Sembra che la direttiva europea Epbd, comunemente chiamata Case green, sia passata nel dimenticatoio. Nonostante si tratti di un provvedimento a cui tutti gli Stati dell’Unione Europea devono adeguarsi, in Italia la riqualificazione obbligatoria di almeno parte del patrimonio immobiliare è sepolta sotto una cortina di silenzio.
Verrà il giorno, presto o tardi, in cui il Paese, e il suo governo, potrebbero essere chiamati a rispondere di questa indolenza sulla direttiva europea Epbd.
Eppure, il parco immobiliare italiano potrebbe ridurre del 53-57% i suoi consumi energetici, oltre a produrre il 44% di CO2 in meno grazie all’efficientamento.
Secondo uno studio di Ambrosetti, considerando uno stock di 24 milioni di abitazioni, di queste circa 9 milioni sono quelle su cui è possibile intervenire rapidamente per ridurre i consumi finali di energia. Anche perché riscaldamento e raffrescamento pesano per il 67,8% dei consumi.
Se tutti gli edifici fossero dotati di tecnologie efficienti, spiega lo studio, si riuscirebbero a ridurre di oltre la metà i consumi energetici e del 7-8% quelli idrici.
La riduzione delle emissioni di CO2 sarebbe del 40-44% (18-22 milioni di tonnellate di CO2, ovvero le emissioni degli impianti di riscaldamento dei Paesi Bassi).
Un altro studio, questa volta del Politecnico di Milano, presenta in uno scenario conservativo l’applicazione minima delle misure di efficientamento, con investimenti annui pari a 84 miliardi di euro e un risparmio energetico limitato al 65% degli obiettivi fissati per il 2035, mentre con un’applicazione piena ed efficace della direttiva, gli investimenti annuali medi salirebbero a 95,5 miliardi di euro e gli obiettivi energetici al 2035 sarebbero pienamente raggiunti.
Un traguardo che, sempre secondo l’analisi del Politecnico, sarebbe raggiungibile con l’adozione di materiali isolanti e serramenti innovativi assieme a un incremento del mercato del fotovoltaico integrato negli edifici, con un potenziale fatturato di oltre 3 miliardi di euro al 2030.
Al momento, però, invece di incentivare la riqualificazione la politica sembra spingere l’edilizia verso un grande sonno. Ma il risveglio potrebbe essere brusco.
Ma perché il costo di un appartamento sembra (ed è) inaccessibile a una larga parte della popolazione? L’emergenza immobiliare è uno dei punti dolenti degli ultimi decenni, ma è negli anni più recenti che il problema sembra aver assunto una proporzione inedita. I motivi sono molti. Due su tutti: il trend mondiale che vede una sempre maggiore concentrazione della popolazione nelle grandi città. E più alta è la domanda, maggiore è l’incremento dei prezzi di un bene, secondo la più nota legge dell’economia. Il secondo fattore riguarda il boom del turismo facile che, più correttamente, si dovrebbe definire come la digitalizzazione del processo di prenotazioni del pernottamento. In pratica gli affitti brevi, nati e cresciuti grazie alla facilità di spostamento sulle ali delle compagnie aeree low-cost in abbinata con le piattaforme di booking che si appoggiano sul privato, come Aribnb.
Veduta aerea di Milano
Ma, attenzione: non è un problema che affligge solo l’Italia. Uno studio del Parlamento europeo ha analizzato il mercato immobiliare della Ue e l’andamento dei prezzi. Risultato: in una decina di anni il valore delle case in Europa è cresciuto del 48%. Ma l’Italia, a dispetto della sensazione comune, non è tra le maggiori vittime di questo fenomeno. Il problema maggiore, secondo le rilevazioni, emerge nella Ungheria di Viktor Orban, dove i prezzi delle case dal 2015 a oggi sono cresciuti del 173%. Non proprio un successo dell’amministrazione magiara. In ogni caso, è molto di più rispetto all’Italia, dove in media il costo al metro quadrato delle abitazioni nel periodo considerato è salito dell’8,3%. Il valore in media significa, comunque, che ci sono città di provincia dove il rincaro è stato molto più contenuto e metropoli come Milano, Roma o Firenze dove i prezzi sono schizzati molto più in alto. Ed è il motivo per cui le città in cui l’aumento del costo degli immobili è stato più alto tendono svuotarsi degli abitanti che non possiedono una prima casa, che scelgono di vivere in provincia. In ogni caso, le medaglia di paese più freddo, è il caso di dirlo, in fatto di aumenti del prezzo degli immobili è la Finlandia, dove in dieci anni le case si sono rivalutare solo del 5%.
Immobili a MIlano
Mentre i due trend citati (concentrazione demografica nei grandi centri e boom del turismo fai-da-te) sono sicuramente tra le cause che influenzano il mercato immobiliare, il Parlamento europeo sottolinea anche altri fattori alla base del rincaro dei prezzi. Sono l’aumento dei costi di costruzione e dei tassi dei mutui. Inoltre, anche l’aumento dell’acquisto di immobili come investimento, da mettere a reddito (spesso in funzione degli affitti brevi, appunto) ha influito. Infine, un problema determinante è la diminuzione del numero di nuove costruzioni. Quale può essere la soluzione è abbastanza semplice: ci vogliono più case dove il mercato le richiede. Come arrivarci? La risposta alla domanda sta a politica e imprese.
A 12 anni dal sisma del 2012, il Castello Lambertini di Poggio Renatico, a Ferrara, torna a essere un punto di riferimento per la comunità.
Nell’ambito del complesso restauro e recupero del maniero, Resstende ha dato il proprio contributo progettando, realizzando e installando 83 tende a rullo esterne guidate con cavi, in acciaio inox, completamente customizzate e 54 schermi fissi disegnati ad hoc.
L’intervento, guidato dal Senior Project Manager di Resstende Angelo Furia in collaborazione con l’architetto Gian Paolo Rubin e l’ingegnere Samantha Gessi, Responsabile Area Gestione del Territorio, ha richiesto un’attenzione particolare per integrare soluzioni tecniche moderne nel contesto storico dell’edificio.
«La scelta di Resstende è stata guidata dalla capacità dell’azienda di coniugare tecnologia, materiali durevoli e un’estetica in sintonia con la storicità del Castello. La loro attenzione al dettaglio e al tailoring per progetti particolari come questo ha permesso di integrare schermature solari contemporanee che rispettano la tradizione, rispondendo al contempo alle esigenze di sostenibilità e manutenzione ridotta richieste dall’amministrazione», ha dichiarato l’architetto Gian Paolo Rubin.
“Nel riprogettare le schermature solari per il Castello Lambertini, abbiamo seguito un principio chiave: conservare il dialogo con la tradizione, reinterpretandolo con tecnologie contemporanee», afferma il Senior Project Manager Angelo Furia. «Ogni elemento è stato realizzato su misura per integrarsi perfettamente nell’architettura storica, mantenendo un legame visivo con il passato e offrendo soluzioni tecniche avanzate e durature. Il risultato finale rispecchia pienamente le aspettative estetiche e funzionali, garantendo performance elevate con una manutenzione minima».
La scelta di Resstende da parte dell’amministrazione comunale è stata dettata dalla capacità dell’azienda di coniugare tailoring tecnico e attenzione ai valori culturali del territorio.
«Il restauro del Castello Lambertini è stato un esercizio di equilibrio tra la necessità di preservare il valore storico dell’edificio e l’introduzione di soluzioni tecnologiche innovative. La collaborazione con Resstende è stata fondamentale per coniugare la protezione del patrimonio architettonico con l’adozione di schermature solari moderne, progettate su misura per integrarsi armoniosamente nella struttura. Questo progetto dimostra come la tecnologia possa essere messa al servizio della tradizione, valorizzandola e rendendola accessibile alle generazioni future», è il commento dell’ingegner Samantha Gessi.
Schermature solari per il Castello Lambertini
Le schermature solari originarie, tendaggi a pacchetto alla “ferrarese” di ispirazione tradizionale, sono state reinterpretate utilizzando tecnologie avanzate e materiali innovativi.
I modelli di tende installate, quali L1 504, L1 505, L1 511 e L1 512, sono dotati di cassonetto C91 e C104 in alluminio verniciato RAL 3016 rosso amaranto, combinato con il tessuto Soltis 92 Perform tonalità rosso mattone.
Ignifugo e con un fattore di apertura del 4%, si combina perfettamente con la struttura della tenda garantendo una soluzione tecnologica, durevole e resistente agli agenti atmosferici con ottime prestazioni energetiche per ridurre l’impatto estetico e i costi di manutenzione.
Un’ulteriore peculiarità delle tende a rullo installate è il loro sistema di fissaggio, che varia a seconda della posizione: alcune tende sono fissate direttamente a pavimento, altre a una balaustra tramite una ringhiera dotata di una piastra personalizzata su cui è ancorato il barilotto tendicavo. Questa soluzione è stata progettata appositamente per rispondere alle esigenze estetiche e strutturali del castello garantendo stabilità e tensionamento del telo.
Un’altra particolarità riguarda i 54 schermi fissi posti al di sopra delle tende a rullo, progettati per schermare anche la parte superiore ad arco a sesto acuto che caratterizza la facciata del Castello. Questo dettaglio garantisce una protezione solare completa, rispettando la geometria delle finestre.
Le schermature installate non solo valorizzano l’aspetto estetico dell’edificio, ma contribuiscono anche a migliorare l’efficienza energetica.
I sistemi a rullo motorizzati e fissi assicurano un controllo ottimale della luce e del calore, rispondendo alle esigenze di comfort degli spazi multifunzionali del Castello, che oggi ospita uffici, spazi culturali, aree espositive e servizi alla cittadinanza.
Centro Edile Fontana di Mesoraca (Crotone) entra in Rivass, il gruppo fondato nel 2018 e guidato da Massimiliano Margiotta.
Da oltre 40 anni, Centro Edile Fontana è un punto di riferimento nella commercializzazione di materiali, prodotti e soluzioni di alta qualità per il settore edile.
Con un’ampia gamma di articoli per l’edilizia, il bricolage, il trasporto merci e la trasformazione del ferro, offre competenza, affidabilità e innovazione per soddisfare ogni esigenza di privati e professionisti.
Si scaldano i motori per il nuovo Convegno YouTrade Sud. È la terza edizione dell’evento organizzato da Virginia Gambino Editore e promette di essere ancora più stimolante. L’appuntamento è per giovedì 15 maggio con la cena di business e il conferimento degli YouTrade Awards Sud, e per venerdì 16 maggio il Convegno a Lamezia Terme, al centro congressi del T-Hotel.
Il programma, a cui mancano solo gli ultimi ritocchi, è già denso di contenuti. E non potrebbe essere altrimenti, perché il Mezzogiorno ha dimostrato negli ultimi anni una vivacità inedita e un forte tasso di crescita per il mercato dell’edilizia.
Inoltre, al Sud per i distributori di materiali si apre una stagione di sfide, dopo la fine del superbonus 110%, che pone le aziende di fronte a nuove scelte. Strategie che solo una competente e corretta informazione può definire pienamente.
Inoltre, la congiuntura economica e una concorrenza sempre più forte spingono i distributori a compiere un salto di qualità. È necessaria un’organizzazione più efficiente, ma si profila per molti anche una scelta non più rinviabile: aggregarsi a un gruppo o consorzio o multipoint, per raggiungere una dimensione capace di competere con la concorrenza, oppure puntare sulle proprie capacità di crescere, magari con l’apertura a nuovi mercati, come quello del noleggio o del fotovoltaico.
Per questo, l’analisi della congiuntura con le previsioni per il 2025, unita a temi come la digitalizzazione, oggi più che mai di attualità con l’intelligenza artificiale, e le buone pratiche di management, rendono il III Convegno YouTrade Sud un appuntamento più che mai indispensabile per gli operatori della filiera edile. Non mancate!
La legge di Bilancio ha confermato i tagli decisi dal governo: si torna al 50%, con in più limitazioni legate al reddito. Ora però ci vuole una nuova legge che renda stabili gli sconti fiscali.
Anno nuovo bonus vecchi. Ma non quelli dello scorso anno e neppure quelli degli ultimi cinque. Si cambia: addio 110%, si torna al passato. Certo, dopo gli anni d’oro, dal punto di vista del giro d’affari gonfiato dal superbonus, è dura da digerire. Ma tant’è.
La legge di Bilancio 2025, discussa in Parlamento a fine dicembre, ha preso in esame anche il nuovo assetto delle agevolazioni fiscali, dopo la drastica cura dimagrante imposta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Il risultato, a grandi linee, è noto: superbonus sepolto senza gloria, anche se qualche incentivo fiscale è rimasto.
In ogni caso, secondo un’analisi del Caf Acli, la dieta nel 2025 farà sì che un terzo degli interventi abbia la detrazione più povera: 36% anziché 50%, nuovo tetto massimo per i bonus. Intendiamoci: anche se è peggiorativo, l’incentivo rimane.
Ma con limitazioni: lo sconto ora riguarda solo «le spese sostenute dai titolari di diritto di proprietà o di diritto reale di godimento sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale».
Il disegno di legge del governo specifica, insomma, che deve trattarsi proprio dell’abitazione dove c’è anche la residenza anagrafica, posseduta a titolo di proprietà o di un altro diritto reale di godimento.
Quindi, niente bonus per gli inquilini che hanno la residenza nell’unità immobiliare e che volessero fare lavori in casa. Interrogativi anche per quanto riguarda i comodatari e i titolari della nuda proprietà, altri esclusi dal provvedimento.
La legge di Bilancio, per questo, ha scontentato sia i proprietari di immobili sia i locatari perché, in sostanza, i primi saranno frenati nella decisione di cambiare un impianto di riscaldamento ai propri inquilini, sostituendolo con uno più efficiente.
Gli ostacoli del reddito
Ulteriore avvertenza: una delle tagliole inserite dal governo nella legge di Bilancio prevede un ulteriore ostacolo. Per il 2025 non solo i bonus casa sono ridotti al 50%, ma ci sono anche nuovi limiti alle detrazioni per chi ha un Isee oltre 75 mila euro di reddito: statisticamente è un contribuente su quattro.
In sostanza, un reddito familiare che superi quel tetto fa abbassare automaticamente la quota di bonus di pertinenza.
Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, sarà colpito circa il 28% di quei contribuenti che superano la soglia dei 75 mila euro (circa 312 mila soggetti).
E, per la verità, anche l’ultima versione del superbonus prevedeva limiti legati al reddito.
In ogni caso, ora per i contribuenti con reddito compreso tra 75 mila e 100 mila euro e senza figli il limite di spesa annuo deducibile ora è pari a 7 mila euro, oltre i 100 mila si riduce a 4 mila euro. Contando anche i bonus per le ristrutturazioni.
Ecobonus e bonus ristrutturazione
Per l’involucro i tagli riguardano, per esempio, l’installazione del cappotto termico: se nel 2024 l’incentivo è arrivato al 75% per i condomini con l’ecobonus si scenderà al 50%.
Con l’eccezione del superbonus, che godrà del 65% anche nel 2025, a patto che allo scorso 15 ottobre il cantiere fosse già attivo con la presentazione della Cila.
In sostanza, quest’anno cade la differenza tra bonus ristrutturazione ed ecobonus. Per questo motivo d’ora in avanti si potrà bypassare la pratica in passato obbligatoria all’Enea.
Cancellato completamente, invece, il bonus verde per il rifacimento di giardini e terrazzi: era agevolato 36%, ma nel nuovo anno non è più previsto.
Qualche eccezione comunque, c’è: per esempio, per la rimozione di barriere architettoniche il bonus resterà al 75%. L’agevolazione, per esempio, consentirà il rifacimento o l’installazione dell’ascensore in condominio per aiutare chi soffre di qualche disabilità.
Caldaie a gas
Un capitolo a parte riguarda il bonus caldaie. Esaurita la corsa a ottenere entro fine 2024 l’incentivo del 65% per l’installazione di una pompa di calore o di un sistema ibrido (pompa di calore più caldaia), è arrivata una doccia fredda.
Un emendamento approvato dalla commissione Bilancio della Camera elimina la possibilità di ottenere agevolazioni fiscali per l’acquisto di caldaie a combustibili fossili, come le caldaie a gas di tipo a condensazione per acqua calda sanitaria e riscaldamento per villette e appartamenti indipendenti.
Lo stop è previsto dalla direttiva Ue Case green, ma nella formulazione originaria della legge di Bilancio 2025 non era stato recepito.
Non sarà comunque vietata le vendita di queste caldaie, che potranno essere commercializzate fino al 2040, ma senza incentivi.
Seconde case
Infine, non va dimenticato il taglio per le seconde case. Anche se non si tratta di ambito condominiale, vale la pena di ricordarlo, dato che molti italiani possiedono un immobile non di residenza, magari in condominio.
Per tutti i lavori su abitazioni diverse da quella principale, quindi, le aliquote torneranno come in passato al 36%.
Dovranno accontentarsi di questa aliquota i proprietari di seconde case che devono rifare gli impianti idraulico o elettrico, spostare pareti interne, sostituire gli impianti di riscaldamento o installare tende da sole: passeranno tutti dal 50 al 36%.
Anche qui c’è qualche eccezione, come nel caso di mobili ed elettrodomestici: il bonus mobili è rimasto.
E chi compra un salotto, una cucina o una cameretta anche per la seconda casa (a patto che l’acquisto avvenga contemporaneamente a una ristrutturazione) otterrà il bonus mobili al 50%.
Ricapitolando, secondo i calcoli del Caf, a rimetterci (cioè a ottenere solo il 36%) saranno le case locate, sfitte e di vacanza (22,6%), alloggi per i quali detrae un familiare convivente (8,6%), il titolare della nuda proprietà (1,1%), il comodatario (1%) o l’inquilino (0,4%).
E in condominio, sempre secondo il centro che ha condotto l’analisi, queste limitazioni possono spingere il 30% dei proprietari a votare «no» a qualsiasi intervento migliorativo.
Sisma bonus e inquilini
Un altro problema riguarda il sisma bonus, che era concesso per chi acquista un immobile demolito, ricostruito e poi rivenduto da imprese.
Fino al 2024 il beneficio fiscale era del 75% e fino al’85% per i condomini. Nel 2025 lo sconto scende al 50% per le prime case e al 36% per le seconde calcolato sul prezzo di compravendita, ma con un tetto di spesa di 96 mila euro, cifra che presumibilmente copre solo una parte del costo di un immobile.
Un altro aspetto controverso riguarda gli acquirenti di case nuove. Potranno usufruire del bonus 50% se devono ristrutturare l’abitazione?
No, secondo la legge di Bilancio, dato che l’incentivo è riservato a chi ha la residenza, ovviamente non concessa a chi nell’immobile ancora non ci abita. Perché di solito chi acquista un appartamento tende a effettuare lavori di ristrutturazione prima di andarci ad abitare.
Ma è un limite che potrebbe cambiare per adeguarsi alle regole che vigono sulla concessione di mutui prima casa. In quel caso i bonus sono previsti anche per gli immobili «da destinare ad abitazione principale», entro un certo termine.
Insomma, i bonus ci sono ancora, ma ridotti. Tuttavia, anche se il taglio fa storcere la bocca, bisognerebbe guardare alla nuova realtà con ottimismo.
Perché nel 2026 e nel 2027 il governo ha previsto un ulteriore taglio: i bonus scenderanno al 36% per le prime case e al 30% per le seconde. Conviene affrettarsi.
Ma anche chiedere al governo di stabilire una regola a lungo termine sulla quale le imprese e i proprietari di immobili possono contare.
Lo stabilimento Buzzi Unicem situato a Fanna, nel Pordenonese, è stato ceduto ad Alpacem Cementi Italia, società italiana appartenente al gruppo austriaco Wietersdorfer Alpacem.
L’operazione, chiusa il 31 gennaio 2025, chiude un processo avviato nell’agosto 2023 e prevede, oltre al passaggio di mano dello stabilimento di Fanna, anche la sottoscrizione da parte di Buzzi di un aumento di capitale per acquisire una partecipazione del 25% nella società austriaca Alpacem Zement Austria.
L’accordo permette a Wietersdorfer Alpacem di avere a disposizione tre cementerie a ciclo completo in Italia, Austria e Slovenia, di svilupparsi ancora di più nel mercato italiano e di consolidare il rapporto con i propri clienti locali.
Siti produttivi di Alpacem in Austria, Italia e Slovenia
Con l’acquisizione dello stabilimento Buzzi Unicem di Fanna, il gruppo Wietersdorfer Alpacem amplierà inoltre il proprio network a 29 sedi nell’Alpe-Adria, suddivise tra cementerie, impianti per la produzione di calcestruzzo preconfezionato e siti per l’estrazione delle materie prime.
«Questa operazione ci permette di sviluppare la nostra presenza nelle produzioni del Nordest. Vede anche i legami tra Alpacem e Buzzi rafforzarsi. La cooperazione fra le aziende è importante, considerando i notevoli investimenti nella sostenibilità richiesti al settore. Siamo felici di accogliere i dipendenti dello stabilimento di Fanna nel Gruppo Alpacem e di aver concluso un’operazione che rappresenta per tutti un’opportunità di crescita e un passo decisivo verso un futuro più sostenibile e integrato a livello regionale», ha commentato Bernhard Auer, Amministratore Delegato di Wietersdorfer Alpacem e Presidente di Alpacem Cementi Italia.
Lo stabilimento di Fanna ha una capacità annua di clinker di 660.000 tonnellate e le materie prime per la produzione di cemento provengono dalle tre cave di proprietà dell’impianto.
Gli 80 dipendenti saranno tutti assunti da Alpacem Italia e continueranno a operare sotto la direzione di Paolo Maggi, già responsabile dello stabilimento e confermato nel suo ruolo.
«Oggi si compie un passo strategico per la ridefinizione del nostro assetto produttivo in Italia. Desideriamo ringraziare tutti i collaboratori dello stabilimento di Fanna per l’impegno e la professionalità con cui hanno contribuito al conseguimento dei risultati positivi di questi anni ed hanno agevolato la transizione verso la nuova realtà», ha dichiarato Paolo Zelano, Amministratore Delegato di Buzzi Unicem.
Il mercato in numeri, le previsioni per il 2025, l’importanza della flessibilità e della formazione in un mercato ipercompetitivo, il rapporto tra distribuzione e produzione, l’impegno verso una maggiore sostenibilità: di questo, e di molto, altro si è parlato alla prima convention dell’anno del Gruppo Dec, che si è tenuta a fine gennaio presso il Mapei Stadium di Reggio Emilia.
Una giornata di learning e convivialità, che ha riunito i soci del consorzio, che conta oggi 228 rivenditori associati, per un totale di 268 punti vendita in 19 regioni d’Italia.
Altre foto dell'evento
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Enrico Adinolfi e Davide Monari
Ad aprire la convention, condotta dal direttore generale Enrico Adinolfi, i saluti del presidente Davide Monari, che ha sottolineato l’importanza dell’evento come occasione di formazione.
Davide Monari presidente DecIl direttore generale Enrico Adinolfi
«Riteniamo che sia veramente utile per tutte le nostre attività conoscere gli scenari futuri che ci aspettano da qui in avanti», ha dichiarato il presidente, lasciando poi la parola a Veronica Squinzi, amministratrice delegata e titolare con il fratello Marco, di Mapei, padrone di casa della location dove si è tenuto il meeting.
Veronica Squinzi, amminisratrice delegata Mapei.
«Siamo contenti di ospitare i soci Dec, nostri partner, presso il Mapei Stadium. Abbiamo comprato questo stadio nel 2013, piano piano abbiamo investito per portarlo agli antichi splendori. È stato creato nel 1994 e concepito come il primo stadio all’inglese in Italia ed è di proprietà di una squadra, il Sassuolo Calcio, di cui sono vicepresidente. Dal 2013 continuiamo a fare investimenti perché vogliamo raggiungere sempre l’eccellenza, testando anche i prodotti della nostra gamma».
Gli scenari del mercato edile 2025
L’analisi di Federico Della Puppa, coordinatore scientifico del Centro Studi YouTrade
Gli scenari del mercato delle costruzioni dei prossimi anni sono stati invece al centro dell’intervento di Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi YouTrade.
Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi YouTrade.
Essere piccoli, fino ad alcuni anni fa, era uno dei refrain che funzionava molto bene nell’economia italiana, fatta di poche grandi imprese e moltissime micro e piccole imprese, per lo più a conduzione familiare, che hanno costituito l’ossatura di quella economia molecolare che è stata un punto di forza della nostra economia fino a oggi.
Tuttavia, i cambiamenti epocali che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, in particolare con lo sviluppo del digitale, della logistica e delle nuove filiere produttive e costruttive, stanno cambiando questo approccio anche nel mercato delle costruzioni.
In particolare, nel settore della distribuzione di materiali edili la competizione oggi si gioca tutta sulla capacità delle imprese di fare sistema in un quadro sempre più competitivo e complesso.
Il ruolo dei sistemi aggregatori, come i gruppi e i consorzi, è un elemento cruciale in questa sfida, perché consente di alzare lo sguardo e traguardare il futuro con maggiore organizzazione, competitività e capacità operativa, non solo in acquisto, ma soprattutto nelle vendite.
La forza della dimensione è un fattore oggi determinante nello sviluppo delle reti distributive, che localmente possono puntare su dimensioni aziendali adatte ai mercati serviti, ma che devono avere allo loro spalle sistemi più competitivi dal punto di vista della gestione dei mercati.
E non solo come centrali di acquisto, ma come gruppi di vendita, capaci di competere con gli altri grandi player nazionali, che oggi sono i soggetti che non solo crescono di più in dimensione, ma soprattutto sono capaci di garantirsi redditività tali da poter guardare al futuro con la necessaria capacità operativa data dalla disponibilità agli investimenti che la redditività aziendale garantisce.
I risultati delle analisi di bilancio del settore della distribuzione evidenziano proprio queste dinamiche e ci indicano in modo molto chiaro qual è la strada da percorrere.
Stare assieme consente di competere laddove il singolo da solo non riesce a garantirsi i margini di una operatività che invece nel gruppo diventa molto più efficace.
Ipercompetitività e virtualità
Un mercato senza dubbio caratterizzato da una marcata ipercompetitività, come ha successivamente ricordato anche Alberto Bubbio, professore associato di Economia Aziendale e responsabile del corso di Programmazione e Controllo, presso l’Università Cattaneo-Liuc.
Alberto Bubbio, professore associato di economia aziendale e responsabile del corso di programmazione presso l’università Cattaneo Liuc.
«Il vero problema è che nel settore edile, così come nel comparto elettrico e idrotermosanitario, le aziende sono troppe. Con un basso grado di concentrazione, quando il mercato va bene c’è spazio per tutti, quando il mercato rallenta iniziano le difficoltà», ha ammonito Bubbio.
«Al momento assistiamo a un processo significativo di concentrazione, le dimensioni aziendali tendono a crescere rendendo molto più difficile trovare spazi appetibili. Nei prossimi anni bisognerà crescere o innovare, non c’è alternativa».
L’innovazione non sempre porta a grandi incrementi di fatturato, ha spiegato il professore, «però permette di vivere bene, rimanendo anche abbastanza piccoli».
Ma attenzione: «innovazione non significa invenzione, significa portare l’invenzione a sistema. Si fa innovazione quando si inventa un nuovo prodotto e lo si produce su larga scala. Gli italiani sono grandi inventori, purtroppo un po’ meno innovatori. Inoltre, le innovazioni sono quasi sempre frutto di un lavoro di squadra. Da soli non si va da nessuna parte».
Un altro elemento importante che caratterizza il mercato attuale è la crescente importanza rivestita dal concetto di virtualità.
«Le generazioni più giovani danno molta importanza al virtuale. Si sta passando dalla proprietà al possesso dei beni, al renting. È un vero cambio di paradigma», ha affermato l’economista, che è passato a fare poi un excursus dell’evoluzione dell’economia, degli ultimi decenni.
«L’economia degli anni Ottanta era caratterizzata da un mercato di massa, in cui si produceva lo stesso prodotto per tutti. Poi, i giapponesi hanno risposto con prodotti di qualità a prezzi più bassi, che però peccavano in creatività. Negli anni Novanta è partito il discorso della logistica: il prodotto andava consegnato in tempi sempre più brevi. Iniziavano a manifestarsi i primi problemi di complessità. Nel 2000 il mercato ha richiesto una customizzazione sempre più spinta di prodotti e servizi, e contenuti sempre più emozionali».
Il gioco, insomma, si è fatto duro. «Nel decennio che ci ha preceduto si è passati dal concetto di ben-avere a quello del ben-essere, con una crescente attenzione all’impatto ambientale e sociale dei prodotti. La sostenibilità non è una moda, è un imperativo, soprattutto tra i ragazzi delle nuove generazioni».
Tutto questo scenario è complicato da guerre, epidemie, atti terroristici, è un mondo turbolento che necessita di strumenti nuovi. «Dobbiamo prepararci a fare rafting», ha scherzato Bubbio. «Servono strutture snelle e flessibili, e qualcuno che sappia navigare».
Marginalità al centro
Di quali strumenti si deve dunque dotare un’azienda per navigare tra le rapide del mercato del futuro?
«La marginalità è il primo strumento. Non si possono fare investimenti senza marginalità. Non siamo più in un mercato di massa, in cui era importante fare fatturato e dove l’elemento differenziante era il prezzo; oggi quello che conta è il servizio che ruota intorno al prodotto», ha sottolineato Bubbio. «Servono poi tempestività e un team affiatato».
Per migliorare la marginalità ci sono diverse leve che gli imprenditori possono mettere in atto. «Le leve più evidenti sono il miglioramento dei margini di contribuzione a parità di costi di struttura, facendo innovazione di prodotto o servizio, e la riduzione dei costi di struttura, innovando i processi grazie alle tecnologie», ha spiegato l’economista.
«Come creare le condizioni per fare innovazione? Affrontando la risoluzione dei problemi con curiosità, promuovendo ambienti collaborativi e persone competenti, che uniscano cioè esperienza e conoscenza, e incoraggiando l’apprendimento collettivo».
La formazione
La formazione è uno dei temi centrali per fare innovazione. «C’è la formazione tecnica, e poi c’è la formazione manageriale. In un’azienda è importante saper gestire le risorse e le persone. In un mondo ipercompetitivo come quello attuale non vincerà il più grande, ma la squadra migliore. Da soli si cammina veloci, ma insieme si arriva lontano», ha chiosato il relatore.
Per aumentare le conoscenze da applicare alla gestione aziendale, Alberto Bubbio e Virginia Gambino Editore, casa editrice della rivista YouTrade, hanno messo a punto YouTrade Education, percorsi di Executive Management che offrono nove possibili proposte per la gestione dei momenti critici nella gestione di una rivendita.
Come ottimizzare i costi, come gestire il successo o individuare il mix di prodotti. Ma anche come ottenere il meglio da crediti e scorte, oppure scegliere un approccio smart all’impresa: le aziende della filiera dell’edilizia, a cominciare dalla distribuzione, devono mettersi al passo con i tempi e migliorare le proprie capacità competitive.
YouTrade Education, percorsi di Executive Management per i rivenditori
Con il programma YouTrade EducationVirginia Gambino Editore e Alberto Bubbio, responsabile dei corsi di Pianificazione strategica e Controllo di gestione presso l’Università Cattaneo – Liuc, offrono alle aziende una opportunità strategica per affrontare i momenti chiave nella gestione di una rivendita.
Il percorso di formazione manageriale verterà sulle seguenti tematiche: strategia aziendale (che cos’è, come si elabora e come le si dà attuazione in un mercato maturo), la definizione del posizionamento della propria impresa come punto di partenza di qualsiasi riflessione strategica, la rilevanza di stringere alleanze e quindi l’interpretazione del ruolo che possono avere i gruppi e consorzi.
Non mancherà la presentazione dei motivi che suggeriscono di passare dall’attuale diffusa gestione per compiti a una gestione per obiettivi, e in quest’ambito il potente ruolo direzionale che ha un budget elaborato rispettando alcuni principi spesso dimenticati.
Si affrontano inoltre temi che un imprenditore o un responsabile aziendale devono conoscere se desiderano migliorare i risultati della propria azione manageriale: controllo di gestione, gli impatti in termini di miglioramento della reddittività come la manovra del mix dei prodotti venduti; la gestione di crediti e rimanenze (ad esempio, come determinare il lotto economico di acquisto); la gestione dei costi (cost management e non solo cost control).
Verranno anche trattati temi «trasversali» di attualità come la gestione del passaggio generazionale.
Il confronto
La convention del Gruppo Dec si è conclusa con un talk show che ha raccolto alcuni dei più importanti fornitori partner del consorzio, che hanno illustrato ai partecipanti le loro previsioni sull’andamento del settore delle costruzioni nei prossimi anni e le sfide per la sostenibilità portate avanti dalle rispettive aziende.
Sul palco si sono alternati Stefano Deri, direttore vendite di Mapei, Gianni Meneghini, vicepresidente di Fornace Briziarelli Marsciano (Fbm), Alessandro Mezzalira, ceo di Fitt, Luca Saccardi, direttore commerciale Sts Polistiroli, e Giuseppe Matera, Sales Area Manager Heidelberg Materials Italia.
«Il mercato delle costruzioni è fatto di componenti estremamente diverse, su cui la distribuzione ha più o meno incidenza», ha esordito Deri. «Il residenziale, quindi tutta la parte che riguarda la ristrutturazione edilizia, è purtroppo il mercato per il quale prevediamo il maggiore calo.
È vero che negli anni scorsi sono stati raggiunti numeri importanti grazie ai bonus e che, in assenza di informazioni in merito alla direttiva Epbd, i proprietari stanno aspettando ad affrontare delle spese, ma sicuramente il mercato residenziale è quello che risentirà delle maggiori difficoltà.
Per quanto riguarda il non residenziale, in cui storicamente la rivendita ha meno incidenza, ci sono ampi spazi di crescita. Non residenziale significa scuole, ospedali, edifici pubblici, lavori del Pnrr che le rivendite possono intercettare.
Stefano Deri, direttore vendite Mapei
E, poi, fortunatamente ci sono le infrastrutture: probabilmente in questo ambito ci sarà meno possibilità di intervento da parte della distribuzione, ma alla fine direi che lo scenario previsionale è assolutamente positivo».
Fornace Briziarelli Marsciano
Secondo Meneghini, che all’attività di produzione di prodotti in laterizio ha affiancato una rete di distribuzione diretta nella regione Umbria, «distribuzione e produzione reagiscono a dinamiche estremamente diverse.
Gianni Meneghini, vicepresidente Fbm
La nostra azienda compirà 120 anni l’anno prossimo. Era attiva in Umbria quando ancora nel settore delle costruzioni non c’era una disintermediazione così spiccata.
Fino a 50 anni fa la rivendita non aveva una posizione di forza come quella attuale, le fornaci fornivano i loro prodotti sfuggendo alle dinamiche distributive. Poi, nel tempo, la rivendita è diventata il fulcro dell’attività edilizia.
In Umbria, in cui la nostra azienda dominava il mercato vendendo direttamente i prodotti all’impresa, ci siamo trovati con un problema di marginalità.
In Campania, Lazio, Emilia-Romagna e Lombardia produciamo e vendiamo esclusivamente alle rivendite, mentre in Umbria dovevamo coinvolgere le rivendite senza perdere margine.
Per questo, dato che la Regione non vedeva la presenza di un gruppo importante a cui poterci rivolgere, abbiamo dovuto creare una nostra rete distributiva. Oggi abbiamo nove rivendite che funzionano», ha raccontato l’imprenditore.
«Che cosa ci aspettiamo dal mercato delle rivendite italiane? Basta guardare ai mercati più evoluti, come quello francese, in cui stanno nascendo gruppi di produzione e gruppi di distribuzione.
In Italia siamo in ritardo, scontando un po’ la mentalità nostrana in cui l’imprenditore fatica a creare aggregazioni, a unirsi ad altri per contare di più, ma il futuro è questo.
Cresceranno i multipoint, i gruppi delle multinazionali, che però hanno strategie proprie e sono poco controllabili, e poi ci sono i consorzi. Questi sono i gruppi con cui preferiamo lavorare, anche se ammetto di trovare più difficoltà.
Nel multipoint la strategia è unitaria, le decisioni sono in capo a una persona; nei gruppi spesso è difficile trovare delle strategie comuni a tutti i soci.
D’ora in poi per le rivendite sarà invece sempre più importante sposare aziende in grado di offrire prodotti ad alto valore aggiunto, che possano garantire margini superiori, per uscire fuori dalla logica del fatturato. Il fatturato vale fino a un certo punto, quello che conta veramente sono i margini».
Fitt
Il dibattito si è poi spostato sulla sostenibilità e l’impegno delle aziende verso un mondo più verde ed etico. «L’azienda dà l’opportunità di amplificare quello che si fa a livello personale nei confronti dell’ambiente e delle persone. L’impresa ha una responsabilità, puntare su prodotti ecosostenibili non è un optional», ha sottolineatoMezzalira.
Alessandro Mezzalira, Ceo di Fitt
«Si può essere competitivi anche con prodotti sostenibili, unendo ritorno economico ed ecologico. Più sono grandi, più le aziende possono avere un impatto sull’ambiente, sulla comunità, sul territorio. La sostenibilità non deve essere un extra, ma parte del fare quotidiano».
Il manager ha raccontato come nel 2021 Fitt sia diventata società benefit, disciplinata dall’articolo 1, commi 376-384, della legge 208 del 28/12/2015, entrata in vigore a partire a gennaio 2016.
Le società benefit perseguono volontariamente, nell’esercizio dell’attività d’impresa, oltre allo scopo di lucro anche una o più finalità di beneficio comune su persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interessi.
«Essere società benefit comporta ogni anno la pubblicazione del bilancio di sostenibilità e il miglioramento costante degli obiettivi tramite Kpi dichiarati», ha proseguito l’imprenditore.
«Fitt ha inoltre ottenuto la certificazione B Corp, che misura proprio le performance sociali e ambientali dell’azienda. Ogni attività ha un punteggio, e per conseguire la certificazione l’impresa deve ottenere un punteggio da 80 a 200 punti. Le B Corp sono aziende sul mercato per cambiare il pianeta. Secondo noi non c’è altro modo di fare business».
Heidelberg Materials
Green e sostenibilità sono state al centro anche delle parole di Matera, che ha illustrato il percorso di Heidelberg Materials verso una maggiore sostenibilità del gruppo del cemento.
Giuseppe Matera. Sales Area Manager Heidelberg Materials Italia.
«Heidelberg Materials sta portando avanti uno studio di fattibilità, con un investimento di circa 700 milioni di euro, per raggiungere la decarbonizzazione e produrre cementi a impatto zero.
A livello di gruppo il progetto di decarbonizzazione è già partito in Norvegia, a Brevik, dove alla fine dell’anno sarà pronta la prima cementeria a impatto zero. In Italia seguiremo con l’impianto di Rezzato (Brescia).
Per noi sostenibilità significa proporre ai clienti cementi sostenibili: in tutte le cementerie d’Italia produciamo prodotti alla loppa pozzolanici e stiamo lanciando un cemento sostenibile 32,5 in sacchi, che affiancherà il classico Tecnocem.
Notiamo una certa difficoltà a traferire sul mercato la sensibilità verso una maggiore sostenibilità. Noi non ci arrendiamo e ci auguriamo che questo cambiamento avvenga velocemente.
Per noi sostenibilità significa anche ridurre la distanza tra i nostri punti di distribuzione e i clienti: siamo presenti su tutto il territorio nazionale e ci stiamo impegnando a incrementare i punti di distribuzione proprio per essere sempre più vicini alle rivendite, restando in un raggio di 50 chilometri.
Altro elemento importante, i nostri cementi in sacco sono venduti su pedane a restituire.
Inoltre, offriamo la possibilità di prenotare i carichi in cementeria, in modo che non si creino code in stabilimento o in deposito, così che il cliente possa ritirare i prodotti in modo più veloce».
Sts polistiroli
Oltre il cemento, anche i materiali plastici si sono convertiti a una maggiore sostenibilità. È il caso di Sts Polistiroli, che a Klimahouse ha presentato il primo bilancio di sostenibilità.
«Abbiamo iniziato a guardarci dentro e chiederci come rafforzare l’azienda», ha commentato Luca Saccardi, direttore commerciale di Sts Polistiroli, produttrice di soluzioni in polistirene espanso per edilizia e imballaggio.
«Vendiamo una commodity, abbassare i prezzi non era una strategia perseguibile. Ci siamo fermati e abbiamo iniziato a misurarci per vedere dove migliorare.
Continuare a fare le cose come prima non ci avrebbe permesso di evolvere. Per questo abbiamo cambiato tutte le fonti di combustione destinate alla produzione e oggi disponiamo di un impianto da 500 kW in copertura, possediamo un sistema di riciclo e controllo delle acque e abbiamo redatto il nostro primo Bilancio Esg. Ce lo chiedevano i grandi clienti e ne abbiamo sentito noi stessi l’esigenza. Un domani tutti, volenti o nolenti, dovranno avere a che fare con questo strumento».
Mapei
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Deri di Mapei: «Invito i rivenditori a utilizzare la sostenibilità anche come argomento di vendita. Sembrano concetti lontanissimi, ma c’è già una parte del mercato interessata.
Per Mapei la sostenibilità è uno degli asset di crescita, che si declina nei concetti di qualità e durabilità. Gli sforzi di investimento delle aziende vanno in questa direzione, un po’ per differenziarsi, ma anche per un discorso etico.
La sostenibilità è la direzione corretta da intraprendere, non solo a livello ambientale, ma anche a livello economico e sociale».
Decarbonizzazione
Elemento imprescindibile quando si parla di sostenibilità è il processo di decarbonizzazione, concetto tanto bello nella teoria quanto difficile da mettere in pratica, soprattutto per aziende energivore e con produzioni ad alte emissioni.
È possibile azzerare del tutto l’impatto della Co2? In che margine temporale? Le aziende coinvolte nel talk show hanno detto la loro.
«Abbiamo in programma di ridurre le emissioni del 50% per arrivare a emissioni zero nel 2050», ha aggiunto Matera di Heidelberg Materials Italia.
E per Fitt Mezzalira ha affermato: «abbiamo un piano per arrivare a ridurre le emissioni del 35% nel 2030 grazie all’installazione di impianti fotovoltaici e l’utilizzo di biometano. Siamo un’azienda energivora e arrivare a zero emissioni è impossibile.
A livello di prodotto lavoriamo anche con materiali riciclati. Anche questo è un modo per decarbonizzare il pianeta, è un percorso che portiamo avanti da tempo con convinzione».
Con la linea Zero, Mapei ha introdotto una gamma di prodotti a emissioni completamente compensate. «Già una dozzina di anni fa abbiamo inserito il primo prodotto Zero a Co2 totalmente compensata», ha puntualizzato Deri (Mapei).
«Mapei punta a lavorare sulla formula dei prodotti per poter utilizzare meno Co2 possibile nell’arco di tutto il ciclo di vita, compreso lo smaltimento. La gamma dei prodotti a compensazione totale sta crescendo di anno in anno in tutto il mondo.
E questo senza considerare gli sforzi per l’installazione di impianti fotovoltaici, la riduzione nell’utilizzo delle risorse idriche, la riduzione degli scarti. La scelta è di continuare a lavorare su prodotti di qualità, durevoli e con un bassissimo impatto sull’ambiente». Di tono più critico il commento di Saccardi (Sts Polistiroli): «Non credo che la CO2 sia il problema. Ci sono altre sostanze che devono essere controllate».
Sulla stessa linea anche Meneghini di Fbm: «Le Ets (il sistema per lo scambio di quote di emissioni di Co2 ndr) sono scritte a svantaggio della qualità dei prodotti.
Sono convinto che non sia questo il modo di intervenire. In ogni caso abbiamo investito per ridurre il nostro impatto. Le fornaci sono industrie altamente energivore. Fbm ha installato 7,6 mW di impianti fotovoltaici presso le coperture dei propri stabilimenti.
Il progetto, che verrà portato a compimento nel 2026, ci permetterà di diventare completamente autosufficienti per quanto riguarda l’energia elettrica al 100%».
Nell’ambito della Fiera di Bolzano, nuova edizione dell’evento dedicato al mondo Zero-Energy Building. Atmosfera conviviale allo nZeb partner Award, ma anche momento di riflessione. E di premiazione per i partner dell’azienda.
Arrivare a zero emissioni è possibile. Un motto che gli nZeb friends hanno iniziato a declamare forse più di dieci anni fa, quando si sono trovati seduti a un tavolo chiedendosi come contribuire a non inquinare il pianeta, con il fattivo impegno delle aziende che rappresentano.
Amonn Color, il Gruppo Ergepearl (Riwega, 3Therm e Roofrox), Exrg e Internorm, sull’onda del «si può fare», hanno stretto un patto d’acciaio e hanno dato vita a nuovi obiettivi, creato sinergia e network tra gli operatori del settore, con incontri, attività di formazione e condivisione, fondando partnership dove al centro ci sono le persone, il pianeta, la prosperità, la pace e la collaborazione, all’insegna dell’edilizia sostenibile, dell’efficienza energetica e delle tecnologie intelligenti e pulite.
Decima edizione dello nZeb Party
Crederci, ma soprattutto agire, ha pagato: lo dimostra la decima edizione dello nZeb Party o, meglio, il Frozen party, che ha permesso a oltre 500 partecipanti di riunirsi nella sala H1 della Fiera di Bolzano, uno spin-off del Klimahouse che è diventato tradizione.
È statanon una semplice festa, ma un vero evento dedicato all’edilizia sostenibile, un’occasione per condividere idee, esperienze e progetti per un futuro più green.
L’evento ha riunito numerosi professionisti del settore, dai costruttori ai progettisti, dai tecnici ai posatori, tutti accomunati dalla passione per l’edilizia di qualità e rispettosa dell’ambiente.
L’atmosfera era quella giusta, conviviale e stimolante, con buon cibo, vino e musica a fare da cornice. Ma il vero protagonista è stato il tema della sostenibilità, declinato in tutte le sue forme: dall’efficienza energetica all’utilizzo di materiali ecologici, dalla progettazione integrata all’innovazione tecnologica.
I partecipanti hanno avuto l’occasione di confrontarsi sulle sfide e le opportunità del settore, di conoscere le ultime novità in fatto di materiali, tecnologie e soluzioni per l’edilizia sostenibile, e di scoprire progetti concreti di edifici nZeb (Nearly Zero Emission Building).
Cludio Pichler
Obiettivi
Claudio Pichler, direttore marketing del Gruppo Ergepearl, cuore pulsante dello spirito degli nZeb, ha spiegato gli intenti sostenibili della società durante la serata: «Vogliamo un mondo migliore, a partire da quello che sappiamo fare, progettare e costruire bene in nome della sostenibilità, salubrità ed efficienza energetica.
Riwega ha iniziato a organizzare questo party nel 2017 all’interno della propria sede. Poi, il numero di partecipanti è aumentato e ci siamo spostati in altre sedi.
A causa del covid nel 2021 non abbiamo potuto realizzare la festa, ma la richiesta di replicare è stata insistente. Così abbiamo iniziato a rimetterci in moto, specialmente grazie al Top Team».
Un gruppo di persone speciali composto da Mauro Postal, addetto tecnico commerciale di Internorm, Armin Hofstaetter, product manager di Amonn, Ivo Cerboni e Stefano Faganello, amministratori e direttori Tecnici di Exrg, hanno raggiunto Pichler sul palco.
«Siamo rimasti sbalorditi dalla partecipazione, rinnoveremo la festa anche per i prossimi anni. In questo progetto noi ci crediamo», hanno commentato in sintonia.
Da sinistra Claudio Pichler, Mauro Postal, Armin Hofstaetter, Ivo Cerboni e Stefano Faganello.
Sostenibilità
Maurizio Marchese, general manager di Amonn, Werner Rizzi, ceo di Riwega e Daniele La Sala, amministratore delegato di Internorm, hanno espresso la loro soddisfazione.
«I governi ci stanno imponendo delle normative che portano il mondo delle imprese a essere sempre più sostenibile, per questo faccio un invito a voi professionisti: nel vostro lavoro cercate di perseguire questi ideali per rendere migliore il pianeta, noi, come costruttori saremo più stimolati a creare un mondo produttivo responsabile», ha chiosato Marchese.
«La rete fra le nostre aziende è fondamentale, così come la comunicazione: grazie a questi principi riusciamo a lavorare bene, anche sul campo, svolgendo un’accurata formazione per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi», ha aggiunto La Sala.
«Date il meglio per le costruzioni, il nostro futuro è importante», ha concluso Rizzi. Faganello ha lanciato un appello: «Abbiamo conoscenze, capacità ed entusiamo, facciamo attenzione a rispettare anche le energie che utilizziamo».
Da sinistra Maurizio Marchese, Daniele La Sala, Werner Rizzi, Ivo Cerboni e Stefano Faganello.
nZeb Partner Award
Ma nZeb Party non è solo un evento celebrativo, è anche un momento di riflessione e di progettazione per il futuro.
Durante la serata sono state lanciate nuove iniziative, come il contest nZeb Partner Award, proposto e pensato da Giada Andreolli, responsabile marketing di Internorm.
A ricevere la prima edizione dell’Award l’azienda Bautiz, che ha realizzato un edificio ad Ariccia (Roma) completamente ecosostenibile con le protezioni del gruppo Ergepearl, le finestre di Internorm, le pitture Amonn e l’impianto di ventilazione Exrgy, quindi con almeno un prodotto degli nZeb partner.
È un edificio esemplare quindi, in termini di efficienza energetica e sostenibilità, all’avanguardia e completamente certificato, resistente anche ai climi estremi, come quello marittimo, dove è collocato.
«Siamo onorati: abbiamo costruito bene grazie ai prodotti di qualità e una proficua collaborazione», ha spiegato Luca Gabriele, fondatore di Bautiz, accompagnato dall’ingegnere Melissa Quadrini e dall’architetto Ottavio Ciaolone.
Il premio vuole essere uno stimolo per tutto il settore a fare sempre meglio, a osare di più, a puntare sempre più in alto. Per questo le candidature 2026 sono aperte.
I vincitori di Nzeb Partner Award. Da sinistra Luca Gabriele, l’ingegnere Melissa Quadrini e l’architetto Ottavio Ciaolone.
Il Green su Dmax
Ma non è tutto. Durante la serata è stato presentato anche il programma Falegnami ad alta quota, che vedrà un gruppo di professionisti della carpenteria impegnati nella costruzione di un rifugio a livelli estremi, ma con i prodotti sostenibili nZeb.
L’avventura partirà il 19 marzo su Dmax, canale 52 del digitale terrestre e come ospiti della serata, i rappresentanti dello staff della Falegnameria Curzel, protagonisti della terza stagione del programma, hanno salutato il pubblico in sala.
I falegnami ad alta quota dell’azienda Curzel.
Insomma, l’nZeb Party è un evento che va ben oltre la semplice festa. È un momento di incontro, di scambio, di crescita, di ispirazione.
È la dimostrazione che l’edilizia sostenibile non è solo un’utopia, ma una realtà concreta, un futuro possibile, un impegno che tutti noi dobbiamo prenderci.
Le previsioni sono fallaci per natura. Ma questo non vuol dire che si debba rinunciare a scrutare l’orizzonte e chiedersi quale sarà l’andamento dell’economia per il 2025. Premesso che ogni settore fa storia a sé, che i servizi non c’entrano con la meccatronica e l’edilizia non va di pari passo con l’agricoltura, vale la pena di fare il punto.
Anche perché è inutile farsi illusioni: il realismo è la migliore medicina per i tempi difficili. Anche se non bisogna fasciarsi la testa in anticipo. I numeri, però, mettono in guardia le imprese. Se è vero che ogni area di business ha i suoi tempi e la sua congiuntura, è altrettanto lapalissiano che se un paese vede incrementare il suo giro d’affari complessivo, cioè il Pil, la ricchezza in un modo o nell’altro si distribuisce, anche se magari non con gli stessi tempi e nello stesso modo. Allo stesso tempo, se il quarto trimestre del 2024 vede una crescita zero, che segue una crescita altrettanto nulla del terzo trimestre, un campanello d’allarme deve suonare. Anzi, una sirena.
Lavoro in cantiere
Calma piatta
Il 2025, quindi, per la prima volta da quattro anni inizia senza una spintarella dei mesi precedenti. E c’è poco da essere soddisfatti se la media dell’Unione europea è di +0,1%, da paragonare a +2,3% degli Usa nell’ultimo trimestre, ancora in versione Joe Biden, che segue la crescita del 3,1% del trimestre estivo.
La non-crescita, oltretutto, impatta anche sui macro-conti dello Stato. Il dato definitivo del Prodotto interno loro per l’intero 2024 sarà disponibile solo il 3 marzo. Ma avrà un effetto retroattivo per quanto riguarda, per esempio, il rapporto deficit-Pil. Secondo le previsioni del governo dello scorso ottobre, in ogni caso, le prospettive per il 2025 mostrano una crescita 0,9%, principalmente per il rallentamento degli investimenti, mentre i consumi delle famiglie dovrebbero recuperare slancio grazie al più elevato potere d’acquisto delle retribuzioni. Ma già l’Istat a dicembre ha corretto al ribasso queste previsioni, con il Pil italiano in crescita dello 0,5% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025, e un’economia italiana trainata dalla domanda interna (+0,8 punti percentuali). Sempre secondo l’Istat, i consumi delle famiglie continuano a essere sostenuti dal rafforzamento del mercato del lavoro e dall’incremento delle retribuzioni in termini reali. Previsioni che, però, il dato più recente mette in discussione: lo zero congiunturale dell’ultimo trimestre 2024 (+0,5% tendenziale, nel confronto con lo stesso trimestre del 2023), ha spiegato l’Istat «riflette una flessione sia del comparto primario sia dei servizi, mentre il settore industriale ha registrato, nel complesso dei tre mesi, una ripresa», in una tendenza confermata dai dati dei fatturati di novembre (+1,5% l’industria, -1,5% i servizi). E se per ora il comparto delle costruzioni tiene botta grazie agli appalti pubblici, vale la pena chiedersi che cosa succederà quando l’effetto Pnrr (oltre 200 miliardi forniti dall’Europa) cesserà.
Gennaio porta segnali contrastanti nel settore delle costruzioni, con indicatori negativi a livello nazionale relativi alla fiducia delle imprese, ma positivi sugli ordini a tre mesi e sull’occupazione.
Non deve stupire questa doppia dinamica, frutto da un lato dei valori effettivi riscontrati nel mercato, ovvero ordini in lenta crescita e occupazione attesa in aumento e, dall’altro, di un sentiment che riflette più le condizioni di incertezza nelle quali si trova non solo il settore delle costruzioni, ma tutta l’economia italiana, europea e mondiale.
Incertezza che deriva dai segnali che giungono dal protagonismo destabilizzante del nuovo presidente statunitense, con gli echi di nuove battaglie mondiali sui dazi e sul protezionismo economico che, in una economia sempre più globalizzata, produce effetti negativi immediati sulla stabilità e sul grado di fiducia dei consumatori e delle imprese.
Dopo la crescita delle attese di ottobre, i mesi di novembre, dicembre e gennaio mostrano un raffreddamento della fiducia delle imprese di costruzioni a livello nazionale, che per la prima volta dopo alcuni anni si trova in netta controtendenza con la ritrovata fiducia a livello europeo.
Si restringe dunque la forbice tra livello di fiducia delle imprese italiane e quelle europee, con meno di 6 punti di differenza con gli altri Paesi dell’area euro.
Si raffredda la fiducia delle imprese italiane, sale invece la fiducia a livello europeo. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat (DG ECFIN, European Commission)
La fine della stagione del superbonus continua a raffreddare le aspettative delle imprese, e solo il Pnrr garantisce, ma non a tutte le imprese, di guardare ai prossimi mesi con maggiore positività.
A livello nazionale il confronto tra gli indicatori relativi alla fiducia dei vari settori economici continua a presentare una flessione degli indicatori di fiducia per commercio e costruzioni, mentre la buona notizia è che, dopo mesi di continuo calo, aumenta la fiducia dell’industria e si consolida anche quella dei servizi.
Ancora in flessione la fiduia del commercio e delle costruzioni, in crescita quella di industrie e servizi. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat (DG ECFIN, European Commission).
Rimangono sopra lo zero, comunque, i settori del commercio, delle costruzioni e dei servizi, mentre l’industria, nonostante la leggera ripresa, rimane in area negativa, così come la fiducia dei consumatori, che nonostante la leggera ripresa, resta ancorata a -15 punti percentuali: un valore che evidenzia il sentiment di sfiducia rispetto al quadro di instabilità internazionale.
Gli indicatori anticipatori relativi alle prospettive legate all’occupazione mostrano una ripresa significativa a gennaio, dopo il rallentamento di novembre e dicembre, mentre prosegue la crescita per gli ordini e per i piani di costruzione delle imprese, che da agosto mostrano segnali positivi e confortanti.
A gennaio migliorano gli ordini anticipatori, con occupazione in ripresa e ordini in lenta crescita. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat.
In questo quadro generale, l’aggiornamento più recente del livello della produzione edilizia, fissato al mese di novembre 2024, evidenzia una produzione in aumento, con un livello complessivo che supera i +40 punti percentuali rispetto al livello di produzione media del 2021, anno già molto positivo per il settore, spinto al tempo dagli incentivi relativi al superbonus associati a cessione del credito e sconto in fattura.
Cresce la produzione a oltre +40 punti percentuali sul valore medio del 2021. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat.
Dopo il calo fisiologico della produzione ad agosto, i dati dal mese di settembre in poi indicano dunque una ripresa produttiva che si attesta a un valore quasi pari al picco di dicembre 2023, quando la produzione è stata rilevante proprio per le scadenze relative alla chiusura della rendicontazione di molti lavori del superbonus, che altrimenti nel 2024 avrebbero perso i benefici fiscali.
A livello di inflazione, secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di gennaio 2025 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) aumentano di +1,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Il valore dell’inflazione è dunque in crescita, ma il dato non è ancora allarmante, in quanto l’aumento si deve soprattutto ai beni energetici, in aumento a causa della situazione internazionale e delle speculazioni che si dovrebbero attenuare nei prossimi mesi con la riduzione dei consumi grazie al cambio di stagione con l’innalzamento delle temperature.
Prosegue la ripresa dell’inflazione, che a gennaio cresce a +1,5. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat
Un dato positivo è che se la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni evidenzia un’accelerazione (da +0,2% a +0,7%), quella dei servizi rimane stabile (a +2,6%), con un differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni che si riduce, portandosi a +1,9 punti percentuali (dai +2,4 di dicembre 2024).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi degli Energetici regolamentati (+14,5%) e non regolamentati (+2,6%), degli Alimentari lavorati (+1,2%) e non lavorati (+0,9%) e dei Beni durevoli (+0,5%); gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-2,3%).
L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +0,9% per l’indice generale e a +0,5% per la componente di fondo.
In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra su base mensile una variazione pari a -0,7%, per effetto dell’avvio dei saldi invernali di abbigliamento e calzature (non considerati per l’indice Nic), e su base annua una variazione di +1,7% (in accelerazione da +1,4% di dicembre 2024).
Da sinistra a destra:
Davide Lenarduzzi, Amministratore Delegato di Promoberg
Roberta Gaggioli, direttore Assites
Laura Michelini, presidente di Caseitaly
Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia
Fabio Montagnoli, presidente Pile
Nicola Fornarelli, presidente Acmi
L’obiettivo dichiarato di CaseItaly Expo, l’evento che si svolgerà a Bergamodal 12 al 14 febbraio, è molto chiaro: diventare la manifestazione di riferimento per l’involucro edilizio.
Questo mercato verticale aveva bisogno di una piattaforma adeguata per il confronto e l’incontro a livello internazionale, e ora 130 espositori, tra cui aziende produttrici di chiusure tecniche, serramenti, schermature solari, lattoneria, coperture e maniglieria, avranno finalmente l’opportunità di farsi conoscere in Italia e nel mondo.
«L’associazione Caseitaly nasce nel 2017 dalla collaborazione di quattro associazioni operanti nel settore dell’involucro edilizio – Acmi, Anfit, Assites e Pile – sotto l’egida di Finco», ha spiegato Laura Michelini, presidente di Caseitaly raccontando la genesi del progetto.
«Da anni prive di un evento specializzato sul territorio, queste sigle hanno deciso di creare un programma innovativo e presentarlo al Ministero dello Sviluppo Economico. Dall’approvazione con la clausola di divulgare Caseitaly partecipando a manifestazioni estere internazionali come Fensterbau, Sib, Budma, Construmat, Batimat, sono passati più di cinque anni e in mezzo c’è stato anche il Covid, ma la nostra fiera è finalmente pronta e per consolidarla prevediamo nel 2026 una seconda edizione e poi a regime una cadenza biennale, come le analoghe manifestazioni di settore».
Secondo gli organizzatori, oltre a 130 espositori sono attesi almeno 20 mila operatori e, tra accrediti e spazi occupati, non c’è più un metro quadrato libero nel polo espositivo di Bergamo. Numeri che rendono i promotori molto ottimisti sulle prospettive della prima edizione di CaseItaly Expo 2025.
«Abbiamo dato risposta a un’esigenza», ha sottolineato Davide Lenarduzzi, Amministratore Delegato di Promoberg, che ha aggiunto: « La Fiera di Bergamo ha un vantaggio logistico grazie all’aeroporto Orio al Serio, che connette più di 150 capitali in tutta Europa e consente collegamenti rapidi con l’Africa in 4 ore e con il Medio Oriente verso Dubai e Riyadh. Inoltre, la scelta della location risponde alla peculiarità di un territorio noto e apprezzato in tutta Italia per le sue capacità costruttive, evidenziando l’aspetto specifico della verticalità del settore edilizio; non solo dentro il centro espositivo ma anche intorno ad esso c’è una realtà che esprime questa eccellenza».
Attenzione, i percorsi offerti non saranno solo industriali ma anche formativi; infatti, ci sarà un ricco programma di conferenze, workshop e seminari con esperti del settore che condivideranno le loro conoscenze sulle tendenze emergenti, le normative e le migliori pratiche nell’ambito dell’involucro edilizio. Sarà anche un’opportunità per esplorare le ultime soluzioni in materia di efficienza energetica, sostenibilità e design innovativo.
«Quello con CaseItaly Expo 2025 è un appuntamento che sosteniamo come Regione Lombardia anche perché riguarda un settore specifico e strategico della territorio: la filiera edilizia. Ci stiamo concentrando su questo settore dal punto di vista strategico e programmatico con un tavolo specifico per la filiera dell’edilizia sostenibile Lombarda. Vogliamo raccontare i progressi delle aziende in termini di sostenibilità, una sfida che cerchiamo di accompagnare affinché le nostre aziende possano diventare sempre più competitive. Mostrare tutto questo durante una manifestazione come quella che presentiamo oggi è dunque un’opportunità anche per la Regione Lombardia», ha concluso Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia.
Adicembre 2024 gli indicatori delle attese dei mercati mostrano un andamento per il settore delle costruzioni in flessione, un raffreddamento non portato dall’arrivo dell’inverno, ma dal clima di incertezza relativo alla fine, di fatto, degli incentivi legati al superbonus e alle attese rispetto alla legge di bilancio dello Stato.
Dopo la crescita delle attese di ottobre, ben evidenziata dalla ripresa del clima di fiducia a livello nazionale, i mesi di novembre e dicembre mostrano un rallentamento della fiducia delle imprese di costruzioni a livello nazionale, che segue e amplifica nella dinamica il rallentamento registrato anche a livello di area euro e di Europa a 27 paesi.
Si raffredda la fiducia delle imprese, sia a livello nazionale che europeo. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat (DG ECFIN, European Commission).
Rimane comunque sempre elevata la differenza tra livello di fiducia delle imprese italiane e quelle europee, con 8 punti di differenza, da +3 a -5, per quelle dell’area euro e di oltre 10 punti percentuali per quelle dell’Europa a 27.
Dunque, la fine della stagione del superbonus110% raffredda le aspettative delle imprese, nonostante siano state confermate le detrazioni per le prime case, mentre il Pnrr sta solo ora facendo segnare i primi effetti positivi con la realizzazione dei lavori e dunque un suo peso non trascurabile sull’economia.
A livello nazionale il confronto tra gli indicatori relativi alla fiducia dei vari settori economici presenta una flessione degli indicatori di fiducia per tutti i settori, a eccezione di quello dei servizi. Oltre alle costruzioni, infatti, presentano andamenti in flessione anche il commercio e l’industria, con quest’ultima in continuo e progressivo declino.
Un trend che riflette la difficile situazione congiunturale internazionale e in particolare in alcuni settori, come quello dell’automotive.
Dopo una ripresa nei mesi autunnali, l’arrivo dell’inverno raffredda anche la fiducia dei consumatori, che torna a quasi –16 punti percentuali, sottolineando ancora una volta un sentiment di sfiducia rispetto al quadro di instabilità internazionale.
L’inverno raffredda la fiducia in tutti i settori, tranne per i servizi. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat (DG ECFIN, European Commission).
Il settore delle costruzioni, in questo quadro, evidenzia una coerenza anche negli indicatori anticipatori relativi alle prospettive legate all’occupazione e all’andamento degli ordini e dei piani di costruzione delle imprese, che mostrano un rallentamento a dicembre.
Tuttavia, mentre il rallentamento per gli ordini arriva dopo una fase di crescita da agosto a novembre, la flessione ulteriore delle aspettative occupazionale prosegue un trend avviatosi negli ultimi due mesi.
La buona notizia è che entrambi gli indicatori rispecchiano valori positivi, ovvero sopra lo zero, con ordini e piani di costruzione e poco oltre +6 punti, mentre per l’occupazione il saldo delle risposte porta a un valore di poco superiore a 3 punti percentuali.
A dicembre rallentano gli indicatori anticipatori, mantenendo comunque valori sopra lo zero. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat.
In questo quadro complessivo, e con l’aggiornamento più recente del livello della produzione edilizia, dato che Istat ha aggiornato al mese di ottobre, emerge come il settore delle costruzioni, nonostante l’andamento altalenante del 2024, mostra un livello produttivo superiore a +38 punti percentuali rispetto a quello della media del 2021, anno in cui gli incentivi relativi al superbonus hanno dato una spinta notevole al settore.
Cresce in autunno la produzione, che torna a +38 punti percentuali sul 2021. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat.
Dopo il calo fisiologico di agosto, i dati di settembre e ottobre evidenziano una ripresa che si attesta dunque a un valore tra i più alti di quelli dell’anno appena trascorso, secondo solo al picco di gennaio.
Dovremo attendere i prossimi mesi per verificare la sostenibilità di questo andamento e valutare complessivamente l’andamento del 2024, che comunque rimane un anno positivo per il settore.
A livello di inflazione, anche se a novembre e a dicembre si registra una leggera ripresa, si può affermare che l’aumento dei prezzi rimane sotto controllo e comunque stabile a dicembre rispetto al mese di novembre.
Un dato che possiamo commentare positivamente, soprattutto in relazione all’andamento dell’indicatore negli ultimi tre anni.
Inflazione in ripresa, che a dicembre si assesta a +1,3, in linea con quella di novembre. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat.
La stabilità dell’inflazione sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: in rallentamento risultano principalmente i prezzi degli alimentari non lavorati (da +3,8% a +2,5%), dei beni durevoli (la cui flessione passa da -1,3% a -1,9%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,7% a +3,1%).
Per contro, accelerano i prezzi degli energetici regolamentati (da +7,4% a +11,9%) e si attenua ancora il calo di quelli degli energetici non regolamentati (da -6,6% a -4,2%).
Nel mese di dicembre l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera (da +1,9% a +1,8%), come anche quella al netto dei soli beni energetici (da +2,0% a +1,7%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+1,4%), degli energetici regolamentati (+0,8%), dei beni non durevoli (+0,4%), degli energetici non regolamentati e dei servizi relativi all’abitazione (+0,3% entrambi).
Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi di altri aggregati tra cui quello degli alimentari non lavorati (-0,6%).
In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra una variazione su base mensile pari a +0,1% e una del +1,4% su base annua (in decelerazione da +1,5% di novembre).
Nella media del 2024, la variazione tendenziale dell’indice armonizzato è pari a +1,1%, un valore di oltre cinque volte inferiore a quella del 2023, quando l’indice armonizzato nell’anno è stato pari al +5,9%.
La Chape XXs è il massetto super leggero di Edilteco due volte più leggero di uno tradizionale (la densità dell’impasto è di 1200 kg/m3) e ammette uno spessore minimo di applicazione di 1 centimetro.
Pronto all’uso e compatibile con tutti i rivestimenti per pavimenti, questo massetto leggero e fibrorinforzato è destinato a migliorare l’abbattimento acustico di tutti i rivestimenti per pavimenti.
Grazie alla sua leggerezza la Chape XXs non sovraccarica le strutture. La leggerezza non va a discapito della resistenza: è fibrorinforzato e ha elevate proprietà meccaniche.
La sua facilità di realizzazione ne consente l’utilizzo per molteplici scopi: massetto super leggero in aggancio o desolidarizzati, formazione di pendenze, sottofondi di livellamento, isolamento dai rumori da impatto; in copertura senza pendenza o con pendenza fino al 15%, con manto di impermeabilizzazione.
Pronta all’uso, Restauro R4 è la malta premiscelata monocomponente di Torggler per la ricostruzione e la protezione del calcestruzzo e del calcestruzzo armato, per mezzo di malta idraulica di tipo Pcc e classe R4 secondo la norma En 1504-3.
Fibrorinforzata, antiritiro e a presa normale, la malta premiscelata è studiata per applicazione in verticale o a soffitto, senza necessità di casseri, per intonaci strutturali, ricostruzione del copriferro, restauro di elementi in calcestruzzo armato.
Il prodotto è leggermente espansivo sia in fase plastica sia in fase di post-indurimento per contrastare la formazione di fessurazioni.
Utilizzabile in spessori compresi fra 10 e 40 millimetri, si applica facilmente sia manualmente che a spruzzo con idonea pompa senza riscontrare segni di colatura.
Garantisce elevate caratteristiche meccaniche con particolare riferimento alla resistenza alla flessione, parametro importante per riparazioni a regola d’arte del cemento armato.
Perché i prezzi degli immobili sono alti?
Ma perché il costo di un appartamento sembra (ed è) inaccessibile a una larga parte della popolazione? L’emergenza immobiliare è uno dei punti dolenti degli ultimi decenni, ma è negli anni più recenti che il problema sembra aver assunto una proporzione inedita. I motivi sono molti. Due su tutti: il trend mondiale che vede una sempre maggiore concentrazione della popolazione nelle grandi città. E più alta è la domanda, maggiore è l’incremento dei prezzi di un bene, secondo la più nota legge dell’economia. Il secondo fattore riguarda il boom del turismo facile che, più correttamente, si dovrebbe definire come la digitalizzazione del processo di prenotazioni del pernottamento. In pratica gli affitti brevi, nati e cresciuti grazie alla facilità di spostamento sulle ali delle compagnie aeree low-cost in abbinata con le piattaforme di booking che si appoggiano sul privato, come Aribnb.
Ma, attenzione: non è un problema che affligge solo l’Italia. Uno studio del Parlamento europeo ha analizzato il mercato immobiliare della Ue e l’andamento dei prezzi. Risultato: in una decina di anni il valore delle case in Europa è cresciuto del 48%. Ma l’Italia, a dispetto della sensazione comune, non è tra le maggiori vittime di questo fenomeno. Il problema maggiore, secondo le rilevazioni, emerge nella Ungheria di Viktor Orban, dove i prezzi delle case dal 2015 a oggi sono cresciuti del 173%. Non proprio un successo dell’amministrazione magiara. In ogni caso, è molto di più rispetto all’Italia, dove in media il costo al metro quadrato delle abitazioni nel periodo considerato è salito dell’8,3%. Il valore in media significa, comunque, che ci sono città di provincia dove il rincaro è stato molto più contenuto e metropoli come Milano, Roma o Firenze dove i prezzi sono schizzati molto più in alto. Ed è il motivo per cui le città in cui l’aumento del costo degli immobili è stato più alto tendono svuotarsi degli abitanti che non possiedono una prima casa, che scelgono di vivere in provincia. In ogni caso, le medaglia di paese più freddo, è il caso di dirlo, in fatto di aumenti del prezzo degli immobili è la Finlandia, dove in dieci anni le case si sono rivalutare solo del 5%.
Mentre i due trend citati (concentrazione demografica nei grandi centri e boom del turismo fai-da-te) sono sicuramente tra le cause che influenzano il mercato immobiliare, il Parlamento europeo sottolinea anche altri fattori alla base del rincaro dei prezzi. Sono l’aumento dei costi di costruzione e dei tassi dei mutui. Inoltre, anche l’aumento dell’acquisto di immobili come investimento, da mettere a reddito (spesso in funzione degli affitti brevi, appunto) ha influito. Infine, un problema determinante è la diminuzione del numero di nuove costruzioni. Quale può essere la soluzione è abbastanza semplice: ci vogliono più case dove il mercato le richiede. Come arrivarci? La risposta alla domanda sta a politica e imprese.