Luxury Goods in Showroom è una rubrica di YouTrade dedicata all’eccellenza nel settore edile, che offre una panoramica delle soluzioni di lusso disponibili sul mercato e mette in risalto l’importanza degli showroom come spazi di presentazione e ispirazione.
L’inserto profuma di primavera, con sei proposte per l’outdoor, tra cucine per esterno, docce, sedute e superfici pregiate raccolti in una carrellata di suggestive immagini.
La pietra sinterizzata Lapitec, unica con marchio Ce, può essere impiegata negli spazi esterni per una pluralità di destinazioni.
Dalla realizzazione di pavimentazioni e camminamenti, facciate o porzioni di esse, al rivestimento di piscine anche in immersione, panche, top di tavoli, cucine fisse o mobili, postazioni barbecue, sino all’applicazione su deck di yacht o navi.
Lapitec è composta al 100% da minerali naturali e priva di silice cristallina.
C’è tanta strada da fare per riqualificare il patrimonio immobiliare italiano. Casavo, piattaforma immobiliare di compravendita, grazie a un algoritmo proprietario che permette di valutare il proprio immobile, ha analizzato le valutazioni effettuate attraverso il suo sito nel 2024. Risultato: a livello nazionale il 29% degli immobili valutati appartiene alla classe G, mentre il 15% rientra nella classe F: edifici che, salvo alcune eccezioni, dovranno essere riqualificati per rispettare le nuove normative europee. Le abitazioni in classe E rappresentano il 12%, mentre quelle in classe D si attestano all’11%. Complessivamente, le abitazioni con una classe energetica più alta (A, A+, B e C) costituiscono quindi solo un terzo delle valutazioni totali.
Vale la pena di ricordare che secondo la direttiva europea Case Green, entro il 2030 tutti gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E, mentre entro il 2033 sarà obbligatorio l’adeguamento alla classe energetica D.
Milano skyline
A Milano, in particolare, secondo il calcolo di Casavo il 60% degli immobili necessita di riqualificazione. Il 25% degli immobili valutati nel capoluogo lombardo appartiene alla classe G, mentre il 19% rientra nella classe F, categorie che richiederanno interventi entro il prossimo quinquennio per conformarsi agli standard europei, come il miglioramento dell’isolamento termico e degli impianti di riscaldamento o la gestione intelligente dei consumi e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. Le abitazioni in classe E, che potranno mantenere la loro classificazione fino al 2033, rappresentano il 16% delle valutazioni, mentre quelle in classe D salgono al 14%, superando la media nazionale. Questo probabilmente perché Milano è il principale hub di investimenti, anche esteri, in Italia e già luogo di svariati progetti di riqualificazione urbana, oltre a ospitare un più alto numero di nuove costruzioni rispetto ad altre città italiane. Complessivamente, il 60% del patrimonio immobiliare milanese avrà bisogno di riqualificazioni energetiche per raggiungere gli obiettivi fissati dalla normativa europea (6 punti percentuali in più verso la media nazionale).
Una via di Roma
A Roma, invece, il 64% delle case non è ancora a norma energetica. È una realtà più critica rispetto a Milano, risultato di una combinazione tra un patrimonio edilizio più vecchio, una minore incidenza di nuove costruzioni e un mercato immobiliare meno dinamico rispetto al capoluogo lombardo. Nella capitale il 42% degli immobili analizzati rientra nella classe G, una quota nettamente superiore a quella milanese (+17 punti percentuali). Di contro, il 14% delle abitazioni appartiene alla classe F, un dato leggermente migliore rispetto a Milano. Tuttavia, le classi E e D sono sensibilmente meno rappresentate, attestandosi a valori dimezzati rispetto al capoluogo lombardo. In totale, ben il 64% del patrimonio immobiliare romano necessita di interventi di riqualificazione per rispettare le scadenze imposte dalla normativa attualmente in vigore.
Veduta di Torino
Situazione critica anche a Torino: la metà degli immobili deve essere riqualificata. Secondo l’analisi, comunque, la situazione è più favorevole rispetto a Milano e Roma, ma con un numero ancora significativo di immobili che necessitano interventi di riqualificazione. Nella città, il 13% degli immobili valutati appartiene alla classe G, mentre il 16% rientra nella classe F. Le abitazioni in classe E rappresentano il 21%, mentre quelle in classe D salgono al 20%, evidenziando una maggiore presenza di immobili in una fase intermedia della transizione energetica rispetto ad altre grandi città italiane. Complessivamente, il 50% del patrimonio immobiliare torinese avrà bisogno di interventi di efficientamento per rispettare le scadenze imposte dalla normativa europea. La città mostra un patrimonio immobiliare meno vecchio rispetto a Roma, con una presenza più contenuta di edifici nelle classi più basse, ma al tempo stesso manca della spinta agli investimenti e alla riqualificazione che ha caratterizzato Milano.
Climatizzazione, dispositivi elettronici, illuminazione, sicurezza: gli ambiti in cui agisce l’automazione domestica si allargano sempre di più.
Certo, quasi sempre ogni funzionalità può essere controllata dallo smartphone. Ma, per dirla in termini tecnici: questo non è un casino? E se qualcuno della famiglia volesse cambiare i parametri di luce o clima, per fare un esempio, e non avesse installato l’app sul proprio smartphone, o non possedesse proprio il cellulare, come si fa?
La risposta sta nei pannelli di controllo, la nuova frontiera. Si tratta di schermi dedicati alle app che fanno funzionare la casa.
Amazon ne ha appena lanciato uno maxi, ma sono molte le aziende che si propongono in questo nuovo business.
Al recente Ces 2025 di Las Vegas, per esempio, Aqara ha presentato una serie di suoi dispositivi per la casa smart.E tra le principali novità c’è una gamma di pannelli di controllo a parete e interruttori intelligenti, abbinati a sensori di presenza e di temperatura, oltre a una selezione ampliata di controller Thread.
Va da sé che chi si occupa di impiantistica, dall’operatore al progettista, non potrà più prescindere dalla conoscenza di soluzioni di questo tipo.
Pannelli di controllo a parete Aqara
I pannelli di controllo a parete di Aqara sono tre: Panel Hub S1 Plus, Touchscreen Dial V1 e Touchscreen Switch S100 Us. Sono dotati di interfacce touchscreen e servono a controllare in modo centralizzato l’intera casa, senza bisogno di uno smartphone e, soprattutto, in modo più comodo.
Il Pannel Hub S1 Plus, per esempio, abilita il controllo centralizzato dell’intera casa intelligente attraverso un’unica interfaccia. Si può quindi interagire con i dispositivi in modo intuitivo senza utilizzare uno smartphone.
Il pannello sostituisce un interruttore tradizionale ed è cablato per controllare e automatizzare fino a due dispositivi di illuminazione. Tutti i dispositivi come videocamere di sicurezza, serrature, termostati, luci, tende sono collegati via wi-fi a doppia banda al touchscreen da 6,9”.
Il pannello S1 Plus è anche un hub nello standard Zigbee e bridge Matter per i dispositivi Zigbee di Aqara (tradotto: può gestire i dispositivi abilitati a quei due ambienti software).
Un’altra novità è il citato Touchscreen Dial V1, con piccolo touchscreen rotondo da 1,32″. Il quadrante rotante gestisce e automatizza fino a due apparecchi di illuminazione cablati e controlla in modalità wireless più dispositivi e scenari intelligenti.
Il feedback aptico (che simula un click fisico) consente di regolare in modo intuitivo i dispositivi come la modifica della temperatura del colore delle luci, la posizione di apertura o chiusura delle tende e la temperatura dei termostati, anche grazie a un sensore di temperatura e umidità per il controllo della climatizzazione e un sensore di presenza per l’attivazione dello schermo di prossimità.
Infine, il Touchscreen Switch S100 US è un interruttore intelligente ibrido a 2 canali, che integra pulsanti e touchscreen da 1,3”. Oltre a controllare dispositivi di illuminazione cablati, gestisce in modalità wireless i dispositivi.
Il touchscreen può essere utilizzato anche per regolare con precisione i dispositivi, con connettività Thread anche questo supporta lo standard Matter over wi-fi (che, ricordiamo, è stato adottato dai più grandi gruppi di elettronica per la casa) e funziona come router.
Le statistiche indicano un sempre maggiore utilizzo di dispositivi per la home automation. E secondo The European House – Ambrosetti (Teha) domotica e building automation sono necessarie anche perché, nel complesso, permettono un taglio fino al 29% dei consumi energeticie fino al 5% di quelli idrici, con una diminuzione delle emissioni del 20-24%, vale a dire 8-12 milioni di tonnellate di CO2 in meno.
Ma non bisogna dimenticare che per funzionare i sistemi di allarme, di illuminazione o climatizzazione digitali hanno necessità di una rete che funzioni.
Dunque, a che punto siamo? Un po’ a sorpresa, secondo il report Digital Consumer Trends Survey 2024 di Deloitte la maggior parte degli italiani è soddisfatto della propria connessione domestica. Anche se non troppo sotto l’aspetto di copertura e velocità.
L’indagine, condotta su 2 mila consumatori italiani di età compresa tra i 18 e i 75 anni ha rilevato, insomma, che il 74% è soddisfatto della propria connessione domestica mentre, ma facendo attenzione a copertura (33%) e velocità (28%), i due principali aspetti che guidano a una scelta dell’azienda erogatrice del servizio.
Sempre secondo Deloitte, inoltre, l’adozione di connessioni 5G continua a crescere: la utilizza il 38% dei possessori di smartphone, anche se il 28% non percepisca differenze significative rispetto al 4G.
Un dato che deve far riflettere, semmai, è la percezione secondo cui la connessione in rete serva principalmente per utilizzare televisori smart, utilizzati dal 73% della popolazione adulta (+40% rispetto al 2017).
Gli apparecchi collegati in rete hanno ormai una diffusione che sta per raggiungere quella dei computer portatili, utilizzati dall’81% degli italiani. Anche se il dispositivo più diffuso, usato quotidianamente dal 94% degli italiani, rimane lo smartphone.
Un’indagine condotta di Ambrosetti, in ogni caso, ha messo in luce i fattori che ritardano l’adozione di soluzioni di home automation. I problemi più sentiti sono la mancanza di interoperabilità tra sistemi diversi (46%) e la complessità dell’installazione e configurazione (46%).
E per un terzo dei consultati a ostacolarne l’implementazione è il tema della sicurezza e della privacy dei dati (33%), mentre per il 28% il problema principale è relativo ai costi iniziali di installazione, considerati alti. Solo nell’11% dei casi, invece, le perplessità riguardano l’aspetto dell’assistenza.
A che punto siamo con le Comunità energetiche rinnovabili, Cer per gli amici? L’introduzione definitiva del regolamento che consente a un condominio o a un gruppo di soggetti di consorziarsi per produrre elettricità è stato un passo in avanti verso un percorso della sostenibilità. È interessante, però, scoprire come è stata accolta questa opportunità.
I dati relativi al primo scorcio del 2024 sembrano interessanti: le iniziative di autoconsumo collettivo registrate dal Gse e già attive sono 168.
Il regolamento finale ha messo il turbo ai progetti e alle realizzazioni, visto che si tratta di quasi il doppio (+89%) rispetto al 2023.
Le regioni in cui le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono più presenti sono Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia, che da sole coprono il 48% del totale con 80 progetti.
È abbastanza curioso, in effetti che, a parte la Sicilia, le altre regioni del Sud non siano ai primi posti, dato che la tecnologia utilizzata per rendere autonomi e produttivi gli edifici è quella fotovoltaica.
Secondo l’Electricity Market Report redatto dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, l’impatto delle Cer sul sistema energetico al momento è ancora limitato perché si tratta in larga parte di realtà piccole, formate per la metà dei casi da associazioni e che prevede impianti di piccola taglia.
Ma il loro peso può aumentare. In media la potenza, per esempio, risulta in leggera crescita (da 55 kW nel 2023 a 60 kW nel 2024), anche se gli impianti oltre i 200 kW sono solo il 34% del totale, con una presenza rilevante (23,5%) di piccoli sistemi con potenza inferiore a 30 kW. Si tratta, però, di un segnale incoraggiante.
Secondo lo studio del Polimi, il 58% delle Cer è promossa da un ente pubblico, che fornisce spazi per l’installazione degli impianti e supporta l’aggregazione dei membri, allo scopo di ridurre le spese, aiutare le famiglie in situazioni di disagio economico e finanziare progetti sul territorio.
Nel 79% dei casi l’iniziativa prevede comunque la presenza di un soggetto esterno come piccole Esco, utility o impresedel settore energetico che supportano il promotore investendo negli impianti.
È questa la via più semplice per costituire e gestire una Cer: affidarsi a una società esterna significa cedere parte del beneficio, ma anche raggiungere il risultato più in fretta e semplicemente.
Il report del Politecnico indica anche un sondaggio effettuato su un migliaio di cittadini, il 21% dei quali già partecipante a una Cer: l’80% si attende ritorni annui superiori a 100 euro l’anno e solo il 7% si aspetta di ricevere un valore inferiore a 50 euro, cifra più vicina alla realtà.
Secondo questi calcoli rispetto alla spesa annua per la bolletta elettrica, infatti, il risparmio si dovrebbe aggirare sul 3-4%. Un aspetto senza dubbio da migliorare e che sembra in contrasto con alcune esperienze già rodate.
Per esempio, a Bologna, nel quartiere Navile è partito uno dei primi esperimenti di autoconsumo collettivo di energia elettrica, nel condominio di via Usodimare 5.
Sono stati installati dei pannelli fotovoltaici (con un impianto da 21 mila kilowattora l’anno) che consentono alle 18 famiglie residenti di ottenere un risparmio del 40% sui costi delle utenze condominiali e che alimentano anche una parte del fabbisogno energetico dei singoli nuclei.
Pergofree è la nuova pergola bioclimatica di BT Group, player di riferimento per le soluzioni outdoor made in Italy, che si aggiunge alle più recenti innovazioni, Pergonext e Pergoexe. Dotata di un innovativo sistema vetrato, la pergola unisce design e funzionalità, offrendo comfort personalizzato e protezione ottimale in ogni stagione.
Pergola bioclimatica, anche con vetrata
Pergofree ha una struttura in alluminio con copertura a lamelle orientabili che consentono di regolare l’apertura da zero a 140 gradi per una climatizzazione ottimale e protezione dal sole o dalla pioggia.
Pergofree, la nuova pergola bioclimatica di BT Group
Grazie all’infisso in vetro stratificato, la pergola incorpora una porzione vetrata di 70 centimetri, sostituendo cinque lamelle, per garantire massima luminosità e una vista aperta sull’esterno.
Con una sporgenza fissa di 1 metro, la struttura è completata da una gronda perimetrale da 20×21,5 centimetri, con sistema di raccolta acqua integrato nei montanti che ne assicurano il drenaggio.
La copertura a lamelle in alluminio, con guarnizioni e gronda laterale, protegge da ogni condizione atmosferica, trasformando Pergofree in uno spazio da vivere tutto l’anno.
Pergofree è disponibile in un’ampia gamma di dimensioni, fino a 4.5 x 8 metri in modulo unico, con quattro o sei montanti perimetrali da 20 x 20 centimetri.
La pergola bioclimatica è dotata di un sistema motorizzato a bassa tensione, che permette di regolare facilmente l’orientamento delle lamelle.
Inoltre, con l’aggiunta di optional come luci Led, vetrate scorrevoli e frangisole, BT Group offre soluzioni personalizzate per rispondere a ogni esigenza.
La storia di BT Group
Quest’anno BT Group celebra 70 anni dalla fondazione.
«Da sempre offriamo al mercato soluzioni all’avanguardia che uniscono innovazione, design e rispetto per l’ambiente.
Con prodotti come Pergofree, puntiamo a creare spazi esterni moderni e accoglienti, utilizzando materiali ecosostenibili e valorizzando il design armonioso e distintivo del made in Italy.
La nostra missione, da ormai 70 anni, è rendere gli spazi outdoor non solo funzionali e belli, ma anche responsabili verso il nostro pianeta, perché crediamo che la qualità e la sostenibilità debbano andare di pari passo per costruire un futuro migliore», commenta Aristide Radaelli, fondatore di BT Group.
Visione senza limti con G71 Sky
BT Glass nasce dalla storia di BT Group e dall’esperienza quarantennale di Cral Serramenti-Soluzioni architettoniche in alluminio e vetro.
L’azienda ha recentemente messo a punto G71 Sky, l’evoluzione del sistema tutto vetro scorrevole che consente di avere vetrate panoramiche senza profili verticali e angoli panoramici fissi in vetro con incontro a 90 gradi, per una vista senza limiti.
Posizionato all’esterno della pergola bioclimatica R608 Pergosky, questa soluzione offre un gradevole effetto house of glass.
Facile e veloce da montare, senza la necessità di opere murarie, consente l’installazione del sistema in vetro con aperture centrali se la pergola è autoportante, o la possibilità di aperture laterali se la pergola è addossata alla parete.
In linea con l’impegno verso la sostenibilità, il sistema G71 Sky è realizzato con materiali eco-compatibili.
Grazie all’impiego delle più avanzate tecnologie del vetro, la struttura permette una gestione ottimale della luce naturale, contribuendo a migliorare il comfort abitativo.
G71 Sky è disponibile in diverse dimensioni e configurazioni, offrendo soluzioni su misura per ogni esigenza.
Comodità e comfort termico sono essenziali per vivere al meglio gli spazi esterni, soprattutto durante la stagione fredda. Radiafloor C di Newfloor rappresenta una soluzione innovativa per il riscaldamento a pavimento sopraelevato, ideale per terrazze, percorsi riscaldati, spa o per sghiacciare vialetti e camminamenti.
Con uno spessore di 4 centimetri, il sistema RadiafloorC può essere abbinato ai pannelli X-floor o alle lastre di gres monolitico di 2 centimetri di spessore, installato a secco su supporti in Pvc con altezza regolabile.
Il modulo radiante Radiafloor
Grazie al suo design modulare e all’utilizzo della fibra di carbonio come resistore, Radiafloor C offre una performance eccellente, garantendo al contempo efficienza energetica e sostenibilità.
I moduli radianti, delle dimensioni di 51×51 centimetri, dotati di fibra di carbonio che emette raggi infrarossi, garantiscono un calore immediato, efficiente e uniforme.
I raggi infrarossi non disperdono calore nell’aria, ma lo trasferiscono direttamente alle superfici solide, rendendo l’ambiente circostante piacevolmente caldo senza sprechi energetici.
Inoltre, la fibra di carbonio è un materiale resistente, flessibile, inossidabile e 100% riciclabile, che non subisce dilatazioni termiche e non si deteriora nel tempo.
L’installazione è semplice e rapida, non richiede modifiche agli impianti preesistenti, non produce emissioni in atmosfera e garantisce un risultato completamente invisibile e senza ingombri.
In terrazza Applicazione di Radiafloor C madonna di campiglio
In terrazza a Madonna di Campiglio
Un esempio di applicazione di Radiafloor C è la terrazza riscaldata di una villa a Madonna di Campiglio (Trento).
In questo caso, il progettista ha scelto il sistema Radiafloor C per i suoi rapidi tempi di installazione e la facilità di integrazione con l’impianto elettrico preesistente.
Il sistema è stato posato a secco, senza la necessità di interventi complessi, rendendo l’installazione veloce e pulita.
Applicazione di Radiafloor C
Un altro vantaggio del sistema di riscaldamento a pavimento sopraelevato Radiafloor C è la possibilità di integrare sonde di temperatura e sistemi domotici per monitorare e controllare l’accensione e lo spegnimento del riscaldamento da remoto.
Questa funzionalità è particolarmente utile per prevenire la formazione di ghiaccio e il deposito di neve, migliorando la sicurezza e il comfort durante l’inverno.
Inoltre, Radiafloor C ha la capacità di accumulare e rilasciare calore anche dopo lo spegnimento del sistema, garantendo un comfort termico prolungato.
Oltre a essere resistenti, le pavimentazioni da esterno devono anche assicurare elevate prestazioni in termini di antiscivolamento. Le lastre BAGATTINI della serie BAGAFlame garantiscono una resistenza allo scivolamento superiore alle altre tipologie di pavimentazione, coniugando sicurezza, estetica e durabilità.
Lastra BAGAFlame
BAGATTINI dal 2020 fa testare e certificare la resistenza allo scivolamento secondo cinque differenti normative:
En 16165 (resistenza allo scivolamento delle superfici pedonali),
Uni En 1339 (requisiti e metodi di prova delle lastre di calcestruzzo per pavimentazione),
Din 51130 (resistenza allo scivolamento a piedi calzati),
Din 51097 (resistenza allo scivolamento per ambienti calpestabili a piedi nudi)
B.c.r.a. (DM 236/89, metodo di prova utilizzato per determinare il coefficiente di attrito delle superfici).
Le lastre BAGAFlame hanno ottenuto risultati decisamente superiori a quanto richiesto dalle normative, garantendo pertanto un’eccellente sicurezza di utilizzo.
Le pavimentazioni realizzate con BAGAFlame permettono di essere facilmente percorse anche da chi indossa scarpe con tacchi alti, spinge un passeggino o guida un monopattino elettrico. Lisce e uniformi, le lastre sono resistenti al gelo e resistenti all’abrasione.
La pietra ricostruita della serie BAGAFlame è un materiale che imita l’aspetto e la sensazione della roccia naturale, creando una superficie più durevole e resistente.
Le caratteristiche striature fiammate irregolari delle piastre rendono ogni lastra diversa e unica nel suo genere, per pavimentazioni da esterno dinamiche e non convenzionali che donano carattere e movimento agli spazi esterni.
La collezione presenta una vasta gamma cromatica di prodotti, permettendo molteplici combinazioni in fase di posa.
Il consiglio direttivo di Assolegno di FederlegnoArredo ha eletto Claudio Giust presidente dell’associazione. Tra le priorità del suo mandato c’è il rafforzamento del ruolo del legno come materiale di eccellenza e la valorizzazione della filiera forestale italiana.
Da sempre attivo nella vita associativa, Giust all’interno di FederlegnoArredo dal 2004, ha ricoperto il ruolo di consigliere incaricato del Gruppo Costruttori in Legno di Assolegno nel 2012 e di presidente dell’associazione nel 2013. Dal 2021, è presidente di Afi, Associazione Forestale Italiana. Esperienza che insieme a quella maturata nella sua carriera di imprenditore nel settore del legno, presso un’azienda italiana leader nella produzione e installazione di prefabbricati, metterà a disposizione di Assolegno. Importante anche la sua esperienza nella ricostruzione post-sismica in Friuli-Venezia Giulia, Irpinia e Umbria.
Claudio Giust
Il Consiglio di Presidenza è così composto: Morris Albertani, Christian Cozzi, Claudio Giust, Luigi lavarone, Domenico lerace, Gianluca Lancini, Onofrio Mattina, Tecla Pacchiani, Annalisa Rainoldi, Lavinia Sartori, Daniele Servadio.
“Mi impegnerò, con il supporto fondamentale del consiglio direttivo, che ringrazio per la fiducia, a promuovere il legno come risorsa strategica”, commenta il neo presidente. “L’uso di questo materiale consente di migliorare l’impronta ecologica del settore edilizio, ridurre le emissioni legate alla produzione di materiali ad alta intensità di Co₂, stoccare carbonio a lungo termine. Proseguiremo a sensibilizzare sui vantaggi offerti da soluzioni realizzate con tecnologie in legno e rispettose dell’ambiente”.
Un altro tema cruciale è quello della valorizzazione delle risorse locali, un aspetto strettamente legato alla sostenibilità e alla competitività del comparto. “È fondamentale incentivare la filiera corta, valorizzando il legno locale e riducendo la dipendenza dalle importazioni. Questo rafforzerebbe l’intero settore, rendendolo più competitivo. Attualmente, le importazioni rappresentano il principale canale di approvvigionamento di legname segato per il mercato italiano, con una crescita del +14,6% nel 2024. L’Italia continua a mostrare una forte dipendenza dalle forniture estere, nonostante le significative risorse forestali presenti sul territorio nazionale” conclude Giust.
È vero che i bonus si sono dimezzati e che il prossimo anno torneranno ai livelli di dieci anni fa. Ma è altrettanto vero che per l’edilizia ci sono molti ambiti su cui puntare. Il caro energia è uno di questi. Per ottenere dei risultati basterebbe un incentivo a costo zero per le casse dello Stato: un foglio di carta che faciliti le modalità necessarie per installare pannelli fotovoltaici. I tetti sono lì per quello, esclusi quelli degli edifici storici naturalmente. Insomma, ci sarebbe bisogno di un po’ di attenzione, senza intaccare il bilancio pubblico.
Se è vero che il ritorno all’energia nucleare può aiutare a diversificare l’approvvigionamento di energia, è altrettanto assodato che per ottenere il risultato richiesto occorrono una decina di anni e investimenti miliardari.
Al contrario, un pannello fotovoltaico su un tetto si installa in giornata. Certo, il risultato non è la stessa cosa. Ma è ovvio che un costo dell’energia strutturalmente alto per cittadini e imprese può essere calmierato solo attraverso l’introduzione di una relativamente nuova tecnologia, come il nucleare a fissione delle mini centrali, sistema già collaudato, oppure con l’atomo a fusione, sistema che però da mezzo secolo è in fase di studio. Il secondo cambiamento riguarda, invece, la quantità di energia che l’Italia può produrre da sé. C’è il petrolio della Basilicata, poco e ostacolato per i timori di danni ambientali. Poi, c’è il gas dell’Adriatico, ma in buona parte lo sfruttamento è stato lasciato alla Croazia, che trivella allegramente alla ricerca del prezioso metano. nel frattempo in Italia è stato indetto addirittura un referendum per vietare l’estrazione (era il 2016, solo nove anni fa, e ha votato il 31,19% degli elettori, con palese disinteresse di quasi il 70%). Quindi, per un bel po’ si è fermata ogni nuova esplorazione.
Pannelli fotovoltaici sul tetto
Altro aspetto di cui tenere conto: eolico e fotovoltaico impiantato in larga scala, nelle aree agricole, deve fare i conti con il fenomeno nimby, sigla anglosassone che sta per not in my backyard, cioè non nel mio cortile: state alla larga da dove abito. L’ultimo caso è quello del parco eolico in Toscana, contestato per motivi paesaggistici. Per questo buona parte dei progetti rimane sulla carta.
Ma l’edilizia ha una carta da giocare, come direbbero alla Casa Bianca. Il fotovoltaico sui tetti non potrà sostituire gas, petrolio e nucleare, ma può rendere autonomi o quasi buona parte degli edifici, contribuendo in modo sostanziale all’autonomia energetica del paese. Secondo i dati del Gse, nel 2023 in Italia erano installati 1,6 milioni di impianti fotovoltaici. Sembrano tanti, ma sono ancora pochi: uno studio dell’Enea indica che per soddisfare l’intero fabbisogno elettrico del settore residenziale nazionale basterebbe installare pannelli fotovoltaici sul 30% circa della superficie complessiva dei tetti degli edifici a uso abitativo. L’aumento dei pannelli fotovoltaici in ambito condominiale è già favorito anche dalla legge in vigore: un singolo condòmino può liberamente installare un impianto fotovoltaico sul lastrico solare comune a suo beneficio, naturalmente sostenendo le spese e a patto che non impedisca l’utilizzo di spazi comuni ad altri condomini. Ma occorre convincere i cittadini: sarebbe bene che l’esecutivo se ne ricordasse.
Da sinistra, Nicola Monti, ad di Edison, Giorgio Colombo, Direttore HR e Ict, e Massimo Moratti agli Assolombarda Awards
Edison dà la possibilità ad alcuni giovani di affittare per tre anni un bilocale arredato, in una zona che si trova entro mezz’ora dalla sede di lavoro, e collegato con mezzi pubblici. Per questo la utility ha vinto gli Assolombarda Awards nella categoria Responsabilità e Cultura. Il piano di company social housing Una casa per i giovani ha conquistato il premio destinato alle aziende che si sono distinte per il proprio impegno in ambito sociale, con particolare riferimento al tema dell’inclusione e del protagonismo dei giovani.
“Sono molto felice di ricevere questo premio che riconosce l’impegno di Edison quale operatore responsabile attento alle esigenze di una società che cambia e, con il piano di social housing, ai bisogni delle generazioni più giovani nel momento in cui avviano una nuova fase della loro vita. Da oltre 140 anni Edison è motore di sviluppo e cambiamento grazie alle competenze di eccellenza delle nostre persone e alla nostra capacità di innovare. L’energia dei giovani è linfa vitale per il nostro futuro ed è con loro che realizzeremo il nostro piano strategico al 2030 contribuendo alla transizione energetica del Paese”, ha commentato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.
Da sinistra, Nicola Monti, ad di Edison, Giorgio Colombo, Direttore HR e Ict, e Massimo Moratti agli Assolombarda Awards
“Con il piano di social housing Edison offre un aiuto concreto e immediato ai giovani neolaureati favorendo la loro crescita personale e professionale. È un piano che interessa i giovani assunti in tutte le sedi italiane – qualsiasi sia la tipologia di laurea conseguita – e che permette loro di avere un’abitazione vicina alla sede di lavoro con un affitto sostenibile, non superiore ad un terzo del reddito di primo impiego. Un’iniziativa che si integra con il percorso di sviluppo che abbiamo pensato per la nostra “Young Community” e che prevede anche un programma triennale di formazione, delle modalità di lavoro che assicurano l’equilibrio tra vita personale e professionale e una dinamica retributiva basata sul merito. Attualmente Una casa per i giovani è dedicato ai neolaureati, stiamo anche valutando di estenderlo ai giovani di Edison che escono dagli Its”, aggiunge Giorgio Colombo, direttore HR e ICT di Edison.
Ai giovani Edison dà la possibilità di affittare per tre anni un bilocale arredato, in una zona che si trova entro mezz’ora dalla sede di lavoro, e collegato con mezzi pubblici. Un partner esterno specializzato nelle locazioni immobiliari si occupa della ricerca, identificazione e gestione contrattuale e amministrativa della locazione abitativa nonché di tutte le utenze. Al giovane è richiesto un contributo spese mensile che, considerate anche le utenze a suo carico, ha un valore non superiore ad un terzo della retribuzione netta mensile. La quota di affitto che il neoassunto si trova a sostenere è sensibilmente inferiore al prezzo medio di mercato per la tipologia di abitazione proposta. Alla fine del terzo anno, il dipendente ha la possibilità di continuare a vivere nella stessa abitazione subentrando nel rapporto contrattuale con il proprietario.
Al via il 20 marzo 2025 un doppio appuntamento per il mondo dei professionisti dell’edilizia e dell’impiantistica. Partono infatti in contemporanea presso la Fiera di Bergamo le manifestazioni Edil 25 (da giovedì 20 a domenica 23 marzo, per operatori e grande pubblico) e Le Giornate dell’Installatore elettrico (da giovedì 20 a sabato 22 marzo, per soli operatori). Per entrambi gli appuntamenti l’ingresso gratuito, previa registrazione online.
«Abbiamo fortemente voluto allestire in simultanea la Fiera dell’Edilizia e le Giornate dell’installatore elettrico: in un unico appuntamento, gli operatori troveranno, da un lato, il meglio per costruire edifici sempre più innovativi e sostenibili e, dall’altro, tutto ciò che riguarda la filiera degli installatori del settore elettrico, tema sempre più centrale per chi realizza edifici hi-tech», osservano Luciano Patelli e Davide Lenarduzzi, rispettivamente Presidente e Amministratore delegato di Promoberg.
«Siamo certi che le contiguità dei due eventi produrranno molteplici ricadute positive, agevolando il confronto e lo sviluppo di business per tutte le imprese e gli operatori dei comparti coinvolti e consentendo anche al grande pubblico (nel caso di Edil) di poter toccare con mano direttamente dalle imprese, dalle associazioni, dalle istituzioni e dai professionisti, le ultime novità e le tendenze in atto in tema di edifici innovativi e sostenibili. Oltre a evidenziare l’eccellenza di un settore storico per la Bergamasca come quello delle costruzioni e degli installatori vogliamo contribuire anche al rilancio dell’immagine e della qualificazione delle professioni legate all’edilizia e all’impiantistica, che hanno un valore sociale ed economico immenso».
Edil 25, la Fiera dell’Edilizia
La cerimonia d’inaugurazione di Edil 25 è in programma giovedì 20 marzo 2025 alle ore 9.30 presso la sala Caravaggio del Centro Congressi Fiera Bergamo. Seguirà, alle ore 10.00 il convegno d’apertura, organizzato da Ance Bergamo, con tema: «Bergamo e i suoi territori – Abitare il futuro: strategie per una città sostenibile».
Con un valore aggiunto di 3,33 miliardi di euro e 48.000 occupati nel settore (dati Istat 2022), Bergamo si conferma il principale distretto italiano delle costruzioni, unendo tradizione e innovazione in un contesto di eccellenza.
Al centro della manifestazione Edil 25, giunta alla sua 29esima edizione, sostenibilità, innovazione e digitalizzazione. Su circa 15mila metri quadrati (tra Padiglione A, parte del padiglione B e parte in area esterna), le 150 le imprese presenti, in rappresentanza di nove regioni italiane e quattro stati esteri (Polonia, Austria, Francia, e Svizzera, con un espositore a testa), metteranno in mostra le novità più importanti del settore delle costruzioni.
L’offerta spazia da materiali, sistemi e tecnologie per il cantiere moderno a soluzioni per la gestione digitale delle commesse, sicurezza e intelligenza artificiale. In esposizione anche una rappresentanza di gru, macchine edili, veicoli industriali e attrezzature per il sollevamento. Un’area speciale (Galleria dell’Innovazione) a cura di Edinnova, ospita 15 startup innovative e numerosi convegni per l’edilizia 5.0.
Alla ricca area espositiva si somma un corposo programma convegnistico e formativo: il programma completo è disponibile sul sito della manifestazione.
«La Fiera Edil 2025 rappresenta un passo importante per il rilancio del settore edilizio, un settore che è al contempo radicato nella tradizione e proiettato verso il futuro – dichiara Alberto Capitanio, Project Manager della Fiera EDIL 2025 – Come organizzazione, il nostro obiettivo è stato quello di riconnettere e mettere in rete le migliori esperienze della filiera dell’edilizia.
Abbiamo lavorato per coinvolgere il mondo associativo, politico, della ricerca, dell’università, della formazione, così come i rappresentanti dei lavoratori e dei professionisti. Tutto questo con la consapevolezza e la responsabilità di rappresentare il muratore bergamasco, figura universalmente riconosciuta per la sua capacità di costruire a regola d’arte edifici destinati a durare nel tempo e a migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità.
Allo stesso tempo, siamo consapevoli della necessità di affrontare le sfide del rilancio e dell’attrattività del settore delle costruzioni, spesso penalizzato da una narrazione che non ne valorizza il grande potenziale innovativo e creativo.
Vogliamo ribaltare questa percezione, mostrando alle nuove generazioni le straordinarie opportunità che il settore offre, non solo in termini di carriera ma anche come contributo fondamentale allo sviluppo e al benessere della nostra comunità. Con oltre 150 espositori e la partecipazione di tutti gli attori principali del settore, riteniamo che la strada intrapresa sia quella giusta. EDIL 2025 non sarà solo una vetrina per il settore, ma un’occasione concreta di formazione e crescita personale per tutti gli operatori della filiera.
Affronteremo anche temi di grande rilevanza, come le scelte infrastrutturali, il rilancio della politica abitativa, in particolare per le locazioni, e la necessità di attrarre giovani e nuove maestranze. La Fiera EDIL 2025 vuole essere un punto di riferimento per il settore, un luogo in cui tradizione e innovazione si incontrano per costruire un futuro migliore per tutti».
Le Giornate dell’Installatore elettrico
Nel padiglione B della Fiera di Bergamo riflettori accesi su Le Giornate dell’Installatore Elettrico, importante appuntamento business to business (B2B) riservato agli operatori del settore elettrico, partendo dalla progettazione per arrivare all’installazione e manutenzione.
Durante le tre giornate del summit, i visitatori potranno vedere ed esplorare una vasta gamma di soluzioni messe in produzione e in atto su più temi e comparti. Complessivamente sono 34 le imprese presenti, provenienti da sei regioni e uno stato estero (Olanda), oltre agli esponenti dei più importanti Ordini Professionali e Associazioni di settore, tra cui Confartigianato (CAE, Consorzio artigiani elettrici), CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della Piccola e Media Impresa), CEI (Comitato elettrotecnico italiano).
Durante le tre giornate del summit, i visitatori potranno vedere ed esplorare una vasta gamma di soluzioni messe in produzione e in atto su più temi e comparti, e partecipare a importanti sessioni formative. Particolarmente ampio il panel, con temi principali che riguarderanno: impiantistica, illuminazione, sicurezza, attrezzature, termotecnica, strumentazione, soluzioni smart, rinnovabili, mobilità elettrica.
«Le Giornate dell’Installatore Elettrico vogliono dare una risposta adeguata alle richieste degli operatori, che necessitano di un punto di incontro e confronto in grado di favorire sia la loro crescita professionale sia il riconoscimento del proprio ruolo – evidenzia la Project Manager Elena Tiraboschi -.
Abbiamo lavorato molto, oltre che sulla qualità e diversificazione della parte espositiva, anche sul fronte degli appuntamenti formativi, sempre più indispensabili anche per gli installatori elettrici. Ringrazio le imprese che hanno creduto nel progetto, oltre ai partner come Cei, gli Ordini degli Ingegneri e dei Periti industriali della Provincia di Bergamo, i Salesiani della Lombardia per la Formazione e il Lavoro, e ABF, Azienda Bergamasca Formazione.
Quest’anno il connubio con la Fiera dell’Edilizia completa al meglio l’offerta per gli operatori, che possono in un’unica location ampliare le loro operatività e informazioni, grazie ad una agenda formativa con temi di grande utilità».
Ecco il primo numero di WeLight, lo strumento d’informazione trimestrale ideato da Virginia Gambino Editore per le imprese e le maestranze specializzate in finiture edili e ristrutturazione leggera.
WeLight è, prima di tutto, uno strumento di lavoro. Attraverso l’individuazione, la descrizione e, se possibile, l’anticipazione delle corrette relazioni fra industria, mercato e impresa nel segmento della ristrutturazione e costruzione leggera, WeLight promuove la conoscenza di nuove abilità, sistemi costruttivi, finiture, imprese e tecnici di cantiere che sapranno mettere al centro del proprio lavoro la qualità del saper fare e la qualità dell’abitare.
In un mercato immobiliare in costante evoluzione, “l’Edilizia Leggera” si fa strada come un insieme di soluzioni innovative e sostenibili per rispondere alle esigenze dei nuovi modi di progettare, ristrutturare, abitare e fruire dell’ambiente costruito. Di questo mondo, WeLight è la voce.
In questo numero inaugurale, abbiamo esplorato le tendenze emergenti, le tecnologie all’avanguardia e le migliori pratiche che stanno ridefinendo il panorama dell’edilizia leggera.
Siamo entusiasti di condividere con voi esperienze, interviste esclusive e approfondimenti tecnici, per supportarvi nel vostro percorso di crescita professionale verso costruzioni più efficienti, sicure e sostenibili.
Senza dimenticare i numeri che, sempre, danno la misura della capacità delle aziende di stare sul mercato. In ogni edizione esamineremo le performance di un segmento di operatori. Nel primo numero trovate la classifica dei campioni delle imprese del cartongesso.
E, vi anticipiamo che, nel prossimo numero troverete la classifica delle imprese di tinteggiatura, imbiancatura e decorazione.
A tutti voi auguriamo buona lettura e promettiamo di crescere INSIEME!
La presidente del consiglio di gestione, Gabi Schupp
Nel 2024 il Gruppo Villeroy & Boch ha ottenuto un fatturato record di 1,421 miliardi di euro, che equivale a un aumento del 57,6% rispetto a quello dell’anno precedente. Questo risultato è stato dovuto in gran parte all’acquisizione di Ideal Standard nel marzo 2024. Inoltre, la società è riuscita a migliorare l’Ebit operativo del 10% passando da 88,7 milioni di euro a 97,6 milioni di euro. Sono quindi stati raggiunti gli obiettivi per il fatturato e l’Ebit operativo nonostante le difficili condizioni di mercato.
Nel 2024, l’integrazione di Ideal Standard è stata il punto centrale delle attività del Gruppo. Lo sviluppo di una strategia comune e di una struttura organizzativa ottimizzata e integrata ha portato ai primi risultati delle sinergie create. «Con l’integrazione di Ideal Standard abbiamo dato vita a un nuovo Villeroy & Boch Group che, grazie a due marchi forti, strategie di crescita chiaramente definite e un’organizzazione internazionale, si posiziona in modo ideale nei mercati regionali e nei segmenti chiave della clientela», ha commentato la presidente del consiglio di gestione, Gabi Schupp, facendo riferimento all’anno appena concluso. «Ideal Standard completa perfettamente il modello commerciale di Villeroy & Boch. Tutte le previsioni sui punti di forza complementari, in termini di portafoglio prodotti, segmenti di clientela e presenza regionale, sono state confermate, migliorando notevolmente la competitività del Gruppo».
La presidente del consiglio di gestione, Gabi Schupp
Stabilità
Nel 2024 la divisione Dining & Lifestyle ha realizzato un fatturato di 319,3 milioni di euro dimostrando uno sviluppo stabile in un contesto congiunturale difficile. Nel comparto dei progetti per hotel e ristoranti e nell’e-commerce è stato registrato un aumento del fatturato. Di contro, il fatturato è calato nei negozi fisici. I negozi al dettaglio di proprietà dell’azienda hanno invece generato un fatturato equiparabile a quello dell’anno precedente. La divisione Dining & Lifestyle ha chiuso positivamente l’esercizio 2024 con un utile operativo (Ebit) di 32,4 milioni di euro, riuscendo a superare del 3,2% quello dell’anno precedente nonostante la difficile situazione del mercato.
Investimenti
Nel 2024 il Gruppo Villeroy & Boch ha effettuato investimenti in beni materiali e immateriali per un valore complessivo di 58,3 milioni di euro. Gli investimenti sono stati destinati alla modernizzazione e all’automazione dei siti di produzione di entrambe le divisioni, alla presenza del marchio con l’apertura dei negozi Villeroy & Boch World e Outlet presso la sede centrale del Gruppo a Mettlach e all’ammodernamento dei negozi al dettaglio Villeroy & Boch in Germania e all’estero.
Prospettive per il 2025
Con due marchi forti, un’organizzazione integrata e strategie di crescita chiaramente definite, il consiglio di gestione di Villeroy & Boch AG ritiene che il gruppo sia ben posizionato e, tenendo conto del contesto economico, prevede un aumento del fatturato del gruppo di diversi punti percentuale e un incremento moderato dell’Ebit nell’esercizio 2025. Il rendimento del patrimonio netto operativo dovrebbe attestarsi al livello dell’anno precedente nel 2025.
Il caro energia, un’opportunità per l’edilizia
È vero che i bonus si sono dimezzati e che il prossimo anno torneranno ai livelli di dieci anni fa. Ma è altrettanto vero che per l’edilizia ci sono molti ambiti su cui puntare. Il caro energia è uno di questi. Per ottenere dei risultati basterebbe un incentivo a costo zero per le casse dello Stato: un foglio di carta che faciliti le modalità necessarie per installare pannelli fotovoltaici. I tetti sono lì per quello, esclusi quelli degli edifici storici naturalmente. Insomma, ci sarebbe bisogno di un po’ di attenzione, senza intaccare il bilancio pubblico.
Se è vero che il ritorno all’energia nucleare può aiutare a diversificare l’approvvigionamento di energia, è altrettanto assodato che per ottenere il risultato richiesto occorrono una decina di anni e investimenti miliardari.
Al contrario, un pannello fotovoltaico su un tetto si installa in giornata. Certo, il risultato non è la stessa cosa. Ma è ovvio che un costo dell’energia strutturalmente alto per cittadini e imprese può essere calmierato solo attraverso l’introduzione di una relativamente nuova tecnologia, come il nucleare a fissione delle mini centrali, sistema già collaudato, oppure con l’atomo a fusione, sistema che però da mezzo secolo è in fase di studio. Il secondo cambiamento riguarda, invece, la quantità di energia che l’Italia può produrre da sé. C’è il petrolio della Basilicata, poco e ostacolato per i timori di danni ambientali. Poi, c’è il gas dell’Adriatico, ma in buona parte lo sfruttamento è stato lasciato alla Croazia, che trivella allegramente alla ricerca del prezioso metano. nel frattempo in Italia è stato indetto addirittura un referendum per vietare l’estrazione (era il 2016, solo nove anni fa, e ha votato il 31,19% degli elettori, con palese disinteresse di quasi il 70%). Quindi, per un bel po’ si è fermata ogni nuova esplorazione.
Altro aspetto di cui tenere conto: eolico e fotovoltaico impiantato in larga scala, nelle aree agricole, deve fare i conti con il fenomeno nimby, sigla anglosassone che sta per not in my backyard, cioè non nel mio cortile: state alla larga da dove abito. L’ultimo caso è quello del parco eolico in Toscana, contestato per motivi paesaggistici. Per questo buona parte dei progetti rimane sulla carta.
Ma l’edilizia ha una carta da giocare, come direbbero alla Casa Bianca. Il fotovoltaico sui tetti non potrà sostituire gas, petrolio e nucleare, ma può rendere autonomi o quasi buona parte degli edifici, contribuendo in modo sostanziale all’autonomia energetica del paese. Secondo i dati del Gse, nel 2023 in Italia erano installati 1,6 milioni di impianti fotovoltaici. Sembrano tanti, ma sono ancora pochi: uno studio dell’Enea indica che per soddisfare l’intero fabbisogno elettrico del settore residenziale nazionale basterebbe installare pannelli fotovoltaici sul 30% circa della superficie complessiva dei tetti degli edifici a uso abitativo. L’aumento dei pannelli fotovoltaici in ambito condominiale è già favorito anche dalla legge in vigore: un singolo condòmino può liberamente installare un impianto fotovoltaico sul lastrico solare comune a suo beneficio, naturalmente sostenendo le spese e a patto che non impedisca l’utilizzo di spazi comuni ad altri condomini. Ma occorre convincere i cittadini: sarebbe bene che l’esecutivo se ne ricordasse.