Scelte difficili per le imprese edili dopo il Superbonus

Roberto-Anghinoni
Roberto Anghinoni | Giornalista

Mentre il superbonus ci sta tristemente lasciando, gli imprenditori della distribuzione edile iniziano a confrontarsi con la nuova realtà del mercato che caratterizzerà questo 2024. Una realtà che però non è davvero nuova, ripropone sfide che conosciamo e, ancora una volta, ci pone di fronte a scelte importanti.

Inizia allora l’anno dei dubbi, con la profetica ultra flessione annunciata dai più autorevoli osservatori.

Certo questa volta fatichiamo a immaginare che qualche coda di lavori iniziati possa venirci in soccorso, mentre sono previste cause fra privati e imprese (sono stati recentemente stimati 36 mila cantieri a rischio, visto che la proroga, nel momento in cui scrivo, non è stata approvata) che sarei dolorosamente curioso di capire queste cause come finiranno, visto il caos normativo che contraddistingue la materia.

In pratica, tutte le sigle sindacali e associative delle imprese premono affinché i lavori iniziati nei termini previsti si possano terminare, ma il governo sembra fare spallucce.

La speranza è che in sede di approvazione della legge di Bilancio qualcuno si ravveda (per esempio, il Tesoro) e il superbonus possa andare in pensione coatta con un po’ di dignità. Soprattutto ci auguriamo che le imprese edili per tutto questo non debbano fallire, e più fatti nostri di questi altri non me ne vengono in mente.

Trasferiamo allora le nostre speranze nel Pnrr, affinché un po’ di sostegno all’attività edilizia possa arrivare a sollevare gli animi. Secondo i dati forniti dal Cresme, tra gennaio 2019 e agosto 2023 sono stati messi in gara 267 miliardi di euro di lavori pubblici, dei quali 74 relativi al Pnrr, e ne sono stati aggiudicati  204, dei quali 48 Pnrr.

Logico che i lavori pubblici non siano particolarmente centrali per l’economia delle rivendite di materiali edili, ma qualcosa arriva sempre. Ma il nostro mercato diretto è probabilmente destinato a soffrire.

Dopo due o tre anni di crescita anche inimmaginabile, si sta tornando ai tempi di quatto/cinque anni fa, con la preoccupante differenza che a quei tempi l’inflazione non era quella di adesso, che per questo motivo la gente ha meno soldi da spendere e che l’aumento non sempre giustificato dei costi di costruzione ha raffreddato molte velleità manutentive.

E poiché è il privato che muove questo mercato, i dubbi congiunturali sul futuro sono più che giustificati.

Da quel che si sente (e si vede) in giro, molte rivendite edili si stanno guardando intorno per individuare opportunità di aggregazioni, e non solo per poter acquistare meglio attraverso le convenzioni.

Come gli alti e bassi del mercato ci hanno nel tempo insegnato, a meno di non voler finire nella spirale perniciosa dei prezzi al ribasso, si deve puntare su qualità e servizi.

Questi ultimi stanno diventando una reale necessità per le rivendite che desiderano avere una prospettiva più o meno solida di futuro. Oltre che utili sotto il profilo squisitamente pratico, i servizi caratterizzano, definiscono, qualificano.

E credo che la distribuzione edile abbia oggi la necessità di essere identificata per ciò che dovrebbe sempre essere, ovvero un punto di riferimento nel territorio in grado di fornire consigli competenti, assistenza tecnica e quindi anche prodotti.

Per tutto il resto ci sono i discount, il commercio elettronico, la Gdo che si contendono il mercato del prezzo da cui una rivendita moderna si deve assolutamente smarcare, anche perché con i soggetti commerciali qui sopra indicati non potrebbe mai competere dal punto di vista commerciale, mentre può assolutamente dire la sua nell’assistenza al cliente, sia esso professionista che privato, e in una reale offerta di qualità.

Siccome negli ultimi tre decenni ne ho viste di tutti i colori, non sono in grado di sottoscrivere che il mercato dell’edilizia dei prossimi anni  premierà senza alcun dubbio qualità e competenza.

Come è più spesso accaduto, assisteremo alla competizione fra due mercati ben distinti fra loro, così diversi che immaginare una reale competizione mi pare a questo punto solo un modesto esercizio lessicale.

Ma sono certo che non possiamo affrontare i prossimi mesi con leggerezza. Organizzare i nostri punti vendita, magari cercando di verticalizzare l’offerta in alcuni specifici settori, potrebbe essere cosa buona e giusta.

Quindi cerchiamo di emergere e, magari, iniziamo anche a riflettere sull’opportunità o meno di rimanere da soli, perché in un mercato complesso e probabilmente anche selettivo il gioco si farà davvero duro.

di Roberto Anghinoni

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