Gli incendi domestici sono tra i pericoli più gravi che minacciano la sicurezza delle famiglie, ma spesso vengono sottovalutati rispetto ai furti o ai malfunzionamenti elettrici.
Per rilevare e spegnere il fuoco in modo rapido ed efficiente, arriva dall’Inghilterra il nuovo sistema antincendio domestico Automist, distribuito sul mercato italiano grazie a Zeroincendi, la start-up che ha introdotto il dispositivo nel nostro Paese.
Il sistema, che sfrutta la tecnologia dell’acqua nebulizzata (water mist), si distingue dai tradizionali sistemi sprinkler grazie alla sua capacità di agire in modo mirato e controllato, senza danneggiare mobili e arredi.
Come funziona il sistema antincendio Automist?
«In Italia abbiamo il salvavita per l’elettricità, ma non ancora un salvavita per il fuoco», afferma Nino Frisina, ingegnere e fondatore di Zeroincendi.
Automist è un sistema a controllo elettronico che si attiva tramite un rivelatore combinato di fumo e calore, installato sul soffitto.
Il dispositivo utilizza un sensore a infrarossi (IR) che effettua una scansione a 180 gradi della stanza per localizzare l’incendio con grande precisione. Quando il fuoco viene individuato, l’ugello rotante del sistema si orienta e spruzza acqua nebulizzata ad alta pressione, in maniera mirata, direttamente sulla fiamma. Questo consente di spegnere l’incendio in tempi rapidi, senza il rischio di danni agli arredi o alle strutture circostanti.
“Gli ugelli del sistema, montati a parete e posizionati all’incirca all’altezza dell’interruttore della luce, garantiscono una portata d’acqua di 5,6 litri/minuto con gocce di dimensioni inferiori a 100 micron. L’acqua utilizzata è del 90% inferiore a quella dei sistemi tradizionali, per cui si limitano fortemente i danni connessi al successivo allagamento. Inoltre, la rete di distribuzione che collega la pompa agli ugelli Automist è “a secco” (normalmente vuota) con un tempo di riempimento della lunghezza massima, che arriva a 60 metri, di 20 secondi Si tratta di un sistema water mist “pre-ingegnerizzato”, pertanto non è necessario eseguire calcoli o verifiche idrauliche», spiega Frisina.
Una delle caratteristiche distintive di Automist è la sua facilità di installazione. Il sistema si collega direttamente alla rete idrica domestica, senza la necessità di serbatoi, ed è compatto abbastanza da essere installato anche in piccole nicchie o sotto il lavandino della cucina.
In un mondo sempre più domotico, Automist si inserisce perfettamente nel contesto della casa intelligente, offrendo una protezione avanzata in modo semplice e accessibile.
Specifiche tecniche Automist
Flusso d’acqua: ≈ 2,4 galloni/min (≈ 9 L/min)
Uso dell’acqua: 90 % in meno rispetto agli sprinkler tradizionali
Tempo d’attivazione: fino a 2 minuti più rapido
Collegamento idrico: diretto alla rete (3/4″)
Conformità: UL 2167A, BS 8458, NFPA 13D
Installazione: nessuna modifica strutturale
Sicurezza: solo acqua nebulizzata, nessun agente chimico
Ci sono imprese che crescono con la città che le ospita, intrecciando la propria storia con quella del territorio. Etercemento, azienda torinese punto di riferimento nel settore edile, celebra quest’anno 70 anni di attività.
Fondata nel 1955 e oggi alla terza generazione, è il risultato di un’eredità custodita e rinnovata, capace di affrontare le trasformazioni del mercato senza mai perdere di vista i valori originari: concretezza, affidabilità e attenzione costante al cliente.
L’evoluzione dell’azienda è stata guidata da una visione imprenditoriale solida e lungimirante, capace di interpretare i cambiamenti del mercato e di anticiparne le esigenze. Un percorso che ha favorito l’innovazione, l’integrazione di nuove competenze e l’adozione di strumenti digitali, con una crescente attenzione ai temi della sostenibilità e dell’efficienza.
Festa per i 70 anni di Etercemento
Etercemento: la storia
Nata come magazzino edile nella Torino del dopoguerra, Etercemento trova la sua prima svolta nel 1961 con l’arrivo del geometra Tullio Mazzuccoe della moglieErsilia, che ne assumono la gestione e imprimono una forte identità imprenditoriale e familiare.
Nel 1972 viene inaugurata la sede attuale in Strada Cuorgnè: un ampliamento decisivo che segna l’inizio di una fase di sviluppo costante. Oggi l’azienda si estende su oltre 12.000 metri quadrati dedicati a edilizia, arredo, finiture e soluzioni tecniche.
Nel tempo, Etercemento ha saputo diversificare e ampliare la propria offerta per rispondere a un mercato in continua evoluzione. L’assortimento include materiali per pavimenti, cartongesso, isolamenti e sistemi per l’efficienza energetica, con un’attenzione costante alla qualità.
A tutto questo si affiancano servizi su misura per il professionista e il cliente privato: dalla consegna in cantiere all’assistenza colore, fino allo showroom esperienziale, dove toccare con mano soluzioni per bagno e superfici.
Lo showroom
Nel 2002 l’azienda partecipa alla fondazione del consorzio Uni.Edil, che oggi riunisce 24 imprese del Nord Italia attive nella distribuzione di materiali da costruzione. Un progetto nato per fare rete, condividere competenze, ottimizzare gli acquisti e sviluppare servizi integrati. Un modello virtuoso che risponde in modo concreto alla sfida della competitività, senza rinunciare alla qualità della relazione con il cliente e al radicamento locale.
In Etercemento, la famiglia è una realtà viva e operativa. Oggi Paola Mazzucco, Pierluigi e Alberto Barletta lavorano fianco a fianco nella gestione dell’azienda, unendo esperienza, visione e nuove competenze. Il legame generazionale non è solo un valore simbolico, ma una risorsa concreta che guida ogni scelta, nel rispetto della storia e con uno sguardo sempre rivolto al futuro.
Pierluigi e Aberto Barletta, assieme a Paola Mazzucco
Il settantesimo anniversario è stato anche l’occasione per ringraziare chi ha contribuito a scrivere questa storia: clienti, fornitori, collaboratori e partner. Una giornata di festa nella sede di Torino ha celebrato non solo un traguardo, ma uno slancio verso ciò che verrà.
Prodotto da Finsa e distribuito in esclusiva per l’Italia da Xt Insulation, il pannello Superpan Build è adatto a numerosi impieghi in edilizia, tra cui l’applicazione come rinforzo strutturale di pareti leggere in cartongesso, grazie alle sue eccellenti proprietà di resistenza e lavorabilità.
La scelta di utilizzare Superpan Build come elemento di rinforzo strutturale nelle pareti in cartongesso ha lo scopo di semplificare e facilitare il collegamento dei carichi alla parete finita (pensili, mensole, specchiere e carichi in genere).
Sostituendo la prima delle due lastre di cartongesso con una di Superpan Build, è possibile collegare carichi pesanti con estrema semplicità mediante delle semplici viti da legno in qualsiasi punto della parete, senza dover incontrare il montante metallico dell’orditura primaria o inserire accessori di sostegno interni all’intercapedine.
Superpan Build è un pannello formato da cinque strati di materiale derivato da differenti lavorazioni del legno e ricomposto mediante processo di pressatura in continuo.
Le facce esterne sono costituite da uno strato in fibra di legno ad alta densità. Gli strati intermedi sono invece costituiti da particelle fini di legno. Infine, il nucleo centrale è un agglomerato di particelle di grandi dimensioni per una elevata resistenza strutturale.
I vantaggi del sistema a libero servizio nel punto vendita riguardano anche una ottimizzazione degli spazi accanto a una esperienza migliore per chi si rivolge alla rivendita.
Chi non lo ha mai fatto? Entrare in uno store per acquistare un unico prodotto. Ma trovarsi in fila al bancone. Quell’articolo, in fondo, serve proprio subito? La risposta è no. Basta rimandare l’acquisto e uscire. Il negozio ha perso una vendita e il cliente se n’è andato frustrato e a mani vuote, tutto perché non c’era un modo più comodo per ottenere il prodotto in fretta.
La pazienza non è più una qualità scontata, soprattutto tra le giovani generazioni. I consumatori sono abituati a esperienze di acquisto online senza intoppi ed evitano le lunghe code e le lente casse dei tradizionali negozi fisici.
Per questo l’evoluzione delle esigenze dei clienti ha portato a una rivoluzione nell’organizzazione del punto vendita e dei pagamenti automatici, cambiando rapidamente il modo in cui i commercianti propongono i prodotti, dall’elettronica agli alimentari, dall’abbigliamento ai materiali per edilizia.
Così, per mantenere fluido il traffico in negozio, ridurre i costi e soddisfare i clienti, molti commercianti si rivolgono al libero servizio.
Doppio ruolo
Anche nel mondo della distribuzione edile il libero servizio sta diventando popolare. I motivi sono molti, anche se la tipologia del punto vendita condiziona fortemente questo tipo di organizzazione.
È scontato, insomma, che il libero servizio sia legato anche a condizioni logistiche che lo rendano possibile ed efficiente, a partire dalla metratura dei locali e dalla capacità di investire per rendere il self-service sicuro e allo stesso tempo attraente per i clienti.
I vantaggi ci sono: il libero servizio coniuga un’ottimizzazione dei costi di gestione, perché riduce il rapporto tra il numero di addetti e i metri quadrati del punto vendita, senza eliminare la prerogativa di fornire advisory.
La consulenza al cliente, insomma, è sempre possibile perché il fattore umano non è eliminato. E, anzi, una organizzazione razionale del punto vendita basata sul libero servizio consente una maggiore interazione tra addetti e clienti.
Customer experience
Quando è possibile, quindi, il commercio al dettaglio in modalità self-service rappresenta una soluzione vantaggiosa sia per i commercianti sia per i consumatori.
Dal lato del cliente offre un’esperienza più rapida di acquisto, in cui si può interagire con i dipendenti solo quando ne hanno bisogno.
Secondo una ricerca della società americana specializzata nel trattamento dati relativi ai pagamenti Pymnts.com, il 66% degli utenti cita la velocità di acquisto come motivo principale di soddisfazione.
E il report Digital-First Customer Experience di Nice, azienda specializzata in soluzioni di automazione, indica che l’81% dei consumatori afferma di desiderare più opzioni self-service. Inoltre, i consumatori nativi digitali si aspettano ancora più velocità e praticità nei negozi fisici.
Quando il commerciante punta sull’adozione di sistemi di vendita al dettaglio automatizzati, insomma, il rivenditore si sintonizza con le mutevoli preferenze dei clienti: un requisito fondamentale per rimanere competitivi in un’epoca in cui la fidelizzazione dei consumatori è in calo.
Organizzazione
Il libero servizio è organizzato più comunemente in modo tradizionale: un’area del punto vendita fornita di carrello lascia al cliente la scelta del prodotto posizionato sugli scaffali.
Il cliente si reca poi alla cassa (automatica o con addetto) a pagare e, nel caso, chiede consiglio a un dipendente della rivendita, che però in questo modo può seguire contemporaneamente diversi clienti.
Ma anche per il libero servizio si profilano innovazioni, se non rivoluzioni, grazie ai nuovi strumenti della tecnologia.
Se adottati, però, i dispositivi che aumentano l’automazione non devono sostituire quella che è la principale caratteristica del rivenditore di materiali edili, cioè l’expertise sui prodotti in vendita.
Orientamento
Un problema da affrontare è rendere chiaro e immediato il posizionamento dei prodotti: un aspetto che la grande distribuzione, con i suoi ampi spazi, conosce bene.
Per le maxi strutture è un dilemma notevole: Walmart, per esempio, sta testando dei chioschi in-store per aiutare i clienti a individuare 300 mila prodotti specifici, con la loro esatta posizione sullo scaffale assieme ai dati in tempo reale sulla quantità di articoli disponibili.
I clienti digitano l’articolo desiderato e ricevono immediatamente indicazioni e una mappa 3D per raggiungere la corsia corretta. Possono anche utilizzare il chiosco per spedire a casa articoli di grandi dimensioni o pesanti.
Per una rivendita di dimensioni più modeste, però, superare questo scoglio è abbastanza facile, a patto di utilizzare un’organizzazione dei prodotti ben delineata.
Più tecnologia
Altre novità sono dietro l’angolo. Un trend, per esempio, è quello di ridurre o azzerare la forza lavoro dedicata esclusivamente alla funzione del pagamento.
Uniqlo, un’azienda giapponese di abbigliamento casual con negozi in quattro continenti, offre casse self-service intelligenti che scansionano automaticamente i tag Rfid sui singoli articoli.
Questo sistema è stato adottato anche in alcuni punti vendita di Decathlon e consente ai clienti di depositare un carrello o un pacco di prodotti nell’area casse e pagare senza dover scansionare ogni articolo.
Ancora più importante, permette di mantenere i dipendenti tra gli scaffali in negozio anziché dietro un Pos, migliorando significativamente la qualità dell’esperienza del cliente senza aumentare i costi di manodopera.
È un modello che, con le dovute differenze, può essere adottato anche in un settore così tradizionalista come quello del commercio edile? Chissà. Forse con un software che stampa in automatico scontrino e fattura.
I pagamenti
Il commercio al dettaglio self-service, in ogni caso, si presenta in diverse forme e in differenti settori verticali.
Per esempio, la maggior parte delle persone ha familiarità con le casse self-service presenti nei supermercati, che consentono ai clienti di scansionare e imbustare i propri articoli, selezionare l’opzione di pagamento, completare la transazione e andarsene, il tutto senza alcuna interazione da parte del personale in un processo definito self-checkout.
Adottando le casse self-service, i rivenditori possono trasferire la responsabilità al cliente, migliorando al contempo l’esperienza di acquisto. Non è però, una tecnologia diffusa nel settore del commercio edile retail, mentre è utilizzata nei grandi spazi della Gdo come quelli di Leroy Merlin.
Come per alcune organizzazioni di altri settori, inoltre, anche per la grande distribuzione del settore brico e fai-da-te non è probabilmente fantascienza l’introduzione dei citati carrelli intelligenti, che eliminano la necessità di scansionare i prodotti alla cassa prima di pagare e uscire dal negozio.
I carrelli intelligenti sono in grado di riconoscere i prodotti che i clienti desiderano acquistare utilizzando la tecnologia Rfid o Nfc (Near-field communication), simile a quella delle carte di debito e di credito contactless.
Ciò significa che un acquirente può semplicemente riempire il carrello e posizionarlo alla cassa quando è pronto per uscire. Il carrello calcola automaticamente l’importo totale in base al suo contenuto. Quindi, il sistema accetta il pagamento presso il punto vendita o addebita automaticamente l’importo all’acquirente tramite un’app.
Più consulenza
Va sottolineato anche che non tutti i prodotti di una rivendita edile necessitano di una consulenza. In molti casi il cliente sa già quello che cerca e desidera solo evitare lungaggini.
Per questo i sistemi di vendita al dettaglio self-service sono strumenti potenti che consentono ai commercianti di gestire uno dei costi più elevati di un rivenditore, gli stipendi, e di riassegnare i dipendenti in modo che possano concentrarsi sui clienti anziché su attività ripetitive come la scansione degli articoli e il conteggio del resto.
Nel libero servizio nel punto vendita, quindi, i sistemi di distribuzione al dettaglio consentono ai commercianti di vendere a più clienti migliorando la capacità produttiva.
Il lato oscuro della medaglia è però il pericolo di veder diminuita la fidelizzazione dei clienti, dato che si può accorciare il tempo di contatto umano con il rivenditore.
Per questo i commercianti che utilizzano il libero servizio che offrono la migliore esperienza d’acquisto sono quelli che conquistano vendite e stimolano una crescita a lungo termine.
Un rivenditore può anche aggiungere postazioni di pagamento self-service accanto alla vendita tradizionale, facilitando il servizio a un gran numero di clienti che acquistano pochi prodotti standard e vogliono solo fare in fretta, ma mantenendo il contatto abituale con gli altri.
Problema sicurezza
Un altro aspetto da valutare per chi organizza la sua rivendita con il sistema del libero servizio in uno spazio di grandi dimensioni riguarda la sicurezza.
I furti possono essere uno spiacevole minus, se non ci si pensa prima. La prevenzione da un eventuale taccheggio, insomma, è necessaria. Per fortuna esistono sistemi molto efficaci, con software studiati appositamente per evitare o ridurre notevolmente furti, scansioni errate e frodi.
I rivenditori che hanno implementato una strategia di prevenzione basata su videocamere di sorveglianza e un software dedicato possono scoprire fino a quattro volte di più i furti e ridurre la necessità delle verifiche del carrello per il 50%.
Ancora più importante, viene minimizzato lo sgradevole compito di controlli da parte del personale, dato che è il software a prendersi la responsabilità di individuare eventuali violazioni.
I vantaggi
In conclusione, i vantaggi del libero servizio, se organizzato a dovere, sono molteplici.
Costi di manodopera ridotti: i clienti possono elaborare i loro ordini senza la necessità di un addetto presente in ogni momento della transazione. Un singolo addetto può gestire domande o problemi per più clienti self-service. Il personale ha più tempo per offrire informazioni ai clienti e riducendo il numero di addetti alle casse, le aziende possono utilizzare queste risorse per assistere chi acquista, migliorando così la customer experience.
Minor ingombro: le corsie self-service e i chioschi occupano meno spazio in un ambiente di vendita al dettaglio, consentendo un maggiore traffico durante il processo di ordine-acquisto.
Con una cassa più veloce, le code sono più corte: le opzioni self-service consentono ai clienti di effettuare le casse più velocemente, riducendo così la coda.
Masidef propone soluzioni modulari per rispondere con praticità alle esigenze quotidiane di artigiani e addetti ai lavori, ottimizzando la gestione degli spazi e offrendo un’esperienza d’acquisto più flessibile e su misura.
L’introduzione della viteria sfusa in rivendita consente di bilanciare le esigenze di distributore e cliente. Il rivenditore può gestire uno scaffale e un magazzino più chiari, mentre il cliente può acquistare i prodotti nelle quantità che desidera.
Masidef, grazie alla sua linea dedicata al fissaggio professionale, offre soluzioni espositive complete e modulari basandosi sulle necessità del punto vendita, con proposte ad hoc per ogni categoria merceologica.
Combinazione vincente
Il concetto di viteria sfusa non è ancora presente nella maggior parte delle rivendite edili. Tuttavia, la combinazione che affianca prodotto confezionato e sfuso comporta vantaggi, anche e soprattutto per il rivenditore.
Succede frequentemente infatti che le scatole, aperte per soddisfare le esigenze del cliente, siano poi destinate a rimanere scondizionate in modo disordinato sullo scaffale.
La vendita sfusa contribuisce non solo al mantenimento di un banco più ordinato e a giacenze definite, ma consente anche al professionista edile di acquistare la giusta quantità del prodotto che gli occorre.
Prodotti certificati
La gamma Masidef dedicata al fissaggio professionale comprende viti per cartongesso, truciolari e per serramenti, per strutture portanti in legno, viti metriche a testa esagonale e testa tonda con quadro sotto testa.
I prodotti sono certificati Ce, Eta e Din a garanzia della sicurezza e durabilità della costruzione, della conformità alle normative di cantiere e delle prestazioni adeguate al contesto di utilizzo (interno, esterno, strutturale).
Il fatturato del comparto residenziale è cresciuto del 49% in dieci anni, fino a toccare 123,7 miliardi di euro nel 2024, con una variazione positiva del 5,7% negli ultimi 12 mesi e una previsione di incremento a fine 2025 superiore all’8%. Sono i risultati dell’Osservatorio sull’Abitare di Scenari Immobiliari. Nel 2024 si sono raggiunte le 720 mila abitazioni compravendute (di cui 55 mila nuove costruzioni), circa 10 mila unità in più del 2023, pari a una crescita di 1,4 punti percentuali: tra le zone del Paese è il Sud a registrare l’incremento più elevato, pari al 2,6%, grazie al buon risultato nell’ultimo trimestre dell’anno. Per il 2025 si stima un aumento significativo del numero di transazioni nazionali: più 7% circa e 770 mila compravendite complessive (sessantamila nuove). Dopo un 2024 caratterizzato da un incremento dei prezzi (più 2,2% rispetto al 2023) si stima che nel corso del 2025 i valori di mercato possano aumentare fino al cinque a causa della ridotta disponibilità di offerte abitative esistenti rispondenti alle reali necessità della domanda, soprattutto nei mercati a maggiore tensione abitativa dei capoluoghi e dei loro hinterland. Anche per quanto riguarda i prezzi dei prodotti immobiliari nuovi, a causa della scarsità o della quasi assenza di nuova offerta abitativa, si assisterà a un incremento delle loro dinamiche di crescita, dal 5,8% del 2024 al 6,5% del 2025.
La presentazione dell’Osservatorio al Forum dell’Abitare
“La casa in proprietà continua a essere l’obiettivo di vita principale degli italiani, giovani e no, stranieri che vogliono integrarsi nella nostra comunità. La casa non è solo un investimento (comunque vittorioso su tutti gli altri), ma è anche un architrave fondamentale della nostra società”, argomenta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. “Ormai non si parla più di casa come oggetto, ma è l’abitare il centro della nostra analisi. La ricerca di un quartiere giusto dove vivere vale quanto e forse più del prezzo di acquisto. La presenza di verde, sicurezza, scuole, servizi rappresentano necessità fondamentali per chi cerca una casa da acquistare. La rarefazione delle nuove costruzioni e la diminuzione dell’offerta di usato (anche per la spinta delle locazioni brevi) crea un mercato con prezzi in crescita, decisamente superiori all’incremento dei redditi. Questo fenomeno è particolarmente accentuato nelle grandi città, non solo italiane, dove si aggiungono le domande degli studenti, dei lavoratori qualificati e oggi anche degli stranieri ricchi che hanno benefici fiscali nello stabilirsi nel nostro Paese. Con enorme ritardo rispetto alle dimensioni dei problemi si inizia a parlare di investimenti in residenze da parte del settore pubblico. Ma i grandi investitori sono ancora disincentivati nel nostro Paese ad essere presenti in quello che nel resto dell’Europa è un asset class primario”.
Case a Milano
“Il mercato residenziale italiano sta beneficiando, in generale, degli interventi del taglio dei tassi da parte della Bce che hanno prodotto un effetto positivo sulla domanda di mutui, comportando un alleggerimento dell’importo delle rate e una conseguente maggiore convenienza dei finanziamenti a lungo termine”, aggiunge Giuseppe Crupi, Ceo di Abitare Co.. “Se guardiamo a Milano, credo che oggi il capoluogo milanese non sia più in grado come una volta di soddisfare le richieste abitative, sia in termini di acquisto sia di affitto, di una parte della domanda. Oggi è arrivato il momento di pensare a un mercato che comprenda tutta la città metropolitana, quindi non solo il Comune di Milano ma anche tutti i Comuni limitrofi collegati col capoluogo da linee metropolitane e ferroviarie. Solo così saremo in grado di soddisfare le richieste di case nuove, accessibili e green, che le famiglie desiderano ma spesso non trovano anche per una eccesiva soglia di spesa da affrontare.Come Abitare Co. abbiamo in essere diverse iniziative che sono localizzate nei principali Comuni dell’hinterland milanese meglio collegati con il capoluogo. Lavorare su queste aree significa avere la possibilità di rivolgersi ad una domanda non solo locale ma anche milanese che decide di trasferirsi, a patto che la connessione con Milano non sia troppo lunga e faticosa”.
Da fischer un nuovo tassello della gamma DuoLine per tutti i pannelli e tutti gli spessori: DuoHM è il più versatile ed efficiente per lastre e pannelli ed è stato lanciato nel settembre scorso.
La peculiarità di DuoHM Fischer è la capacità di adattarsi al supporto come tutti i prodotti DuoLine: con un’unica lunghezza di tassello, 55 millimetri, può fissare oggetti su tutti i pannelli, dal cartongesso al gesso, dal truciolato al compensato di spessore da 9,5 a 30 millimetri.
Un solo tassello, quindi, per tutti i fissaggi su lastra singola da 9,5 e da 12,5 millimetri, su lastra doppia da 19 e da 25 millimetri e su tutti i pannelli in legno. Un’unica lunghezza, quindi, per un’applicazione versatile, efficiente e vantaggiosa in termini di costi.
Vantaggi di DuoHM Fischer
DuoHM non richiede l’utilizzo di pinze né di attrezzi speciali: si installa infatti direttamente con l’avvitatore, semplificando l’applicazione, riducendo i tempi di installazione fino al 50% rispetto ai comuni tasselli metallici per cartongesso, con un effettivo risparmio di tempo.
L’esclusiva tecnologia bimateriale, con struttura in nylon e corpo in metallo, soddisfa requisiti di carico elevati: il corpo metallico si piega ancorandosi al retro del pannello, la sottostruttura in nylon, invece, si annoda garantendo ulteriore resistenza a trazione.
Il collarino con alette antirotazione in nylon assicura una corretta installazione ed evita danni alla finitura del supporto e grazie alle dimensioni ridotte permette che il tassello non sia più visibile dietro l’oggetto fissato.
Utilizzo con viti metriche
DuoHM è idoneo per l’utilizzo con viti metriche: la filettatura interna metrica ne consente un uso versatile con ogni tipo di testa e garantisce il riutilizzo del tassello con la vite che può essere svitata e riavvitata più volte.
L’installazione di DuoHM è completata quando il corpo di metallo è perfettamente premuto contro il pannello e la coppia di serraggio è chiaramente percepibile. Una sola lunghezza di tassello copre tutti gli spessori di supporto fino a 30 millimetri.
Materiali di supporto
DuoHM è idoneo per cartongesso e gessofibra, pannelli truciolari, pannelli in compensato, lastre e pannelli Osb. Le applicazioni comprendono staffe per televisori, mensole, quadri, specchi, lampadari, binari per tende.
Il tassello è stato premiato con il German Innovation Award 2024 nella categoria Excellence in Business to Business – Building & Elements. Il premio è stato assegnato dalla giuria per le caratteristiche di flessibilità, versatilità, facilità d’uso e sicurezza.
Le lastre Aquapanel Cement Board Rooftoop di Knauf hanno reso possibile la posa di una nuova guaina impermeabilizzante sulla copertura del Centro Culturale Le Creste di Rosignano, in provincia di Livorno, oggetto di un intervento di riqualificazione.
L’originaria copertura a verde, garantita da circa 9 mila presse di paglia, aveva nel tempo subìto frequenti infiltrazioni di acqua piovana. Per risolvere totalmente e definitivamente il problema, il Comune ha deciso di rifare completamente la copertura mantenendola a verde, con soluzioni più adeguate a gestire la ripartizione dei carichi (che in questi casi possono arrivare a 400-500 chilogrammi al metro quadrato), garantendo al contempo un miglior scolo dell’acqua.
Marco Crippa, Specification Manager Rooftop di Knauf
Aquapanel Cement Board Rooftop ha permesso non solo di evitare la posa di un massetto, velocizzando quindi i tempi e garantendo un’ottimizzazione dei costi, ma ha anche garantito piena compatibilità fra isolante e impermeabilizzante.
«La tecnologia innovativa dei sistemi a secco è definitivamente arrivata anche in copertura dove, al pari delle pareti, possiamo garantire soluzioni flessibili, durevoli, con tempi certi di applicazione ed estrema sensibilità rispetto a tematiche centrali come fuoco, acustica e sostenibilità», spiega Marco Crippa, specification manager Rooftop di Knauf.
«Aquapanel Rooftop è la lastra che completa la proposizione di Knauf in tema di involucro, offrendo valore aggiunto in tema di ripartizione del carico, protezione del fuoco, performance acustica e resistenza all’azione del vento garantendo un ciclo di vita migliore all’intera copertura».
L’intervento
Dopo aver eliminato la guaina esistente, l’intervento sulla copertura della biblioteca di Rosignano ha visto la posa di uno strato isolante sintetico in Eps sagomato in modo tale che fossero garantite le pendenze necessarie per un efficace scolo dell’acqua.
All’isolante sono state applicate come lastre di rivestimento le soluzioni Aquapanel Cement Board Rooftop da 12,5 millimetri.
Queste lastre sono costituite da un nucleo in cemento Portland e aggregati leggeri, rinforzato con una rete in fibra di vetro annegata da entrambi i lati, per fornire una solidità e prestazioni elevate alle applicazioni per coperture.
Le lastre Aquapanel Cement Board Rooftoop hanno permesso di ripartire in maniera adeguata il carico e hanno reso possibile la posa della nuova guaina impermeabilizzante.
Essendo in classe A1, queste lastre garantiscono anche protezione delle faville, e quindi dagli incendi dall’esterno, oltre a rendere la copertura a norma per un’eventuale futura installazione di impianti fotovoltaici.
Terminati a maggio 2023, i lavori di riqualificazione hanno permesso di restituire alla cittadinanza di Rosignano un luogo di aggregazione e cultura, con una copertura verde sostenibile, sicura, accogliente ed energeticamente efficiente.
Rame come oro. Guerre, tensioni commerciali e una domanda crescente legata alla transizione energetica stanno spingendo il prezzo dei metalli e, tra questi il valore del rame, che dalla fine del 2024 a oggi è passatopassando da circa 8.800 dollari a tonnellata a inizio 2025 fino a sfiorare massimi storici a marzo. Non è arrivato aimassimi storici, ma le previsioni indicano una tendenza di crescita costante, trainata da dinamiche strutturali difficili da invertire. L’impennata riflette un insieme di fattori: pressioni geopolitiche, rallentamenti nella produzione, impatti della crisi climatica e una domanda in forte crescita legata alla transizione energetica.
La corsa del rame
Il rame è uno degli elementi più richiesti per la transizione energetica: è impiegato in motori elettrici, cavi, batterie, sistemi fotovoltaici e turbine eoliche. Le sue alte proprietà conduttive lo rendono insostituibile. Ma trovare un giacimento di rame è sempre più raro. Un recente report S&P Global ha analizzato 239 giacimenti scoperti tra il 1990 e il 2023. Di questi, solo 14 risalgono all’ultimo decennio e rappresentano appena il 3,5% del totale in tonnellate di rame, mentre le scoperte tra il 1990 e il 2000 rappresentano il 70% del volume.
Circuito in rame
I tempi
Inoltre, il tempo per trasformare un giacimento appena scoperto in produttivo sta aumentando sempre di più. Se negli anni Novanta per rendere attivo un giacimento sarebbero bastati circa una dozzina di anni oggi il tempo si allunga, arrivando addirittura a 30 anni. Il rallentamento è dovuto soprattutto a normative ambientali più stringenti e alle crescenti resistenze da parte delle comunità locali. Non solo i giacimenti sono più rari: le concentrazioni di rame si abbassano, costringendo a scavare di più per ottenere meno.
In media, per ogni tonnellata di rame estratta vengono generate circa 5 tonnellate di Co₂ equivalenti, da due a quattro volte l’impatto di una tonnellata di acciaio. A questo si aggiunge il consumo idrico: fino a 500 mila litri d’acqua per tonnellata prodotta, con picchi più alti nelle zone aride.
Miniera di rame
«Gran parte delle emissioni proviene dalla fase di smelting, ovvero la fusione del minerale, un processo altamente energivoro ma basato su elettricità», spiega Saverio Lapini, Ceo e Co-fondatore di Ollum, società di consulenza specializzata in sostenibilità d’impresa. «È proprio qui che si gioca una delle maggiori leve di decarbonizzazione: se gli impianti di smelting utilizzassero energia rinnovabile, si potrebbe ridurre l’impatto del rame di circa il 30%».
Crisi climatica
Ma la bassa resa e la difficoltà nell’estrazione non sono le sole cause degli aumenti di prezzo. Gli effetti della crisi climatica stanno compromettendo la produttività stessa del settore estrattivo. I principali giacimenti di rame si concentrano in aree geografiche già oggi soggette a stress idrico estremo, come il Cile, il Perù e l’Argentina. In questi territori, la siccità cronica sta rendendo sempre più difficile l’accesso alle risorse idriche necessarie per l’attività estrattiva e metallurgica. L’acqua necessaria alla produzione è un fabbisogno che in aree desertiche può essere soddisfatto solo attraverso costose tecnologie di desalinizzazione, con ulteriori impatti economici e ambientali.
E la crisi climatica non si ferma all’acqua. Eventi meteorologici estremi, instabilità idrogeologica, frane e alluvioni stanno aumentando i rischi operativi nelle miniere. A questo si aggiungono le carenze infrastrutturali, che rendono difficile adattarsi rapidamente alle nuove condizioni. Il risultato è un settore esposto a ritardi, interruzioni della catena di approvvigionamento e aumento dei costi, con inevitabili ripercussioni sui prezzi globali del rame.
Tralicci per l’energia elettrica
Soluzione ancora lontana
Il riciclo del rame è già oggi una leva fondamentale: la produzione da rottami copre circa il 30% della domanda globale. Tuttavia, non è sufficiente. Nonostante gli alti tassi di recupero, la domanda trainata dalla transizione energetica (veicoli elettrici, impianti rinnovabili, reti intelligenti) cresce più rapidamente della capacità di riciclo. «Il vero limite non è la volontà di riciclare, ma la tecnologia», continua Lapini. «Pensiamo all’ottone, che contiene fino al 60% di rame: oggi non esiste un sistema industriale efficace per separarlo da altri metalli come il piombo e recuperarlo in modo selettivo. Il rame rimane intrappolato e inutilizzabile.
Se vogliamo ridurre davvero la dipendenza dall’estrazione primaria, serve investire in ricerca applicata per sviluppare nuove soluzioni di recupero, più mirate, accessibili e scalabili. Solo così potremo costruire un’economia davvero circolare per i metalli».
È sempre maggiore il ruolo delle tecnologie e delle automazioni in magazzino. Il crescente fabbisogno di velocità, continuità operativa e precisione portano le aziende e gli operatori logistici a implementare soluzioni in cui l’automazione ha un ruolo primario.
Nei magazzini oggi sempre più si trovano soluzioni a shuttle, trasloelevatori, robot (per esempio gli Amr, Autonomous Mobile Robot) che trasportano in modo indipendente i materiali da un luogo all’altro, stoccando, prelevando, confezionando e distribuendo prodotti.
Non tutti i beni, però, sono adatti a essere gestiti tramite sistemi automatici. Le loro dimensioni, i loro pesi o le loro forme non consentono di arrivare a soluzioni tecnologiche.
Per questo motivo è necessario riuscire a valutare il livello di meccanizzabilità del bene, ovvero quel parametro che è in grado di determinare se il prodotto è idoneo a essere trattato meccanicamente oppure è necessario ancora l’intervento dell’uomo.
Come esempio si consideri un robot antropomorfo in grado di realizzare l’accatastamento di prodotti differenti su un pallet. I prodotti che vengono posizionati negli strati inferiori dovranno essere quelli con un peso maggiore, una buona stabilità, non devono essere schiacciabili, devono potere rappresentare una base resistente per prodotti che verranno impilati successivamente.
La giusta posizione su un pallet è il risultato di algoritmi in cui si considera il livello di meccanizzabilità, una funzione che dipende dai seguenti parametri:
Forma: vi sono alcune forme che non consentono l’accatastamento, si consideri per esempio un prodotto piramidale o conico.
Peso: i pesi maggiori è buona norma posizionarli negli strati inferiori sia per evitare che possano schiacciare altri prodotti che per garantire una maggiore stabilità del pallet stesso, abbassandone così il baricentro.
Manipolabilitàdel bene. Se il prodotto è delicato (vetro, componenti elettronici), potrebbe essere necessario un picking manuale, mentre se ha una superficie facilmente manipolabile da pinze o ventose robotiche allora è più meccanizzabile.
Schiacciabilità: rappresenta il peso massimo che si può mettere sopra a un prodotto senza rischiare di danneggiarlo.
Non capovolgibilità: materiali con dimensioni di base inferiori alla dimensione dell’altezza potrebbero capovolgersi se movimentati con convogliatori o sistemi automatici di movimento. In questo caso è preferibile gestire a mano questi prodotti.
Anche se oggi la realizzazione di pallet multiprodotto con robot antropomorfi si basa su un mix di visione artificiale, algoritmi di ottimizzazione, sensori intelligenti e software di gestione logistica per esigenze di marketing (forme dei packaging) e di contenimento dei costi (riduzione della solidità dei pack) la percentuale di prodotti gestibili da sistemi automatici si aggira sul 50%.
Diversamente, sarà necessario usare dei contenitori standard (cassette rigide) in cui inserire i vari prodotti abbassando così l’efficienza del trasporto (meno merce per unità di viaggio).
In un mercato evoluto come quello attuale, in cui i clienti sono sempre più informati ed esigenti, la vendita fondata solo su logiche di prezzo non porta alcun vantaggio ai distributori, che devono puntare invece sui servizi per offrire una proposta di valore, in grado di aumentare anche la marginalità. Meglio se in collaborazione con aziende strutturate come Geoplast, capaci di offrire un supporto a 360 gradi che va dalla progettazione alla formazione tecnica.
Specializzata nell’ingegnerizzazione e produzione di soluzioni in plastica rigenerata per fondazioni, casseforme, solai, giardini verticali e drenaggio dell’acqua, l’azienda di Grantorto (Padova) è guidata da Mirco Pegoraro e ha lanciato da un paio di anni un vero e proprio programma di partnership per i rivenditori.
Mirco Pegoraro, titolare di Geoplast
Come si articola il vostro rapporto con i rivenditori di materiali per edilizia?
Il nostro rapporto con i rivenditori edili è storico. Da sempre l’azienda commercializza i propri prodotti attraverso le rivendite.
In questi ultimi anni con alcune di esse abbiamo instaurato un rapporto molto stretto. Si tratta dei distributori che hanno aderito al nostro programma di partnership, a cui proponiamo servizi e corsi di formazione tecnica, finalizzati a costruire una vendita di qualità.
Da quando avete attivato questo progetto?
Da un paio di anni. Siamo partiti da poche rivendite campione e pian piano il progetto si è diffuso e sta dando i suoi frutti.
I rivenditori che decidono di diventare nostri partner a distanza di un paio di mesi iniziano a fare vendite interessanti, che coinvolgono sistemi completi, supportati da un servizio di progettazione.
In questi casi il prezzo al metro quadrato non è la prima variabile su cui si focalizza l’impresa. Geoplast punta molto sul servizio: non ci limitiamo a vendere prodotti, ma siamo strutturati per offrire supporto tecnico ai nostri distributori.
In questi due anni quante rivendite hanno aderito? Sono distribuite su tutto il territorio nazionale?
Da tre rivendite iniziali siamo passati a circa 30 distributori, collocati su tutto il territorio nazionale in maniera abbastanza omogenea. C’è una maggiore concentrazione al Nord, dove i volumi sono sempre un po’ più alti, ma siamo presenti anche al Centro e al Sud.
Quali sono le caratteristiche di un rivenditore partner di Geoplast?
Un rivenditore con una mentalità proiettata all’innovazione, anche sul sistema di vendita, capace di uscire dalla logica di prezzo per fare una proposta tecnica, più strutturata, che comporta anche marginalità diverse. Una vendita più complessa, ma anche più remunerativa.
Che cosa deve fare un rivenditore interessato ad aderire a questo progetto?
Può semplicemente mettersi in contatto con i nostri referenti commerciali e comunicare il proprio interesse.
Ricapitolando, quali servizi offrite alle rivendite?
Oltre a una gamma di prodotti innovativi, Geoplast offre un servizio tecnico in cantiere. Questa attività è fondamentale: i rivenditori trattano tantissime referenze, non possono essere preparati su tutto, i nostri tecnici accompagnano i distributori in cantiere, spiegano e mostrano i prodotti, e fanno formazione, anche in aula.
Oltre ai corsi di formazione, offriamo un servizio di assistenza alla progettazione e materiale di comunicazione come volantini o video personalizzati in cantieri referenziati, realizzati da un videomaker professionista.
In più, grazie al nostro servizio di logistica, siamo in grado di servire i clienti anche entro le 24 ore. Ai rivenditori che hanno in corso un cantiere importante, in cui stanno fornendo un nostro prodotto di valore, viene assegnata una priorità.
Come si articola il servizio tecnico?
Rispetto a una decina di anni fa, oggi il mercato è focalizzato prevalentemente sulle opere medio-grandi. Quindi è necessario interfacciarsi con un’impresa o uno studio di progettazione in maniera molto più tecnica: non è più sufficiente quotare una fornitura, ma è necessario affiancare un servizio, offrendo una serie di attenzioni che fanno risparmiare tempo e costi. Per esempio, schemi di posa predefiniti, assistenza sulla posa in opera, calcoli strutturali.
Com’è organizzato il vostro ufficio tecnico?
Impieghiamo cinque ingegneri strutturisti, abilitati a calcolare le strutture in cemento armato nel caso di fondazioni e solai, e quattro geometri che elaborano i progetti.
Quanto il Pnrr influisce sul vostro business?
Molto. Il Pnrr sta trasformando la dinamica del Paese, dando un grosso impulso per chi si occupa di strutture.
C’è molta richiesta: gli studi di progettazione in Italia sono oberati e molto spesso ci chiedono un forte supporto progettuale richiedendo calcoli strutturali inerenti all’intera struttura, anche laddove non sono presenti i nostri prodotti. Anche questa è una forma di partnership molto apprezzata.
Sull’onda di questo successo, quest’anno abbiamo aperto un nuovo ramo di azienda, Geoplast Consulting, che si occupa solo di progettazione.
In percentuale, quanto il Pnrr ha fatto aumentare il vostro business?
Nel 2024, abbiamo registrato un incremento del 5% rispetto al 2023. Quest’anno vediamo una crescita del 7-8%.
Quanto di questo mercato può essere intercettato dalle rivendite?
Dipende sempre da come si pone la rivendita. In un cantiere di grandi dimensioni non ci si può limitare a stilare «una lista della spesa», ma è necessario avere competenze tecniche importanti: bisogna saper discutere e capire l’opera, saper leggere i capitolati, consigliare soluzioni intelligenti ed economicamente vantaggiose per l’impresa.
Se la rivendita ha personale tecnico ben formato, può porsi in cantiere come partner e consulente per le imprese, riuscendo ad avere un buon riscontro dal Pnrr. Se, invece, attende gli ordini al banco, non riuscirà mai a intercettare questo mercato. Ormai è una guerra di competenze.
Quali sono i prodotti più richiesti in questo momento?
Vespai per fondazioni, casseforme per getti di colonne, prodotti per il verde e le pavimentazioni permeabili, prodotti per l’accumulo delle acque piovane.
Quindi, in generale, diciamo che la domanda si concentra sui sistemi che ineriscono i settori del green e dell’acqua, anche a fronte dei problemi causati dai cambiamenti climatici, e sui sistemi per l’antisismica, quindi per le strutture in calcestruzzo.
Qual è l’ultima novità che avete lanciato sul mercato?
Si chiama Rootbox ed è una gabbia posizionata attorno alle piante che permette di ossigenare il terreno attorno alla radice.
Quando una pianta viene alloggiata in ambito di verde urbano, per colpa della compressione del terreno e della pavimentazione soprastante, soffre di asfissia. Per cercare ossigeno in superficie, spesso le radici risalgono il terreno, sfondando le pavimentazioni. Rootbox permette di mantenere il terreno ossigenato e irrigato, evitando questo problema.
Credo molto in questo prodotto, una soluzione innovativa e futuristica, che tutti i paesi del Nord Europa stanno applicando, per tornare a concepire alberature in ambiente urbano e ridurre il fenomeno delle isole di calore.
Abbiamo brevettato Rootbox nel corso del 2024 e lo abbiamo lanciato sul mercato alla fine dello scorso anno.
Rootbox, modulo in plastica riciclata progettato per la gestione sostenibile delle radici degli alberi in città.
Avete in programma il lancio di nuovi prodotti?
Quest’anno abbiamo in programma il lancio di almeno due nuovi prodotti che riguardano il settore calcestruzzo e il settore del verde.
Torniamo alla formazione: come si articola la vostra proposta?
Organizziamo eventi di formazione sia in azienda, presso il nostro showroom in cui è disponibile un auditorium con 60 posti a sedere, sia presso i rivenditori in orari concordati, solitamente in pausa pranzo o nelle ore serali.
Si tratta di corsi tecnici dedicati ai nostri prodotti, che mirano a dotare i rivenditori degli strumenti per valorizzare la loro proposta commerciale.
Formazione Geoplast
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Quali sono i corsi più richiesti dalle rivendite?
I corsi più richiesti riguardano i solai e i sistemi per la gestione dell’acqua.
Quanti eventi di formazione fate all’anno?
Facciamo 10-15 eventi, a seconda della disponibilità dei rivenditori. Organizziamo corsi anche all’estero.
Quanto incide l’export sul vostro business?
Il 50%.
In quali Paesi esportate?
Siamo presenti in 60 Paesi, dall’Australia all’America. La domanda di prodotti si differenzia molto in base alle richieste specifiche dei mercati locali e alle normative.
Molti nostri prodotti possiedono comunque anche certificazioni valide per l’estero.
Qual è stata la sua sensazione sul tema dazi?
Parto da una premessa: bisogna porre dei limiti alla globalizzazione incontrollata che ha creato danni, permettendo la delocalizzazione di molte aziende e la perdita di moltissimi settori economici.
L’America sta imponendo una sterzata importante, ma non credo che il made in Italy ne soffrirà particolarmente: gli americani continueranno ad acquistare i prodotti di eccellenza italiana.
La bilancia commerciale non si basa solo sui dazi: bisogna anche considerare i trasporti, che in questo momento non incidono più di tanto, e il tasso di cambio.
Oggi il tasso di cambio euro-dollaro è molto più favorevole di dieci anni fa, siamo circa a 1,08 contro i 1,47 del 2013, quando comunque le aziende esportavano lo stesso.
Non vorrei che le aziende utilizzassero i dazi come capro espiatorio per i loro andamenti. Bisogna rimboccarsi le maniche e vendere.
Assistenza tecnica in cantiere.
Avete in programma altre iniziative di marketing e comunicazione dedicate ai rivenditori?
Non abbiamo in programma iniziative particolari. Come sempre puntiamo molto sulla comunicazione social con una media di due post a settimana in quattro lingue.
Inviamo newsletter e organizziamo anche degli open day, anche se siamo molto più focalizzati sugli eventi di formazione.
Com’è andato il 2024 e quali sono le vostre previsioni per il 2025?
Il 2024 è andato bene, in crescita di circa il 5% rispetto al 2023. Il 2025 si è aperto positivamente: c’è lavoro e in Italia il mercato può ancora tenere per un paio di anni.
All’estero la situazione è leggermente differente: in Germania e Francia il mercato ha rallentato, ma in compenso Medio Oriente e Stati Uniti stanno crescendo.
Geoplast sta continuando a investire in nuovi prodotti e nell’efficientamento dell’azienda, sia sul fronte energetico sia su macchinari di nuova generazione, per continuare a essere competitiva sul mercato nazionale ed estero.
Negli ultimi vent’anni Fibre Net ha ridefinito gli standard del consolidamento strutturale portando sul mercato materiali compositi di altissima qualità e affidabilità. Oggi la rivoluzione continua con il lancio di RI-STRUTTURA FORCE: una gamma di 5 reti preformate in GFRP, marcate CE, pensate per offrire facilità di applicazione, sostenibilità e soprattutto, prestazioni tecniche senza precedenti.
Il loro esclusivo colore porpora rappresenta l’anima innovativa di Fibre Net e identifica una gamma di prodotti tecnologicamente avanzati, pensati per chi cerca soluzioni di rinforzo strutturale di altissima qualità.
Dati medi rilevati comparando le reti di RI-STRUTTURA con quelle RI-STRUTTURA FORCE
Caratteristiche tecniche: alte prestazioni
La coesistenza tra RI-STRUTTURA e RI-STRUTTURA FORCE amplia le possibilità progettuali, consentendo a prescrittori ed imprese di selezionare la soluzione più adatta per ogni intervento.
RI-STRUTTURA: perfetta per consolidamenti tradizionali su murature in pietra, mattoni o tufo, dove i requisiti meccanici sono standard.
RI-STRUTTURA FORCE: una scelta d’eccellenza per interventi complessi e progetti che richiedono prestazioni straordinarie.
Entrambe le gamme sono realizzate con la tecnologia TEXTRUSION, che garantisce maglie monolitiche ad alte prestazioni meccaniche, e sono prodotte secondo i criteri della certificazione “CSI RECYCLABLE COMPOSITES”, che ne assicura sostenibilità e riciclabilità. Le reti sono inoltre compatibili con le malte Epoca e Materia di Fibre Net, ideali per interventi antisismici e consolidamenti strutturali.
Produzione delle reti in GFRP RI-STRUTTURA e RI-STRUTTURA FORCE con tecnologia TEXTRUSION
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RI-STRUTTURA
RI-STRUTTURA FORCE
Le reti FORCE introducono miglioramenti tecnici significativi che le rendono la scelta più performante sul mercato. Prendendo come esempio le due reti di maglia in GFRP 33×33 mm, ecco come FORCE si distingue:
resistenza a trazione: Incrementata a 196 kN/m (+54.5% rispetto a RI-STRUTTURA, che raggiunge 127 kN/m).
modulo elastico medio: Raddoppiato, passando da 25 GPa a 44.5 GPa (+78.5%).
Queste caratteristiche tecniche eccezionali fanno di RI-STRUTTURA FORCE la soluzione ideale per contesti critici, come interventi antisismici complessi, consolidamenti strutturali avanzati e progetti esposti a sollecitazioni ambientali estreme.
Grazie a Fibre Net, le rivendite edilizie possono offrire ai propri clienti soluzioni all’avanguardia, con supporto tecnico specializzato, formazione continua e accesso a una gamma di prodotti certificati e performanti.
Per approfondimenti tecnici e per scaricare le schede prodotto, vi invitiamo a visitare il sito ufficiale di Fibre Net.
E adesso che cosa succederà? È quello che si chiedono le aziende, oltre che i comuni cittadini. Sì, perché il mondo è in rapida e sorprendente evoluzione e la cronaca racconta che non sempre va nella migliore direzione.
Inoltre, il cambiamento non riguarda solo l’equilibrio geopolitico, ma anche le aspirazioni, le scelte e le motivazioni d’acquisto degli utenti finali. Il XVIII Convegno Nazionale YouTrade quest’anno avrà al centro proprio i punti interrogativi a cui devono rispondere le strategie delle imprese.
Il primo riguarda l’avvicinarsi della fine del Pnrr, un Piano di resilienza ma, soprattutto, un volano per l’edilizia e le costruzioni. Il Pnrr ha dato fiato anche al settore della distribuzione edile dopo il tramonto della stagione degli incentivi fiscali. Quindi, che succederà quando, tra poco più di un anno, dovrebbero terminare gli effetti dei fondi europei erogati all’Italia?
Ma non è l’unico aspetto di cui tenere conto. L’altro riguarda i megatrend, cioè quelle tendenze inarrestabili e dall’effetto globale capaci di cambiare il corso dell’economia.
Le guerre con le armi o quelle commerciali sono gli esempi più immediati, ma non sono gli unici. Il programma messo a punto da Virginia Gambino Editore si focalizza, proprio per questo, sui temi che sono più sensibili per le rivendite di materiali e servizi per edilizia.
Quest’anno, inoltre, l’appuntamento fissato per giovedì 23 ottobre e venerdì 24 prevede un’altra novità. La cena di business che precede il convegno, con la consueta assegnazione degli YouTrade Awards, sarà arricchita da uno speach che disegnerà lo scenario globale che stiamo vivendo e da un talk centrato sugli stessi temi.
Un contributo che rende ancora più interessante l’evento. Segnatevi subito le date in agenda. Le registrazioni sono aperte!
Heidelberg Materials ha inaugurato ufficialmente Brevik CCS in Norvegia, il primo impianto su scala industriale al mondo per la cattura e lo stoccaggio della CO₂ (CCS) nel settore del cemento.
Durante una cerimonia presso la cementeria di Brevik, S.A.R. il Principe Ereditario Haakon di Norvegia ha svelato una targa commemorativa in calcestruzzo per celebrare questo traguardo storico, alla presenza del Ministro dell’Energia norvegese Terje Aasland, del Chairman del Managing Board di Heidelberg Materials, Dominik von Achten, e di oltre 320 ospiti, tra cui leader del settore, rappresentanti governativi internazionali di alto livello, ONG e start-up.
Brevik CCS catturerà circa 400.000 tonnellate di CO₂ all’anno, pari al 50% delle emissioni dello stabilimento, assimilabili alle emissioni per passeggero generate da circa 150.000 voli andata e ritorno tra Francoforte e New York.
L’impianto fa parte del progetto Longship del governo norvegese, che sviluppa la prima catena europea su scala industriale del valore per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio della CO₂ proveniente da settori difficili da decarbonizzare (hard-to-abate).
All’interno di Longship, il consorzio Northern Lights (una collaborazione tra Equinor, Shell e Total Energies) è il partner responsabile del trasporto e dello stoccaggio della CO₂.
La CO₂ catturata a Brevik sarà liquefatta e inviata a un terminale onshore sulla costa occidentale norvegese. Da qui la CO₂ sarà trasportata tramite conduttura offshore per essere stoccata permanentemente sotto il Mare del Nord.
«La data di oggi segna una pietra miliare storica e un cambiamento epocale per l’ambiente costruito. L’apertura di Brevik CCS è un risultato tecnologico straordinario che fungerà da modello per interi settori nel nostro percorso verso le emissioni nette zero e una nuova era di costruzioni sostenibili», ha dichiarato il Dominik von Achten, Chairman del Managing Board di Heidelberg Materials, durante la cerimonia.
«Soprattutto, è la dimostrazione di ciò che si può ottenere quando menti eccezionali, unite da una visione comune e da una forte determinazione, collaborano. Sono molto orgoglioso dei nostri team e dei partner che hanno contribuito al successo di questo progetto. È grazie a ciascuno di loro se oggi fornire calcestruzzo net-zero non è più un’ambizione futura, ma una realtà.»
«Come parte fondamentale del programma Longship della Norvegia, Brevik CCS è un esempio potente di come imprese e governi possano lavorare fianco a fianco per aprire la strada a un futuro più sostenibile», ha affermato il Ministro dell’Energia norvegese Terje Aasland. «Questo tipo di collaborazione può stimolare l’innovazione e avviare lo sviluppo di mercati emergenti per le tecnologie per il clima.»
Nell’ambito della fase di avviamento di Brevik CCS, i primi volumi di CO₂ sono già stati catturati, liquefatti e temporaneamente stoccati con successo. Northern Lights ha avviato le prime spedizioni verso il sito di stoccaggio intermedio a Øygarden nel mese di giugno.
Successivamente, Heidelberg Materials inizierà a fornire evoZero, il primo cemento al mondo con CO₂ catturata, che consente la produzione di calcestruzzo net-zero, ai clienti in Europa.
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«Brevik CCS è un vero progetto pionieristico. Migliaia di persone da tutto il mondo hanno già visitato l’impianto per apprendere dalla nostra esperienza. Non si tratta solo di un capolavoro tecnico, ma di un esempio concreto di leadership industriale sulle questioni climatiche», ha dichiarato Giv Brantenberg, General Manager di Heidelberg Materials Northern Europe.
Come parte del progetto, l’impianto di cattura della CO₂ è stato integrato nella cementeria di Brevik senza interrompere la produzione in corso. Heidelberg Materials ha assunto 30 dipendenti, che hanno seguito una formazione intensiva e sono ora responsabili del funzionamento dell’impianto.
Brevik CCS è il primo di un portafoglio in espansione di progetti di cattura, utilizzo e stoccaggio della CO₂ (CCUS) di Heidelberg Materials. Il progetto contribuirà a scalare ulteriormente le soluzioni di cattura della CO₂ nel settore industriale, sfruttando le lezioni apprese in Norvegia.
C’è qualcosa che in Italia non è in ritardo, a parte le tasse? Il Pnrr è un Piano che va troppo piano. Dei treni non ne parliamo. E anche del Piano Casa Italia, balenato dal nuovo-vecchio governo al momento dell’insediamento, cioè ormai quasi due anni fa, si contano mesi prima che veda la luce. Un’ingiusta accusa dell’opposizione? No, è il ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, a dirlo, cioè il titolare di quello che concerne il settore delle costruzioni e dell’edilizia. Bisogna dare atto della sincerità con cui il dicastero che avrebbe dovuto dare il via libera al Piano Casa, esposto già nel programma di governo nell’estate di due anni fa e trasformato in provvedimento (sulla carta) dalla legge di Bilancio 2023 ha ammesso il ritardo, davanti alle principali associazioni del settore abitativo. D’altra parte, è noto, l’attenzione è stata concentrata sul progetto del Ponte sullo Stretto, un’idea che è stata formulata inizialmente a fine Ottocento, poi rilanciato negli anni Settanta del secolo scorso, riproposta dal governo Berlusconi nel 2003 con un progetto preliminare in gara di appalto internazionale e, infine (forse), riemersa due anni fa con un progetto di nuovo annunciato e finanziato. Costo previsto (sulla carta): 13,5 miliardi di euro, sempre che il terreno non inizi a ballare, dato che è una zona ad alto rischio sismico. Che cosa potrà mai andare storto?
Lavoro in cantiere
In ogni caso, il programma per contrastare il disagio abitativo non è stato dimenticato, è solo in ritardo di un paio di anni, che sarà mai, assieme alla riforma del Testo unico per l’edilizia. La buona notizia è che Salvini ha annunciato la disponibilità di 660 milioni per dare il via ai progetti pilota per il Piano Casa: si tratta di risorse già stanziate. Finalmente si parte, insomma? Andiamoci piano. È vero che le risorse, cioè i quattrini, sono scritti nero su bianco, ma non sono subito disponibili tutti. Circa 100 milioni erano nella legge di Bilancio 2024, mentre 50 sono a libro nel 2027 e altri 50 nel 2028. Altri 560 milioni fanno parte dell’ultima manovra, di cui con 150 milioni per il 2028, 180 per il 2029 e 230 per il 2030. Insomma, pagamenti a rate, come per comprare la lavatrice. Inoltre, per rendere operativo il piano, la manovra comprende anche l’arrivo un decreto ministeriale, sempre su proposta di Salvini, da attuare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, cioè entro il 30 giugno 2025. Gli operatori sono in trepida attesa.
Edificio in costruzione
Quando arriverà il decreto ministeriale ci sarà, poi, da aspettare il piano di riparto delle risorse, per capire come saranno distribuiti e resi disponibili i quattrini. Per questo sarà però necessario un ulteriore decreto ministeriale, sempre delle Infrastrutture, e un ulteriore vaglio del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Per ora gli operatori dell’edilizia si devono accontentare delle linee generali esposte alle associazioni di categoria. Prevedono una riorganizzazione del sistema di social housing e delle Aziende Casa, la promozione di modelli innovativi di finanziamento dei progetti con integrazione pubblico-privato, soluzioni abitative flessibili di edilizia residenziale e sociale, modelli edilizi di social housing anche per il Terzo settore, cioè il mondo del volontariato. Il tutto grazie a finanziamenti della deprecata Europa. Quelli, almeno, non sarebbero in ritardo.
Per rispondere alle moderne esigenze di impermeabilizzazione delle terrazze e dei bagni, Mapei propone due soluzioni in grado di unire rapidità d’asciugatura, versatilità applicativa e sostenibilità ambientale: Monolastic Turbo Zero, malta cementizia a rapida asciugatura per terrazzi e balconi, e Mapelastic AquaDefense Zero, membrana liquida elastica per ambienti umidi come bagni e lavanderie.
Entrambi i prodotti fanno parte della linea sostenibile Zero, garantiscono prestazioni elevate, riducono al minimo i tempi di posa e compensano le emissioni di CO2 per un’edilizia più responsabile.
Monolastic Turbo Zero
Monolastic Turbo Zero è una malta cementizia monocomponente progettata per garantire una protezione impermeabilizzante su balconi e terrazzi, sia nuovi che esistenti.
La sua formula avanzata permette un’applicazione su supporti cementizi anche leggermente umidi e assicura un rapido tempo di asciugatura, consentendo di posare i rivestimenti ceramici già dopo circa quattro ore.
La malta si applica facilmente con una spatola, rullo o pennello, creando uno strato impermeabile in soli 2 millimetri di spessore, ideale per resistere agli agenti atmosferici e all’acqua anche in condizioni climatiche difficili.
La versatilità di Monolastic Turbo Zero consente l’applicazione anche su superfici preesistenti come rivestimenti ceramici ben preparati, e può essere utilizzata in condizioni di basse temperature, mantenendo inalterate le proprietà tecniche.
Queste caratteristiche riducono i tempi di lavorazione e minimizzano i disagi per i committenti.
Mapelastic AquaDefense Zero
Mapelastic AquaDefense Zero è una membrana liquida pronta all’uso, ideale per ambienti interni umidi come bagni, docce, lavanderie e saune.
Questo prodotto è caratterizzato da un’elevata elasticità che gli consente di adattarsi ai movimenti delle superfici, coprendo fessure fino a 3,2 millimetri.
La sua formulazione, a base di resine sintetiche in dispersione acquosa, garantisce un’asciugatura rapida: in condizioni di temperatura standard, la seconda mano può essere applicata un’ora dopo la prima, e la posa dei rivestimenti è possibile dopo circa quattro ore dall’ultima mano.
Applicazione Mapelastic Aquadefense Zero.
La membrana, pronta all’uso, non necessita di miscelazioni o diluizioni, e si applica direttamente con rullo, pennello o spatola.
Adatta sia per nuove costruzioni che per ristrutturazioni, può essere stesa su supporti in cemento e cartongesso, permettendo interventi rapidi e adattamenti immediati ai movimenti del sottofondo.
La preparazione
Per entrambi i prodotti, è fondamentale una corretta preparazione del supporto, assicurandosi che le superfici siano pulite e prive di residui per evitare problemi di adesione.
Per i raccordi con superfici o elementi come tubazioni, Mapei consiglia l’uso delle apposite bandelle della gamma Mapeband, che completano il sistema impermeabilizzante garantendo continuità e flessibilità nei punti di giunzione.
In abbinamento ai prodotti, sia per terrazzi che per docce, si possono usare gli scarichi della gamma Drain e i profili per balconi o per docce della consociata Profilpas.
Linea Zero di Mapei
La gamma di soluzioni cementizie per l’impermeabilizzazione di balconi e terrazzi Mapei include Monolastic Zero, una malta cementizia bicomponente elastica per l’impermeabilizzazione definitiva e durevole di balconi e terrazzi, Mapelastic Turbo Zero, malta cementizia bicomponente elastica a rapido asciugamento, ideale anche a basse temperature e con sottofondi non perfettamente asciutti, e Mapelastic Zero, malta cementizia bicomponente elastica fino a -20 gradi, per l’impermeabilizzazione di balconi, terrazzi, bagni e piscine.
Tutti i prodotti fanno parte della linea Zero, pensata per garantire alte prestazioni e sostenibilità ambientale. La gamma Zero si distingue inoltre per il suo impegno per l’ambiente, dato che mira a compensare le emissioni di CO2 associate al ciclo di vita dei prodotti.
Attraverso l’acquisto di crediti di carbonio certificati, Mapei contribuisce a progetti di riforestazione e conservazione della biodiversità, supportando così una costruzione più sostenibile.
Pianissimo Casa
C’è qualcosa che in Italia non è in ritardo, a parte le tasse? Il Pnrr è un Piano che va troppo piano. Dei treni non ne parliamo. E anche del Piano Casa Italia, balenato dal nuovo-vecchio governo al momento dell’insediamento, cioè ormai quasi due anni fa, si contano mesi prima che veda la luce. Un’ingiusta accusa dell’opposizione? No, è il ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, a dirlo, cioè il titolare di quello che concerne il settore delle costruzioni e dell’edilizia. Bisogna dare atto della sincerità con cui il dicastero che avrebbe dovuto dare il via libera al Piano Casa, esposto già nel programma di governo nell’estate di due anni fa e trasformato in provvedimento (sulla carta) dalla legge di Bilancio 2023 ha ammesso il ritardo, davanti alle principali associazioni del settore abitativo. D’altra parte, è noto, l’attenzione è stata concentrata sul progetto del Ponte sullo Stretto, un’idea che è stata formulata inizialmente a fine Ottocento, poi rilanciato negli anni Settanta del secolo scorso, riproposta dal governo Berlusconi nel 2003 con un progetto preliminare in gara di appalto internazionale e, infine (forse), riemersa due anni fa con un progetto di nuovo annunciato e finanziato. Costo previsto (sulla carta): 13,5 miliardi di euro, sempre che il terreno non inizi a ballare, dato che è una zona ad alto rischio sismico. Che cosa potrà mai andare storto?
In ogni caso, il programma per contrastare il disagio abitativo non è stato dimenticato, è solo in ritardo di un paio di anni, che sarà mai, assieme alla riforma del Testo unico per l’edilizia. La buona notizia è che Salvini ha annunciato la disponibilità di 660 milioni per dare il via ai progetti pilota per il Piano Casa: si tratta di risorse già stanziate. Finalmente si parte, insomma? Andiamoci piano. È vero che le risorse, cioè i quattrini, sono scritti nero su bianco, ma non sono subito disponibili tutti. Circa 100 milioni erano nella legge di Bilancio 2024, mentre 50 sono a libro nel 2027 e altri 50 nel 2028. Altri 560 milioni fanno parte dell’ultima manovra, di cui con 150 milioni per il 2028, 180 per il 2029 e 230 per il 2030. Insomma, pagamenti a rate, come per comprare la lavatrice. Inoltre, per rendere operativo il piano, la manovra comprende anche l’arrivo un decreto ministeriale, sempre su proposta di Salvini, da attuare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, cioè entro il 30 giugno 2025. Gli operatori sono in trepida attesa.
Quando arriverà il decreto ministeriale ci sarà, poi, da aspettare il piano di riparto delle risorse, per capire come saranno distribuiti e resi disponibili i quattrini. Per questo sarà però necessario un ulteriore decreto ministeriale, sempre delle Infrastrutture, e un ulteriore vaglio del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Per ora gli operatori dell’edilizia si devono accontentare delle linee generali esposte alle associazioni di categoria. Prevedono una riorganizzazione del sistema di social housing e delle Aziende Casa, la promozione di modelli innovativi di finanziamento dei progetti con integrazione pubblico-privato, soluzioni abitative flessibili di edilizia residenziale e sociale, modelli edilizi di social housing anche per il Terzo settore, cioè il mondo del volontariato. Il tutto grazie a finanziamenti della deprecata Europa. Quelli, almeno, non sarebbero in ritardo.