Grazie al nuovo sollevatore professionale SuperLift E-Power di Brevetti Montolit, trasportare e movimentare grandi lastre ceramiche non è più un problema. Dotato di telaio pieghevole brevettato e ventose elettroniche, il sollevatore agevola il lavoro dei posatori offrendo uno strumento pratico e sicuro.
La diffusione delle grandi lastre ceramiche ha reso indispensabile lo studio di attrezzature specifiche per il trasporto e la movimentazione in cantiere.
Dai primi rudimentali telai derivati dalla posa del vetro, Brevetti Montolit ha affinato e perfezionato gli strumenti a supporto degli operatori, unendo la propensione all’innovazione che da quasi 80 anni la contraddistingue all’attenzione ai consigli degli utilizzatori.
Nasce così SuperLift E-Power, nuovo sollevatore professionale brevettato che racchiude soluzioni tecniche di ultima generazione.
Il sollevatore professionale Superlift E-Power di Brevetti Montolit.
Dimensioni ridotte
Le dimensioni ridotte (può essere racchiuso in una sacca) e il design mettono in luce praticità e semplicità di utilizzo del sollevatore SuperLift E-Power.
La struttura mista in acciaio e alluminio rappresenta un connubio tra rigidità e leggerezza, indispensabile per garantirne l’utilizzo su lastre pesanti o ceramiche sottili e delicate.
I manici telescopici e i traversi mobili consentono il massimo grado di personalizzazione nella configurazione del sollevatore, coniugando dimensioni e forme della lastra con spazi e area di lavoro.
Sicurezza
Le quattro ventose elettroniche autoinnescanti, posizionabili ovunque lungo il telaio e facilmente smontabili (easy lock system) per poter essere utilizzate anche singolarmente, fanno di SuperLift E-Power uno strumento estremamente veloce e sicuro: lavorando con tenuta costantemente monitorata e un sistema automatico che ripristina il pompaggio in caso di perdita di adesione, le ventose una volta accese sono totalmente autonome.
L’autonomia è garantita oltre la giornata lavorativa: l’operazione di ricarica delle batterie, che avviene simultaneamente su tutte le ventose, è comunque semplice e rapida.
Trolley in dotazione
Senza perdere rigidità o robustezza, il telaio può essere rapidamente ripiegato, permettendo così di essere riposto nel trolley in dotazione che, oltre a proteggere adeguatamente il dispositivo, ne facilita il trasporto in una comune autovettura.
Non manca la possibilità di utilizzo di una singola barra del telaio per la movimentazione di doghe (lastre strette e lunghe, tipo parquet), ruote gommate posizionabili sia per la movimentazione classica che a carriola per l’avvicinamento alla posa, regolatori per l’accostamento di precisione e ganci di sicurezza.
Archiviata la stagione dei bonus, è il Pnrr che è apparso come una ciambella di salvataggio all’edilizia e alla lattoneria. Ma come va il Piano di resilienza, a poco più di un anno dalla sua conclusione, a meno di un difficile allungamento dei termini?
Il nuovo numero di Lattoneriaè andato a verificare i numeri e le prospettive in chiave di applicazione del Pnrr al mercato dell’edilizia. Risultato? Notizie buone e meno buone, come scoprirete leggendo l’articolo.
L’articolo sul Pnrr riguarda l’attualità, così come è caldissimo l’argomento dei dazi: quanto influisce sul mercato il costo aggiuntivo del 25% o 50% (secondo gli umori del presidente Usa) per l’export? La risposta è: dipende. Ma di sicuro la guerra dei dazi ha fatto impennare il costo della materia prima.
Un altro articolo della rivista realizzata per Pile da Virginia Gambino Editore affronta il tema, ancora più vicino al mestiere del lattoniere, della formazione degli addetti. Pile da tempo persegue la strada che porta al miglioramento e all’aggiornamento delle norme e della preparazione del lattoniere.
Intanto, però, Lattoneria è andata a scoprire il programma della Scuola professionale Christian Josef Tschuggmall, in Alto Adige. Vicino al mestiere del lattoniere è, inoltre, l’aggiornamento tecnico, quello legato a strumenti e macchine per lavorare i metalli. E, su queso fronte, sono molte le novità emerse dalla recente fiera di Lamiera 2025: oltre alla cronaca dell’evento, la rivista pubblica tante interviste ai protagonisti del settore presenti negli spazi di Fieramilano.
Sul periodico è da segnalare, inoltre, lo speciale dedicato alle facciate.
Insomma, tanti argomenti interessanti per chi lavora nella lattoneria: un numero da non perdere!
CAP Academy offre percorsi formativi calibrati sulle sfide del mercato italiano delle vernici. Include corsi specifici studiati per accrescere le competenze di agenti, distributori, banconisti e venditori esterni.
Attraverso la sua Academy, CAP Arreghini propone un’offerta formativa studiata per rispondere alle reali esigenze del mercato delle vernici.
Un percorso specifico e mirato che non si limita a fornire nozioni tecniche sui prodotti, ma rappresenta un vero e proprio programma strategico per trasformare i venditori in professionisti di successo.
In un mercato sempre più competitivo e in continua evoluzione, la formazione non è solo un’opportunità di aggiornamento, ma una leva strategica che differenzia e rafforza la rete commerciale.
La formazione commerciale della Cap Academy è costruita sui principi della PNL (Programmazione Neuro Linguistica).
Approfondimenti
Nata dall’esperienza diretta di un team di esperti nel mondo del colore e del commercio, Cap Academy offre percorsi formativi calibrati sulle sfide del mercato italiano delle vernici.
I corsi di formazione dedicati alla rete vendita sono progettati con un taglio altamente specifico. Costruita sui principi di Programmazione Neuro-Linguistica (Pnl), la formazione commerciale avanzata è studiata su misura per agenti, distributori, banconisti e venditori esterni.
Con CAP Academy, l’azienda porta avanti l’eredità del fondatore Adolfo Arreghini, per il quale la formazione è sempre stata la chiave della crescita, sia professionale che personale.
Il programma
L’obiettivo della CAP Academy non è solo migliorare le conoscenze di prodotto, ma fornire ai partecipanti strumenti concreti per acquisire nuovi clienti con un metodo organizzato, strutturare la propria attività commerciale con una strategia efficace, sviluppare capacità di negoziazione avanzate, migliorare la gestione del tempo e delle risorse e affinare la comunicazione persuasiva e la gestione delle obiezioni.
Questi principi si traducono in tre moduli formativi, progettati per coprire ogni segmento della forza vendita.
L’agente come imprenditore di sé stesso. Il corso è pensato per potenziare la rete commerciale edilizia, con un focus sulla gestione strategica dell’attività di vendita. Il corso insegna agli agenti a rendere vincente la propria agenzia, acquisire nuovi clienti con metodo organizzato e costruire il proprio budget individuale. Ampio spazio è dedicato alle tecniche di comunicazione avanzata, alla negoziazione e alla gestione delle trattative.
Vendita nel settore delle vernici industriali. Il percorso formativo è rivolto ai venditori dei produttori e distributori di vernici per industria. Questo corso rappresenta il primo passo per acquisire le competenze tecniche fondamentali nel settore delle vernici industriali e apprendere i meccanismi di vendita per questo mercato altamente specializzato. Oltre alle strategie di negoziazione di base, vengono forniti strumenti pratici per gestire al meglio la relazione con i clienti specializzati, creando valore in ogni fase della vendita.
Formazione per i venditori dei distributori di vernici per edilizia e fai-da-te. Il corso è rivolto sia ai venditori interni (banconisti, commessi di vendita) che agli agenti esterni, con l’obiettivo di affinare le tecniche di accoglienza, negoziazione e gestione delle obiezioni. Per i venditori esterni, il focus è sull’acquisizione regolare di nuovi clienti e lo sviluppo della propria area commerciale con un metodo di lavoro strutturato. Il corso può essere seguito anche dai responsabili dei punti vendita, per garantire un’organizzazione coerente dell’attività commerciale secondo linee guida chiare e dettagliate.
Roverplastik, specializzata nelle tecnologie legate alla costruzione del foro finestra, inaugura presso il nuovo Tech LAB, dove ha sede il reparto tecnico e di ricerca e sviluppo dell’azienda, il banco prova Acqua-Aria-Vento, un nuovo servizio a supporto dei serramentisti per la marcatura CE di finestre, portefinestre e portoncini.
In questo spazio, è a disposizione dei clienti un team di tecnici che ha completato il processo formativo necessario per poter utilizzare il banco ed eseguire correttamente le procedure di test in accordo con quanto richiesto dalla norma relativamente alla permeabilità all’aria, tenuta all’acqua e resistenza al carico del vento.
In partnership con l’Organismo di Certificazione t2i, che ha riconosciuto l’idoneità del banco prova, oggi Roverplastik è in grado di offrire la possibilità di effettuare test e ottenere i Rapporti di Prova ufficiali, emessi da t2i che presenzierà alle prove, direttamente presso la sua sede.
Roverplastik propone un processo di ricerca ed ottimizzazione del sistema in due fasi, un percorso di sviluppo di progetto realizzato a quattro mani con il cliente stesso:
una giornata di per-test assistiti dal team di Roverplastik presso il banco prove al fine di mettere a punto tutto il sistema serramento ed ottimizzarne le prestazioni di tenuta per ottenere elevati risultati in fase di certificazione.
la certificazione del serramento, eseguita con la supervisione dell’ente certificatore esterno.
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Tutto il processo che porta alla certificazione è semplice e velocizzato, riducendo i tempi di attesa e i costi. Partecipando attivamente alle diverse fasi che portano alla certificazione al Tech LAB, il cliente è partecipe e protagonista dell’intero processo: in questo modo il momento della certificazione diventa un’occasione di valorizzazione dei progetti ed arricchimento delle competenze.
Il nuovo banco prova di Roverplastik si inserisce in un’ampia varietà di servizi messi a disposizione dei professionisti del settore edile, erogati da personale altamente qualificato e certificato nel rispetto delle normative vigenti.
La gestione dell’umidità all’interno degli edifici è un aspetto fondamentale per garantire l’efficienza energetica, la salubrità della struttura e il benessere degli abitanti. In questo contesto, un ruolo fondamentale è svolto dagli schermi freno al vapore, prodotti che hanno il compito di regolare il flusso del vapore acqueo e di garantire la tenuta all’aria dell’involucro edilizio.
L’azienda altoatesina Riwega ha sviluppato una nuova tecnologia di freni al vapore a igrometria variabile, specializzandosi nella produzione sia di versioni leggere per l’utilizzo interno, sia di versioni più pesanti adatte per la posa sopra la struttura del tetto, che risultano pedonabili già nelle successive fasi di lavorazione.
Due tipologie
A seconda delle diverse esigenze tecniche, Riwega offre due tipologie di schermi freno al vapore a igrometria variabile: V7 (con valore Sd variabile da 0,2 a 7 metri) e V20 (con valore Sd variabile da 0,2 a 20 metri).
La scelta dipende dal posizionamento e dalla stratigrafia completa della struttura, previa verifica mediante calcolo termoigrometrico in regime dinamico.
Gli schermi freno al vapore risultano particolarmente interessanti per i lavori di ristrutturazione, per tetti caldi, tetti piani e in situazioni in cui spesso bisogna gestire problematiche di scarsa traspirazione degli strati più esterni.
In questi casi il freno a igrometria variabile permette di sfruttare il vantaggio della retroasciugatura estiva, mantenendo sempre asciutte le strutture e riducendo il rischio di formazione di condensa.
Micro Vario Net V20
Rete di rinforzo
Tra le ultime novità proposte dall’azienda c’è lo schermo freno al vapore igrosensibile Micro Vario Net V20, che grazie alla sua rete di rinforzo presenta un’alta resistenza allo strappo, il che lo rende ideale anche per l’insufflaggio con isolante sfuso. Ciò, al tempo stesso, assicura una perfetta regolazione del passaggio del vapore in funzione di temperatura e umidità.
Grazie a un’ampia gamma di proposte, inserite all’interno della linea eternitycomfort, Riwega è in grado di fornire la soluzione per un perfetto involucro edilizio, con diffusione di vapore controllata in qualsiasi situazione costruttiva.
A che cosa servono gli schermi freno al vapore
Gli schermi freno al vapore hanno il compito di regolare il flusso del vapore acqueo e di garantire la tenuta all’aria dell’involucro edilizio.
Questi due requisiti sono essenziali poiché consentono di mantenere una temperatura interna stabile, riducendo il carico sui sistemi di riscaldamento e raffreddamento, traducendosi in minori costi energetici e in un miglioramento dell’efficienza energetica della struttura.
Un’efficace tenuta all’aria impedisce l’ingresso di aria umida all’interno dei materiali isolanti, che può causare condensa, riducendo le prestazioni termiche degli stessi, favorendo la formazione di muffa e provocando degli importanti danni strutturali.
Prevenendo l’accadere di queste spiacevoli situazioni non solo si mantiene l’integrità strutturale dell’intero edificio, ma si va anche a migliorare il benessere degli occupanti.
Lo schermo freno al vapore con caratteristiche di ermeticità all’aria si installa sempre sul lato interno del pacchetto coibente dell’involucro edilizio, poiché lo scopo è appunto quello di impedire all’aria calda di fuoriuscire nell’isolamento e di regolare la migrazione del vapore, evitando così i danni di condensa.
Per garantire un corretto smaltimento del vapore è necessario che le componenti della stratigrafia della parete, del tetto o del solaio abbiano una permeabilità crescente dall’interno verso l’esterno.
In pratica, il valore Sddovrebbe diminuire a ogni strato, partendo dall’interno e andando verso l’ultimo elemento esterno: così facendo il pacchetto traspirerà in maniera corretta e porterà il vapore esternamente.
Il legante cementizio Ali Flash e la malta premiscelata a presa rapida Ali Easy, formulati a base di calcio solfoalluminato.
Tempi di presa rapidi e un veloce sviluppo delle resistenze meccaniche, con un’ottima lavorabilità alle brevissime scadenze e minori emissioni di CO2: sono le principali caratteristiche del legante cementizioAli Flash e della malta premiscelata Ali Easy, due prodotti che appartengono alla gamma Ali, la linea dei solfoalluminosi di Heidelberg Materials Italia prodotta nella cementeria di Guardiaregia, in provincia di Campobasso.
Il legante cementizio Ali Flash e la malta premiscelata a presa rapida Ali Easy, formulati a base di calcio solfoalluminato.
Basso impatto
Un esempio di alta tecnologia abbinata a un ciclo produttivo a basso impatto ambientale, che nasce dal costante impegno di Heidelberg Materials nello sviluppo di soluzioni innovative per l’industria delle costruzioni.
La gamma Ali fa parte dei prodotti ad alto contenuto tecnologico, in grado di garantire altissime prestazioni in termini di resistenza e sicurezza.
Formulati a base di Ali Pre Green, un clinker al 100% solfoalluminoso macinato, i due prodotti Ali Flash e Ali Easy rappresentano una scelta studiata per interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana, offrendo una soluzione sostenibile e performante per il settore delle costruzioni.
Innovazione
L’innovazione di prodotto è un pilastro strategico per Heidelberg Materials Italia, e la linea Ali, composta da Ali Flash, Ali Easy, Ali Pre Green e Ali Cem Green, ne è una chiara espressione.
Questi prodotti sono sviluppati in conformità con gli impegni per la sostenibilità 2030 del Gruppo, che definiscono i principi chiave per un’edilizia più efficiente e sostenibile, favorendo l’uso di materiali riciclati e il miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici.
Per la prima volta, le performance ambientali non richiedono compromessi in termini di prestazioni: Ali Flash e Ali Easy si collocano ai vertici nel settore dei leganti e delle malte da costruzione, garantendo risultati eccellenti sia in termini assoluti che di costanza.
Le loro caratteristiche tecniche sono ampiamente riconosciute e apprezzate a livello nazionale.
Le caratteristiche
Ali Flash è un legante cementizio a rapida presa che combina tempi estremamente ridotti con un veloce sviluppo delle resistenze, garantendo al contempo un’ottima lavorabilità alle brevissime scadenze che facilita la messa in opera del prodotto.
Il legante si attiva semplicemente con acqua, raggiungendo la presa in circa 3 minuti. L’aggiunta di sabbia permette di modulare il tempo di presa fino a 4-5 minuti (1 min ≤ Tfin ≤ 5 min).
Ali Flash garantisce eccellenti prestazioni meccaniche, raggiungendo una resistenza a compressione superiore a 3 MPa in soli 15 minuti e superando i 50 MPa a 28 giorni (dati ottenuti in laboratorio a 20 gradi da prove in pasta con rapporto acqua/ Ali Flash = 0.30).
Accanto a questo prodotto, Ali Easy rappresenta la soluzione per chi necessita di una malta premiscelata con sabbie selezionate.
Anche in questo caso, è sufficiente l’aggiunta di una ridotta quantità di acqua per ottenere una rapida presa e un’eccellente lavorabilità, con uno sviluppo progressivo delle resistenze meccaniche.
Ali Easy permette di ottenere tempi di presa di circa 5 minuti con un tempo di lavorabilità di circa 2 minuti, superando i 3 MPa di resistenza a compressione dopo 30 minuti e raggiungendo gli oltre 40 MPa a 28 giorni (dati ottenuti in laboratorio a 20 gradi da prove in miscela con rapporto acqua/Ali Easy = 0,20).
Entrambi i prodotti, quindi, si distinguono per la loro versatilità nell’industria delle costruzioni, grazie alla rapidità di presa e allo sviluppo delle resistenze, risultando soluzioni ottimali per progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana.
Utilizzatori e campi di impiego
Le particolari proprietà dei prodotti a base di calcio solfoalluminato (Csa), quali l’elevato sviluppo delle proprietà meccaniche nel breve periodo e i bassi valori di ritiro, consentono a questi leganti cementizi di trovare potenziale impiego in svariate applicazioni per le quali queste caratteristiche risultano fondamentali e non garantite dall’utilizzo dei cementi tradizionali.
I leganti idraulici e le malte a rapida presa Ali Flash e Ali Easy sono soluzioni versatili e ad alte prestazioni, ampiamente impiegate nell’edilizia e nelle infrastrutture.
Destinati principalmente alle rivendite di materiali edili e ai punti vendita specializzati, questi prodotti in sacco sono disponibili su tutto il territorio nazionale, sia presso i grandi gruppi che nelle realtà locali.
Heidelberg Materials Italia, grazie alla sua rete di dieci cementerie, quattro centri di macinazione e 26 depositi distribuiti su tutto il territorio nazionale, offre ai propri clienti 40 punti di consegna, assicurando una copertura capillare e un servizio tempestivo.
Questa vasta rete consente di fornire soluzioni pronte all’uso, ideali per soddisfare le esigenze di costruzione, riparazione e manutenzione in ogni parte d’Italia, garantendo così un elevato livello di efficienza e disponibilità.
Punto di forza
Un ulteriore punto di forza di Ali Flash, studiato nei minimi dettagli dalla produzione fino al packaging con un’attenzione costante alla sostenibilità, è la disponibilità in confezioni da 5 e 25 chilogrammi.
I sacchi da 5 chilogrammi sono perfetti per interventi di piccola entità o riparazioni rapide, mentre quelli da 25 chilogrammi rappresentano la soluzione per lavori più estesi e impegnativi.
Questa versatilità consente di rispondere in modo efficiente alle esigenze di professionisti e aziende, garantendo praticità, riduzione degli sprechi e una gestione ottimale del materiale in cantiere.
I principali utilizzatori di Ali Flash e Ali Easy sono le imprese edili e i professionisti del settore delle costruzioni, delle opere pubbliche e delle infrastrutture, sia a livello locale che su scala nazionale.
Questi leganti sono impiegati per applicazioni tipiche dei premiscelati, sia orizzontali che verticali, garantendo rapidità ed efficienza nei lavori.
Miscelati, a seconda delle esigenze, con sabbia e acqua (Ali Flash) o solo con acqua (Ali Easy), risultano particolarmente indicati per interventi di riparazione, fissaggio e sigillatura, lavori di ripristino su murature e strutture in calcestruzzo, sia in contesti urbani che in edifici storici, e interventi urgenti su strade, marciapiedi, ponti e altre opere infrastrutturali.
I vantaggi
I vantaggi dei due prodotti sono molteplici. Ali Flash e Ali Easy accelerano il lavoro in cantiere, garantendo la modulazione dei tempi di presa in funzione delle esigenze di lavorazione.
I prodotti della linea Ali offrono un più rapido sviluppo delle resistenze iniziali: bastano solo poche ore per ottenere valori che il cemento Portland raggiunge dopo almeno una settimana.
La resistenza incrementa progressivamente nel tempo fino a superare i valori dei cementi Portland più performanti.
Se correttamente conservati, entrambi i prodotti sono caratterizzati da una eccellente stabilitàdelle prestazioni nel tempo.
Infine, l’uso di questi prodotti contribuisce all’ottenimento di punti su alcuni criteri dei sistemi di certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design) e Cam, e punteggi prestazionali nelle analisi multicriteri per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici secondo il protocollo Itaca (Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale).
La sostenibilità
La produzione di cemento, calce e in generale di qualunque legante comporta l’uso di risorse non rinnovabili come le rocce provenienti dalle cave adiacenti alle cementerie e l’emissione di CO2.
I cementi Portland (Opc) rappresentano tuttora la tipologia di legante maggiormente utilizzata a livello internazionale nell’ambito dell’ingegneria civile per la realizzazione di costruzioni in calcestruzzo.
Tuttavia, negli ultimi anni, sulla spinta di una sempre maggiore attenzione verso uno sviluppo sostenibile, è cresciuto l’interesse per la ricerca e l’impiego di nuove tipologie di cementi definiti ecocompatibili, che garantiscono un minore impatto ambientale rispetto ai cementi Opc, la cui produzione genera annualmente elevate emissioni di CO2.
I cementi a base di calcio solfoalluminato (Csa) rappresentano un esempio concreto di come si possano produrre miscele cementizie contraddistinte da un minor impatto ambientale, date le loro minori temperature di clinkerizzazione e relative minori emissioni di CO2(dell’ordine del 25%-30%) rispetto al clinker Portland.
Area di carico
Materiale di riciclo
In particolare, Ali Pre Greenè costituito al 100% da clinkersolfoalluminoso macinato con un contenuto di materiale di riciclo pre-consumo del 56% ed è prodotto con emissioni di CO2 (Core Processes) pari a circa 500 kg/t (solo Fase A3).
La produzione di clinker solfoalluminoso (Csa) e, quindi, di Ali Pre Green, è caratterizzata da una più bassa temperatura del forno, inferiore di circa 200 gradi perché necessita di meno energia (primaria) e generando ridotte emissioni di gas serra.
Inoltre, Ali Pre Green, per il quale è disponibile la Dichiarazione ambientale di prodotto in conformità alle norme Iso 14025 e En 15804, abbina alle eccellenti performance ambientali di processo anche l’utilizzo di materie prime locali.
Le materie prime utilizzate nel processo di produzione del clinker sono al 100% di provenienza italiana.
I leganti Ali Flash e Ali Easy hanno un contenuto di materiale di riciclo pre-consumo del 15% e sono prodotti con emissioni di CO2 (Core Processes) pari a circa 332 kg/t (solo Fase A3).
Pertanto, grazie al riutilizzo di materiale di riciclo pre-consumo, contribuiscono a ridurre il consumo di territorio destinato alle discariche, evitandone il suo conferimento e promuovendo un’economia più sostenibile.
Insomma, i leganti cementizi della linea Ali Heidelberg Materials sono prodotti sostenibili: comportano un minor consumo di risorse non rinnovabili, di territorio e di effetto serra legato alla produzione.
Inoltre, riducono la necessità di materiale da escavazione e le emissioni di CO2, utilizzando come costituenti materiali di riciclo pre o post-consumo che altrimenti sarebbero conferiti a discarica.
La cementeria di Guardiaregia
La cementeria di Guardiaregia, dove avviene la produzione del clinker solfoalluminoso Ali Pre Green, è dotata di moderni impianti di produzione e miscelazione e di sofisticati sistemi di controllo qualità.
Ingresso della cementeria di Guardiaregia (Campobasso)
Sia Ali Pre Green sia Ali Cem Green sono prodotti con un ciclo di produzione a basso impatto ambientale.
Proprio in virtù della sua specializzazione nella realizzazione di leganti ad alta tecnologia, la cementeria ricopre un ruolo molto importante nel sistema produttivo di Heidelberg Materials, già Italcementi, ed è diventata negli anni uno stabilimento all’avanguardia per prodotti innovativi.
La continua ricerca di miglioramento ha portato la cementeria a ottenere la certificazione di qualità Iso 9001:2015 e ambientale Iso 14001:2015.
L’impianto copre una superficie totale di 96.700 metri quadrati ed è in funzione da oltre 60 anni.
La cava che fornisce calcare per le attività produttive è a 4 chilometri dallo stabilimento e ha una superficie di 425.730 metri quadrati.
Dallo stabilimento di Guardiaregia, che si trova in provincia di Campobasso, nel Centro-Sud Italia, il legante ad alto contenuto tecnologico è distribuito in Italia e nel mondo.
Cementeria di Guardiaregia (Campobasso)
Materiali cementizi sempre più sostenibili
Insieme ad Ali Cem Green, Ali Pre Green è stato uno dei primi prodotti di Heidelberg Materials Italia per il quale è stata completata la valutazione del ciclo di vita Lca (Life Cycle Assessment), particolarmente apprezzata e richiesta dal mercato internazionale.
La valutazione del ciclo di vita di un prodotto è uno strumento utilizzato per valutare il potenziale impatto ambientale di un prodotto, di un processo o di un’attività durante tutto il suo ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime, alla produzione, all’utilizzo, fino all’eliminazione del prodotto stesso una volta divenuto rifiuto.
L’Epd è la dichiarazione degli impatti ambientali associati al ciclo di vita di un prodotto espressi in categorie d’impatto e quantificati secondo le linee guida della norma Iso 14040 – Valutazione del Ciclo di Vita.
Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un fattore determinante per edilizia e costruzioni del presente e futuro e da essa dipende il nostro benessere.
I temi chiave e i principi fondamentali della cosiddetta transizione green, che l’Italia è chiamata ad attuare con il Pnrr, anche grazie agli aiuti messi in campo dalla Comunità Europea con il piano Next Generation Eu, puntano sulla transizione ecologica attraverso la decarbonizzazione, l’economia circolare e la riduzione dell’impatto ambientale.
La sostenibilità nell’edilizia passa anche dalla riduzione delle emissioni di CO2, uno degli aspetti più rilevanti per l’impatto ambientale.
Il calcestruzzo, grazie alla sua affidabilità, versatilità e durabilità, può contribuire a un futuro più sicuro attraverso l’adozione di protocolli basati su tre principi fondamentali: riduzione del consumo energetico nella produzione dei materiali, contenimento delle emissioni inquinanti e uso più efficiente delle risorse naturali.
In questo contesto, i cementi solfoalluminosi rappresentano una soluzione innovativa, poiché richiedono minori temperature di cottura e un consumo energetico inferiore per la macinazione del clinker, con un conseguente abbattimento delle emissioni di CO2 rispetto al clinker Portland.
Prodotti come Ali Pre Green e Ali Cem Green rispondono a questa esigenza, contribuendo alla riduzione del consumo energetico e dell’impatto ambientale. Questa filosofia sostenibile si riflette anche nei leganti idraulici e nelle malte a rapida presa Ali Flash e Ali Easy, che garantiscono elevate prestazioni riducendo al contempo l’impronta ecologica.
Grazie alla loro formulazione innovativa, questi prodotti offrono soluzioni efficienti per la costruzione, la riparazione e la manutenzione, coniugando rapidità di applicazione e sostenibilità ambientale.
Le principali applicazioni
Le principali applicazioni di Ali Flash e Ali Easy comprendono:
riparazioni rapide: ripristino di pavimentazioni, marciapiedi, scalinate, pareti e strutture in calcestruzzo, con tempi di messa in esercizio ridotti al minimo.
sigillature e fissaggi: ancoraggi di elementi metallici (ringhiere, staffe, pali, carpenteria) e per la sigillatura di giunti e fessurazioni.
interventi in condizioni estreme: grazie alla loro capacità di indurire anche a basse temperature o in presenza di umidità, sono ideali per lavori in ambienti critici.
manutenzione industriale: sono utilizzati per riparazioni rapide di pavimentazioni, basamenti e strutture sottoposte a sollecitazioni meccaniche nel settore industriale.
L’impiego di leganti idraulici a rapida presa consente di ridurre i tempi di attesa nei cantieri, ottimizzando la produttività e garantendo una maggiore continuità operativa, senza compromettere qualità e durabilità degli interventi.
La gamma di chiusini Kiooffre una vasta proposta, personalizzabile con loghi. Le soluzioni, realizzate in materiale Kinext, pesano circa il 70% in meno dei corrispettivi in ghisa, facilitando movimentazione e installazione nei cantieri.
Resistenza meccanica in funzione della zona d’impiego, dimensione della luce di passaggio e durata nel tempo (da valutare anche in base agli sbalzi di temperatura e la frequenza di passaggio dei mezzi veicolari), sono i requisiti fondamentali da prendere in considerazione nella scelta di un chiusino, cioè l’elemento a copertura dei pozzetti.
Industrie Polieco, azienda specializzata nella produzione di cavidotti, tubi corrugati e pozzetti in polietilene, ha ideato Kio, chiusino stradale realizzato in materiale composito Kinext che offre numerosi vantaggi in termini di robustezza, praticità e sostenibilità.
Kio 600
Kio 800
Solido e resistente
Il materiale composito Kinext è estremamente solido e resistente, pur mantenendo una elevata leggerezza.
I chiusini in Kinextpesano circa il 70% in meno rispetto a quelli tradizionali, il che si traduce in una maggiore facilità di movimentazione e installazione nei cantieri. Questo non solo riduce i tempi e i costi di manodopera, ma anche le spese legate al trasporto e alla manutenzione.
Un altro aspetto importante è il ridotto impatto ambientale: grazie al suo peso contenuto e alla natura del materiale, Kio contribuisce alla diminuzione delle emissioni di CO2lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.
Inoltre, il materiale composito aiuta a ridurre il rumore generato dal traffico stradale, migliorando così il comfort acustico nelle aree urbane.
Non teme il traffico
Il chiusino Kio è studiato per essere installato in zone di traffico veicolare e pedonale. La non conducibilità elettrica del Kinext garantisce una maggiore sicurezza per i pedoni, riducendo il rischio di dispersioni elettriche.
Inoltre, la resistenza ai furti e agli atti vandalici rende la soluzione Polieco ideale per ambienti pubblici e privati.
La gamma Kio offre una vasta proposta di chiusini, personalizzabili con loghi per adattarsi al meglio all’ambiente in cui vengono installati: si va dal modello Kio 15KN per aree pedonali e ciclabili a Kio D400, perfetto per strade trafficate, passando per soluzioni intermedie come i modelli B125 e C250.
Kio Trench, chiusino modulare per zone fieristiche, aree di servizio e industriali.
Sono incluse anche soluzioni speciali come la Griglia Concava Kio, studiata per il drenaggio delle acque meteoriche, e Kio Trench, un chiusino modulare per zone fieristiche, aree di servizio e industriali.
«È tempo di guardare oltre il residenziale: i consumi energetici del comparto commerciale e industriale sono pari 2390 terawattora a livello europeo, ed è lì che va spostato il focus», afferma Jacques Gandini, segretario generale dell’Associazione nazionale industrie caldaie acciaio fondata nel 1981, che dopo decenni di interventi nel settore abitativo, lancia una campagna per il rinnovo degli impianti termici nel settore Commercial & industrial heating.
L’iniziativa di Anica si basa su un ragionamento molto semplice: l’energia incide direttamente sui costi di produzione e alimenta l’aumento dei prezzi e molte fabbriche operano ancora centrali termiche vetuste con rendimenti dell’80%, mentre con le tecnologie moderne possono arrivare a un miglioramento del 107%. In pratica, significa abbattere i costi di esercizio anche fino al 15%, produrre merci più accessibili ed essere più competitivi.
Jacques Gandini, Anica
Per rendere l’idea dei risultati che si possono ottenere, Gandini porta un esempio molto concreto che arriva da Brescia: il termovalorizzatore cittadino, che già produceva 180 megawatt di energia termica da rifiuti, ha aumentato la potenza a 240 megawatt grazie all’installazione di nove pompe di calore e un set di recuperi termici sul camino. Insomma, con la stessa quantità di rifiuti, l’impianto ha migliorato l’efficienza dal 82% al 98% e ottenuto il 33% in più di energia.
Secondo una ricerca preparata per la Commissione europea, nei prossimi 25 anni la ristrutturazione sarà il fulcro del mercato dell’edilizia, quindi intervenire sugli immobili industriali esistenti chiaramente significa accrescerne il valore, abbattere le emissioni di Co₂ e ottemperare così alle normative ambientali sempre più stringenti. Ma non solo. Diventa anche una leva strategica: molte banche stanno già adottando schemi Esg nei processi di concessione dei mutui aziendali. Così, anche se l’obbligo per le piccole imprese è stato posticipato, le procedure sono pronte e i fondi andranno prima a chi dimostra maggiore sostenibilità.
Infine, l’adeguamento infrastrutturale genera occupazione: la transizione energetica chiama nuove competenze e figure professionali green, indispensabili per affrontare le sfide dei prossimi decenni. Sarà per questo che Anica ha deciso di aggiungere all’acronimo le parole Innovazione comfort ambiente.
Il vento che arriva dagli Stati Uniti o, più precisamente dagli Stati Uniti, è inequivocabile: il green è al massimo un colore che si adatta ai campi da golf, il passatempo preferito del titolare della Casa Bianca. Ma l’onda grigia della trivella a ogni costo trova tanti surfisti anche in Europa, pronti a cavalcare il trend anti-ambientalista. Di certo alcune estremizzazioni degli obiettivi green, a partire dagli intemperanti exploit dei giovani di Ultima Generazione, non hanno giovato alla causa della sostenibilità.
Edifici con pannelli fotovoltaici
Ma il dietrofront sul tema non è solo una reazione all’eccessiva rigidità dei traguardi stabiliti dal Parlamento Europeo,come quelli contenuti dalla direttiva Case green. Uno degli argomenti principali di chi, in nome della neutralità tecnologica, di fatto frena la transizione verde, per esempio, riguarda il fatto che, in fondo, il Pianeta non va a rotoli per colpa nostra: sono altri i grandi inquinatori, a partire dalla Cina. Quindi, a che cosa serve spingere regole così severe? Ed è vero che l’Europa inquina meno di altri, a partire dagli energivori Stati Uniti e Cina. Ma proprio per questo il Vecchio Continente ha necessità non morale, ma pratica, di ridurre l’indipendenza energetica. Per arrivarci, beninteso, non bisogna distruggere l’industria della piastrella o ammazzare l’automotive e il suo indotto. Ci vuole buonsenso, siamo d’accordo. Ma senza perdere di vista l’obiettivo: edifici che consumino meno o, meglio ancora, zero energia, non sono uno sfizio per seguaci di Greta Thunberg, ma una necessità data dal fatto che l’Europa non possiede fonti energetiche se non in minima parte, oltre a sole e acqua.
Installazione di pannelli fotovoltaici
Promuovere investimenti in rinnovabili, e anche in ricerca che renda queste fonti di energia più efficienti, è una priorità non legata a un’ideologia, ma solo dalla necessità. L’Europa rischia di trovarsi schiacciata tra i due fuochi: gli Stati Uniti, che esercitano il loro potere economico attraverso la catena del valore dei combustibili fossili (per esempio, obbligando l’Europa a importare costoso gas liquefatto), e una Cina in rotta con l’Occidente, ma allo stesso tempo strategica per raggiungere gli obbiettivi del Green Deal. La Cina domina tutta la filiera delle rinnovabili, nonostante sia uno dei grandi inquinatori, con oltre il 50% della sua energia che arriva dal carbone. Sganciarsi completamente dalla Cina come vuole l’America, quindi, significa non avere i mezzi materiali per rendere l’Europa meno dipendente dalle fonti fossili, che siano i paesi petroliferi (arabi, Russia) o quelli che forniscono gas (Russia, Algeria, Emirati, Usa). Un traguardo verde, insomma, non è ideologia, ma una strada ancora più obbligata viste il difficile orizzonte geopolitico che l’Europa dovrà fronteggiare.
Meticolosa attenzione ai dettagli, materiali di alta qualità, massima funzionalità, praticità e durata nel tempo sono le caratteristiche distintive della nuova collezione per cucinaMidi (Palazzani Design Unit) che, grazie al suo design pulito e raffinato, si integra armoniosamente con qualsiasi stile.
Sotto la lente i risultati di 20 multipoint della distribuzione di materiali edili da 4 punti vendita in su. Risultato: i conti corrono o comunque tengono anche per il 2025. Ma il dato comune è la voglia di ingrandirsi tramite acquisizioni.
L’analisi di 20 importanti player nazionali evidenzia dinamiche che raccontano da un lato il cambiamento del sistema di mercato in atto, con la fine del superbonus e l’incremento dei lavori del Pnrr (che rimangono un mercato per certi versi distante da quello classico dei rivenditori edili) e, da un altro, la progressiva strategia di consolidamento ed espansione che caratterizza ormai il settore e che conferma il trend che da molti anni il Centro Studi YouTrade analizza e osserva.
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Non deve stupire, dunque, che la dimensione complessiva del giro d’affari di questi 20 top player nel 2024 sia stata quasi pari a 1,6 miliardi di euro, una cifra che alcuni anni fa sarebbe stato impensabile immaginarsi. Ma che dimostra la progressiva strategia di crescita ed espansione sul mercato delle diverse insegne.
In base alle informazioni raccolte direttamente dalle aziende attraverso le interviste e integrate da informazioni raccolte dai siti web aziendali e dai dati di bilancio, i 20 multipoint con quattro e più punti vendita analizzati presentano complessivamente un fatturato nel 2023 pari a 1,48 miliardi di euro, che (per le 17 aziende che hanno dichiarato anche la dimensione del giro d’affari del 2024) mostra un incremento medio del 10%. Un aumento dovuto per lo più a nuove aperture e acquisizioni, piuttosto che a una crescita diretta del mercato.
Con 340 punti vendita
I multipoint sotto la lente, dei quali nove aderenti a gruppi, presentano un numero complessivo di 340 punti vendita riferiti ai materiali edili (alcune aziende hanno anche altre merceologie specifiche, come il settore Its o il noleggio, ma non sono state prese in considerazione dal punto di vista quantitativo in questa analisi), dei quali 154 vedono anche la presenza di showroom, con un peso dei punti vendita con sale mostra pari al 45% del totale.
È già questo un segnale molto significativo, al di là delle diversità strategiche delle singole aziende, che in alcuni casi presentano showroom in tutti o nella maggior parte dei loro punti vendita, in altri casi, invece, evidenziano strategie di maggiore concentrazione sulla specificità del mercato dei materiali edili, con presenza saltuaria e non preponderante delle sale mostra.
Ma la crescita delle showroom nel mercato dei materiali edili indica anche un altro cambiamento epocale in atto: il passaggio da un mercato di magazzini, e dunque di prodotti, a un mercato di servizi, orientato dunque anche alla fidelizzazione del cliente.
Fatturato, punti vendita e presenza di showroom nei multipoint. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati forniti dalle aziende e dati camerali.
Ricavi per store
Analizzando la dimensione complessiva di fatturato nel 2024, il valore medio prodotto da ciascun punto vendita è pari a 4,3 milioni di euro, con un range compreso tra i 2,5 milioni di Gde agli 8,9 milioni di euro di Bauexpert.
Dal punto di vista del giro d’affari complessivo il leader di questo gruppo di multipoint è Zanutta, che nel 2024 dichiara 303 milioni di euro di fatturato, seguito da Eternoo con 216 e quasi a pari merito al terzo posto Orsolini e Bauexpert, rispettivamente con 145 e 143 milioni di euro.
Dal punto di vista del numero di punti vendita di materiali edili il leader di questa particolare classifica è Eternoo, con 72 store, dei quali 21 con showroom, seguito da Zanutta con 53 e con 33 showroom, e da Idrocentro, con 13 punti vendita di materiali edili dotati di showroom (in questo specifico caso in realtà Idrocentro può contare su oltre cento punti vendita complessivi, ma qui sono stati considerati solo quelli afferenti al settore della rivendita di materiali edili).
Gli showroom
Dal punto di vista della presenza di showroom nei diversi punti vendita, Honei ed Epiù mostrano una presenza pressoché totale, seguite da Silla (88%), Zanutta (62%) e da Edilklima Group, F.lli Anelli, Orsolini, Intofer e Vida, tutte con percentuali pari o superiori al 50%.
Per Bauexpert, Steldo, Idrocentro, Edil 2000, Eternoo e Centroedile Milano si rileva una presenza compresa tra il 25% e il 40% dei punti vendita, per Edil ’83 e Unika al 20%, mentre Mister Mac e Tophaus non dichiarano presenze di showroom nei loro punti vendita.
In attesa dei dati ufficiali di bilancio relativi al 2024, un’altra analisi interessante riguarda le dinamiche economiche e reddituali che le insegne hanno presentato nel 2023 rispetto al 2019.
La crescita dell’insieme delle società di capitali analizzabili (escluse dunque le società di persone e le holding) nel periodo considerato è stata del +91,8%, con alcune aziende in forte espansione, come Zanutta (+139,5%), Mister Mac ovvero Pio Macarra (+137,1%), Edil ’83 (+126,3%) e Eternoo, Idrocentro, Unika e Vida, tutte con aumenti superiori al 100%.
Andamento del fatturato e della reddittività dei multipoint tra il 2019 e il 2023. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati dati camerali.
Ma oltre a questi incrementi, il dato forte più significativo è individuabile nella dinamica della redditività, che valutata sulla quota di utili realizzati, presenta un aumento molto consistente, pari a una crescita complessiva degli utili cumulati tra il 2019 e il 2023 del 274,9% per un valore complessivo passato dai 25,4 milioni di euro del 2019 agli oltre 95 milioni di euro del 2023, con una crescita del peso degli utili sul fatturato dal 3,3% del 2019 al 6,4% del 2023, in pratica raddoppiando nel periodo la redditività delle aziende analizzate.
Le dinamiche
Rispetto a questo valore medio vi sono alcune aziende che hanno fatto registrare percentuali ancora più elevate, mostrando ottime capacità di gestione e ottimizzazione economica e finanziaria.
Risultati che poi sono utilizzati per implementare azioni di consolidamento e di innovazione aziendale, oltre che di crescita sul mercato con nuovi investimenti in aperture o acquisizioni di altri punti vendita.
È il caso di Eternoo, che mostra il miglior rapporto tra utili e fatturato, pari all’11,6%, di Intofer con l’11,0%, di Steldo con il 10,4%. Sopra la soglia media del 6,4% si collocano anche Gde con il 9,5% e Idrocentro con 7,2%.
Associando questi valori alle dimensioni aziendali emerge come in alcuni casi il valore degli utili prodotti consenta azioni di mercato che possono contare su una dotazione finanziaria molto consistente. È il caso di Idrocentro, con 24,67 milioni di euro di utili nel 2023, di Eternoo con 24,16 milioni e Zanutta con 14,46 milioni.
Il bilancio 2024
In relazione agli andamenti recenti e a quelli previsti per l’anno in corso, l’opinione generale delle 20 aziende multipoint intervistate è che il 2024 sia stato in linea generale un anno diversificato, con dinamiche positive per sette imprese, tre stabili e altre due in consolidamento di mercato. Ma anche con due aziende in lieve flessione e sei in rallentamento.
Andamenti e prospettive di mercato per i multipoint. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati forniti dalle aziende.
Per il 2025 le attese sono per lo più di stabilizzazione o positive, con dieci società che indicano prospettive di crescita, basate anche su fattori diversi dalle dinamiche del mercato delle costruzioni, ovvero in termini di acquisizioni e nuove aperture di punti vendita, che aumentano il giro d’affari e tendono a coprire nuove aree di mercato: una strategia comune nei multipoint.
Sette aziende vedono il 2025 come un mercato nel quale stabilizzare la propria dimensione del giro d’affari, mentre tre attendono un mercato in contrazione, con dinamiche di flessione tra il 5% e il 10%.
Ottimizzazione
Molto interessanti, nelle dichiarazioni degli intervistati, le strategie delle aziende in relazione ad alcune tematiche. Ne evidenziamo tre, per le prospettive future non solo per queste insegne, ma anche per tutto il settore.
Le principali sfide che oggi le aziende si trovano ad affrontare riguardano l’ottimizzazione della gestione, ovvero il recupero di produttività e di competitività che deriva dal miglioramento dei flussi di lavoro e dei processi interni all’azienda.
Altra strategia molto presente è quella del consolidamento di mercato, sia come stabilizzazione del mercato esistente sia nell’ulteriore crescita dimensionale.
Alcune imprese guardano alla fidelizzazione del cliente, puntando anche sulla differenziazione del servizio e sulla formazione del personale, con azioni di miglioramento della customer experience e integrando una maggiore flessibilità nell’affrontare i cambiamenti repentini del mercato.
Le strategie dei multipoint. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati forniti dalle aziende.
Digitalizzazione
La digitalizzazione è una sfida importante per molte imprese, che in sette casi evidenziano un forte, costante e continuo investimento fino alla digitalizzazione completa dell’azienda.
Sette indicano di avere in corso azioni di progressiva implementazione e in altri casi di procedere con azioni di miglioramento gestionale che il digitale consente, per esempio, attraverso l’etichettatura elettronica o l’adozione di nuovi gestionali.
Infine, dal punto di vista delle strategie di espansione o consolidamento, se solo in un caso non sono previste azioni di apertura o acquisizione di nuovi punti vendita, nella maggior parte dei casi le modalità di azione evidenziano spinte più o meno forti verso strategie di continua crescita dimensionale.
In sette casi le decisioni di crescita sono già previste e pianificate, mentre negli altri dipendono più dalle occasioni che potranno verificarsi.
Ma la decisione di investire su incrementi dimensionali aziendali è un fattore che per i multipoint è essenziale e strategico e che in futuro vedrà ancora crescere il parterre di soggetti attivi e il giro d’affari da loro gestito.
In vista del Global Wellness Day, che verrà celebrato il 14 giugno 2025, NielsenIQ presenta il nuovo report dal titolo «Global State of Health & Wellness 2025: Navigating the shift from health trends to lifestyle choices».
La ricerca esamina i comportamenti d’acquisto dei consumatori italiani, e non solo, all’insegna di salute e benessere, prendendo in considerazione temi chiave quali fiducia e influenza, nutrizione, benessere mentale, tecnologia per la salute e acquisti consapevoli.
Secondo la ricerca il 68% dei consumatori dichiara di assumere un approccio proattivo al mantenimento della propria condizione di salute (+4 punti punti percentuali rispetto alla media europea) e, in aggiunta, il 35% è alla ricerca attiva delle novità sul mercato per raggiungere i propri scopi salutari.
Il budget destinato a queste spese è considerevole: quasi la metà degli italiani, infatti, è disposta a spendere dagli 88 ai 400 euro al mese per assicurarsi uno stile di vita volto al benessere.
Capofila tra le priorità dei cittadini del Bel Paese, rispetto a 5 anni fa, è dormire bene, come indicato dal 59% del campione. Un orientamento a lungo termine viene invece preferito dal 58% degli italiani scegliendo l’opzione “invecchiare bene”.
Ad emergere un altro aspetto chiave: i consigli sono ben accetti solo se provenienti dagli specialisti del campo (63%, contro il 44% della media europea). Di contro, solo il 12% dei cittadini si lascia influenzare da pareri provenienti dalle piattaforme social.
Nonostante la centralità e l’attenzione sulla tematica, non mancano gli ostacoli e, in primis, è quello economico a spiccare: la metà dei consumatori (51%, contro il 53% della media europea) afferma che è il costo delle alternative più salutari rispetto alle opzioni standard a giocare da deterrente nella scelta.
In aggiunta, anche la complessità delle etichette viene indicata come barriera dal 16%. Una questione, quella delle etichette trasparenti e di facile ed immediata comprensione, che emerge come un bisogno dei consumatori: il 41% degli intervistati ritiene che le scelte orientate alla salute e al benessere debbano iniziare proprio da qui.
Anche aziende e governi sono chiamati in causa a giocare la loro parte. Alle prime si chiede di garantire che i prodotti salutistici siano accessibili e facilmente reperibili come quelli non salutari (40%), ai secondi invece di regolamentare più da vicino le aziende (ad esempio, standardizzando l’etichettatura sanitaria) per aiutare i consumatori a fare scelte più orientate alla salute (31%).
«Quando si tratta di scelte nella sfera di salute e benessere, emerge chiaramente una ricerca di informazioni affidabili. Oggi, quindi, i brand operanti nel settore devono andare oltre l’innovazione di prodotto e offrire chiarezza, accessibilità economica e ispirare fiducia», osserva Alessandra Gaudino, Senior Consultant – FMCG Customer Success Italy di NielsenIQ.
«I consumatori sono pronti a investire nel proprio benessere ma hanno bisogno di essere orientati. E per le aziende è possibile conquistare la lealtà dei consumatori, anche nei segmenti premium, assicurandosi che l’intero portafoglio prodotti abbia un focus sul benessere, sia eticamente realizzato, sostenibile e socialmente responsabile».
Produttori e retailer devono connettersi con consumatori sempre più informati e con una visione olistica del benessere, che passa anche e soprattutto da ciò che viene messo in tavola, eliminando i cibi ultra processati.
Oggi, il concetto di benessere abbraccia anche i temi della sostenibilità e responsabilità sociale, che diventano sempre più interconnesse nella visione dei consumatori. In linea con i trend globali, il 61% degli intervistati in Italia sarebbe disposto a pagare di più sia per articoli eticamente prodotti (commercio equo, cruelty-free, maggiore benessere animale) sia per prodotti considerati responsabili dal punto di vista sociale (a sostegno di comunità, popolazioni vulnerabili, …).
Stando alle rilevazioni di NielsenIQ e GfK, il 74% degli italiani preferirebbe un prodotto tech con funzionalità aggiuntive per la salute e il benessere. Viene evidenziata anche la propensione ad utilizzare dispositivi digitali o un’applicazione che monitora automaticamente la salute quotidiana. Inoltre, se per il 68% ad orientare la scelta di acquisto è in primo luogo il prezzo (67%), il 57% degli italiani stanzia un budget annuo per questa categoria di prodotti che si attesta tra gli 88 e i 400 euro.
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I dati di Confcommercio sono allarmanti: in poco più di un decennio sono stati chiusi 118 mila negozi al dettaglio, con un processo di desertificazione commerciale. Ma per la distribuzione edile il trend è la concentrazione.
Anticamente il Sahara non era un deserto: circa 30 mila anni fa, le sue montagne erano coperte da foreste, con una fauna numerosa, e l’attuale spazio arido era abitato da popoli che si dedicavano alla caccia e all’allevamento. Ora è una distesa di sassi, roccia e dune di sabbia. Un deserto, appunto.
Ed è la stessa evoluzione che sembra minacciare il commercio al dettaglio. Non a caso la rarefazione dei negozi nelle città è definita come desertificazione. Con alcune oasi, però.
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L’analisi di Confcommercio
Il fenomeno è stato denunciato dall’analisi Demografia d’impresa nelle città italiane, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne.
In sintesi: tra il 2012 e il 2024 in Italia sono stati chiusi quasi 118 mila negozi al dettaglio e 23 mila attività di commercio ambulante.
La rarefazione dei punti vendita riguarda anche la distribuzione di materiali per edilizia? Non esattamente.
Una ricerca condotta da Federcomated cinque anni fa in Italia aveva contato 11.241 aziende del settore, tra grossisti e al dettaglio. Di queste, 4.548 erano imprese di commercio all’ingrosso di materiali da costruzione e 6.693 attive nel dettaglio, comprendendo ceramiche e piastrelle.
Oggi quel numero si è probabilmente un po’ ridotto. Ma non tanto nel numero di punti vendita, quanto di società familiari con singole rivendite.
Il processo di concentrazione in atto, insomma, ha diminuito il numero di insegne indipendenti più che desertificare il settore.
Macro-Trend sulla demografia d’impresa.
Ambiente urbano
Ma, anche se l’edilizia se la cava meglio quanto a distribuzione, non va dimenticato che il valore di un’attività commerciale è legato anche alla posizione che occupa nell’ambiente circostante.
In particolare, le chiusure interessano di più i centri storici, dove chiudono più negozi rispetto alle periferie, con un fenomeno sia al Centro-Nord sia nel Mezzogiorno.
E, anche se molte rivendite di materiali edili si trovano in zone topograficamente di carattere più industriale, è inevitabile che un impoverimento generale delle attività retail renda molti centri più poveri e desolati.
Le saracinesche abbassate, insomma, non sono una buona pubblicità e non invogliano i clienti, specialmente quelli privati, a frequentare una zona.
Chi cresce
Secondo il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, tra il 2012 e il 2024, in Italia, però, ci sono anche attività in crescita, come quelle legate al turismo. Alloggio e ristorazione contano 18.500 insegne in più.
Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi, è stata registrata una forte crescita di imprese straniere (+41,4%) mentre quelle a titolarità italiana segnano solo +3,1%. E questo si traduce anche in tanti occupati in più, sempre stranieri: +397 mila negli ultimi 12 anni.
Il 39% di questi si concentra nel commercio, nell’alloggio e nella ristorazione (+155 mila).
Se si analizzano i dati relativi ai settori merceologici emerge anche un dato che interessa il mondo delle rivendite di materiali per edilizia.
Nei centri storici, per esempio, si riducono le attività tradizionali come la vendita di carburanti -42,1%, libri e giocattoli -36,5%, ma anche di mobili e ferramenta -34,8%.Due settori che sono presenti anche nella Gdo e nelle rivendite di materiali.
In controtendenza, cioè con maggiori aperture, sono invece i servizi come farmacie +12,3%, computer e telefonia +10,5%, oltre alle citate attività di alloggio +67,5%, al cui interno si colloca il noto boom degli affitti brevi (+170%), con forte accelerazione nell’ultimo anno. Fenomeno che deprime gli alberghi tradizionali, che sono calati del 9,7%.
Analisi territoriale: le città più colpite
Le regioni del Nord evidenziano le maggiori perdite di negozi al dettaglio, forse per una maggiore concentrazione di punti vendita della grande distribuzione. Nel Centro-Sud c’è, invece, una maggiore tenuta.
In ogni caso, dei 122 comuni presi in esame dall’analisi, ai primi cinque posti si collocano Ancona (-34,7%), Gorizia (-34,2%), Pesaro (-32,4%), Varese (-31,7%) e Alessandria (-31,1%), mentre nelle ultime cinque posizioni i Comuni che registrano la migliore tenuta sono Crotone (-6,9%), Frascati (-8,3%), Olbia (-8,6%), Andria (-10,3%), Palermo (-11,2%).
Che cosa comporta questo drastico calo, o desertificazione? Secondo Paolo Testa, responsabile Urbanistica e Rigenerazione Urbana di Confcommercio, «è un elemento di depauperamento economico e sociale dei centri urbani che, tenendo conto anche della contestuale riduzione del numero di sportelli bancari, rischia di trasformarsi in un declino delle città.
È un fenomeno che va contrastato con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività e in questa direzione va il progetto Cities di Confcommercio che ha elaborato le prime proposte per la rigenerazione delle città».
Progetto Cities di Confcommercio
Per questo, la principale associazione del commercio con Cities ha messo a punto una strategia che si può sintetizzare in tre punti.
Al primo posto c’è la rigenerazione dello spazio pubblico e dei quartieri. Una città migliore attrae anche le economie di prossimità.
Per questo è necessario iniziare a occuparsi delle aree pubbliche degradate attraverso interventi di trasformazione delle infrastrutture, senza dimenticare il loro impatto sul cambiamento climatico.
Un piano urbanistico ad hoc dovrebbe ripensare il territorio, con un intervento di placemaking, cioè trasformare lo spazio da entità percettiva a luogo esperienziale. Insomma, una città che sia piacevole da vivere e con identità di quartiere più forte.
Secondo punto elaborato da Confcommercio: mobilità e logistica sostenibili per avere tutto a portata di mano. Per questo obiettivo la proposta è quella di elaborare Piani urbani della mobilità e della logistica che integrino trasporti, urbanistica ed economia locale.
Questi piani devono includere piattaforme di smistamento merci con magazzini di prossimità urbana per ridurre il traffico e la congestione, oltre a una logistica a basso impatto ambientale, come mezzi a zero emissioni e cargo bike per ridurre l’inquinamento.
Infine, il terzo punto è quello più dolente: le saracinesche abbassate. Sono migliaia i locali chiusi e ci sono strade che assomigliano a cimiteri del commercio.
La proposta dell’associazione è sfumata e prevede accordi tra Comuni, associazioni e proprietari per agevolare la definizione formale di canoni di locazione calmierati, in particolare nei quartieri e nei quadranti più fragili e rendere accessibili gli immobili anche alle imprese nascenti o in difficoltà.
Una strategia che dipende da diversi soggetti, insomma, non semplice da gestire.
Gli accordi, aggiunge Confcommercio, possono anche contribuire alla riqualificazione dei luoghi, promuovono un uso più efficiente del patrimonio immobiliare esistente e riducono i rischi per tutti gli attori in campo. Insomma, più che soluzione è una buona intenzione.
Il ruolo dei Comuni
«Si tratta di proposte e buone pratiche sviluppate dalle associazioni territoriali di Confcommercio volte a contrastare la desertificazione commerciale», è il commento del segretario generale di Anci (l’associazione dei Comuni), Veronica Nicotra.
«Anci le guarda con grande attenzione, in considerazione anche del ruolo cruciale che il commercio svolge non solo per l’economia, ma anche per la vivibilità e la sicurezza delle nostre aree urbane».
L’associazione sottolinea anche che occorre promuovere la città come bene comune, a partire dallo spazio urbano, dai servizi pubblici e dalle risorse della città, che devono essere accessibili a tutti.
Insomma, una cura urbanistica ricostituente, che valorizzi il tessuto urbano e rafforzi la coesione sociale. Non manca un accenno all’utilizzo della tecnologia, con un utilizzo dei big data e dell’urban analytics per definire le politiche più efficaci per il commercio locale.
A questo proposito il progetto Cities ha sviluppato e sperimentato un software di monitoraggio che consiste in una web-dashboard basata su dati di telefonia mobile per analizzare i flussi pedonali e le dinamiche commerciali nei centri urbani.
I dati dovrebbero servire a capire le dinamiche di passaggio e a guidare, quindi, le azioni di recupero del territorio in modo da ottimizzare gli interventi di arredo urbano.
I tentativi
Le proposte di Cities avranno un seguito concreto? Per ora si possono registrare esperimenti in ordine sparso: tentativi che, forse, possono costituire una traccia più generale.
Per esempio, nel centro storico di Palermo molte proprietà di pregio sono state abbandonate: per recuperarle l’idea è quella di trasformarle in strutture turistiche alberghiere coinvolgendo le proprietà, ma anche con l’introduzione di incentivi fiscali e amministrativi per attrarre investitori. Insomma, turisti al posto dei negozi: sempre meglio che un’insegna in disarmo, ma non è una ripartenza del commercio.
A Firenze, invece, il morto da resuscitare sono le edicole: qui l’obiettivo (un po’ fantasioso) è quello di trasformarle in centri di welfare e cultura anche digitale.
E Padova punta all’aumento delle aree pedonali, con la creazione di un brand distintivo e soluzioni per riattivare gli spazi sfitti per stimolare l’arrivo di nuovi operatori coinvolgendo tutti gli stakeholder. Chissà se i negozi chiusi riapriranno.
Perché il green è una necessità per l’Europa
Il vento che arriva dagli Stati Uniti o, più precisamente dagli Stati Uniti, è inequivocabile: il green è al massimo un colore che si adatta ai campi da golf, il passatempo preferito del titolare della Casa Bianca. Ma l’onda grigia della trivella a ogni costo trova tanti surfisti anche in Europa, pronti a cavalcare il trend anti-ambientalista. Di certo alcune estremizzazioni degli obiettivi green, a partire dagli intemperanti exploit dei giovani di Ultima Generazione, non hanno giovato alla causa della sostenibilità.
Ma il dietrofront sul tema non è solo una reazione all’eccessiva rigidità dei traguardi stabiliti dal Parlamento Europeo, come quelli contenuti dalla direttiva Case green. Uno degli argomenti principali di chi, in nome della neutralità tecnologica, di fatto frena la transizione verde, per esempio, riguarda il fatto che, in fondo, il Pianeta non va a rotoli per colpa nostra: sono altri i grandi inquinatori, a partire dalla Cina. Quindi, a che cosa serve spingere regole così severe? Ed è vero che l’Europa inquina meno di altri, a partire dagli energivori Stati Uniti e Cina. Ma proprio per questo il Vecchio Continente ha necessità non morale, ma pratica, di ridurre l’indipendenza energetica. Per arrivarci, beninteso, non bisogna distruggere l’industria della piastrella o ammazzare l’automotive e il suo indotto. Ci vuole buonsenso, siamo d’accordo. Ma senza perdere di vista l’obiettivo: edifici che consumino meno o, meglio ancora, zero energia, non sono uno sfizio per seguaci di Greta Thunberg, ma una necessità data dal fatto che l’Europa non possiede fonti energetiche se non in minima parte, oltre a sole e acqua.
Promuovere investimenti in rinnovabili, e anche in ricerca che renda queste fonti di energia più efficienti, è una priorità non legata a un’ideologia, ma solo dalla necessità. L’Europa rischia di trovarsi schiacciata tra i due fuochi: gli Stati Uniti, che esercitano il loro potere economico attraverso la catena del valore dei combustibili fossili (per esempio, obbligando l’Europa a importare costoso gas liquefatto), e una Cina in rotta con l’Occidente, ma allo stesso tempo strategica per raggiungere gli obbiettivi del Green Deal. La Cina domina tutta la filiera delle rinnovabili, nonostante sia uno dei grandi inquinatori, con oltre il 50% della sua energia che arriva dal carbone. Sganciarsi completamente dalla Cina come vuole l’America, quindi, significa non avere i mezzi materiali per rendere l’Europa meno dipendente dalle fonti fossili, che siano i paesi petroliferi (arabi, Russia) o quelli che forniscono gas (Russia, Algeria, Emirati, Usa). Un traguardo verde, insomma, non è ideologia, ma una strada ancora più obbligata viste il difficile orizzonte geopolitico che l’Europa dovrà fronteggiare.