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I dati sul mercato dell’edilizia in Calabria: impiegati solo il 14% dei fondi Pnrr

Federico Della Puppa
Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi Youtrade

I dati sul mercato dell’edilizia nella regione indicano un andamento lento negli ultimi decenni, con un’accelerazione recente legata al super incentivo. Anche le province segnano differenti velocità. Ora gli occhi sono puntati sul Piano di resilienza.

Se si osservassero i numeri puri della distribuzione edile in Calabria, si potrebbe scoprire che questa regione è la quarta in Italia, dopo Sicilia, Campania e Lazio, per numero di aziende: 1.100 per la precisione. Ma con una media di addetti per punto vendita, assieme alla Campania, che è la più bassa d’Italia, pari a 1,6 addetti.

Praticamente un valore che è la metà della media che si trova in Umbria e un terzo di quella del Trentino Alto-Adige, territori anch’essi con forte presenza di colline e montagne e con una distribuzione dei nuclei abitati in piccoli comuni e in piccole frazioni.

Questa struttura distributiva, dove peraltro sono comunque presenti alcune aziende più strutturate e con fatturati molto interessanti anche a livello nazionale, è uno dei punti deboli di una regione che, dal punto di vista edilizio e delle costruzioni, ha avuto un forte impulso negli ultimi anni dagli incentivi legati al superbonus 110%, anche se con effetti meno importanti nella dinamica dei fatturati, rispetto ad altre regioni, ai quali si affiancano oggi gli investimenti attesi in termini di Pnrr.

I numeri del 110%

Sono quasi 3,5 miliardi gli investimenti, dei quali oltre 3,4 ammessi a detrazione, realizzati con il superbonus 110% in questi tre anni e mezzo di validità. Di questi, 230 milioni sono ancora da spendere per concludere i lavori asseverati. In totale gli edifici interessati erano a quota 15.891 al 30 aprile 2024.

Di queste asseverazioni, quelle dei condomini sono 4.125, pari al 26% degli edifici, ma al 60,9% della spesa, per un totale di 2,1 miliardi di euro ammessi a detrazione.

Gli unifamiliari sono, invece, 8.510 pari al 53,6% degli edifici, ma al 29,4% della spesa, per un totale di 1 miliardo di euro ammesso a detrazione. Ci sono, inoltre, anche 3.256 unità immobiliari funzionalmente indipendenti, pari al 9,7% della spesa per un totale di 334 milioni di euro ammessi a detrazione.

Le prospettive

Anche in Calabria la fine del superbonus, che in realtà appunto non è ancora finito del tutto, avendo ancora alcuni soggetti la possibilità di utilizzarlo con un residuo di investimenti (i citati 230 milioni), apre alla nuova stagione del Pnrr, che in questa regione finora ha impiegato solo il 14% dei fondi previsti a livello regionale.

Sono quasi 11 mila i progetti avviati in Calabria, dei quali ad oggi (ovvero alla data del 30 novembre 2023, ultimo dato ufficiale disponibile) solo 6.465 erano stati validati, mentre altri 4.454 erano e sono in corso di validazione.

Complessivamente, il Pnrr in Calabria vale oltre 5,5 miliardi di euro, in pratica 2 miliardi in più di quanto a oggi si è speso per il superbonus 110%, anche se solo un terzo di questi fondi andranno all’edilizia.

Dell’importo complessivo, solo 1,4 miliardi riguardano progetti effettivamente avviati, dei quali circa la metà, 772 milioni di euro, effettivamente appaltati e aggiudicati.

La percentuale di aggiudicazione è dunque del 14%, un valore di poco superiore a quello medio nazionale. Ovviamente, a questa cifra mancano gli investimenti previsti su più regioni e gestiti a livello centrale, la cui spesa è la più bassa a livello nazionale, pari al 4,5%.

In Calabria ancora 230 milioni da spendere

Le potenzialità

Questi dati, ancorché rappresentare un problema nel raggiungimento della spesa complessiva entro il mese di giugno 2026, evidenziano anche una grande potenzialità, perché significa che in Calabria nei prossimi due anni oltre alle attività ordinarie legate all’edilizia e alle costruzioni, si riverseranno buona parte di queste risorse.

Circa un terzo dei fondi Pnrr sono destinati all’edilizia e alle costruzioni e, dunque, in assenza di dati certi, si può ragionevolmente stimare che poco meno di 1,5 miliardi di euro arriveranno sui mercati calabresi dell’edilizia nel prossimi due anni, un valore inferiore alla spinta del superbonus registrata tra il 2021 e il 2023, ma utile a costruire una sorta di atterraggio morbido per il settore e le sue imprese dopo questi tre anni straordinari a tutti i livelli, sia per i produttori di materiali che per i distributori, per le aziende di costruzione, artigiane e non, e i progettisti e i vari tecnici impegnati nelle asseverazioni e nelle altre incombenze burocratiche che il superbonus ha attivato.

Crotone sprint

Analizzando l’andamento della produzione del settore delle costruzioni in Calabria, valutato in base al valore aggiunto, e mettendola a confronto con la media nazionale e delle altre regioni del Sud, emerge come a partire dal Duemila le regioni del Sud abbiano avuto un andamento più lento rispetto a quello del resto d’Italia, con la Calabria in dinamica ancora più lenta.

In entrambi i casi la ripresa post 2020 è stata molto significativa, anche se la Calabria mostra comunque un andamento più lento anche in questa fase. Ma non in tutte le province calabresi si legge questo andamento lento.

Mettendo a confronto i dati Istat sul valore aggiunto delle costruzioni a livello provinciale, disponibili nella successione 2000-2021, emerge come rispetto alla media calabrese (rappresentata dalla linea tratteggiata nel grafico) vi siano due province molto lente, come Vibo Valentia e Cosenza, ma con due dinamiche distinte.

Vibo Valentia è più sonnacchiosa già dai primi anni del nuovo secolo, mentre Cosenza è stata più vivace fino al 2007, anno di inizio della crisi, che poi sconta fino agli anni più recenti, con una ripresa solo nel 2021.

Stesse dinamiche, ma con valori migliori rispetto alla media regionale, sono rilevati per le province di Catanzaro e Reggio di Calabria, con andamenti pressoché simili, mentre Crotone più di tutte si stacca dalle altre e mostra i dati più rilevanti, unica a crescere anche in anni meno recenti e a superare di 40 punti percentuali nel 2021 il livello di valore aggiunto prodotto vent’anni prima.

Più velocità

Queste dinamiche evidenziano come il mercato edile in Calabria abbia sofferto più di altri, con l’eccezione della provincia di Crotone, della lunga crisi delle costruzioni, ma anche di come la ripresa post 2020 abbia avuto esiti diversificati e significativi solo per tre province, con Catanzaro e Reggio di Calabria, che grazie all’avvio del superbonus sono state in grado di superare il valore indice del Duemila, mentre Cosenza e Vibo Valentia mostra segnali di ripresa, ma non sufficienti a ritornare sui livelli produttivi del passato.

La Calabria, dunque, è una regione a più velocità, nella quale le costruzioni hanno giocato un ruolo rilevante nella crescita economica fino al 2008, anno in cui grazie alla crisi inizia un percorso di riduzione della capacità di generare valore aggiunto nel settore, mentre l’economia regionale soffre la crisi ma in misura minore.

Il Pil regionale, infatti, ha segnato un forte picco negativo nel 2014 e poi ancora nel 2020, per poi riprendere in modo significativo la crescita nel 2021 e nel 2022. Tra il 2008 e il 2020, invece, il settore delle costruzioni calabrese mostra una dinamica di costante riduzione della produzione di valore aggiunto, a eccezione degli ultimi due anni per i quali si hanno a disposizione i dati che mostrano una ripresa vigorosa, con una crescita e soprattutto una velocità della crescita molto più rilevanti di quella del Pil, segno di una ritrovata vitalità di questo settore, che tuttavia va differenziata come abbiamo visto a livello provinciale.

Il quadro del Pnrr in Italia e in Calabria

Nuove opportunità

Questi dati, associati alle prospettive di sviluppo che il Pnrr potrà sostenere in questa prossima fase biennale, permettono di asserire che la Calabria oggi può ritrovare nuovi stimoli e nuove opportunità prima dagli investimenti che metterà in campo il Pnrr, e soprattutto dalle opportunità delle nuove normative europee in termini di case green, che potranno rappresentare un ulteriore stimolo, con dinamiche meno rilevanti e pronunciate di quelle del superbonus, per il settore delle costruzioni e l’edilizia in generale.

a cura del centro studi Youtrade

Heidelberg Materials: tappa a Castrovillari per dare voce alle rivendite

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I partecipanti del roadshow in visita alla cava di Castrovillari

Il roadshow di Heidelberg Materials, per confrontarsi con i rivenditori di materiali edili, ha fatto tappa a Castrovillari (Cosenza), dove sorge un impianto dell’azienda. Focus su sviluppo al Sud, ambiente e cemento sostenibile.

Le dinamiche dell’edilizia al Sud, la trasformazione green dell’industria del cemento sostenibile, le opportunità per la distribuzione edile: Heidelberg Materials, con la collaborazione di YouTrade, ha deciso di affrontare questi temi in un roadshow che tocca i siti produttivi italiani del gruppo.

Un’occasione per comprendere e migliorare il rapporto tra produttore e distributore, ma anche un’opportunità per aggiornare le competenze e la propria crescita professionale. Ed è quanto avvenuto a Castrovillari, vicino a Cosenza, dove sorge un impianto del gruppo cementiero.

Attorno a un tavolo si sono trovati Massimo De Tomaso, Plant production coordinator dell’impianto di Heidelberg Materials a Castrovillari; Francesca Proietti, Marketing Analyst; Michele Vassallo, Sales Area manager Sicily and Calabria; Luigi Esposito, Product Specialist; Vincenzo Gallo, Sales Representatives Calabria, tutti di Heidelberg Materials, assieme a un panel di distributori composto da Massimo D’Ingianna, titolare Edilgarden di Castrovillari; Massimo Fontana, titolare di Fontana a Cetrara (Cosenza); Rocco Alfano, ad di Alfano ad Amantea (Cosenza); Massimiliano Margiotta, presidente Consorzio Rivass di Catanzaro; Paolo Coschignano, titolare di Crt di Corigliano (Cosenza), Virginia Gambino, editore di YouTrade, e Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi della rivista leader per la distribuzione edile.

Numeri e proposte

L’evento è stato denso di numeri, prospettive, previsioni dell’edilizia, ma anche un’opportunità per un aggiornamento sulla politica di investimenti di Heidelberg Materials, che sta spingendo verso la sostenibilità dei propri impianti produttivi e dei prodotti.

Il confronto è risultato utile e il roadshow di Heidelberg Materials con i distributori proseguirà con altre tappe in Sicilia, Lombardia, Sardegna e Lazio. Obiettivo: dare voce alle rivendite. Insomma, cercare strategie comuni, capire come trasmettere al cliente il valore aggiunto di Heidelberg Materials, presentando prodotti sempre più sostenibili.

Ma questo traguardo convince i rivenditori e, soprattutto, il cliente finale? Secondo i presenti alla tavola rotonda, ci sarebbero azioni da mettere in atto e la prima è proprio iniziare a fare una formazione ficcante.

Guidati dalla moderazione di Virginia Gambino, i rivenditori presenti a Castrovillari, hanno parlato con chiarezza e sincerità ai rappresentanti del colosso della produzione di cemento: il valore aggiunto viene percepito, ma bisogna insistere a livello di conoscenza e di formazione culturale.

Investimenti e impegno

La sostenibilità non è solo uno slogan, ma un impegno concreto che si è tradotto con investimenti, studi e ricerche, per cambiare rotta, per essere diversi e compatibili con l’ambiente. Un’esigenza sociale che il colosso del cemento ha ben compreso.

L’obiettivo di Heidelberg Materials è ambizioso: dopo il rebranding (da Italcementi a Heidelberg Materials), il traguardo è abbattere le emissioni di CO2 entro il 2050, anche grazie alla digitalizzazione. La gamma dei prodotti e dei servizi di Heidelberg Materials si sta evolvendo per guidare la trasformazione del settore.

Il nuovo marchio, rappresentativo, incisivo e globale, vuole dare un volto e un punto di riferimento a questo cambiamento radicale. La struttura industriale dell’azienda in Italia è formata da dieci impianti per la produzione del cemento.

Quattro, invece, sono i centri di macinazione, tra cui Castrovillari, e oltre 120 gli impianti di produzione di calcestruzzo in grado di servire i clienti sull’intero territorio nazionale.

Quello che conta al momento è che i siti produttivi hanno ottenuto la certificazione ambientale Iso 14001 a cui si aggiunge, in alcune aree geografiche, la certificazione Csc, che certifica il processo di approvvigionamento responsabile su tutta la filiera di produzione, secondo i principi base della sostenibilità.

Le tappe

Questo, però, è solo l’inizio. «L’industria del cemento è chiamata a investimenti enormi per raggiungere nei prossimi anni la neutralità carbonica dei propri processi produttivi. Un obiettivo che richiede di sviluppare e adottare tecnologie pionieristiche come la Carbon Capture and Storage (Ccs), che cattura la CO2 prodotta negli impianti per stoccarla a grandi profondità, oppure per riutilizzarla mettendola a disposizione di altri processi industriali», spiega Michele Vassallo, Sales Area Manager Sicily and Calabria.

«Tali soluzioni richiedono capacità e investimenti importanti che l’azienda ha già messo in campo: Heidelberg Materials ha annunciato target chiari e ambiziosi in merito, come il dimezzamento delle proprie emissioni di CO2 entro il 2030 e il raggiungimento dell’obiettivo net-zero entro il 2050. Questa rivoluzione riguarda i processi, ma anche gli stessi prodotti e servizi: saranno sviluppati e realizzati sempre più materiali che innoveranno radicalmente il cemento, imprimendo a questa risorsa il più grande cambiamento dell’ultimo secolo e mezzo. Grazie all’utilizzo di risorse provenienti dall’economia circolare e alle innovazioni di processo si avranno infatti prodotti carbon neutral: di qui la scelta di andare oltre la parola cemento.

Oggi l’impronta carbonica dell’azienda è di 750 chili ogni tonnellata, entro il 2030 dobbiamo arrivare alla metà. E farlo solo con prodotti sostenibili. Il sito produttivo di Castrovillari è uno dei siti più all’avanguardia in materia: il 30% del prodotto è consegnato in sacco. E’ una base solida dove si svolgono incontri e riunioni strategiche, rifornisce rivendite di tutto il Sud, con particolare attenzione ai prodotti speciali per Campania e Sicilia. I cementi sono in sacchi, speciali e alla loppa, dove riusciamo ad arrivare sotto al 50% del clinker emesso in atmosfera. E anche qua si promuove, ovviamente, il nostro ultimo nato: evoZero. Non solo parole, soprattutto fatti».

Il sostegno ai rivenditori e l’innovazione sono palpabili. Lo ha testimoniato Luigi Esposito, Product specialist, che ha illustrato il prodotto i.idro Drain e i.build, business unit per pavimentazioni.

«Una gamma di soluzioni per ogni tipologia di pavimentazione a cui si aggiunge un nuovo approccio: dalla collaborazione nella fase progettuale alla scelta dei materiali, dalla finitura superficiale sino alla posa in opera in cantiere. Il calcestruzzo rappresenta il materiale ideale per realizzare una vastissima gamma di pavimentazioni. Resistenza alla compressione, resistenza all’usura, lavorabilità, durabilità, possibilità di lavorazioni superficiali sono solo alcune delle proprietà che ne consentono l’impiego in pavimentazioni con differente destinazione d’uso: industriali, estetiche, architettoniche e molto altro.

Pavimentazioni ben progettate e realizzate hanno una lunga vita utile e bassi costi di gestione. Le pavimentazioni in calcestruzzo, inoltre, essendo per loro natura chiare, hanno una maggiore luminanza rispetto all’asfalto dunque, soprattutto in ambiente urbano, consentono di ridurre le spese di illuminazione sia per i costi di installazione (meno punti luce) sia per i costi di gestione (lampade meno potenti).

Soprattutto nelle grandi città questa scelta comporterebbe in poco tempo significativi risparmi”. Fra questi anche i.idro Drain, un’innovativa formulazione di calcestruzzo per pavimentazioni continue con un’altissima capacità drenante. Un’accurata selezione degli aggregati e l’azione del legante cementizio gli permettono di raggiungere una capacità drenante 100 volte superiore a quella di un normale terreno», specifica Esposito.

L’opinione dei rivenditori

«Vogliamo dare voce al cliente, la sua opinione è fondamentale e influente: la tavola rotonda itinerante è il posto giusto per avere un momento di confronto in questa fase, di rebranding e investimenti in materia di sostenibilità», ha aggiunto Francesca Proietti.

«La visita in questo stabilimento, la spiegazione sul ciclo produttivo e il dialogo ci hanno resi ancora più consapevoli dell’impegno di Heidelberg Materials nell’investire sulla sostenibilità e sulla sicurezza del prodotto. Un enorme valore aggiunto che permette di distinguersi nella filiera, e che noi dobbiamo trasferire ai nostri clienti: abbiamo bisogno di far conoscere loro il funzionamento della catena produttiva, far toccare con mano una realtà che sul territorio nazionale è un fiore all’occhiello», è stata, in sintesi, l’opinione di Alfano, Margiotta, Fontana e D’Ingianna.

«Siamo influenti sulla scelta d’acquisto dei nostri clienti: spieghiamo loro che cementi e calcestruzzi Heidelberg Materials sono una garanzia, esaltiamo la qualità, la resistenza, la durabilità del prodotto, sottolineiamo le caratteristiche eccezionali di quello che vendiamo loro. Ma si può fare di più, per questo chiediamo aiuto per arrivare dove non riusciamo. Abbiamo percepito la necessità di dover essere più performanti nell’imprimere a fondo il messaggio: per esempio, facendo conoscere l’impianto di Castrovillari anche fuori dai confini regionali. È vero che il sito è molto all’avanguardia, e tutti lo conoscono in Calabria, ma è necessario sottolineare anche fuori dai confini l’importanza di avere questo presidio, per diffondere le potenzialità», è il messaggio arrivato dai rivenditori.

Ci vuole supporto

«Abbiamo bisogno di corsi di formazione, non solo con i clienti, ma anche con i diretti operatori, concentrati sulla pratica: come trattare i prodotti nel concreto e quali vantaggi trarne. Per esempio, sarebbe utile per il legante Plastocem: chi già utilizza questo prodotto non lo cambia, ma chi non lo conosce dovrebbe provare nel concreto l’applicazione. Anche gli open day negli impianti possono essere d’appeal: nei luoghi dedicati alla produzione si spiega la sicurezza e la valenza di ciò che si acquista La nostra funzione è quella di spingere i prodotti, ma avremmo bisogno di più supporto», hanno sottolineato all’unisono Margiotta, Fontana, Alfano e D’Ingianna.

«Tuttavia, spiegare perché conviene acquistare questi prodotti al posto di altri è difficile, la questione della sostenibilità e delle linee dedicate è stata presa in considerazione, ma bisogna ancora lavorare per rendere il concetto affermato, bisogna insistere molto di più». Esigenze che sono state recepite dai rappresentanti Heidelberg Materials, in prima persona da Francesca Proietti e Michele Vassallo: «Sensibilizzazione, digital marketing e formule che trasmettano il valore: si può fare», hanno commentato.

Arriva evoZero, a bilancio zero di CO2

Arriva evoZero, il primo cemento a bilancio zero di emissioni di Co: è stato presentato in anteprima ai rivenditori durante l’evento di Castrovillari e successivamente ai principali attori della filiera.

È un prodotto rivoluzionario al quale Heidelberg Materials ha lavorato è su cui ha investito moltissimo, 3 miliardi di euro, nell’ottica di raggiungere quanto prima la decarbonizzazione nell’industria del cemento.

Per arrivare all’obiettivo zero Co₂ è stata scelta una tecnologia pionieristica come la Carbon Capture and Storage (Ccs), che cattura l’anidride carbonica dal processo produttivo per stoccarla nel sottosuolo, oppure la riutilizza mettendola a disposizione di altre lavorazioni industriali.

Il risultato concreto di questo impegno è evoZero, che sarà disponibile sul mercato italiano a metà 2025. Per produrre il cemento saranno utilizzati i crediti green maturati dall’impianto di Brevik in Norvegia, dove avverrà la vera e propria cattura dell’anidride carbonica. Grazie a un sistema di certificazione che sfrutta le potenzialità della blockchain il prodotto sarà venduto in Italia.

La soluzione caratterizza il prodotto come net-zero carbon alla consegna: chi acquisita evoZero potrà in questo modo sfruttare i vantaggi portati dalle migliori performance di sostenibilità, assumendo un ruolo di leadership nel settore e raggiungendo alcuni degli obiettivi misurati da protocolli riconosciuti, come il Science Based Targets Initiative. Una soluzione che i rivenditori riuniti a Castrovillari hanno accolto con vivo interesse. 

Come funziona la partnership con i rivenditori

Massimiliano-Margiotta
Massimiliano Margiotta | Presidente del consorzio Rivass

Massimiliano Margiotta, presidente del consorzio Rivass (Catanzaro). «Il consorzio Rivass è nato cinque anni fa con 15 associati, oggi ne conta 39: si tratta di una sinergia commerciale che riunisce le rivendite edili presenti sul mercato e che si sta espandendo in tutta Italia, non solo in Calabria. Nell’ultimo anno abbiamo acquisito soci, otto per la precisione, dopo aver chiuso un vantaggioso accordo con Idronext, gruppo nazionale che lavora in particolare nel settore della termoidraulica. I nostri punti di forza sono dinamicità, servizi e gioco di squadra con gli associati, fra tutti vogliamo creare una sinergia perfetta. I prodotti e la loro qualità sul territorio contano tantissimo, siamo dei grandi sostenitori dell’economia circolare, noi e Heidelberg Materials siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Il nostro rapporto con l’azienda è molto stretto: è stata una delle prime società che ha dato fiducia al nostro consorzio e sapere che sono molto attenti all’impatto ambientale non solo con slogan, ma con prodotti certificati, per noi è motivo non solo di vanto, ma rende sempre più salda la partnership. Noi e gli associati siamo in perfetta sintonia».

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Masssimo Fontana | Titolare Fontana Srl

Massimo Fontana, titolare della Fontana Srl – Gruppo Made di Cetrara (Cosenza). «Lavoriamo principalmente a Cosenza e in provincia, l’edilizia pesante per noi vale il 30% del nostro fatturato, che si aggira attorno a 1,8 milioni di euro. I prodotti di Heidelberg Materials sono molto richiesti, specialmente il Tecnocem, il cemento bianco, il rapido, Plastocem, Murace e 3.25. Quest’ultimo va per la maggiore. Heidelberg Materials per noi rappresenta non solo tradizione, ma anche qualità, quindi una garanzia per i nostri clienti. Ci troviamo molto bene».

L’azienda è nata nel 1973 come impresa artigiana di lavorazione marmi, grazie alla tenacia di Michele Fontana e Giovannina Occhiuzzi. Un anno dopo è diventata rivendita di materiale idraulico e di finiture.

Oggi l’azienda è guidata dai tre figli, la seconda generazione, ed esercita la propria attività nel settore della lavorazione di marmi, graniti nazionali ed esteri e nella vendita di materiale edile. Nel 2010 è entrata nel gruppo Made come socio.

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Rocco Alfano | Titolare della Alfano Spa Amantea

Rocco Alfano, titolare Alfano spa Amantea (Cosenza). «Se si vuole dare valore al prodotto è importante conoscerlo. Heidelberg Materials è un’azienda di valore, una garanzia sul nostro territorio che dà sicurezza e che si cura dell’ambiente, insieme alla qualità di quello che vendono e dei propri clienti. Lo hanno dimostrato con le scelte ambiziose e rivoluzionarie recenti, tra cambio di nome e l’aver sposato appieno l’economia circolare, non facendo mai mancare l’impegno. Purtroppo, non tutti i nostri clienti sono sensibili alle certificazioni del prodotto e alla sostenibilità e il prezzo può essere una discriminante: è necessario formare e informare, oltre che motivare, perché negli anni il cemento è rimasto povero di valore. Ultimamente registriamo un calo nei laterizi e nell’isolante, mentre sono in aumento i sistemi a secco, il colore e i premiscelati. Con il Pnrr penso che la richiesta di cemento rimarrà stabile».

Da decenni presenti sul mercato per la commercializzazione di materiale edile, l’azienda di Amantea (socio BigMat) è un pilastro in Calabria nel settore, attiva in due importanti e strutturati punti vendita. Con Heidelberg Materials la collaborazione è attiva da anni, senza ripensamenti.

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Paolo Coschiniano | Titolare di Crt di Corigliano

Paolo Coschiniano, titolare di Crt di Corigliano (Cosenza). «Il cemento più richiesto da noi è quello di Heidelberg Materials. Collaboriamo da cinque anni, il marchio è molto richiesto e prestigioso e abbiamo deciso di avviare la partnership per la serietà che li contraddistingue, la motivazione soprattutto per la qualità dei prodotti e l’attenzione alla salute. Il rebranding dell’azienda ha stupito sia noi sia i clienti, ma se si tratta di green, specialmente nei fatti, siamo favorevoli».

Crt si occupa di materiali edili e alla commercializzazione di tre marchi registrati: Bricasa (edilizia e bricolage), Futurcasa (importazione e distribuzione casalinghi) e Evo Energetica (importazione e distribuzione fotovoltaico). Vicini al porto di Corigliano, sono degli specialisti sul territorio dell’edilizia pesante.

Massimo-d'ingianna
Massimo D’ingianna | Titolare Edilgarden

Massimo d’Ingianna, titolare di Edilgarden. «Siamo clienti storici di Heidelberg Materials, già all’epoca di Italcementi: ci troviamo a soli 2 chilometri dallo stabilimento. Per noi è un pezzo della nostra quotidianità, un pilastro anche del nostro tessuto sociale: io ho iniziato a caricare i sacchi di cemento che rifornivano all’azienda di mio padre quando ero solo un bambino. Il rebranding e l’impegno verso l’economia circolare sono stati d’impatto, con i clienti bisogna lavorare per far percepire l’importanza di questa operazione. Bisogna far conoscere la realtà, l’azienda e il prodotto, per far comprendere gli investimenti e l’impegno, oltre che la qualità dei prodotti, sempre impeccabili. Da noi, il più richiesto è il 3.25».

Edilgarden è un’azienda di Castrovillari, proprio il luogo dove si è tenuta la tavola rotonda, e si occupa da molti anni della vendita di materiale edile, tratta colori, ferramenta, cartongesso, arredo giardino e servizio gru. L’azienda è guidata dalla seconda generazione e nella cittadella calabrese è un punto di riferimento.

Ambiente più tutelato con il Consorzio rec

All’insegna della circolarità e della sostenibilità, sempre. Questo il motto di Heidelberg Materials, che ha deciso di fare un ulteriore passo verso l’economia circolare. L’azienda ha deciso di aderire al Consorzio Rec (Recupero Edilizia Circolare).

L’iniziativa, che ha suscitato interesse da parte di tutti gli attori della filiera delle costruzioni, offre possibilità ai punti vendita di materiali edili associati di poter ritirare i rifiuti da costruzione e demolizione all’interno dei propri store.

In questo modo gli artigiani e le piccole imprese hanno a disposizione molti punti, distribuiti sul territorio, a cui conferire gli scarti delle attività di demolizione e costruzione.

Dopo una attenta valutazione e un opportuno trattamento, questi materiali possono essere riutilizzati da Heidelberg Materials come materie prime seconde nel ciclo di produzione del cemento o del calcestruzzo, attivando così un processo virtuoso di economia circolare.

di Alice Fugazza

Perché Ursula è una good news per l’edilizia

Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen

I pessimisti sono sempre più felici degli ottimismi, perché tutto quello che va nel verso giusto diventa un regalo insperato. Quanto bisogna essere contenti, quindi, di ciò che è avvenuto a Strasburgo? Per il mondo dell’edilizia, inutile nasconderlo, le notizie sembrano buone. D’accordo, per ora sembrano solo, perché poi sarà la prova dei fatti a confermare o smentire le aspettative. Però è inutile nascondere che chi costruisce o riqualifica edifici, singole unità abitative, fino a interi quartieri, non può che tirare un sospiro di sollievo con la conferma di Ursula Gertrud von der Leyen (questo il nome completo della riconfermata presidente della Commissione Ue).

Il motivo è semplice: nel suo discorso programmatico la tedesca che guiderà per un altro mandato i commissari europei a Bruxelles ha confermato l’impegno per il Green Deal. Potrà piacere o meno (per esempio, non piace l’incaponirsi europeo sull’auto elettrica, che non conquista i cuori degli utenti), ma comunque l’obiettivo comprende anche l’impegno per la riqualificazione del patrimonio immobiliare. Musica per le orecchie del settore dell’edilizia. Non solo: la casa sarà inserita esplicitamente tra le responsabilità di uno dei commissari di prossima nomina e sarà presentato un piano dell’Unione Europea per abitazioni sostenibili. Non è solo una musichetta, insomma, ma una sinfonia.

La bandiera dell'Unione Europea
La bandiera dell’Unione Europea

La presidente della Commissione lo ha detto esplicitamente: «Rivedremo anche le regole sugli aiuti di Stato per sostenere gli investimenti nell’edilizia abitativa, in social housing, e aiuti all’efficienza energetica». Tradotto: i vari Paesi potranno utilizzare bonus. E un’altra strada potrebbe essere un Pnrr bis esplicitamente dedicato alla riqualificazione degli immobili. Potrebbe essere la via più semplice: il programma delineato a Strasburgo sembra richiedere che sia ripetuta l’esperienza di finanziamento con debito europeo comune iniziata con il Next Generation Eu (cioè il nostro Pnrr). Che la festa continui.

Le premesse sono buone, insomma, anche se poi sarà tutta da verificare la possibilità pratica nel raggiungere gli obiettivi prefissati. Non bisogna dimenticare che c’è una guerra in corso alle porte della Ue e gli investimenti per la Difesa, complice anche la quasi certa elezione di Donald Trump, saranno per forza aumentati. Ma, in ogni caso, sempre meglio avere degli obiettivi green per l’edilizia, piuttosto che negarli in partenza. Certo, l’Italia si è presentata divisa proprio di fronte a questo traguardo e una parte dei rappresentanti tricolori al Parlamento ha bocciato Ursula a causa della conferma del Green Deal annunciata nel discorso di programma. Una posizione che non tutti hanno compreso e che potrebbe non giovare al peso del nostro Paese nelle decisioni che saranno prese, in primo luogo con l’attribuzione di ruoli e deleghe.

Sesto congresso Anit: si apre il dibattito sulla direttiva case green

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La nuova Epbd IV rappresenta un ulteriore passo che l’Europa intende compiere nella lotta ai cambiamenti climatici, in considerazione della situazione energetico-ambientale dell’Unione. Durante il 6° Congresso Anit, che si terrà il 21 e 22 novembre 2024, nella prima sessione tecnica in sala 1, si discuterà del futuro dell’efficienza energetica degli edifici con esperti della Commissione europea, del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e dell’Enea.

Questo documento approfondisce gli obiettivi e le scadenze della direttiva Europea Case Green, seguendo un primo articolo che ne presentava i punti salienti e i risvolti sociali.

Premessa

Il 25 settembre 2015 l’Assemblea generale dell’Onu ha pubblicato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, comprendente 17 obiettivi, tra cui il Goal 7 Energia pulita e accessibile. Questo obiettivo include due target fondamentali per gli edifici: aumentare notevolmente la quota di energia da fonti rinnovabili e raddoppiare il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica. Questi due punti diventano prioritari per le strategie internazionali e europee. Nella Renovation wave strategy dell’Unione europea di ottobre 2020 viene infatti richiesto di:

  • raddoppiare il tasso annuo di rinnovamento energetico degli edifici entro il 2030 e promuovere ristrutturazioni profonde di più di 35 milioni di edifici e la creazione di fino a 160 000 posti di lavoro nel settore edile;
  • ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra dell’intera economia dell’Unione di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Tra gli strumenti previsti all’interno del pacchetto legislativo Fit for 55 è parte integrante anche la revisione dell’Epbd.

Revisioni Epbd

Epbd significa Energy Performance of Building Directive. La prima direttiva, la n. 91 del 2005, era focalizzata principalmente sull’aspetto energetico degli edifici. Oggi diventano fondamentali anche altri concetti come la sostenibilità ambientale e il comfort interno.

Le direttive europee sono documenti redatti dal Parlamento europeo che stabiliscono un obiettivo che i Paesi Ue devono conseguire. Spetta poi ai singoli Paesi definire attraverso disposizioni nazionali come conseguirlo.

Schema delle precedenti Epbd

Direttiva 2002/91/Ce-> decreto legislativo 19 agosto 2005 n.192, dm 26 giugno 2009
Direttiva 2010/31/Ue-> legge 3 agosto 2013 n. 90, dm 26 giugno 2015
Direttiva 2018/844/Ue-> decreto legislativo 10 giugno 2020, n. 48
Epbd IV- direttiva 2024/1274/Ue

L’art. 1 comma 1 prevede come obiettivo principale che venga raggiunto un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050, tenendo conto delle condizioni locali, delle condizioni climatiche esterne, delle prescrizioni relative alla qualità degli ambienti interni e dell’efficacia sotto il profilo dei costi.

Laddove con “edificio a emissioni zero” si intende (art. 2 comma 2) un edificio ad altissima prestazione energetica, determinata conformemente all’allegato I, con un fabbisogno di energia pari a zero o molto basso, che produce zero emissioni in loco di carbonio da combustibili fossili e un quantitativo pari a zero, o molto basso, di emissioni operative di gas a effetto serra conformemente all’articolo 11.

Scadenze e obblighi

Per raggiungere il traguardo 2050 sarà necessario un programma che dovrebbe prevedere oltre che obblighi anche tutele sociali e garanzie finanziarie per tutelare i più deboli. Ogni Stato membro prepara una proposta di Piano nazionale di ristrutturazione degli edifici, che contiene una tabella di marcia (con traguardi intermedi), una rassegna delle politiche previste e una stima degli investimenti necessari e la trasmette alla Commissione europea entro il 31/12/2025.

La Commissione valuta la proposta con dei commenti. Il Piano nazionale definitivo che tiene conto dei commenti viene inviato entro il 31/12/2026 e viene successivamente rielaborato ogni 5 anni.

I nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni:

  • dal 1° gennaio 2028 edifici pubblici;
  • dal 1° gennaio 2030 tutti gli edifici;
  • fino a quel momento, i nuovi edifici devono essere a energia quasi zero.

Gli edifici esistenti dovranno essere a zero emissioni entro il 2050. Tale indicazione si vedrà come sarà recepita dal governo italiano tenendo conto delle deroghe e impossibilità tecniche eventuali.

Per raggiungere questo obiettivo si chiede ai Paesi dell’Ue di prevedere che il consumo medio di energia primaria in kWh/(m2.a) dell’intero parco immobiliare residenziale:

  • diminuisca di almeno il 16 % rispetto al 2020 entro il 2030;
  • diminuisca di almeno il 20-22 % rispetto al 2020 entro il 2035;
  • entro il 2040, e successivamente ogni cinque anni, sia equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale derivato da un progressivo calo del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050 in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero.

Gli Stati membri provvedono affinché almeno il 55 % del calo del consumo medio di energia primaria di cui al terzo comma sia conseguito mediante la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori.

Ape emessi fino al 31/12/2023 | Si riscontra una riduzione del 6,22 % con l’andamento riportato nel grafico con proiezioni al 2035

Da un’analisi degli attestati energetici registrati sul Siape nel 2020-2021-2022-2023 si evince come la situazione degli edifici sia molto scarsa, nel 2021 più del 50% degli edifici residenziali risulta sotto la classe D. Si segnala che tale analisi però è assolutamente parziale ma i dati Enea possono aiutarci a capire quanto è stato fatto a livello di riduzioni di fabbisogno negli ultimi anni.

Prendendo come riferimento EPgl,nren medio pesato (kWh/m2), calcolato sulla base degli Ape emessi fino al 31/12/2019 e quello calcolato sulla base degli Ape emessi fino al 31/12/2023 si riscontra una riduzione del 6,22 % con il seguente andamento riportato nel grafico con proiezioni al 2035.

Si evince che se la riqualificazione degli immobili avesse lo stesso trend che ha avuto negli anni del superbonus (2020-2023) si potrebbero raggiungere i risultati richiesti con -16% al 2030 e -22% al 2035. Ma con il blocco quasi totale degli incentivi riteniamo che sia praticamente impossibile.

Come si potranno raggiungere le indicazioni dell’Epbd IV?

Per il parco edilizio non residenziale dovrà essere ristrutturato:

  • il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2030;
  •  il 26% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2033.

Gli Stati membri possono stabilire e pubblicare criteri per esentare singoli edifici non residenziali dai requisiti di cui al presente paragrafo, alla luce del previsto uso futuro di tali edifici, alla luce di grave difficoltà o in caso di valutazione sfavorevole dei costi e dei benefici.

Qualora la ristrutturazione globale necessaria per conseguire le soglie di prestazione energetica di cui al presente paragrafo, sia oggetto di una valutazione sfavorevole dei costi e dei benefici per un determinato edificio non residenziale, gli Stati membri esigono che, per tale edificio non residenziale, siano attuate almeno le singole misure di ristrutturazione con una valutazione favorevole dei costi e dei benefici.

La situazione degli immobili non residenziali però, è attualmente poco nota: meno del 13% è presente nel Siape e quindi sarà assolutamente necessario uno studio approfondito per poter garantire il percorso richiesto.

Prossimi step

La nuova Epbd IV deve essere recepita dagli stati dell’Unione entro il 29 maggio 2026. Per quella data ci saranno diversi ambiti su cui lavorare. Tra questi, due in particolare: la nuova classificazione energetica e l’indicatore limite sul Gwp globale per l’intero ciclo di vita dell’edificio.

Infatti, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della direttiva, l’attestato di prestazione energetica è conforme al modello di cui all’allegato V della stessa direttiva che prevede:

  • la classe di prestazione energetica dell’edificio su una scala chiusa che usa solo le lettere da A a G.
  • la lettera A corrisponde agli edifici a emissioni zero.
  • la lettera G corrisponde agli edifici con le prestazioni peggiori del parco immobiliare nazionale al momento dell’introduzione della scala.
  • Gli Stati membri provvedono, affinché sia calcolato il Gwp nel corso del ciclo di vita dell’edificio e reso noto nell’attestato di prestazione energetica dell’edificio:
  •  
    • a) a decorrere dal 1º gennaio 2028, per tutti gli edifici di nuova costruzione con superficie coperta utile superiore a 1 000 m2;
    • b) a decorrere dal 1º gennaio 2030, per tutti gli edifici di nuova costruzione.

    Entro il 1º gennaio 2027 gli Stati membri pubblicano e notificano alla Commissione una tabella di marcia che specifica l’introduzione di valori limite del Gwp totale cumulativo nel corso del ciclo di vita di tutti gli edifici di nuova costruzione e fissano obiettivi per gli edifici di nuova costruzione a partire dal 2030.

     

     

  • Per il calcolo del Gwp nel corso del ciclo di vita degli edifici di nuova costruzione a norma dell’articolo 7, paragrafo 2, il Gwp totale nel corso del ciclo di vita è comunicato sotto forma di indicatore numerico per ciascuna fase del ciclo di vita espresso in kgCO2eq/(m2) (di superficie coperta utile), calcolato per un periodo di studio di riferimento di 50 anni.La selezione dei dati, la definizione degli scenari e i calcoli, sono effettuati conformemente alla norma En15978 (En 15978:2011 Sostenibilità delle costruzioni Valutazione della prestazione ambientale degli edifici Metodo di calcolo) e tenendo conto di eventuali norme successive relative alla sostenibilità delle costruzioni e al metodo di calcolo per la valutazione della prestazione ambientale degli edifici.
  • Conclusioni e Pniec

    È difficile prevedere le azioni del Governo per recepire in modo rigoroso la direttiva Epbd IV. A oggi il Pniec presentato a Bruxelles non mostra una chiara volontà di promuovere la riqualificazione degli edifici o di sostenere nuovi edifici efficienti. Le linee di indirizzo parlano di necessaria revisione totale delle detrazioni che affronti con un approccio integrato ed efficiente le opere di riqualificazione degli edifici residenziali esistenti.

    La riforma dovrà avere una durata almeno decennale per rispondere agli sfidanti obiettivi previsti per il settore residenziale e in particolare, essa dovrà:

    • essere indirizzata prevalentemente alle unità immobiliari soggette all’obbligo della direttiva 1275/2024 cosiddetta Case green (prime case, unità immobiliari con classe energetica bassa, situazioni di povertà energetica,…);
    • garantire benefici distribuiti in un massimo di 10 anni;
    • ammettere interventi sia singoli, sia di riqualificazione energetica profonda (combinazione di più interventi);
    • garantire i benefici ridotti per gli interventi singoli e, per gli interventi di riqualificazione energetica profonda, benefici crescenti in funzione della performance energetica raggiunta, tenendo anche conto delle performance sismiche per le aree ad alto rischio. Gli interventi energetici saranno “trainanti” rispetto a tutti gli altri interventi;
    • garantire costi massimi specifici omnicomprensivi sia per singoli interventi, sia per interventi di riqualificazione energetica profonda, di semplice verifica e univoci per l’intero territorio nazionale;
    • essere affiancata da strumenti finanziari di supporto, ad esempio finanziamenti a tasso agevolato, anche a copertura totale dei costi di investimento, con condizioni di favore per le persone in condizioni di povertà energetica. In tale ambito, sono in previsione anche l’individuazione di sinergie con la riforma del Fondo nazionale efficienza energetica.

    A questo punto dobbiamo attendere e capire come questa sfida potrà essere vinta anche in considerazione dell’obiettivo finale al 2050 di edifici a energia zero. Auspichiamo che nell’attuazione di queste revisioni sia primario il concetto che l’energia più green è quella non consumata e che sprecare inutilmente fonti rinnovabili in edifici colabrodo è insostenibile.

    di Ing. Valeria Erba | Presidente Anit

Showroom Habimat anche a Settimo Vittone (Torino)

Showroom Habimat Dov.Edil a Settimo Vittone (Torino)
Showroom Habimat Dov.Edil a Settimo Vittone (Torino)

Successo per la nuova sala mostra Habimat di Dov.Edil inaugurata a Settimo Vittone (Torino), che ha già accolto in poche settimane molti architetti e progettisti d’interni. Habimat è l’insegna di BigMat dedicata agli showroom d’interni, che si aggiunge ai 40 già presenti su tutto il territorio nazionale. Dov.Edil Srl di Donnas (Aosta) è un’azienda a conduzione famigliare guidata da Marco Doveil, affiancato dai genitori e dalla moglie Anna Planaz, con uno showroom a Pont Saint-Martin e ora anche a Settimo Vittone. Il nuovo showroom è frutto di un lungo lavoro di ristrutturazione iniziato nel 2020, come racconta il titolare Marco Doveil: «Nel 2018 abbiamo aperto a Pont Saint-Martin il nostro primo negozio di finiture e abbiamo subito deciso di investire in questo comparto cercando uno spazio più ampio. Nel 2020 è arrivata l’occasione di un immobile da ristrutturare a dieci minuti di distanza e l’abbiamo colta iniziando subito i lavori per poi nel 2023 aderire al Gruppo BigMat e scegliere l’insegna Habimat per la nuova sala mostra». La nuova sala mostra si sviluppa su una superficie di 450 metri quadrati, disposti su un livello, dove poter trovare un’ampia gamma di pavimenti e rivestimenti, piastrelle, laminati e parquet, ma anche arredobagno, sanitari, carta da parati, resine e tutto il mondo colore con Habimat Color Collection, la collezione di toni esclusivi ideati da Habimat per gli ambienti domestici.

«Habimat è il format per gli showroom perfetto per la nostra nuova sala mostra perché ci permette di posizionarci come partner di architetti e progettisti d’interni proponendoci come trend setter dell’interior design», sottolinea Doveil.

Materiali in esposizione
Materiali in esposizione

Il nuovo showroom, che si trova a pochi minuti dal punto vendita di edilizia BigMat Dov.Edil, è stato progettato seguendo totalmente il concept sviluppato dal team Habimat, in collaborazione con lo studio di architettura Del Monaco+Lorenzoni di Milano, e si presenta con un’esposizione innovativa e moderna, studiata per offrire un percorso immersivo ed esperienziale alla scoperta di ambientazioni ispirate ai trend del momento e che possono essere personalizzate sulle esigenze del cliente.

Materie e materiali sono organizzati in moodboard che raccontano stili e abbinamenti di texture, materiali, tonalità cromatiche, formati e tipologie di posa, da cui lasciarsi ispirare e da cui prendere spunto per costruire, assieme al professionista dell’interior design o al privato, l’ambiente su misura dei bisogni e desideri del cliente.

Area bagno
Area bagno

«Habimat è uno dei concept BigMat che ci è piaciuto fin da subito per la sua estrema versatilità», spiega Anna Planaz. «Ci permette di allestire con facilità un’esposizione sempre aggiornata e personalizzata sui gusti dei nostri clienti, ad esempio grazie a questo allestimento riusciamo a proporre anche materiali difficili per la nostra zona, come i marmi, accostandoli a legni e a materiali dall’aspetto rustico. Accostare texture, colori e materiali in abbinamenti di tendenza pronti da proporre al cliente è sicuramente un modo efficace e coinvolgente di presentare le finiture ai privati ma anche ai professionisti a cui vogliamo rivolgerci con sempre maggiore attenzione».

Sono due i membri dello staff di Habimat Dov.Edil, una figura commerciale dedicata all’ampliamento del portfolio clienti e un consulente alla vendita, pronti ad accompagnare e guidare l’architetto, il designer e il privato con una consulenza specializzata (pre e post- vendita) a supporto di tutte le esigenze di ristrutturazione e costruzione, offrendo un servizio di rilievo in cantiere e progettazione 3D, con realtà virtuale per un’esperienza immersiva, di consegna e di posa per progetti chiavi in mano.

Area living
Area living

Un salto di qualità per crescere e ampliare i propri orizzonti ma anche intercettare un nuovo mercato è quello che la famiglia Doveil vuole fare con lo showroom Habimat andando a integrare sinergicamente l’attività del magazzino edile BigMat.

«Dopo una precedente esperienza in una realtà consortile abbiamo scelto di entrare in BigMat perché ne apprezziamo lo spirito di condivisione, il supporto, i servizi offerti ai soci, in particolare i concept come Habimat appunto, e non per ultimo il profondo confronto con altri colleghi a livello regionale e nazionale da cui emergono idee e stimoli per migliorare il proprio business», conclude Marco Doveil.

Polyglass lancia la nuova linea di isolanti acustici Sonic per dire stop al rumore

Polyglass | Sottomassetto su nuovo solaio

Polyglass, leader nella produzione di materiali innovativi per l’edilizia, è orgogliosa di annunciare il lancio della sua nuova linea di isolanti acustici per il rumore da calpestio, Sonic.

Questa nuova gamma di prodotti risponde alla crescente esigenza di comfort acustico nei contesti urbani moderni, caratterizzati da un’alta densità abitativa e un aumento delle fonti di disturbo sonoro. 

Polyglass | Sottomassetto con pavimento radiante

L’importanza del benessere acustico è ormai riconosciuta come un requisito fondamentale nell’edilizia. Il decreto dpcm 5/12/97, «Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici», stabilisce infatti i parametri minimi di isolamento acustico necessari per garantire ambienti abitativi confortevoli in base alla loro destinazione d’uso. 

La linea Sonic

La linea Sonic si distingue per le sue performance eccellenti, facilità di posa, sicurezza e contributo alla salute degli ambienti interni. Il sistema modulare di isolamento acustico per il rumore da calpestio comprende soluzioni sia per sottomassetto che per sottopavimento, garantendo una protezione acustica ottimale e un comfort senza compromessi. 

Polyglass | Sottopiastrella su pavimento esistente

I prodotti della linea Sonic sono ecologici, conformi ai requisiti Cam (Criteri Ambientali Minimi), Voc free e progettati per minimizzare l’impatto ambientale. In particolare, Sonic Roll Plus ha il contenuto di riciclato certificato da Icmq, confermando l’impegno di Polyglass per la sostenibilità. 

La gamma Sonic per l’isolamento acustico è completa di soluzioni sottomassetto, sottopavimento e accessori per realizzare in maniera efficace i dettagli costruttivi e garantire il comfort abitativo. 

Soluzioni per sottomassetti galleggianti

Sonic Roll Plus: isolante anticalpestio, con battentura autoadesiva, composto da polietilene espanso reticolato ad alte prestazioni, accoppiato sul lato inferiore a fibra di poliestere e sul lato superiore a un film alluminato.

Quest’ultimo ha funzione di barriera vapore, protegge dai graffi e dalle sollecitazioni meccaniche. L’isolante Sonic Roll Plus è dotato di certificato Icmq, per il suo contenuto di materiale riciclato. 

Sonic Roll: isolante anticalpestio in materiale resiliente, accoppiato sul lato inferiore a fibra di poliestere e sul lato superiore a un geotessile, che offre protezione meccanica e resistenza alla lacerazione, con battentatura per facilitare e garantire l’adesione in fase di sovrapposizione. 

Sonic Roll Easy: materassino in polietilene espanso per l’abbattimento acustico, semplice da installare. 

Soluzioni per sottopavimento

Sonic Comfort Sa: isolante acustico autoadesivo a basso spessore per applicazioni sottopavimento, con funzione desolidarizzante per l’isolamento anticalpestio su pavimentazioni esistenti. 

Sonic Comfort Glue: isolante acustico a basso spessore con funzione desolidarizzante per applicazioni sottopavimento o sottomassetto a basso spessore, compatibile anche con pavimenti radianti. 

Gli accessori

Sonic Band: fascia perimetrale per l’isolamento acustico sottomassetto, utilizzata per completare l’isolamento acustico tra piano e verticale; 

Sonic Roll Angolo: angolo interno ed esterno per l’isolamento acustico sottomassetto, da utilizzare con Sonic Band per completare l’isolamento acustico tra piano e verticale; 

Sonic Tape: nastro per sigillare i teli dei materassini acustici sottomassetto; 

Sonic Wall: fascia tagliamuro ideale per desolidarizzare i tramezzi verticali. 

Grazie alla linea Sonic, Polyglass offre al mercato edilizio soluzioni tecnicamente avanzate che coniugano elevate prestazioni acustiche e sostenibilità ambientale. Progettisti, imprese e committenti possono ora contare su prodotti che migliorano significativamente la qualità della vita negli edifici moderni, riducendo l’impatto acustico e rispettando le normative vigenti. 

Tre nuovi ingressi nel Gruppo Made

gruppo-made

La Sicilia è ancora fra le regioni protagoniste della continua fase di sviluppo di Grupppo Made. In pochi mesi sono state 14 le rivendite edili che hanno aderito al network Made, un Gruppo che oggi ha abbondantemente superato i 200 punti vendita in 18 regioni italiane.

Angelo Ferrante
Angelo Ferrante

Ferrante Techno Costruzioni. Nasce a Palermo come impresa edile e, nel 2013, amplia il suo core business con una rivendita di materiali edili, ulteriormente arricchita negli ultimi anni con prodotti e soluzioni per i settori della termoidraulica e il settore elettrico. L’offerta per l’edilizia è quanto mai ampia e comprende sistemi a cappotto, edilizia leggera, utensili ed elettroutensili, oltre che i tintometri per il colore per interni ed esterni. Più recentemente, è stato aperto un settore dedicato alla show-room per finiture, ceramiche e arredobagno. Oggi, confida Angelo Ferrante, l’azienda è pronta per fornire al cliente un servizio completo chiavi in mano, grazie alla completezza dell’offerta merceologica e alla professionalità dell’impresa edile che opera da anni sia nel mercato del nuovo che in quello della ristrutturazione. La scelta di entrare a far parte di Gruppo Made nasce dalla convinzione che il Gruppo sia sinonimo di forza, ma anche una opportunità di crescita professionale. Una condivisione di intenti che verrà presto sancita dalla nuova insegna che vedrà agganciati il tradizionale logo aziendale con quello del Gruppo.

Emanuele Maugeri
Emanuele Maugeri

Ma.Em. Di Emanuele Maugeri. Ha una storia ultra centenaria a Catania e di continua trasformazione effettuate da tre generazioni di imprenditori. Inizialmente impresa puramente edile, è diventata magazzino e impresa con la seconda generazione per poi, circa vent’anni, trasformarsi nella attuale attività che commercializza finiture, arredobagno, pavimenti, rivestimenti e rubinetterie per un pubblico quasi essenzialmente composto da privati. Il personale della show-room è molto qualificato e può vantare una importante specializzazione nella progettazione in 3D, sicuramente molto impattante di fronte alle richieste dei clienti. Per Emanuele Maugeri la scelta di entrare in Gruppo Made è stata dettata dalla considerazione che oggi far parte di un Gruppo di livello nazionale possa portare solo benefici, soprattutto in una zona dove la presenza della Gdo è molto avvertita. Per questo occorrono il supporto e i servizi del Gruppo.

Staff L'Edilizia
Staff L’Edilizia

L’Edilizia. A Canicattì (Agrigento) è attiva dal 2006 ed è un magazzino edile tradizionale che propone anche colore per esterni e una show-room finiture. Vi lavorano sei collaboratori oltre al titolare, Vincenzo Tolone, che è stato il convinto promotore dell’ingresso dell’azienda in Gruppo Made: l’obiettivo dichiarato è quello di far crescere la sua impresa commerciale utilizzando tutti i servizi che il Gruppo mette a disposizione dei suoi aderenti, partendo dal programma formativo, ma anche per poter avere un accesso facilitato a nuove linee di prodotti e di categorie merceologiche, utili per il reale sviluppo dell’attività.

Comfort e salubrità indoor con il trattamento dell’aria Rbm

Rbm | Il dispositivo Airflat per la purificazione dell'aria

Dagli edifici di nuova costruzione alle ristrutturazioni, dai locali di grandi dimensioni a stanze singole, l’ampia gamma Vmc (ventilazione meccanica controllata) dell’azienda bresciana Rbm offre soluzioni in grado di soddisfare qualsiasi esigenza per trattare l’aria, purificarla e calcolare il reale bisogno di ricambio degli ambienti chiusi.

Rbm | Il dispositivo Airfresh

Considerando che l’aria indoor può essere molto più inquinata di quella esterna, garantirne livelli ottimali genera comfort e tutela la salute, oltre a mantenere in buone condizioni lo stabile, sia esso un’abitazione privata o un ufficio, è fondamentale.

Una casa isolata ed efficiente dal punto di vista energetico è sicuramente utile ma non garantisce che anche l’aria interna sia qualitativamente buona, anzi, e certo non è sufficiente (né efficiente sotto il profilo del risparmio energetico) aprire una finestra per avere un ricambio rapido.

La soluzione ideale? La ventilazione meccanica controllata (Vmc), un sistema che ricambia e filtra l’aria in modo continuo e automatico, migliorando la Indoor Air Quality-Iaq.

Il commento di Luca Vittuari | Direttore generale di Rbm

«La ventilazione meccanica controllata è un paracadute per tutti. Garantisce efficienza energetica e al tempo stesso salubrità e benessere abitativo per le persone. E tutela i costruttori da eventuali contestazioni da parte del cliente finale.

La Vmc funziona trattando l’aria che proviene dall’esterno: la purifica, calcola il reale bisogno di ricambio e la immette negli ambienti interni migliorando il comfort delle persone e dell’edificio stesso.

In inverno l’aria prelevata dall’ambiente esterno viene preriscaldata attraverso uno scambiatore mentre in estate la Vmc fa l’operazione inversa, raffreddando l’aria, e permettendo all’impianto di non lavorare troppo, il che si traduce in risparmio energetico.

Forte della sua lunga expertise nel settore dell’impiantistica, Rbm ha progettato soluzioni di trattamento aria altamente efficaci e in grado di soddisfare anche i progetti più complessi.

Due i sistemi di applicazione, pensati per interventi con caratteristiche diverse (nuove realizzazioni o edifici già esistenti) ma entrambi in grado di risolvere i problemi di umidità, cattivi odori e bassa qualità dell’aria che si respira negli ambienti chiusi: i sistemi di ventilazione centralizzata e i sistemi di ventilazione decentralizzata».

I due sistemi di ventilazione

Airflat e Airfresh

I sistemi di ventilazione centralizzata a doppio flusso sono costituiti da una macchina monoblocco che consente una distribuzione uniforme dell’aria all’interno degli ambienti, assicurando massimo comfort, risparmio energetico e bassa rumorosità. I filtri dell’aria sono in grado di trattenere il particolato anche più fine.

La gamma Airflat – disponibile sia nella versione orizzontale che verticale – offre soluzioni all’avanguardia per il trattamento dell’aria, specifiche per ambienti di diverse dimensioni.

La gamma Airfresh – anch’essa disponibile nelle versioni orizzontale e verticale integra la funzione deumidificazione, per questo è particolarmente adatta per essere integrata in impianti radianti in caldo/freddo. Nel nuovo catalogo Rbm (disponibile anche online) le due gamme sono illustrate nelle caratteristiche principali.

Rmb | Sistemi per migliorare la qualità dell’aria

I sistemi di ventilazione decentralizzata sono posizionati su pareti esterne e rappresentano la soluzione ideale in edifici già abitati e nei quali l’intervento deve essere quindi il meno impattante possibile.

Tali sistemi sono infatti privi delle canaline di distribuzione dell’aria e sono progettati per migliorare il ricambio dell’aria all’interno di ambienti specifici come singole stanze o locali. Di facile installazione e applicazione, sono un’ottima scelta soprattutto in caso di ristrutturazioni.

Unicmi: il residenziale frena, ma non crolla

Boero | Isolareflex in cantiere

Rallentamento, ma non una caduta. Lo sboom del mercato, secondo l’Ufficio Studi Economici di Unicmi equivale piuttosto a un arresto, che significa che non si registra un forte arretramento nonostante lo stop al superbonus. L’aggiornamento semestrale del Rapporto sul mercato dell’involucro edilizio 2024 contiene anche le previsioni sull’intero 2024 e le proiezioni 2025, sempre relative al mercato italiano dei serramenti e delle facciate continue, che inevitabilmente conferma lo stop.

Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, Unicmi prevede una crescita del Pil italiano a +0,9% per il 2024 e +1,1% per il 2025, con inflazione in forte calo. E mentre l’occupazione ha un trend positivo, l’indice della produzione industriale registra una contrazione, principalmente per i cali produttivi registrati nell’ambito dell’automotive.

Le costruzioni

Dopo un 2023 di crescita per il settore delle costruzioni (+4,2%), grazie agli incentivi fiscali, il trend rallenta con una incremento nominale dello 0,3% nel 2024 e di 0,9% nel 2025. Quello che si ferma è il settore del recupero (ristrutturazioni) residenziale, con una flessione pari al 4% nel 2024, trend che continuerà anche nel 2025 con -3%. Si muove, però, il settore degli edifici non residenziali, soprattutto per quanto attiene le nuove costruzioni che cresceranno del 4% nel 2024 e del 3% nel 2025.

Serramenti a -1,1%

Le previsioni Unicmi indicano per il 2024 un mercato dei serramenti in contrazione del – 1,1%, che nel 2025 sarà pari a -0,5%. Nel segmento residenziale la domanda di serramenti subirà una discesa del -2,9% nel 2024 e del -2,5% nel 2025. Continuano le buone performance dei serramenti in allumino che cresceranno del 1,4% nel 2024, sottraendo quote di mercato al Pvc, che subirà una contrazione del -2,6% direttamente legata alla nuova normativa sugli incentivi fiscali nel mercato del recupero residenziale. Il mercato dei serramenti e delle facciate continue nel segmento non residenziale crescerà complessivamente del 2,9% nel 2024 e del 2% nel 2025. Nel mercato delle facciate continue si registra una notevole dinamica di crescita con un 2,9% atteso per il 2024 e 2,4% per il 2025.

«Con l’esaurirsi del superbonus, la cancellazione di sconto in fattura e cessione del credito, il calo di aliquota al 36% del bonus casa dal 2025 e il probabile mancato rinnovo dell’ecobonus, non possiamo che aspettarci una progressiva correzione del mercato residenziale. I prezzi, almeno nel primo semestre, hanno tenuto, per questo siamo relativamente ottimisti per il secondo semestre», commenta Carmine Garzia, responsabile scientifico dell’Ufficio studi Unicmi. «Ci sono tuttavia due dati significativi, molto importanti per il comparto del metallo: un andamento positivo per i serramenti in alluminio, che risentiranno relativamente meno della cancellazione dell’ecobonus e una domanda sostenuta per le facciate continue che garantirà una buona crescita anche nel 2025».

Mapei tra le 350 aziende più green

Marco e Veronica Squinzi
Marco e Veronica Squinzi

Mapei si riconferma tra le 350 aziende italiane Campioni della sostenibilità 2024/25 secondo la classifica dell’Istituto Tedesco di Qualità (Itqf) e il suo media partner La Repubblica Affari&Finanza. Il riconoscimento conferma l’impegno concreto dell’azienda verso un’edilizia sempre più sostenibile, a beneficio del pianeta e della comunità in cui opera.

Tra le 2.150 società italiane prese in esame, lo studio ha premiato le 350 che operano in modo particolarmente sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Mapei, per la seconda volta consecutiva, si è contraddistinta per il primo posto nella sezione chimica della classifica. L’indagine si basa su un sondaggio online in forma anonima che ha raccolto oltre 20 mila giudizi di dipendenti di aziende in Italia, valutando 16 diversi criteri circa la sostenibilità economica, sociale e ambientale della singola impresa. L’obiettivo è valutare l’approccio sostenibile dell’azienda da un punto di vista interno tramite l’esperienza diretta dei suoi collaboratori.

Linea-Zero-Mapei
Linea Zero Mapei

Mapei è consapevole dell’importanza che riveste per lo sviluppo delle comunità e del territorio. Si impegna quotidianamente per offrire soluzioni di qualità, durevoli e all’avanguardia per costruire in modo sostenibile. Con responsabilità e scelte concrete, la Ricerca e Sviluppo Mapei studia e formula prodotti a basso impatto ambientale con l’obiettivo di salvaguardare il Pianeta e il benessere delle persone, garantendo sicurezza e durabilità nel tempo.

Marco e Veronica Squinzi
Marco e Veronica Squinzi

Inoltre, le emissioni residue di Ghg (Green House Gases) generate durante la produzione dei prodotti della Linea Zero, sono compensate attraverso l’acquisto di crediti di carbonio certificati a supporto di progetti di protezione delle foreste e di tutela della biodiversità. La Linea Zero Mapei attualmente annovera un’ampia gamma di prodotti a emissioni di CO2 interamente compensate. Le emissioni di CO2 misurate lungo il ciclo di vita dei prodotti della linea Zero per l’anno 2024 tramite la metodologia Lca, sono verificate e certificate con le Epd, e compensate con l’acquisto di crediti di carbonio certificati per supportare progetti di protezione delle foreste. Partita più di dieci anni fa con un adesivo per ceramica, oggi comprende una vasta offerta di soluzioni per la posa della ceramica, impermeabilizzanti, prodotti per l’edilizia, il rinforzo e il restauro, pulitori e pitture.

Silla e Fassi Gru, una storia di collaborazione vincente

Nel mondo delle costruzioni, l’efficienza e l’innovazione tecnologica sono fondamentali per rispondere alle esigenze di progetti sempre più complessi e variabili. Le gru Fassi, con i loro modelli F315B.2.24 e-dynamic ed F30M.0.22 active, rappresentano la punta di diamante nel campo dei sistemi di sollevamento, combinando potenza e tecnologia avanzata per ottimizzare le operazioni sui cantieri.

Recentemente, queste gru sono state aggiunte al parco macchine di Silla, fornite dalla Fassi Emilia, consolidando una partnership quasi quarantennale incentrata sull’innovazione e l’affidabilità.

Fabio Mattei e Oscar Marchi, rispettivamente direttore generale di Silla e titolare di Fassi Emilia

Il modello F315B.2.24 e-dynamic, con uno sbraccio fino a 19,90 metri e una capacità di sollevamento di 2300 kg, è dotato di tecnologie all’avanguardia, come il radiocomando Rcs e l’Internet of Cranes (IoC), che permette il monitoraggio remoto delle principali funzioni della macchina.

Questa gru è montata su un robusto Mercedes New Actros 2540L con cassone ribaltabile trilaterale, offrendo una piattaforma affidabile e versatile adatta a ogni tipo di cantiere.

Per operazioni che richiedono maggior agilità in spazi ristretti, la Fassi F30M.0.22 active si distingue come un modello compatto ma altrettanto efficace. Con uno sbraccio di 5,15 metri e la capacità di sollevare fino a 990 kg, questa gru, montata su un Mitsubishi Fuso con cassone ribaltabile, è l’ideale per operazioni rapide e manovre in spazi limitati.

La storia di Silla raccontata da Fabio Mattei e Oscar Marchi

Fabio Mattei, direttore generale Silla Sas ci racconta la nascita dell’azienda, che con con 17 sedi distribuite su un territorio comprendente sette province, è una rete di rivendite di materiali per l’edilizia, tra le maggiori del Nord Italia. Affidabilità e servizio assistenziale sono gli elementi chiave che hanno motivato la scelta di avvalersi delle gru Fassi per fornire alla clientela un servizio a 360°.

Fabio Mattei | Direttore generale di Silla

Sulla scia dell’impegno e dell’innovazione, la storia di Silla si configura come un vero e proprio pilastro nel settore dell’edilizia italiana. Fondata negli anni ’50 dalla famiglia Mattei, ha saputo evolversi da un piccolo magazzino di importazione legname a un’azienda leader nella distribuzione di materiali edili.

Oggi, guidata dalla seconda generazione – Fabio, Stefano e Fiorenza Mattei – Silla opera attraverso 15 filiali e due centri di lavorazione ferro, impiegando oltre 200 dipendenti e affermandosi come riferimento nel suo settore.

Nel corso degli anni Silla ha sempre puntato su qualità e prodotti e le gru Fassi, introdotte negli anni ’80, simboleggiano questa filosofia, come mette in evidenza Fabio Mattei in questa intervista: scelte per la loro affidabilità e per l’assistenza tempestiva di Fassi Emilia, rappresentano un tassello fondamentale dell’operatività quotidiana, garantendo efficienza e produttività.

Silla nasce dalla visione e dall’impegno di mio padre, Aldo Mattei, che, giunto a Copparo con mia madre Antonella negli anni ’50, ha avuto l’intuizione di trasformare un piccolo magazzino in una realtà che oggi rappresenta un punto di riferimento nel settore dell’edilizia.

Da un’attività incentrata sull’importazione di legname, ci siamo evoluti offrendo un’ampia gamma di materiali edili, con una crescita costante che ci ha portati a operare in sei province e due regioni, fino all’ultimo traguardo raggiunto con l’apertura di una filiale a Chioggia.

Oggi siamo alla terza generazione e siamo presenti in due regioni e sette province (Ferrara, Ravenna, Rovigo, Bologna, Forlì, Modena, Venezia). Con 15 filiali dotate di showroom dedicati ai serramenti e infissi, pavimenti/rivestimenti e arredo bagno, 2 centri di lavorazione ferro e oltre 200 dipendenti siamo diventati un punto di riferimento nel settore dell’edilizia.

L’azienda è passata attraverso molteplici fasi di crescita e cambiamenti. Qual è stato il punto di forza che vi ha permesso di rimanere competitivi nel mercato?

Il punto di forza di Silla è sempre stato l’aggiornamento continuo e la completezza della gamma dei nostri prodotti. Offriamo tutto ciò che riguarda il mondo dell’edilizia, dai materiali di costruzione alle finiture con vernici, pavimenti/rivestimenti e serramenti e infissi, garantendo ai nostri clienti una varietà e qualità che ci distinguono nel settore. 

Quali sono state le sfide più significative che avete affrontato?

Senza dubbio, la crisi globale e il cambiamento nel settore delle costruzioni in Italia hanno rappresentato le sfide più ardue. Abbiamo dovuto fronteggiare la bolla speculativa delle nuove costruzioni e il calo demografico; siamo soggetti ai cambiamenti che vive il settore, la crisi prima e il bonus del 110 ora, ma la nostra costante è sempre stata la determinazione, guidati dai valori di forza, coraggio e perseveranza.

Quando entra in azienda la prima gru Fassi?

Le gru Fassi sono parte integrante della nostra azienda già da metà anni ’80, grazie alla passione di mio padre. Da allora, la loro presenza è stata costante e oggi contiamo 25 gru Fassi su un totale di 35 gru in dotazione.

Quali sono stati i motivi che hanno dettato la scelta delle gru Fassi per Silla e quanto è importante per voi il servizio di assistenza offerto da Fassi Emilia?

Abbiamo scelto le gru Fassi per la loro affidabilità e la vicinanza del servizio di assistenza, che per noi è fondamentale. L’assistenza tempestiva e professionale di Fassi Emilia è un pilastro per la nostra operatività quotidiana. Grazie alla loro competenza, possiamo garantire ai nostri autisti e ai nostri clienti una sicurezza e un servizio di qualità. 

Quali sono i pregi del supporto assistenziale di Fassi Emilia che avete riscontrato nel corso degli anni?

Il supporto di Fassi Emilia si è distinto per la velocità di risposta e la conoscenza approfondita dei mezzi. Ciascuno dei nostri 15 magazzini ha un filo diretto con Fassi Emilia che garantisce un servizio efficiente e tempestivo, elementi chiave per noi.

Le gru richiedono una manutenzione più frequente perché si tratta di mezzi utilizzati con una certa intensità e che necessitano di controlli costanti.  Una manutenzione regolare è essenziale per garantire un’operatività senza interruzioni, massimizzando così l’efficienza e la produttività sul campo.

Fassi Emilia ci garantisce un servizio assistenza in grado di offrire aggiornamenti tecnici e manutenzioni periodiche. Inoltre, la territorialità del servizio è un aspetto fondamentale; avere un supporto vicino ai nostri magazzini ci permette di ricevere assistenza rapida e mirata.

Oscar Marchi, Presidente di Fassi Emilia 

Quando si parla di eccellenza nel settore dell’edilizia e delle soluzioni per il sollevamento, Silla e Fassi Emilia emergono come due realtà indissolubilmente collegate. Con una storia di collaborazione che abbraccia quasi quattro decenni, queste due aziende dimostrano come la sinergia e la condivisione di valori possano costruire una partnership solida e resistente alle sfide del tempo.

Dalla precisione dei dettagli tecnici dei prodotti forniti alla centralità di un servizio post-vendita attento e personalizzato, Oscar Marchi, presidente di Fassi Emilia ci porta dietro le quinte di una collaborazione che si estende ben oltre il semplice rapporto cliente-fornitore, diventando un modello di riferimento.

Fassi e Silla vantano quasi 40 anni di collaborazione. Qual è il segreto di una partnership così duratura?

Il segreto di questa lunga collaborazione è sicuramente nella condivisione di valori fondamentali come affidabilità, innovazione e un impegno costante nel fornire il miglior servizio possibile.

La nostra filosofia è sempre stata quella di ascoltare e comprendere le esigenze dell’azienda, adattandoci e anticipando i cambiamenti del mercato per offrire soluzioni all’avanguardia. La manutenzione tempestiva e la vicinanza fisica hanno giocato un ruolo cruciale nella fiducia che Silla ripone in noi.

Un altro aspetto chiave è la personalizzazione del servizio: ogni magazzino Silla sa che può avere un supporto su misura e questo crea un legame forte e una collaborazione che va ben oltre la mera fornitura di attrezzature.

In sintesi, la nostra relazione è basata su una stretta sinergia operativa, sulla capacità di crescere e adattarsi insieme e su un dialogo aperto e continuo che ci ha permesso di superare insieme ogni sfida del settore edile.

Il rapporto di Fassi con Silla ha radici profonde che risalgono agli anni ’80, quando Silla ha scelto di affidarsi alle gru Fassi per le loro necessità operative. Da allora, la nostra collaborazione si è notevolmente intensificata.

Quali soluzioni avete fornito a Silla e quali sono state le esigenze specifiche dell’azienda. In che modo il servizio post-vendita di Fassi Emilia ha giocato un ruolo fondamentale nella collaborazione con Silla?

Il nostro servizio post-vendita è cruciale. Forniamo assistenza tempestiva e manutenzione programmata, riducendo al minimo i tempi di fermo macchina. Ogni magazzino Silla sa che, in caso di necessità, può ricevere assistenza rapida e un veicolo di cortesia, cosa che hanno sempre molto apprezzato. La nostra capacità di gestire la manutenzione dell’intero parco macchine di Silla è un punto di forza riconosciuto.

Gli allestimenti

La gru Fassi F315B.2.24 e-dynamic è un gioiello di ingegneria con uno sbraccio massimo di 12,10 metri, in grado di sollevare fino a 2300 kg in punta, che può essere esteso fino a 19,90 metri con la prolunga idraulica tipo L323, mantenendo una capacità di sollevamento di 725 kg in punta.

Con una capacità massima di sollevamento di 10.500 kg, questa gru non solo spicca per la sua forza ma è anche dotata di tecnologie innovative come il radiocomando Rcs mini, stabilizzatori super-extra idraulici, controllo rotazione digitale, e l’Internet of Cranes (IoC), che consente il monitoraggio da remoto delle principali funzioni della macchina e una gestione avanzati delle operazioni.

Questa gru è installata su un autotelaio Mercedes New Actros 2540L con cassone ribaltabile trilaterale, offrendo così una piattaforma robusta e versatile per qualsiasi cantiere.

La gru Fassi F30M.0.22 active, un modello più compatto ma altrettanto efficace, con uno sbraccio massimo di 5,15 metri e una capacità di sollevamento di 990 kg. Montata su un Mitsubishi Fuso con cassone ribaltabile, questa gru è ideale per operazioni rapide e in spazi limitati, dove l’agilità e la facilità di manovra sono essenziali.

F315B.2.24 E-DYNAMIC

  • Classe di portata: Momento massimo 29,77 tm/305 kNm
  • Max Sbraccio Idraulico: fino a 19,90 m
  • Ingombro Gru Sul Cassone: da: w 2,50 m , l 1,10 m , h 2,46 m
  • Dotazione Elettronica/idraulica: unità di controllo FX500; distributore idraulico digitale D850; unità di comando radio Rch/Rcs; controllo della dinamica ADC
  • flow sharing
  • Caratteristiche: Versione dynamic (.2): con biellismo, dispositivo XP; sistema ProLink doppia biella; rotazione 400° a cremagliera e pignone

FASSI F30M.0.22 ACTIVE

  • Classe Di Portata: Momento massimo 2,55 tm
  • Max sbraccio idraulico: fino a 5,15 m
  • Ingombro gru Sul cassone: da: w 1,60 m, l 0,55 m, h 1,50 m
  • Dotazione idraulica: distributore idraulico monoblocco Walvoil; dispositivi d’arresto immediato e manometro
  • Caratteristiche: versione active (.0): senza biellismo, rotazione 370° con cremagliera e pignone

Tacanova: una valvola di miscelazione per gli impianti solari termici

Taconova, la valvola di miscelazione termostatica Novamix Value

Si chiama NovaMix la soluzione pensata da Taconova per garantire efficienza e sicurezza ai sistemi solari termici per la produzione di acqua calda.

Negli impianti di acqua potabile che integrano pannelli solari, ad esempio, le valvole di miscelazione NovaMix si installano in posizione centrale oppure direttamente davanti al punto di prelievo e consentono di ridurre le temperature più elevate dell’acqua a un valore costante, evitando il pericolo di scottature e migliorando il rendimento dell’acqua calda disponibile.

Le valvole

Le valvole dell’azienda svizzera svolgono però un ruolo cruciale in tutti i sistemi a energia rinnovabile, in particolare nel caricamento dell’accumulo da parte di caldaie a combustibile solido, perché contrastano la formazione di condensa durante il processo di accensione e riducono così notevolmente la formazione di catrame e la corrosione della caldaia.

Taconova, la valvola di miscelazione termostatica Novamix Value

Funzionano inoltre in totale autonomia, senza l’impiego di energia ausiliaria, una caratteristica che ne aumenta l’efficienza nel tempo. Affidabilità e durata a cui concorrono anche i rivestimenti antiaderenti per prevenire i depositi di calcare.

Estremamente versatili, questi dispositivi trovano un efficace campo d’impiego anche nei sistemi di riscaldamento radiante, perché permettono di ottenere la temperatura di mandata desiderata, con evidenti vantaggi in termini di efficienza energetica e riduzione degli sprechi. Sempre nel campo del riscaldamento e della climatizzazione possono inoltre essere impiegate come valvole deviatrici per la separazione dei fluidi.

Precise e controllate

Tutte le valvole di miscelazione NovaMix sono regolabili in continuo e presentano un’elevata precisione di controllo. Le speciali guarnizioni riducono al minimo la miscelazione dell’acqua fredda nelle diverse versioni.

Taconova, la valvola di miscelazione termostatica Novamix Value

Nelle applicazioni solari, un unico modello di valvola Taconova consente inoltre di svolgere tutte le funzioni, ottimizzando tempi di consegna e costi di magazzino.

 

Il decreto Salvacasa aiuterà l’edilizia?

Non sarà di sicuro una manna come il superbonus. Però qualche cosa di buono il decreto Salvacasa, da poco varato dal governo, al netto delle modifiche che il Parlamento può aggiungere al testo approvato dal Consiglio dei ministri, lo può fare. Certo, il provvedimento si riferisce a ciò che è stato già fatto alla data del 24 maggio. Ma il decreto legge 69/2024 ha anche l’obiettivo di sbloccare «lo stallo delle compravendite a causa di irregolarità formali».

I dati sono noti: il 2023 ha registrato 709 mila rogiti, con un calo del 9,5% annuo. Le compravendite sono calate essenzialmente per il rincaro dei tassi, e di conseguenza dei mutui. Inoltre, bisogna tenere conto che negli utili dieci anni la media delle compravendite è stata i 600 mila contratti l’anno. Detto questo, le piccole irregolarità all’interno delle abitazioni sono un ostacolo in più alle compravendite.

Il Salvacasa, insomma, non potrà incidere molto, ma qualcosa farà. Potrebbe, per esempio, favorire un aumento dell’offerta delle abitazioni regolarizzate. E un aumento dei rogiti significa anche più opportunità per iniziare lavori di ristrutturazione. Secondo il ministero delle Infrastrutture, le piccole difformità e le irregolarità strutturali interessano quasi l’80% del patrimonio immobiliare. La percentuale è frutto di una stima del Consiglio nazionale degli ingegneri di tre anni fa.

Lavori ancora da eseguire

Un altro aspetto che può interessare la filiera dell’edilizia, anche se si parla di piccoli lavori, riguarda le irregolarità che potrebbero rivelarsi non condonabili. Per esempio, un soppalco che non rispetta le altezze minime e i rapporti aero-illuminanti, oppure abusi per verande e sottotetti.

In questo caso sarebbe interesse del proprietario far rientrare la irregolarità nei limiti consentiti dalla legge, se il lavoro da fare è semplice: si tratterebbe di una procedura ai limiti dell’illecito, è vero, ma pochi resisterebbero alla tentazione.

Un esempio può essere quello di una mansarda in una casa unifamiliare, di modesta altezza e attrezzata con una camera da letto nonostante il titolo abilitativo e le risultanze catastali la riportino come ripostiglio (categoria catastale C/2), senza abitabilità. Se il sottotetto può rientrare nei requisiti di igiene e salubrità richiesti dalla normativa il locale può essere condonato.

A quel punto, però, il proprietario può renderla pienamente godibile alla luce del sole con una riqualificazione che la renda più confortevole.

Premesso questo, vediamo che cosa prevede il decreto, articolato in tre parti, studiato per gestire le piccole irregolarità presenti nelle case che, in effetti, se non comunicate al Comune diventano un problema in caso di vendita dell’immobile.

Piccole difformità formali

Con il decreto è più semplice provare lo stato legittimo di un immobile, perché non bisognerà più ricostruire tutta la catena di titoli edilizi che si sono susseguiti nei decenni. Lo stato legittimo è importante quando c’è necessità di istruire qualche pratica, come in caso di ristrutturazione.

L’attestato necessario riguarda lo status dell’immobile: va certificato che quanto era previsto nel progetto è in sintonia con quello che, negli anni, è stato dichiarato in Comune. Senza questi documenti una ristrutturazione (se è legata alla richiesta di bonus) si può bloccare.

Il decreto mette una pietra sopra il passato e stabilisce che sarà possibile considerare solo l’ultimo titolo edilizio. La giustificazione ufficiale è che così si valorizza l’affidamento del privato verso quanto hanno già verificato gli uffici tecnici comunali. Insomma, se le modifiche all’appartamento sono poco rilevanti, non possono essere contestate.

Modifiche all’immobile

Con il decreto le cosiddette difformità interne sono più tollerate. Il riferimento è alle differenze tra quello che è in realtà l’immobile rispetto ai progetti presentati in Comune.

Con il provvedimento è ora tollerato il minore dimensionamento degli elementi presenti negli immobili e gli errori di esecuzione. Per esempio, pareti in una posizione differente o con una forma diversa rispetto a quanto autorizzato.

Ci sono però ancora degli interrogativi: per esempio, potrebbero avere il via libera anche le finestre collocate in una posizione diversa o magari leggermente più grandi. Un punto ancora da chiarire.

Attenzione: le irregolarità finora sono state già tollerate se rimangono entro il 2% delle misure indicate nei titoli edilizi. Adesso, però, si allargano le maglie: il 2% è incrementato, a patto che riguardi interventi realizzati entro il 24 maggio 2024. I limiti diventano ora inversamente proporzionali alla dimensione dell’immobile. Dipende, insomma, se l’appartamento è grande o piccolo.

La tolleranza resta del 2% sopra i 500 metri quadrati di superficie, sale al 3% tra i 300 e i 500 metri, passa al 4% delle misure previste nel titolo abilitativo tra i 100 e i 300 metri quadrati. Per bilocali o trilocali e, più in generale, per gli immobili sotto i 100 metri quadrati, la tolleranza sale al 5%. Chi ha ricavato un locale supplementare di 4 metri quadrati nel proprio appartamento, insomma, non dovrà temere nulla.

Tolleranze esecutive

Le difformità legate alla realizzazione materiale delle opere indicate nel progetto in molti casi non costituiscono più un illecito. Un esempio è la porta che è stata spostata in una posizione diversa rispetto al progetto iniziale.

Sono tollerati il «minore dimensionamento dell’edificio», la mancata realizzazione di «elementi architettonici non strutturali», le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, le irregolarità esecutive di muri esterni ed interni e «la difforme ubicazione delle aperture interne», gli errori progettuali corretti in cantiere e gli errori materiali «di rappresentazione progettuale delle opere».

Doppia conformità

Riguarda la dimostrazione all’amministrazione competente che l’intervento soggetto a sanatoria sia conforme alle normative urbanistico-edilizie sia al momento in cui sono stati eseguiti i lavori, sia quando presenta una richiesta di sanatoria.

Oggi, in caso di irregolarità si può ricorre a una sanatoria solo quando ci sia l’allineamento sia alla normativa urbanistico-edilizia vigente al momento della realizzazione sia a quella in essere al momento della presentazione della richiesta.

Con il decreto la doppia conformità è stata eliminata, ma solo per le opere realizzate in parziale difformità rispetto ai titoli depositati in Comune, come la presenza di stanze in più o la realizzazione di verande. Non saranno, quindi, sanabili gli abusi totali.

Diventerà, invece, più facile regolarizzare le difformità parziali, con il pagamento di una sanzione commisurata all’aumento di valore degli immobili. Il prezzo può anche essere salato: la sanzione è in proporzione all’aumento di valore dell’immobile e può arrivare a 30.984 euro. Dovrebbe servire a regolarizzare le situazioni di difformità più pesante dai progetti depositati in Comune, come una stanza in più o una veranda chiusa, sempre che l’abuso sia stato compiuto prima del 24 maggio.

Non riguarda, però, i casi in cui ci sia totale mancanza di titoli edilizi: in quel caso gli abusi completi non saranno sanabili. La semplificazione riguarda solo la difformità parziale rispetto al titolo depositato in Comune.

Rimane, però, l’obbligo di osservare la disciplina urbanistica in vigore al momento della presentazione della domanda e a quella edilizia in atto quando è stato realizzato l’intervento. Per regolarizzarsi va presentata una Scia o aver richiesto un permesso di costruire in sanatoria, e saldata una sanzione compresa tra mille e i citati quasi 31 mila euro. La cifra si individua moltiplicando le sanzioni già previste in caso di sanatoria con doppia conformità.

Sarà lo sportello unico edilizia del Comune a condizionare la regolarizzazione a interventi considerati essenziali per garantire il rispetto di norme igieniche, di sicurezza, di efficientamento energetico o di rimozione delle barriere architettoniche. Infine, il decreto comprende anche semplificazioni sui cambi di destinazione d’uso senza opere, che però dovrebbe essere contestualizzato meglio in sede di conversione parlamentare del decreto.

Che cosa si può regolarizzare

Porte e muri

Le tolleranze esecutive allargate riguardano, per esempio, le aperture interne. Anche se si trovano in una posizione diversa rispetto a quanto dichiarato, questa è considerata legittima in automatico. Il principio vale anche per le pareti: è precisato che potranno avere una forma o uno spessore differente rispetto a quanto dichiarato al Comune. Ma va aggiunto che non in realtà una diversa disposizione dei tramezzi era già regolarizzabile con una Cila in sanatoria.

Verande

È una delle novità: la chiusura delle verande potrà rientrare nel nuovo accertamento di conformità ed essere sanabile a pagamento. Ma non sempre: la veranda chiusa deve essere compatibile con le regole urbanistiche del Comune, perché di fatto aumenta la cubatura dell’edificio. Inoltre, va confrontata con le norme del regolamento condominiale: un aspetto che il decreto, tanto per cambiare, ignora.

L’installazione delle vetrate, già liberalizzata dal governo Draghi, vale anche per i porticati. Ma le verande devono essere realizzate in modo da garantire un costante flusso di arieggiamento e non devono chiudere stabilmente spazi esterni, creando una variazione di volumi e superfici. Insomma, non si può aggiungere una stanza dove c’era un balcone o un porticato.

Le tende da sole ancorate a elementi fissi dell’edificio rientreranno, invece, in automatico nel perimetro dell’edilizia libera. Anche in questo caso è da verificare la compatibilità con i regolamenti del condominio.

Locali interni

La diversa dimensione deve rientrare nelle nuove percentuali di tolleranza (dal 2% al 4% secondo la metratura dell’appartamento). Insomma, se anche non sono quelle ufficialmente dichiarate possono ottenere il via libera, sempre che nuova cubatura sia compatibile con le regole urbanistiche dei Comuni. Nella sanatoria a pagamento rientreranno anche i soppalchi, purché rispettino le nuove regole sulla conformità.

I costi

Sanare le difformità non è gratis: il rilascio del permesso e della Scia in sanatoria sono legati a una sanzione, pari al doppio dell’aumento del valore dell’immobile in seguito alla realizzazione dei lavori. In ogni caso, anche per una piccola difformità la multa minima sarà di 1.032 euro, che può salire fino a 30.984 euro.

Un terzo delle somme recuperate va ai Comuni e dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) servire per la demolizione di opere abusive, la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana, di recupero e valorizzazione di immobili e spazi urbani dismessi e per iniziative sociali, culturali o di recupero ambientale.

I tempi

Dal momento della richiesta il proprietario dell’immobile da regolarizzare può attendersi uno stand-by di 45 giorni al massimo. Dopo questo termine la richiesta è accolta in automatico.

Trappola conti pubblici per le imprese

Avanzo di gestione
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È più dolorosa una mazzata sulla testa improvvisa oppure un colpo equivalente, ma atteso? Il senso comune propende per la prima ipotesi, ma è un errore: il dolore alla testa è esattamente lo stesso e i danni provocati non sono diversi. È quello che è accaduto con la procedura di infrazione europea nei confronti dell’Italia. Si tratta, per chiarire i termini agli euroscontenti, di un procedimento il cui meccanismo è stato approvato e votato anche dal governo italiano e dal suo ministro dell’Economia, giusto pochi mesi fa. Insomma, non è un proditorio attacco dei burocrati di Bruxelles all’Italia, ma la conseguenza della riforma del Patto di stabilità, visto e approvato dallo stesso attuale governo italiano. Premesso questo: è sorprendente che i media abbiano accolto la notizia con un’alzata di spalle. In realtà la procedura d’infrazione impatterà sensibilmente con il portafoglio di privati cittadini e imprese.

Euro
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La procedura di infrazione

In sintesi, la procedura per deficit eccessivo, che coinvolge anche altri sei Paesi, è stata aperta perché lo Stato spende molto più di quanto incassa. Quanto? nel 2023 il 7,4% in più. Immaginate una qualsiasi impresa che fattura 100 mila euro, ma ne spende 107,4 mila. Quanto potrebbe andare avanti? Se il rosso fosse una tantum, a causa di una recessione improvvisa, una pandemia, un’invasione di cavallette, la perdita potrebbe anche essere assorbita senza drammi. Se, però, si tratta di un deficit ricorrente e se, in più, è registrato mentre non c’è ombra di recessione e l’economia tira, allora è frutto di malafinanza. È il caso dell’Italia. La deviazione dalla retta via (il famoso limite del 3%) non è stata considerata temporanea e limitata, dalla Commissione europea che, secondo, gli impegni (ripetiamo: sottoscritti anche dall’attuale governo) deve tappare la falla.

Le conseguenze

Come? Adottando azioni significative entro sei mesi, a cui segue un percorso di aggiustamento che dura generalmente più tempo, in media tra i tre e i cinque anni. Riassumendo: questo governo e i prossimi si troveranno a dover aggiungere un buco in più nella cintura. Anche perché se l’Italia non si adeguerà sono previste sanzioni che aumentano nel tempo e potrebbero causare anche lo stop ai fondi strutturali o di coesione del bilancio europeo. Se c’è ancora qualche stolto che desidera una Italexit, con relativo fallimento di cittadini e imprese, dato che il debito pubblico mostruoso non sarebbe più sottoscritto dai mercati, farebbe bene a meditare sulla propria capritudine.

Quindi, qual è il costo della procedura d’infrazione per l’Italia? Il governo deve garantire un aggiustamento di almeno lo 0,5% del deficit strutturale all’anno, che equivale a spanne a 10 miliardi. C’è però, un rischio peggiore: che il governo si avvalga in sostanza della possibilità dilatatoria concessa dalla legge Ue. La riforma del Patto di stabilità approvata introduce un periodo di transizione (fino al 2027) in cui l’aggiustamento richiesto deve considerare l’incremento negli interessi che si è avuto nel periodo, nonché la necessità di completare gli investimenti previsti dai Pnrr nazionali. In sostanza, la correzione può essere spalmata su più anni. Perché questa è la soluzione peggiore? Perché invece di mettere a stecchetto il bilancio pubblico per un tempo più breve, lo vincola a spendere meno per più anni, con una dieta che si riverbera sugli investimenti (come quelli appena tagliati per il rischio idrogeologico) e, dunque, su imprese e cittadini per lungo tempo. Meglio ingoiare una pillola amara subito che un cucchiaio di sciroppo tutte le sere.

Il Gruppo Mollo acquisisce Albatros

Mauro Mollo, Ceo del Gruppo Mollo
Mauro Mollo, Ceo del Gruppo Mollo

Il Gruppo Mollo acquisisce Albatros, azienda con sede a Poncarale (Brescia), nata 20 anni fa dall’unione di aziende nel campo del noleggio e dell’assistenza tecnica. Grazie a questa operazione, il Gruppo piemontese, guidato dai fratelli Mauro e Roberto Mollo, rafforza ulteriormente la propria presenza nel bresciano, un’area in cui è già presente con i centri di Castegnato e Rezzato. Albatros è radicata nel suo territorio: l’azienda è specializzata nel noleggio di piattaforme professionali per il sollevamento ed eroga sia noleggio a freddo, fornendo cioè la sola attrezzatura, sia a caldo, con operatore abilitato.

Mauro Mollo, Ceo del Gruppo Mollo
Mauro Mollo, Ceo del Gruppo Mollo

«Accogliamo con entusiasmo Albatros e i suoi collaboratori nel nostro gruppo: siamo certi che insieme potremo sviluppare importanti sinergie e incrementare le competenze reciproche, con l’obiettivo di migliorare continuamente il servizio ai nostri clienti e raggiungere traguardi sempore più ambiziosi», commenta Mauro Mollo, presidente del Gruppo Mollo.

Albatros potrà ora contare sulla struttura solida e affidabile di Mollo, e offrire ai suoi clienti una rete capillare di 60 centri noleggio operativi in Italia, una gamma di attrezzature e servizi ampia e di qualità, unitamente a soluzioni digitali di prim’ordine.

Filiale del Gruppo Mollo Albatros
Filiale del Gruppo Mollo Albatros

Villa illuminata con il tunnel solare

Fakro | L'innovativo tunnel solare di Villa Vergaio
Fakro | L’innovativo tunnel solare di Villa Vergaio

Grazie all’innovativo tunnel solare di Fakro, una nuova villa nel quartiere Vergaio di Prato è stata illuminata: è frutto di un progetto estremamente accurato dal punto di vista formale. Il principale tratto distintivo di questa architettura è il rapporto con la luce naturale, che esalta il disegno degli spazi costruiti, e artificiale, che ne sottolinea linee e volumi.

L’illuminazione dell’abitazione

L’abitazione è risultato dell’unione di due unità immobiliari sovrapposte: ambienti dall’immagine minimalista, rivestiti con materiali e colori sapientemente intonati, si sviluppano in una serrata sequenza, scanditi da superfici trasparenti e da elementi scultorei. Le nuove finestrature e il diradamento delle partizioni murarie interne hanno permesso di inondare gli interni con abbondante luce naturale.

In particolare, la valorizzazione del vano scala esistente, diventato parte integrante dell’attuale abitazione su quattro livelli, è stato un aspetto centrale del concept architettonico, in quanto sprovvisto di aperture verso l’esterno: proprio il lucernario tubolare Fakro ha permesso l’illuminazione naturale del vano scale interno.

La progettazione

Lo studio Bettazzi+Percoco architetti ha curato la progettazione: «Abbiamo voluto scardinare la rigida impostazione planimetrica, tipica di questa tipologia edilizia degli anni ’60, a favore di una maggiore fluidità e fruibilità degli ambienti».

L’ingresso, infatti, si apre su un ampio e luminoso living, in cui è la scala ad essere protagonista dello spazio abitato. Il primo gradino si estende a formare il basamento del mobile tv, mentre il parapetto scultoreo unisce e collega anche visivamente la zona giorno con tutti gli altri piani.

Grazie alla demolizione della parete divisoria e all’installazione di un’ampia apertura vetrata, anche la cucina è diventata un unico grande ambiente, moderno e dinamico.

Il primo piano, invece, è riservato alla zona notte, composta da camera principale con bagno e cabina armadio e da altre due camere, ampie e luminose, dove risalta il rivestimento parietale con carte da parati personalizzate.

Nella cantina, infine, situata al piano interrato, e nel sottotetto, trasformato in un’accogliente mansarda, è stata mantenuta un’immagine più domestica e tradizionale, lasciando a vista alcuni componenti strutturali.

Lo studio Bettazzi+Percoco prosegue: «Con l’intendo di valorizzare tali interventi, abbiamo deciso di inserire il lucernario tubolare Fakro per rendere più luminose le scale e i pianerottoli della zona notte e della mansarda, evitando di ricorrere esclusivamente a punti luce con alimentazione artificiale.

Dopo il confronto delle caratteristiche estetiche, tecniche, prestazionali ed economiche di diversi lucernari tubolari abbiamo scelto il modello Sfd di Fakro, quale miglior soluzione per massimizzare l’apporto di luce naturale».

Grazie al gradevole diffusore circolare che riceve la luce solare direttamente dalla copertura, anche i piani superiori dispongono di rampe e spazi connettivi ben illuminati durante i diversi momenti della giornata.

Fakro | L’innovativo tunnel solare di villa Vergaio installato nei piani dell’abitazione

Focus sul prodotto

La luce solare svolge un ruolo fondamentale, non solo per la definizione architettonica degli spazi, ma anche e soprattutto per il benessere delle persone indoor: negli ambienti che non dispongono di finestre, l’impiego dei lucernari tubolari è oggi sempre più diffuso.

Questi ultimi, detti anche light tunnel, catturano e trasportano i raggi solari attraverso un tunnel altamente riflettente, rappresentando la soluzione ideale sia per illuminare gli ambienti senza affaccio diretto verso l’esterno, sia per incrementare l’apporto di luce naturale negli altri ambienti, senza bisogno di impianti illuminotecnici e favorendo così un minore consumo energetico.

Fakro | La villa illuminata con i nuovi tunnel

La quantità di luce trasportata all’interno di un edificio, infatti, dipende dall’intensità dell’irraggiamento solare, in relazione all’alternanza giorno notte, e dalle condizioni meteorologiche, ma anche le caratteristiche tecniche del lucernario tubolare possono fare la differenza.

L’esposizione del cupolino superiore posto sulla copertura e le caratteristiche del tubo riflettente (ampiezza, lunghezza, conformazione, riflettanza del materiale interno) sono i principali parametri tecnici che influenzano la quantità di luce naturale trasportata fino al diffusore, situato normalmente sul soffitto.

La gamma di lucernari tubolari

Fakro ha sviluppato una gamma specifica di lucernari tubolari, nei modelli:

  • SR con cupolino piatto e tubo riflettente rigido;
  • SF con cupolino piatto e tubo riflettente flessibile;
  • SRD con cupolino sferico e tubo riflettente rigido;
  • SFD con cupolino sferico e tubo riflettente flessibile, utilizzato nella rinnovata abitazione a Vergaio di Prato.

Nello specifico, il cupolino è composto da un telaio in legno impregnato sottovuoto, dalla cupola trasparente in policarbonato (spessore 3 mm) resistente ai raggi UV e dal raccordo in lamiera d’alluminio (sp. 0,6mm), con finitura esterna “grigio ombra” (RAL 7022). Il raccordo di tenuta integrato elimina il rischio di infiltrazione e rende più rapida l’installazione.

Il tubo riflettente è realizzato in poliestere metallizzato, per garantire la massima riflessione della luce, rinforzato con il filo metallico. Il tunnel flessibile è la soluzione ottimale per adattare il percorso agli ostacoli costruttivi e facilitare l’installazione. La lunghezza massima è pari a 4 m (diametro 350 mm) e a 6 m (diametro 550 mm).

Il diffusore interno è formato da una cornice da vincolare al soffitto, da un elemento prismatico che riflette la luce e da un coperchio in materiale plastico di colore bianco. Nella parte interna del vano è possibile inserire una lampada SLO che funge da corpo illuminante notturno.