzione del mercato energetico globale.

Key Energy 2025: i numeri raddoppiano

Per l’edizione 2025 la fiera Key Energy raddoppia: +53% gli espositori previsti in 90 mila metri quadrati di superficie rispetto al 2023.

Sedici i padiglioni a disposizione, oltre 53 mila visitatori attesi da 107 paesi in tutto il mondo, 830 aziende che parteciperanno anche da oltre oceano, più di 120 conferenze internazionali e una pioggia di prestigiosi riconoscimenti.

Inoltre, quest’anno Key Energy vede l’inaugurazione di un nuovo layout che prevede per la prima volta l’apertura dell’ingresso Ovest in aggiunta agli ingressi Sud ed Est.

Riorganizzata anche l’articolazione dei padiglioni, 20 in totale rispetto ai 16 dell’edizione 2024, equamente distribuiti lungo le ali Est e Ovest del quartiere fieristico.

I sette settori merceologici (solare e fotovoltaico, eolico, idrogeno, energy storage, efficienza energetica, mobilità elettrica e città sostenibili) sono tutti confermati, affiancati da spazi speciali dedicati a progetti trasversali, al networking, all’innovazione e alla formazione.

La nuova configurazione ha l’obiettivo di tracciare un percorso espositivo definito attraverso le sette aree tematiche, ben delineate ma allo stesso tempo connesse fra loro, per massimizzare le sinergie esistenti e migliorare l’esperienza della visita.

Le novità del Key Energy 2025

Per dare spazio ai vari settori, durante il processo organizzativo è stato necessario creare percorsi specifici ricchi di approfondimenti specializzati.

Tra le novità il potenziamento dell’area riservata all’idrogeno, un focus tematico sui porti e un padiglione dedicato all’Innovation District. 

Organizzato da Italian Exhibition Group (la società che gestisce Fiera Rimini) e Hannover Fairs International GmbH (Hfi), filiale italiana di Deutsche Messe, Hype-Hydrogen Power Expo Supported by Hydrogen & Fuel Cells è il salone dove approfondire il tema dell’idrogeno e della sua importanza per la transizione energetica.

Su.port-Sustainable Ports for Energy Transition è invece il focus espositivo dedicato all’elettrificazione delle banchine portuali, fondamentale per ridurre le emissioni, promuovere la sostenibilità nei porti e accelerare lo sviluppo dell’eolico off-shore, in particolare per quanto riguarda soluzioni come i parchi eolici galleggianti.

Infine, da non perdere l’Innovation District, luogo dedicato alle novità tecnologiche, ai servizi e alle soluzioni integrate per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili.

Un percorso di open innovation tra le imprese presenti alla manifestazione e le start-up al fine di sviluppare connessioni e sinergie che possano favorire l’innovazione di prodotto oppure di servizio.

Orientamento professionale

Valorizzazione del talento e delle competenze green sono alla base di Green Jobs & Skill, format che sarà ospitato per la prima volta da Key Energy.

L’iniziativa mira a favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, con l’obiettivo di contribuire a colmare il gap di competenze green ancora diffuso all’interno delle aziende.

Il progetto costituisce una preziosa occasione di formazione e orientamento professionale per studenti e giovani lavoratori, ma anche un’opportunità per le imprese di incontrare potenziali candidati e intercettare i talenti più promettenti.

Programma di eventi

Anche il palinsesto di incontri definito dal Comitato Tecnico Scientifico della fiera sarà ricco di eventi a caratura internazionale, confermando il salone in un’opportunità unica di formazione, informazione e aggiornamento professionale.

Si spazierà dall’agrivoltaico alle Comunità Energetiche Rinnovabili, dalla riqualificazione verde residenziale e industriale alla mobilità elettrica, dall’idrogeno al ruolo delle amministrazioni locali, passando per le riflessioni sul contenimento dei costi dell’energia, sugli aspetti normativi e sulle nuove opportunità finanziarie.

Saranno inoltre approfondite tematiche non ancora affrontate dalla manifestazione, come nucleare e intelligenza artificiale.

di Alice Fugazza

Nasce Fondazione Bicocca per l’alta formazione, la ricerca e il trasferimento tecnologico

Fondazione Bicocca è il nuovo ente costituito dall’Università di Milano-Bicocca presentato oggi, lunedì 24 febbraio 2025, nell’Aula Magna dell’ateneo, durante l’evento «Connessioni per il futuro».

Fondazione di partecipazione, senza scopo di lucro, nasce per favorire la partnership tra ateneo e soggetti esterni, la collaborazione tra pubblico e privato, e supportare l’Università di Milano-Bicocca nelle attività didattiche e scientifiche e di terza missione, aumentando la competitività dell’ateneo e potenziandone l’impatto sul territorio e sul panorama accademico nazionale e internazionale.

Finalità principali della Fondazione Bicocca sono:

  • il sostegno all’imprenditorialità accademica e alla valorizzazione della proprietà intellettuale;
  • il supporto ai servizi per gli studenti e alle iniziative di orientamento;
  • la partecipazione a progetti internazionali, europei e nazionali per attrarre finanziamenti a sostegno della ricerca e dell’innovazione.

Nello specifico, la Fondazione Bicocca opera nei seguenti ambiti:

  • alta formazione: Gestione e promozione di tutti i Master di I e II livello, corsi professionalizzanti, summer e winter school e convegni accademici, con l’obiettivo di aumentare del 10 per cento l’offerta formativa a partire dall’anno accademico 2025-2026;
  • ricerca e trasferimento tecnologico: promozione e valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria attraverso il supporto alla brevettazione e alla partnership con imprese ed enti pubblici, con lo scopo di incrementare del 10 per cento i proventi da collaborazioni con aziende;
  • eventi e public engagement: coordinamento e organizzazione di hackathon, workshop e conferenze per promuovere la ricerca, condividerne la conoscenza con il pubblico e attrarre sponsorizzazioni private. È prevista l’organizzazione di almeno 10 eventi sponsorizzati all’anno.

«La creazione della Fondazione Bicocca rappresenta un passo strategico per il nostro ateneo, introducendo una serie di vantaggi operativi, gestionali e strategici che integrano e potenziano le attività già svolte. La Fondazione potenzia e amplifica l’impatto dell’Università sul territorio e nel panorama accademico nazionale e internazionale. Milano-Bicocca si pone all’avanguardia nella creazione di un ecosistema accademico-innovativo, in grado di rispondere alle sfide del futuro con strumenti più efficaci e competitivi», afferma la rettrice dell’Università di Milano-Bicocca Giovanna Iannantuoni.

«Grazie alla Fondazione potremo ottimizzare la gestione di iniziative chiave per la formazione, il trasferimento tecnologico e la valorizzazione della ricerca, consolidando il ruolo dell’Università di Milano-Bicocca come polo di eccellenza. Vogliamo che la Fondazione diventi un punto di riferimento per la valorizzazione della conoscenza e dell’innovazione tecnologica, promuovendo sinergie con il mondo imprenditoriale e con le istituzioni pubbliche», dichiara il presidente della Fondazione e prorettore vicario dell’ateneo, Marco Orlandi.

Fondazione Bicocca avrà il suo quartier generale nella sede principale dell’Università, nell’Edificio U6 “Agorà”.

A poca distanza, in BiM – il grande progetto di rigenerazione urbana promosso da Aermont Capital e Kervis SGR che sta trasformando un iconico edificio di Vittorio Gregotti in una work destination all’avanguardia – troverà casa il Bicocca Pavilion, il nuovo Innovation Hub della Fondazione Bicocca, che mette in relazione le eccellenze dell’Ateneo con il mondo delle imprese.

Unimib | Il Pavilion visto dall’alto

Il Pavilion, progettato da Piuarch e costruito al centro della piazza, immerso nel verde, sarà uno spazio polifunzionale dal design distintivo e flessibile, pensato per ospitare un ecosistema evoluto di imprese e professionisti, favorendo il dialogo e le sinergie. L’inaugurazione del Bicocca Pavilion avverrà il 14 aprile 2025.

Showroom: le ultime 9 tendenze per l’arredo casa

Luxury Showrooms
Le lampade da terra Carrè per il Luxury Hotel Amara

Direttamente dagli showrooms dell’arredo casa, nove tendenze selezionate da YouTrade.

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10. Vanity e Ring

Riflessi presenta due nuove linee di specchi per completare l’arredo di spazi esclusivi e raffinati. Vanity, specchio poliedrico e sofisticato e Ring, specchio da parete rotondo.

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Case green: i fatti separati dalle opinioni

Fermi tutti: macché transizione green, bisogna andare avanti a trivellare. Come ha sintetizzato il presidente americano Donald Trump: «Drill baby drill». Perché, sostiene, la sostenibilità è tutto un imbroglio dei poteri forti, dei regolamentamaniaci di Bruxelles, degli ambientalisti esagitati. Questo è il nuovo Verbo.

Ma, a prescindere dalle opinioni politiche di ognuno, che cosa comporta la perturbazione anti green che soffia sull’Europa spinta dall’Atlantico? E, nello specifico, che cosa cambia per l’edilizia?

Le parole sono più pesanti delle pietre e, quindi, l’effetto non può che essere negativo se si considerano in generale le dinamiche dell’economia. Certo non hanno giovato le prese di posizione radicali in fatto di ambientalismo degli anni scorsi.

Ma, al di là dei proclami presidenziali buoni per i social network, che cosa succederà davvero? Ci sarà una marcia indietro regolatoria? E che fine farà la direttiva europea Case green?

Bisogna distinguere. Perché, nonostante le sparate di King Donald, i fatti rimangono.

Riepiloghiamoli: il meteo presenta fenomeni sempre più estremi. Le temperature aumentano, lo testimoniano i termometri, non le opinioni.

L’energia a buon mercato è un lontano ricordo e, comunque, anche dopo una pace in Ucraina l’Europa avrà l’incubo della dipendenza dal gas, che sia russo o americano.

Insomma, quali che siano le convinzioni, la verità non si può ignorare. O, meglio, c’è anche chi volutamente la ignora, ma poi non va molto lontano.

Un altro discorso merita la marcia a tappe forzate verso il traguardo di consumi zero, il 2050. Pochi pensano davvero che sia a portata di mano. Anche perché la decarbonizzazione rischia di assomigliare tanto a una deindustrializzazione.

Vedi l’industria dell’automotive. L’idea di imporre non solo un obiettivo, ma anche una tecnologia, nello specifico le auto elettriche, si è scontrata con il mercato e con i limiti di questo sistema, che è efficiente nei motori, ma inefficiente nell’alimentazione. È sulle scelte di regolamenti e paletti normativi che l’Europa si troverà a fare i conti.

E non è stravagante pensare che anche la direttiva Case green che, tra parentesi, è osteggiata fin da principio dal governo italiano, possa rientrare tra le vittime della corsa al «liberi tutti».

Ma, se è facile pensare a un freno per gli incentivi alle rinnovabili, è altrettanto realistico notare che in Europa si estrae poco petrolio e che l’uranio per le centrali nucleari va importato, come il gas.

Insomma, l’Italia, come gli altri Paesi del vecchio continente, deve badare soprattutto a rendersi autonoma energeticamente, anche con ridurre i consumi degli edifici. Quindi, a consumare meno oltre che fare affidamento al fotovoltaico, l’eolico e all’idroelettrico.

In poche parole: qualche che sia il Verbo, non va persa di vista quella che è la realtà. Come precisava tanti anni fa la testata di un settimanale: i fatti separati dalle opinioni.

Italia in affitto (troppo breve)

Firenze, le case affacciate sull'Arno
Firenze, le case affacciate sull'Arno

L’Italia è un paese che deve una parte consistente del suo Pil al turismo. Lo scorso anno, dato provvisorio, circa 215 milioni di turisti hanno affollato centri storici e spiagge, laghi e montagne, con un aumento dell’1,6% rispetto al 2023. La maggior parte dei visitatori è arrivata dall’estero, +4% rispetto all’anno precedente. Meno italiani (-0,8%), invece, hanno avuto la possibilità di visitare luoghi diversi dalla propria area di residenza. Secondo la Federazione dei pubblici esercizi, i turisti che hanno girato per l’Italia nel solo trimestre giugno-agosto del 2024 hanno speso 11,7 miliardi di euro per la ristorazione a fronte di una spesa complessiva di 62 miliardi. Insomma, da sempre si invoca una maggiore attenzione alle risorse paesaggistiche e culturali dell’Italia, capaci di attrarre i portafogli dei turisti. Eccovi serviti.

Roma, turisti al Pantheon
Roma, turisti al Pantheon

L’altro lato della medaglia

Ma se bar, ristoranti e gestori di concessioni balneari brindano, il mercato immobiliare sconta uno squilibrio che è sotto gli occhi di tutti. Il motivo è noto: gli affitti brevi. Gli appartamenti affittati da agenzie e privati, grazie alla semplicità fornita dalle piattaforme digitali, è diventato di una dimensione tale da influire sui prezzi e i valori immobiliari. Basti pensare che, secondo una rilevazione del Politecnico di Torino, nel 2021 le strutture Airbnb, circa 476 mila, hanno attivato quasi mezzo milione di annunci e generato transazioni per un valore superiore a 2,9 miliardi di euro, per più di 22 milioni di notti riservate. E dire che c’era ancora il covid. Nel frattempo la situazione è peggiorata (o migliorata, secondo i punti di vista). I dati della ricerca indicano che tra Milano, Bergamo, Venezia e Bologna al Nord,  Firenze e Roma al Centro, e Bari, Lecce, Napoli e Palermo al Sud ci sono circa 108 mila strutture destinate ad affitti brevi, pari al 20% del totale nazionale. Il totale delle strutture Airbnb che generano un fatturato medio di circa 28 mila euro, con cifre che variano sia in funzione del prezzo dell’alloggio sia del tasso di occupazione. Città come Roma, Venezia e Firenze, sono quelle più gettonate, con entrate per struttura vicine a 40 mila euro all’anno. Una rendita che è superiore a quella di un affitto tradizionale. E, attenzione: non è detto che siano colpiti dal fenomeno solo i centri storici. A Milano, per esempio, ci sono molti visitatori anche per motivi di tipo professionale (basti pensare alle fiere o al Salone del Mobile), che trovano alloggio provvisorio anche in zone diverse dal centro, per motivi legati alla localizzazione di alcune strutture o dei servizi di trasporto pubblico.

Visitatori al Salone del Mobile
Visitatori al Salone del Mobile

L’impatto

Per questa ragione, secondo una recente analisi, Airbnb ha un forte impatto sui prezzi di vendita delle abitazioni: dove ci sono più appartamenti in affitto lievitano anche i valori immobiliari. È la legge del mercato: con meno offerta i prezzi aumentano, sia per la vendita sia per la locazione. Un beneficio per i proprietari, meno per il resto degli abitanti, con il risultato secondario che le città cambiano volto. È un bene?

E-commerce e multicanalità: così la rivendita Fortunato (Made) punta in alto

La rivenditaedile Fortunato di Trepuzzi (Lecce), aderente al Gruppo Made, ha puntato sulle sinergie e sulla vendita attraverso i canali tradizionale e digitale. Ma è attiva anche con un programma televisivo e un libro.

Vendita attiva e vendita passiva: un tema ricorrente nelle cronache della distribuzione edile nazionale. Un tempo storicamente collegata all’andamento congiunturale (se le cose vanno bene la vendita passiva basta e avanza, se le cose vanno male bisogna muoversi più attivamente), oggi la questione ha fortunatamente assunto un significato differente, diventando un valore portante dell’attività di un punto vendita di materiali edili.

La trasformazione del concetto di vendita attiva in gestione del cliente ha inaugurato un po’ di tempo fa una certa idea di distribuzione moderna, dove il rivenditore non si limita ad accontentare il cliente assecondando le sue richieste, ma diventa curioso, complice della sua attività: per vendere di più, ovviamente, ma anche per mettere bene in evidenza che l’attività commerciale può anche essere consulenza professionale e generare un importante vantaggio competitivo.

Marta Fortunato, della società Fortunato di Trepuzzi (Lecce), aderente a Gruppo Made, questi principi li ha capiti subito, studiando (e continuando a studiare) il mercato, e quindi il cliente, con grande attenzione. «Che cosa devi fare con il prodotto che mi stai chiedendo? È la prima domanda che viene rivolta al cliente che entra in rivendita», spiega.

Distribuzione edile Fortunato Marta- Gruppo Made
Marta Fortunato Gruppo Made.

Ma l’attenzione non si ferma qui, perché Marta Fortunato si è posta l’obiettivo di diventare una imprenditrice integrata nel settore della distribuzione edile.

«Alla vendita, che è diventata personalizzata, segue tutta l’attività di post-vendita, dove il cliente viene interpellato dopo l’utilizzo dei prodotti consigliati, per verificare che l’intervento si sia svolto in modo corretto e per saggiarne la soddisfazione», aggiunge l’imprenditrice.

Distribuzione edile Fortunato

Social media

Poiché non esiste una pubblicità più efficace di quella di un cliente soddisfatto, nel tempo, l’azienda è diventata un punto di riferimento nel territorio, anche grazie ai social che Marta Fortunato utilizza in modo, si potrebbe dire, industriale.

E, per fare le cose perbene… «Ho creato un team di professionisti di marketing e comunicazione. Un team di social media manager interno, mentre in un primo tempo ci eravamo affidati a una agenzia esterna. Così i nostri professionisti sono concentrati solo sui nostri progetti. Tutto ciò per incrementare le consulenze e aumentare le vendite»precisa.

E per parlare di innovazione nel settore della distribuzione edile nazionale potremmo anche fermarci qui: quante possono essere le rivendite in Italia che affidano il marketing, nella sua più ampia accezione, a un pool di professionisti della comunicazione interni alla struttura?

Ma chiudendo qui il discorso faremmo un torto a Marta Fortunato: «Attualmente, conduco una rubrica televisiva, una o due volte la settimana, su una emittente locale, dedicata all’edilizia formativa rivolta al privato.

Questo spazio è diventato un punto di riferimento per coloro che desiderano aggiornamenti e consigli pratici sul mondo dell’edilizia. Ma non è tutto: sono molto attiva sui social, dove ogni giorno condivido contenuti freschi e coinvolgenti.

I nostri canali offrono utili consigli, idee innovative e novità del settore, rivolgendosi tanto ai clienti privati quanto ai professionisti del settore.

Questo approccio multicanale è diventato una vera e propria vetrina digitale per tutto ciò che riguarda il mondo dell’edilizia. Ciò mi permette di raggiungere un pubblico sempre più vasto e variegato».

Distribuzione edile Fortunato
Interni del punto vendita.

E-commerce

Con questa visione, Marta Fortunato dimostra come sia possibile innovare, comunicare ed educare contemporaneamente, rendendo il mondo dell’edilizia più accessibile e comprensibile per tutti.

Il gruppo che si occupa del marketing e della comunicazione segue anche il discorso relativo all’e-commerce, che ha l’obiettivo dell’espansione territoriale.

Quindi, oltre alle vendite in magazzino, Fortunato sta conquistando nuovi mercati, sia in Italia che all’estero.

Ma la filosofia è sempre quella: «La prima vendita avviene perché il cliente ci ha trovato, il secondo acquisto vuol dire che hai lavorato bene, che hai soddisfatto la loro esigenza.

Inoltre, tutte le azioni che abbiamo messo a punto hanno in qualche modo cambiato anche la natura del giro d’affari.

Ora cerchiamo maggiormente la liquidità, con più attenzione al cliente privato che all’impresa, e abbiamo eliminato i clienti più problematici sotto il punto di vista dei pagamenti».

fortunato libero servizio ferramenta
fortunato libero servizio ferramenta.

Utente finale

Chiedere a Marta Fortunato se è soddisfatta del lavoro svolto fino a oggi non è certamente una domanda con risposta scontata: «Sì, sono soddisfatta, ma c’è ancora una lunga strada da percorrere.

Per promuovere la nostra attività e offrire comunque un servizio ai clienti e a quelli potenziali ho realizzato un libro-manuale che si intitola Edilizia Formativa: elementi indispensabili nella scelta dei migliori materiali per rinnovare la casa.

È un volume principalmente dedicato al cliente privato, ma anche gli operatori professionali possono ricavarne spunti e suggerimenti. La mia idea è quella di realizzare altri volumi dedicati alla valorizzazione della casa».

Fortunato è una rivendita aderente a Gruppo Made«Entrare in questo Gruppo ci ha aiutato molto. Daniele Fortuna, il nostro area manager di Gruppo Made, è stato ed è per noi un costante punto di riferimento per l’approccio alla vendita e il controllo di gestione, così come i corsi di formazione professionale organizzati da Gruppo Made che ci hanno aiutati a fare un vero e proprio salto di qualità.

Anche grazie al Gruppo, quindi, pensiamo di essere entrati nell’ambito della distribuzione edile moderna, dove l’attenzione al cliente riveste un ruolo fondamentale». Tutto torna, insomma.

di Franco Saro

Blocchi isolanti e antisismici Normablok Danesi: una gamma completa per ogni intervento

Blocchi isolanti

Sul mercato dell’edilizia anche nel 2025 soffia un vento green. Ci sono aziende che hanno visto lungo e che si sono preparate per tempo con prodotti ad alta sostenibilità ma, soprattutto, capaci di migliori performance. Una di queste è Fornaci Laterizi Danesi, che ha saputo coniugare la tradizionale sicurezza di un materiale dalla storia millenaria, l’argilla utilizzata per blocchi e mattoni, con un elemento isolante frutto della ricerca d’avanguardia.

L'esterno dell'azienda
L’esterno dell’azienda

Direttiva europea Epbd

Le tappe previste dalla direttiva europea Epbd, votata dal parlamento di Strasburgo anche con il contributo dei rappresentanti italiani, e che tutti i Paesi devono tradurre in pratica, non lasciano dubbi: gli edifici di nuova costruzione devono passare dallo standard energia quasi zero a quello emissioni zero entro il 2030.

Gli edifici residenziali esistenti devono ridurre il consumo energetico del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

E anche per gli immobili non residenziali sono previsti requisiti minimi e progressivi: dovrà essere efficientato almeno il 26% del parco edilizio entro il 2033.

In poche parole: edilizia e risparmio energetico sono una combinazione che accompagnerà il settore per i prossimi decenni. Un trend che coinvolge in primo luogo i produttori di materiali, tenuti a proporre soluzioni adeguate alle esigenze di isolamento efficiente.

Lungimiranza

Fornaci Laterizi Danesi ha messo a punto una linea di blocchi dalle caratteristiche tecniche speciali, capaci di isolare e allo stesso tempo di garantire sicurezza sismica: Normablok Più.

«Per procedere alla sua produzione abbiamo provveduto a innovare gli impianti, fornendo al mercato soluzioni antisismiche e ad altissimo isolamento», racconta Roberto Danesi alla guida di Fornaci Laterizi Danesi di Soncino (Cremona).

«La linea Normablok è un sistema costruttivo completo che risponde alle richieste Cam e in cui abbiamo integrato Neopor Bmb di Basf, un Eps derivato da materie prime rinnovabili e non fossili.

Si tratta di blocchi isolanti adatti alle diverse zone sismiche per la realizzazione di murature monostrato portanti, armate o ordinarie, murature di tamponamento e per la correzione dei ponti termici di pilastri e travi, con caratteristiche antincendio, anche per la costruzione di edifici di grandi dimensioni».

Innovazione

Normablok Più rappresenta un’innovazione tecnica, ma anche una soluzione che si allinea a quanto richiesto dalla direttiva europea in termini di risparmio energetico.

Questo è un aspetto importante per Fornaci Laterizi Danesi, dato che il suo sistema si pone come alternativa al cappotto: oltre a solidità, semplicità di realizzazione e durata nel tempo, i blocchi Normablok Più assicurano ottimi valori di coibentazione delle murature.

L’applicazione di Normablok Più evita la necessità di un cappotto termico esterno o l’utilizzo di isolante in intercapedine.

Interventi che non sono più necessari grazie all’integrazione del polistirene additivato di grafite Neopor di Basf direttamente all’interno del blocco. Apposite fasce isolanti, inoltre, eliminano il ponte termico dei giunti di malta.

Insomma, con una metafora si potrebbe dire che l’edificio indossa un vestito altamente performante e duraturo.

Blocchi isolanti
Le pareti realizzate con Normablok Più S40 MA, oltre ad essere sicure sismicamente, raggiungono una trasmittanza termicadi 0,21 W/m2k, rendendo inutile la posa di un cappotto a lastre

Antincendio

Ma c’è anche un altro aspetto che rende questa soluzione particolarmente efficace: la sicurezza in caso di incendio, su cui in questi anni si è concentrata l’attenzione per quanto riguarda l’involucro degli edifici.

«È vero, il tema della sicurezza antincendio delle facciate è di grande interesse e di particolare rilevanza, soprattutto nel caso di edifici pluripiano. Lo abbiamo visto in alcuni fatti di cronaca negli ultimi anni», continua Danesi.

«Un incendio che ha origine all’interno di un edificio può finire per interessare anche le facciate. Le fiamme e i fumi caldi che si sviluppano negli ambienti confinati, dopo aver provocato la rottura delle aperture finestrate, fuoriescono e si possono propagare ai locali superiori o adiacenti a causa dei flussi termici indotti lungo le facciate.

Eventuali cavità verticali, per esempio nelle facciate ventilate, possono essere vie preferenziali di propagazione degli incendi lungo la superficie.

È inoltre fondamentale esaminare l’incidenza e le caratteristiche di eventuali rivestimenti esterni, come i cappotti termici.

È per questo che abbiamo testato, presso il laboratorio Csi, pareti realizzate con blocchi Normablok Più sottoponendole a test in grado di determinarne la classe di reazione al fuoco.

Tutte le pareti Normablok Più hanno ottenuto la certificazione di reazione al fuoco in classe B-s1,d0 dimostrandosi quindi la soluzione ideale per le facciate di tutti gli edifici, anche nel caso di facciate ventilate».

Danesi trasporti
Area di carico nella sede Danesi a Soncino (Cremona)

Blocchi isolanti antisismici

Altro aspetto da mettere in risalto riguarda la capacità del materiale di garantire sicurezza anche in caso di eventi sismici, purtroppo così frequenti in Italia.

Nel 2023, per esempio, sono stati 6.307 i terremoti registrati dalla Rete Sismica Nazionale sul territorio italiano e nelle aree limitrofe: una media di 44 terremoti al giorno, quasi 1 terremoto ogni 30 minuti.

Anche se si tratta di micro-avvenimenti che passano inosservati, questi eventi sono il sintomo di una sismicità che periodicamente si manifesta anche con scosse devastanti.

Per coniugare isolamento termico e sicurezza sismica, Danesi ha ideato blocchi con isolante integrato specifici per la realizzazione di murature portanti.

Tra questi spicca Normablok Più S40 MA: realizzato con laterizio Poroton P800, il blocco unisce i vantaggi della muratura armata con le performance del polistirene espanso additivato di grafite.

Blocchi isolanti
Il blocco Normablok Più S40 MA

Abbinato alla malta termo-sismica Danesi MTM10, il blocco consente di realizzare pareti che, intonacate tradizionalmente, raggiungono una trasmittanza termica di 0,21 W/m2K, rendendo inutile la posa di un cappotto a lastre.

Questi blocchi, integrati con barre di armatura orizzontali e verticali, permettono di realizzare costruzioni sicure, resilienti e durature, con un sistema costruttivo semplice ed affidabile, nel pieno rispetto delle ntc 2018.

In più, il sistema Danesi permette di costruire edifici in muratura portante di qualsiasi forma e distribuzione planimetrica, senza l’obbligo di rispettare limiti massimi tra l’interasse dei muri e contenendo l’area delle pareti resistenti, e senza dover garantire il metro d’angolo agli incroci delle pareti perimetrali, consentendo così maggiore libertà architettonica e semplicità nella progettazione.

All’interno della struttura in muratura portante è possibile anche inserire elementi resistenti ai soli carichi verticali, quali pilastri in cemento armato o in acciaio.

Blocchi isolanti
I blocchi Normablok pronti per la consegna

Normablok Più S40 MA sostiene anche le facciate in pietra

Il sistema in muratura armata Normablok Più S40 MA è una soluzione adatta anche per garantire sicurezza sismica e risparmio energetico agli edifici che fanno parte del patrimonio storico del nostro Paese, specialmente quelli in pietra a vista, che sono soggetti ai maggiori danneggiamenti in caso di sisma, come testimoniato dai numerosi crolli, totali o parziali, avvenuti nei borghi del Centro Italia colpiti dal terremoto del 2016.

La parete in muratura armata Normablok Più S40 MA rivestita in pietra a vista opportunamente ancorata con un’apposita rete in fibra di vetro, è in grado di sostenere, senza mostrare segni di danneggiamento, eventi sismici di intensità doppia rispetto a quelli registrati nel 2016, come testimoniato dai risultati ottenuti su tavola vibrante nell’ambito di un ampio progetto di ricerca sviluppato da Università degli Studi di Roma Tre, Università La Sapienza di Roma, Enea, con il contributo di Regione Lazio e la partecipazione di Fibre Net e Consorzio Poroton Italia.

Blocchi isolanti duraturi e resistenti

Se il blocco di Danesi aumenta la sicurezza strutturale, offre anche un altro vantaggio rispetto ad altre soluzioni per l’involucro: non teme gli eventi meteorologici estremi che ormai caratterizzano le stagioni.

«Lo strato in cotto è decisamente molto resistente in caso di eventi climatici estremi e la parte isolante si trova all’interno. Abbiamo una forte resistenza agli urti oltre che al fuoco», continua il titolare dell’azienda.

«In più, con le murature isolate in laterizio abbiamo accorciato i tempi di posa in cantiere e, quindi, i tempi di realizzazione dell’edificio, gestendo meglio anche la fase di sicurezza del cantiere, dato che è necessaria solo la squadra di muratori tradizionali.

I blocchi possono essere tagliati in cantiere in qualunque direzione senza subire alcun danno sotto il profilo dell’isolamento, poiché il polistirene interno non si sbriciola grazie alla tecnica di produzione che lo rende omogeneo al blocco.

Inoltre, non occorrono pezzi speciali, perché il blocco può essere tranquillamente tagliato con una sega da cantiere».

Ufficio tecnico

Insomma, Normablok Più è un sistema ad alto contenuto innovativo, composto da blocchi adatti alle diverse esigenze progettuali e realizzative.

«Per questo abbiamo un ufficio tecnico con cinque professionisti che si occupano dell’assistenza a 360 gradi: dalla prima fase di promozione tecnica dei nostri prodotti agli studi di fattibilità del progetto architettonico e strutturale (dalla muratura armata con prestazioni antisismiche alla realizzazione di edifici multipiano con prestazioni d’isolamento), fino all’assistenza in cantiere per spiegare alle maestranze come utilizzare il prodotto per ottenere il massimo risultato con il minor spreco di tempo e risorse da impiegare», precisa Danesi, che vede per l’immediato futuro un’accelerazione sui temi dell’edilizia sostenibile.

«Danni da cambiamenti climatici con eventi estremi e antincendio rappresentano le maggiori sfide insieme alla necessità di rispondere alle richieste di efficientamento energetico e, quindi, di isolamento del patrimonio immobiliare esistente», conclude l’imprenditore. 

«A parità di costi, se non anche a oneri inferiori, le performance delle nostre soluzioni, rispetto a quelle alternative, ci daranno ragione anche nei prossimi anni.

Anche per il 2025 la nostra sfida sarà però quella di far entrare massicciamente la linea Normablok nei grandi cantieri italiani»

La gamma Normablok di Danesi

Normablok Più High Performance (HP)Soluzione concepita per realizzare tamponature monostrato performanti, risponde ai requisiti legislativi e costruttivi per tutte le zone sismiche.

Normablok Più Muratura Armata (MA)È una linea completa di blocchi in laterizio ad alte prestazioni termiche ideata da Fornaci Laterizi Danesi per realizzare murature armate in tutte le zone sismiche.

Realizzati con laterizio Poroton P800, i blocchi della linea Normablok Più Muratura Armata coniugano ai ben noti vantaggi della muratura armata le prestazioni del polistirene espanso additivato.

Normablok Più Ponti Termici. È la linea di blocchi isolanti sviluppata per realizzare, con una sola posa, contropareti interne energeticamente efficienti e, nel caso di nuove costruzioni, per correggere termicamente i ponti termici di travi e pilastri.

Normablok Più All RoundÈ una linea completa in grado di coniugare praticità, economia e velocità di messa in opera con alte prestazioni termoacustiche, resistenza statica, isolamento acustico e protezione dal fuoco.

Blocchi a incastroI blocchi con incastro vengono forniti con un’apposita striscia di materiale isolante, in modo da interrompere termicamente il corso orizzontale di malta, riducendo la conduzione di calore attraverso di esso. Sono ideali per la realizzazione di murature portanti e murature di tamponamento.

Blocchi senza incastroI blocchi senza incastro della linea Normablok Più comprendono blocchi di differenti larghezze e profondità per rispondere alle differenti esigenze di progettazione per murature portanti in zona sismica e per murature di tamponamento.

Blocchi per tutte le zone sismiche. Il blocco isolato Normablok Più S40 sismico è un monoblocco portante per murature perimetrali in tutte le zone sismiche, realizzato con laterizio Poroton P800 totalmente iniettato con il nuovo polistirene caricato con grafite ad alte prestazioni. Abbinato alla malta termo-sismica Danesi Mtm10, permette di realizzare pareti con trasmittanza U pari a 0,201W/m2K. Un sistema vincente in tutte le zone sismiche e climatiche, secondo le prescrizioni delle normative vigenti.

Mezze Normablok Più. Mezzi blocchi a completamento del sistema Normablok Più impiegabili per la realizzazione di pareti portanti in zona sismica o di tamponamento.

di Paolo Caliari

Geoplast presenta un nuovo sistema modulare per fondazioni ad alta capacità di carico

Elevator Max è il nuovo sistema modulare di Geoplast per la realizzazione di fondazioni a maggiore capaictà di carico.

Geoplast offre un’ampia gamma di prodotti per la realizzazione di vespai, fondazioni ventilate, solai, coperture dei tetti e protezione delle pareti interrate. Realizzati in polipropilene (Pp), un materiale riciclabile, i prodotti sono resistenti, leggeri e facili da maneggiare.

Tra le novità dell’azienda c’è Elevetor Max, evoluzione innovativa di Elevetor, un sistema modulare composto da piedi di base, collegati tra loro tramite distanziatori, dentro cui alloggiare i tubi di altezza variabile secondo le prescrizioni di progetto, su cui posizionare i casseri.

Elevator Max è il nuovo sistema modulare di Geoplast per la realizzazione di fondazioni a maggiore capacità di carico.

Progettato per rispondere all’esigenza di maggiori capacità di carico nella costruzione di fondazioni di edifici residenziali, industriali e commerciali, Elevetor Max è costituito da una griglia di base, da tubi in Pvc con diametro 125, 160 o 200 millimetri regolabili in altezza e da un cassero superiore con dimensioni maggiori (71x71x 15 centimetri) di altezza, ed è in grado di sostenere carichi fino a 5 mila chilogrammi al metro quadrato.

Sostituendo ghiaia, Eps e cemento, Elevetor Max consente di risparmiare tonnellate di materiali di riempimento, rendendo più sostenibili e più redditizi i progetti di costruzione.

Sistema modulare
Stratigrafia

Elevetor Max in Portogallo

Elevetor Max, per esempio, è stato utilizzato per la realizzazione di compensazioni e innalzamenti di quota all’interno di alcuni siti produttivi industriali che operano nel settore automotive in Portogallo.

Questa soluzione ha consentito di utilizzare tubazioni con un diametro maggiore nei sottoservizi, garantendo elevate prestazioni al carico a parità di altezza, dal momento che l’area è soggetta al transito di mezzi pesanti.

La scelta di Elevetor Max ha consentito un ritorno economico dell’investimento, dato dalla rapidità di esecuzione dei lavori e la conseguente brevissima interruzione delle attività produttive.

di Veronica Monaco

Riciclo dispositivi elettronici: cosa prevede il decreto Infrazioni per gli acquisti online?

Riciclo dei dispostivi elettronici

Nuove regole per il riciclo dei dispositivi elettronici: chi acquista online per legge potrà consegnare al corriere il prodotto equivalente per la rottamazione.

Il Parlamento ha approvato il decreto Infrazioni, che introduce una modifica destinata a incidere sul settore delle vendite online di apparecchi e dispositivi.

La normativa prevede l’implementazione dell’Epr (cioè della responsabilità estesa del produttore) nei marketplace che commercializzano prodotti elettrici ed elettronici, per garantire il corretto riciclo, il recupero di materie prime e il potenziamento dell’economia circolare.

In Italia, il valore degli acquisti di materiale e dispositivi online nel 2024 ha raggiunto un picco di 9,04 miliardi di euro, segnando un incremento del 16,05% rispetto al 2021.

L’elettronica rappresenta la quinta categoria più acquistata online in Italia nel 2024.

Con le modifiche approvate dal Parlamento, i consumatori che acquisteranno questo tipo di prodotti su un marketplace potranno usufruire del servizio uno contro uno, che permette, al momento dell’acquisto di un’apparecchiatura elettrica o elettronica, di restituire il Raee equivalente contestualmente alla consegna del nuovo prodotto.

La normativa offre inoltre ai cittadini la possibilità di utilizzare un servizio di ritiro programmato dei Raee, affidandosi a un consorzio come Erp Italia.

Anche le piccole imprese italiane trarranno vantaggio dalla nuova legislazione. Amazon, che collabora con oltre 21 mila Pmi italiane e nel 2023 ha contribuito a incrementare del 25% il loro valore di export, supporterà ora le aziende che vendono apparecchiature elettriche ed elettroniche, gestendo direttamente il versamento dell’eco-contributo e la condivisione dei dati di raccolta, riducendo significativamente la burocrazia.

Un accordo di programma tra ministero dell’Ambiente, Consorzio Erp Italia e Amazon, avviato nel 2023, ha anticipato di fatto la nuova normativa per i marketplace.

L’European Recycling Platform è stata fondata nel 2002 con l’obiettivo di supportare i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, pile e accumulatori nella gestione dei loro obblighi di conformità normativa.

Nel giugno 2014 Erp è entrata a far parte del Gruppo Landbell, soggetto internazionale che eroga servizi e soluzioni di consulenza per la conformità ambientale e chimica.

di Alessandro Bonvicino

La soluzione definitiva per stabilizzare la ghiaia nei vialetti e nelle aiuole

Per chi vuole mantenere ordine negli spazi aperti e si domanda come stabilizzare la ghiaia nei vialetti, su sentieri e superfici decorative, Easihold è la soluzione ideale.

Grazie alla sua formula brevettata, Easihold penetra in profondità nei ciottoli e nei granulati, creando un legame duraturo che protegge le superfici da macchie e scolorimenti, donando al contempo un effetto brillante che esalta la bellezza naturale.

 

 

Distribuito da Granulati Zandobbio, questo innovativo legante, è in grado di trasformare i tuoi ambienti esterni in spazi stabili, ordinati ed eleganti, migliorando sia l’estetica che la funzionalità degli spazi aperti. Easihold può rivoluzionare il modo in cui gestire il giardino e le aree decorative.

Come si applica

Easihold può essere applicato tramite due metodologie:

Metodo Spray: agitare il flacone, versare il prodotto nello spruzzatore (preferibilmente
un dispositivo airless) e applicarlo uniformemente su superfici pulite e asciutte. Dopo il
primo strato, rastrellare le pietre per esporre il materiale non coperto, ripetendo
l’applicazione e compattando la superficie per ottenere la massima adesione.

Metodo Miscelazione: mescolare Easihold con le pietre in un rapporto di 1:25 fino a
ottenere una copertura uniforme, quindi versare e compattare il composto nell’area
desiderata.

Il processo di stabilizzazione

Questo innovativo prodotto, completamente ecologico e privo di sostanze tossiche, agisce attraverso un semplice processo: dopo l’applicazione, l’acqua contenuta in Easihold evapora, facendo sì che le particelle si leghino saldamente alle pietre. Il risultato è una superficie decorativa che mantiene il suo aspetto naturale e armonioso, resistente alle intemperie e al gelo, e pensata per durare nel tempo.

Per ottenere i migliori risultati, è essenziale applicare Easihold in assenza di pioggia e con temperature superiori a 7°C, garantendo almeno 48 ore di clima caldo e asciutto. Il prodotto è ideale per vialettisentieri e aree pedonali decorativenon è consigliato per i vialetti carrabili.

Campi di Applicazione

Easihold è la scelta ideale per questo tipo di applicazioni:

  • Vialetti e sentieri: rende le superfici pedonali stabili e resistenti, perfette per giardini, parchi e aree residenziali.
  • Bordure e aiuole: definisce i bordi di aiuole e giardini, evitando la dispersione del granulato e mantenendo un aspetto curato.
  • Terrazze e cortili: trasforma terrazze e cortili con pavimentazioni in granulato, creando spazi esterni pedonali accoglienti e facili da mantenere.
  • Piscine e fontane: crea bordi sicuri e antiscivolo attorno a piscine e fontane.
  • Giardini rocciosi e paesaggistici: crea effetti scenografici unici.

Easyhold è un prodotto distribuito da Granulati Zandobbio S.p.A.

Le strategie vincenti per calcolare il prezzo al dettaglio

Prezzo al dettaglio

Come calcolare il prezzo al dettaglio? La domanda sembra banale, dato che migliaia di retailer da anni si occupano efficacemente dei propri listini. Ed è vero che l’intuito conta, così come consolidate pratiche che per lungo tempo hanno funzionato.

Ma siamo sicuri che non si può fare di meglio? Giunti nell’anno 2025 il giusto prezzo non può più essere solo affidato alla sensibilità del rivenditore. Non a caso, la sfida ha impegnato centinaia di economisti con differenti punti di vista.

Vale la pena, quindi, di riflettere sul problema, dato che la determinazione dei prezzi ha un impatto diretto sulla redditività e la competitività di un’azienda.

Fissare il valore di un prodotto è una delle decisioni più importanti che i proprietari di un’attività o i manager delegati devono prendere. Quindi come calcolare correttamente il giusto prezzo di un prodotto?

Prezzo al dettaglio: troppo o poco?

Il quesito è fondamentale, dato che i prezzi possono fare la differenza: se sono troppo alti, il rischio è di rimanere penalizzati dalla concorrenza di altri rivenditori. Ma se sono troppo bassi a lungo andare si finisce a non coprire i costi o comprimere troppo la redditività.

Registrata questa banale considerazione, si potrebbe pensare che il listino sia frutto di un’attenta strategia studiata dal distributore. Sfortunatamente in molti, moltissimi casi, non è così.

Secondo il Global Pricing Study, un’analisi condotta dalla società di consulenza Simon Kucher & Partners, le aziende stanno radicalmente sottovalutando il potenziale di un pricing strategico. Lo studio, per esempio, ha rilevato che solo il 12% delle aziende ha identificato il prezzo come il principale motore della futura crescita degli utili.

E, secondo un sondaggio condotto negli Usa dall’Institute for International Research e da Zilliant, solo circa la metà delle aziende ha una strategia di prezzo.

È probabile che la percentuale non sia così distante in Italia. Un altro sondaggio della Professional Pricing Society ha rilevato che il 30% dei rivenditori fissa il prezzo dei nuovi prodotti semplicemente adeguandolo a quello deciso dai concorrenti più prossimi, di solito quelli più forti.

Prendere le misure sul competitor vicino sembra una modalità molto comune a livello globale.E non è sorprendente che una rilevazione abbia indicato come il 45% delle aziende di distribuzione (comprendendo tutti i settori merceologici) utilizzi ancora i fogli di calcolo come strumento principale per la determinazione dei prezzi.

La falsa fiducia

Le ragioni di questo modo di agire, così insufficiente, sono diverse. Per esempio, quando l’azienda agisce in un’economia in espansione, la domanda robusta dei beni venduti, magari abbinata a un programma di riduzione dei costi aziendali, fa aumentare i profitti senza che sia necessario dedicare troppa attenzione ai meccanismi di determinazione dei prezzi: è un po’ quello che è successo con l’ubriacatura da superbonus, quando i materiali si vendevano da soli, spesso a qualsiasi costo.

Un altro aspetto riguarda, invece, il meccanismo stesso di decisione: applicare schemi, regole o formule all’intero listino può essere costoso e, in ogni caso, impegnativo. E, inoltre, spesso i metodi studiati a tavolino dagli economisti si rivelano di difficile applicazione.

Eppure, una migliore determinazione dei prezzi è un meccanismo essenziale per il successo di un’impresa commerciale, soprattutto in un settore altamente competitivo come quello dei materiali e servizi per l’edilizia.

Come si fa il prezzo al dettaglio

Il primo passo è considerare le strategie messe a punto negli anni dagli esperti di marketing. Esiste un intero elenco di formule matematiche collaudate per determinare i prezzi al dettaglio che possono aiutare.

Le soluzioni sono diverse, ma di solito sono anche di gran lunga superiori al semplice affidamento all’istinto o a determinare la propria strategia semplicemente, come accennato, misurandola sul leader di mercato in una determinata area.

In realtà la strategia di prezzo è multifattoriale, tiene cioè in considerazione diversi aspetti.

Com’è ovvio, il prezzo al dettaglio è il costo che un cliente paga per un articolo in un dato mercato, quando viene trasferito dal produttore al consumatore. Per determinare questo importo, in linea generale al costo iniziale si aggiunge il ricarico e si ottiene il prezzo al dettaglio.

La formula più comune per calcolare il prezzo al dettaglio è quindi il modello del costo maggiorato a fattore singolo, che prevede la stima dell’incidenza dei beni e l’aggiunta al ricarico target, cioè la percentuale che si vuole ottenere dal prezzo di vendita al dettaglio.

In un determinato settore, come l’edilizia, il ricarico varia tipicamente secondo la tipologia di prodotto, con maggiorazioni predeterminate. Per esempio, sul laterizio il ricarico può essere diverso rispetto a un materiale isolante.

Le formule

Alcune semplici formule possono indicare ai rivenditori un vantaggio competitivo nei prezzi e nella fissazione degli stessi in base alle loro specifiche esigenze. Le tre più importanti considerano lo stesso risultato da diversi punti di vista.

La prima determina il prezzo al dettaglio come risultato del costo della merce a cui aggiungere semplicemente il ricarico stabilito.

Al contrario, la seconda considera il markup, cioè la percentuale che è relativa ai costi di produzione per determinare un prezzo di vendita.

Il terzo punto di vista, invece, parte dal costo dei beni come risultante del prezzo al dettaglio meno il ricarico. Sono, in sostanza, tre modi di considerare lo stesso concetto, ma partendo da fattori diversi.

Le formule fisse (oltre a quelle citate ne esistono molte altre) hanno, però, dei limiti. Innanzitutto, danno per scontato che i costi unitari medi siano lineari e stabili nel tempo, ma in realtà nessun valore rimane statico.

Inoltre, una formula applicata acriticamente non considera la dinamica della domanda, in genere supponendo che essa rimanga costante nel tempo. Ma sappiamo che così non è.

Skim Pricing

Al contrario, qualsiasi strategia volta a stabilire un prezzo ottimale deve tenere conto della ricca e intricata rete di fattori che influenzano ogni decisione di acquisto.

Non si tratta di un processo puramente pragmatico e razionale e qualsiasi formula di determinazione del prezzo al dettaglio deve essere sufficientemente flessibile per riflettere tale complessità.

Per esempio, occorre tenere conto dei processi della vendita al dettaglio, delle risorse e delle capacità dell’attività commerciale, delle esigenze reali del mercato assieme a quelle psicologiche della fascia di clienti servita.

Per questo, quando i rivenditori introducono un nuovo prodotto sul mercato possono prendere in considerazione diverse strategie di prezzo.

Una di queste è il cosiddetto Skim Pricing. Si tratta della pratica di stabilire un prezzo iniziale elevato, che sarà poi scontato strategicamente nel tempo (skimming, letteralmente la scrematura).

I vantaggi dell’implementazione di prezzi scontati quando si introduce un nuovo prodotto sono diversi.

Inizialmente il prezzo più alto attrae acquirenti più propensi a spendere, che sono meno sensibili al costo e hanno una domanda diretta sul prodotto, come avviene di solito soprattutto a livello consumer.

Quando quel segmento di consumatori è saturo, abbassare il prezzo consente ai rivenditori di ampliare l’attrattiva del prodotto.

Il prezzo di skim è consigliato quando c’è un alto livello di differenziazione del prodotto, ovvero quando non ci sono tanti oggetti simili sul mercato.

Il prodotto deve essere abbastanza speciale da meritare un prezzo iniziale più alto nella mente dei consumatori.Prezzo al dettaglio

Prezzo di penetrazione

Un’altra strategia per determinare il listino prevede, al contrario, di stabilire il cosiddetto prezzo di penetrazione.

In sostanza, è il concetto opposto a quello dello skimming. In questo caso si tratta di stabilire un prezzo iniziale basso (si parla sempre di un nuovo prodotto) per attrarre clienti.

Il vantaggio dei prezzi di penetrazione sarebbe quello di accelerare l’adozione di un nuovo strumento o materiale e contribuire a far sì che un nuovo prodotto diventi uno standard di mercato.

Un’altra alternativa è quella dei prezzi dettati dalla curva di esperienza: è un concetto simile a quello precedente. Il prezzo della curva di esperienza si riferisce all’impostazione di un valore iniziale basso.

In questo scenario, il prezzo è correlato alla cosiddetta curva di esperienza, che giustifica il costo inferiore con l’ipotesi che i costi unitari diminuiranno con l’aumento del volume di produzione.

In sostanza, il distributore punta ad affermare un prodotto senza un forte ricarico, con la convinzione che il successo dell’articolo ne farà scendere successivamente il costo e ristabilendo così il margine desiderato.

Questo approccio può contribuire ad aumentare rapidamente il volume del venduto e aiutare a ridurre i costi di produzione unitari. Ma è una strategia che può essere utilizzata solo da catene di distribuzione di grandi dimensioni. È comunque una scommessa.

Il leader pricing

I prezzi competitivi sono invece un’opportunità quando i rivenditori operano in un contesto economico in cui il mercato è maturo ed è facile stimare la domanda, che si prevede rimanga costante.

Il cosiddetto leader pricing (che nei Paesi aglosassoni chiamano anche umbrella pricing) prevede che un rivenditore si assuma il rischio di essere il primo a modificare i prezzi, con l’aspettativa che i suoi concorrenti rispondano facendo lo stesso.

I rivenditori che adottano il leader pricing avranno spesso prezzi più alti rispetto ai loro concorrenti in generale e, il più delle volte, avranno anche la quota di mercato più alta per il loro prodotto.

Una variante è il parity pricing: implica che un rivenditore mantenga un prezzo relativo costante con i suoi concorrenti o semplicemente adotti i prezzi di mercato prevalenti.

Il pricing di parità è consigliato solo per i rivenditori che operano in un mercato maturo e hanno costi elevati.

Le linee di prodotto

Quando un rivenditore offre diversi prodotti o servizi correlati (per esempio, materiali e consulenza sull’utilizzo, oppure sulla progettazione) può prendere in considerazione altri mix per determinare il prezzo al dettaglio.

Una strategia è quella dei prezzi dei prodotti complementari: prevede la definizione di un prezzo basso per il prodotto principale e di uno alto per i suoi accessori o prodotti correlati.

È un classico in ambito consumer: se il rasoio in offerta costa poco, sono invece care le lamette di ricambio, idem per le stampanti, offerte a prezzi di costo, ma con un prezzo delle cartucce di inchiostro di ricambio piuttosto alto.

Lo stesso criterio si può però applicare anche all’ambito professionale. Per esempio, un servizio gratis o scontato legato all’acquisto di un prodotto.

Anche la strategia di determinare interi pacchetti di prezzi implica che un rivenditore offra più prodotti correlati, o uno principale e i suoi accessori come fossero un’unica unità a un prezzo più basso rispetto a quello che si avrebbe se ogni prodotto fosse venduto separatamente.

È stato dimostrato che il raggruppamento dei prezzi è una strategia altamente efficace per incrementare le vendite, poiché induce gli acquirenti a credere di concludere un buon affare.

Customer value

Un’altra strategia è quella del customer value pricing: in questo caso il rivenditore offre diverse versioni di un prodotto.

Per esempio, lo strumento di lavoro più costoso della linea con tutte le funzionalità, mentre altre iterazioni dello stesso prodotto con sempre meno funzionalità sono offerte a prezzi sempre più bassi. Questa strategia aumenta le vendite in un mercato a bassa crescita.

Un ultimo consiglio: se un rivenditore offre una linea di prodotti che spazia in modo significativo da quello molto economico a quello più costoso, i clienti acquisteranno quasi invariabilmente i prodotti più convenienti e ignoreranno quelli più dispendiosi.

La pratica indica che i rivenditori dovrebbero evitare grandi differenze di prezzo nella stessa gamma per incoraggiare gli acquirenti a considerare i prodotti più costosi.

Quali prezzi al dettaglio funzionano meglio?

Tutti i rivenditori sanno che i numeri sul cartellino del prezzo hanno non solo un valore concreto, ma anche un impatto psicologico, come confermano numerosi studi sul comportamento degli acquirenti.

Per esempio, per materiali o prodotti di valore più modesto gli acquirenti tendono a essere più attratti dai prezzi che terminano con i numeri dispari: 1,3,5,7 o 9 (ma soprattutto 5 e 9).

Funziona bene anche il prezzo che ha un numero appena sotto lo zero, come 0,39, 0,99 ma anche 7,95. Uno studio ha persino scoperto che i consumatori sono meno propensi ad acquistare un articolo quando il prezzo ha un numero pari.

Per esempio, è accettato di più un prezzo di 11,99 euro piuttosto che 10,44 euro. Secondo queste conclusioni, il numero finale dispari suggerisce agli acquirenti che stanno ottenendo uno sconto.

Ma, attenzione: questo meccanismo non vale per tutti i prodotti. Al contrario, se si considera la gamma più alta, il meccanismo si inverte: un prezzo che termina con 9 porta con sé la connotazione di sconto, ma anche di qualità inferiore e servizio scadente.

Quindi, per prodotti di fascia alta può essere più efficace terminare il prezzo con lo zero. Difficile stabilire se questo concetto possa essere applicato anche in ambiti come l’edilizia: probabilmente funziona per prodotti come ceramiche, porte, finiture.

Un altro aspetto che riguarda la magia dei numeri è quello relativo alla prima cifra di un prezzo, che è considerata la più significativa. Per esempio, i consumatori sono più disposti a tollerare un aumento di prezzo da 20,51 euro a 20,57, rispetto a un aumento da 29,99 a 30,03, anche se nel secondo caso la differenza del maggiore costo è inferiore.

di Giuseppe Rossi