Mentre i più anziani si apprestano a combattere l’ennesima battaglia, le giovani leve si buttano nella mischia con coraggio ed entusiasmo per rappresentare il futuro dell’edilizia: il mercato è in discesa, ma nulla li fermerà.
L’illusione è finita e ora inizia la consapevolezza che ha bisogno di nuove, solide basi per continuare a crescere. Nonostante tutto.
Non so da che parte cominciare: se dalle previsioni dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) che prevedono (appunto) per questo 2024 una flessione del 7,4% del mercato delle costruzioni, oppure quelle ancora più funeste del Cresme, soprattutto in ambito ristrutturazione (intorno al -20%) che non saranno pienamente compensate dai lavori del Pnrr, già agonizzante in ambito di coperture finanziarie.
Uno scenario che riflette i balbettii dell’economia reale, del debito pubblico, dell’inflazione e dei costi degli interventi edili, dei ritardi dei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione, che allontana le imprese dai cantieri e che ha anche il merito, se così lo vogliamo dire, di essere diventata ancora più farraginosa di prima (non credevo fosse possibile, eppure si sono superati!).
In questo scenario invero poco incoraggiante mettersi qui seduti a scrivere dei fatti nostri diventa un esercizio piuttosto deprimente. Ma, ovviamente, non ci arrendiamo.
I più anziani del settore si autoconfortano pensando che, in fondo, nella loro lunga carriera hanno superato ben altre calamità, mentre i più giovani sono sorretti da un invidiabile entusiasmo: investono e ci credono, si danno da fare e si inventano mercati e prospettive, come è giusto che sia.
L’unica certezza è che la rivendita edile tradizionale non esiste più. E questo potrebbe anche essere un bene. Ma non riesco ancora a vedere su che cosa possa posare le basi una rivendita moderna e di prospettiva. Naturalmente, a parte tutte quelle azioni di cui parliamo anche troppo spesso: formazione, prodotti alternativi, soluzioni costruttive innovative, edilizia green, e così via.
Mi chiedo, in sostanza, se davvero il mondo abbia la testa, se sia davvero pronto, per stravolgere le consuetudini costruttive radicate da secoli, seppure ampiamente ammodernate negli ultimi decenni da nuovi prodotti e da un modo più coerente e responsabile di costruire.
Perché, a mio avviso (e qui il «modesto» è d’obbligo) il cambiamento reale può avvenire solo come necessità e quindi esperienza collettiva, come un obiettivo da condividere pienamente.
Non bastano un architetto visionario, nemmeno un costruttore lungimirante, tanto meno un’industria fantasiosa e propositrice, un rivenditore mentalmente disponibile, un privato così sensibile alle problematiche ambientali da spendere una fortuna (perché oggi di questo si tratta) per rendere la sua casa supergreen e governata dalla domotica.
Occorrono tutte quante queste cose, ma insieme. Occorrerebbe in sostanza una prospettiva condivisa di filiera, ma come fai a mettere tutti d’accordo?
Inoltre, la lentezza nel cambiamento nel nostro settore è proverbiale e, tanto per dirne una, la pur meritoria e probabilmente necessaria rivoluzione digitale nel settore delle costruzioni in generale rischia di perdere troppa gente per strada.
Peggio per loro, qualcuno potrà obiettare, la modernità non aspetta. Peggio per loro, sì, ma «loro» sono il mercato reale, almeno per il momento. E noi, dopo la sbornia dei bonus, da «loro» dobbiamo ripartire.
Insomma, dobbiamo ridimensionare le aspettative senza perdere un minimo sindacale di entusiasmo per le possibili, speriamo anche probabili, nuove prospettive.
Però il ritorno del mercato reale allontana le illusioni ed è per questo che è importante definire e costruire basi solide anche nel nostro mondo del commercio edile.
È un pezzo che non siamo più solo dei commercianti, ma forse non tutti i clienti reali e potenziali se ne sono ancora accorti, e non è colpa loro. E, forse, anche molti colleghi non si sono ancora resi conto dell’oggettivo valore della loro presenza nel mercato.
Trasformare la distribuzione edile da opzione a priorità, da eventualità a necessità, lo possiamo fare solo noi. E non è un paradosso che la nostra impronta sul mercato dell’edilizia diventi ancora più necessaria proprio perché è iniziata la fisiologica e certamente prevedibile flessione della congiuntura di settore.
Ancora una volta, discorsi eterni che si rincorrono e si rinnovano nell’inevitabile percorso di cambiamento del nostro modo di essere e di proporci.
Se è vero il detto che l’erba del vicino è sempre la più verde, a sentire i numeri snocciolati da Hartmut Goldboom, direttore sviluppo aziendale Hagebau, colosso tedesco della distribuzione edile, al XVII Convegno Nazionale YouTrade, c’è da crederci.
Il gruppo tedesco ha 1.500 punti vendita, 350 aziende socie-azioniste, 6,56 miliardi di euro di volume di fatturazione centrale, 60 anni di esperienza nel commercio di materiali da costruzione, legno e finiture.
Hagebau è stabilmente dentro la top 500 delle aziende tedesche, oltre a essere presente anche in Austria, Svizzera, Lussemburgo, Francia, Belgio, Spagna e Paesi Bassi.
«Dal 1964, anno della fondazione di Hagebau, un altro milestone nella storia dell’azienda è stata la fondazione di Hagebau Austria nel 1995, che è stata poi trasferita alla società madre nel 2012.
Nel 1992 abbiamo sviluppato i primi pacchetti per la vendita nel commercio specializzato. Oggi possiamo dire che abbiamo un alto livello di specializzazione e un risultato operativo leggermente migliore rispetto a chi adotta un approccio generalista», ha spiegato il manager.
«Abbiamo sviluppato il tema del marchio ombrello nel 2022 (strategia commerciale che prevede l’utilizzo del marchio della casa madreper coprire una vasta gamma di prodotti o servizisecondari ndr).
Dal 2019 siamo attivi nel business online con Hagebau Connect, ultimo tassello dello sviluppo aziendale. Abbiamo cercato di rendere la nostra organizzazione allineata per la prossima generazione», ha raccontato il manager, 63 anni, amministratore delegato di Hagebau fino al 2019 e ora responsabile dello sviluppo degli azionisti.
Goldboom fa parte del comitato esecutivo del commercio tedesco di materiali da costruzione, oltre che del comitato consultivo dei clienti dell’azienda tedesca Rockwool e del consiglio di sorveglianza della Baudatenbank.
Commercio specializzato e al dettaglio
Presieduta da Jan Buck-Emden, Hagebau comprende oggi circa 350 azionisti legalmente indipendenti nel commercio al dettaglio e specializzato. Al gruppo sono affiliate più di 1.500 sedi in sette paesi europei.
Le aziende sono franchisee nel settore fai-da-te o case commerciali indipendenti per materiali da costruzione, legno o piastrelle.
Hagebau opera su due binari: il commercio specializzato e la vendita al dettaglio, con negozi di bricolage (Hagebaumarkt), ferramenta (Hagebau kompakt) e dei garden center (Floraland).
«Dei 6,56 miliardi di fatturazione centrale, due terzi proviene dai rivenditori specializzati e un terzo dai negozi di ferramenta e fai-da-te», ha commentato Goldboom.
Hagebau opera attraverso diverse società. HagebauBeratung&Beteiligung è la società di consulenza dell’azienda che si occupa di offrire un supporto non solo in ambito finanziario, ma ancheper uno sviluppo imprenditoriale sostenibile.
Per esempio, affrontando il tema, sempre più sentito anche in Italia, del passaggio generazionale.
«Per non perdere le aziende della nostra rete che non hanno ricambio generazionale, abbiamo l’opportunità di acquistare queste attività imprenditoriali con la nostra società di consulenza e investimento.
Lo facciamo spesso, ma non gestiamo queste aziende direttamente, quindi non entriamo in concorrenza con i nostri azionisti.
In questo processo abbiamo l’opportunità di agire rapidamente con la società di investimento per togliere le aziende dal mercato e poi rivenderle», ha spiegato Goldboom ai partecipanti al Convegno YouTrade.
Altra società del distributore tedesco è quella che si occupa della gestione delle merci, del software e dei serviziper permettere agli azionisti di realizzare il loro core business.
«ConHagebau IT offriamo un sistema di franchising completo e perfettamente funzionante, dotato di un proprio software che può essere utilizzato sia nel canale specializzato che nella vendita al dettaglio. Circa il 70-75% delle nostre vendite viene gestito tramite i nostri sistemi software», ha chiarito il manager.
Goldboom è passato poi a illustrare il ruolo della società di acquisto internazionale Arena, nome che è una sigla per il più grande del settore ferramenta. Fondata nel dicembre 2000 da Hagebau e Itm Enterprises, la società è responsabile del marketing degli appalti internazionali.
«L’attenzione principale è rivolta all’Estremo Oriente, ma sempre più anche all’Europa dell’Est e ai rivenditori specializzati nella logistica», ha ricordato Goldboom.
Logistica e fatturazione centralizzata
La logistica è la specializzazione della società Hagebau Logistik che opera attraverso sei differenti sedi (Burgau, Herten, Neumünster, Schleinitz, Walsrode e Westerkappeln) che organizzano il flusso di merci controllato centralmente, dal fornitore alla sede.
«Fino al 2012 queste sedi logistiche erano di proprietà dei nostri azionisti nelle rispettive regioni. Queste organizzazioni hanno sviluppato una vita propria, una propria gestione, i propri comitati consultivi. Poi abbiamo deciso di sviluppare un concetto logistico nazionale.
A Walsrode, che è il magazzino centrale più recente (costruito tra il 2021 e il 2022 ndr), importiamo e riforniamo sia i negozi di ferramenta e i mercati di materiali da costruzione di Hagebau che i clienti del negozio online Hagebau.de».
In qualità di fornitore di servizi logistici integrati, Hagebau Logistik offre agli azionisti diversi servizi:
Magazzino centrale come fornitore di base: gli azionisti possono ridurre le scorte, lo spazio e i conseguenti costi logistici
Controllo ottimizzato del flusso delle merci: per ogni ordine viene determinata la migliore catena di fornitura, per una consegna rapida ed economica
Elevato livello di servizio: gli azionisti beneficiano di una maggiore frequenza di consegna e di risparmi sui costi attraverso l’ispezione a monte delle merci in entrata
Raggruppamento dei volumi degli ordini e dei flussi di merci: il magazzino centrale offre costi unitari inferiori e può consegnare anche piccole quantità a un prezzo ottimale.
Il modello di business Hagebau si basa sulla fatturazione centralizzata.
«Acquistiamo le merci e le vendiamo alla nostra azienda contemporaneamente sulla stessa fattura.
La nostra azienda gode di un ordine aperto, quindi non esiste alcuna regolamentazione secondo cui una persona può acquistare fino a 100 mila euro, la successiva fino a 5 milioni.
Naturalmente, abbiamo un sistema di controllo molto rigido e, soprattutto, un corrispondente sistema di sicurezza che deve essere rappresentato dagli azionisti», ha spiegato Goldboom.
Congiuntura negativa
Il manager di Hagebau è poi passato a descrivere la situazione del mercato tedesco, a suo parere «a dir poco catastrofica».
Dopo aver mostrato l’andamento e il rapporto dal 1991 al 2024 tra permessi di costruire e costruzioni completate, Goldboom ha commentato: «Siamo tornati nel 2023 ad avere 300 mila permessi di costruire. Quello era l’obiettivo del nostro governo e ora ci stiamo stabilizzando a quel livello, quindi la situazione è davvero drammatica.
Sul totale dei volumi delle costruzioni, stimato in circa 570 miliardi di euro, il 57% riguarda l’edilizia abitativa, che si divide in due segmenti principali: la costruzione di nuovi edifici e la ristrutturazione del patrimonio esistente».
E mentre il nuovo costituisce circa il 29,4% dei cantieri degli ultimi anni, la modernizzazione dell’esistente si prende il restante 70,6%.
«La modernizzazione è l’arte di vendere, è l’arte del servizio. In questo contesto le aziende devono sviluppare il loro carisma per attirare i clienti.
La modernizzazione è guidata anche da un secondo punto: la riluttanza dei privati a investire a causa della difficile situazione globale. Molte persone preferiscono risparmiare i loro soldi per restare al sicuro», ha sottolineato il manager tedesco, riportando poi il caso Volkswagen.
Il colosso automobilistico ha deciso di chiudere tre suoi stabilimenti in Germania, oltre a tagliare personale e stipendi: una decisione che ha scosso profondamente l’opinione pubblica e la politica tedesca.
Crisi del settore edile tedesco
Approfondendo la situazione del mercato tedesco della distribuzione edile, per quanto riguarda il commercio specializzato e la vendita al dettaglio i due principali protagonisti sono Hagebau ed Eurobaustoff «che hanno modelli di business più o meno simili. Eurobaustoff non ha una tale sistematizzazione nella vendita al dettaglio, ha una propria società di logistica che però non è di proprietà dell’organizzazione principale», ha spiegato il manager.
«C’è poi un grande blocco di realtà guidate dalla vendita al dettaglio con due-tre piccoli attori. Proseguendo l’analisi c’è un’alta densità di cooperazione nel settore del legno.
Il nostro volume di acquisti nel legno è di 1 miliardo di euro, quindi abbiamo anche una quota significativa in questo settore con aziende leader.
Ci sono poi alcune piccole cooperative speciali nel settore del cartongesso e nel settore della pittura».
A fronte di un mercato così sfaccettato, quali sono stati gli effetti della crisi innescata dalla pandemia di coronavirus fino ad arrivare alle conseguenze della crisi ucraina?
L’industria dei materiali da costruzione ha beneficiato fino al 2020 dell’eccellente sviluppo del settore edile. La pressione sugli utili è stata spesso compensata dall’aumento delle vendite, dall’aumento dei prezzi e dall’aumento della produttività.
«Il coronavirus è stato il grande sconosciuto. In Germania è stato un vero stimolo per l’industria, è stato incredibile. C’erano aziende con problemi di successione che non hanno venduto perché non avevano mai guadagnato così tanti soldi come durante il covid. È poi emersa l’intera questione dell’energia con la guerra in Ucraina», ha raccontato Goldboom.
E ha proseguito: «Le costruzioni hanno un impatto fondamentale per l’economia nel suo complesso. La crisi delle costruzioni è legata alla crisi di domanda di forza lavoro, a uno sviluppo demografico controproducente e ai gas serra che rappresentano un ulteriore freno alla crescita».
Il declino del settore edile porta anche all’erosione dei prezzi nel settore industriale. Le possibilità di aumentare la produttività sono state spesso esaurite.
Le crisi innescata dal coronavirus e dalla guerra in Ucraina stanno ulteriormente accentuando gli effetti negativi sul settore edile e da parte dell’industria si è creata una pressione brutale sui risultati.
«In Germania mancano più di 700 mila appartamenti. La crisi edilizia mette oltre 300 mila posti di lavoro a rischio, una mancanza di circa 25 miliardi di entrate fiscali», ha elencato Goldboom.
Ricambio generazionale
Un’altra criticità è il tema della successione: «Rendere le aziende adatte alla prossima generazione è una delle sfide più grandi che i proprietari devono superare oggi. Delle 350 aziende socie di Hagebau, circa 100-120 non ha nessuna successione regolamentata. Questo è un vero tallone d’Achille per l’organizzazione.
Certo si può compensare con nuove acquisizioni, ma non serve a nulla se poi queste aziende muoiono alla base. Secondo il vecchio metodo «La struttura segue la strategia», ma oggi la cultura si mangia la strategia.
È in atto un profondo processo di cambiamento culturale. Le persone hanno un rapporto completamente diverso con il mondo del lavoro. C’è bisogno di nuovi modelli e questo significa chiedersi come posizionare la propria azienda con successo in futuro», ha chiosato il manager.
Quindi quale strategia mettere in campo per allinearsi a un mercato che cambia? «Come rivenditori siamo solitamente limitati a pensare in termini di prezzo di vendita», ha affermato Goldboom.
«Ciò che invece possiamo influenzare sono i processi, i livelli di relazione, il servizio. Questa deve essere la prospettiva del commercio al dettaglio nei prossimi anni. Un approccio, che deve essere comune anche all’industria, per riqualificare la catena economica e ripensarla.
La nostra raccomandazione è quella di creare processi interessanti, veloci ed efficienti, con i costi variabili più bassi, considerando che: le imprese di medie dimensioni hanno un enorme potenziale di crescita digitale; i vertici decisionali e i dipendenti devono rispondere in modo radicale ai desideri dei loro clienti; l’orientamento al cliente deve essere la massima priorità.
Come nello sport, anticipare le mosse dell’avversario, come il grande Dino Zoff, è alla base di una strategia per un successo duraturo».
Nel mercato immobiliare in Italia, c’è un’unità immobiliare ogni 1,6 italiani. Eppure, centri come Milano e Roma sono in emergenza abitativa. Intanto, la popolazione diminuisce e invecchia. Così edifici e servizi sono da riprogettare.
Dove va l’edilizia? Spesso chi si occupa di strategie, analisi e previsioni si ferma a considerarne l’aspetto tecnico (nuovi materiali, sistemi costruttivi), o quello economico-normativo (incentivi fiscali, leggi green, regolamenti edilizi).
C’è, però, un altro aspetto non meno importante di cui tenere conto: il cliente. Cioè il mercato immobiliare e le sue dinamiche di fondo.
Sono diversi i fattori che condizionano il rapporto tra domanda e offerta. Uno è, ovviamente, la disponibilità economica delle famiglie, in parte influenzata dal livello dei tassi bancari, che si ripercuotono sul costo dei mutui.
Un altro fattore è ancora più basico: l’influenza della demografia e delle mutazioni sociali sul rapporto tra patrimonio immobiliare esistente e richiesta di alloggi. Non è, però, un aspetto semplice da considerare.
Mercato immobiliare in Italia
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Tra speranza e preoccupazione. Tra euforia e delusione. Tra curiosità e prudenza. Il XVII Convegno YouTrade che si è tenuto a Villa Quaranta, location veronese sede ormai tradizionale dell’evento, ha raccolto gli umori del popolo dell’edilizia, a partire dai distributori di materiali (e servizi, non bisogna dimenticarlo).
Ad alternarsi nella mente e nello spirito degli oltre 400partecipanti, un record, sono state le incertezze, ma anche i propositi, della nuova fase che interessa il settore.
Con il bonus-cidio commesso dal governo, certamente senza dimenticare le ragioni logiche della decisione (anche se meno razionale è stata la strategia dello stop a singhiozzo), il mondo dell’edilizia si interroga sul domani. Che, con tutta probabilità, non significa un ritorno pari-pari agli anni ante superbonus.
Perché, nel frattempo, le cose sono cambiate. È mutato il quadro geopolitico che, anche se è ignorato nel business di tutti i giorni, rimane un fattore di influenza sul mercato.
Sono cambiati i materiali, le tecnologie e i modelli organizzativi, saliti inevitabilmente su un livello più alto. E non sono gli stessi neppure gli attori sul mercato, trasformati nelle aspettative oltre che per il fatturato.
Quale rivenditore può sinceramente affermare di essere tale e quale lo stesso imprenditore del 2019, se si escludono le generalità anagrafiche?
Il XVII Convegno YouTrade
L’esperienza, inevitabilmente, porta a nuove scelte. Una di queste è quella che ha focalizzato l’attenzione dei relatori e della platea: come comportarsi di fronte a un mercato che si concentra? L’aggregazione è un’opzione vincente? E, nel caso, con quale modello?
Consorzi, gruppi, multipoint, aziende coagulanti, imprese in pieno orgasmo da shopping: le opzioni sul tappeto sono molte. Ma non sono tutte sono adatte per tutti. Insomma, quale strada intraprendere?
Interrogativi strategici che, per questo, hanno incollato alla sedia i partecipanti in una maratona di informazioni sino al primo pomeriggio, quando è scattata l’ora del light lunch e, per una buona parte degli iscritti, quella del learning party: una nuova formula introdotta da Virginia Gambino Editore per rendere utile anche il tempo trascorso a tavola. Cinque desk hanno raccolto altrettanti esperti, che hanno dialogato con i partecipanti tra una portata e l’altra.
Hartmut Goldboom e i distributori italiani
Di argomenti di discussione, d’altra parte, durante il convegno ce ne sono stati parecchi. A cominciare dalla testimonianza portata da Hartmut Goldboom, direttore sviluppo aziendale del colosso tedesco Hagebau.
La sua descrizione dell’azienda, che ha oltre 3 miliardi di fatturato e 350 soci, è stata seguita con attenzione grazie al servizio di traduzione simultanea.
Non solo: il manager è stato chiamato a dialogare con i distributori italiani, ai quali non ha fatto mancare consigli e giudizi. Perché, come sempre, il Convegno YouTrade ha messo in primo piano la voce del mondo del commercio edile con un talk show particolarmente fitto.
Sul palco, a parlare delle loro strategie, dell’appeal dei diversi sistemi distributivi e delle prospettive per il settore, sono stati chiamati rappresentanti di gruppi e consorzi, grandi multipoint e singoli imprenditori come Gianluca Bellini (direttore generale del Gruppo Made), Matteo Camillini (direttore di Bigmat Italia), Enrico Adinolfi (direttore del Consorzio Dec), Federico Nessi (ad di Eternoo), Marco Orsolini (direzione commerciale di Orsolini), Gianluca Zanutta (ad Zanutta), Raffaele Cerrone (titolare di Edilegno), Claudio Eustacchi (Ceo di Edilcasa Caccamo) e Claudio Orazi (titolare di Foredil).
Un confronto durato quasi un’ora, ma che avrebbe potuto prolungarsi ancora per molto, data la tanta carne al fuoco.
Le previsioni
Nell’evento veronese non è mancato, poi, il consueto appuntamento con le previsioni sull’andamento del settore curate dal coordinatore del Centro Studi YouTradeFederico Della Puppa, preceduto dalla fotografia congiunturale e concluso con una sintesi della top 50 della distribuzione, la classifica (anticipata sul numero di ottobre di YouTrade), che sarà ulteriormente estesa e completata nella prossima pubblicazione dei Bilanci delle Costruzioni.
Il XVII Convegno YouTrade alterna relazioni sui temi centrali per la vita delle imprese con l’analisi del sentiment degli operatori. È questo lo scopo dell’instant poll, che ha sondato le opinioni dei presenti.
Gli argomenti proposti comprendevano le previsioni sul business e le strategie per affrontare la nuova fase: ne è emerso un quadro in bianco e nero, con idee chiare su alcuni aspetti, un po’ fumose su altri.
I lavori del Convegno, infine, si sono concentrati sulle relazioni di Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano, che si è focalizzato sulle inevitabili scelte che legano la gestione imprenditoriale con la tecnologia, e di Alberto Bubbio, professore associato di Economia Aziendale e responsabile del corso di Programmazione e Controllo presso l’Università Cattaneo-Liuc, che ha affrontato il delicato argomento del passaggio generazionale.
I produttori
Infine, è stata la volta dei produttori, con un talk show che è si è trasformato in un ping pong a distanza con i distributori negli interventi di Stefano Roncan (sales & marketing director di Heidelberg Materials Italia), Bruno Broccanello (ad di Soprema Italia), Simone Lorenzi (direttore vendite Nord Italia di Fassa), Stefano Grandicelli (amministratore di Starplast), Gian Domenico Giovannini (ad di Laterlite) e Filippo Vergani (direttore vendite Nord Italia di Dierre). Appuntamento al 2025.
Laterlite riunisce sotto un solo marchio la realtà dei suoi sei brands: Leca, CentroStorico, LecaBlocco, GrasCalce, RureGold e PreMix.
A 60 anni dalla sua nascita e dopo l’acquisizione di LecaSistemi (1990), Ruregold (2019), Gras Calce (2021) e Premix (2023), nel gennaio 2022 si è concretizzata la fusione per incorporazione di tutte le società in Laterlite spa con l’obiettivo di sviluppare sinergie produttive, logistiche e commerciali con prodotti e servizi a supporto della progettazione, dei cantieri e della distribuzione di materiali edili per il mercato della ristrutturazione e della nuova costruzione.
La società, con sede in provincia di Parma, porta sul mercato un’operazione di rebranding e una nuova strategia comunicativa che prevede un nuovo marchio per Laterlite e per i suoi sei marchi.
Gli obiettivi del rebranding edile
Sono quattro gli obiettivi dell’azienda alla base della strategia di rebranding: il primo riguadra la capacità di promuovere e comunicarela nuova realtà costituita da una sola azienda, Laterlite, proprietaria dei sei brand (Leca, CentroStorico, LecaBlocco, GrasCalce, RureGold e PreMix), che operano sul mercato dell’edilizia e delle infrastrutture in stretta sinergia commerciale e con un marketing dedicato e coerente.
Il secondo traguardo è mantenere e sottolineare le identità dei sei marchi, ciascuno leader nel proprio settore di riferimento, come veri e propri incubatori del know-how aziendale.
Altro obiettivo è ridefinire la vision e la mission della società, sia in funzione dell’attuale configurazione sia nell’ottica di futuri sviluppi, rafforzandone l’immagine e le sinergie tra i brand grazie a una nuova immagine coordinata.
Infine, l’azienda mira a promuovere e sviluppare soluzioni complete e sostenibili, per il mercato della ristrutturazione e della nuova costruzione.
Nell’implementazione di questa strategia di riposizionamento Laterlite affiancherà ai valori di qualità e concretezza, che da sempre identificano i suoi marchi e soluzioni, una nuova comunicazione volta a sottolineare due concetti: sicurezza e soluzioni complete, per testimoniare l’evoluzione della realtà Laterlite sul mercato quale partner dal solido know-how e dalle avanzate competenze.
I loghi delle sei realtà in Laterlite
Il payoff
La nuova identità di Laterlite è espressa dal payoff«Le tue soluzioni per costruire», a sottolineare la vicinanza alle esigenze dei propri clienti grazie a una gamma di soluzioni complete, affidabili e sostenibili.
In quest’ottica ogni brand, con un logo ridisegnato, ma coerente con la propria personalità e autonomia, vedrà sempre più sottolineata la sua appartenenza al master brand Laterlite anche a livello grafico, come spiegano Gian Domenico Giovannini e Luca Beligni.
Quali risultati pensate di ottenere a medio termine?
Significative sinergie a livello tecnico e commerciale, grazie alle opportunità offerte dalla migliore integrazione dalle proposte dei sei brand, oltre che logistico assicurato dalle disponibilità dei prodotti presenti negli impianti e nei depositi Laterlite.
La chiarezza della proposta unica Laterlite, con la rinnovata identità grafica e la sicurezza e forza del marchio, ci permetteranno di soddisfare con maggiore efficacia le esigenze del mercato sempre più orientate a soluzioni integrate sicure e di qualità.
Avete in programma delle attività di comunicazione verso i distributori?
Certamente sì: il prossimo 9 ottobre abbiamo organizzato un evento specifico, presso la sede della Dallara Academy a Varano dé Melegari (Parma), dal titolo Rebranding Laterlite, per festeggiare il nostro 60esimo anniversario e guardare al futuro insieme.
Sarà un momento di condivisione e convivialità, insieme ai nostri migliori clienti e funzionari marketing-commerciali, che inizierà con una presentazione delle strategie aziendali e degli obiettivi del rebranding e si concluderà con la visita della Factory Dallara e della rampa espositiva delle auto che hanno segnato la storia di Dallara.
Quali sono stati i passi che avete compiuto per il rebranding?
Siamo partiti dall’analisi di Laterlite alla luce delle recenti acquisizioni, del suo posizionamento sul mercato anche a confronto con i principali competitors di riferimento.
Abbiamo quindi ridefinito l’architettura di marca che lega Laterlite ai suoi brand, individuato alcuni valori chiave identificativi per il futuro di Laterlite, creata la strategia e il nuovo posizionamento aziendale.
Il tutto attraverso la nuova immagine e identità grafica, sottolineata dal nuovo logo Laterlite e dei sei brand, che sarà comunicata al mercato con specifiche campagne di marketing sia online che offline insieme a strumenti di visibilità sul punto vendita dei distributori di materiale edile.
Basf espande la capacità produttiva di Neopor di 50.000 tonnellate l’anno presso il sito di Ludwigshafen (Germania) per soddisfare la crescente domanda di mercato di materiali isolanti. L’avvio dei nuovi impianti produttivi è previsto per l’inizio del 2027.
Neopor è un granulato di polistirene espandibile (EPS) contenente grafite principalmente impiegato come materia prima per la produzione di materiali isolanti ad alta efficienza energetica per il sistema cappotto, in edilizia.
La grafite conferisce al materiale il tipico colore grigio e ne migliora le prestazioni di isolamento fino al +30% rispetto ad EPS bianco privo di grafite.
«In base al metodo BASF di valutazione della sostenibilità TripleS (Sustainable Solution Steering), Neopor è classificato come Pioneer, cioè di categoria top, e fa parte delle nostre “Sustainable-Future Solutions», ha commentato Stephan Kothrade, membro del Consiglio di amministrazione e Chief Technology Officer di BASF SE. «Vogliamo continuare ad essere l’azienda chimica di riferimento e contribuire alla trasformazione verde dei nostri clienti. In quest’ottica, Neopor è un ottimo esempio per raggiungere l’obiettivo».
Domanda di materiali isolanti in crescita
Per i prossimi anni, BASF prevede un significativo aumento della domanda di materiali per le ristrutturazioni di edifici ad alta efficienza energetica.
L’Unione Europea vuole rendere il settore edilizio europeo climaticamente neutrale, entro il 2050. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, l’attuazione della Direttiva Europea sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD) in tutti gli Stati membri impone il rispetto di requisiti stringenti.
«Una copertura ben isolata è essenziale per ridurre le emissioni di gas serra e raggiungere gli obiettivi climatici. È anche un prerequisito per un uso efficace dei più moderni sistemi di riscaldamento. I nostri materiali isolanti in EPS svolgono un ruolo centrale in questo senso», ha aggiunto Klaus Ries, Head of Business Management Styrenics Europe di BASF.
«Nel loro ciclo di vita, essi riducono significativamente le emissioni di CO2 e il consumo di energia per riscaldamento e raffreddamento dell’edificio. Oltre a risultare vantaggioso per il clima, ciò consente anche di risparmiare sui costi energetici. Neopor è uno dei materiali isolanti più eco-efficienti: offre eccellenti valori di isolamento, è facile da lavorare, economico e riciclabile».
Sostenibilità
Già nella forma tradizionale, i materiali isolanti in Neopor offrono un contributo significativo all’edilizia sostenibile. Con Neopor BMB e Neopor Myclide, BASF porta sul mercato nuovi prodotti con profili di sostenibilità ulteriormente ottimizzati.
Neopor BMB ha un’impronta di CO2 significativamente ridotta rispetto al Neopor classico. Per la sua produzione, infatti, le materie prime fossili vengono sostituite con una quantità corrispondenti di materie prime rinnovabili. L’allocazione della quota di materie prime rinnovabili al prodotto secondo l’approccio del bilanciamento di massa è certificata in modo indipendente da REDcert2.1
Nella produzione di Neopor F5 Mcycled sono i rifiuti in EPS riciclati meccanicamente ad essere parzialmente utilizzati come materia prime. Sia il materiale riciclato utilizzato che le materie prime isolanti sono certificati REDcert2.2
Oltre a ridurre le emissioni di CO2 generate durante l’uso dell’edificio, l’impiego di Neopor BMB e Neopor Mcycled abbassa anche l’impronta di CO2 dell’edificio stesso, mantenendo le medesime qualità e l’effetto isolante ottimizzato di Neopor classico.
Si è spento a 84 anni Franco Vantaggi: è stato direttore di Confindustria Ceramica dal gennaio 1996 al giugno 2008, dopo aver diretto per vent’anni l’area sindacale di Assopiastrelle. “Ci ha lasciato una figura di primo piano del distretto ceramico: vogliamo rivolgere un saluto affettuoso e un grazie al grande direttore Franco Vantaggi, che ha saputo guidare Confindustria Ceramica (già Assopiastrelle) con lungimiranza e saggezza, accompagnando lo sviluppo di un settore straordinario, intessendo ottime relazioni con gli associati, i rappresenti della filiera ceramica, il mondo politico e istituzionale, sempre con quella affabilità e arguzia che hanno profondamente caratterizzato il suo percorso professionale”. Così il presidente Paolo Lamberti, il direttore generale Gian Paolo Crasta e tutto il consiglio Direttivo di Acimac ricordano l’ex direttore di Confindustria Ceramica Franco Vantaggi, stringendosi intorno alla famiglia e a tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato.
Il settore delle costruzioni continua a performare in modo più positivo rispetto all’industria. E le aspettative, visti gli indici del mercato delle costruzioni a ottobre 2024, sono rosee.
Aottobre gli indicatori delle attese dei mercati mostrano un andamento in ripresa in molti indici, sia congiunturali sia di tendenza per i prossimi mesi: un dato positivo dopo il rallentamento dei mesi precedenti.
Questa dinamica per la prima volta non interessa solo l’Italia, ma investe anche i Paesi europei, con un trend migliore in quelli dell’Area euro, anche se i valori rimangono comunque al di sotto della soglia dello zero che, ricordiamo, è la soglia che identifica la parità tra intervistati che vedono il mercato in flessione e quelli che invece lo stimano in crescita.
In ripresa la fiducia delle imprese, sia a livello nazionale che Europeo. Fonte: elaborazione Centro Studio YouTrade su dati Eurostat.
Aspettative positive dunque, che portano i Paesi dell’Area euro verso la soglia di -5 punti percentuali, contro un valore nazionale che, grazie alla ripresa di settembre, si colloca a quasi +6 punti percentuali.
Il divario è dunque di 11 punti tra la fiducia a livello europeo e quella nazionale, che a ottobre si colloca ai valori più alti del 2024.
Nonostante sia definitivamente finita la stagione del superbonus 110%, le aspettative delle imprese, traguardate certamente sulle anticipazioni dei bonus per le ristrutturazioni che, secondo le anticipazioni del Governo, dovrebbero comunque confermare la detrazione fiscale del 50% per le prime case, sono pertanto positive, spinte anche dall’avvio dei lavori del Pnrr, che finalmente fa sentire il suo peso sull’economia, e danno un segnale in controtendenza rispetto agli altri settori produttivi, in particolare quello dell’industria.
A livello nazionale il confronto tra gli indicatori relativi alla fiducia dei vari settori economici presenta una ripresa per i settori del commercio e delle costruzioni, in particolare con quest’ultimo settore in forte ripresa.
A ottobre in ripresa la fiducia di costruzioni, commercio e consumatori. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat.
Al contrario, servizi e industria frenano, con l’indicatore dell’industria che prosegue a registrare una flessione certamente dipendente dalla crisi tedesca e, in generale, da quella dell’automotive, crisi che impatta in modo consistente su alcuni settori produttivi a livello nazionale.
Prosegue la ripresa, dopo il rallentamento di agosto, della fiducia dei consumatori, che tuttavia rimane ancora su valori negativi, pari a -15 punti percentuali, riportandosi ai valori medi di inizio anno.
Valori che esprimono un sentiment di sfiducia rispetto al quadro di instabilità internazionale, mentre a livello nazionale evidenzia le attese di rallentamento del Pil.
Il settore delle costruzioni, in questo quadro, è in controtendenza in questi ultimi due mesi, con gli indicatori anticipatori relativi alle prospettive legate all’occupazione e all’andamento degli ordini e dei piani di costruzione delle imprese che evidenziano un recupero che porta il valore relativo all’occupazione nella piena media del 2024, a +8,6 punti percentuali, e con le aspettative rispetto a ordini e piani di costruzione a +5,2 punti percentuali.
Rimbalzo positivo per l’occupazione attesa nei prossimi 3 mesi, in ripresa anche gli ordini. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat.
Si è dunque verificato quel rimbalzo tendenziale positivo del quale avevamo ipotizzato l’andamento lo scorso mese, un segnale che andrà poi visto con i prossimi dati di novembre e dicembre.
In questo quadro complessivo, e con l’aggiornamento più recente del livello della produzione edilizia, dato che Istat ha aggiornato al mese di agosto, emerge come il settore delle costruzioni, nonostante l’andamento altalenante del 2024, mostra oggi un livello produttivo superiore a +36 punti percentuali rispetto a quello della media del 2021, anno in cui gli incentivi relativi al superbonus hanno dato una spinta notevole al settore.
Calo fisiologico della produzione ad agosto, che mantiene tuttavia la media annua a +36 punti percentuali sul 2021. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat.
Si attendono, per ovvi motivi, i dati aggiornati ai mesi più recenti, al fine di monitorare con più precisione l’andamento della produzione, in quanto il mese di agosto è notoriamente un periodo di rallentamento dell’attività edilizia, in modo particolare quest’anno a causa del clima poco favorevole.
A livello di inflazione, anche se a ottobre si registra una leggera ripresa, nell’ordine di +0,2 punti percentuali, l’inflazione rimane sotto controllo e comunque al di sotto dell’1%.
Un dato che si presenta dunque comunque positivo, anche se dovremo attendere i prossimi mesi per verificare se il rimbalzo è tecnico oppure congiunturale e di tendenza.
La lieve accelerazione del tasso d’inflazione riflette principalmente l’andamento dei prezzi dei Beni alimentari, sia lavorati (da +1,5% a +2,0%) sia non lavorati (da +0,3% a +3,3%) e, in misura minore, l’attenuazione della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -11,0% a -10,2%).
Inflazione in leggera ripresa allo 0,9% a ottobre, ma sempre sotto controllo. Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Istat.
Un sostegno alla dinamica dei prezzi si deve anche all’aumento del ritmo di crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +2,8%).
Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla decisa decelerazione dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +10,4% a +2,0%) e dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,0% a +3,6%).
Nel mese di ottobre l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +1,8% e quella al netto dei soli beni energetici accelera a +1,9% (da +1,7%).
La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra una flessione meno ampia rispetto al mese precedente (da –0,9% a –0,5%) e quella dei servizi risulta in decelerazione (da +2,8% a +2,6%).
Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si riduce, portandosi a +3,1 punti percentuali (dai +3,7 di settembre).
La stabilità sul piano congiunturale dell’indice generale risente delle dinamiche opposte di diverse componenti: da una parte, la crescita dei prezzi Beni energetici regolamentati (+5,2%), dei Beni alimentari non lavorati (+2,7%) e lavorati (+0,6%) e dei Servizi vari (+0,4%); dall’altra, la diminuzione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,3%) e dei Beni energetici non regolamentati (-1,0%).
L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +1,0% per l’indice generale e a +2,0% per la componente di fondo.
Nel settore degli acquisti immobiliari il notaio può sbagliare, per esempio non menzionando gli abusi edilizi nell’atto di compravendita.
La legge (articolo 46 del decreto presidente della Repubblica 380/2001, il cosiddetto Testo Unico dell’Edilizia) vieta la vendita di un immobile abusivo. Ciò vale sia per le compravendite sia per le donazioni, non anche per le successioni ereditarie.
Sebbene la norma sembri impedire qualsiasi tipo di compravendita se il bene presenta qualche irregolarità sotto il profilo urbanistico, secondo la sentenza 8230/2019 delle Sezioni Unite, l’atto non è nullo se vengono comunque menzionati gli estremi del titolo edilizio e delle autorizzazioni comunali: in altre parole, il rogito deve contenere il cosiddetto permesso di costruire o il permesso in sanatoria.
Quindi, la legge impone una dichiarazione scritta di chi cede l’immobile, che deve essere contenuta nell’atto di compravendita: l’assenza di tale menzione rende nullo l’atto, nullità che può essere fatta valere giudizialmente senza limiti di tempo.
Pertanto, nel rispetto di tale condizione, e sempre che il venditore informi l’acquirente della presenza dell’abuso, è possibile vendere una casa con un abuso edilizio al suo interno.
In altri termini, secondo le Sezioni Unite della Cassazione, la vendita di un immobile con un abuso edilizio al suo interno non è nulla se l’atto menziona il titolo edilizio, anche se poi, di fatto, la casa presenta al suo interno delle irregolarità.
L’orientamento della più recente giurisprudenza, particolarmente garantista, tende a escludere la responsabilità del notaio che non avvisa l’acquirente della presenza di abusi edilizi o che non effettua i controlli sull’immobile o al catasto.
La funzione del notaio, secondo la Cassazione, è solo quella di essere l’autore dell’atto pubblico di compravendita: non è invece un incaricato alla concreta verificazione della veridicità delle dichiarazioni del venditore che confluiranno nel contratto.
Pertanto, il notaio non è neppure penalmente responsabile per il rogito dell’immobile abusivo se il venditore dichiara il falso.
La domanda che si fanno gli operatori della filiera dell’edilizia è semplice: che ne sarà della direttiva Case Green europea?
Perché la prospettiva di una riqualificazione del parco immobiliare italiano più obsoleto è una buona prospettiva per l’ambiente, ma anche per il business di chi produce o vende i materiali necessari.
Basti ricordare che in Italia il 55% del residenziale è stato costruito prima del 1970 e un quarto prima del 1945.
Ci sono milioni di case ancora da efficientare. Non è un segreto, però, che il governo italiano è contrario a questa prospettiva, anche se la direttiva europea al momento non sembra in discussione e, quindi, si tratta di capire come metterla in pratica. Certo, dopo il superbonus una nuova maxi spesa pubblica non è ipotizzabile.
Allo stesso tempo, negare il problema e nascondere la testa sotto la sabbia è una pratica da struzzo più che da governo. Meglio sarebbe sedersi tutti attorno a un tavolo, politici, imprese, sindacati, e discutere qual è la strada migliore per arrivare al traguardo.
Per esempio, con una pianificazione pluriennale e con tetti di spesa annui, che siano sostenibili per il bilancio dello Stato. Ancora: l’esperienza del 110% insegna che è necessaria una politica di controllo dei prezzi, per evitare la corsa dei listini.
Inoltre, da sempre gli operatori chiedono tempi certi e regole non mutevoli come una nuvola a primavera: tutto il contrario di quanto ha fatto il governo con il superbonus nei suoi due anni. Lungimiranza vorrebbe che fossero coinvolti tutti i segmenti della filiera. Per esempio, con opzioni per facilitare l’azione di Esco, utility, operatori energetici, general contractor, che possono offrire competenza e risorse finanziarie.
Anche se i proprietari di immobili sono generalmente contrari, occorre una mappa e una patente degli edifici e della loro relativa classe energetica: gli interventi andrebbero concentrati su quelli più malconci.
Se l’obiettivo della direttiva è migliorare la classe energetica, può anche essere una buona idea concepire interventi di portata e di tipo diverso che portino allo stesso risultato, senza eccessivi paletti.
Infine, i bonus di per sé non sono un danno per il bilancio dello Stato se sono indirizzati e riservati a chi ne ha effettivamente bisogno: gli incentivi, insomma, dovrebbero seguire un criterio di progressività.
Il Pnrr è un toccasana per il settore delle costruzioni. Ma bisogna anche aggiungere che cammina su una corsia preferenziale, anche se non mancano i ritardi. Il Piano di resilienza, però, non è l’unico motore per gli appalti. Che sono di fronte a un paradosso: il nuovo Codice degli appalti, che è stato presentato in pompa magna come un turbo capace di liberare da lacci e lacciuoli imprese e amministratori pubblici sembra essere in realtà un grande boomerang.
A un anno di distanza dalla presentazione del Codice da parte del ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini, l’Anac ha presentato il bilancio. Disastroso. In breve: invece di essere un incentivo, il Codice ha fatto crollare le gare per le opere pubbliche.
I numeri dell’Authority hanno considerato tutte le procedure oltre i 40 mila euro. Risultato: dal luglio 2022 al 30 giugno 2023 (cioè prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice), sono state perfezionate 291.151 procedure di appalto per 324,23miliardi.
Invece, da luglio 2023 (quando sono entrate in vigore le nuove regole) al 30 giugno 2024 le procedure sono scese a 263.492 per 220,53 miliardi di euro.
In percentuale la caduta è del 32%. E coinvolge tutte le categorie, servizi, lavori e forniture. Non solo: se si misura per valore, la perdita è stata 49%, da 114,837 miliardi a 58,89 miliardi.
Secondo l’analisi dell’Anac, tutto il settore degli appalti ha sofferto le nuove regole cha avrebbero dovuto agevolarlo: -22% per le forniture e -24% per i servizi.
In tutto questo bisogna aggiungere la quota del monte degli appalti del Pnrr: il totale valeva tra luglio 2022 e fine giugno 2023 64 miliardi, 12 mesi dopo, si ridimensiona a 27 miliardi, cioè -58% perso in un anno.
La quota maggiore persa per valore è imputabile al settore dei lavori che hanno lasciato il 65% della ricchezza accumulata nell’anno precedente.
Per amore di verità bisogna anche aggiungere che la flessione è anche il frutto del boom che ha preceduto l’entrata in vigore delle nuove regole: imprese e amministratori hanno cercato di precedere l’entrata in vigore del nuovo Codice. Ma, anche questo dovrebbe far riflettere.
Siamo arrivati alla vigilia di un nuovo capitolo: la lattoneria ha deciso di ripensarsi, di guardare al futuro, di fare i conti con le proprie aspirazioni, ma anche con la realtà della produzione, della formazione e dell’installazione.
Teatro di tutto questo è il Primo ConvegnoNazionale dei Lattonieri, in programma venerdì 6 dicembre, a partire dalle ore 9.30, e, con cena di business la sera precedente, giovedì 5 dicembre, a partire dalle ore 19, a Villa Quaranta (VR). E i temi dell’evento, organizzato da Virginia Gambino Editore per Pile, sono pubblicati ora sul nuovo numero di Lattoneria, la rivista di riferimento della categoria.
Un settore che, tra l’altro, ha anche un altro appuntamento fieristico in vista: Caseitaly Expo, organizzato alla Fiera di Bergamo dal 12 al 14 febbraio del nuovo anno, che ormai è alle porte. L’appuntamento, che coinvolgerà tutto il mondo dell’involucro, ha già ottenuto numerose adesioni. E anche questo evento è trattato sulle pagine della rivista.
Il periodico sul nuovo numero pubblica anche un interessante approfondimento su uno dei trend che coinvolge i professionisti del metallo: l’applicazione dei pannelli fotovoltaici, croce e delizia per gli installatori, alle prese con norme, tecniche e misure di sicurezza non sempre usuali.
La rivista, inoltre, pubblica uno speciale dedicato a uno dei cavalli di battaglia del settore: il tetto aggraffato. Storie di imprese, materiali e soluzioni innovative sono al centro degli articoli dedicati a questa importante attività.
Il punto sulla congiuntura, le previsioni per il 2025. E, ancora, il trend di aggregazione nel mondo della distribuzione edile, l’avvento di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, la gestione del passaggio generazionale, le strategie dei produttori, senza dimenticare l’esito dell’instant poll tra i 400 partecipanti al XVII Convegno Nazionale YouTrade: ora online sono disponibili il reportage fotografico e tutti i video dell’evento.
Consegna dei premi, cena di business, partecipanti, interventi, relatori: tutto il XVII Convegno Nazionale YouTrade, minuto per minuto, è ora accessibile sul sito youtradeweb.com.
Potete trovare il reportage fotografico, con i momenti clou dell’evento fissati in immagini.
Sono anche disponibili cronologicamente i video con gli interventi del convegno e le video interviste alle aziende sponsor.
Villa Quaranta, sede scelta per il congresso di Anit
Il 21 e il 22 novembre 2024, presso Villa Quaranta a Ospedaletto di Pescantina (Vr), si terrà il 6° Congresso nazionale Anit, evento che celebra il 40° anniversario dell’associazione. Il congresso è dedicato ai professionisti del settore, che potranno entrare in contatto diretto con lo staff Anit, i referenti delle 33 aziende associate e relatori di spicco.
Due giornate di lavori
L’evento si svolgerà in due giornate: la prima prevede sei sessioni moderate da esperti Anit, in cui i maggiori specialisti italiani affronteranno temi di efficienza energetica, acustica edilizia, sostenibilità, materiali isolanti, sicurezza al fuoco e Pnrr.
La seconda giornata ospiterà una tavola rotonda, moderata da Maurizio Melis, giornalista scientifico di Radio 24, con temi quali “Passato, presente e futuro per l’efficienza energetica e l’acustica edilizia” e le riflessioni sull’eredità del Bonus 110%, con esponenti del mondo delle imprese e delle costruzioni, oltre a una discussione sulle competenze richieste al progettista del 2030
La cena sociale
L’evento si concluderà con la cena sociale del 21 novembre, un’opportunità informale di networking e scambio di esperienze tra i partecipanti. Le iscrizioni chiudono alle ore 12.00 del 7 novembre 2024. Per ulteriori informazioni e per registrarsi, visitare il sito:https://bit.ly/congressoanit2024.