Erika Pegoraro è il nuovo amministratore delegato di Wavin Italia, filiale del Gruppo Wavin (soluzioni innovative per l’industria globale dell’edilizia e delle infrastrutture). La manger vanta una lunga militanza in azienda: è entrata in Wavin Italia nel 2011 con la qualifica di HR Specialist, per poi assumere tre anni più tardi la guida delle risorse umane. In precedenza, ha maturato significative esperienze in primarie società di ricerca e selezione del personale, come Umana. Pegoraro continuerà a mantenere il suo ruolo di responsabile delle risorse umane di Wavin Italia. «Sono molto felice e orgogliosa di aver raggiunto questo traguardo e credo che questa mia nomina possa rappresentare un importante passo in avanti per contribuire a ridurre il divario di genere in ambito professionale, come sta avvenendo in tanti settori in cui sempre più donne ricoprono posizioni apicali», è il commento di Pegoraro.
In contemporanea alla nomina di Erika Pegoraro, che succede a Emilio Rigiroli, si rinnova anche il consiglio direttivo, con la conferma di Marco Basilico, direttore vendite dell’azienda: avrà la piena responsabilità dell’area commerciale. «Dopo aver trascorso 22 anni in azienda questo nuovo ruolo mi regalerà nuovi stimoli e soprattutto un’esperienza di più ampio respiro internazionale, che mi permetterà, riportando direttamente al Director BU Western Europe, di condividere anche con il team italiano le migliori pratiche commerciali già sperimentate in altri Paesi», ha detto il manager.
Eurocassonetto è il controtelaio per porte e sistemi scorrevoli a scomparsa prodotto a Favara, in Sicilia, dalla Fratelli Marotta srl, azienda fondata nel 1973.
Dal 2007 in poi la società si è aperta all’estero facendo affermare il proprio marchio anche fuori Europa. Ultimo tassello è stato l’inserimento di nuove linee produttive secondo i protocolli dell’industria 4.0
La gamma prodotti è molto vasta sia per le partizioni interne che esterne, ma anche per le nuove tendenze minimal del design e dell’architettura.
Ad esempio il prodotto “Leonardo” è uno dei modelli più venduti ed è disponibile in varie misure sia per pareti in intonaco che in cartongesso.
Estetica e funzionalità sono tra le più difficili esigenze da conciliare, ma le porte a scomparsa e scorrevoli riescono a farlo, grazie al loro indiscutibile appeal e alla capacità di risparmiare spazio rispetto alle soluzioni classiche.
Caratteristiche e segni particolari dei prodotti
I pannelli non presentano le comuni pieghe verticali, ma bensì quelle orizzontali, idonee a rendere più rigida e robusta l’intera struttura, senza fastidiosi rigonfiamenti alla camera interna del controtelaio.
La rete elettrosaldata non è saldata e nemmeno aggraffata al pannello, ma spillata con una piccola tolleranza di movimento che consente (in caso di un naturale assestamento della parete in muratura) alla struttura centrale di non subire alcun danno. L’unico elemento a diretto contatto con la malta cementizia è, infatti, la rete elettrosaldata.
La rete è formata da fili longitudinali e trasversali dal diametro di 2 mm; inoltre la rete non ha fili perimetrali di chiusura: le estremità sono formate da “punte libere” in grado di muoversi e meglio uniformarsi nei punti nevralgici e di contatto con la parete.
Nel montante in legno la posa in opera è molto più agevole, è munito di zanche laterali da affogare all’interno della malta cementizia.
Le zanche estraibili inferiori sono poste sotto il controtelaio e sono ottime per l’ancoraggio e l’allineamento al pavimento. Possono essere affogate al cemento o avvitate al pavimento.
Il tappo posteriore presenta un incavo e delle alette laterali per consentire più facilmente l’inserimento del laterizio forato e della malta cementizia e conseguentemente un maggior ancoraggio del controtelaio alla parete in muratura in tutta la sua altezza.
La testata superiore presenta una bordatura liscia per effettuare più facilmente la rasatura dell’intonaco.
Le zanche laterali sono poste sul montante in legno e sul tappo posteriore del controtelaio utili da affogare nella malta cementizia per un ancoraggio più sicuro.
I distanziali vengono utilizzati al momento della posa in opera e servono a mantenere la stessa misura per tutta l’altezza del controtelaio.
Il montante porta spazzolino è parte integrante del controtelaio e si estende per tutta la sua altezza evitando così eventuali distaccamenti dello spazzolino rispetto alla porta.
Il binario in alluminio completamente estraibile in alluminio è una componente totalmente staccabile dal resto del controtelaio. Qualsiasi intervento post-muratura è così effettuabile dall’interno, senza rovinare le pareti.
Il kit carrello da 120 kg di serie presenta 4 cuscinetti a sfera (uno all’interno di ogni ruota) con l’asse in acciaio e le ruote in nylon. Grazie ai cuscinetti la porta scivola silenziosamente e senza alcun attrito.
La guida porta autocentrante si trova all’interno del kit di montaggio. Consente di montare e centrare in poche mosse la porta scorrevole. L’installatore, al tal fine, deve semplicemente preoccuparsi di incastrare l’asola della base della porta scorrevole all’interno del guida porta preventivamente fissato a filo pavimento. Lo stampo è unico per tutti gli spessori (125/105/100/90 mm), a seconda dei casi occorre semplicemente eliminare i bordi già prestampati.
In Umbria c’è un comparto produttivo importante, quello delle costruzioni, che alla fine del 2022 in termini di investimenti ha rappresentato quasi il 9% del totale regionale. Un dato significativo, se a livello nazionale il rapporto resta al di sotto del 6%. Un settore che è cresciuto nell’ultimo triennio per numero di ore lavorate del 35,7%, con un mercato del lavoro che fa riferimento al sistema delle Casse edili che ha visto aumentare il suo valore economico di quasi il 42% nello stesso periodo. Un comparto che, se complessivamente è composto dal 95% da micro e piccole imprese e solo da un 4% di aziende con oltre 20 dipendenti, mentre tra le imprese associate ad Ance Umbria le imprese medie diventano il 26%. Un patrimonio prezioso che, alla luce dei possibili investimenti nel breve e medio periodo può costituire la carta vincente per affrontare la sfida di uno sviluppo sostenibile a livello regionale.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto Il mercato delle costruzioni in Umbria: tendenze e opportunità presentato in occasione del recente convegno promosso da Ance Perugia.
“Siamo consapevolidel potenziale delle nostre imprese e siamo pronti a dare un contributo per vincere le sfide che abbiamo di fronte”, ha commentato il presidente di Ance Perugia Giacomo Calzoni. “Le risorse destinate alla nostra regione nell’ambito del Pnrr, così come quelle provenienti dal Piano Nazionale di Coesione, possono aiutarci a superare il lieve ritardo che registriamo rispetto ai dati medi nazionali relativi al Pil. Ma abbiamo bisogno di avere una visione comune con tutti gli stakeholder, a cominciare dalle istituzioni, per individuare le modalità giuste per puntare verso uno sviluppo sostenibile. Come Associazione abbiamo iniziato un percorso di ascolto e confronto con le nostre imprese e individuato potenzialità e criticità che non possiamo superare da soli. In primis la carenza di manodopera e di competenze che debbono essere nel segno dell’innovazione. La nostra proposta è chiara e urgente: creare un laboratorio di riflessione dove convogliare le migliori competenze regionali per condividere alcune linee guida strategiche per il nostro futuro e per uno sviluppo sostenibile”.
Sulla base dell’attuale quadro dei fondi Pnrr destinati all’Umbria, quelli di interesse del settore delle costruzioni ammontano a 887 milioni.In questo ambito la Regione ha recentemente definito l’impiego di 210 milioni di euro per 22 interventi per opere di rigenerazione, riqualificazione ed infrastrutturali considerate fondamentali per lo sviluppo economico e sociale.Un’attenzione particolare viene prestata alle infrastrutture e a nuove modalità di trasporto in una logica di sostenibilità, senza trascurare la rete stradale in una visione integrata e intermodale.
Nuovi sistemi completi a pompa di calore firmati Vestalis sviluppati da Cordivari: puntano su comfort, sostenibilità e risparmio energetico. Vestalis è la nuova gamma di sistemi completi a pompa di calore in R290, basati sulla tecnologia del refrigerante a minor impatto ambientale oggi disponibile. Si tratta di impianti completi progettati per offrire le migliori prestazioni in ogni condizione d’impiego, con uno sguardo rivolto alla sostenibilità ambientale, al risparmio energetico, al comfort e all’efficienza.
La gamma proposta si articola in tre soluzioni principali per coprire ogni esigenza residenziale. La gamma base si chiama Vestalis, che comprende pompa di calore e volano termico caldo/freddo. La proposta si amplia con la serie Vestalis Combi, che integra oltre alla Pdc e al volano termico anche il bollitore o termoaccumulatore per la produzione di Acs. Infine, la soluzione più completa è rappresentata dalla serie Vestalis Solar, composta da pompa di calore, bollitore o termoaccumulatore Acs, volano termico caldo/freddo e pannelli solari termici completi di accessori e gruppo di circolazione. Per tutte le serie la pompa di calore viene proposta in tre taglie di potenza: 7 kW, 11 kW e 16 kW; la versione da 16 Kw è disponibile anche con alimentazione trifase.
Ambiente climatizzato con pompa di calore
R290: il refrigerante naturale
R290 gas è un refrigerante naturale, quindi non un prodotto di sintesi, con caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto per l’impiego in pompe di calore monoblocco residenziali, poiché caratterizzato da un bassissimo impatto ambientale. Questo refrigerante ha, infatti, valori di Ozone Depletion Potential e Global Warming Potential molto bassi, con un Odp pari a 0.m. ed un GWP pari a 3.
Oltre al suo basso impatto ambientale, R290 gas si contraddistingue per le sue eccellenti prestazioni termodinamiche anche in condizioni di esercizio severe. Nei sistemi Vestalis è possibile raggiungere temperature di mandata sul circuito primario fino a 75°C. Grazie a queste prestazioni, la pompa di calore Cordivari è adatta ad essere utilizzata anche in impianti di riscaldamento a radiatori, senza la necessità di installare un impianto radiante a pavimento, con bassi costi di gestione. Una caratteristica, quest’ultima, particolarmente apprezzata nelle ristrutturazioni, anche in caso di piccoli lavori di efficientamento che non prevedono lo smantellamento dell’impianto termico esistente.
Nelle pompe di calore monoblocco Vestalis l’impiego di refrigerante avviene con una bassa carica in un circuito sigillato che non entra all’interno dell’abitazione, all’insegna della sicurezza totale.
Silenziosa, performante e dal design raffinato, Vestalis Cordivari esprime una scelta attenta al domani, all’insegna del comfort sostenibile in tutti i giorni dell’anno e soddisfa i più alti standard di efficienza energetica.
Sistema sempre connesso
Con Vestalis, gestire e monitorare il funzionamento del sistema è facile e smart. Il modulo Wi-Fi è integrato nella centralina del sistema, collegabile alla rete Wi-Fi di casa senza la necessità di acquistare nessun accessorio integrativo.
Con la App Smart Life è possibile, in ogni momento, gestire da remoto la pompa di calore Vestalis, monitorare lo stato di funzionamento del sistema, controllare i dati di esercizio e valutare eventuali criticità per predisporre un rapido ripristino del funzionamento.
La casa 100% renewable
Con i prodotti Cordivari puoi realizzare impianti completi e al 100% rinnovabili. Dalla pompa di calore ai terminali per caldo e freddo, integrando la produzione di acqua calda sanitaria. I sistemi termici a pompa di calore Vestalis sono stati progettati, sviluppati e dimensionati affinché ciascun componente ottimizzi le proprie prestazioni per offrire la migliore esperienza di comfort. Grazie alla Funzione Photovoltaic, la pompa di calore Vestalis dialoga perfettamente con l’impianto fotovoltaico oltre che con il sistema solare termico, massimizzando sempre l’impiego di energia rinnovabile autoprodotta. La gestione dell’intero impianto è immediata ed efficace e può avvenire direttamente dallo smartphone.
Massimo comfort, basso impatto
Pompa di calore monoblocco R290 ad alta temperatura, ecologica, di nuova generazione
Una sola unità per riscaldare, raffrescare e produrre ACS
Design compatto
Massimo comfort in ogni condizione
Temperatura di mandata dell’acqua di 75°C
ACS fino a 65°C senza resistenza
Range funzionamento: -25°C/+45°C
Ciclo Antilegionella senza resistenze integrative
Gas R290, refrigerante naturale
Basso GWP: 3
Funzione fotovoltaica
Modulo Wi-Fi integrato
Gestione da App mobile
Classe A+++
Risparmio energetico
Ideale per ogni tipo di terminale: radiatori, ventilconvettori, impianto radiante
La bolla si sgonfia, come prevedibile: la fine del superbonus porta a una riduzione dei lavori di ristrutturazione. Riduzione, però, non assenza. La radiografia di Nomisa presentata in occasione del recente convegno di Angaisa rende il quadro della situazione pregressa ma, soprattutto, si spinge a una previsione di quello che potrà accadere nel corso del 2024. In sintesi: il 25% delle famiglie progetta lavori di riqualificazione. Tutto da vedere se le intenzioni si potranno tradurre in realtà, ma rimane una cifra considerevole di cui tenere conto. Non solo: lo stesso rapporto del centro di ricerche bolognese, quantifica in 11% le famiglie che hanno già portato a termine lavori di ristrutturazione o riqualificazione negli ultimi 12 mesi. Rimangono, insomma, molte famiglie, circa il 50%, che potrebbe imitarle se i bonus continuassero a svolgere la loro funzione.
Lavori di ristrutturazione
Lo studio di Nomisma
Lo studio di Nomisma prende le mosse da una radiografia delle unità abitative italiane, che conferma la loro vetustà: meno di un italiano su dieci vive in case costruite dopo il 2010. Si tratta di case vecchie, per lo più di metrature comprese fra i 70 e i 109 metri quadrati e, complessivamente, poco efficienti sotto il profilo energetico. Una situazione che scontenta chi ci abita: il 56% delle famiglie si dichiarano insoddisfatte, con punte del 65% per le province di Roma e Firenze, del 62% per quella di Bologna e del 61% per quella di Verona. Il dato della soddisfazione e adeguatezza dell’impianto risulta migliore per quanto riguarda il condizionamento (66%), a fronte di al 56% di valutazioni positive per l’impianto di riscaldamento in funzione.
Il grado di consapevolezza delle famiglie, rispetto all’efficienza energetica della propria abitazione appare approssimativo: il 54% degli intervistati non conosce la classe energetica dell’edificio in cui abita. E il 30% identifica una classe energetica collocata fra la D e la G. Il sistema di riscaldamento autonomo, emerge sempre dalla ricerca di Nomisma, è quello di gran lunga prevalente (71%), per lo più caratterizzato dalla presenza di radiatori/termosifoni (85%), con temperature regolate attraverso un termostato centralizzato (62%), valvole termostatiche (25%) e domotica (5%).
Gli impianti sono alimentati in gran parte da metano o gas di rete (73%). A seguire, energia elettrica (6%), biomasse (6%), energia solare (5%) e Gpl (5%).
Solamente il 36% delle famiglie italiane ha in casa una caldaia con meno di cinque anni di vita. Per il 28% degli intervistati l’anzianità dell’impianto è di almeno dieci anni, per il 4% oltre 20. La tipologia è equamente suddivisa fra caldaie a condensazione (42%) e caldaie di tipo convenzionale (41%).
Schema di funzionamento di una caldaia a condensazione
Climatizzazione
Il 62% ha in casa un condizionatore fisso, il 27% una pompa di calore e il 20% uno scaldabagno elettrico per la produzione di acqua calda. Fra coloro che non hanno né un condizionatore, né una pompa di calore, il 16% ha intenzione di acquistare entro il 2024 un condizionatore fisso e l’8% una pompa di calore.
Solo il 12% delle famiglie dichiara di avere un’abitazione munita di impianto fotovoltaico; le tre province in testa alla classifica sono Reggio Calabria (23%), Bari (15%) e Bologna (12%); dispongono di un impianto solare termico il 9% delle famiglie: sono il 17% nella provincia di Reggio Calabria e il 9% in quelle di Torino e Napoli.
Come accennato, negli ultimi 12 mesi solo l’11% delle famiglie ha effettuato interventi di miglioramento e/o ristrutturazione per migliorare la classe energetica della propria unità abitativa, mentre il 50% degli intervistati non ha mai effettuato questo tipo di interventi e non ha in programma di farlo.
Chi ha già portato a termine i lavori, ha indicato come motivazioni principali la riduzione dei consumi energetici, il miglioramento del comfort abitativo, l’utilizzo degli incentivi statali. Il costo medio degli interventi realizzati è stato nell’ordine dei 20.200 euro. Si è trattato soprattutto di interventi finalizzati al miglioramento termico dell’edificio (71%), all’installazione di impianti di condizionamento (64%), all’implementazione di dispositivi di domotica e gestione dei consumi (45%) e all’installazione di pannelli solari/impianti fotovoltaici (31%). Significativo anche il dato relativo alla messa in opera di sistemi per il recupero acque (27%).
Riqualificazione di condomini
Fra quelli che invece non hanno realizzato investimenti di questo tipo, le principali motivazioni frenanti sono state quelle relative ai costi (per il 46% gli interventi sono troppo onerosi), alla mancata necessità di efficientare gli impianti, alla complessità e al rischio percepiti nel percorso di accesso agli incentivi (bonus). Il 75% delle famiglie che ha effettuato interventi di questo tipo negli ultimi 12 mesi ha fatto richiesta di detrazioni fiscali e bonus: se non ci fossero stati gli incentivi, il 39% non si sarebbe attivato.
Per la realizzazione degli interventi le famiglie hanno fatto affidamento a professioni di comprovata esperienza, con i quali è stato possibile instaurare o mantenere un rapporto di fiducia e un contatto diretto. Pesano la conoscenza pregressa (29%), ma anche e soprattutto i suggerimenti e le esperienze di amici e conoscenti (47%). Il ruolo dei professionisti coinvolti è rilevante sia nella fase di reperimento delle informazioni necessarie per pianificare i lavori, sia naturalmente per la loro esecuzione. A questo proposito va sottolineato che i distributori specializzati mantengono una importante leadership nel grado di soddisfazione delle famiglie. Il 76%, tra coloro che vi hanno fatto ricorso, manifesta una soddisfazione molto elevata; a seguire i muratori (74% le famiglie estremamente soddisfatte), i negozi fai-da-te (73%), gli idraulici specializzati (70%) e le imprese edili (69%).
Le maggiori criticità riscontrate durante gli interventi hanno riguardato, di gran lunga, il problema legato al ritardo nella consegna dei materiali o alla difficoltà di reperirli (66%). Ma è significativo anche il dato di denuncia di mancanza di operai e artigiani (24% delle famiglie) per la realizzazione delle opere e il 21% che ha riscontrato una “formazione non eccellente” dei lavoratori nell’esecuzione dell’opera.
Lavori di riqualificazione a Milano
Le previsioni
Gli scenari futuri (prossimi 12 mesi) appaiono segnati da preoccupazioni, dubbi e incertezze per le famiglie italiane, condizionate, inevitabilmente, da una perdita del potere d’acquisto: per il 46% delle famiglie, il reddito disponibile appare appena sufficiente per far fronte alle necessità primarie, per il 14% è insufficiente e per il 3% è gravemente insufficiente. La causa fondamentale viene identificata in un costo della vita molto più elevato rispetto al passato e a spese complessive sempre più elevate.
Di fatto, il prossimo futuro viene percepito come incerto per oltre una famiglia su due. Non sorprende, quindi, che sia solamente poco più di una famiglia su quattro a dichiarare di voler realizzare nei prossimi 12 mesi interventi di miglioramento e/o ristrutturazione dell’abitazione volti a migliorare la classe energetica, prevedendo un costo medio pari a 16.200 euro. Anche in questo caso verrebbero privilegiati gli interventi finalizzati al miglioramento termico dell’edificio, all’installazione di impianti di condizionamento e di pannelli solari/impianti fotovoltaici.
Resta confermato il ruolo essenziale dei bonus: la maggioranza di chi investirà (stiamo parlando di otto famiglie su dieci), lo farà ancora una volta motivata dall’esistenza dei bonus edilizi, sia pure in versione light, a partire da ecobonus e bonus casa, a cui si aggiungono gli incentivi regionali, il superbonus e il conto termico. Il 66% di coloro che hanno intenzione di effettuare interventi di efficientamento energetico dichiara che probabilmente non si attiverebbe in assenza di questi incentivi.
Jacuzzi ha scelto una nuova brand identity. Il logo è completamente riprogettato, assieme a font, colori, immagini. Il nuovo brand sarà utilizzato su tutti i canali e gli strumenti istituzionali di comunicazione.
Jacuzzi, azienda specializzata in spa, vasche, docce e saune, con il nuovo logo, vuole comunicare relax e un’immagine accogliente, mai sopra le righe. Il logo dell’azienda è stato creato nel lontano 1956.
Al nome Jacuzzi è stato graficamente aggiunto molto presto l’iconico ovale, giunto fino ai giorni nostri, che fungeva da stilema del movimento circolare dell’acqua a formare un caldo abbraccio attorno al logo stesso.
Con gli anni, questo ha gradualmente attenuato il suo colore per presentarsi, da ultimo, in bianco e nero, che lo caratterizza anche in quest’ultima versione: una parola declinata in un font proprietario bold e leggermente corsivo, che richiama immediatamente lo scorrere dell’acqua, le bolle dell’idromassaggio, assieme a una sensazione di relax ed abbandono, tipica di una sessione in spa, in vasca, in doccia o in sauna.
È stato progettato da Jackson Showalter-Cavanaugh, designer statunitense di fama internazionale, e realizzato partendo dal font francese Didot Bold Italic.
Marco Falcone è il nuovo amministratore delegato della filiale italiana di Jcb, con l’obiettivo di rafforzare la presenza del marchio e creare nuove opportunità sul mercato italiano. Jcb è un player globale nella produzione di macchine per la cantieristica, l’industria e l’agricoltura.
Falcone nel corso della sua carriera professionale ha maturato diversificate esperienze apicali in aziende di primaria importanza e attive in settori industriali affini, come Still, Goodyear e, in ambito propriamente construction Doka, l’ultima in ordine cronologico dove ha ricoperto il ruolo di managing director per Italia, Spagna e Portogallo. Per Falcone quello in Jcb è anche un ritorno: circa 25 anni fa, infatti, ha svolto la sua prima esperienza nel settore proprio nella filiale italiana del gruppo, dove ha ricoperto ruoli nel marketing e nelle vendite.
“Assumo il nuovo incarico con determinazione e ottimismo. Questo cambio al vertice coincide con un momento favorevole per Jcb, caratterizzato dal lancio di nuovi prodotti che dimostrano il costante impegno del Gruppo nei confronti dell’innovazione tecnologica e dell’ampliamento della gamma”, ha commentato Falcone. “Dovremo lavorare sodo, tutti insieme in modo coeso e motivato, con l’obiettivo di far crescere ulteriormente l’azienda, aiutandola ad affrontare e realizzare gli sfidanti progetti che abbiamo in mente. L’obiettivo è quello di creare nuove opportunità di crescita e, con il prezioso contributo della rete distributiva, abbiamo tutti gli strumenti necessari per guadagnare quote di mercato e offrire ai nostri clienti soluzioni sempre efficienti, innovative, performanti e allo stesso tempo in grado di eccellere nel contenimento delle emissioni e nella riduzione dei consumi. Sono sicuro che il nostro impegno e la qualità del marchio Jcb ci permetteranno di raggiungere brillanti risultati”.
Gruppo Made chiude il 2023 con tre nuovi ingressi nel network, che testimoniano il sempre crescente interesse da parte degli imprenditori della distribuzione edile verso questa organizzazione commerciale fortemente orientata al marketing e alla vendita.
La prima azienda che ha aderito al Gruppo, in ordine di tempo, è Edilnorma che ha la sua sede a Norma (Latina). Si tratta di un’impresa famigliare, storica nel territorio, che è giunta alla sua terza generazione di imprenditori. Fondata da Mario Tirocchi nel 1984, nel 2006 diventa una Srl, amministra dal figlio Alessio. L’ingresso in azienda della terza generazione con i figli Letizia e Mario Tirocchi per continuare la tradizione di famiglia hanno spinto Alessio Tirocchi a entrare a far parte di Gruppo Made per usufruire dei Corsi di formazione professionale e di tutti i servizi che il network riserva ai suoi aderenti. Edilnorma tratta i migliori marchi oggi presenti sul mercato sia in ambito edilizia che finiture e la sua offerta è completa: materiali edili, ferramenta, materiale elettrico e per la termoidraulica, fino all’arredocasa. Non solo prodotti ma anche servizi particolari, come per esempio il taglio a misura di materiali per realizzare gradini, battiscopa, mosaici e listelli, frutto dell’acquisto di un macchinario di ultima generazione, a dimostrazione che gli investimenti in tecnologia sono sempre sinonimo di crescita aziendale e di una visione lungimirante e vincente.
La seconda rivendita è Nuova Edilizia Immobiliare Buscemi, che ha la sua sede principale in Zona San benedetto a Favara (Agrigento), ma anche una sede a Lodi. Anch’essa è una azienda storica, presente sul mercato dal 1978 e giunta alla seconda generazione di imprenditori. Fra le caratteristiche di Nuova Edilizia Immobiliare, un importante servizio di noleggio professionale (che comprende gru, piattaforme aeree e mini escavatori, sia a freddo che a caldo), una profonda specializzazione nel settore dell’isolamento, sia termico che acustico. L’azienda tratta anche il legname, solai prefabbricati, e tutte le tipologie di materiali per l’edilizia.
La scelta di entrare in Gruppo Made, oltre che per poter usufruire dei suoi servizi esclusivi, è stata fatta per migliorare ulteriormente la presenza sul territorio nel settore delle finiture, con il Marchio Livingmade e tutti i suoi servizi accessori.
Un bel po’ di soldi sono arrivati: 85,4 miliardi. Un altro centinaio dovrebbe essere versato dall’Europa. A patto di rispettare i tempi. Un obiettivo che ha indotto il governo una revisione del numero di opere. Come quelle destinate al dissesto idrogeologico.
Pnrr, sigla che sta per Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, oppure per Piano Nascosto Ritardi Riprovevoli? Ma in realtà c’è poco da scherzare su un affare di quasi 200 miliardi che, tra l’altro, in parte l’Italia dovrà restituire, seppure a rate e a un ultra favorevole tasso d’interesse.
Vale la pena di ricordare che il Piano è scaturito nel clima dall’emergenza covid, che ha spinto i Paesi europei a emettere il primo debito pubblico comune pur di incentivare la modernizzazione dei Paesi aderenti (e non far precipitare il Pil).
I fondi sono stati destinati a opere capaci di trasformare il Paese, di renderlo più efficiente, con strutture adeguate. Tutto bellissimo. Fino a quando non si è scoperto che tra il dire il fare c’è di mezzo il diavolo, con obiettivi non raggiunti e un discreto caos tra i tanti progetti pensati e presentati in Europa.
Quindi, a che punto sta davvero il Pnrr? E, soprattutto, quanto sta beneficiando l’edilizia dei fondi entrati nelle casse dello Stato?
Le verifiche
Cominciamo da un dato positivo: quanti soldi hanno riempito le casse dello Stato. Al momento l’Italia ha incassato le prime tre rate da Bruxelles. L’ultima per la verità, di 18,5 miliardi, è stata ridotta rispetto al preventivo a causa del mancato raggiungimento di uno degli obiettivi. E questo è un problema che riguarda proprio la filiera dell’edilizia.
Nel caso specifico, i tecnici della Ue incaricati di verificare se i soldi europei sono stati davvero stati spesi come assicurava il governo, hanno scoperto che le residenze per studenti a cui era destinata parte degli eurosoldi sono state realizzate solo nel mondo dei sogni.
Per questo, dopo un lungo tiramolla, la Ue ha erogato ugualmente la rata, ma ridotta dei fondi non impiegati. Obiettivo che poi il governo ha segnato come conseguito. In ogni caso, finora in totale la Ue ha erogato all’Italia 85,4 miliardi su un finanziamento di 191,6 miliardi.
In attesa della quarta rata
Gli occhi sono ora puntati sulla quarta (18,9 miliardi, già richiesta) e quinta rata. Anche in questo caso, i fondi saranno erogati a patto che gli obiettivi previsti dal Piano, e decisi dall’Italia, siano raggiunti. E qui arrivano i punti dolenti.
Il Piano così come era stato concepito inizialmente, secondo il governo non è realizzabile. Per questo l’esecutivo ha proposto già a inizio anno una rimodulazione generale del Pnrr.
Purtroppo, questa revisione ha effetto su alcuni degli obiettivi. Tradotto: investimenti cancellati. Un esempio che tocca da vicino il mondo delle costruzioni: sono stati eliminati 1,2 miliardi destinati alla gestione del rischio alluvione e la lotta al dissesto idrogeologico, che avrebbero dovuto essere destinati alle Regioni.
È un peccato, visto quello che si legge sulle pagine di cronaca dopo gli eventi meteo estremi che flagellano l’Italia. Anche i presidenti delle Regioni sembra non abbiano gradito.
Inoltre, hanno spiegato sindaci e governatori, c’è il rischio di un blocco dei cantieri se, come il governo ha ipotizzato, sia utilizzata la quota regionale del Fondo Sviluppo e Coesione per rifinanziare i progetti del Pnrr rimasti al palo.
Rimodulazione
La quinta rata, legata alle proposte di rimodulazione del Pnrr inviate a Bruxelles, vede gli obiettivi da raggiungere entro fine anno scendere da 69, a cui era collegata una tranche da 18 miliardi, a 51, divisi in 30 target (erano 46) e 21 milestone (erano 23).
In 13 casi il governo ha chiesto un rinvio, mentre per sei la cancellazione e basta. Di che si tratta? Di opere di carattere locale, come impianti per il biometano, i citati interventi contro il dissesto idrogeologico, investimenti nell’eolico, ma anche digitalizzazione del traffico aereo.
Il rinvio della scadenza riguarda invece gli otto obiettivi che vanno dalla banda ultralarga nelle isole minori, allo sviluppo delle piste ciclabili urbane, fino alla semplificazione della governance dei parchi e delle aree marine protette, oltre a servizio civile universale e telemedicina. E c’è uno slittamento anche per due misure relative al settore idrico.
Sfumano anche altri 6 miliardi destinati ai Comuni: erano destinati alla sicurezza del territorio e all’efficientamento energetico degli edifici pubblici.
Per sintetizzare: il governo sostiene che i Comuni non sono in grado di portare a termine i progetti. I Comuni ribattono che senza quattrini non si va da nessuna parte.
Investimenti
Naturalmente non bisogna fare l’errore di considerare i tagli il punto centrale della questione. Anche se il governo ha cassato opere pubbliche utili, restano comunque tanti i lavori in corso e progetti che saranno realizzati.
L’ultima cabina di regia a metà ottobre, per esempio, ha stabilito un finanziamento complessivo di 1,2 miliardi per interventi di ripristino di strutture e infrastrutture pubbliche danneggiate e di riduzione del rischio residuo per incrementare la resilienza delle comunità locali.
L’investimento per i progetti in essere ammonta a 400 milioni di euro, mentre per i nuovi cantieri sono stati destinati 800 milioni. La misura prevede la pubblicazione di tutti i bandi di gara entro il 30 novembre 2023.
Allo stesso tempo, però, la stessa cabina di regia ha stabilito di avviare un monitoraggio rafforzato, con tutte le Regioni, per verificare il rigoroso rispetto del termine previsto. Insomma, diamo fiducia alle amministrazioni locali, ma non troppo.
Scuole bocciate
Un altro scricchiolio, che tocca da vicino il mondo dell’edilizia, è quello che riguarda le scuole innovative: 212 progetti per nuovi edifici altamente sostenibili.
Il 50% degli interventi gestiti e coordinati da Invitalia (Agenzia per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del ministero dell’Economia) non rispetterebbero i canoni della progettazione esecutiva. Bisogna, quindi, rimetterci mano.
Obiettivo è ottenere un’altra proroga. L’obiettivo era stato portato avanti con un concorso di progettazione per reclutare gli architetti chiamati a disegnare le opere poi affidate alle Province, soggetti attuatori.
Risultato: gli enti locali hanno visto arrivare le carte in ritardo rispetto al programma, oppure i lavori si sono bloccati durante la realizzazione dei progetti. Di chi è la colpa? Del governo centrale o delle amministrazioni locali? Difficile stabilirlo.
«Questa caccia alle colpe degli enti locali, l’unico comparto dello Stato che sta facendo il suo dovere come mostrano i numeri, non mi sembra l’atteggiamento migliore», ha accusato il presidente dell’Anci (l’associazione dei Comuni), Antonio Decaro.
Il superbonus
Un altro punto dolente riguarda il RepowerEu pacchetto di crediti d’imposta destinati a finanziare anche i bonus edilizi, limitati però a giovani e famiglie meno abbienti. La Ue ha acceso un faro su questo aspetto, che considera controverso nella sua impostazione.
Tra i punti che risultano come obiettivi raggiunti nel file Excel che si può liberamente scaricare dal sito governativo Italia Domani, che è quello specificatamente destinato a informare sul Pnrr, si scopre, per esempio che uno degli obiettivi considerati raggiunti è «Entrata in vigore della proroga del superbonus agganciati alla quinta rata, che scadono il 31 dicembre». Il che suggerisce una certa ironia, visto che poi l’incentivo è stato cancellato.
Il balletto
Il Pnrr si è rivelato talmente complicato da monitorare, che si assiste quasi quotidianamente a un balletto di dichiarazioni che il comune cittadino o l’impresa non sono in grado di valutare.
Per esempio, secondo il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, va tutto bene: «Stiamo lavorando per la quarta rata. Stiamo lavorando bene, qualcuno pensava che avremmo sconvolto il Pnrr, invece lo abbiamo semplicemente aggiornato per quegli obiettivi che non erano più raggiungibili, lo abbiamo attualizzato. Abbiamo rivisto il piano profondamente ed è stato essenziale il ruolo del Parlamento», ha scandito il 18 ottobre.
Lo stesso giorno, Antonella De Gregorio, titolare dell’hotel Urban Garden a Tiburtina (Roma), ha lamentato che i fondi del Pnrr sono in ritardo. «Se non arriva il finanziamento, devo chiudere i cantieri», ha lamentato l’impreditrice.
Norme e dettagli
Infine, oltre alle revisioni del governo, c’è il problema della burocrazia. Basta leggere la recente dichiarazione del sindaco di Firenze, Dario Nardella: «Ho un elenco di 43 adempimenti per realizzare un’opera pubblica finanziata con il Pnrr. La prima riforma da
fare è la semplificazione se vogliamo che il piano vada in porto. Occorre fare riforme vere per avere modelli sostenibili altrimenti perderemo questa grande occasione per il Paese. Serve una riforma della burocrazia e dell’amministrazione. Città ed enti locali sono l’ultimo anello di una catena troppo pesante che non reggiamo».
A proposito di burocrazia, che di per sé non è una parolaccia, ma indica le procedure da seguire (più o meno semplici, qui sta il problema). Dal prossimo gennaio, cioè dopodomani, tutte le 5-6 mila stazioni appaltanti qualificate, che hanno a che fare con opere pubbliche, dovranno utilizzare le piattaforme digitali certificate in grado di dialogare con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici governata da Anac, l’ente anti-corruzione.
La prassi è stata introdotta lo scorso luglio. Il problema è che al momento le stazioni appaltanti che rispettano questa regola sono pochissime: solo dieci ne ha contate il Sole24Ore. Un problema in più sulla strada del Pnrr.
Heidelberg Materials lancia evoZero, definito come il primo cemento al mondo con emissioni nette di carbonio azzerate. Obiettivo raggiunto grazie all’impiego della tecnologia di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica presso l’impianto di Heidelberg Materials di Brevik, in Norvegia, senza compensazioni da crediti generati all’esterno della filiera aziendale.
“Il lancio di un prodotto unico come evoZero rappresenta un cambio di paradigma nella decarbonizzazione del settore,” ha dichiarato Dominik von Achten, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Heidelberg Materials. “La tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio rappresenta una rivoluzione nel settore dei materiali da costruzione e noi siamo in prima fila nella sua applicazione su vasta scala. Con evoZero, abbiamo creato il prodotto più innovativo del settore, unico al mondo, che mettiamo a disposizione dei nostri clienti e che permette loro di portare avanti progetti di costruzione all’avanguardia e rispettosi dell’ambiente. Sono estremamente orgoglioso dell’impegno e della passione di tutte le persone che hanno contribuito al nostro progetto d’avanguardia di Brevik” .
“Il sistema di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio è fondamentale affinché il nostro settore raggiunga un livello di emissioni Net Zero ed è vitale per costruire la società del futuro”, ha aggiunto Nicola Kimm, Chief Sustainability Officer. “evoZero contribuisce ai nostri ambiziosi obiettivi di riduzione della CO2 e a quelli dei nostri clienti.”
Il cemento evoZero sarà disponibile in due varianti, in base alla localizzazione del cliente. evoZero Carbon Captured Brevik viene consegnato direttamente dalla cementeria Brevik in Norvegia, e raggiunge l’impronta net-zero nel corso dell’intero ciclo di vita. I clienti degli altri Paesi europei possono scegliere evoZero Carbon Captured, che sarà consegnato dalle cementerie più vicine, sfruttando i risparmi di CO2 realizzati a Brevik. evoZero Carbon Captured si caratterizza per l’impronta net-zero alla consegna.
Le caratteristiche di cattura della CO2 di entrambi i prodotti sono trasparenti e tracciabili utilizzando la tecnologia blockchain, grazie alla quale i clienti riceveranno una prova verificabile dei risparmi di anidride carbonica collegati al loro acquisto di evoZero. I meccanismi di contabilizzazione della cattura e delle emissioni di CO2 sono principi diffusi come il bilancio di massa e il book-and-claim, già esaminati in modo indipendente da un ente di verifica terzo.
“Con evoZero, offriamo ora ai nostri clienti di tutta Europa una soluzione innovativa e unica per rafforzare la loro posizione di mercato. evoZero permette loro di realizzare progetti di costruzione innovativi, di contribuire attivamente alla Trasformazione Ecologica e di risultare maggiormente competitivi nei confronti dei loro stakeholder attenti alla sostenibilità”, commenta Jon Morrish, Membro del Consiglio di Amministrazione di Heidelberg Materials e responsabile dell’area Europa.
I clienti potranno sfruttare la massima flessibilità e le prestazioni affidabili del prodotto. La tecnologia CCS non modifica la composizione chimica e le proprietà del cemento, per cui evoZero è una gamma completa di cementi adatte per tutte le performance. Pertanto si può utilizzare evoZero per tutti i tipi di applicazioni. I prodotti evoZero saranno disponibili in tutta Europa.
Quella di Brevik è la prima struttura per la cattura e lo stoccaggio del carbonio in una cementeria su vasta scala. Il completamento meccanico dell’impianto è programmato per la fine del 2024. A regime, saranno catturate e stoccate 400 mila tonnellate di CO₂ all’anno, pari al 50% delle emissioni dell’impianto. Heidelberg Materials segue un approccio chiaro e scientifico per ridurre la propria impronta di carbonio con le leve dell’innovazione di prodotto e di processo e l’uso su scala industriale dei sistemi Ccus per la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio. Grazie ai progetti già lanciati, la società punta a risparmiare 10 milioni di tonnellate di CO₂ cumulate entro il 2030.
Nonostante gli sforzi, il traguardo della decarbonizzazione al 55% entro il 2030 rimane lontano. Un motivo in più, sostiene Vittorio Chiesa, direttore Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, per focalizzarsi sul tema.
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Le previsioni del centro di ricerca del Cresme indicano un calo dei fatturati legati allo stop al superbonus, mentre le opere previste dal Pnrr scontano qualche rallentamento. Fattori che devono spingere le aziende a ripensare al proprio modello di business.
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Primo Bilancio di Sostenibilità per il Gruppo Boero, specializzato in soluzioni vernicianti per l’edilizia e il mondo yachting. Il Bilancio di Sostenibilità è stato redatto in conformità ai Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards, che descrive le iniziative e i principali risultati in ambito economico, sociale e ambientale raggiunti dal Gruppo nel corso del 2022 e definisce le azioni strategiche che, in maniera progressiva per i prossimi tre anni, verranno realizzate. Un atto volontario che rappresenta, dopo il documento di Smart Report, il primo passo di rendicontazione verso un modello di business in cui i principi di sostenibilità guidano il modo di fare impresa, realizzato con il supporto di Nativa, società B Corp in grado di guidare le aziende che intendono percorrere il cammino verso una maggiore sostenibilità, e anticipatamente rispetto agli obblighi normativi che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2026.
Stabilimento produttivo Boero
Nel 2022 il Gruppo nato a Genova ha generato e distribuito un valore economico pari a 115.148.190 euro a beneficio di dipendenti, finanziatori, pubblica amministrazione, comunità e azionisti. Il risultato, che segna un incremento del 23% rispetto all’esercizio precedente, è stato realizzato grazie alla professionalità ed esperienza di 400 collaboratori, tra interni ed esterni, che operano ogni giorno per servire 5 mila clienti in circa 50 paesi, con oltre 20 milioni di litri di prodotti vernicianti erogati e un fatturato di 110 milioni di euro per il 2022.
Il Gruppo Boero, conscio degli importanti effetti che il settore dei prodotti vernicianti ha sulla vita del pianeta, ha deciso di rendere concreta e misurabile la propria strategia di responsabilità sociale, iniziando a lavorare su un percorso di trasformazione verso un business rigenerativo. In quest’ottica, la sostenibilità è un impegno a più dimensioni che ha sempre avuto un ruolo importante e che oggi è parte di un percorso che l’azienda intende portare avanti con determinazione, nella convinzione che sia una scelta necessaria per continuare a “generare bellezza ora e in futuro”.
Palette di colori Boero
Il Global Reporting Initiative Sustainability specifica come l’azienda si sia allineata all’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite individuando sette obiettivi di sviluppo sostenibile prioritari, tra i 17 definiti, al cui raggiungimento Gruppo Boero può contribuire in modo significativo grazie alle proprie attività e ai propri servizi:
Obiettivo n. 3 – Salute e benessere
Obiettivo n. 8 – Lavoro dignitoso e crescita economica
Obiettivo n. 11 – Città e comunità sostenibili
Obiettivo n. 12 – Consumo e produzione responsabili
Obiettivo n. 13 – Agire per il clima
Obiettivo n. 14 – La vita sott’acqua
Obiettivo n. 17 – Partnerships for the goals
“Oggi riconosciamo davanti a noi la più grande sfida che l’essere umano abbia mai dovuto affrontare: salvaguardare il proprio benessere e massimizzarlo, garantendo alle prossime generazioni lo stesso diritto. Come Gruppo Boero intendiamo partecipare a questa importante trasformazione, pronti a guardare al futuro mettendo al centro la sostenibilità. Il nostro primo Bilancio di sostenibilità racconta i nostri progressi, gli impatti e gli obiettivi che perseguiremo per il mondo e che ci consentirà di monitorare in modo costante le nostre performance, mantenendo un dialogo continuo e costruttivo con tutti i nostri stakeholder su queste tematiche. La nostra visione di impresa è di andare oltre il profitto, generando un impatto positivo sulle persone, l’ambiente ed il territorio in cui viviamo e lavoriamo, portando valore attraverso le nostre azioni concrete”, commenta Giampaolo Iacone, direttore generale e Cfo Gruppo Boero.
Il tema della comunicazione è stato al centro dell’evento Federcomated, Federazione dei commercianti edili. Con un focus sul cambiamento di paradigma nel rapporto tra aziende e consumatori, tra tecnologia e desiderio di sostenibilità.
Oggi comunicazione e rappresentazione sono state inglobate dall’intelligenza artificiale e questo fa riflettere. La generazione Z, i 20enni di oggi, quelli che entreranno nelle nostre vite e nelle nostre aziende, sceglieranno i valori che li rappresenteranno: marche, associazioni e imprese, che vogliono portare nelle loro vite. E sono proprio questi che contano di più: i sondaggi parlano chiaro, questo è il futuro». Parola di Paolo Iabichino, copy, direttore creativo, fondatore dell’Osservatorio Civic brand con Ipsos.
Iabichino è intervenuto durante il 40esimo meeting associativo di Federcomated, a Milano, che aveva come filo conduttore il tema Comunicare è rappresentare. Titolo, che durante l’incontro, si è trasformato più volte in domande alle quali i relatori hanno cercato di dare risposte.
Freri e gaber
Il meeting è stato un momento importante di confronto delle diverse realtà che compongono l’associazione, per fare il punto sull’andamento delle attività, specialmente dopo la pandemia. E per capire che cosa fare per migliorare, in un futuro che viaggia velocissimo in costante evoluzione, specialmente in termini di tecnologia e di sostenibilità.
Come hanno sottolineato il presidente di Federcomated, Giuseppe Freri, e il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. «Giorgio Gaber in una sua famosa canzone diceva che libertà è partecipazione. Una frase che mi appartiene e che invito a fare vostra», ha esordito Freri.
«Da oltre 40 anni sono orgoglioso di essere un uomo di associazione: la partecipazione è una bandiera di partenza, una culla per la cultura. Per credere di trasmettere qualcosa di grande dobbiamo investire in grande: il pensiero comune, idee, sogni e prospettive. La cultura la fanno persone che partecipano, senza trasmissione non esiste. La fanno le generazioni che si incontrano, esperienze e nuovi modelli, apertura, ascolto e confronto. La partecipazione significa comunicazione. E, quindi, comunicare significa suggerire un senso di visione ai propri associati, comunità e fiducia, con una responsabilità collettiva al mercato. Rispetto a 20 anni fa, quando è stato organizzato il primo convegno dal titolo Insieme alla meta, il mondo è cambiato: se eravamo tutti uguali ora le aziende sono strutturate, digitalizzate e hanno implementato gestione e semplificazione dei processi. La nostra responsabilità è riportare al centro l’uomo. E fare comunità fa e farà la differenza, è importante capirlo e impegnarsi in questo senso».
La tavola rotonda per la comunicazione
Convincere
«La nostra assemblea tradizionale ha scelto un tema attuale: la comunicazione», ha chiosato Sangalli. «Uno strumento fondamentale per la reputazione, anche per il reale valore delle imprese e delle persone che le amano. Quella dell’edilizia è una filiera lunga, in costante innovazione e dà un valore aggiunto al Paese. Per questo il lavoro delle nostre associazioni che cooperano unite è fondamentale. Mettendo insieme esperienze e impegno, si costruiscono laboratori di comunità e le comunità sono i luoghi dove si diffonde più efficacemente la comunicazione. Bisogna essere non solo rappresentanti, ma anche testimoni. Dovremmo pensare non a vincere, ma a convincere e poi a vincere insieme, la missione delle nostre associazioni è questa. Il futuro si può immaginare sempre e solo con coraggio, iniziativa, voglia di imparare, con la testa, con il cuore, con gli altri. Confcommercio, che rappresento, e che c’è sempre stata e che ci sarà, lavora proprio in questo senso».
Paolo Iabichinom | fondatore dell’osservatorio Civic Brand con Ipsos
Il parere tecnico
Paolo Iabichino ha trasformato il titolo del meeting in una domanda: comunicare è rappresentare?
«Se nell’Italia degli anni Cinquanta c’era una forma di economia civile, dove la persona che lavorava nelle aziende veniva messa al centro sotto ogni aspetto, la voracità del boom economico degli anni successivi è stata crudele, specialmente nel vostro settore, e ha annullato tutto: ora si rincorre la comunicazione del valore», ha incalzato il professionista.
«Non è tardi per recuperare, ma sicuramente bisogna rimboccarsi le maniche: oggi comunicazione e rappresentazione sono state inglobate dall’intelligenza artificiale e questo fa riflettere. La generazione Z, i ventenni di oggi, quelli che entreranno nelle nostre vite e nelle nostre aziende, sceglieranno i valori che li rappresenteranno: marche, associazioni e imprese, che vogliono portare nelle loro vite. E sono proprio questi che contano di più: i sondaggi parlano chiaro, questo è il futuro».
L’attenzione poi è stata spostata all’elefante nella stanza: la sostenibilità. «Tutti a parole sono sostenibili, ma nei fatti? Bisogna porsi domande sulle proprie scelte di consumo e come si è disposti a investire in questo senso. Voi come imprenditori, ad esempio, in quale maniera state partecipando attivamente chi state incentivando?», ha concluso l’esperto di comunicazione.
I produttori
All’evento di Federcomated si è svolta anche una tavola rotonda a cui hanno partecipato Mikaela Decio, corporate Environmental Sustainability Group Leader di Mapei, Damiano Spagnuolo, responsabile marketing e prodotti Knauf, Fabiana De Luca, marketing and communication manager di Eclisse, Dante Parisi, eco brand manager di Heidelberg Materials, Stefano Morganti responsabile Trade marketing e Paola Ruzzon, architetto interior design di Kapriol.
Come è possibile coniugare obiettivi di accrescimento sul mercato e obiettivi di sviluppo sostenibile? «Per Mapei la sostenibilità è fondamentale Abbiamo dato il via a uno studio su come coniugare la crescita del mercato e lo sviluppo sostenibile», ha spiegato Decio.
«È fondamentale fare rete con tutti gli attori in gioco, per questo l’anno scorso abbiamo aderito al consorzio Rec (Recupero edilizia circolare) e nella pratica abbiamo messo in campo diverse azioni. In tutta Europa c’è grande fermento per discutere su come adottare linee chiare per considerare tutte le fasi di vita di un prodotto per misurarne la sostenibilità, ma attraverso un metodo scientifico, che va al di là delle parole».
«Nella nostra azienda abbiamo deciso di porci domande e di valutare le risposte con grande onestà, quello è stato lo start: il punto di vista per avere la consapevolezza del problema», ha aggiunto Spagnuolo.
«Esiste nella nostra azienda un gender gap? Cercando appunto delle risposte abbiamo deciso di ripartire da un punto fondamentale: il linguaggio. Abbiamo deciso sottolineare e lavorare sui valori di inclusività, identità e rispetto della diversità. Il plus è stato il creare un comitato interno all’azienda per poterci confrontare consapevolmente e capire ogni giorno che le parole influenzano la qualità dei pensieri».
Il pubblico al convegno di Federcomated, in prima fila i presidenti Carlo Sangalli e Giuseppe Freri
Il caso
Comunicare e rappresentare la propria autenticità è una sfida, specialmente quando il prodotto non si vede: come riesce Eclisse a comunicarla? «Produciamo un prodotto che non si vede: controtelai a scomparsa per le porte, che vengono rivestiti e rimangono invisibili all’occhio, ma ovviamente sono fondamentali per l’intero ingranaggio», ha risposto De Luca.
«Come facciamo a pubblicizzarlo? Io sono arrivata in Eclisse 17 anni fa e ho avuto l’opportunità di sviluppare la comunicazione da zero, in un’azienda storica e a conduzione familiare. Questa parte era gestita interamente dal titolare, che mi ha trasmesso tutta la sua passione e spiegato ogni singolo meccanismo di lavorazione, nodo fondamentale.
Da lì la scintilla. Poi, la magia: questo mi ha permesso di incanalare tutta l’autenticità dell’azienda e del prodotto in un efficace metodo comunicativo. Una passione che viene trasmessa non solo nella lavorazione, ma anche al team di lavoro intero, mettendo sempre la persona al centro con inclusione.
Da 34 anni il nostro partner strategico è una cooperativa che si chiama Rosa Canina, che si occupa di inserire ragazzi disabili nel mondo del lavoro: loro assemblano scatole di ferramenta e non esce mai dall’azienda nessun controtelaio che non abbia con sé anche un loro prodotto.
Comunichiamo perché fa parte della buona riuscita dell’azienda, è necessario raccontare quello che si sa fare. La responsabilità di noi comunicatori è saper raccogliere e riformulare tutto questo in modo competente, come un direttore d’orchestra».
Ecofriendly
Heidelberg e la comunicazione verso i giovani. Formare per comunicare e comunicare per formare? «Sì, è così: sostenibilità e comunicazione sono i nostri due pilastri fondamentali», ha risposto Parisi.
«Ma come riusciamo a soddisfare appieno queste richieste? Inizialmente con la necessaria preparazione interna e continua di tutti i dipendenti dell’azienda. Con oltre 150 anni di attività sulle spalle e l’evoluzione costante, tutti i nostri dipendenti devono sapere tutto e stare al passo coi tempi.
Ovviamente, la nostra realtà è improntata alla sostenibilità e sugli investimenti in questo senso: le nostre produzioni di cemento sono a bilancio zero di Co2 ed è cosa ormai affermata. Abbiamo inoltre stanziato dei fondi da capitalizzare sul fronte di start-up che hanno un’impronta ecofriendly, ideate e create da giovani: uno sguardo sul futuro. Giovani che sono il nostro futuro».
Secondo Morganti e Ruzzon, infine, bisogna porre attenzione al significato di comunicare congiuntamente, sia in maniera verbale che visiva, poiché anche l’occhio vuole la sua parte.
«Bisogna cercare di trasmettere valori, entrare in armonia con tutti gli interlocutori: per questo abbiamo deciso di porre al centro il nostro cliente, il consumatore finale e l’ultimo anello della filiera. Si tratta della figura del muratore, personaggio che purtroppo viene spesso bistrattato. Ma ci dimentichiamo che è la persona che lavora il prodotto finale.
È per questo che per noi è importante mettere in risalto il valore del suo lavoro ed è quello che continueremo a fare», ha affermato Morganti. Un altro aspetto della comunicazione per Ruzzon, invece, è quella estetica: vedere e soprattutto, guardare e osservare il bello, è importante.
«La nostra azienda, da diversi anni investe moltissimo nella forma: è necessario aiutare i propri clienti migliorando i prodotti da un punto di vista estetico, curandone la forma. Le esigenze sono cambiate, vedere e trasmettere attraverso uno dei nostri cinque sensi in maniera impattante e positiva è importante: dietro c’è uno studio molto approfondito, continueremo a remare nella stessa direzione».