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Pile in campo contro la legge di Bilancio

Fabio Montagnoli
Fabio Montagnoli

Anche Pile mette nel mirno la legge di Biulancio presentata dal governo. «Pile – Associazione dei Produttori e Installatori di Lattoneria Edile si unisce alle principali associazioni di categoria per esprimere forte preoccupazione in merito all’articolo 26 della Legge di Bilancio 2026», si legge in un comunicato. «La norma, se approvata nella sua attuale formulazione, vieterebbe a partire dal 1° luglio 2026 l’utilizzo dei crediti d’imposta – diversi da quelli derivanti dalle liquidazioni delle imposte (Iva, Ires, Irap, Irpef e 770) – per la compensazione dei modelli F24 relativi a Inps e Inail». Un provvedimento che, secondo anche altre associazioni da categoria, costituisce un serio problema per le imprese.

“Pur condividendo l’obiettivo di contrastare le frodi fiscali, riteniamo che l’articolo 26 della Legge di Bilancio 2026 rischi di penalizzare ingiustamente migliaia di imprese che hanno contribuito in modo significativo alla ripresa economica post-pandemica», spiega Fabio Montagnoli, presidente di Pile. “. Le aziende del nostro settore, in particolare, hanno maturato crediti d’imposta attraverso lo sconto in fattura per interventi di ristrutturazione edilizia, beneficiando dei bonus fiscali al 50%, 65% e 110%. L’impossibilità di utilizzare tali crediti per la compensazione dei contributi Inps e Inail comporterebbe un grave squilibrio, poiché le compensazioni residue (Iva e ritenute) risultano quantitativamente inferiori.  Rivolgiamo pertanto un appello al Governo affinché intervenga con urgenza per rivedere il provvedimento e tutelare le imprese virtuose che operano nel rispetto delle normative”.

Sistema a cappotto: per l’80% dei progettisti è essenziale per gli obiettivi dell’EPBD

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Mercoledì 12 novembre 2025, Milano ha ospitato il settimo EAE ETICS Forum, evento europeo dedicato al sistema a cappotto e al suo ruolo per la sostenibilità in edilizia.

Organizzato da Cortexa ed EAE, l’Associazione Europea per i Sistemi a Cappotto, di cui Cortexa è socio fondatore, l’evento ha visto la presenza di oltre 200 esperti internazionali e  rappresentanti delle istituzioni nazionali ed europee.

Il Forum è stato la cornice ideale per presentare i dati emersi dal terzo sondaggio sulla sostenibilità in edilizia condotta dal Centro Studi Cortexa con il coinvolgimento di oltre 300 progettisti italiani.

«Dai risultati dell’indagine emerge che oggi il Sistema a Cappotto è riconosciuto come soluzione indispensabile per l’efficienza energetica e per il raggiungimento degli obiettivi della EPBD (Direttiva sulla Prestazione Energetica nell’Edilizia), la cui implementazione richiede sistemi da costruzione efficaci e certificati, incentivi stabili, formazione dei progettisti, disponibilità di imprese qualificate, oltre a una maggiore informazione al pubblico», afferma Stefano Deri, presidente di Cortexa.

I risultati dell’indagine Cortexa

Il Centro Studi Cortexa ha svolto un’indagine su oltre 300 progettisti italiani per comprendere prospettive e ostacoli legati al sistema a cappotto e al suo ruolo per la sostenibilità in edilizia, in relazione anche alla nuova Direttiva EPBD

Tra i risultati più importanti emerge che:

  • per oltre l’80% dei progettisti è essenziale per raggiungere gli obiettivi dell’EPBD. Tuttavia, oltre il 65% dei progettisti si ritiene poco informato, o informato in maniera non approfondita;
  • il sistema a cappotto è proposto da circa l’88% dei progettisti  perché alla base del reale risparmio energetico (Energy Efficiency First: rendere prima non disperdente l’involucro e poi intervenire sugli altri aspetti);
  • il 71% dei progettisti sottolinea che non è sufficiente un cappotto qualsiasi, ma un sistema a cappotto certificato (kit unico dotato di ETA e marcatura CE; progettazione e posa qualificate);
  • nel 2024 e nel 2025 prevale la volontà di migliorare il comfort abitativo, più che il risparmio in bolletta o l’accesso agli incentivi. Questa tendenza è legata anche all’aumento delle temperature e alla necessità di proteggere le abitazioni in estate;
  • per circa il 70% dei progettisti senza incentivi i committenti difficilmente avvieranno interventi di riqualificazione. La mancanza di incentivi influenza ora tutte le aree geografiche, incluso il Nord, dove nel 2025 l’incidenza risulta cresciuta in modo significativo (71,3% nel 2025 e 34% nel 2024);
  • oltre il 60% dei committenti risulta poco informato sulla Direttiva EPBD e più del 30% non la conosce affatto. I committenti sono invece meglio informati sugli incentivi fiscali in vigore nel 2025.

Nuova finitura antracite per le finestre a bilico in Pvc di Fakro

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Oltre alle finiture in bianco, rovere e pino naturale, le finestre a bilico in Pvc Fakro sono ora disponibili con una nuova superficie antracite, in linea con il design di interni contemporaneo orientato verso palette cromatiche con toni neutri e scuri.

Con questa finitura Fakro offre un’ulteriore possibilità a livello cromatico che permette a progettisti e interior designer di disporre di una soluzione capace di dialogare con linguaggi architettonici contemporanei e con spazi di carattere ed eleganti.

Alla valenza estetica si affiancano prestazioni tecniche di eccellenza. Robuste e stabili, le finestre a bilico Fakro presentano una struttura realizzata con profili multicamera in Pvc, rinforzati internamente con acciaio zincato.

Oltre a non richiedere verniciatura, il Pvc offre una naturale resistenza all’umidità, all’acqua e agli agenti chimici, facendo di tali modelli la soluzione ideale anche per ambienti particolarmente esposti a concentrazione di vapore.

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Inoltre, i serramenti a bilico in Pvc Fakro presentano:

  • tecnologia thermoPro, che migliora l’isolamento termico e l’impermeabilità all’aria
  • sistema di ventilazione V35, che assicura un ricambio costante anche a serramento chiuso, condizione essenziale per mantenere elevata la qualità dell’aria indoor
  • sistema TopSafe, che incrementa la resistenza meccanica della struttura, proteggendola contro i tentativi di effrazione.

Versatili anche dal punto di vista progettuale, queste finestre sono idonee per tetti con pendenze comprese tra 15 e 90 gradi e possono essere personalizzate con numerosi accessori interni ed esterni.

YouBuild novembre 2025

YouBuild novembre 2025 cover

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Novembre 2025

IN COPERTINA

Fieramilano: pista di pattinaggio Milano Cortina 2026
Nuova piazza Pia: sottovia Lungotevere in Sassia
Sicurezza: strategia per le imprese italiane

 
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Nuova Epd per il pannello isolante minerale Multipor

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Il pannello isolante minerale Multipor di Xella aggiorna la sua Epd (Dichiarazione Ambientale di Prodotto) adeguandosi ai criteri della norma EN 15804+A2

La nuova Epd, validata dall’Institut Bauen und Umwelt (IBU), offre una valutazione ancora più completa del ciclo di vita, includendo nella fase d’uso (B1) il processo naturale di ricarbonatazione, con cui il materiale riassorbe parte della CO₂ atmosferica.

Ciò significa che Multipor non solo limita le emissioni di CO₂ nella fase produttiva, ma assorbe naturalmente anidride carbonica durante la propria vita utile, riducendo il bilancio complessivo delle emissioni.

Composto esclusivamente da materie prime minerali naturali (sabbia, calce, cemento, acqua e un agente aerante), Multipor è un isolante leggero e stabile nel tempo, che unisce:

  • elevata capacità isolante, per edifici efficienti e confortevoli;
  • incombustibilità (classe A1), per la massima sicurezza antincendio;
  • traspirabilità e inerzia igroscopica, che favoriscono la salubrità degli ambienti;
  • riciclabilità totale, nel rispetto dei principi dell’economia circolare.

Utilizzato per l’isolamento interno ed esterno di pareti, coperture e soffitti, Multipor rappresenta una soluzione ideale per interventi su edifici nuovi o esistenti, anche in ambito storico o vincolato, dove traspirabilità e comfort igrometrico sono requisiti chiave.

Con la nuova EPD, Multipor dispone di una valutazione ambientale che considera anche la fase di utilizzo reale del prodotto. Per i progettisti significa disporre di dati LCA più completi e aggiornati, con benefici diretti in termini di una ridotta impronta di carbonio certificata, maggior valore nei protocolli di sostenibilità (Leed, Breeam, Cam), e piena coerenza con i criteri NZEB e di edilizia circolare. Una prova concreta di responsabilità ambientale e di innovazione nel settore dei materiali minerali.

WeLight novembre 2025

WeLight novembre
NUMERO 3 – 2025
In copertina:
 
Attualità: case green, countdown per il piano italiano
Costruire & ristrutturare: involucro e impianti smart per la nuova scuola
Innovazione in cantiere: stuccatura e levigatura nell’arte del cartongesso
In sicurezza: formazione e futuro del sollevamento
Protagonisti: il colore come linguaggio percezione e design
Superfici storiche: restauro conservativo Blu al Woodpecker
Salubrità indoor: qualità dell’aria negli uffici salute e prevenzione
Sui banchi di scuola: guide e montanti avvitamento o punzonatura?
 
 
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Sul terzo numero di WeLight: costruire il futuro, partendo dai dettagli

WeLight novembre

In edilizia leggera ogni gesto conta. Ogni vite, ogni stuccatura, ogni strato di pittura contribuisce a definire la qualità dell’abitare. È in questo equilibrio tra precisione tecnica e sensibilità estetica che si gioca la sfida più importante: dare forma a edifici salubri, efficienti e belli da vivere.

Nel nuovo numero di WeLight esploriamo il cambiamento in atto nel mondo dell’edilizia residenziale, scolastica e di recupero storico. Un cambio di paradigma che mette al centro il comfort abitativo, l’efficienza energetica e la durabilità, grazie ai sistemi a secco e alle tecniche di finitura evolute.

A Brembate di Sopra, una villetta degli anni ’80 diventa modello didattico di riqualificazione energetica: due metà dello stesso edificio raccontano il passaggio dal costruire tradizionale ai sistemi contemporanei, dove isolamento, acustica e comfort convivono in un’unica strategia.

Anche la scuola di San Marcellino, progettata secondo gli standard NZEB, dimostra come l’edilizia pubblica possa essere banco di prova per una nuova sostenibilità fatta di spazi flessibili, materiali certificati e impianti intelligenti.

Non manca uno sguardo al recupero del patrimonio storico con il restauro della Torre Civica di Cairate, intervento complesso e accurato che restituisce vita e valore a un simbolo della comunità.

Nel design d’interni, il cartongesso si conferma materiale d’elezione per creare librerie e cabine armadio su misura, con finiture di pregio e integrazione luminosa.

L’attenzione al dettaglio tecnico si ritrova anche nelle innovazioni che semplificano la posa e migliorano la resa ed anche nel Lighting, che trasforma la luce in elemento d’arredo e dialogo con lo spazio.

A fare da filo conduttore, la competenza: non esiste sostenibilità senza formazione, né innovazione senza conoscenza. È su questa base che si costruisce il futuro dell’edilizia leggera — un futuro fondato su abilità misurabili, risultati concreti e cultura del fare bene.

Completano il numero l’intervista a Mario Bisson del Politecnico di Milano, che esplora il valore del colore come linguaggio del progetto, e un approfondimento tecnico sulla stuccatura e levigatura nell’arte del cartongesso.

Scopri il nuovo numero di WeLight Novembre e lasciati ispirare da chi costruisce, ogni giorno, il futuro partendo dai dettagli.

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Fassa Bortolo partner per la terza edizione del Rapporto Cave di Legambiente

Rapporto-Cave-Legambiente-2025

Fassa Bortolo è partner per la terza edizione del Rapporto Cave pubblicato da Legambiente, documento pubblicato ogni quattro anni che permette, incrociando i dati forniti dalle Regioni e dalle due Province Autonome con quelli di Istat, di monitorare le attività estrattive con i numeri sugli impatti economici e ambientali, il quadro normativo e le opportunità volte all’economia circolare.

Nell’economia circolare il settore estrattivo può giocare un ruolo di primo piano, ma è necessario un cambio di rotta per ridurre il prelievo di materiali e l’impatto sul paesaggio, valorizzare le cave dismesse con interventi di ripristino ambientale e favorire il recupero e riciclo degli aggregati, superando normative obsolete, canoni di concessione irrisori e leggi regionali frammentate.

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Presentazione Rapporto Cave 2025 a Ecomondo di Rimini

Rapporto Cave 2025

Secondo il Rapporto Cave 2025 in Italia, presentato alla fiera Ecomondo di Rimini, sono 1.678 i Comuni con almeno una cava autorizzata. Dal 2021 sono presenti il 20,7% in meno di cave autorizzate (3.378), complice la crisi del settore edilizio. Rispetto alla prima rilevazione del report del 2008, il calo è del -51,3%.

Tuttavia, si registrano più prelievi di sabbia e ghiaia: 34,6 i milioni di metri cubi annuali (+18,5% rispetto al 2021). Quasi raddoppiati anche i volumi di calcare estratto (51,6 milioni di metri cubi, +92,5%) mentre sono scesi quelli di pietre ornamentali (5,5 milioni di metri cubi, -11,3%). Tra le Regioni con più siti estrattivi la Lombardia, Veneto e Puglia, con oltre 300 cave autorizzate.  

Nonostante i quantitativi rilevanti estratti, il ritorno economico per le casse pubbliche non arriva a 20 milioni di euro, a causa di canoni di concessione irrisori (in alcune Regioni inferiori a 50 centesimi al metro cubo).

Rispetto ai canoni, in Basilicata e Sardegna non sono previsti per nessuna tipologia di materiale estratto, in Valle d’Aosta è presente solo per sabbia e ghiaia, mentre i canoni più bassi si trovano in Calabria, Lazio, Puglia, Umbria, Valle d’Aosta (< 0,50 €/m³).

Secondo le stime di Legambiente, imponendo tariffe sui prelievi vicine al 20% del valore di mercato (come in Gran Bretagna) si potrebbero ottenere circa 66 milioni, con un guadagno di circa 46,5 milioni annui.

Tornando al censimento delle cave si registra un lieve aumento delle cave dismesse (14.640, +3,5% rispetto al 2021), di cui solo una minima parte è destinata a interventi di ripristino ambientale. Per le cave dismesse spiccano Lombardia (oltre 3.100), Toscana (2.400), Puglia (2.000) e Piemonte (1.847).

Rispetto alla Germania, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi la produzione in Italia di aggregati naturali e artificiali utilizzabili al posto di materiali da cava è ancora molto ridotta: si stimano tra i 2.000 e i 3.000 impianti autorizzati (fissi e mobili) secondo quanto dichiarato da rappresentanti di ANCE nel 2021. Le Regioni con maggiore presenza di impianti di riciclo inerti sono del Centro-Nord: Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Trentino e Toscana.

Rapporto-Cave-Legambiente-2025

La proposta di Legambiente per rilanciare il settore estrattivo

Legambiente individua tre priorità per rilanciare il settore estrattivo in chiave sostenibile:

1) Aumentare il recupero e riciclo dei materiali provenienti da demolizione e costruzione trasformandoli in alternative agli aggregati tradizionali, riducendo il conferimento a discarica, garantendo tracciabilità dei materiali, introducendo la demolizione selettiva nelle gare pubbliche, fissando obiettivi di recupero e riciclo e investendo nella formazione degli operatori.

2) Introdurre un canone minimo nazionale per i materiali estratti, pari almeno al 20% del valore di mercato, per garantire un uso equo delle risorse e il ripristino di tutti i siti estrattivi, incentivare l’innovazione e il recupero ambientale e l’impiego di materiali riciclati a costi competitivi.

3) Rafforzare la tutela dei territori, rendendo obbligatoria l’approvazione e l’aggiornamento dei Piani per le Attività Estrattive (PRAE) – ancora assenti in 6 Regioni (Abruzzo, Molise, Sardegna, Calabria, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia) e 1 Provincia Autonoma (Bolzano) – regolando i prelievi, l’uso di materiali riciclati, estrazioni sostenibili, garantendo il recupero delle aree e i controlli contro le infiltrazioni criminali.

«È inaccettabile che un settore con forti impatti ambientali ed economici sia ancora regolato da un decreto del 1927, basato su un approccio datato e che trascura le ricadute sui territori (in termini di polveri, risorsa idrica e suolo, rumore e vibrazioni, paesaggio, ecosistemi naturali)», afferma Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente.

«Governo e Regioni adottino una visione nuova, capace di favorire innovazione, rilancio dei distretti produttivi e nuovi green jobs nel riciclo dei materiali da costruzione. Le capacità tecnologiche e le esperienze di imprese attive in tal senso non mancano. Serve una legge quadro che preveda il monitoraggio delle cave attive e dismesse, che introduca regole uniformi per tutelare il territorio, Valutazione di Impatto Ambientale obbligatoria, recupero ambientale e divieto di attività in aree sensibili, incentivi all’uso di materiali riciclati rispetto alle materie vergini».

Esempi virtuosi

Il Rapporto Cave 2025 di Legambiente individua anche esempi virtuosi di gestione sostenibile delle cave, di recupero e riutilizzo di materiali, e di innovazione in chiave circolare.

Tra questi, la demolizione selettiva dell’Ospedale Misericordia e Dolce di Prato, con il recupero del 98% dei materiali, e il progetto Corti di Medoro di Ferrara, che ha riciclato oltre il 99% dei rifiuti.

Altri casi mostrano come le cave dismesse possano rinascere come spazi verdi e culturali: il Parco delle Cave di Brescia e quello di Marco Vito a Lecce, fino all’Eden Project in Cornovaglia.

In tema di esempi virtuosi, Legambiente ha anche stretto una partnership con Fassa Bortolo, con cui collabora dal 2017, per divulgare, sensibilizzare e diffondere informazioni sulle nuove possibilità di utilizzo di materiali sostenibili in edilizia.

«Per noi, attività estrattiva e recupero ambientale non sono fasi distinte, ma un unico processo integrato. Oltre tre secoli di esperienza ci hanno insegnato che solo investendo a monte su tecnologie innovative, una pianificazione attenta e una gestione responsabile delle risorse è possibile ottenere risultati concreti, capaci di coniugare davvero lo sviluppo umano con la tutela dell’ambiente», dichiara Lorenzo Bernardi, Direttore Ambiente, Salute e Sicurezza Fassa Bortolo.

«La partnership quasi decennale con Legambiente nasce proprio da queste basi comuni, dalla consapevolezza che lavorare nel rispetto del territorio non è solo una questione di etica, ma un’opportunità che genera valore: un modello virtuoso che merita di essere condiviso e promosso come buona pratica per l’intero settore».

Cava Monteciuccoli a Villaga (Vicenza)

Tra gli esempi virtuosi raccontati nel report di Legambiente c’è il progetto di recupero ambientale della Cava Monteciuccoli a Villaga (Vicenza). 

Il vuoto lasciato dall’attività estrattiva verrà ricolmato impiegando nella ricomposizione ambientale limi di lavaggio del materiale calcareo che provengono dagli impianti Fassa, sottoprodotto relativo alla marna scartata dalla vagliatura del pietrame impiegato per la produzione di calce idraulica nello stabilimento Fassa di Villaga, e terre e rocce da scavo provenienti dal territorio circostante .

Il progetto, in fase di realizzazione, prevede un intervento della durata di 12 anni, diviso in due lotti, minimizzando le interferenze con l’attività produttiva dello stabilimento ed evitando di usare la viabilità comunale.

Il progetto prevede la formazione di un filare sommitale a contornare la parte superiore del versante ricostruito, delimitato con dei filari arbustivi lungo le linee di massima pendenza.

Macchine e accessori avanzati per la rimozione della neve con Bobcat

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Spazzaneve

Con l’arrivo dell’inverno, Bobcat rinnova il proprio impegno nell’offrire soluzioni avanzate per la rimozione della neve con un’ampia gamma di macchine compatte (pale gommate e cingolate, skid-steer loaders, telescopici e trattori) abbinate a una linea completa di accessori specifici, come turbine da neve, lame dritte e a V, spargisale/sabbia, spazzoloni angolabili e scraper, che trasformano le macchine in veri porta attrezzi multifunzionali per strade urbane, parcheggi, stazioni sciistiche e aziende agricole. 

Intanto l’azienda sta lavorando a soluzioni innovative per la rimozione della neve, in grado di rendere il lavoro più efficiente, sicuro e versatile, anche nelle condizioni più difficili.

Turbine da neve e scraper

La gamma di turbine da neve Bobcat è protagonista assoluta. Dotata di un’altezza di aspirazione superiore e di trivella di dimensioni maggiori, sono in grado di aspirare più neve a ogni passaggio.

Il profilo arrotondato non si limita a spingerla, ma la fa rotolare, favorendo un flusso più regolare verso l’impeller e garantendo un lancio ancora più lontano. La struttura rinforzata la rende adatta agli impieghi più gravosi, mentre numerosi dettagli ne aumentano l’affidabilità: scarico con rotazione idraulica a 270 gradi, trasmissione a ingranaggi idraulici al posto della catena per maggiore robustezza e fluidità, tagliente reversibile che raddoppia la durata del componente.

Anche gli accessori più semplici, spesso sottovalutati, si rivelano in realtà fondamentali. Ad esempio, lo scraper si rivela estremamente versatile e prezioso in molteplici contesti operativi per liberare strade, parcheggi e marciapiedi da ghiaccio e lastre compatte, garantendo superfici sicure e percorribili in breve tempo. La sua versatilità lo rende utile tutto l’anno, anche in contesti interni o nei cantieri.

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Katinka Kincses, product manager Bobcat

Katinka Kincses, product manager Bobcat specifica: «Per sfruttare al meglio qualsiasi accessorio da neve è essenziale configurare correttamente la macchina: scope angolari o lame a V lavorano con impianti idraulici standard, mentre le turbine da neve offrono le massime prestazioni se abbinate a impianti ad alta portata».

Tutti gli accessori Bobcat sono progettati per resistere a lungo e, con una manutenzione regolare come il controllo e la sostituzione delle parti soggette a usura, garantiscono numerose stagioni di lavoro.

Macchine versatili, non solo d’inverno

Sgomberare neve significa affrontare turni lunghi e freddi, spesso nelle prime ore del mattino. Gli operatori apprezzano particolarmente il comfort offerto dalle macchine Bobcat, grazie alle cabine chiuse e riscaldate. Nei test comparativi, le cabine Bobcat hanno dimostrato di riscaldarsi quasi il doppio più rapidamente rispetto a quelle di alcuni concorrenti, aumentando comfort, produttività e soddisfazione di chi le utilizza.

Il vero valore aggiunto di Bobcat è la versatilità: le stesse macchine che in inverno sgomberano la neve possono, grazie a diversi accessori, dedicarsi in primavera alla manutenzione del verde, in estate alla cura di marciapiedi e spazi pubblici e in autunno alla raccolta delle foglie. Questo si traduce in un ritorno sull’investimento più elevato, con costi di gestione e manutenzione ridotti.

Con il sistema Bob-Tach l’aggancio degli accessori è immediato e sicuro: in pochi secondi si cambia attrezzo e si riparte con il lavoro. Un ulteriore vantaggio è l’Attachment Control Device (ACD), che riconosce automaticamente l’accessorio collegato e regola in tempo reale comandi e parametri idraulici. È un vero plug-and-play che elimina regolazioni manuali, aumenta l’efficienza e riduce i tempi morti.

Come sottolinea Katinka Kincses: «Per l’operatore è un vantaggio enorme: immagina di salire in macchina alle 5 del mattino, al buio e al freddo, per sgomberare un parcheggio. Poter collegare un accessorio e partire subito fa davvero la differenza. Per i proprietari significa meno fermi macchina e minore usura, perché gli accessori lavorano sempre nelle condizioni ottimali».

Massima compatibilità con gli accessori

Ogni accessorio Bobcat è sottoposto a rigorosi test di prestazioni, stabilità e sicurezza, compresa la resistenza idraulica e strutturale per sopportare le condizioni più dure.

Macchina, impianto idraulico e accessori sono progettati e supportati dallo stesso costruttore, garantendo massima compatibilità, affidabilità e semplicità d’uso.

Non esiste una sola combinazione unica tra macchina compatta e accessorio Bobcat: la scelta dipende sempre dal lavoro da svolgere

«Per la rimozione della neve, ad esempio, una turbina da 1,2 metri può essere montata su una pala compatta MT100, ideale per spazi ristretti come parchi o marciapiedi. All’estremo opposto, le turbine da 2,2 metri con sistema Super Flow esprimono tutto il loro potenziale sulla T86, pala di straordinaria potenza. Se invece bisogna liberare grandi superfici, le nostre pale gommate compatte sono incredibili. Di certo skid-steer loaders e pale compatte cingolate rimangono imbattibili: grazie all’idraulica ad alta portata, gestiscono accessori avanzati con potenza e precisione, affrontando senza difficoltà anche i lavori più impegnativi», afferma Katinka Kincses.

Gli accessori da neve Bobcat sono disponibili anche a noleggio tramite la rete di concessionari autorizzati, che offrono assistenza qualificata e supporto immediato.

«Il nostro suggerimento è pianificare per tempo anche il noleggio. Arrivare preparati alla prima nevicata fa la differenza: avere a disposizione l’accessorio giusto significa lavorare in sicurezza ed efficienza, senza perdite di tempo. Ogni soluzione è affidabile, collaudata, dalla prima all’ultima nevicata», consiglia la product manager.

Il caso Chez Gaston a 2.000 metri di altitudine

Sono numerosi i clienti che hanno trovato nelle soluzioni Bobcat il supporto ideale per affrontare la rimozione della neve in condizioni estreme. Tra questi c’è il ristorante Chez Gaston, nelle Alpi francesi, situato a 2.000 metri di altitudine.

In passato, il proprietario impiegava fino a quattro ore ogni mattina per liberare strade e terrazze. Oggi, con due pale compatte (un S550 e un S130) e una pala gommata articolata L85, lo stesso lavoro viene svolto in appena 30 minuti. 

Grazie alla versatilità e agli accessori dedicati, le pale Bobcat hanno trasformato lo sgombero neve da attività lunga e faticosa a operazione rapida ed efficiente. 

Torggler compie 160 anni tra innovazione e sostenibilità

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Torggler compie 160 anni. L’azienda, che ha avviato l’attività nel 1865 a Merano (Bolzano) è riconosciuta a livello nazionale e internazionale per i suoi materiali tecnici innovativi per l’edilizia, il serramento e la nautica.

Negli anni l’azienda ha investito in diverse aree per soddisfare l’aumento della propria produzione: prima in Italia con la filiale di Rieti e poi in Polonia a Zgierz e in Germania a Oberhaching. Nel 2023 ha inoltre inaugurato la costruzione del nuovo centro logistico di Pegognaga, in provincia di Mantova.

La storia dell’azienda

Le origini di Torggler si rifanno al fondatore, Karl Torggler, che a Merano apre nel 1865 il suo primo negozio, una drogheria per la vendita di prodotti pregiati e specialità esotiche.

Nel 1950 l’azienda inizia la produzione dei primi materiali da costruzione, per poi aprirsi dagli anni Ottanta al mondo dei sigillanti, schiume poliuretaniche, impermeabilizzanti e sistemi di isolamento termico. Oggi Torggler è un punto di riferimento nel settore chimico per l’edilizia, la nautica e il serramento.

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Galleria Monte San Rocco

«Torggler è un’azienda che cerca di unire il meglio della tradizione con la spinta dell’innovazione. Questa forza fa parte del nostro Dna e intendiamo mantenerla viva», racconta il ceo Benno Pamer che, insieme all’erede Tobias Johannes, sta lavorando per mantenere lo spirito audace e innovativo di Torggler, facendo della competenza e dell’innovazione i tratti distintivi.

«Plasmati dall’innovazione, sostenuti dalle persone» è il motto coniato dal giornalista freelance e regista Thomas Hainfle, autore del libro realizzato per celebrare l’anniversario dei 160 anni e che riassume la storia dell’azienda.

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Lavori Aeroporto Malpensa 1958

Nuovi investimenti e sostenibilità

La spinta all’innovazione di Torggler si è concretizzata in un investimento sulla digitalizzazione dei processi produttivi e logistici per supportare e valorizzare il lavoro umano e migliorare la qualità dei servizi offerti.

Dai software gestionali di nuova generazione ai sistemi di logistica 4.0 introdotti nello stabilimento di Pegognaga, ogni innovazione è pensata per rendere il lavoro più efficiente, sostenibile e flessibile.

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Uraplast

Innovazione logistica e strategica mettono in contatto l’azienda altoatesina con tutta la penisola attraverso gli stabilimenti di Pegognaga e Rieti. A livello internazionale, invece, le sedi operative di Zgierz (Polonia) e Oberhaching (Germania) contribuiscono a creare un network capillare intorno ai mercati europei, garantendo rapidità e continua fornitura.

La produttività non perde di vista l’attenzione alla sostenibilità. Scienziati, tecnici e operatori collaborano con realtà universitarie e di ricerca per alimentare un sistema di conoscenza aperta pronto a sviluppare nuove soluzioni per l’edilizia, investimenti sulla riduzione del contenuto di cemento e sostituzione di componenti critiche nei prodotti.

Congresso Nazionale Deus: la forza di reinventarsi al Museo Lamborghini

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©YouTrade

La forza di reinventarsi di Ferruccio Lamborghini ha ispirato anche il tema del Congresso Nazionale Deus, di cui YouTrade è stato media partner, che si è tenuto l’8 novembre 2025, proprio presso il Museo Ferruccio Lamborghini a Funo di Argelato (Bologna).

Attraverso la figura emblematica dell’imprenditore, il consorzio ha voluto celebrare chi sa affrontare le sfide con creatività, trasformando le criticità in opportunità per migliorarsi e vincere nuove sfide.

«Intuizione, abilità, impegno costante e visione: sono questi i valori che ci guidano ogni giorno», ha dichiarato il presidente Thomas Kerschbaumer. «La filosofia di vita di Ferruccio Lamborghini è quella che caratterizza anche Deus. Dobbiamo essere aperti nuove opportunità e trasformare le difficoltà in occasioni. Oggi questo posto ricco di emozioni e suggestioni ci aiuta anche a pensare al nostro futuro».

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Thomas Kerschbaumer ©YouTrade

In un clima da grand soirée, l’evento ha coinvolto circa 200 partecipanti tra imprenditori, professionisti e aziende partner. «Unire così tante persone per trascorrere una serata insieme è veramente splendido», ha dichiarato dal palco Valerio Lermini, componente del Cda di Deus.

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Valerio Lermini ©YouTrade

«Si parla di reinventarsi: anche Deus lo ha fatto. Abbiamo passato momenti difficili, altri bellissimi e siamo riusciti a chiudere anche quest’anno in maniera positiva, a dispetto di tutti i catastrofisti che disperavano per lo stop al superbonus 110%. Gran parte del merito va alla Commissione Tecnica, il cui lavoro testimonia una grande passione».

«Siamo una grande bella squadra», ha sottolineato Pietro Piva, consigliere Deus e coordinatore della Commissione Tecnica. «Il 2025 è stato un anno complicato, all’insegna di tante incertezze. I numeri però ci confortano: a meno di improbabili stravolgimenti chiuderemo in positivo, oltre ogni previsione, grazie anche all’ottima collaborazione con i fornitori».

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Pietro Piva ©YouTrade

La capacità di reinventarsi è lo spirito che guida anche l’attività dei partner che hanno partecipato al Congresso Nazionale Deus, aziende che sono in grado di crescere e adattarsi ai cambiamenti del settore edilizio, valorizzando idee e competenze: Industrie Cotto Possagno, Polyglass, Mapei, Laterlite, Eclisse, System Group, Heidelberg Materials Italia e Terreal.

Più hi-tech negli edifici

Termostato digitale
Termostato digitale

La riqualificazione delle case viaggia su un doppio binario: isolamento più tecnologia.

Gli edifici, seppure lentamente, si avviano sulla strada già percorsa dal settore automotive: sempre meno oggetti analogici, sempre più digitali. Ad accomunare il mezzo mobile per antonomasia con l’oggetto più immobile che ci sia, la casa, è in parte l’Europa. O, meglio, è l’esigenza di abbassare o ancora meglio cancellare le emissioni di Co2. Ma non solo: è la rivoluzione tecnologica quella che, al di là delle direttive Ue e dall’esigenza di fare bene all’ambiente, sta trasformando le abitazioni in dispositivi multifunzionali dove, tra l’altro, si dorme o si lavora.

Calorifero
Calorifero

Per questo l’edilizia viaggia su un doppio binario che, per citare un famoso paradosso di Aldo Moro, ha convergenze parallele. Il risparmio energetico si ottiene con l’utilizzo di due strategie abbinate: materiali nuovi in una strategia di isolamento termico, assieme a una gestione smart degli impianti. Perché gli edifici stanno diventando sempre più automatizzati attraverso l’integrazione di sistemi intelligenti che controllano quella che nei paesi angosassoni si definisce come Hvac, Heating, Ventilation and Air Conditioning, assieme a illuminazione e sicurezza per migliorare l’efficienza energetica, il comfort e la praticità d’uso. L’automazione degli edifici utilizza sensori e attuatori in rete per creare un’abitazione capace di ottimizzare le operazioni in base alle esigenze degli utenti e alle condizioni esterne. L’automazione, tra l’altro, può essere implementata sia in edifici nuovi sia in quelli esistenti. È facile intuire che un appartamento perfettamente isolato, ma che spreca energia attraverso una cattiva gestione del riscaldamento non è la soluzione. Ed è altrettanto vero che un termostato smart, che ottimizza i consumi in base al ritmo di vita di chi abita, è inutile se la casa è piena di spifferi.

Termostato digitale
Termostato digitale

Gli obiettivi della direttiva Epbd votata dal Parlamento Europeo, su input della Commissione, sono noti: blocco della produzione di motori termici a partire dal 2035 per l’automotive (termiche che, però, è in via di revisione) e riqualificazione energetica di almeno una parte (la classe G) degli edifici per il 2033. Sempre se queste norme saranno rispettate e/o modificate. Quello che manca, però, è una strategia complessiva per rendere meno energivori gli edifici con una riqualificazione smart, che utilizzi il doppio binario della tecnologia digitale assieme alla tecnica di isolamento o il semplice cambio di caldaia. Nell’epoca in cui chiunque vive in simbiosi con lo smartphone non considerare i vantaggi della domotica è perlomeno fuori tempo massimo.

Customer experience e omnicanalità: come evolvono vendita e fidelizzazione

Customer Experience

L’esperienza dei buyer è condizionata sempre più anche da una visione omnicanale dell’azienda. Comprese le soluzioni di intelligenza artificiale.

L’acquisto è andato bene, il cliente è uscito dal negozio soddisfatto secondo le aspettative, il prezzo è equo e gli addetti alla vendita hanno fatto un buon lavoro. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli.

Una volta scaricata la merce in cantiere, il cliente si accorge che uno dei prodotti acquistati è stato scambiato in magazzino con un altro simile. Telefona quindi al venditore per rimediare al problema.

Non c’è, è in pausa. Allora manda un Whatsapp. Niente. E in cantiere quel pezzo serve subito.

In breve, la soddisfazione per l’acquisto si trasforma in irritazione. Tornerà il cliente dallo stesso venditore? Si accettano scommesse.

Cos’è la customer experience e perché è importante

L’esperienza del cliente, o customer experience, per i tecnici del marketing abbreviata con la sigla CX, è un pilastro della strategia commerciale.

Comprende il complesso delle risposte cognitive, affettive, sensoriali e comportamentali di un cliente durante tutte le fasi di pre-acquisto, consumo e post-acquisto.

È un complesso di informazioni e sensazioni che coinvolge emozioni, sentimenti, percezioni, valutazioni cognitive, coinvolgimento, ricordi e, per alcuni generi di prodotto, anche componenti spirituali e intenzioni comportamentali.

Negli anni la customer experience è diventata anche un business, con una schiera di consulenti pronti a indirizzare i propri clienti, le aziende commerciali, verso un processo di vendita soddisfacente.

E non si tratta di un’attività trascurabile: il mercato della customer experience cresce rapidamente: a livello globale passerà dagli attuali 17,36 miliardi di dollari a un valore previsto di 64 miliardi e una crescita totale di circa il 312% entro il 2034, secondo le previsioni del Richmond Customer Experience forum 2025.

I principi

Una ricetta univoca per rendere il cliente soddisfatto e fidelizzato non c’è. Ogni azienda commerciale deve tenere conto delle proprie specificità e delle risorse che può mettere in campo.

Tuttavia, secondo la società di analisi Forrester Research, gli elementi fondamentali di una esperienza positiva per il cliente sono sintetizzabili in sei principi: strategia, comprensione del cliente, progettazione, misurazione, governance e cultura.

Se gestiti correttamente, questi aspetti del processo di vendita aumentano la capacità di un’azienda di offrire un’esperienza che la distingua agli occhi dei suoi clienti e riuscirà ad aumentare la quantità di spesa oltre a ispirare la fedeltà al suo marchio.

Le quattro fasi evolutive del rapporto azienda-cliente

Secondo un’esperta della materia come Barbara E. Kahn, docente di marketing alla Wharton School della Università di Pennsylvania, l’esperienza del cliente è preceduta da quattro fasi: l’orientamento al prodotto, in cui le aziende producono beni e li offrono nel miglior modo possibile; l’orientamento al mercato, in cui si considerano le esigenze e la segmentazione dei clienti, sviluppando diversi pacchetti di marketing mix per ciascuno di essi.

Il terzo passo è l’esperienza del cliente, che deve essere emotivamente positiva. Infine, c’è quella che è definita come autenticità.

In sostanza, è la fase in cui prodotti e servizi svelano la vera anima del brand e si collegano in modo naturale con i clienti e gli altri stakeholder, per un lungo periodo.

Se l’azienda avrà fatto un buon lavoro, insomma, saranno soddisfatti sia i clienti sia i proprietari, sia i manager e i dipendenti.

Si tratta, insomma, di coniugare business con qualità del servizio. Un’evoluzione strategica che va oltre il semplice customer care e include personalizzazione, omnicanalità, uso dell’intelligenza artificiale e interazioni umane sempre più coinvolgenti. Azioni che hanno un costo, ma anche un guadagno: la fidelizzazione del cliente.

Non bisogna dimenticare, però, che la customer experience non è solo quella che il cliente percepisce quando entra in negozio. È, invece, l’impressione che l’utente riceve dall’insieme di volti che presenta l’azienda: il bancone, il magazzino, ma anche il sito web, l’eventuale e-commerce, il servizio online di assistenza, la prontezza nel rispondere a una richiesta via social. Insomma, quello che si chiama omnicanalità.

Anche digitale

Nicola Spiller
Nicola Spiller, direttore dell’osservatorio omnichannel customer experience

«In Italia, il 39% delle figure professionali impiegate in ambito di customer experience ha un focus importante sulla gestione dell’omnicanalità, una quota superiore rispetto alla media di altri Paesi europei, dove questa rappresenta circa l’11%.

Diversamente, nel Regno Unito, caratterizzato da un quadro normativo e culturale differente e da una maggior presenza di aziende di matrice americana, la focalizzazione sulla componente omnicanale è meno accentuata e si riflette in una quota inferiore di figure specializzate, il 5%, sul totale delle figure rilevate», sostiene Nicola Spiller, direttore dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience.

«Al netto delle differenze tra paesi, la necessità di sviluppare competenze avanzate in ambito Ai, tramite l’inserimento di esperti capaci di dialogare con figure di Ocx, sta emergendo come fattore imprescindibile per una integrazione pienamente efficace dell’intelligenza artificiale nei processi di gestione del cliente».

Insomma, omnicanalità e customer experience (Ocx) si devono coniugare con i nuovi strumenti, come l’intelligenza artificiale. Anche se, per la verità, molti ambiti pratici sono ancora in parte da esplorare.

Il customer care è uno di quelli in cui l’intelligenza artificiale è già ampiamente utilizzata: rappresenta l’area prioritaria per il 49% delle aziende che fanno uso dell’Ai, ed è anche l’ambito più dinamico in termini di iniziative progettuali avviate.

customer experience

customer experience

Tra le applicazioni più diffuse spiccano i chatbot, prevalentemente potenziati da Ai discriminativa, cioè in cui l’obiettivo è optare per la decisione migliore o scegliere la classe corretta per i dati di input imparando dai dati di training e da come i dati campione separano varie classi.

Oltre a questo modello, si assiste a un numero crescente di progetti in sviluppo basati sull’Ai generativa.

A queste si affiancano strumenti dedicati al supporto degli operatori, progettati per ottimizzare la rapidità e la pertinenza delle risposte fornite.

I dati

I dati, in ogni caso, sembrano confermare la tendenza: nel 2024, il processo di implementazione dell’omnichannel customer experience ha registrato un avanzamento medio superiore rispetto agli anni precedenti.

Secondo una ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, che ha messo a punto l’Ocx Index, l’indicatore che da tre anni monitora il livello di maturità omnicanale delle imprese, la tendenza ha raggiunto un valore di 4,8 su 10 (+11% rispetto al 2023), frutto però di situazioni fortemente eterogenee tra le imprese che lo compongono. Sempre secondo questa ricerca, il 24% delle imprese si trova nella fase iniziale del percorso di trasformazione omnicanale.

Il gruppo delle aziende definite in preparazione (5%) risulta stabile, mentre il gruppo delle aziende ai primi passi (19%), che operano prevalentemente su singole progettualità e adottano un’infrastruttura tecnologica di base, registra una lieve crescita (+4 punti percentuali) rispetto alla rilevazione precedente.

Coinvolgere i dipendenti

Come migliorare l’esperienza utente? Per le aziende che se lo possono permettere, l’organizzazione può comprendere una figura manageriale o, comunque, di responsabile.

Conferma la ricerca del Polimi: sul piano organizzativo il 41% delle aziende italiane ha già istituito tali professionalità, mentre il 17% ne è alla ricerca, dato che dimostra una necessità ormai consolidata di ruoli capaci di guidare il cambiamento.

Ma l’obiettivo per l’azienda deve essere anche quello di coinvolgere i dipendenti e per questo l’employee experience assume un ruolo sempre più rilevante.

Il 40% delle imprese organizza programmi formativi per i propri dipendenti, e circa il 25% ha introdotto iniziative per sensibilizzare il personale sull’importanza di un approccio cliente-centrico.

Il lato pratico

Digitale e tecnologia, in ogni caso, non sono tutto. Un altro modo efficace per sviluppare un’esperienza positiva del cliente è ricorrere a vecchi sistemi, per esempio, coinvolgere attivamente il cliente in un’attività pratica.

Le componenti umane e fisiche di un’esperienza sono molto importanti e secondo le ricerche in materia i clienti sono in grado di ricordare esperienze attive e pratiche in modo molto più efficace e accurato rispetto alle attività passive.

Incontri, eventi, prove pratiche in negozio possono avere un effetto straordinario sulla customer experience.

I partecipanti a uno studio, per esempio, sono stati in grado di raccontare precedenti esperienze grazie all’elevato coinvolgimento.

Ma, attenzione: l’esperienza deve essere positiva, deve filare tutto liscio.

Proprio come le esperienze attive e pratiche possono sviluppare notevolmente la creazione di valore, possono anche facilitarne notevolmente la distruzione. Sarebbe, insomma, un autogoal esperienziale.

di Paolo Caliari

Edilizia scolastica: con il Pnrr oltre 3 mila interventi per rinnovare scuole e asili

Sicurezza scolastica

L’edilizia scolastica resta una delle priorità più urgenti in Italia. I crolli e le criticità strutturali negli edifici scolastici si susseguono da Nord a Sud, con un complesso su due che necessita di interventi urgenti. Fortunatamente, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha messo in moto oltre 3.563 interventi per rinnovare e mettere in sicurezza scuole e asili.

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Negli ultimi anni, gli episodi di crolli negli edifici scolastici si sono moltiplicati, portando alla luce una realtà preoccupante.

A Bari tempo fa c’è mancato poco. Nella scuola primaria di primo grado Marco Polo è crollato il solaio all’interno dell’androne. Per fortuna l’area era già stata chiusa al passaggio degli studenti per via di alcune crepe considerate sospette.

Situazione simile al pianterreno della scuola primaria Anna Frank di Inzino (Brescia), dove a marzo si è verificato il crollo di alcuni calcinacci dal soffitto di un’aula. Fortunatamente l’episodio è avvenuto di notte.

Un altro cedimento ha riguardato l’istituto comprensivo Perasso in via Provinciale Botteghelle di Portici, nel quartiere Barra a Napoli, dove a giugno è ceduto il solaio.

Al momento della caduta di calcinacci e pietrisco non vi erano alunni all’interno della scuola, ma solo personale amministrativo. L’elenco potrebbe continuare.

Un patrimonio edilizio inadeguato

Passano gli anni, ma l’emergenza non accenna a sparire: andare a scuola comporta una non trascurabile percentuale di rischio per alunni e insegnanti. Secondo la XXIV edizione di Ecosistema Scuola di Legambiente, in Italia una scuola su tre ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, e se si guarda al solo Mezzogiorno e Isole si sale a oltre il 50%.

Eppure, nel 2023 a livello nazionale sono stati stanziati maggiori fondi per la manutenzione straordinaria (media per singolo edificio): 42 mila euro, in aumento rispetto a quelli medi degli ultimi cinque anni, 36 mila euro.

I fondi del Pnrr, per fortuna, stanno contribuendo a rimettere in sicurezza una parte delle strutture educative.

Il Piano di ripresa e resilienza è partito con obiettivi ambiziosi: rifare il 40% delle scuole italiane, con ristrutturazioni progettate nel nome della sicurezza antisismica, dell’efficientamento energetico e dell’ampliamento di strutture e palestre.

Obiettivi, però, il cui raggiungimento è tutto da verificare.

L’età media

In ogni caso, i soldi finora messi in campo, come testimoniano gli incidenti a ripetizione con crolli o aree inagibili, non bastano.

Lo ha recentemente verificato anche una ricerca di Edison Next, secondo cui «gli edifici scolastici italiani sono alla fine del proprio ciclo di vita. L’età media è di 56 anni con più di 10 mila edifici che superano i 65 anni, con picchi fino a 68 anni nelle città del Nord Italia.

Molte di queste strutture sono ormai obsolescenti e necessitano di importanti adeguamenti dal punto di vista infrastrutturale, di sicurezza e di dotazioni di base. Dall’analisi si evidenzia, per esempio, che solo il 36% degli edifici ha una mensa».

Carenze congenite

La stessa analisi sottolinea come gli edifici che ospitano le strutture scolastiche presentino evidenti carenze legate alla vetustà, ma anche alla mancanza di interventi nel corso degli anni: solo il 7% delle strutture è stato sottoposto a lavori di riqualificazione profonda.

Questo aspetto ha un impatto importante sul livello di comfort garantito agli studenti, nonché sui costi di gestione degli edifici.

Ovvio, dato che solo il 7% ha goduto di interventi di sostanziale riqualificazione energetica, e i pannelli fotovoltaici sono installati solo sull’11% degli edifici scolastici.

Non solo, insomma, in molte aule fa più freddo del dovuto, ma non va sottovalutato anche il costo di gestione, dato che di risparmio energetico non se ne parla.

In tutta Italia solo 58 scuole elementari sono costruite secondo i criteri della bioedilizia e hanno meno di cinque anni. Ancora: il 57% degli edifici non ha una palestra, il 64% è privo di mensa e non ha spazi ottimizzati.

Sicurezza scolastica negli asili

La sicurezza scolastica riguarda anche i più piccoli, non bisogna dimenticare infatti, che ci sono anche le scuole prima della scuola comunemente intesa, cioè gli asili nido.

Gli ultimi dati del ministero dell’Istruzione dell’autunno scorso offrono anche una buona notizia: grazie al Pnrr per la fascia pre-scolastica sono già stati finanziati 3.563 interventi, per oltre 3,9 miliardi di euro.

I lavori dovrebbero sulla carta ampliare a circa 120 mila i nuovi posti per servizi educativi nella fascia zero-sei anni, con un investimento pubblico di 734 milioni.

Buona parte delle risorse (64,7%) è destinata al Sud, dato che in queste aree c’è un maggiore problema di copertura del servizio zero-due anni. L’obiettivo è arrivare a una copertura media del 33%, come previsto a livello europeo.

Sono numeri interessanti, ma sarebbe sbagliato dimenticare che si tratta comunque di una riduzione rispetto agli intenti originari. Come ha fatto notare la Fondazione Agnelli in uno studio curato da Andrea Gavosto, Marco Giovannini e Alberta Zanardi, il Pnrr per la scuola è stato rimodulato al ribasso «rispetto alla formulazione originaria, soprattutto per il taglio del numero di nuovi posti previsti per gli asili nido».

Con la revisione complessiva del Piano decisa dal governo (la prima, a cui ne è seguita poi un’altra), annota lo studio della Fondazione, «l’obiettivo della misura è stato ridimensionato (da 264 mila nuovi posti a 150 mila), la scadenza per metterli effettivamente a disposizione è stata posticipata (da fine 2025 a metà 2026) e circa 1,3 miliardi di finanziamenti sono stati stralciati perché corrispondenti a interventi non in linea con i requisiti stabiliti dalla Commissione Europea».

Edilizia scolastica

I fondi PNRR per la sicurezza scolastica

Negli ultimi anni, il PNRR ha dato nuova linfa al tema della messa in sicurezza scolastica, con investimenti che toccano ogni livello dell’istruzione, dagli asili nido alle scuole secondarie.

Le risorse stanziate

  • 1,18 miliardi di euro per la costruzione di 215 nuove scuole.
  • 5,1 miliardi per la messa in sicurezza di 3.238 edifici esistenti.
  • 1,2 miliardi per adeguamenti sismici, riqualificazioni e abbattimento delle barriere architettoniche.

In totale, si parla di 8.600 edifici scolastici coinvolti, circa il 20% delle scuole italiane.

Gli obiettivi del Piano

Il Piano di Ripresa e Resilienza ha fissato traguardi ambiziosi:

  • ricostruire o ristrutturare il 40% delle scuole italiane;
  • migliorare la sicurezza antisismica;
  • favorire l’efficienza energetica;
  • creare spazi didattici più inclusivi e innovativi.

Obiettivi ancora lontani, ma fondamentali per un sistema educativo moderno e sicuro.

Mense, palestre e piano scuola 4.0

Non è finita. All’interno delle scuole non si svolge solo la didattica, ma alunni e docenti vivono anche una parte del tempo fuori dalle aule. Per questo il Pnrr ha destinato fondi anche alle mense scolastiche: sono previsti circa 1.800 interventi per circa 1,07 miliardi.

In questo caso l’obiettivo è realizzare nuove mense anche per favorire il tempo pieno nelle scuole.

Un servizio che, oltre a favorire la didattica, è prezioso anche famiglie e le donne che lavorano, perlomeno per il 53% delle italiane che ha un’occupazione.

Oltre alle mense, sono state considerate anche le palestre: il Piano prevede 443 interventi per le per le strutture sportive, che distolgano i ragazzi per qualche decina di minuti dallo smartphone.

Per le palestre sono stati stanziati 330 milioni, a cui si sono aggiunti altri 255 milioni di risorse nazionali per altri 172 interventi.

Infine, perlomeno sulla carta, c’è poi il piano Scuola 4.0, che ha destinato altri 2,1 miliardi per realizzare 100 mila aule innovative e laboratori all’avanguardia. Tra un anno esatto vedremo che cosa è stato fatto.

Meglio costruirle smontabili

Le nuove scuole? Devono essere smontabili. Portabandiera di questa visione è Maria Alessandra Segantini, architetto che opera nel Regno Unito, ma è iscritta anche all’Ordine degli architetti in Italia. Ha da poco ricevuto l’Albo d’Onore della Repubblica di San Marino con l’iscrizione a vita alla Camera degli ingegneri e degli architetti della piccola repubblica.

Dal 1994 Segantini è co-fondatrice e partner, con Carlo Cappai, di C+S Architects, con uffici a Londra e Treviso, e dal 2018 dirige entrambi gli uffici: una donna che oggi si divide tra la famiglia (ha due figli), la ricerca e l’architettura. La professionista lavora da più di vent’anni su progetti di edilizia scolastica.

Le sue scuole sono conosciute a livello internazionale, sono state utilizzate come best-practice per scrivere le linee guida del Miur e i progetti sono stati esposti alla ١٥esima Biennale di Architettura di Venezia.

«In una società in costante cambiamento è tempo di reinventare il rapporto tra spazio e pedagogia per preparare i ragazzi ad adattarsi, a essere curiosi, ad accettare il diverso. E lo spazio in questo processo ha un ruolo fondamentale», spiega l’architetto.

Il team di architetti che coordina ha scelto di disegnare istituti scolastici come spazi aperti: i progetti pilota diventeranno realtà in Veneto, Piemonte e Friuli.

La particolarità proviene dal fatto che i progettisti hanno sperimentato layout scolastici circolari e un kit di montaggio che permette di smantellare l’edificio a fine vita riciclando tutti i materiali utilizzati per la sua costruzione.

Tutti e tre saranno edifici nZeb: un asilo nido per il Comune di Venaria Reale (Torino), una scuola primaria a Conegliano (Treviso) e una secondaria a Cervignano del Friuli (Udine).

L’idea è quella di un kit di montaggio che spinga i principi della circolarità, con l’obiettivo di raggiungere la massima flessibilità e la possibilità di smantellare completamente l’edificio a fine vita in modo agile, riciclando i materiali costruttivi.

Gli episodi di crolli, i dati sulla vetustà degli edifici e le carenze infrastrutturali mostrano chiaramente che la sicurezza scolastica in Italia è ancora una sfida aperta.
Tuttavia, grazie ai fondi del PNRR, qualcosa sta cambiando: migliaia di scuole stanno rinascendo, nuove strutture sostenibili prendono forma e la consapevolezza collettiva cresce.

di Paolo Caliari