Cresme: non bastano i bonus per l’efficienza

    «L’efficienza energetica del patrimonio immobiliare esistente è all’ordine del giorno nei processi di riqualificazione edilizia». Il rapporto del Cresme intitolato Ristrutturazione Edilizia Riqualificazione Energetica Rigenerazione Urbana punta il dito sulla necessità di intervenire sul partrimonio edilizio. «È vero che sono state poste le basi per stimolare questo processo in particolare attraverso il prolungamento e il potenziamento dell’incentivazione fiscale; ma, nonostante la manovra incentivante abbia dato luogo a risultati positivi, l’Unione  Europea, attraverso la Direttiva 2012/27/UE fissa una serie di rilevanti misure per l’efficientamento energetico. L’Italia, come gli altri Stati membri, deve adottare a brevissimo termine, una strategia nazionale per mobilitare investimenti nella riqualificazione del patrimonio edilizio al fine di rispettare gli obbiettivi posti», ha spiegato Lorenzo Bellicini (foto), direttore del Cresme. «È certo che il presupposto alla base di una efficace strategia deve necessariamente essere la conoscenza delle quantità, delle caratteristiche, dei consumi energetici dei 12,5 milioni di edifici e dei relativi 35 milioni di unità immobiliari che ne fanno parte. Abitazioni, scuole, uffici, negozi eccetera. Il contributo presentato a riuso è anche questo: quanto potrebbe costare e quale riduzione dei  consumi può risultare se venissero fatti adeguati interventi di efficientamento su quegli edifici più energivori? Cosa significa aggredire i consumi termici e quelli elettrici? Per esempio i complessivi 4.300 GWh degli edifici per uffici pubblici, i 9.600 GWh delle scuole, i 319.000 GWh delle case», si è chiesto l’esperto. Secondo le conclusioni del Cresme, «significa sviluppare un strategia in grado di mirare quei segmenti del patrimonio oggi più deboli dal punto di vista energetico e maggiormente energivori».  

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