Ecobonus sulle note di Bob Dylan

 

 

«Don’t criticize what you can’t under stand», non criticare quello che non puoi capire, cantava Bob Dylan. Benché il verso della canzone fosse rivolto alla vecchia politica, oggi si potrebbe far rimbalzare la strofa verso chi alza il sopracciglio di fronte alla prima buona decisione del governo. Cioè a quell’insieme di bonus e incentivi che possono offrire una boccata di ossigeno al settore dell’edilizia. Ricordiamoli: detrazione per gli interventi di ristrutturazione al 50% prorogata fino a dicembre 2013, mentre la percentuale dell’ecobonus sale dal 55% al 65%, e arriva anche una detrazione per gli arredi fissi e i lavori per l’adeguamento alle norme antisismiche. D’accordo, di perfetto c’è solo il Paradiso e questa è una agevolazione con data di scadenza. Ma se si aggiunge che il bonus è stato raddoppiato da 48mila a 96mila euro per ogni unità immobiliare, sollevare fondamentali obiezioni è oggettivamente difficile. Certo, nel cammino parlamentare il provvedimento di urgenza può essere ulteriormente migliorato (o anche peggiorato, d’accordo), ma se pensiamo che assieme alla controversa decisione di modificare il meccanismo di finanziamento ai partiti l’edilizia è stato il primo vero, concreto, solido provvedimento dell’esecutivo arcobaleno, non si può che mostrare un piccolo, quasi impercettibile, timido, ma reale segno di speranza per il futuro. Come minimo il decreto sugli ecobonus significa che, almeno per ora, il governo ha presente lo stato catatonico in cui versa uno dei settori fondamentali della nostra economia e vuole intervenire. Se tanto mi dà tanto, è probabile che nel prossimo futuro accanto agli incentivi per i piccoli lavori di ristrutturazione o per il miglioramento energetico arriveranno anche disposizioni per far ripartire la macchina delle grandi opere, vitali per il settore delle costruzioni, ma anche per il Paese. Progetti infrastrutturali accantonati o lasciati a metà, riorganizzazione del territorio, riqualificazione del patrimonio esistente: tutti capitoli che prima o poi l’esecutivo dovrà affrontare. Accanto, s’intende, all’aspetto fiscale, con l’obbrobrio dell’Imu sull’invenduto. E se gli ecobonus valgono lo 0,1% del Pil, pensate a quale sarebbe l’impatto se, come è avvenuto negli Usa, il governo si impegnasse a far ripartire l’intero settore. Al ministro per l’Economia, Fabrizio Saccomanni, facciamo ascoltare Bob Dylan: probabile che possa dargli coraggio.

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