Hörmann partecipa a Intralogistica 2025 (Fieramilano Rho, dal 27 al 30 maggio) con le sue soluzioni più efficienti, sicure e sostenibili, per gli ambienti industriali e il comparto logistico (stand K28 L29, Padiglione 10).
«La partecipazione a Intralogistica Italia rappresenta per noi un’occasione strategica per mostrare a un pubblico internazionale la qualità, il grado elevato di innovazione e la versatilità delle nostre soluzioni, una gamma integrata sviluppata per rispondere alle esigenze più complesse del settore e per rendere più efficienti, sicuri e sostenibili gli ambienti industriali del presente e del futuro», afferma Chiara Covi, Responsabile Marketing di Hörmann Italia.
Alla manifestazione l’azienda esporrà un’ampia gamma di soluzioni studiate per ottimizzare i flussi, l’efficienza energetica e la sicurezza nelle aree produttive e logistiche: dalle porte a scorrimento rapido ai portoni sezionali industriali, dalle porte va e vieni ai sistemi di carico-scarico.
Tra i prodotti, spicca la pedana di carico a spondina telescopica HTL2 ISO ad alta coibentazione termica che, in combinazione con un portone sezionale appositamente adattato, garantisce performance energetiche del 55% superiori ai modelli con spondina telescopica non isolati, assicurando così un minor impatto ambientale e notevoli vantaggi in termini di riduzione dei costi.
Soluzione ideale soprattutto per edifici in cui i punti di carico-scarico siano utilizzati in maniera importante (anche otto o nove ore al giorno), HTL2 ISO è dotata di pannelli isolanti mobili da 50 millimetri di spessore, applicati sotto la piattaforma e il labbro di avanzamento, quasi alla stessa altezza del punto di isolamento del pavimento del capannone.
Tecnologia brevettata dall’azienda, questa pedana riduce le dispersioni energetiche attraverso il corpo di fabbrica e garantisce dunque già in posizione di riposo un isolamento termico efficiente. Quando il labbro di avanzamento si aziona, spingendosi verso l’esterno, viene poi trainato un pannello isolante, che permette di minimizzare le dispersioni energetiche anche durante le operazioni di carico-scarico.
Il modello HTL2 ISO è disponibile anche in combinazione con il sistema DOBO (docking before opening) di Hörmann. Grazie a tale tecnologia, l’autocarro può attraccare al punto di carico-scarico a porte chiuse e aprirle solo dopo che il portone sezionale è stato sollevato per il carico o lo scarico. Ciò riduce ulteriormente lo scambio di temperatura e garantisce il mantenimento della catena del freddo.
Elettrico, efficiente e versatile. È il nuovo Taurus 700 Electric di Imer, minidumper con carico operativo 700 chilogrammi, studiato per movimentare materiale all’interno di luoghi chiusi e in ambienti poco ventilati dove si rende indispensabile lavorare senza gas, fumi e rumori.
Oltre alla massima affidabilità e al rispetto per l’ambiente, Taurus 700 Electric garantisce una riduzione dei costi di gestione, un basso livello di rumore e vibrazioni, e zero emissioni.
La macchina è dotata di tre pacchi batterie litio intercambiabili e smontabili, che ne aumentano l’autonomia. Grazie al circuito di riscaldamento interno, le batterie garantiscono piena operatività anche a temperature molto basse.
Il minidumper opera con tre velocità elettriche e due velocità idrauliche, selezionabili in base al tipo di lavoro da svolgere. Il display sulla console permette di controllare la percentuale di carica delle batterie e i parametri principali della macchina.
La funzione di minimo automatico, disattivabile all’occorrenza, diminuisce i giri del motore nelle condizioni di stallo o di basso carico per ridurre il consumo delle batterie.
In versione elettrica è disponibile anche il modello Taurus 500 con carico operativo da 500 chilogrammi.
Andrea Fabbri è stato nominato presidente, con deleghe specifiche nell’area Amministrazione e Finanza di Abk Group (settore delle ceramiche), mentre Stefano Socci ha assunto la carica di amministratore delegato. Fabbri ricoprirà il ruolo di presidente onorario e, assieme a Michelangelo Fortuna, continuerà a garantire il proprio supporto e la propria visione, contribuendo con competenza e continuità alla nuova fase aziendale. Il nuovo assetto prevede una piena collaborazione tra presidente e ad nell’ottica di un governo più efficace, snello e orientato alla crescita. Siamo convinti che, grazie all’impegno di tutti, potremo affrontare con determinazione le prossime sfide e continuare a costruire, insieme, il futuro del Gruppo”, commenta Andrea Fabbri.
Andrea Fabbri
Il manager, laureato con lode in Finanza Aziendale nel 2009, ha completato il suo Executive Mba presso Bologna Business School. Ha iniziato la carriera in una primaria società di consulenza, specializzandosi in operazioni di M&A, revisione contabile e due diligence finanziaria. È entrato in Abk Group nel 2014 come Credit Manager, dal 2017 ha ricoperto il ruolo di Chief Financial Officer (Cfo). Nel 2020 è stato nominato presidente esecutivo di Gardenia Orchidea, dove ha guidato con successo il rinnovo del contratto di distribuzione esclusiva con la maison Versace.
Stefano Socci
Stefano Socci è ingegnere meccanico con master in Business Administration alla Bocconi. Vanta una trentennale esperienza alla guida di realtà industriali complesse e orientate all’internazionalizzazione, tra cui Nicotra Gebhardt del gruppo Regal Beloit, Faber e Ideal Standard Holding. Specializzato nel supporto del business industriale orientato al miglioramento dei risultati economici, finanziari e di competitività, ha seguito con successo diverse operazioni aziendali volte ad aumentare la redditività nei mercati in rapida evoluzione.
Enchanted Transitions by Cesar Giraldo ph Barbara Francoli
Le superfici Dekton by Cosentino sono state protagoniste al Fuorisalone 2025 nell’ambito del progetto espositivo Next Place Hotel dedicato all’hospitality e curato da Giulio Cappellini.
Nel dettaglio Cosentino ha collaborato con il designer americano César Giraldo all’installazione «Enchanted Transition» per ridefinire i confini tra design e funzionalità nel progetto di ambienti bagno e wellness.
Le superfici Cosentino si combinano con elementi di Grohe SPA, Hering Berlin, Vetsak e Imperfettolab, dando vita a un percorso sensoriale che invita alla scoperta e all’interazione.
Enchanted Transitions by Cesar Giraldo ph Barbara Francoli
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L’installazione pone Dekton al centro della narrazione. I toni tenui e minerali di Dekton Albarium e la profondità audace e tattile di Dekton Kelya avvolgono l’ambiente con applicazioni a pavimento e a parete in un total look fluido e sofisticato.
Le superfici Cosentino vengono plasmate da César per creare una vasca da bagno scultorea ed eleganti lavabi freestanding integrati nel piano in soluzione di continuità e utilizzate per rifinire le rubinetterie con un sottile top decorativo su misura.
Dopo un 2024 chiuso con risultati solidi e in crescita, Woodco si prepara a mantenere il posizionamento nel mercato dei pavimenti in legno, ma anche ad ampliare l’offerta esplorando settori complementari, con un’attenzione particolare alla diversificazione e all’innovazione.
Tra i principali driver di sviluppo, infatti, spicca la collezione di pavimenti in polvere di pietra Flow, che ha registrato un incremento del +184% rispetto al 2023.
«Il 2025 rappresenta per noi una fase importante nel percorso di sviluppo strategico poiché presenteremo diverse novità destinate a dare ulteriore slancio alla nostra offerta. Il nostro obiettivo primario è, da sempre, rispondere alle esigenze del pubblico con proposte attente alla qualità dei materiali, al benessere abitativo e al design contemporaneo», afferma Gian Luca Vialardi, Direttore Generale Woodco.
Gian Luca Vialardi, Direttore Generale Woodco
Per questo potenzieremo le nostre collezioni di parquet con nuove proposte dal fascino molto vissuto, ma non solo: rinnoveremo la collezione di rivestimenti per l’outdoor sia dal punto di vista estetico che tecnologico e amplieremo ulteriormente la gamma di pavimenti in polvere di pietra Flow, che ci ha dato e ci sta tuttora dando grandissime soddisfazioni a livello commerciale.
Parquet Woodco in Rovere Naturale, formato Arrow
A rafforzare ulteriormente la nostra offerta c’è anche il rinnovo della storica partnership con BerryAlloc, leader europeo nei pavimenti ad alta pressione e nei pavimenti resistenti all’acqua. Anche su questo fronte, complementare ai parquet e i pavimenti in polvere di pietra, presenteremo delle importanti novità, con tecnologie e colorazioni specificatamente studiate per il mercato italiano, particolarmente attento al design e alle finiture».
Significativi passi avanti sono stati fatti anche sul fronte della sostenibilità: nel 2024 Woodco ha ottenuto importanti certificazioni internazionali, che attestano l’impegno dell’azienda sul fronte della tutela dell’ambiente e della riduzione dell’impatto delle attività produttive, sul fronte della salute e della sicurezza sul lavoro e sul fronte del controllo dei processi di produzione e di erogazione dei servizi.
Progettata per la compartimentazione all’interno degli edifici, la lastra Promatect-100X di Promat assicura elevate prestazioni di protezione passiva dal fuoco rispettando al contempo rigorosi criteri di sostenibilità edilizia.
Promatect-100X è a base di silicati e solfati a matrice minerale ingegnerizzata Promax con nucleo addensato e fibrorinforzato tramite additivi funzionali. La lastra presenta una superficie estremamente liscia su entrambe le facce grazie a uno speciale rivestimento di fibre di vetro di colore blu. I bordi trasversali sono dritti, mentre quelli longitudinali sono dritti o assottigliati rispettivamente per lastre di spessore 20 e 12 millimetri.
Promatect-100X è l’unico prodotto per la protezione passiva antincendio ad avere ottenuto:
la certificazione per il contenuto di riciclato e sottoprodotto, pari al 13%, totalmente conforme al requisito del decreto CAM per lastre non in cartongesso;
la certificazione Cradle to Cradle Certified V4.0 livello Bronze, decisiva per i crediti sui materiali nei protocolli di sostenibilità.
La lastra è inoltre dotata della Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD) verificata e certificata; della certificazione Indoor Air Comfort Gold di Eurofins per le ridottissime emissioni VOC (composti chimici volatili); della conformità ai criteri di vaglio tecnico della Tassonomia Europea e per il principio DNSH.
Saint-Gobain Italia presenta Gyproc 4Pro, un’innovativa lastra in gesso rivestito prodotta in Italia, che porta a un livello superiore facilità di utilizzo, versatilità e affidabilità, garantendo una qualità di finitura a prova dei più sofisticati sistemi di illuminotecnica a luce radente. La nuova lastra si inserisce all’interno dell’ampia gamma di prodotti Saint-Gobain Italia a marchio Gyproc, che annovera anche intonaci e finiture a base gesso.
Le soluzioni con Gyproc 4Pro sono ideali sia per la nuova edilizia sia per le ristrutturazioni, grazie alle proprietà di isolamento acustico, di resistenza al fuoco e ai vantaggi applicativi.
Ciò che distingue Gyproc 4Pro è l’innovazione costituita dai quattrobordi assottigliati. Nel raffronto con le tradizionali lastre, la presenza del ribassamento anche sui bordi trasversali evidenzia importanti vantaggi pratici ed estetici.
Nella preparazione dei giunti, i bordi longitudinali e trasversali assottigliati di Gyproc 4Pro sono già pronti ad accogliere lo stucco, senza richiedere operazioni preliminari quali la svasatura. Inoltre, il riempimento del giunto e l’applicazione del nastro di armatura risultano agevoli e veloci, non necessitando di aggiunte di materiale.
Anche la copertura del nastro di armatura diviene un’operazione semplice e rapida perché la planarità del giunto può essere ottenuta già in prima mano, senza i tempi di attesa dovuti alla necessità di applicare più mani di stucco allargando il giunto.
Una finitura totale perfettamente liscia è raggiungibile senza dover intervenire con ulteriori mani di stucco, con un risparmio fino al 15% nel consumo di materiale.
In virtù di queste caratteristiche, Gyproc 4Pro si propone come soluzione intelligente ed evoluta per applicazioni a controsoffitto, pareti divisorie e contropareti, assicurando installazioni veloci, particolarmente resistenti alla cavillatura e con finiture a regola d’arte.
Oltre al grande vantaggio applicativo e all’aspetto estetico di qualità, Gyproc 4Pro completa le soluzioni in cui è utilizzata fornendo ottime prestazioni di isolamento acustico e resistenza al fuoco.
Gyproc 4Pro e gli altri prodotti a marchio Gyproc contribuiscono all’impegno del Gruppo Saint-Gobain a conseguire la neutralità carbonica entro il 2050. Il gesso che costituisce la materia prima delle lastre, infatti, è costituito da roccia estratta da giacimenti esenti da composti nocivi. Durante il processo di trasformazione viene emesso in atmosfera unicamente vapore acqueo e il prodotto finito è privo di emissioni per tutto il suo ciclo di vita.
Dopo un triennio boom anche nel 2024 il settore del noleggio ha messo a segno +6,8%. E sono molti i distributori che intraprendono questa nuova attività. Ma attenzione ai requisiti necessari.
Nuova opportunità di business per i rivenditori di materiali per edilizia: il noleggio si prefigura come un’attività altamente finanziaria e analitica, che ha bisogno di personale specializzato, strumenti informatici ad hoc e regole diverse da quelle che guidano le attività di vendita.
Assodimi Assonolo, l’associazione dei distributori e noleggiatori di beni strumentali, dal 1992 aiuta le imprese a inserirsi in questo settore in maniera professionale e nel rispetto delle normative vigenti.
Il direttore, Marco Prosperi, e il segretario dell’associazione, Lorenzo Moretti, illustrano a YouTrade le opportunità offerte e le prospettive per il futuro.
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Marco Prosperi
Lorenzo Moretti
Com’è andato il 2024 per il mondo del noleggio?
Lorenzo Moretti. Anche nel 2024 l’intero comparto del noleggio di beni strumentali ha registrato un’espansione tale da superare i 3 miliardi come volume di affari.
Il comparto è cresciuto del 6,8%, ma è interessante notare che il noleggio italiano arriva da un triennio in cui ha registrato un incremento di +20,9%, +18,3% e +11,8%.
Nel periodo vi sono stati fattori che hanno spinto il noleggio, come superbonus e Pnrr, ma anche forti incentivi alla vendita (in particolare nelle regioni del Sud) che hanno rappresentato un vero e proprio competitor.
A dimostrare quanto il noleggio sia una pratica ormai diventata comune tra le aziende è la spesa media pro-capite, che nel 2024 si è attestata sui 53 euro. Va sottolineato che questo indice nel 2006 si attestava sui 23 euro.
Quali sono i macchinari che sono cresciuti di più? Quali di meno?
Marco Prosperi. Il noleggio è cresciuto in tutte le sue sfaccettature: macchine, servizi, consulenza… I settori che hanno avuto le performance migliori sono stati quelli del movimento terra, pesante grazie alla forza del Pnrr, e il mondo del sollevamento, diventato maturo con i clienti che vedono nel noleggio la principale fonte di approvvigionamento.
Da notare una forte crescita del settore dei sollevatori telescopici, grazie a due importanti fattori: un aumento dell’offerta diversificata e logisticamente bilanciata nel Paese, e di conseguenza l’attivazione di una richiesta latente mai completamente partita nei vari settori merceologici.
Come si è aperto il 2025 e quali sono le principali sfide che il settore deve affrontare nel prossimo futuro?
Lorenzo Moretti. È ancora presto per dare qualche giudizio in quanto il primo mese dell’anno è sempre po’ fiacco: i giorni di riposo e il maltempo spesso mettono in pausa alcuni cantieri. Il sentiment è in raffreddamento rispetto al periodo precedente, con una maggiore attenzione alle tempistiche di pagamento.
Quali opportunità si aprono per il mondo del noleggio con il Pnrr?
Marco Prosperi. Il Pnrr ha permesso sia di mantenere alti alcuni ambiti lavorativi che stavano diminuendo a causa della modifica al superbonus 110%, sia di implementare il lavoro di macchine di alta potenza, come il settore del movimento terra superiore agli 80 quintali.
Il Pnrr non ha ancora esaurito la propria forza, anche se molti cantieri sono già partiti, quindi anche per il 2025 e il 2026 la richiesta di macchine continuerà. A questo si sommano i cantieri del Giubileo a Roma e delle Olimpiadi invernali nel Nord-Est.
Dopo un lavoro durato quattro anni, Assodimi ha firmato il contratto nazionale di lavoro del settore: con quali obiettivi?
Lorenzo Moretti. Il contratto nazionale dei distributori e noleggiatori rappresenta un grande risultato per Assodimi, così come per tutto il settore. Questo nuovo contratto permette alle aziende di noleggio e distribuzione di avere uno strumento flessibile e innovativo che possa identificare quali figure operano in un centro noleggio e quali sono le loro attività, rappresentando così anche un ulteriore passo avanti verso il riconoscimento del settore.
Quali opportunità il contratto nazionale di lavoro apre alle aziende di noleggio e distribuzione?
Lorenzo Moretti. Auspichiamo che il maggior numero possibile di aziende voglia adottare come riferimento questo contratto, perché porterebbe maggior valore alle imprese stesse.
Nel nostro Paese manca ancora una forte cultura del noleggio e questo strumento può rappresentare un elemento in più per diffonderla. Mettere nero su bianco quali sono le figure di un centro noleggio e quali sono le rispettive attività è fondamentale anche in termini di valorizzazione del personale impiegato nel settore.
Il noleggio italiano è alla continua ricerca di nuove risorse per continuare a crescere, questo contratto può dare supporto alle aziende per essere più appetibili e conosciute.
Il noleggio è un’attività altamente finanziaria e analitica. Quali sono i requisiti che un’azienda deve avere per operare con successo in questo mondo?
Marco Prosperi. Il noleggio deve essere gestito da processi e regole diverse dalla pura commercializzazione. La prima domanda che un imprenditore dovrebbe porsi è: «Quale scopo ha il noleggio per la mia azienda»? Il puro prestito potrebbe infatti dare più fastidio che aiuto.
Se la risposta è la creazione di valore, aggiuntivo a quello che la propria realtà sta già creando, allora uno dei primi requisiti è l’identificazione di persone a cui venga data la libertà organizzativa del centro noleggio (comunicazione, processi, contatto con il cliente, parco macchine), a cui si dovrà necessariamente collegare un piano di investimenti che daranno frutti dopo un primo periodo di assestamento organizzativo e comunicativo.
Dopo aver definito l’unità di business del noleggio, l’ulteriore domanda da porsi è capire che cosa può servire ai propri clienti e/o ai nuovi utenti che si vogliono servire, indipendentemente da quello che si è venduto fino a quel momento.
Si può noleggiare di tutto, ma al contempo il noleggio è un servizio che facilmente dovrà vivere dentro l’attività prevalente. Questi equilibri sono importanti e alla lunga tutte le unità di business godranno dell’apporto del noleggio professionale.
In questo settore la raccolta dei dati ha un’importanza strategica. Come siamo messi in Italia e quali strumenti sono a disposizione delle aziende per ovviare a questa necessità?
Marco Prosperi. Il noleggio professionale non può essere gestito di pancia, come spesso viene fatta la vendita, sia perché è un settore abbastanza burocratico per permettere di aumentare la tutela dei proprietari dei beni noleggiati, sia perché l’alto numero dei dati creati (movimentazione macchine, contratti, clienti, preventivo) sono gli unici strumenti per capire l’andamento del settore. Il puro margine è quasi impossibile da anticipare.
Nell’era dell’Iot, avere tutti questi dati senza leggerli e interpretarli sarebbe sbagliato. Il noleggio deve essere gestito da strumenti informatici ad hoc che permettano sia la mera compilazione della modulistica, sia la gestione degli scadenzari, dei registri di controllo e delle manutenzioni, il controllo delle tariffe e di conseguenza avere reportistiche e pannelli di controllo che in tempo reale facciano capire come l’attività sta evolvendo.
In Italia esistono molte soluzioni che forniscono strumenti specialistici: in Assodimi abbiamo varie aziende di software che periodicamente si confrontano con i noleggiatori e frequentano corsi noleggio per essere sempre aggiornati.
Quanti rivenditori di materiali edili sono anche soci Assodimi?
Lorenzo Moretti. Tra i soci Assodimi ci sono diverse rivendite di materiali edili che hanno deciso di inserire il noleggio tra le proprie attività, così come ce ne sono tante altre che stanno iniziando a sondare il terreno relativamente al noleggio poiché hanno compreso che può essere una valida soluzione per il cliente.
Che tipo di risultati stanno ottenendo nella loro attività di noleggio?
Marco Prosperi. Dobbiamo fare una distinzione tra due realtà diverse: le rivendite che hanno inserito il noleggio come servizio accessorio e le rivendite che hanno deciso di spingere e investire nel noleggio.
Le prime hanno messo a disposizione del proprio cliente una soluzione comoda per avere attrezzature professionali, magari utili per lavorare con i materiali edili acquistati. Le rivendite che, invece, hanno spinto sul noleggio, credendo nelle sue potenzialità nel lungo periodo, stanno arrivando a creare una vera e propria business unit all’interno dell’azienda.
Questo, oltre a essere più remunerativo e permettere quindi di crescere in maniera più veloce, consente all’azienda di noleggio (perché come tale va considerata) di rivolgersi a un più ampio ventaglio di clienti, anche molto diversi dal target che viene servito all’interno della rivendita.
Ciò significa quindi differenziare l’offerta di macchine e attrezzature e attrarre nuovi clienti, svincolando l’azienda dall’essere dipendente dall’andamento di un singolo settore.
Quali sono stati i nodi più difficili che hanno dovuto superare nell’impostazione e gestione di questo servizio?
Marco Prosperi. Togliendo la parte di investimento monetario iniziale, tre sono le principali difficoltà: la comunicazione del noleggio, in quanto l’introduzione di questa nuova unità deve essere fatta capire e digerire ai propri clienti; dare tempo al tempo, in quanto il noleggio per sua natura ha bisogno di stabilizzarsi e far crescere i propri indici di rotazione; terzo aspetto, il più importante, è la creazione di una vera e propria organizzazione noleggio fatta di persone, processi e budget.
Quali consigli si sente di offrire a un rivenditore che vuole aprire un’attività di noleggio professionale?
Marco Prosperi. Prendersi del tempo per organizzare l’attività confrontandosi, se necessario, con Assodimi e altri attori del noleggio.
Non avere paura di fare un passo «di lato», in quanto il noleggio ha regole molto diverse dalla vendita, e quindi è importante mettersi in discussione.
Infine, rispolverare la propria indole da imprenditore innovativo che dovrà costruire con i clienti nuovi equilibri, non basati su vecchie metodologie e consuetudini.
Il noleggio in rivendita può essere gestito a più livelli: quali sono i principali modelli organizzativi e che tipo di ritorno possono garantire?
Marco Prosperi. Se il noleggio viene gestito come unità di business organizzata, si può arrivare a fatturare tra il 25% e il 40% dell’investimento del parco noleggio. La forbice è ampia perché dipende da molti aspetti, come la tipologia di macchine e di clientela.
Non dobbiamo però fermarci solo all’aspetto puro del fatturato, che è sicuramente interessante, ma dobbiamo concentrarci anche sul servizio fornito al cliente che sarà incentivato a tornare periodicamente dal noleggiatore.
Quali sono le macchine irrinunciabili che ogni rivenditore che offre un servizio di noleggio dovrebbe avere in punto vendita?
Lorenzo Moretti. Quando si crea un parco macchine bisogna prima di tutto considerare quali macchinari e attrezzature possono essere utili al cliente della rivendita.
Il cliente tipico di una rivendita edile può sicuramente aver necessità di elettroutensili o altre piccole attrezzature, così come chi acquista materiali quali ghiaia o sabbia può aver bisogno di un miniescavatore.
Se si vuole diventare noleggiatori, però, fermarsi alle macchine di cui hanno bisogno i soli clienti attuali della rivendita sarebbe limitativo. Bisogna capire quali altre attività svolge il cliente per poter inserire attrezzature che potrebbero attrarre anche altre tipologie di clientela.
In questo senso, il noleggiatore deve avere una visione molto aperta del mercato, svincolandosi anche da quello che è sempre stato il proprio target di riferimento come rivendita.
In collaborazione con Cuoa Business School, Assodimi organizza un percorso di alta formazione di general managing per il noleggio: di che cosa si tratta e com’è organizzato il corso?
Lorenzo Moretti. Assodimi ha già organizzato due edizioni del percorso manageriale Business Essential in collaborazione con Cuoa Business School e stiamo pianificando la terza edizione.
La risposta alle prime due edizioni è stata eccellente e riflette la volontà delle aziende di noleggio di voler professionalizzare la propria attività anche dal punto di vista della gestione manageriale.
Il percorso va a toccare quattro macro-argomenti: strategia, economics, marketing e leadership. Le lezioni, che si svolgono presso la sede ad Altavilla Vicentina, sono tenute da professori di alto livello perché lo scopo dell’intero percorso è quello di formare figure estremamente professionali.
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Avete altre iniziative di formazione in programma?
Lorenzo Moretti. Assodimi ha sempre creduto nella professionalità del servizio e nella formazione continua degli operatori del noleggio.
Per questo dal 2025 ha ampliato ancora di più la propria offerta formativa che comprende il Corso Noleggio di Livello 1 e di Livello 2, la Guida Legale al Noleggio e il Corso sulla Vendita del Servizio di Noleggio.
Stiamo però lavorando anche alla creazione di workshop che mirano a fornire skill trasversali come il Public Speaking o la Gestione del tempo.
Quali altri servizi offre Assodimi/Assonolo alle aziende di noleggio?
Lorenzo Moretti. Assodimi offre un grande ventaglio di servizi alle aziende di noleggio, con lo scopo di semplificare il proprio lavoro, rendendolo il più efficace e professionale possibile.
All’interno dell’associazione c’è un Comitato Tecnico, composto da esperti in noleggio, aspetti legali, assicurazioni, sicurezza e formazione, che possono supportare i noleggiatori per qualsiasi dubbio o problematica.
I soci possono accedere a una modulistica sempre aggiornata in base alle normative vigenti, agli studi di mercato, a servizi di scambio informazioni tra noleggiatori e a tutta una serie di convenzioni.
Il Consorzio Q-RAD, che riunisce le principali aziende italiane del comparto climatizzazione radiante, promuove il Patentino Q-RAD «Installatore di sistemi radianti di qualità».
«Con questo patentino vogliamo creare uno standard di settore per i professionisti e promuovere un nostro protocollo, certificato da un ente terzo, che dia garanzia al consumatore di avere interventi effettuati a regola d’arte», commenta Michele Bottoni, presidente del Consorzio Q-RAD.
Michele Bottoni
«Il percorso formativo è stato riorganizzato rispetto al passato, con nuovi contenuti e una maggiore attenzione alle nuove tecnologie che si stanno affermando nel settore del radiante.
Crediamo che la professionalità degli operatori sia un elemento fondamentale che ci consente di affrontare al meglio la sfida della riqualificazione green del patrimonio edilizio italiano, soprattutto nell’ottica della direttiva europea EPBD».
Il patentino prevede un percorso di formazione e il rilascio di un attestato da parte di un Ente Certificatore accreditato secondo UNI CEI EN ISO/IEC 17024, e consente di ottenere la qualifica di installatore professionale di sistemi radianti.
Il patentino definisce i requisiti di conoscenza, abilità e competenza per gli installatori di sistemi radianti a bassa differenza di temperatura (sistemi a pavimento, parete e soffitto installati in edifici civili, industriali e con altre destinazioni d’uso, nuovi e da riqualificare) abbinati a strategie di regolazione, sistemi di deumidificazione e controllo della qualità dell’aria ambiente, con funzionamento invernale ed estivo.
Il percorso prevede due livelli di qualifica, quello di “Installatore di sistemi radianti di qualità Base” e quello di “Installatore di sistemi radianti di qualità Esperto”.
I requisiti per accedere alla qualifica sono: l’attestazione della partecipazione ad un corso di formazione di minimo 8 ore organizzato dalle aziende aderenti al Consorzio Q-RAD, il possesso di un’esperienza lavorativa comprovabile di almeno 12 mesi (Base) o 3 anni (Esperto) e il superamento di un esame finale.
Tra gli argomenti materia del corso ci sono: leggi e normative sui sistemi radianti, unità di misura e definizioni, termotecnica, comfort e acustica, tematiche relative alla responsabilità e alla sicurezza di cantiere, tipologie di sistemi radianti, materiali e componenti dei sistemi radianti, verifiche sull’impianto.
Il nuovo volume «Costruzioni» della collana «Le Innovazioni del Prossimo Futuro» di AIRI (Associazione Italiana per la Ricerca Industriale) è dedicato alle nuove tecnologie e i materiali emergenti della filiera del cemento e del calcestruzzo per realizzare costruzioni sicure e sostenibili.
Curato dall’ insieme a Heidelberg Materials e con la collaborazione dell’Università di Brescia, la pubblicazione si interroga sulle sfide che il settore delle costruzioni si preparano ad affrontare nel corso del prossimo decennio.
Come costruire edifici più performanti e durevoli? Quali sono i criteri da seguire e le tecnologie da utilizzare per operare una scelta consapevole dei materiali, che tenga conto del loro intero ciclo di vita? Come ridurre l’impatto ambientale di un intervento edilizio?
«Se il cemento è un materiale ormai conosciuto e consolidato, è l’innovazione tecnologica a garantire il mantenimento della produttività e della competitività del settore, sia a livello nazionale che europeo. Le tecnologie selezionate nel volume disponibili per le imprese di costruzioni, sono orientate al prossimo futuro e sono raggruppate in base alla caratteristica innovativa identificata come prevalente: l’uso delle risorse naturali, le caratteristiche prestazionali, le tecniche costruttive e le regole progettuali», dichiara Andrea Bairati, Presidente di Airi.
Cemento e calcestruzzo sono i materiali più utilizzati nel mondo delle costruzioni. Oggi la filiera rappresenta una forza trainante dell’economia nazionale, con un valore della produzione di 13 miliardi di euro, oltre 2.700 aziende e circa 35.000 addetti nei vari comparti.
«È stato evidenziato come il settore possa contribuire alla sostenibilità, ponendo particolare attenzione su materiali e tecnologie aperti allo sviluppo nel prossimo futuro: sviluppo di soluzioni innovative, come la cattura della CO₂ per cementifici o la carbonatazione del calcestruzzo; utilizzo di idrogenoe combustibili alternativi in sostituzione dei fossili; uso di materiali secondari o riciclati per cemento e calcestruzzo; valutazioni ambientali basate su ciclo di vita», afferma Antonio Princigallo, Direzione Tecnologie e Qualità di Heidelberg Materials Italia, che ha curato la stesura del volume.
«Per uno sviluppo sostenibile delle costruzioni è auspicabile un orientamento congiunto di ricerca, normativa e pratiche industriali, a partire da una comprensione profonda delle proprietà del calcestruzzo. La ricerca sperimentale congiunta a nuove modalità progettuali e computazionali potrà consentire di individuare le soluzioni tecnologiche più adatte e calcestruzzi sempre più sostenibili».
«La sfida che il settore delle costruzioni si prepara ad affrontare nel corso del prossimo decennio è una radicale trasformazione in vista di una riduzione degli impatti sull’ambiente, con particolare riferimento all’impronta carbonica e all’uso delle materie prime. La prosecuzione del successo del calcestruzzo armato nel settore delle costruzioni dipenderà dalla sua capacità di adattarsi a questo mutato contesto», è il commento di Giovanni Plizzari, Professore di Tecnica delle Costruzioni all’Università di Brescia.
Il volume sottolinea, inoltre, anche la necessità di preservare la competitività delle imprese di cemento italiane ed europee rispetto alle importazioni da Paesi extra-UE, che presentano standard ambientali più bassi e, di conseguenza, costi inferiori.
Il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dalla strategia dipende dai recenti sviluppi in politica internazionale e dal superamento di diverse sfide tecnico-normative ed economiche. Queste includono la complessità dei processi autorizzativi, la realizzazione di infrastrutture per l’utilizzo dell’idrogeno e per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio della CO₂, nonché i costi elevati necessari per completare la transizione verso un modello low-carbon.
Il volume è scaricabile gratuitamente (previa registrazione) dal sito Airi (www.airi.it) ed è realizzato con il contributo di Federbeton, Ance, Certimac, Cetma, Enea, Politecnico di Milano, Stress – Scarl, Webuild Innovations.
Le tende parasole esterne risultano strumenti attivi ed efficaci per migliorare il benessere degli spazi interni e l’efficienza termica degli ambienti domestici e professionali.
VMB di Fakro è la nuova tenda parasole esterna, a discesa guidata, progettata per finestre verticali, che coniuga estetica, tecnologia, isolamento termico e possibilità di integrazione con le più moderne tecnologie per la smart home.
Installata all’esterno del serramento, VMB intercetta i raggi solari prima che raggiungano la superficie vetrata, offrendo una protezione fino a otto volte più efficace rispetto a quella garantita dalle tende interne.
Grazie alla sua elevata capacità schermante, questa soluzione riduce sensibilmente l’accumulo di calore all’interno degli ambienti, diminuendo il consumo di energia richiesta dagli impianti di climatizzazione e migliorando l’efficienza energetica dell’edificio.
VMB limita inoltre la trasmissione delle radiazioni ultraviolette dannose, tutelando così anche gli arredi e regalando un buon comfort visivo.
Il cuore del sistema VMB è rappresentato da uno speciale braccetto che, durante l’apertura, proietta la tenda verso l’esterno formando un tettuccio sopra la parte inferiore della finestra.
Questa configurazione consente l’utilizzo di tessuti a trama molto fitta e bassa trasparenza, capaci di attenuare l’irraggiamento solare garantendo al tempo stesso un apporto ottimale di luce naturale.
Il design di questa tenda consente inoltre una buona visibilità verso l’esterno e facilita l’affaccio, senza compromettere la protezione solare.
Costituita da un tessuto tecnico in vetroresina rivestita in PVC, VMB presenta una speciale traforatura che consente alla luce naturale di filtrare all’interno della stanza, assicurando una distribuzione omogenea.
Oltre a favorire la luminosità interna, questa soluzione assicura un elevato grado di privacy: dall’esterno, infatti, la visione degli spazi indoor risulta schermata.
Disponibile in versione VMB Solar, alimentata da batteria solare e gestibile tramite radiocomando, la tenda è proposta anche nelle varianti VMB Z-Wave (azionabile mediante radiocomando a distanza grazie all’impiego del sistema wireless a radiofrequenza Z-Wave), VMB WiFi (controllabile da app mobile) e VMB Electro 230 (alimentata dalla rete elettrica 230V e azionabile con interruttore a parete).
Tre sono le modalità di funzionamento della tenda per adattarsi a ogni esigenza abitativa: automatica, semiautomatica e con gestione completa da radiocomando.
La tenda VMB offre anche ampie possibilità di personalizzazione estetica: cassonetto e profili sono disponibili in quattro colori standard (bianco, grigio, nero, marrone) o, su richiesta, in qualsiasi tonalità RAL.
Anche la selezione dei tessuti è estremamente ricca, con quarantacinque varianti suddivise per livello di trasparenza (0%, 1%, 4%, 10%) e una variegata palette cromatica, per un perfetto coordinamento con ogni progetto architettonico.
Wavin Italia presenta Q-Bic Plus LC (Low Carbon), la nuova release ecosostenibile del suo sistema per l’infiltrazione e l’attenuazione delle acque meteoriche, realizzata al 100% in polipropilene riciclato.
Pur mantenendo le peculiarità in termini di completa libertà di progettazione, rapida installazione e accesso totale per le operazioni di ispezione e pulizia, la nuova versione del sistema Wavin Q-Bic Plus riduce le emissioni di CO2 dell’80% rispetto ai serbatoi di laminazione tradizionali e limita l’impatto di ogni progetto sull’ambiente.
Wavin Q-Bic Plus LC è ideato per gestire in maniera strutturata grandi volumi d’acqua permettendone l’accumulo o l’immissione in fognatura, evitando danni all’infrastruttura pubblica.
Grazie al suo design, che ottimizza gli spazi disponibili e che si adatta a progetti di varie dimensioni e complessità, il sistema si adatta a varie esigenze. Che il progetto richieda un approccio multistrato oconfigurazioni specifiche come una configurazione rettangolare, a forma di H, o L, il sistema è strutturato per allinearsi a ogni vincolo architettonico.
Non solo: il sistema offre anche configurazioni a spessore variabile tra 0,6 e 3,6 metri, con tubi e condotti che possono essere facilmente integrati e collegati in qualsiasi punto desiderato. Una caratteristica che si estende anche al posizionamento strategico delle aperture di ispezione, che possono essere situate quasi ovunque, migliorando l’efficienza della manutenzione e l’affidabilità del sistema.
Il sistema sviluppato da Wavin velocizza notevolmente l’installazione, garantendo risparmio di tempo e ottimizzando lo spazio in cantiere. Clip e pin verticali non sono più necessari grazie alla presenza di connettori integrati: la sua funzionalità push-fit permette infatti all’installatore di collegare le unità e gli accessori con un semplice clic non appena entrano in posizione.
Wavin Q-Bic Plus Low Carbon è inoltre facile da maneggiare, grazie alla base molto leggera dei singoli moduli (14 chilogrammi per 432 litri di volume netto), ai bordi arrotondati, alle impugnature dedicate e al lato superiore calpestabile.
Wavin Q-Bic Plus LC offre l’accesso più ampio disponibile sul mercato (fino a 370 millimetri) e canali bi-direzionali per permettere a CCTV e hydrojet di raggiungere il 70% della superficie del serbatoio.
Il suo design della superficie estremamente piatto garantisce inoltre un’ispezione e una pulizia veloce ed efficace, senza alcun ostacolo.
Wavin Q-Bic Plus Low Carbon è idoneo a un ampio numero di applicazioni, che spaziano dalla manutenzione delle aree residenziali, industriali e commerciali al mantenimento delle aree verdi, passando per le operazioni di prevenzioni di alluvioni e danni da acqua a parcheggi e strade.
Wavin Q-Bic Plus Low Carbon è parte della gamma di soluzioni dedicate alla gestione delle acque meteoriche sviluppate da Wavin, che includono sistemi di drenaggio sifonico, particolarmente adatti per ampie coperture, regolatori di portata per gestire lo scarico della rete fognaria in base alle normative locali, pozzetti e camere di ispezione integrati nelle reti di drenaggio e disoleatori per il trattamento delle acque di prima pioggia provenienti dalle aree di parcheggio.
RDZ ha partecipato a ISH di Francoforte presentando in anteprima esclusiva alcune novità di prodotto, tra cui il nuovo modello della macchina per la ventilazione meccanica Reflair.
Reflair è un’unità di VMC con recuperatore di calore ad alta efficienza, in classe energetica A e studiata per l’installazione a soffitto o parete. Il telaio, realizzato in polipropilene espanso e acciaio, rende l’unità leggera, compatta, maneggevole e molto ben isolata dal punto di vista termico.
Disponibile in duplice versione, con recuperatore standard oppure entalpico (mod. ERV), questa macchina è caratterizzata da connessioni orientabili e ventilatori girevoli, che semplificano l’installazione e in particolare i collegamenti alla distribuzione. La nuova versione presentata quest’anno aggiunge due ulteriori taglie alla gamma, rispettivamente da 320 mc/h e da 400 mc/h.
Oltre a Reflair, esposta a parete, per offrire una visione dettagliata delle sue caratteristiche innovative, lo stand RDZ ha ospitato nella parte posteriore l’unità di trattamento dell’aria UC 360 V1, posizionata strategicamente in un apposito corner.
I deumidificatori della serie RNW sono invece unità pensate per l’abbinamento con gli impianti radianti di raffrescamento a pavimento o a soffitto, progettate per offrire un funzionamento corretto e ottimale dell’intero impianto.
La nuova versione RNW 200 S e SI presenta alcune sostanziali novità rispetto ai modelli precedenti, pur riconfermandosi la scelta perfetta in termini di prestazioni e affidabilità.
Il nuovo modulo di deumidificazione DWF250, progettato per l’abbinamento in controsoffitto a un’unità di ventilazione meccanica controllata con adeguata portata d’aria, è stato aggiornato per essere più sostenibile, grazie all’impiego del gas R290, e per facilitare ulteriormente l’installazione e la manutenzione.
«Quest’anno, alla Fiera di Francoforte, abbiamo percepito un’atmosfera completamente diversa rispetto al 2023. La posizione del nostro stand, collocato in un punto particolarmente strategico e al centro di importanti flussi di visitatori, ha giocato un ruolo fondamentale.
Questo, insieme alle numerose innovazioni di prodotto e al forte interesse del pubblico per il mondo della ventilazione, ci ha portato risultati e una mole di contatti davvero significativi.
Sicuramente ha fatto la differenza anche l’allestimento dello stand, che si è rivelato una scelta vincente: più spazio per le persone, una disposizione funzionale dei prodotti, un ambiente fresco e in movimento.
Adesso è il momento di consolidare e di tessere importanti relazioni con i tanti potenziali clienti che sono passati da ISH, fiera che consideriamo non come una destinazione ma come un fondamentale punto di partenza», ha affermato Luca Buiatti, Sales & Marketing Director di RDZ.
La formazione rappresenta il cuore pulsante di un approccio lungimirante e proattivo, in cui si sceglie di investire nelle persone e nel loro contributo alla crescita aziendale e sociale, trasformando competenza e qualità in un vantaggio competitivo duraturo. Esempio concreto di questa filosofia è il Centro Formazione e Ricerca Merlo, un punto di riferimento per l’addestramento operativo e la sicurezza.
Con i suoi 50 mila metri quadrati di aree dedicate alle esercitazioni pratiche e i 900 metri quadrati di aule e laboratori, e grazie ai suoi istruttori altamente qualificati, il centro forma migliaia di professionisti ogni anno, offrendo corsi su svariate tipologie di macchinari, dalle macchine operatrici ai trattori agricoli, dalle gru ai mezzi da cantiere.
Ogni percorso si conclude con un attestato professionale «che rappresenta molto più di un obbligo burocratico, ma è il segno tangibile di una formazione di alta qualità», afferma il direttore Paolo Peretti.
Paolo Peretti
«La formazione è fondamentale per accrescere le competenze, garantire la sicurezza e promuovere l’innovazione. Attraverso un percorso formativo continuo e di qualità è possibile costruire la fiducia dei clienti e affrontare con efficacia le sfide professionali. Perché la formazione non solo sviluppa le abilità tecniche, ma favorisce la specializzazione e potenzia la capacità di proporre soluzioni di qualità e di adattarsi ai contesti di mercato che cambiano e alle tecnologie in evoluzione. Solo così si può guardare al futuro con fiducia».
Nel corso dell’ultimo anno avete attivato nuovi corsi di formazione?
Negli anni la nostra offerta formativa si è progressivamente ampliata, includendo corsi su macchine da cantiere, agricole e forestali, mezzi per l’igiene urbana e la manutenzione del verde, sistemi di sollevamento, macchine speciali e sgombraneve.
Questo continuo aggiornamento ci ha permesso di rispondere alle esigenze sempre più diversificate del mercato. Recentemente abbiamo introdotto un corso dedicato agli addetti all’imbragatura di carichi, una figura professionale fondamentale per garantire la sicurezza nelle operazioni di movimentazione.
Può sembrare un tema di secondaria importanza, ma le statistiche dimostrano il contrario: molti incidenti sul lavoro, soprattutto durante l’uso di ganci di sollevamento, sono causati da errori nell’imbragatura. La caduta di un carico rappresenta non solo un grave rischio per la sicurezza delle persone, ma può anche comportare danni alle attrezzature e ritardi nelle operazioni.
Queste attività, tanto delicate quanto cruciali, devono essere affidate a professionisti adeguatamente formati e competenti. Con questo nuovo corso puntiamo a ridurre il rischio di incidenti e a promuovere una cultura della sicurezza, integrandola profondamente nelle pratiche quotidiane delle aziende del settore.
Operatori durante il corso di formazione per l’imbragatura dei carichi
Quanti sono stati i partecipanti ai vostri corsi nel 2024?
Le nostre strutture (aule, laboratori e aree esterne di addestramento) sono rimaste operative per tutto l’anno. Nel 2024 abbiamo formato 2391 partecipanti, suddivisi in gruppi con una media di cinque persone per sessione.
Abbiamo scelto di mantenere i gruppi ristretti, accogliendo partecipanti da tutta Italia e anche dall’estero, per garantire un apprendimento efficace e un dialogo diretto e costruttivo con i nostri docenti e istruttori.
La carenza di manodopera specializzata è ancora un problema?
Sì, è un problema trasversale che colpisce tutti i settori, le specializzazioni e i contesti geografici.
Da un lato cresce la domanda di profili qualificati, ma dall’altro si assiste a un aumento di manodopera generica, spesso priva delle competenze necessarie. A nostro avviso, l’unica soluzione praticabile consiste nell’implementare programmi di formazione e inserimento lavorativo seri e strutturati. Questi devono puntare a far crescere professionalmente chi è privo di esperienza, favorendone l’integrazione nelle aziende.
Nel Gruppo Merlo adottiamo quotidianamente questo approccio. Sebbene molti dei nostri nuovi dipendenti fossero inizialmente privi delle competenze adeguate, attraverso percorsi di formazione teorico-pratica mirati, sono riusciti ad acquisire le abilità necessarie. Questo metodo ci ha permesso di trasformare una sfida in un’opportunità di crescita, integrando efficacemente i nuovi arrivati e rafforzando il nostro team.
La sicurezza nell’ambiente di lavoro è spesso sottovalutata: come si dovrebbe procedere per una corretta valutazione dei rischi?
Il fattore più importante, ma anche il più complesso da gestire, è quello umano: una variabile di rischio difficile da quantificare e controllare.
Da un lato, molti imprenditori si limitano a ottenere un documento che certifichi la conformità legale di un processo o di una situazione. Dall’altro, i lavoratori possono essere demotivati, disattenti o privi delle competenze necessarie per operare in sicurezza.
In entrambe le situazioni, la formazione è la chiave. Non deve essere vista come un semplice obbligo normativo, ma come uno strumento per rendere le attività lavorative più sicure, specialmente nell’utilizzo di macchinari e attrezzature. Solo personale consapevole, adeguatamente formato e addestrato può garantire standard di sicurezza elevati.
Per questo in estate il Cfrm ha ricevuto la Menzione al Premio Eccellenza?
Il Premio Eccellenza Formazione Aif è una delle iniziative più prestigiose nel campo dell’apprendimento e dello sviluppo organizzativo. La menzione del Presidente della Giuria assegnata al Cfrm è un riconoscimento di grande valore.
Questo premio sottolinea il nostro impegno nel progettare percorsi di formazione che coinvolgano emotivamente i giovani, rendendoli consapevoli delle dinamiche e delle opportunità del mondo del lavoro. È una motivazione ulteriore per continuare a investire nelle nuove generazioni e nel loro futuro professionale.
Collaborate ancora con il Politecnico di Torino per la formazione?
Sì, il nostro obiettivo comune è fornire ai giovani ingegneri neolaureati le competenze necessarie per progettare una nuova generazione di macchine più efficienti, con consumi ridotti e minore impatto ambientale. Questo approccio consente di promuovere soluzioni innovative e sostenibili, generando benefici sia per le aziende, sia per l’ambiente.
Avete nuovi progetti per il 2025?
Sì, abbiamo progetti ambiziosi. Oltre ai nostri obiettivi di crescita, siamo consapevoli dell’importanza strategica della formazione, che non deve più essere percepita come un costo, ma come un investimento. La formazione deve essere sviluppata in una prospettiva integrata: politica, finanziaria, economica, organizzativa, operativa e, soprattutto, umana.
Per il Gruppo Merlo questo significa continuare a investire al massimo. Tuttavia, saranno le persone a fare la differenza: la loro competenza, passione e dedizione saranno fondamentali per compiere le scelte migliori e orientare il futuro. Nulla di più semplice… o di più complesso.
La Design Week di Milano 2025 ha riconfermato il suo primato internazionale con numeri imponenti, contenuti di alta qualità e una partecipazione estera sempre più rilevante. Nonostante le tensioni globali e alcune defezioni di marchi storici, il Salone del Mobile 2025 ha dimostrato la capacità del design italiano di reinventarsi, dialogare con le nuove tecnologie e anticipare le tendenze.
Dal Fuorisalone urbano alle installazioni immersive, la settimana milanese ha offerto un’esperienza completa che va oltre la semplice esposizione di prodotti. Buyer, architetti, artisti e professionisti del settore si sono ritrovati in una piattaforma di confronto globale dove creatività, sostenibilità e innovazione sono stati i temi dominanti.
Tra AI applicata all’arredo, nuove colorazioni e incursioni dell’automotive e della moda, l’evento ha mostrato una vitalità sorprendente. L’Italia, ancora una volta, si conferma leader in Europa nel design, grazie a un tessuto imprenditoriale resiliente e capace di adattarsi alle nuove sfide.
Nonostante le tensioni della vigilia, tra defezioni di alcuni marchi storici come Molteni&C, Cassina e Zanotta, che hanno preferito presentare le nuove collezioni nei propri showroom in centro città, e l’incognita dei dazi, il Salone del Mobile ha confermato, ancora una volta, di essere l’appuntamento dove il design italiano ritrova la sua voce, mostra la sua forza e rinnova la sua identità.
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Il Salone del Mobile 2025 tra numeri e innovazione
Un luogo dove si capta lo spirito del tempo, si percepiscono le tendenze in arrivo, s’intrecciano relazioni, si condividono idee e visioni e si costruisce cultura, tra installazioni immersive, talk visionari e progetti che parlano di futuro.
Dai padiglioni della fiera al Fuorisalone, che ha coinvolto i visitatori con un’energia tutta urbana, le due anime diverse, ma complementari della Design week milanese, insieme hanno tenuto salda la reputazione internazionale del comparto, che trova riscontro anche nei numeri: 302.548 presenze quest’anno, in linea con l’edizione del 2023 e una quota record del 68% di visitatori esteri provenienti da 151 Paesi con la Cina in testa, sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, seguita da Germania, Spagna, Polonia e altri mercati consolidati come Francia, Stati Uniti, India e Svizzera.
Secondo Maria Porro, presidente del Salone, l’edizione ha rafforzato la centralità di Milano nel panorama del design, offrendo uno spazio di connessione tra oltre 2.100 espositori provenienti da 37 Paesi.
Una tesi in parte confermata anche da uno studio di Intesa Sanpaolo, da cui emerge che il nostro Paese è leader in Europa nel settore del design specializzato, con un fatturato di 6,3 miliardi di euro, pari al 16,4% del totale Ue. A questo si aggiungono circa 70 mila addetti, che rappresentano quasi un quinto dell’intera forza lavoro europea del settore.
Le previsioni
Sebbene lo scenario internazionale sia tutt’altro che stabile, le previsioni dell’istituto bancario parlano di una ripresa dei consumi a partire dalla seconda metà dell’anno, destinata a intensificarsi nel 2026 e 2027.
Grazie anche, dicono gli analisti, alla capacità delle imprese italiane di adattarsi con agilità ai cambiamenti, e persino le realtà medio-piccole, spesso sottovalutate, hanno dimostrato una sorprendente prontezza di risposta rispetto ai concorrenti europei nel reggere l’urto dei mercati spingendosi verso nuove geografie.
Bastava girare nei padiglioni della fiera, per vedere buyer, architetti e clienti mediorientali, arabi, qualche cinese e coreano, molti dell’Est Europa. Persino alcuni russi, nonostante l’embargo, si aggiravano tra gli stand.
Molti oggi guardano con speranza al contract che sembra dare buoni segnali: c’è la convinzione di poter ancora lavorare bene in Europa, con gli stessi grandi gruppi americani dell’hotellerie e con gli sviluppatori residenziali. Ma se questo incremento della presenza di visitatori e operatori stranieri si tradurrà in ordini è presto per dirlo.
Intanto, le aspettative sono positive, almeno per aziende come la veneta Lago, che dei circa 30 mila accessi al proprio stand ritiene che almeno un terzo possa essere realmente significativo in termini di opportunità commerciali.
Anche per realtà come Frigerio e Lema la fiera rappresenta ancora una piattaforma insostituibile per la visibilità e il confronto internazionale, tema questo di scottante attualità in un momento in cui alcune importanti manifestazioni internazionali del settore vivono una crisi tale per cui l’Imm Cologne ha addirittura annullato l’edizione di quest’anno. Una congiuntura che va affrontata, insomma.
Il Fuorisalone, l’anima urbana del desing
Di sicuro il Fuorisalone ha ormai una forza attrattiva superlativa con i suoi oltre mille eventi. Per citarne due: l’Università Statale, teatro degli eventi di Interni, ha registrato 250 mila ingressi, mentre l’Orto Botanico ha replicato i 50 mila visitatori del 2024.
E il suo indotto, secondo le stime di Confcommercio pari a 278 milioni di euro, colloca l’evento in una posizione molto rilevante per mantenere la forza internazionale del sistema design, che in Italia può contare sulla filiera del legno-arredo che nel 2024 ha generato 51,7 miliardi di euro di fatturato.
Così, il tema scelto dagli organizzatori della Design Week per quest’anno,Mondi Connessi, con l’obiettivo di esplorare nuove forme di progettazione partecipata, di approcci generativi, di dialogo tra tecnologia e creatività mediata dall’intelligenza artificiale, si può leggere anche in chiave sinergica. Dal centro alle periferie, ecco come è stato interpretato.
Un’edizione molto fashion
La presenza dei grandi marchi come Loewe, Gucci, Hermès,Louis Vuitton, Armani Casa, Valextra, Issey Miyake, molti dei quali hanno delle collaborazioni consolidate sia con studi di architettura e interior sia con artisti, scultori e artigiani non è certo una novità.
Inedita, semmai, la presenza così numerosa di installazioni e mostre: sembra che ci sia stata la volontà di proporre una percezione dei marchi che vada oltre la camicia o l’accessorio.
E le code infinite per entrare nello showroom di Loro Piana sono un esempio di come si possa mettere in secondo piano i brand di design vero. Viene da pensare che sia anche una strategia per contrastare la crisi che ha colpito il settore dell’abbigliamento.
Comunque sia, ormai è una consuetudine delle storiche maison guardare alle proprie radici riaprendo gli archivi, questa tendenza si applica anche al tessile d’arredamento: Dedar ha creato dei tessuti con cinque dei disegni di Anni Albers dagli anni Trenta agli anni Settanta, bozzetti mai esposti.
Vale anche per oggetti pensati e mai realizzati: Saint Laurent per questo appuntamento ha messo in produzione quattro progetti della designer e architetta Charlotte Perriand a partire da prototipi e schizzi risalenti al periodo tra 1943 e 1967.
I nuovi colori
I colori dalle tonalità pastello erano ovunque: dal rosa cipria al verde salvia, all’azzurro polvere è il trionfo della leggerezza.
Persino un designer dall’estetica decisa come Philippe Starck ha scelto questa gamma per la nuova versione della sua mini lampada Bon Jour firmata Flos, rivisitata in occasione del decennale.
Proiettato sul futuro, invece, Loewe ha commissionato a 25 artisti e designer provenienti da tutto il mondo la loro interpretazione di una teiera: il risultato è una serie di sculture in miniatura presentate a Palazzo Citterio nella mostra Teapots.
Prada ha puntato sulla cultura condivisa organizzando giornate di discussioni nel Padiglione Reale della Stazione Centrale sul tema della mobilità e delle infrastrutture e a bordo del Treno Arlecchino progettato negli anni Cinquanta da Giò Ponti e Giulio Minoletti.
Tra tecnologia all’avanguardia, design ricercato e visioni del futuro, anche l’automotive con nomi come Bmw, Cupra, Denza per la prima volta al Fuorisalone, Lamborghini, Lexus, Lotus, Maserati, Omoda, Skoda si è lanciato nelle installazioni immersive.
Tra queste l’Audi House of Progress, allestita presso Portrait, l’hotel della famiglia Ferragamo, ha contato 150mila presenze, in aumento rispetto ai 140mila dell’anno precedente.
L’AI entra in casa
Progettare un ambiente può iniziare con una descrizione e una fotografia, oppure da un semplice foglio bianco.
Da qui parte il lavoro di Mia, un’intelligenza artificiale sviluppata da Metaverso, società del gruppo Horsa, per Dexelance, holding che riunisce 14 marchi del design italiano tra cui Turri, Gervasoni, Meridiani e Binova.
La piattaforma pensata come supporto ai professionisti del settore, architetti, interior designer e rivenditori, nella fase iniziale del progetto, aiuta a ridurre i tempi di sviluppo e facilita la comunicazione con il cliente.
Infatti, una volta inseriti i parametri, Mia genera una proposta in linea con lo stile richiesto che può essere modificata aggiungendo o togliendo elementi, per proporre soluzioni alternative attingendo ai prodotti del catalogo Meridiani.
Il sistema, ancora in fase di addestramento, sarà completato a settembre per essere disponibile nei negozi monomarca Meridiani, e successivamente su tutta la gamma Dexelance.
Nel frattempo, Metaverso sta già lavorando all’espansione della tecnologia, con l’obiettivo di introdurla in maniera più ampia all’interno del settore del design.
Code poco intelligenti
Enormi, lunghe anche centinaia di metri soprattutto in centro città, a volte inconsapevoli di quanto avrebbero visto o spesso alla ricerca di un gadget.
Magari quello suggerito da un account social dall’azzeccatissimo nome Milano da scrocco, che con tempismo implacabile ha segnalato i luoghi dove trovare piccoli regali.
C’è anche chi ha cercato di monetizzare con altrettanta rapidità la snervante attesa in fila rivendendoli su eBay.
Insomma, una guida al Fuorisalone atipica, divertente per chi la usa, ma che rischia di svuotare di significato questi eventi se non conta l’esperienza, ma riuscire ad avere un oggetto firmato.
Una riflessione: poiché è probabile siano i marchi stessi a comunicare le iniziative, inutile poi lamentarsi della troppa folla che impedisce agli addetti ai lavori di accedere.
Perché accanto alle consuete polemiche legate agli affitti e ai costi proibitivi tipici di ogni manifestazione, si è aggiunta l’esasperazione verso una folla che, in alcuni casi, ha reso impraticabili strade e marciapiedi.
Forse una kermesse non tanto sostenibile sotto il profilo della qualità di fruizione, ma davvero aperta a tutti, inclusiva, tanto per usare un altro concetto ormai irrinunciabile per qualsiasi progetto o prodotto che si voglia lanciare sul mercato.
Eppure, sembra che in questa Design Week l’esclusività delle proposte, dalla ricerca artistica alle soluzioni creative, abbia vinto su tutto.
Euroluce per guardare lontano
L’edizione del Salone del Mobile 2025 ha riportato in calendario Euroluce e Workplace3.0, seguendo l’alternanza biennale che lo scorso anno aveva dato spazio a EuroCucina, e la partecipazione di aziende italiane con una marcata vocazione internazionale, capaci di generare oltre l’80% del proprio fatturato all’estero, mentre il 45% degli espositori è stato straniero. Segno che il settore si muove all’interno di un contesto sempre più globale.
In fiera hanno riscontrato un buon bilanciamento tra quantità di visitatori e qualità dei contatti, evidenziato anche dal successo del primo Euroluce International Lighting Forum, che ha coinvolto circa 1.500 partecipanti tra masterclass e tavole rotonde.
Le installazioni
Il tema della luce ha avuto tantissimo spazio anche nel circuito del Fuorisalone e uno dei lavori più apprezzati dal pubblico è stata l’installazione The Library of Light ideata da Es Devlin per rendere omaggio alla conoscenza, allestita nel Cortile d’onore della Pinacoteca di Brera, che ha attirato 95.300 visitatori, con una media di 15 mila ingressi al giorno.
Molte le esposizioni che hanno lavorato sul contrasto tra luce e buio, dualità ripresa anche in The Night Before, spettacolo di Bob Wilson in scena alla Scala per l’inaugurazione del Salone.
Michael Anastassiades ha presentato la sua nuova collezione di lampade nella sede della Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, in un allestimento che metteva in dialogo le sue creazioni con piccole sculture degli anni Cinquanta di Bruno Munari.
Nel Chiostro e nella Sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie, Graffito di luce di Luca Trazzi ha mostrato una lettura poetica e minimale della luce, ispirata a un motivo floreale inciso sulle architetture del luogo.
Anche il mondo della nautica ha partecipato con un linguaggio visivo legato alla luce: Cranchi Yachts ha portato il mare a Palazzo Clerici con l’installazione Immersio Temporis, evocando riflessi e trasparenze marine all’interno di una corte settecentesca.
Il viaggio negli Usa della premier Giorgia Meloni non ha portato novità nell’uovo di Pasqua, perlomeno sul fronte dei dazi. Ma non era nemmeno ipotizzabile, visto che la trattativa passa dal confronto tra Europa e amministrazione americana. In compenso l’altalena delle tariffe annunciate, applicate, revocate, reintrodotte e poi sospese da Donald Trump hanno già fatto venire il mal di mare all’economia. Così, perlomeno, la pensa il Centro studi di Confindustria, che nell’uovo pasquale come sorpresa ha messo notizie non proprio brillanti. Intendiamoci, probabilmente non è tutto frutto dell’incertezza provocata dagli editti e dalle dichiarazioni dell’imberbe vegliardo ospite della Casa Bianca. Ma fatto sta che l’associazione delle imprese scrive nero su bianco che con i dazi c’è il rischio di una crisi strutturale del sistema italiano.
Euro
Il Centro Studi Confindustria, di solito piuttosto preciso nelle analisi, traccia un quadro che assomiglia molto al tempo metereologico vissuto in questa settimana pasquale. Riassumendo: gli economisti del Centro Studi notano che a causa delle tensioni internazionali a marzo si è deteriorato il clima di fiducia, sceso sotto la media del 2024. A frenare gli investimenti è, comprensibilmente, l’aumento dell’incertezza politica e economica. È ovvio: se temi che la congiuntura volga al peggio tiri i remi in barca. I giudizi sulle condizioni per investire nel primo trimestre 2025, sostiene ancora il Centro Studi di Confindustria, peggiorano rispetto a fine 2024 sia nei servizi sia nelle costruzioni, mentre restano quasi invariati nell’industria. I dazi, nello specifico, saranno negativi come previsto in particolare per chi esporta, cioè sul comparto manifatturiero.
L’industria, per fortuna, segna una pausa dopo quasi due anni di calo: nel primo trimestre l’indicatore registra un aumento dello 0,4%. C’è, però, la dinamica del volume di attività basato sul fatturato delle imprese, che Confindustria sintetizza nell’indice Rtt. Questo indica un profondo calo del fatturato: con la fiducia che peggiora e anche l’indice Pmi in flessione. Infine, tra i dati poco brillanti va notata la frenata dei consumi: nel quarto trimestre 2024, spiega la nota di Confindustria, si è avuta una correzione al ribasso del reddito reale delle famiglie (-0,6%), limitando l’espansione annua a +1,2%. Insomma, il tragico valzer dei dazi non ha fatto certamente bene alla nostra economia.
Morale: come diceva Carlo Levi, le parole sono pietre. Specialmente se a pronunciarle è chi governa un paese (o comanda buona parte del mondo).
I primi effetti del valzer dei dazi
Il viaggio negli Usa della premier Giorgia Meloni non ha portato novità nell’uovo di Pasqua, perlomeno sul fronte dei dazi. Ma non era nemmeno ipotizzabile, visto che la trattativa passa dal confronto tra Europa e amministrazione americana. In compenso l’altalena delle tariffe annunciate, applicate, revocate, reintrodotte e poi sospese da Donald Trump hanno già fatto venire il mal di mare all’economia. Così, perlomeno, la pensa il Centro studi di Confindustria, che nell’uovo pasquale come sorpresa ha messo notizie non proprio brillanti. Intendiamoci, probabilmente non è tutto frutto dell’incertezza provocata dagli editti e dalle dichiarazioni dell’imberbe vegliardo ospite della Casa Bianca. Ma fatto sta che l’associazione delle imprese scrive nero su bianco che con i dazi c’è il rischio di una crisi strutturale del sistema italiano.
Il Centro Studi Confindustria, di solito piuttosto preciso nelle analisi, traccia un quadro che assomiglia molto al tempo metereologico vissuto in questa settimana pasquale. Riassumendo: gli economisti del Centro Studi notano che a causa delle tensioni internazionali a marzo si è deteriorato il clima di fiducia, sceso sotto la media del 2024. A frenare gli investimenti è, comprensibilmente, l’aumento dell’incertezza politica e economica. È ovvio: se temi che la congiuntura volga al peggio tiri i remi in barca. I giudizi sulle condizioni per investire nel primo trimestre 2025, sostiene ancora il Centro Studi di Confindustria, peggiorano rispetto a fine 2024 sia nei servizi sia nelle costruzioni, mentre restano quasi invariati nell’industria. I dazi, nello specifico, saranno negativi come previsto in particolare per chi esporta, cioè sul comparto manifatturiero.
L’industria, per fortuna, segna una pausa dopo quasi due anni di calo: nel primo trimestre l’indicatore registra un aumento dello 0,4%. C’è, però, la dinamica del volume di attività basato sul fatturato delle imprese, che Confindustria sintetizza nell’indice Rtt. Questo indica un profondo calo del fatturato: con la fiducia che peggiora e anche l’indice Pmi in flessione. Infine, tra i dati poco brillanti va notata la frenata dei consumi: nel quarto trimestre 2024, spiega la nota di Confindustria, si è avuta una correzione al ribasso del reddito reale delle famiglie (-0,6%), limitando l’espansione annua a +1,2%. Insomma, il tragico valzer dei dazi non ha fatto certamente bene alla nostra economia.
Morale: come diceva Carlo Levi, le parole sono pietre. Specialmente se a pronunciarle è chi governa un paese (o comanda buona parte del mondo).