Come limitare l’effetto eco e le riflessioni sonore con interventi mirati di correzione acustica e di gradevole resa estetica. La scienza dei sistemi fonoassorbenti aiuta a scegliere le soluzioni migliori per eliminare il riverbero in ristoranti, scuole, cinema.
Effetto eco
Sarà certamente capitato anche a voi di prendere posto all’interno di un locale ristorante e poco dopo accorgervi che la comunicazione verbale con le altre persone sedute al vostro tavolo risulta complicatissima a causa della presenza di altri avventori che, come voi, stanno faticando a comprendersi l’uno con l’altro.
Istintivamente, quando non riusciamo a farci comprendere con un tono di voce normale, alziamo il nostro nella speranza di prevaricare le altre voci e farci finalmente capire. Ma è la medesima tecnica sfruttata da tutti gli altri avventori: il risultato finale sarà di elevare il livello di tutte le voci e, quindi, il rumore prodotto all’interno del locale.
Siamo in presenza di un fenomeno acustico conosciuto come effetto eco, ma che sarebbe più preciso definire eccesso di riverbero o riflessione sonora. Accade che la voce umana a mano a mano che si allontana dalla sorgente (la nostra bocca, per esempio) incontra una serie di superfici su cui l’energia sonora viene più o meno riflessa in base alla tipologia di finitura.
Onde sonore
Quando l’onda sonora incontra superfici molto lisce e rigide, come pavimenti rivestiti di materiali lapidei (gres, ceramica, cotto, marmo), siamo in presenza di una forte riflessione di energia.
In questi casi, alzare la voce non è l’idea corretta e la soluzione non spetta a voi, ma solo ed esclusivamente al titolare dell’attività. A voi rimane la possibilità di alzarvi dal vostro posto il più presto possibile, pagare il conto e lasciare frettolosamente il locale per cercare di dare ristoro al vostro udito.
La condizione appena descritta è piuttosto frequente nei locali adibiti a ristorazione ed è relativa a una mancata valutazione della qualità acustica dei locali, tematica tra le più affascinanti della fisica, conosciuta e praticata da millenni in tutti gli edifici con una destinazione d’uso rivolta al pubblico, sia a livello ristorativo sia di intrattenimento, religioso o di pubblico spettacolo.
Onde sonore
I parametri
Ristoranti, cinema, sale conferenze, teatri, auditorium, ambienti scolastici, sale di registrazione, palestre, e palazzetti, solo per elencare le destinazioni d’uso più rappresentative, sono e dovrebbero sempre essere sottoposte preliminarmente a un approfondito studio della condizione acustica, necessario a governare la qualità della trasmissione sonora, sia essa vocale, strumentale o elettro-amplificata, in riferimento alla finalità del locale stesso.
Affinché sia possibile è necessario introdurre alcuni nuovi concetti che definiscono i parametri acustici che determinano lo studio ed il controllo della qualità acustica di un locale.
I tre parametri più significativi sono:
il tempo di riverberazione, misurato in secondi (s), rappresenta in buona sostanza l’effetto eco, cioè il protrarsi della coda sonora. È definito come il tempo in secondi che impiegherà un segnale sonoro di tipo impulsivo di forte entità (come lo scoppio di un palloncino) a decadere di 60 dB, per tale ragione è conosciuto come T60.
il coefficiente di assorbimento acustico è un parametro adimensionale (cioè, senza unità di misura) che rappresenta la percentuale dell’energia riflessa da una determinata superficie, è un valore compreso tra 0 e 1. Assorbimento zero significa che quella porzione di superficie riflette in pratica il 100% dell’energia sonora e, quindi, non assorbe nulla, mentre assorbimento 1 significa che la superficie è in grado di assorbire il 100% dell’energia sonora.
l’area di assorbimento equivalente, indicata con il simbolo Aeq e misurata in metri quadrati, è la sommatoria dei prodotti che si ottengono moltiplicando l’area di una determinata porzione di superficie per il coefficiente di assorbimento acustico della finitura di quella determinata porzione. Tale sommatoria dovrà comprendere tutte le superfici presenti all’interno di un locale, comprendendo sia quelle degli elementi che confinano l’ambiente sia quelle di tutti gli arredi presenti all’interno del locale stesso, persone comprese.
Una volta noti questi parametri, per poter effettuare un calcolo preventivo del tempo di riverberazione, avremo bisogno di un ultimo parametro geometrico del locale, il suo Volume, indicato con il simbolo V e misurato in metri cubi. Quando si valuta la qualità acustica di un locale, la discriminante che determina la valutazione del tempo di riverberazione più idoneo è legata alla destinazione d’uso del locale stesso.
Saranno da valutare eventuali correzioni in base a una serie di discriminanti che faranno pendere per l’una o per l’atra tecnica d’intervento. A grandi linee, comunque, alcune tecniche e materiali hanno già una specifica destinazione d’uso o una nicchia di mercato consolidata.
Fisicamente esistono tre grandi famiglie di tecniche d’intervento che funzionano secondo diversi fenomeni:
assorbimento acustico fornito dal tipo di finitura
assorbimento acustico per vibrazione di un pannello
assorbimento acustico per risonanza di cavità (che sfruttano la teoria del risuonatore di Helmotz).
Nella prima famiglia troveremo tutti i materiali a base di tessuti (sintetici e naturali) fissati su telai in legno o alluminio o incollati direttamente al supporto tramite collanti o altre metodologie (per esempio, con il velcro).
Pannelli di varie forme geometriche, tendaggi, imbottiture di sedie o poltrone, rivestimenti e carte da parati, arazzi e quant’altro abbia costituzione fibrosa o porosa.
Pannelli applicati a parete
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Pannelli fonoassorbenti
Pannelli fonoassorbenti
Interventi per la resa estetica
Interventi per la resa estetica
Pannelli fonoassorbenti applicati a parete
Pannelli fonoassorbenti applicati a parete
Come risolvere l'effetto eco
Come risolvere l'effetto eco
Controsoffitti
La seconda famiglia è composta dai controsoffitti e contro pareti in gesso rivestito, metallo o legno, montate su telai metallici o su listelli in legno, che riescono a fornire buoni valori di assorbimento grazie alla vibrazione indotta dall’onda sonora.
Un suono quando incontra una superficie cede una quota di energia per attraversarla, se l’elemento è flessibile ed elastico, tale energia metterà in movimento l’elemento stesso, sottraendola all’energia sonora e ottenendo, quindi, il risultato di limitare l’energia riflessa responsabile del fastidioso riverbero.
Pannelli fonoassorbenti a soffitto
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Esempi di pannelli assorbenti a soffitto
Esempi di pannelli assorbenti a soffitto
Pannelli fonoassorbenti a soffitto
Pannelli fonoassorbenti a soffitto
Esempi di pannelli fonoassorbenti a soffitto
Esempi di pannelli fonoassorbenti a soffitto
Pannelli forati
La terza e ultima famiglia è rappresentata da pannelli forati, sempre in gesso rivestito, metallo o legno.
I fori presenti verranno dimensionati in modo da colpire selettivamente le frequenze che interessano il riverbero, un po’ come se fossero dei colli di bottiglia in cui un suono, una volta entrato, non riesce a uscire a meno di un forte decremento di energia, in quanto intrappolato dalla geometria della cavità.
Se a ogni foro corrisponde un assorbimento ad una determinata frequenza, tali sistemi rischierebbero di risultare troppo selettivi e quindi confinati a destinazioni d’uso iper-specifiche.
Per risolvere tale questione i produttori hanno studiato versioni di pannelli con fori a diametro e forme variabili, capaci di intervenire su un ampio spettro di frequenze, ampliando di conseguenza l’effetto fonoassorbente del sistema.
Queste nuove conoscenze hanno portato il mercato a proporre sistemi fonoassorbenti che in pratica raggruppano tutte e tre le modalità di assorbimento in una sola soluzione: si tratta di pannelli vibranti dotati di forature a diametro e geometria variabile, con elementi fibrosi interposti nell’intercapedine, disponibili in lastre di gesso rivestito, metallo o legno delle migliori essenze, capaci di ottimi risultati ed eccellenti rese estetiche e sempre più presenti in locali quali auditorium e grandi sale conferenze, prestigiose sedi aziendali, uffici, hall di aeroporti e altro capaci di togliere l’effetto eco.
Esempi complimenti arredo fonoassorbenti
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Esempi di complementi di arredo a soffitto
Esempi di complementi di arredo a soffitto
Esempio di complimenti di arredo fonoassorbenti
Esempio di complimenti di arredo fonoassorbenti
Conclusioni
In conclusione, abbiamo visto che un problema di eccessivo riverbero, sia esso riferito a un cinema o teatro, a una mensa o agriturismo, a una sala conferenze o un grande ufficio, può essere affrontato e risolto nella maggioranza dei casi, con interventi di differenti tipologie, dalle più economiche alle più architettonicamente pregevoli, con materiali e sistemi diversi in base alle singole necessità del luogo. Le strade del fono assorbimento sono infinite.
Certificazioni Iso, investimenti in ricerca e sviluppo, riduzione delle emissioni Voc, attenzione alla bioedilzia. Così Cap Arreghini, specializzata nella produzione di prodotti vernicianti, è sempre più attenta all’impatto ambientale.
Cap Arreghini focalizza l’attenzione su nuovi modelli di business che fanno dell’efficienza nell’uso delle risorse (a livello economico, finanziario, umano, ambientale) una precisa strategia aziendale. Lo scopo è creare profitto e, al contempo, benessere per i propri collaboratori, per la società in cui operano in termini di inclusione e rispetto dell’ambiente.
In una parola: sviluppo sostenibile. Lo sviluppo di nuove tecnologie di formulazione dei prodotti, il loro costante aggiornamento e innovazione, l’attenzione nella selezione dei fornitori e delle materie prime sono gli obiettivi primari del reparto di Ricerca e Sviluppo di Cap Arreghini, dove un team di tecnici qualificati lavora quotidianamente nella ricerca di soluzioni innovative monitorando, attraverso un accurato sistema di controllo, tutte le fasi produttive.
Standard eccellenti
L’azienda vanta le certificazioni Iso 9001 e Iso 14001, che attestano il raggiungimento di standard eccellenti nell’organizzazione, nei processi e nelle tematiche ambientali.
Con la convinzione che l’attività lavorativa non debba gravare sull’ambiente che la circonda e che si debbano pertanto monitorare le situazioni pericolose o potenzialmente tali, al fine di migliorare costantemente il proprio impatto ambientale e puntare al miglioramento continuo di tale contesto.
Nell’ottica di riduzione dell’impatto ambientale, l’impegno dell’azienda si concentra sullo sviluppo di prodotti eco-compatibili, legati alla riduzione delle emissioni in atmosfera di Voc e alle recenti normative sulla bioedilizia.
Tutto questo testimonia il grande impegno nei confronti di una gestione e produzione attente e responsabili, per offrire sempre soluzioni affidabili, performanti e sicure.
Ciclo di vita
Cap Arreghini ha da tempo intrapreso un processo di valutazione del ciclo di vita (Lca) dei propri prodotti vernicianti, con l’obiettivo di definirne l’impatto ambientale.
L’analisi, che ha riguardato una selezione di prodotti per interno ed esterno, si è conclusa con il raggiungimento della certificazione Epd (dichiarazione ambientale di prodotto), che contiene informazioni accurate sulle prestazioni ambientali di un materiale, quantificate sulla base di una valutazione di impatto del ciclo di vita.
Ogni prodotto possiede i crediti necessari che definiscono il suo plus per essere consigliato nell’ambito della realizzazione di strutture ecologiche con materiali appartenenti allo standard Leed.
La visione aziendale punta al miglioramento continuo e all’ottimizzazione dei propri prodotti in un’ottica di sostenibilità ambientale, che permetta di orientare le scelte di mercato investendo su sistemi a minor consumo di risorse, controllando e mitigando gli impatti ambientali diretti e indiretti secondo i principi di Politica Integrata.
Già da diversi anni l’azienda ha implementato numerose procedure volte al continuo miglioramento delle performance ambientali:
Impegno della ricerca nella progressiva riduzione nelle formulazioni di sostanze nocive per l’ambiente e l’uomo, sia durante l’attività produttiva che nella successiva applicazione
Sviluppo di sistemi per l’edilizia che offrano alte prestazioni di coibentazione riducendo i consumi di energia per il riscaldamento e il condizionamento delle abitazioni
Sviluppo di prodotti sempre più performanti e duraturi nel tempo, per aumentare i tempi di intervento tra una manutenzione e l’altra
Ricerca di fornitori di materie prime certificati Uni En Iso 14001:2015 e che risiedano il più vicino possibile al sito produttivo Cap Arreghini per ridurre al minimo i trasporti su strada.
L’azienda è sempre più sensibile alle problematiche ambientali e investe con interesse crescente su tale area, spinta non solo da questioni economiche ma in misura maggiore da motivazioni di carattere valoriale legate agli aspetti di tutela e salvaguardia dell’ambiente e della salute dei lavoratori e dei cittadini, con l’intento di contribuire alla riduzione dell’inquinamento.
Si tratta di una sensibilità ambientale che interessa l’azienda e tutti i suoi lavoratori coinvolti e resi partecipi attorno a tale obiettivo.
Bergamo riaccende i riflettori sul mondo delle costruzioni con Edil 2024, un evento di risonanza nazionale. La Fiera dell’Edilizia 2024 si svolgerà dal 26 al 28 aprile nei padiglioni della Fiera di Bergamo e diventerà il palcoscenico privilegiato per l’innovazione e la sostenibilità nel mondo delle costruzioni. All’evento sarà presente anche Virginia Gambino Editore.
Bergamo rappresenta storicamente il più importante distretto economico italiano nel settore delle costruzioni, grazie alla presenza di numerose imprese edili e di una rete innovativa di professionisti. Questi fattori la rendono la provincia più attiva nel settore edile in Italia. Il settore dell’edilizia è uno dei principali motori economici del nostro paese, e nell’asse Brescia-Bergamo-Milano rappresenta uno dei principali distretti italiani, con un valore economico paragonabile a quello di un intero stato del centro Europa.
Materiali per edilizia a Fiera Bergamo
Il ritorno
La Fiera dell’Edilizia è stata per anni un evento di grande rilevanza nel settore delle costruzioni italiano e desidera tornare protagonista nell’era dell’Edilizia 5.0. In un’era in cui l’edilizia è chiamata a rinnovarsi per rispondere alle sfide poste dal cambiamento climatico e dalla digitalizzazione, l’evento si propone come un catalizzatore di idee e soluzioni, ponendo le basi per la costruzione di un futuro sostenibile e interconnesso.
Le presenze
Grazie alla collaborazione con tutti i rappresentanti della filiera delle costruzioni, a partire dall’Università degli Studi Bergamo, alle associazioni di categoria e agli ordini professionali, sino ai sindacati dei lavoratori e agli enti bilaterali, la community della fiera intende favorire il processo di innovazione del settore delle costruzioni, ponendo l’obiettivo di proiettare le imprese verso un Cantiere digitale e sostenibile, un modello che promette di ridefinire i canoni del settore. Saranno tre giorni di lavoro intensi, in cui i massimi esponenti della politica, della finanza e dell’economia incontreranno le imprese e i professionisti coinvolti nella filiera. Sessioni plenarie, workshop e incontri formativi offriranno un’occasione unica per essere protagonisti del futuro dell’edilizia.
Dove si trova
La Fiera di Bergamo, situata in una posizione strategica vicino all’Aeroporto di Milano Orio al Serio e alle principali reti viarie del nord Italia, presenterà incessanti innovazioni tecnologiche legate ai temi emergenti della green economy e delle smart city. Questo cambio di paradigma riflette una crescente sensibilità ambientale e la richiesta di nuovi modelli di sviluppo sostenibile.
Sotto i riflettori
1. Focus Innovazione: Promuovere un approccio manageriale innovativo nel mondo dell’impresa edilizia, integrando criteri di sostenibilità e efficienza energetica nei processi costruttivi e di ristrutturazione, sviluppare competenze mirate per la gestione del ciclo di vita degli edifici e valorizzare il ruolo dell’operatore edilizio e del capitale umano.
2. Focus Intelligenza Artificiale: Esplorare le opportunità offerte dall’applicazione dell’intelligenza artificiale nelle varie attività dell’impresa edile, dalla progettazione alla gestione delle commesse, miglioramento della sicurezza sul lavoro e automazione del cantiere moderno.
3. Focus Sostenibilità: Adottare un modello edilizio che rispetti i principi di efficienza e innovazione, con enfasi sulla qualità dei materiali, sull’ottimizzazione del consumo di CO2 e sulla completa riciclabilità dei componenti, in linea con i principi di economia circolare.
4. Focus Smart Building: Il Futuro dell’Edilizia Intelligente secondo Ambrosetti in confronto con le imprese. Il forum organizzato da The European House – Ambrosetti si propone come un evento di riferimento per delineare il futuro dell’edilizia intelligente in Italia. Con il contributo di esperti e leader del settore, si focalizzerà sulla promozione di strategie innovative per l’integrazione di tecnologie smart negli edifici, sottolineando l’importanza della sostenibilità, dell’efficienza energetica e del benessere abitativo. L’obiettivo sarà quello di definire azioni concrete per accelerare la trasformazione digitale e sostenibile dell’edilizia, valorizzando al contempo il capitale umano e l’eccellenza italiana nel settore.
5. Focus Condominio: Come noto, i condomini rappresentano circa il 61% delle abitazioni principali in Italia, secondo i dati dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) relativi al 2020. Questo dato sottolinea l’importanza di affrontare le sfide legate alla ristrutturazione e all’efficientamento energetico di tali edifici. Oltre l’85% dei condomini italiani è stato edificato prima dell’introduzione delle norme per la certificazione energetica, rendendoli energivori e necessitanti di interventi di ristrutturazione e efficientamento energetico, oltre che di digitalizzazione. Solo il 7% dei condomini italiani ha usufruito del Superbonus fiscale, il che indica un ampio potenziale di mercato per le imprese di costruzione e gli impiantisti in collaborazione con gli amministratori condominiali qualificati, le loro associazioni e gli enti locali, regionali e nazionali.
Il serramento in Pvc è sempre più leader, con un market share di oltre il 50%. I dati aggiornati allo scorso anno indicano +1,5% sull’anno precedente. Il 2023, quindi, registra in Italia il terzo anno consecutivo di crescita. I dati provengono dall’annuale ricerca di mercato effettuata dal Gruppo Serramenti e Avvolgibili di Pvc Forum Italia in collaborazione con le dieci aziende associate (Alphacan, Aluplast, Deceuninck, Finstral, QI Sistemi/Gealan, Profine, Rehau, Salamander, Schüco e QI Sistemi/Veka), che insieme rappresentano gran parte del mercato di riferimento. I metri lineari di Pvc per profili finestra immessi sul mercato dalle aziende associate nel 2023 sono stati oltre 16,8 milioni con un’incidenza maggiore dei profili bianchi (53,6%) rispetto ai pellicolati. Nel calcolo sono esclusi i profili persiana mentre sono compresi quelli per finestre scorrevoli.
Mercato del serramento
Traducendo il dato in unità finestra campione (1,23 x 1,48 metri), sono oltre 2,8 milioni i serramenti in Pvc prodotti che equivalgono a 50.544 tonnellate di telai. Aggiungendo a queste unità finestra anche quelle importate in Italia dall’estero, non facilmente quantificabili e ipotizzabili in circa 1,2 milioni, si arriva a 4 milioni totali di unità serramento in Pvc con il corrispettivo giro d’affari generato di circa 2,1 miliardi di euro. Considerando un mercato complessivo degli infissi in Italia di circa 7,8 milioni di unità, comprendente tutti i materiali alternativi utilizzati per i profili, si arriva alla sopra citata quota di oltre il 50% detenuta dal serramento in Pvc. Un risultato davvero impressionante se si considera che nel 2000 il Pvc non copriva neanche il 15% del mercato, sicuramente spinto negli ultimi anni dai bonus fiscali dei quali, però, hanno naturalmente giovato tutti i materiali.
La costante e duratura crescita del Pvc negli anni deriva soprattutto dalle sue eccellenti proprietà in termini di isolamento termo-acustico e dal proficuo rapporto costo/prestazione ma è anche legata ad aspetti ambientali. L’ultimo Bilancio di VinylPlus, l’Impegno europeo per la sostenibilità del Pvc, ha registrato nel 2022 un riciclo complessivo di 813.266 tonnellate di rifiuti in Pvc provenienti dalle diverse applicazioni d’uso. Di queste, 408.151 tra pre e post consumo (dunque il 50%) provengono da profili finestra e prodotti correlati. Dal 2000, nell’ambito di Vinyl 2010 prima e ora VinylPlus, sono state riciclate 3,7 milioni di tonnellate di Pvc derivanti da profili serramenti e correlati. A breve uscirà il Progress Report 2024 relativo alle attività e ai risultati del 2023.
Vacunanex Cappotto può essere applicato sia a pareti che a solai, sia interni che esterni e consente di raggiungere un’ottima coibentazione con una dimensione contenuta in pochi millimetri. Inoltre è di facile applicabilità e si adatta alle diverse superfici dell’edificio.
Risparmiare in costi per la corrente elettrica, il gasolio o il gas necessari per raffrescare o riscaldare la propria casa grazie a un isolamento termico efficace e duraturo nel tempo: un obiettivo non facile da ottenere.
Fasi di lavorazione con Vacunanex
Ma è il traguardo raggiunto da Vacunanex, pannello isolante prodotto da Bifire. Si tratta di un materiale innovativo, composto da polveri micronizzate a base di ossido di silice, pressate e poi imbustate sottovuoto. Sulle due facce principali il pannello è protetto da una lastra in cemento da 3 millimetri.
Insomma, uno strato sottile rispetto ad altre soluzioni, ma performante. Alla base c’è la tecnologia Nanex, che utilizza silice microporosa nanotecnologica. Le particelle sferiche microporose del materiale hanno punti di contatto nanometrici e, quindi, la conduttività termica per contatto di corpi solidi è ridotta al minimo possibile.
Inoltre, i micropori minimizzano anche la trasmissione termica per convezione. Attraverso degli speciali opacizzanti si riducono ulteriormente i processi delle radiazioni.
Il pannello Vacunanex a base di Silice Microporosa Nanotecnologia
Incollaggio
Il sistema Vacunanex Cappotto è prodotto interamente in Italia con questa tecnologia innovativa, che può essere applicata sia a pareti sia a solai, sia interni sia esterni.
Un altro vantaggio di Vacunanex Cappotto consiste nella facilità di applicazione e nella sua adattabilità alle diverse geometrie dell’edificio: il pannello Vacunanex non necessita di alcuna tassellatura, ma può essere direttamente incollato e rasato sulla superficie attraverso il collante rasante Aquafire.
Con lo stesso prodotto si provvede alla rasatura con rete Aquafire e successivamente alla finitura. Vacunanex Cappotto ha una resistenza di esercizio allo strappo certificata di ben 800 chilogrammi per metro quadrato e rispetta i requisiti Cam per poter accedere al superbonus 70%, nonché all’ecobonus 65% attraverso la certificazione Remade in Italy.
Bassa trasmittanza
La forte capacità isolante offre garanzie speciali nel settore del termoisolamento: il pannello è utilizzato in applicazioni da -70 a +80 gradi. È realizzato sottovuoto: una caratteristica che evita completamente qualsiasi trasmissione termica per convezione e, per questo, ottiene un’efficienza molto più alta rispetto ai materiali isolanti tradizionali.
Pannello Isolante Vacunex applicato
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Pannello isolante Vacunanex
Pannello isolante Vacunex
Pannello Isolante Vacunanex
Pannello Isolante Vacunex
Per esempio, mantenendo la stessa capacità isolante, Vacunanex consente la riduzione dello spessore fino a dieci volte mantenendo una una trasmittanza termica U di 0,26W/m²K con soli 15 millimetri.
Questo mini spessore consente applicazioni anche in edifici dove altri tipi di materiale non possono essere utilizzati. Per esempio, il pannello permette di non modificare pluviali, davanzali e soglie.
Chi applica questo materiale per isolare un edificio non deve ridurre il camminamento esterno, né la larghezza dei balconi.
Inoltre, aspetto non secondario in città, lo spessore non rappresenta un ingombro verso altre proprietà confinanti. Ultimo aspetto, ma non meno importante: il prodotto di Bifire è incombustibile.
Anche questo un vantaggio rispetto ad altre soluzioni che, in passato, sono state protagoniste (in negativo) di fatti di cronaca.
Grandine, urti, danneggiamenti accidentali: fattori che possono compromettere l’efficacia di un involucro isolante dell’edificio. Il rasanteBaumitPowerFlex elimina ogni problema: utilizza anche fibre di Kevlar per ottenere un’elevata resistenza.
Sempre più spesso si manifestano anche in Italia eventi atmosferici estremi, come forti tempeste e violente grandinate, che causano ingenti danni anche agli edifici. Le parti più esposte, oltre alle coperture, sono gli ombreggianti e gli elementi di schermatura: gli avvolgibili, le tende e tapparelle, e le facciate nel complesso.
Non è insolito, quindi, che anche i rivestimenti dei sistemi a cappotto possano riportare danni a seguito del violento impatto della grandine sulla superficie, dando luogo a cavillature, distaccamenti dell’intonaco e conseguenti infiltrazioni che vanno ad inficiare l’integrità del manufatto.
Rasante Baumit elastico e senza cemento
Baumit Powerflex
Baumit ha messo a punto un rasante specifico, altamente elastico e rinforzato, per ripristinare i sistemi a cappotto danneggiati dalla grandine o anche dall’impatto con oggetti impattanti e/o contundenti (per esempio, i manubri delle bici appoggiate al muro, le pallonate).
Nel caso di danneggiamento del rivestimento di facciata, con lesioni profonde fino allo strato isolante, è possibile provvedere alla riparazione superficiale eseguendo una nuova rasatura armata, utilizzando Baumit PowerFlex.
Eventi estremi
Baumit PowerFlex è stato messo a punto per ripristinare le facciate dai danni della grandine e svolge una funzione di protezione dagli urti: è un rasante organico, privo di cemento, altamente elastico e rinforzato con fibre di Kevlar per elevatissime resistenze agli urti di facciata.
La soluzione di Baumit, all’interno del sistema certificato Eta Baumit StarSystem Eps, appartiene alla categoria I di resistenza agli urti e raggiunge, inoltre, con uno spessore medio dello strato finito di 5 millimetri, la più alta classificazione per resistenza alla grandine (HW5) secondo il sistema di prova VKF n.08: nessun danno con impatti fino a 29 Joule.
Alta qualità
Baumit PowerFlex è un rasante di armatura di alta qualità, facilmente applicabile e di ottima adesività. Il prodotto si utilizza con reti portaintonaco Baumit StarTex in sistemi termoisolanti in Eps. Resiste agli agenti atmosferici e al gelo dopo l’essiccazione. Presenta ottimali proprietà idrofughe e una forte resistenza meccanica grazie alle fibre di Kevlar.
I componenti
Le fibre di Kevlar sono fibre sintetiche con grandissima resistenza meccanica alla trazione, tanto che, a parità di massa, il Kevlar è cinque volte più resistente dell’acciaio.
In virtù delle sue prestazioni di resistenza, il materiale è utilizzato come fibra di rinforzo per la costruzione di giubbotti antiproiettile, di attrezzature per gli sport estremi e per componenti usati in aeroplani, barche e vetture da competizione.
Le sue proprietà di resistenza sono state messe a punto e sfruttate per permettere di assorbire, tramite deformazione plastica, l’energia cinetica puntuale di corpi che impattano sulle superfici a forte velocità.
Efficaci nella protezione dai proiettili, così tali fibre risultano alleate preziosi nella protezione dagli urti puntuali come, appunto, l’azione della grandine.
I punti a favore
Baumit PowerFlex è pensato per il ripristino dei sistemi a cappotto danneggiati dalla grandine e, al tempo stesso, grazie all’elasticità della sua formula, protegge il cappotto restaurato da eventi atmosferici avversi che potranno verificarsi in futuro.
Una volta applicato in sistema, il materiale protegge efficacemente il cappotto da successive grandinate. Le fibre di Kevlar, contenute all’interno del rasante, sono molto elastiche e altamente resistenti agli urti.
10 volte più resistente agli urti (rispetto al sistema a cappotto tradizionale)
Andrea Payaro | Docente esperto del ministero dello sviluppo economico (Ice)
L’intelligenza artificiale (Ai), divenuta molto nota negli ultimi tempi, è un ramo della scienza informatica che si occupa della creazione di sistemi in grado di eseguire compiti che richiederebbero l’intelligenza umana.
Questi compiti includono l’apprendimento, il ragionamento, la risoluzione di problemi, l’elaborazione del linguaggio naturale (comprendere e generare linguaggi umani) e l’interazione uomo-computer.
L’Ai può essere suddivisa in due categorie principali: debole e forte. L’Ai debole è progettata e addestrata per un compito specifico, come la visione artificiale nelle automobili autonome o gli assistenti vocali come Siri e Alexa.
L’intelligenza artificiale forte, d’altra parte, possiede capacità di comprensione e coscienza simili a quelle umane, ma è ancora largamente teorica e non realizzata a pieno nella pratica. L’intelligenza artificiale può essere anche impiegata per migliorare l’efficienza e l’efficacia nella gestione di un magazzino. Ecco alcuni esempi:
Ottimizzazione dell’inventario: L’Ai può analizzare i dati di vendita e previsioni per ottimizzare i livelli di stock, riducendo così il sovra-stoccaggio o la mancanza di prodotti (out-of-stock)
Automazione dei processi di magazzino: implementata nei moderni Amr (Autonomous Mobile Robot) può realizzare diversi compiti come il picking, il packing e il trasporto di merci all’interno del magazzino, aumentando la velocità di esecuzione e riducendo gli errori.
Gestione della supply chain: Attraverso l’analisi predittiva, l’Ai può identificare potenziali problemi nella catena di fornitura e suggerire soluzioni in tempo reale, utile per valutare l’indice di rischio.
Manutenzione predittiva: L’ Ai può monitorare lo stato delle attrezzature del magazzino e prevedere quando potrebbero avere bisogno di manutenzione, riducendo così i tempi di inattività.
Miglioramento della sicurezza: Sistemi Ai possono monitorare il magazzino per garantire la sicurezza, identificando potenziali pericoli o comportamenti non sicuri.
Gestione degli spazi: L’ Ai può aiutare a organizzare il layout del magazzino per massimizzare l’efficienza dello spazio e la velocità di movimentazione delle merci.
Analisi dei dati: L’intelligenza artificiale può analizzare grandi quantità di dati per identificare tendenze, modelli e insight che possono aiutare a prendere decisioni di business più informate
Riduzione degli errori: L’ Ai può aiutare a ridurre gli errori in vari processi, come l’immissione di dati e la gestione degli ordini, aumentando l’accuratezza e l’efficienza.
Se l’obiettivo finale dell’Ai è quello di creare sistemi in grado non solo di imitare l’intelligenza umana, ma anche di poterla superare in determinati compiti, il suo uso può portare a un aumento della sicurezza, una riduzione dei costi e un miglioramento della soddisfazione del cliente.
Le figlie del fondatore, Antonella e Daniela, uniscono le forze e fondendo Eclisse e Defaveri danno vita a un grande gruppo con l’obiettivo di puntare a traguardi ancora più ambiziosi e consolidare la presenza negli infissi, assecondando le esigenze dei consumatori.
La storia di Eclisse è iniziata nel 1989 da un’idea del suo fondatore Luigi De Faveri, che rivoluzionò il concetto di porta a battente. L’intuizione fu quella di migliorare i primi prototipi esistenti di porta a scomparsa e produrre in serie una struttura metallica, che poi prenderà il nome di controtelaio, in grado di far scorrere e scomparire una porta all’interno del muro, senza alcun ingombro.
Il prodotto fu talmente apprezzato che in pochi anni il controtelaio per porte a scomparsa divenne conosciuto e venduto in tutto il mondo. Questo grazie all’affiatamento di persone profondamente coinvolte nel progetto e al lavoro svolto all’estero attraverso una capillare rete di consociate e distributori.
L’espansione dell’azienda trevigiana fuori dal territorio nazionale è iniziata con l’apertura di Eclisse in Francia nel 1996, e a cui presto hanno fatto seguito le aperture in Polonia nel 2000, in Repubblica Ceca, Inghilterra e Austria nel 2001, in Repubblica Slovacca nel 2004, in Spagna nel 2006, in Brasile e Germania nel 2008.
Sin dall’inizio l’attività dell’azienda è stata mossa dall’intraprendenza e dall’impegno costante nella ricerca e nell’innovazione. Il successivo ampliamento della gamma di modelli proposti, sempre guidato dalla meticolosa attenzione per i dettagli, ha determinato una rapida espansione.
Tanti sono i brevetti che hanno reso famosi i prodotti Eclisse: il binario estraibile e la rete debordante solo per citarne un paio, fino alle innovazioni più recenti come Eclisse 40, il primo e unico telaio per porta svasata a 40 gradi.
Monoblocchi De FaveriControtelai per porte a scomparsa Eclisse
Eclissi e Defaveri tutti insieme
Ora Eclisse e DeFaveri si fondono. YouTrade, per l’occasione, ha incontrato Daniela e Antonella De Faveri, ripercorrendo con loro la storia delle due aziende che è anche la storia della loro famiglia. A loro abbiamo chiesto di illustrarci la fusione e poi ci siamo soffermati con Antonella, soprattutto sullo sviluppo di DeFaveri per parlare di controtelaio e monoblocco.
Daniela, l’azienda quest’anno festeggia i suoi primi 35 anni di storia e comincia una nuova avventura.
Sì, dal primo gennaio di quest’anno le due aziende della famiglia, Eclisse e DeFaveri, sono diventate un’unica realtà sotto la guida mia e di Antonella. Ci guida da sempre un orientamento comune e uno sguardo condiviso sullo sviluppo aziendale, che prima che in azienda nasce in famiglia, sulla scorta dell’esempio paterno.
Un’unità di visione strategica che ci ha indotte in modo naturale a unire le forze per avviare una sinergia che senza dubbio ci porterà a occupare una posizione di mercato ancora più solida nel settore delle costruzioni. L’obiettivo è quello di puntare a traguardi ancora più ambiziosi e consolidare la presenza nel segmento degli infissi, assecondando le esigenze dei consumatori.
Antonella, come cominciano i 60 anni di storia del controtelaio De Faveri?
Mio padre, Luigi De Faveri, ha iniziato a Pieve di Soligo con una piccolissima azienda di riparazione di attrezzi agricoli, da cui tutto nasce, nel 1960. Nel 1971 ha costruito la prima officina di riparazione di carpenteria pesante, per assecondare le richieste che arrivavano dal territorio circostante. Nei primi anni Ottanta si è passati alla produzione del solo controtelaio in lamiera zincata.
Il mercato delle costruzioni però stava evolvendo e aveva bisogno di posizionare il serramento a squadra nelle murature. In seguito, i fenomeni di muffa portarono mio padre a creare il primissimo taglio termico aggiungendo al controtelaio in lamiera un listellino in legno.
La soluzione non trovò subito accoglimento nel mercato. Solo parecchio tempo dopo, infatti, si comincerà a parlare di coibentazione. Sarà la nascita dell’Agenzia CasaClima a spingere la richiesta di un prodotto performante che De Faveri produce passando dal controtelaio in lamiera a taglio termico alla spalla coibentata.
Nuovi uffici De Faveri
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Nuovi uffici De Faveri progettati per realizzare un luogo di lavoro confortevole e accogliente
Nuovi uffici De Faveri progettati per realizzare un luogo di lavoro confortevole e accogliente
Nuovi uffici De Faveri
Nuovi uffici De Faveri
Un’azienda fondata sull’innovazione continua come cambia nel tempo?
L’azienda si trasforma ampliando gli stabilimenti produttivi, che oggi sono tre. Si introducono materiali sostenibili, nuove attrezzature e si punta alla crescita del personale, che per una produzione su misura di qualità deve avere una manualità di precisione.
Altro motivo di orgoglio, e che fa la differenza, è l’ufficio tecnico che risponde a ogni necessità del cliente. La produzione è customizzata in base a svariati elementi: la profondità del muro, le caratteristiche del telo oscurante (avvolgibile, tenda tecnica…), proponiamo quindi una serie di prodotti da personalizzare.
In Italia, a seconda delle zone, il serramento viene montato a centro o a filomuro, di conseguenza cambia anche il monoblocco. Ora siamo arrivati a un prodotto che, per esempio, ha soddisfatto pienamente le richieste prestazionali del 110%, un monoblocco che viene montato sull’esterno in appoggio al serramento. Poi abbiamo una vasta gamma di prodotti per la riqualificazione.
Arnaldo Finazzi | Direttore commerciale De Faveri
Il canale di vendita è rimasto lo stesso nel tempo?
La nostra strategia di vendita non è mai cambiata, vendiamo attraverso il rivenditore di serramenti, di materiali edili e di ferramenta tecnica, che fungono da collegamento con l’impresa di posa.
Avete più prodotti customizzati o standard?
I prodotti sono tutti customizzati e appartengono a due famiglie: il monoblocco a misura (o spalla coibentata) e il controtelaio semplice, senza oscurante. I prodotti Expert a confezione sono quattro e passano soprattutto dalla rivendita edile e dalla ferramenta tecnica.
Antonella De Faveri nel reparto logistica
Qual è stata l’innovazione più apprezzata dal mercato?
Il monoblocco a rasare sicuramente, nel mercato attuale ci sta dando molta soddisfazione. Si tratta di una soluzione ideata dalla DeFaveri, circa dieci anni fa, che rispetto alla maggior parte dei sistemi si differenzia perché viene finita in cantiere per mezzo della rasatura. Con questo sistema si evitano crepe o cavillature che si possono presentare nelle spalle dotate di profili in alluminio o fibrocemento.
Il successo del monoblocco a rasare ci ha portato a studiare una soluzione adatta a tutte le murature prive di coibentazione a cappotto. Abbiamo brevettato lo scorso anno la soluzione “Monoblocco Intonaco”, sempre realizzata in Eps conforme ai Cam, dotata di zigrinature per garantire una perfetta aderenza e aggrappo all’intonaco, che unita alla presenza di un paraspigolo in Pvc semplifica le operazioni di finitura.
Quali sono i numeri di DeFaveri?
In quattro anni abbiamo triplicato il fatturato che oggi è di 8,5 milioni, 30 dipendenti e 15 agenti esterni. E quattro stabili per circa 10mila metri quadrati di produzione.
Stabilimento produzione Eclisse
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Stabilimento produzione Eclisse
Stabilimento produzione Eclisse
Dettagli stabilimento produzione Eclisse
Dettagli stabilimento produzione Eclisse
Dettaglio stabilimento produzione Eclisse
Dettaglio stabilimento produzione Eclisse
Dettaglio stabilimento produzione Eclisse
Dettaglio stabilimento produzione Eclisse
L’azienda si è dotata di un codice etico che ne rappresenta i valori fondanti ed è condiviso con Eclisse.
Il codice etico di Eclisse e Defaveri vuole premiare il talento e l’ingegno di chi opera nell’azienda nel tentativo di realizzare un ambiente di lavoro che valorizzi l’individuo, la solidarietà e il rispetto dell’ambiente. Gli sforzi dell’azienda sono protesi verso la realizzazione di un ambiente di lavoro sano e collaborativo.
Un ambiente sereno ed accogliente permette a ognuno di esprimere al meglio le proprie capacità. Come per i rapporti con i dipendenti, l’azienda persegue con i propri fornitori relazioni stabili e di lunga durata attraverso partnership e collaborazioni con l’obiettivo di migliorare costantemente i propri prodotti e la qualità dell’offerta.
Anche i fornitori fanno parte del team DeFaveri, nella reciproca consapevolezza che il gioco di squadra porta dei vantaggi a tutti i giocatori. Per quanto concerne i clienti DeFaveri si impegna a garantire sempre la massima qualità del prodotto e del servizio fornito a partire dall’offerta, alla posa in cantiere fino all’assistenza post-vendita stabilendo una relazione basata sulla fiducia.
Il codice Etico Eclisse e Defaveri riguarda anche ricerca e innovazione: DeFaveri investe da sempre gran parte delle proprie risorse in ricerca e sviluppo, formazione e qualificazione del personale, strumenti e tecnologia con l’obiettivo di offrire al cliente un prodotto duraturo, efficiente e performante.
C’è poi il tema ambientale: i prodotti vengono ideati, progettati e realizzati con materiali a basso impatto ambientale, in ottica di risparmio energetico e riduzione dei costi e degli sprechi. L’azienda ha inoltre un rapporto molto stretto con il suo territorio e ne promuove sviluppo e tradizione.
Infine, l’ambiente solidale e collaborativo interno all’azienda si rispecchia anche nel modo in cui essa si rivolge all’esterno attraverso il sostegno di associazioni che operano nell’inclusione sociale e le attività del tempo libero.
Vi aspettate una crescita di fatturato dopo la fusione delle due aziende nel Gruppo Eclisse?
La fusione con Eclisse è un viatico importante. È innegabile che Eclisse sia un’azienda leader in edilizia e sarà un grande traino nel magazzino edile in cui DeFaveri è meno presente.
Ricavi stabili e redditività in crescita sia per Ebitda sia di utile netto per Fervi, azienda specializzata nella Mro (Materials, Repair and Operations), attivo nel settore della fornitura di attrezzature professionali principalmente per l’officina meccanica, l’officina auto, la falegnameria, il cantiere. I ricavi netti del gruppo, consolidati al 31 dicembre 2023, sono stati 56,4 milioni, mentre l’indebitamento finanziario netto è in calo a 7,6 milioni, un dato migliorato rispetto ai -11,2 milioni del 31 dicembre 2022. In crescita (+2,8%) rispetto al 2022 anche l’Ebitda rettificato (8,7 milioni). L’azienda, quotata, registra un valore nominale delle azioni (+17,5%) con un dividendo proposto di 0,47 Euro per azione rispetto al valore di 0,40 Euro del 2022. Lo stacco della cedola è previsto per il 6 maggio 2024.
“I risultati del 2023 mostrano un miglioramento dei parametri di redditività sia a livello di Ebitda sia di utile netto, oltre a un significativo miglioramento della posizione finanziaria netta: questo dimostra che il Gruppo è in salute e che le aspettative definite nel programma di crescita del Gruppo potranno essere rispettate», ha commentato Guido Greco, amministratore delegato di Fervi Group.
Dopo quasi un anno di trattative tra Parlamento e i 27 governi della Ue si è arrivati a un accordo di massima. Via libera alle caldaie ibride, addio a quelle solo a gas. Gli edifici più inquinanti dovranno ridurre i consumi di energia del 16% entro il 2030 per arrivare a edifici green.
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Danesi punta a incrementare le vendite di Normablok, il prodotto di punta che vanta capacità di isolamento e sicurezza. Senza dimenticare l’impegno per promozione e formazione.
Dall’intervista a Roberto Danesi emerge una solida certezza: i sistemi costruttivi in laterizio ad alte prestazioni dell’azienda sono pronti a rispondere alle sfide della nuova edilizia e non temono la concorrenza di prodotti alternativi.
Dalla sostenibilità, all’isolamento, dall’antincendio alla sismica offrono performance d’eccellenza. L’impegno più grande? Promozione e formazione.
A differenza di quanto si potrebbe immaginare, nell’attuale panorama dell’industria delle costruzioni il laterizio resta uno dei materiali più amati dai maestri dell’architettura, dai costruttori e dalle maestranze.
A Milano, capitale italiana della rigenerazione urbana e dello sviluppo immobiliare, il mattone resta il materiale d’elezione. Ampiamente utilizzato nelle nuove costruzioni di Porta Nuova, il più grande progetto di riqualificazione europeo, cominciato nel 2005 e durato circa un decennio, il mattone è protagonista anche nei cantieri dei nuovi complessi residenziali in costruzione.
Di questa lunga tradizione italiana è protagonista d’eccellenza il produttore che abbiamo intervistato nella sede della sua azienda a Soncino (Cremona). Stiamo parlando di Roberto Danesi, imprenditore di lungo corso nel settore del laterizio con Fornaci Laterizi Danesi.
Con lui abbiamo fatto una lunga chiacchierata per commentare lo «strano» ciclo edilizio tra covid, superbonus, spinta alla riqualificazione e alla sostenibilità del costruito che ha caratterizzato l’ultimo lustro del settore.
Soprattutto, abbiamo cercato di capire che ruolo gioca l’industria del laterizio oggi e quali sono le sfide nell’ambito dell’innovazione, della formazione e della competitività industriale che si prospetta.
Schema del sistema costruttivo per facciavista in pietra
Siamo a fine 2023, proviamo a fare unbilancio qualitativo delle performance aziendali. Che cosa è stato premiante e cosa non lo è stato?
Possiamo archiviare il 2023 come un anno premiante, per usare le sue parole, nonostante le preoccupazioni iniziali su diversi fronti: dal rebus superbonus 110%, al rincaro delle materie prime, ai conflitti internazionali.
Credo che l’andamento, comunque positivo, sia stato trainato dalla misura del 110%, soprattutto nella riqualificazione mentre la demo ricostruzione, che ci avrebbe favorito, è stata utilizzata solo marginalmente.
In ogni caso, la crescita del volume di lavoro ha fatto da traino anche al settore del laterizio. Sia chiaro che il mattone ha chiuso l’anno con un calo abbastanza importante: fino a -15-18% di volumi in tonnellate rispetto al 2022 in alcune zone del Belpaese.
Proviamo a fare un’analisi più puntuale degli ultimi tre anni.
Il calo dei volumi venduti è in corso da tre-quattro anni e va consolidandosi intorno a una decrescita che si situa tra il meno 3-5% di quattro anni fa al meno 15-18% attuale.
Fa eccezione Milano, ancora in fase estremamente positiva, con progetti importanti previsti anche nei prossimi tre anni. Nel resto del Paese il mercato rallenta. Fra le cause sicuramente c’è l’aumento generalizzato dei costi di costruzione, anche in provincia.
Non ci sono più le marginalità per fare operazioni immobiliari importanti anche per il sopravvenuto costo del denaro. I privati oggi hanno difficoltà a comprare casa: fino a due anni fa si accendevano mutui a un punto e mezzo percentuale, ora i tassi sono schizzati al 4-5%, nel migliore dei casi, cosa che comporta quasi il raddoppio della rata.
La somma dell’aumento dei costi di costruzione e del costo del denaro ha portato sicuramente a un rallentamento importante nel nostro settore, tranne che nelle zone turistiche e nelle grandi città.
In questa effervescenza lombarda, che ruolo hagiocato il laterizio rispetto agli altri materiali?
Il laterizio è utilizzato prevalentemente per l’edilizia residenziale, a eccezione di Milano, dove si impiega anche in altre tipologie di edificio, per esempio nel terziario.
Pensiamo alla riqualificazione del quartiere Porta Nuova, al Bosco Verticale. La storia delle costruzioni testimonia ampiamente la bontà del laterizio in fatto di durabilità e bellezza degli esiti progettuali.
Produzione Normablok nel piazzale della sede di soncino pronti per la consegna
Fornaci Laterizi Danesi quali territori serve principalmente?
Certamente tutto il Nord Italia, ma arriviamo agevolmente in Toscana, in Emilia, Romagna, nelle Marche e con i nostri prodotti innovativi arriviamo al Sud, nelle isole e anche all’estero. Certamente la logistica nel nostro settore impatta molto sui costi.
A proposito di innovazione, in che modo ha inciso negli ultimi tre anni sul vostro business? Anni caratterizzati dai bonus edilizi e superbonus in particolare?
Anche prima dell’era dei bonus edilizi l’innovazione espressa nella linea Normablok (Normablok Più Cam, Normablok Più, Normablok Più Taglio Termico) ci ha sostenuto moltissimo.
Per procedere a questa produzione abbiamo provveduto a innovare gli impianti e ampliare la gamma, fornendo al mercato soluzioni antisismiche e ad altissimo isolamento. La linea Normablok è un sistema costruttivo completo che risponde alle richieste Cam e in cui abbiamo integrato Eps Neopor Bmb di Basf.
Un Eps derivato da materie prime rinnovabili e non fossili. Si tratta di blocchi isolanti adatti alle diverse zone sismiche per la realizzazione di murature monostrato portanti, armate o ordinarie, murature di tamponamento e per la correzione dei ponti termici di pilastri e travi, con caratteristiche antincendio, anche per la costruzione di edifici di grandi dimensioni.
Argilla pronta per essere messa in produzione
Le prestazioni antincendio stanno diventando sempre più rilevanti.
È vero, il tema della sicurezza antincendio delle facciate è di grande interesse e di particolare rilevanza, soprattutto nel caso di edifici pluripiano.
Lo abbiamo visto in alcuni fatti di cronaca negli ultimi anni. Un incendio che ha origine all’interno di un edificio può finire per interessare anche le facciate.
Le fiamme e i fumi caldi che si sviluppano negli ambienti confinati, dopo aver provocato la rottura delle aperture finestrate, fuoriescono e si possono propagare ai locali superiori o adiacenti a causa dei flussi termici indotti lungo le facciate.
Eventuali cavità verticali, per esempio facciate ventilate, possono essere vie preferenziali di propagazione degli incendi lungo le facciate. È inoltre fondamentale esaminare l’incidenza e le caratteristiche di eventuali rivestimenti esterni, come i cappotti termici.
È per questo che abbiamo testato, presso il laboratorio Csi, pareti realizzate con blocchi Normablok Più sottoponendole a test in grado di determinarne la classe di reazione al fuoco.
Tutte le pareti Normablok Più hanno ottenuto la certificazione di reazione al fuoco in classe B-s1,d0 dimostrandosi quindi la soluzione ideale per le facciate di tutti gli edifici, anche nel caso di facciate ventilate.
Qual è l’impatto degli eventi climatici estremi sulle pareti perimetrali in laterizio?
Il materiale isolante si trova all’interno di un guscio in cotto decisamente resistente, in grado di far fronte a eventi climatici estremi. Come hanno evidenziato le violente grandinate della scorsa estate, le pareti in Normablok Più con isolante integrato si sono dimostrate vincenti in termini di durata, manutenzione e resistenza agli agenti atmosferici. Abbiamo una forte resistenza agli urti e al fuoco.
In più, con le murature isolate in laterizio abbiamo accorciato i tempi di posa in cantiere e quindi i tempi di realizzazione dell’edificio, gestendo meglio anche il tema della sicurezza del cantiere, essendo necessaria solo la squadra di muratori tradizionali.
I blocchi possono essere tagliati in cantiere in qualunque direzione senza subire alcun danno sotto il profilo dell’isolamento, poiché il polistirene interno non si sbriciola grazie alla tecnica di produzione che lo rende omogeneo al blocco. Questa duttilità rende inutile l’utilizzo di costosi pezzi speciali.
Qual è la quota di fatturato che viene reinvestito in innovazione?
Soprattutto negli scorsi anni è stata molto importante, tra il 5 e il 10%. Prevediamo grossi investimenti anche per il rinnovo degli impianti, sia attraverso il loro ampliamento sia per la loro razionalizzazione.
Soluzione tecnologica sviluppata per la ricostruzione post-terremoto
Come state affrontando l’innovazione del processodi produzione sotto il profilo della sostenibilità?
Le normative in questo senso sono sempre più stringenti e anche sotto questo profilo stiamo apportando molta innovazione. In prospettiva, gli investimenti richiesti in fatto di sostenibilità totale richiederanno i nostri maggiori sforzi per passare dalle fonti energetiche a metano alle rinnovabili e stiamo pensando all’idrogeno e all’elettrico.
Il nostro settore nei prossimi 15 anni dovrà arrivare a decarbonizzare la produzione facendo ricorso solo a fonti energetiche rinnovabili.
Veniamo ora ai clienti, che sono rappresentati principalmente dai rivenditori, come li assistete?
Abbiamo un ufficio tecnico con cinque professionisti che si occupano dell’assistenza tecnica, dalla progettazione al cantiere: dalla prima fase di promozione tecnica dei nostri prodotti agli studi di fattibilità del progetto architettonico e strutturale (dalla muratura armata con prestazioni antisismiche alla realizzazione di edifici multipiano con prestazioni d’isolamento), fino all’assistenza in cantiere per spiegare alle maestranze come utilizzare il prodotto per ottenere il massimo risultato con il minor spreco di tempo e risorse da impiegare.
Le parti realizzate con Normablok più S40 MA oltre ad essere sicure raggiungono una trasmittanza termica di 0,21 W/M²K
L’innovazione richiede tanta formazione, comeviene gestita da Danesi?
Da molti anni accompagniamo le scuole edili nei percorsi di formazione, dalla produzione del mattone con visite nei nostri stabilimenti, alla corretta posa in opera in cantiere. Molto importante è anche l’aggiornamento professionale dei professionisti tecnici in edilizia: geometri, architetti e ingegneri.
Infine, la formazione universitaria con la collaborazione nell’attivazione di corsi sul laterizio, cercando di evidenziare le possibilità enormi che questo materiale offre sia dal punto di vista strutturale, sia da quello architettonico e prestazionale.
Forniamo formazione sia come azienda sia come Consorzio Poroton, a cui siamo associati. Cercheremo di attivare corsi in tutte le università italiane con l’obiettivo di mostrare come l’innovazione abbia reso il nostro ma teriale assolutamente adatto ai nuovi processi costruttivi.
Nell’attuale mercato delle costruzioni quali sono i prodotti in laterizio più richiesti, quelli tradizionali o quelli più innovativi?
Per quanto concerne i volumi, vendiamo più prodotti tradizionali, come il Poroton, prodotti con buone prestazioni e che sono sul mercato da parecchi anni. Si tratta sempre di prodotti che hanno un’elevata biocompatibilità, assieme a ottima capacità portante, isolamento termico, traspirabilità, isolamento acustico, resistenza al fuoco.
Da sempre il mattone Danesi è sinonimo di alto comfort abitativo, perché è un materiale che nasce dalla migliore tradizione costruttiva, ed è composto da una miscela di argille naturali. I nostri sforzi oggi sono concentrati sulla crescita della linea Normablok ad alte prestazioni.
La promozione di questa linea ad alta innovazione richiede sforzi notevoli in virtù del fatto che occorre far comprendere come, a fronte di un maggior costo del singolo blocco, ne consegua un costo della parete finita decisamente inferiore rispetto ad altre soluzioni.
I nostri prodotti innovativi sono assolutamente competitivi rispetto ai prodotti tradizionali e anche rispetto ad altri sistemi costruttivi concorrenti, ma occorre spiegarlo e soprattutto farlo comprendere all’intera filiera: distribuzione, professionisti e imprese di costruzione. Ad oggi nessuna soluzione alternativa può dare certezze in termini di prestazioni e durata come la nostra.
La parete in muratura armata Normablok rivestita in pietra a vista
Quale sarà la maggiore sfida 2024 per Danesi?
Come limitare i danni da cambiamenti climatici, quali soluzioni possono garantire sicurezza sismica e isolamento termico in modo duraturo senza impattare sull’ambiente sono alcune delle domande che l’edilizia moderna si pone.
Il nostro obiettivo è far comprendere che Normablok Più è la risposta a tutte le domande. A parità di costi, se non anche a oneri inferiori, le performance delle nostre soluzioni, rispetto a quelle alternative, ci daranno ragione anche nei prossimi anni. La nostra sfida 2024 sarà però quella di far entrare massicciamente la linea Normablok nei grandi cantieri italiani per raggiungere la definitiva consacrazione di un prodotto vincente.
Tutte le tappe dell’innovazione
Con Normablok Più non serve il cappotto termico
I vantaggi della muratura in laterizio, portante o di tamponamento, da sempre sono: solidità, semplicità di realizzazione e durata nel tempo, ma per garantire anche buoni valori di isolamento termico delle murature è spesso necessaria l’applicazione di un cappotto termico esterno o l’utilizzo di isolante termico in intercapedine.
Tutte lavorazioni che richiedono ulteriori interventi in cantiere. Con Normablok Più questi interventi non sono più necessari grazie all’integrazione del nuovo polistirene additivato di grafite direttamente all’interno del blocco e apposite fasce isolanti che eliminano il ponte termico dei giunti di malta.
Normablok Più Cam
I Criteri Ambientali Minimi (CAM) sono i requisiti ambientali ed ecologici definiti dal Ministero dell’Ambiente volti ad indirizzare le Pubbliche Amministrazioni e non solo, verso una razionalizzazione dei consumi e degli acquisti, fornendo indicazioni per l’individuazione di soluzioni progettuali, prodotti o servizi migliori sotto il profilo ambientale.
Per soddisfare i requisiti di legge Fornaci laterizi danesi produce l’intera linea Normablok più con certificazione Cam. Tutti i laterizi della linea Normablok più Cam contengono almeno il 15% di materiale riciclato sul peso del prodotto, rispondendo quindi, ai requisiti di conformità ai Criteri Ambientali Minimi Cam.
Normablok Più High Performance (HP)
è la nuova linea di blocchi ad alte prestazioni termiche con trasmittanza termica pari a 0,130 W/m²K con il nuovo blocco Normablok Più S45 Hp.
Normablok Più Muratura Armata (MA)
è una linea completa di blocchi in laterizio ad alte prestazioni termiche concepita da Fornaci Laterizi Danesi per realizzare murature armate in tutte le zone sismiche. Realizzato con laterizio Poroton P800, i blocchi della linea Normablok Più Muratura Armata coniugano ai ben noti vantaggi della muratura armata le prestazioni del polistirene espanso additivato.
Normablok Più Ponti Termici
è la linea di blocchi isolanti sviluppata da Fornaci Laterizi Danesi per realizzare, con una sola posa, la correzione dei ponti termici strutturali di travi, cordoli, pilastri e setti in calcestruzzo armato.
Oltre a garantire un corretto isolamento termico, i blocchi Normablok Più Ponti Termici consentono di realizzare una continuità di materiale (il laterizio) sulla facciata, a vantaggio delle successive fasi di intonacatura.
Pietra facciavista e Normablok Più S40 MA per ricostruire i borghi colpiti dal sisma e riportarli al loro caratteristico aspetto originario.
La parete in muratura armata Normablok Più S40 MA rivestita in pietra a vista, posata con malta di calce, opportunamente ancorata con un’apposita rete in fibra di vetro, è in grado di sostenere, senza mostrare segni di danneggiamento, eventi sismici di intensità doppia rispetto quelli registrati durante la sequenza sismica del terremoto dell’Italia Centrale del 2016.
I blocchi della linea Normablok Più sono la soluzione vincente per la realizzazione di pareti sicure anche in caso di incendio.
Presso il laboratorio CSI, sono state realizzate pareti con blocchi Normablok Più che sono state sottoposte a particolari test, al fine di determinarne la classe di reazione e la resistenza al fuoco.
Tutte le pareti Normablok Più hanno dimostrato eccellenti performance di resistenza al fuoco e hanno ottenuto la certificazione di reazione al fuoco in classe B-s1 d0, dimostrandosi quindi la soluzione ideale per le facciate di tutti gli edifici, anche nel caso di facciate ventilate, nel rispetto della Regola Tecnica Verticale.
Sviluppatori, società immobiliari, investitori: dietro alla realizzazione di un mall si muovono una serie di operatori, ognuno con un preciso ruolo nei centri commerciali. Ecco come è composta la filiera, dagli ideatori ai promotori, fino a chi fa da custode ai bambini.
Quali sono le tipologie di operatori immobiliari più attivi nel settore dei centri commerciali? Quali ruoli assumono nella filiera che caratterizza il settore commerciale dalla fondamentale funzione d’investimento, all’altrettanto importante attività di gestione di un centro commerciale? Quali sono le attività più caratteristiche di questi operatori? Cercheremo di rispondere a questi interrogativi in maniera esaustiva. La filiera degli operatori dei centri commerciali è così strutturata e definita:
Gli investitori
Sono «generalmente rappresentate dagli investitori istituzionali (compagnie di assicurazioni, fondi di investimento, società finanziarie, fondi pensioni…) che hanno quale obiettivo un Roi continuativo sull’investimento effettuato derivante da un lato dal flusso delle locazioni e dall’altro dall’aumento del valore capitale. Gli obiettivi prefissati sono di regola a medio e lungo termine» (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali Cncc Italy, L’industria dei centri commerciali in Italia, Milano, 2008).
L’investitore è il primo e più importante anello della catena ideativa del centro commerciale. L’idea del centro commerciale definita dall’investitore con i partner interessati e società specializzate con funzioni di advisor: legale, finanziaria, commerciale, eccetera, assumerà la forma compiuta del «progetto di fattibilità l’elemento che connoterà in modo determinante tutte le caratteristiche del centro stesso: dalla dimensione (superfici commerciali di vendita-Gla) al layout, passando attraverso la caratterizzazione del merchandising mix, ovvero le caratteristiche dell’offerta commerciale, per arrivare al budget di spesa e agli obiettivi (consumi energetici, impatto ambientale, problematiche manutentive) progettuali e gestionali che la società di progettazione incaricata dovrà perseguire» (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali Cncc Italy, L’industria dei centri commerciali in Italia, Milano, 2008).
I proprietari
«Possono configurarsi in questa categoria diversi soggetti: il proprietario del terreno che può essere soggetto autonomo o anche assumere la funzione di promotore; le grandi superfici despecializzate (ipermercato, supermercato, grande magazzino o similare) od anche le grandi superfici specializzate, attualmente in Italia in misura marginale. In alcuni centri si ritrova ancora una proprietà parcellizzata fra gli operatori localizzati nella galleria (condominio). In questo caso la numerosità dei proprietari, se non obbligatoriamente consorziati nel consorzio e/o associazione, rischia di snaturare le caratteristiche stesse del centro commerciale» (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali Cncc Italy, L’industria dei centri commerciali in Italia, Milano, 2008).
Promotori o developer
«I soggetti che realizzano l’insediamento, valutano gli studi di fattibilità, l’operazione nel suo complesso, il rischio correlato all’aspettativa del Roi e quindi si impegnano, provvedendo a proprio rischio, alle risorse necessarie affidando l’appalto delle susseguenti operazioni. Il promotore può configurarsi come una figura spuria per cui il promotore è anche il proprietario del terreno o lo stesso realizzatore del Centro Commerciale o la grande superficie al dettaglio con funzione di ancora che assurge quale ideatore del Centro Commerciale». Per àncora generale si intende un grande marchio commerciale in grado di esercitare una forte attrattività, come anche alcuni dei più rilevanti brand dei supermercati come Esselunga, Conad.
Developer tradizionali
Sono quegli operatori che, spesso provenendo dal settore delle costruzioni (imprese edili), hanno anche in passato fatto esperienze di acquisizione di aree agricole e successiva trasformazione degli strumenti urbanistici nell’obiettivo di produrre edifici (spesso residenziali) da collocare nel mercato. I developer tradizionali sono a loro volta suddivisibili in:
• Developer provenienti dal settore delle costruzioni: si tratta di imprese di livello nazionale o locale che hanno una lunga tradizione di acquisizione di aree e successiva edificazione a fini commerciali. Questo segmento si articola in operatori di livello nazionale che hanno le potenzialità per operare su tutto il territorio nazionale, e imprese che hanno una potenzialità solo locale (regionale, provinciale)
• Property company tradizionali, ovvero imprenditori, società immobiliari che da molto tempo operano nel mercato acquisendo aree, realizzando costruzioni e che posseggono significativi patrimoni immobiliari a fini reddituali.
Developer professionali
Sono quegli operatori che si muovono nella logica dell’investimento a fini reddituali acquisendo aree pronte o dismesse, realizzando nuove procedure urbanistiche opportunamente definite per accelerare l’iter concessivo (piani integrati di intervento, conferenze di servizi), o acquisendo immobili nell’obiettivo di valorizzarli variandone la destinazione d’uso. I developer professionali sono articolabili in diversi segmenti:
• fondi di investimento immobiliari espressamente istituiti per promuovere investimenti immobiliari su nuove operazioni di sviluppo
• investitori istituzionali: ovvero società operative espressione di grandi gruppi assicurativi e bancari che hanno come propria missione aziendale la selezione di opportunità di investimento a fini reddituali. Tali società sono interessate anche ad operare investimenti in operazioni di sviluppo
• property company di tipo nuovo: ovvero, soggetti che sono il risultato di spin off di grandi gruppi o che si sono costituiti nel tempo come imprese in grado di progettare e promuovere grandi operazioni di sviluppo con l’obiettivo di realizzare reddito dalla vendita e sviluppare le proprie attività di gestione immobiliare (property) e di valorizzazione di portafogli (asset)
• developer di segmenti-tipologie immobiliari specifiche (hotel, piattaforme logistiche, grande distribuzione). Si tratta di società che molto spesso intraprendono l’attività di sviluppo per potenziare la rete commerciale dell’impresa madre (catena alberghiera, società logistica, grande distribuzione)
• developer che sono direttamente e indirettamente grandi proprietari di aree, si tratta di grandi enti-società interessati ad individuare partner con capacità tecniche e finanziarie per produrre in forma di partnership o attraverso la vendita dell’area lo sviluppo-valorizzazione dei propri beni
• enti pubblici che nell’ambito del proprio multiforme patrimonio (spesso risultante da lasciti testamentari) posseggono edifici dismessi ed aree da valorizzare: a questa tipologia appartengono pubbliche amministrazioni locali (Comuni), Asl, aziende ospedaliere, enti religiosi. Queste realtà sono interessate all’individuazione di partner in grado di supportarli e affiancarli garantendo l’investimento nell’attività di sviluppo. I developer in generale sono connotati da specifiche fondamentali capacità:
• individuare sul proprio territorio di riferimento
• formalizzazione dell’acquisto delle aree oggetto di possibile sviluppo con molto anticipo e spesso sotto la copertura di uno specifico veicolo societario (società di scopo costituita ad hoc)
• sottoscrizione di un contratto con una importante àncora commerciale in modo da acquistare credibilità nei confronti di possibili investitori a cui proporre la cessione dell’iniziativa del futuro centro commerciale
• capacità di ottenere dalla pubblica amministrazione locale le autorizzazioni a costruire in modo da accrescere significativamente il valore del terreno in loro possesso
• capacità di stimolare l’interesse verso l’investimento, in particolare nei confronti di futuri possibili affittuari di spazi commerciali
• abitualmente la gestione amministrativa e finanziaria dell’investimento viene mantenuta sino al momento in cui il rischio diminuisce o si riduce significativamente per un possibile investitore istituzionale.
Gli altri importanti ruoli della filiera dei centri commerciali possono essere così individuati: Società di Commercializzazione. Sono costituite da società ad hoc specializzate che offrono, su mandato del promotore o proprietario, tutte le prestazioni connesse alla commercializzazione degli spazi secondo il piano di merchandising mix prestabilito.
Società di Gestione. Sono costituite da società ad hoc specializzate che offrono tutte le prestazioni collegate alla vita stessa del centro commerciale. Le società di gestione agiscono su mandato contrattuale nell’interesse dei diversi soggetti che interagiscono in un centro commerciale: proprietari, investitori, locatari, strutture associative.
Oltre a un’equipe di direzione del centro dislocata in loco, le società di gestione dispongono di strutture di servizi centralizzate che apportano u supporto specializzato per le funzioni espletate.
Società fornitrici di servizi. Si tratta di tutte quelle società che forniscono prodotti e servizi necessari al funzionamento di un centro commerciale. In particolare, i servizi erogati coprono le seguenti tipologie: sicurezza, pulizia e asporto dei rifiuti, manutenzione degli spazi comuni e delle aree a verde, consulenze.
«Una specifica categoria di servizi è quella legata al marketing e alla promozione del centro. In questa categoria rientrano le agenzie pubblicitarie, le società di animazione ed eventi, le società specializzate in concorsi e collection, le società di decorazioni, le società che offrono servizi per il cliente quali servizi di informazione e comunicazione instore, custodia bambini, fornitura di beni utili alla permanenza del cliente (carrelli specifici per bambini e/o disabili).
Locatari, affittuari. Rappresentati generalmente dagli operatori commerciali e di servizi ubicati nella Galleria. Il regime contrattuale (locazione commerciale o contratto di affitto di azienda) è uno degli elementi essenziali per la flessibilità e adattabilità del Centro Commerciale alle esigenze del mercato.
Consorzio o associazione degli operatori. Sono strutture associative di primaria importanza che riuniscono gli operatori del centro e giocano un ruolo fondamentale nel dare operatività ai programmi di promozione, comunicazione e immagine del centro stesso. Per raggiungere gli scopi a essi connaturati la partecipazione al consorzio e/o all’associazione deve essere obbligatoria, così come la contribuzione al budget annuale.
Anche in Italia si diffonde come metodo di finanziamento a breve termine digitale (+47%) il modello americano del Buy Now Pay Later (Bnpl), cioè compra subito e salda in un secondo tempo. È un sistema utilizzato in particolare nell’e-commerce ed è adottato soprattutto dalle nuove generazioni.
La storia si ripete, ma non è mai uguale. Un tempo uno dei problemi che affliggeva le rivendite di materiali per edilizia era la concessione di credito ai clienti, spesso con una fiducia mal riposta.
Una piaga per i bilanci, ma anche una necessità, secondo chi adottava quella formula, causata dalla estrema concorrenza: chi non concedeva credito correva il rischio di farsi soffiare il cliente dalla rivendita più vicina con una politica più conciliante in materia di pagamenti.
La pratica della fiducia per un saldo posticipato sussiste ancora, ma è ormai molto meno diffusa e, quando adottata, è ammorbidita da una più attenta selezione della clientela. Anche se non è così raro osservare in qualche piccola rivendita il classico cartello con la scritta «Per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno»: come dire che la pratica è stata dismessa, ma non da molto.
Il mercato del Retail
Ma, appunto, se la storia si ripete lo fa con variazioni sul tema. E dagli Stati Uniti è tornato a soffiare il vento del consumo a credito. D’altra parte, le carte di credito sono state inventate proprio per quello, anche se ora si tratta di un fenomeno differente. Per incentivare ulteriormente i consumi in America si è diffusa la vecchia pratica del pago dopo, riverniciata con la formula Buy Now Pay Later, per gli amici sintetizzata nella sigla Bnpl.
Compra ora e paga dopo è diventato così un modello diffuso, soprattutto nel mercato retail e nelle vendite online. Sta di fatto, però, che quando un cliente si abitua ad acquistare merce con pagamento differito, si adatta a un modello che poi tende a riportare in tutti gli ambiti. E, visto che da tempo, le rivendite di prodotti per edilizia non sono più soltanto un punto di riferimento per il mercato professionale, ma anche per quello cosiddetto privato, il fenomeno è da tenere d’occhio.
Aumento vertiginoso
Quindi, anche in Italia il settore del commercio si dovrà adattare al nuovo-vecchio modello? Secondo un’analisi di Crif, azienda che fornisce servizi di analisi sui bilanci delle imprese su oltre 90 milioni di posizioni creditizie, questo sistema ha già conquistato consenso anche in Italia. Anche se, per ora, il metodo di pagamento online più diffuso rimane la carta di credito, usata soprattutto per completare transazioni di valore elevato.
Ma, attenzione: il modello Buy Now Pay Later registra una crescita annua a due cifre. Sempre secondo Crif, i prodotti Bnpl erogati in Italia hanno registrato un incremento del 47% nel 2022, in ulteriore accelerazione rispetto al +35% del 2021.
Sono cifre che fanno riflettere, anche perché indicano un incremento parecchio superiore rispetto alla crescita del credito al consumo tradizionale (+13% nel 2021 e +5% nel 2022).
Importi contenuti
«L’industria del Bnpl nel nostro Paese sta vivendo una crescita significativa», ha commentato Simone Capecchi, executive director di Crif. «Sempre più aziende offrono questo servizio ai clienti e con un incremento dei player specializzati nel proporre questo tipo di facilitazione».
Secondo il manager, il pagamento differito è legato alla diffusione delle nuove abitudini di acquisto degli italiani, sempre più propensi a utilizzare e commerce, digitale e nuove tecnologie finanziarie.
Così molti distributori hanno reso il Buy Now Pay Later un’opzione di pagamento comune sui siti web, ma anche in numerosi negozi fisici, per oltre il 50% soprattutto per acquisti di importo contenuto e sotto i 500 euro. Insomma, pagamento differito, ma per cifre contenute.
Si salda in pochi mesi
Come funziona un finanziamento Bnpl? Di solito, almeno in Italia, comporta linee di credito con apertura di un ticket (richiesta di un servizio) molto contenuto e con un piano di rimborso di brevissima durata.
Con i più classici finanziamenti small ticket, come la cessione del quinto dello stipendio da restituire in piani di rimborso con durate brevi, pochi mesi. Questo metodo, inoltre, si sta diffondendo trasversalmente.
Sempre secondo la ricerca di Crif, la modalità Buy Now Pay Later si diffonde anche in ambiti non tradizionalmente retail, come il travel, dove il Bnpl ha dimostrato di essere uno strumento di conversione e di marketing. Oppure nel settore assicurativo, con opzioni per pagare le polizze a rate.
Forse più sorprendente è la diffusione del compro ora pago dopo nel B2B, che è quello che i rivenditori conoscono meglio. Queste transazioni avvengono su piattaforme specializzate, che offrono dilazioni di pagamento su transazioni commerciali tra imprese.
Insomma, un’evoluzione rispetto al semplice acquisto sulla parola concluso in negozio.
Problemi di bilancio
Quanto può pesare sul bilancio di un’azienda di distribuzione il Buy Now Pay Later? Per ora è vero che è limitato a piccoli importi. Ma poi, una volta sommate tutte le vendite con concessione di credito, per il distributore il valore non risulta più così piccolo: significa che a bilancio vanno iscritte poste diverse privilegiando un rendiconto per competenza piuttosto che per cassa.
A maggior ragione se questa modalità per i consumatori è diventata abituale, qualcosa che si aspettano di ricevere, più un mezzo di pagamento che una forma di finanziamento. Secondo i dati raccolti, l’acquisto con la concessione di credito veloce piace ai più giovani.
Chi fa parte della categoria Millennials (nati tra il 1990 e il 2000) e GenerazioneZ (nati dopo il 2000) costituisce il 71% dei soggetti a cui il credito è stato erogato. I nativi digitali, insomma, la considerano una forma di pagamento naturale.
E, visto il trend delle vendite online, il Bnpl risulta ancora più focale: secondo gli ultimi dati contenuti nel Report europeo sull’e-commerce 2023, nel 2022 il valore del fatturato dell’e commerce B2C europeo è cresciuto dagli 849 miliardi di euro del 2021 a 899 miliardi di euro, nonostante il cambiamento del contesto economico e geopolitico.
Sebbene il tasso di crescita per il 2022, pari al 6%, sia inferiore a quello del 2021 (12%), il settore continua a progredire e si prevede che continuerà a crescere nel 2023.
Poche insolvenze
L’idea di poter acquistare con pagamento differito, in particolare oggetti di valore al di sotto dei 500 euro, si fa strada tra le nuove generazioni, è un nuovo incubo per i distributori? A giudicare dai dati raccolti non sembra che il Bnpl abbia causato troppi danni.
Nel 2022 il metodo di pagamento differito ha segnato un tasso medio di insolvenza in calo del 30% rispetto al 2021, e in controtendenza rispetto alla crescita dal credito small ticket. In sintesi, più concessioni di credito e meno insolvenza.
Sembra quindi che il Buy Now Pay Later sia più diffuso tra la clientela a bassa rischiosità creditizia, che lo considera un normale sistema di credito al consumo. Che, però, dovrà fare i conti con la nuova direttiva europea.
E con la nuova direttiva ue cambiano le regole
Distributori, attenti: a fine ottobre è stata approvata l’attesa direttiva europea sul credito ai
consumatori, che porta a significativi cambiamenti nel settore. E interessa non solo nell’ambito del Buy Now Pay Later.
Per questa formula la nuova direttiva richiede ai fornitori Bnpl di effettuare una valutazione del credito più accurata dei consumatori prima di concedere finanziamenti, per prevenire l’indebitamento eccessivo e garantire che i clienti siano in grado di far fronte ai pagamenti futuri. Questo aspetto renderà la concessione di credito più sostenibile anche per i distributori. Ma le regole europee attraversano tutto il settore del commercio.
La direttiva, nota tecnicamente come Ccd II, è innanzitutto uno strumento nell’armonizzazione delle leggi europee in materia di contratti di credito ai consumatori e sostituisce la precedente direttiva del 2008 (Consumer Credit Directive), ma garantisce continuità nella regolamentazione. Attenzione: le nuove regole saranno in vigore una volta recepite dai parlamenti dei vari Paesi.
Il termine ultimo è 20 novembre 2025. Una novità riguarda le informazioni che il venditore deve fornire prima della conclusione di un contratto di credito al consumatore, con nuove norme sulla commercializzazione abbinata e aggregata, il consenso desunto, i servizi di consulenza e la concessione non sollecitata di credito.
L’intento è ostacolare pratiche potenzialmente abusive. In un’era digitale non potevano essere escluse le norme sulla valutazione del merito creditizio e l’accesso alle banche dati. Per questo la direttiva introduce linee guida per la valutazione del merito creditizio dei consumatori. Banche e società di credito al consumo dovranno condurre un’accurata analisi della capacità di rimborso prima di concedere il via libera.
Significa che la valutazione dovrà contenere informazioni sulla situazione finanziaria del cliente, l’occupazione, il reddito e le spese, sempre con l’intento di evitare un eccessivo indebitamento. Non è così semplice come può apparire.
Uno dei punti caldi, ma che forse interessa meno il settore della distribuzione di materiali, riguarda le regole per la modifica dei contratti di credito e dei tassi debitori. Anche qui l’obiettivo è che i consumatori siano informati e tutelati, soprattutto senza sorprese successive.
Un aspetto che può interessare tutti è, invece, quello relativo alla concessione di scoperto e sconfinamento, sempre con l’idea di evitare un eccessivo indebitamento dei consumatori. Su scoperto e sconfinamento sono piantati, quindi, nuovi paletti normativi.
La direttiva si occupa anche del rimborso anticipato del credito, per evitare condizioni capestro e contenere i costi finanziari tesi a scoraggiare questa opportunità. Infine, altre novità riguardano la regolamentazione del Taeg (Tasso annuo effettivo globale).
Il gruppo della distribuzione Deus punta sulla capacità di valorizzare le proprie particolarità territoriali. E si prepara a festeggiare il traguardo allargando il campo di azione a tutto il territorio. Come anticipato nel corso dell’evento che ha riunito 12 soci e affiliati, per 139 punti vendita.
«Con le idee costruiamo la storia»: questo il titolo dell’evento che ha riunito 12 tra soci e affiliati di Deus, il gruppo dei gruppi della distribuzione edile, che attraverso Area De, Consorzio Cisme.com, Edilya consortile, Edilgroup, Gde, Gef., TopHaus, Uni.Edil, Progress, Stea, Coried rete di imprese, Ebli rappresenta un totale di 139 punti vendita del Centro Nord Italia.
Nella suggestiva cornice del museo-impresa Nicolis di Villafranca di Verona, che raccoglie auto d’epoca, biciclette, moto, macchine fotografiche, strumenti musicali, macchine per scrivere, Deus ha colto l’occasione per riaffermare alcuni dei suoi valori fondanti: condivisione delle idee e lavoro di squadra per crescere e affrontare le sfide future, valorizzazione e tutela delle differenze e peculiarità territoriali come valore aggiunto e motore per lo sviluppo, trasparenza nelle attività operative e strategiche, ricerca costante di azioni comuni ed efficaci e convergenza verso obiettivi comuni di massimizzazione del valore, oltre a fiducia e promozione dei rapporti umani e creazione di valore per tutta la filiera.
«Deus è consapevole che la partecipazione nei punti vendita è vitale non solo per la sopravvivenza del gruppo, ma anche per il suo sviluppo. Ed è per queste ragioni che, a partire dal 2022, il CdA ha avviato un progetto per agevolare e favorire la comunicazione tra le rivendite del consorzio. La visione del gruppo supera infatti sempre quella del singolo, ma è possibile proprio grazie al contributo e all’esperienza di ciascuna delle realtà che fanno parte del consorzio: è solo insieme che si vincono le sfide del futuro», spiegano dal Gruppo.
Il Cda Deus con gli affiliati Micaela Bosi | Picchiotti (Coried) | Luca Dal Lago (Gruppo Stea)
Nuova storia
«Evolvere e adeguarsi ai cambiamenti è ciò che permette di rimanere sul mercato. Il prossimo anno il Deus compie 20 anni. È ora di progettare la crescita e mettere in campo tutte le attività necessarie per costruire una nuova storia», ha esordito il presidente del Deus, Thomas Kerschbaumer, durante il meeting.
Una serata dall’atmosfera conviviale, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti del consiglio di amministrazione (Carmela De Masi-Area De, Sandro D’Agostini-Consorzio Cisme, Daniele Marusi-Edilgroup, Remo Pieretti Edilya, Andrea Sorelli membro CdA gruppo Gef, Alberto Barletta-Uniedil, Valerio Lermini-Gde), della commissione tecnica del Gruppo che si occupa delle attività di gestione degli acquisti e della logistica, dei rivenditori associati, di rappresentanti del mondo della produzione e dei media.
«Ci sono due modi per sviluppare un’idea: con le proprie forze o in gruppo. Deus si colloca in quest’ultimo ambito. Come consorzi abbiamo l’abitudine di confrontarci già sul territorio. Da un po’ di tempo abbiamo deciso di allargare questo confronto anche in ambito nazionale», ha sottolineato Carmela De Masi (Area De).
«Deus si sta rinnovando facendo passi avanti per creare ulteriori momenti di aggregazione e condivisione. Mi auguro che questo rappresenti una partenza verso un cammino futuro. È il momento di progettare i prossimi 20 anni e creare le condizioni affinché ci sia una vicinanza maggiore tra i soci. Vorrei che la stessa vicinanza ci fosse anche con il mondo della produzione. Dobbiamo andare oltre gli ostacoli e arrivare insieme al cliente finale. L’invito è quello di essere parte attiva di questo gruppo: la diversità è un valore aggiunto, valorizziamo dunque le nostre peculiarità per crescere insieme», ha commentato Lermini (Gde).
Convegno Deus
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Distributori edili Deus
Distributori edili Deus
I soci Deus
I soci Deus
Convegno Nazionale Deus
Convegno Nazionale Deus
I percorsi
«Fondato nel 2004, Deus è l’acronimo di Distributori Edili Uniti per lo Sviluppo. Secondo me il segreto del successo è proprio questo», ha sottolineato Micaela Bosi Picchiotti, presidente della rete di imprese Coried, affiliata a Deus.
«Quando abbiamo avuto modo di conoscere Deus, ce ne siamo innamorati subito. Coried nel suo piccolo rappresenta tre provincie (Lucca, Pisa e Massa Carrara) con esigenze di mercato estremamente diverse. Trovare il giusto equilibrio nelle diversità diventa una delle sfide maggiori di cui Deus rappresenta perfettamente la sintesi».
Sempre sulla diversità come valore aggiunto si è espresso anche Luca Dal Lago, presidente del Gruppo Stea, affiliato a Deus: «Diversi, ma uniti. Deus ha elevato questa idea. Abbiamo trovato una famiglia che ci ha accolti: le problematiche quotidiane da affrontare erano le stesse. Adesso auguro al consorzio di servirsi di forze fresche per accrescere l’appeal verso altri soggetti che possano entrare a far parte di questa famiglia».
A seguire, sul palco allestito presso il Museo Nicolis, si sono avvicendati alcuni tra i membri della commissione tecnica, di cui fanno parte Stefano Francucci (Area De), Pietro Piva (Consorzio Cisme), Andrea Biagioni, Damiano Secchiaroli, e Francesco Gostoli (Edilya), Genziana Carpena (Edilgroup), Carlo Finarelli, Lorenzo Bonciani, Tiziano Turini (Gef), Martin Barbieri (TopHaus e Progress), Antonino Rizzo (Uni.Edil), Martino Novello (Stea), Alessandro Berni (Coried).
«La commissione tecnica lavora dietro le quinte», ha evidenziato Rizzo (Uni Edil). «Ma il suo principale scopo è quello di dare opportunità di crescita alle rivendite che mantengono la loro autonomia e il loro approccio al mercato».
«La commissione tecnica è il cuore pulsante di Deus», è stato il commento di Pietro Piva (Cisme). «Un gruppo di professionisti di alta qualità, con personalità diverse e che operano in contesti di mercato con problematiche diverse, ma questa diversità è anche la nostra forza. Tutto il lavoro che la commissione tecnica riesce a portare avanti è possibile solo grazie al lavoro del personale Deus che ci permette di avere sempre dati aggiornati e precisi».
di Veronica Monaco
Il presidente focus su digitalizzazione e ambiente
Thomas Kerschbaumer è il presidente di Deus, oltre a essere amministratore delegato di TopHaus
Per Deus i 20 anni sono un bel traguardo. Come lo festeggerete?
Il nostro consorzio è una realtà sui generis in Italia perché è un gruppo di gruppi e, quindi, eterogeneo per sua natura. Ma ha sempre fatto delle differenze un punto di forza, delle particolarità territoriali una ricchezza da tutelare e valorizzare.
Il prossimo anno il Deus celebrerà il suo ventennale, un traguardo importantissimo per noi perché dimostra come, nonostante le differenze, siamo riusciti in tutti questi anni a lavorare in maniera sempre più coesa e organica.
Abbiamo in programma di festeggiare con un grande evento e perché in Deus ogni realtà è importante le rivendite Deus saranno, ancora una volta, protagoniste della manifestazione.
Che cosa è cambiato per la distribuzione dal 2004?
Deus è nato il 18 marzo 2004 con la volontà di creare valore per l’attività dei propri soci perseguendo lo sviluppo non solo negli aspetti commerciali, ma anche nelle modalità organizzative, nei servizi offerti, nella creazione di strumenti digitali e di marketing e nella condivisione delle competenze manageriali.
Insomma, Deus è nato da una visione lungimirante che ci ha permesso di affrontare, dando una risposta tempestiva, alle sfide del mercato che sono divenute sempre più impellenti soprattutto negli ultimi anni.
Il settore della distribuzione edile in Italia infatti è cambiato enormemente in questi vent’anni soprattutto sulla spinta dei bonus edili e del mutato contesto economico, storico e sociale: oggi le rivendite non si occupano più solo di vendita di materiali e devono piuttosto considerarsi come fornitori di servizi e di soluzioni per l’edilizia. Per questa ragione oggi è importante, più che mai, lavorare insieme per far fronte ai grandi obiettivi del futuro, soprattutto in tema di digitalizzazione e sostenibilità.
Quali sono le aspettative per il nuovo anno?
Desideriamo crescere dal punto di vista della copertura nazionale e sviluppare servizi che siano utili a tutti gli associati per soddisfare le esigenze dei propri clienti, per questo è importante la partecipazione di tutti, perché è solo con la condivisione delle idee che è possibile lo sviluppo, vero obiettivo del nostro consorzio, come suggerisce il nostro stesso acronimo Deus, Distributori Edili uniti per lo Sviluppo.
Sostenibilità e digitalizzazione: come affrontate queste due sfide?
Il mondo della distribuzione deve fare i conti con gli ambiziosi obiettivi fissati dall’agenda europea 2030-2050 che richiedono uno sforzo importante e un impegno concreto delle singole aziende per il prossimo futuro: Deus ha raccolto questa sfida con un convegno tecnico lo scorso maggio con l’obiettivo di individuare, concretamente, i pilastri per costruire una impresa sostenibile.
Stiamo portando avanti il tema attraverso i contenuti legati alla comunicazione e abbiamo in programma di approfondire anche il tema legato alla digitalizzazione sia attraverso le attività di comunicazione che di formazione per i nostri associati.
Le sorprese dell’ingegno al museo nicolis
Si chiama Museo Nicolis dell’Auto, della Tecnica, della Meccanica ed è un salto nel passato attraverso centinaia di automobili, motociclette, biciclette e mezzi di trasporto degli ultimi due secoli. Ma non solo: macchine fotografiche e per scrivere, strumenti musicali, oggetti introvabili.
Inaugurato nel Duemila a Villafranca di Verona e creato da Luciano Nicolis, imprenditore veronese impegnato nel settore cartario e appassionato di tecnica e meccanica, il museo-impresa è oggi guidato dalla figlia Silvia Nicolis, che è a capo anche dell’impresa di famiglia Lamacart. «Mio padre è un uomo che rappresenta quell’«Italia del fare» tipica degli anni Trenta.
Nel 1934 mio nonno Francesco decise di dedicarsi alla raccolta della carta da macero con l’aiuto di mio papà. L’attività si è velocemente sviluppata e sin dagli anni Sessanta l’azienda si è trasformata in un punto di riferimento nel settore», ha raccontato. Lamacart ancora oggi è attiva nel recupero e lavorazione di carta da macero destinata al riciclo.
I principi che guidano l’impresa cartaria, cioè raccolta e riutilizzo, sono gli stessi che hanno alimentato la passione per il collezionismo di Luciano Nicolis. «Da qui nascono tutte le collezioni del museo. Siamo qui per produrre, far crescere il territorio, formarci e continuare a imparare ogni giorno: questo è il concetto su cui si basa il nostro museo-impresa, che vuole farsi portavoce di una parte della storia d’Italia», composta da ben 200 auto d’epoca, 120 biciclette, 105 moto, 500 macchine fotografiche, 120 strumenti musicali, un centinaio di macchine per scrivere, piccoli velivoli, una collezione di circa cento volanti di auto di Formula 1 e centinaia di opere dell’ingegno umano esposti secondo percorsi storici e stilistici. «Ereditare un’impresa significa tanti oneri e onori. Già da bambina respiravo l’aria della fabbrica, giocavo con i fanali al carburo e citavo le storie dei proprietari delle auto. Ho fatto una gavetta importante, ma oggi sono felice. Quello dell’imprenditore è un lavoro in solitudine, ma che offre la possibilità di contribuire all’economia e alla formazione dei giovani. Possiamo portare avanti il lavoro di chi ci ha preceduto lasciando una traccia», è il racconto di Silvia Nicolis. «La nostra è un’impresa culturale d’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Il museo non rappresenta solo la collezione di Luciano Nicolis, ma una storia fatta di marchi, prodotti, processi produttivi e design. Non siamo un museo statico, che espone semplicemente il proprio patrimonio, ma una realtà viva aperta a qualsiasi tipo di evento e attività di condivisione dei propri pezzi da collezione, una testimonianza che appartiene a tutti, soprattutto alle giovani generazioni.
Trasferire cultura ai giovani è importante sia per il mondo del lavoro che per la società». Grazie all’apertura del museo-impresa Nicolis, Villafranca di Verona è diventata il 28esimo comune italiano ad aderire all’Associazione Città dei Motori che riunisce le amministrazioni che hanno legami con il mondo delle due e delle quattro ruote. «Per alcune automobili del museo ho ricordi legati alla mia infanzia, in particolare sulla Lancia Astura 1000 Miglia, unica al mondo, costruita appositamente per Luigi Villoresi, da cui nasce il logo del museo. Da bambina ho avuto il piacere anche di conoscere personalmente Villoresi e il suo ricordo mi è rimasto nel cuore». Come nell’edilizia, il mondo cartario e quello dell’automobile sono ancora settori a prevalenza maschile, ma per Silvia Nicolis non si può dire che il connubio donne e motori non sia risultato vincente. «Credo che oggi ci siano molte opportunità rispetto al passato e noi donne possiamo ritagliarci uno spazio significativo, anche se devo ammettere che qualche forzo in più dobbiamo ancora farlo. Serve tanta personalità e preparazione, ma ci sono tante occasioni di creare ottimi rapporti di sinergia e complicità».
Museo Nicolis
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Museo Nicolis
Auto esposta al museo Nicolis
La visione dei produttori-partner
Protagonisti del cambiamento insieme a Deus sono anche i produttori del settore delle costruzioni, che durante l’evento a Villafranca di Verona hanno portato sul palco le loro strategie e i loro progetti per affrontare le sfide del futuro, unendo innovazione, sostenibilità e digitalizzazione.
Secondo Filippo Maggioni, direttore commerciale di Kerakoll Group, «nel comparto dell’edilizia possiamo ancora fare tanto sul fronte dell’innovazione. Nel 2021 Kerakoll ha introdotto Genius Lab Building Platform, una piattaforma digitale che attraverso l’intelligenza artificiale supporta la gestione dei cantieri. Gestire una ristrutturazione è un processo complesso e stressante.
Con Genius Lab è possibile coordinare all’interno di un unico contenitore le relazioni tra i vari professionisti ed efficientare i processi, dalla redazione dei preventivi alle normative, dalla sostenibilità al riciclo materiali, cercando di velocizzare il più possibile le operazioni.
Dal 2021 aoggi abbiamo supportato circa 7 mila cantieri». Per Andrea Bandera, direttore commerciale Italia di Laterlite, «il confronto e lo scambio di opinioni è fondamentale per poter cogliere le sfide e le opportunità del futuro. Negli anni Sessanta abbiamo introdotto per primi l’argilla espansa, uno dei primissimi isolanti termici nell’edilizia.
Per anni abbiamo prodotto soluzioni che isolavano termicamente. Poi, con l’introduzione dei primi sistemi di riscaldamento a pavimento, abbiamo dovuto studiare nuovi massetti per andare incontro alle esigenze tecniche di mercato.
Sono nati così i prodotti della gamma PaRis, che da oltre dieci anni rappresentano i massetti specifici per gli impianti di riscaldamento e raffrescamento a pavimento. In questo modo un’azienda che realizzava il 100% del proprio fatturato con prodotti leggeri è arrivata a trasformare il proprio core business: oggi solo il 50% del fatturato è costituito da prodotti a base di argilla espansa. Questo per dire che ogni tanto vincere la tradizione e aprire la propria mentalità, aiuta a portare innovazione e crescere».
I produttori sul palco dell’evento Deus
«Siamo un’azienda storica, che ha alle spalle quasi 160 anni di storia», ha aggiunto Wainer Pezzoli, direttore vendite Italia di Torggler. «La nostra più grande innovazione è legata alla nascita di un prodotto che ancora oggi è uno dei più venduti del portafoglio aziendale: la malta cementizia premiscelata Umafix.
Questo prodotto è nato nel 1956: all’epoca Italcementi, ora Heidelberg Materials, portò uno speciale cemento nei laboratori Torggler a Milano chiedendo di eseguire dei test per verificare le possibilità di produzione di un premiscelato.
I nostri chimici crearono questo prodotto dalle caratteristiche eccezionali sia in termini di resistenza che di rapidità di posa. Dopo 12 anni successivi Italcementi ritirò dal mercato questa tipologia di cemento. Torggler ha riscritto la formulazione del prodotto, riuscendo a mantenerne inalterate le caratteristiche e ancora oggi Umafix rappresenta la filosofia dell’innovazione che l’azienda ricerca nelle sue soluzioni».
«Fassa Bortolo nasce come produttrice di premiscelati. Nel 2007-2008, a causa della congiuntura negativa del mercato, l’azienda si è ritrovata con 14 mila silos fermi: un dramma a livello industriale», ha rievocato Simone Lorenzi, responsabile vendite Nord Italia di Fassa Bortolo.
«Da questa circostanza abbiamo cercato di trovare una soluzione: inizialmente si pensò di variare il mix con altre linee di prodotto, ma avendo lavorato fino ad allora con il mercato dello sfuso, mancava alla base il rapporto con la distribuzione. C’è stata così un’illuminazione imprenditoriale: l’idea di fornire ai rivenditori un prodotto che prima era appannaggio di grossi produttori specializzati, cioè il sistema a secco. Abbiamo investito in questo progetto in maniera significativa, assumendoci anche un notevole rischio di impresa: dovevamo infatti affrontare la concorrenza di grossissime multinazionali mondiali, in uno scontro quasi da Davide contro Golia. Da lì si è invece aperto uno spiraglio grazie alla distribuzione, che ci ha dato la possibilità negli anni successivi di riposizionarci e offrire al mercato un sistema integrato di prodotti, composta da ben 14 sistemi, che vanno dal cappotto al colore, dal risanamento al consolidamento».
«L’innovazione per noi non si esplica tanto in una novità di prodotto, quanto nell’impegno di creare quante più occasioni commerciali all’interno dei punti vendita. Siamo in un momento di rapido cambiamento e per il 2024 le previsioni non sono proprio straordinarie», è la sintesi dell’intervento di Fabrizio Zaccaron, direttore vendite Eclisse.
«Purtroppo, all’interno delle rivendite ci sono ancora professionisti che si lasciano sfuggire occasioni di vendita e quindi di fatturato. Pertanto, Eclisse ha creato un sistema di formazione, non solo tecnica ma anche commerciale: stiamo lavorando per dare ai venditori un metodo e la consapevolezza necessaria per sfruttare al meglio le opportunità che si presentano in rivendita, a vantaggio del fatturato».
«Crediamo nell’offerta della qualità a tutta la filiera», ha affermato Sabrina Cunial, direzione vendite e marketing di Industrie Cotto Possagno, azienda che nel 1998 ha unito cinque fornaci storiche. «Nel 2015 abbiamo partecipato al progetto europeo LifeHerotile: il progetto è durato tre anni e ha portato alla nascita della prima tegola ventilata al mondo.
Sappiamo che il 40% delle emissioni di Co2 in atmosfera derivano dagli edifici, quindi la filiera dell’edilizia può fare molto per contribuire all’abbattimento dell’inquinamento atmosferico.
La nostra tegola ventilata consente una riduzione del 25% della temperatura dell’aria sottotegola e del 50% dei watt entranti da climatizzare, con conseguente risparmio energetico e comfort indoor. Attualmente stiamo partecipando anche a un secondo progetto, Life SuperHero, che mira a far diventare il tetto ventilato una best practice in Europa. Siamo inoltre al lavoro per studiare soluzioni in grado di contrastare i fenomeni meteorologici estremi, con sistemi dotati di particolari resistenze meccaniche e che possono essere anche riutilizzati al fine vita».
«Nel 2018 stavo partecipando a un corso di formazione interno con il reparto vendite e marketing dedicato alle soft skills. La coach propose di allargare questa formazione anche all’esterno, così siamo partiti con un corso dedicato solo alla vendita dedicato ai nostri clienti», è il racconto di Paolo d’Agostino, direttore vendite di Redi.
«Siamo partiti con una serie di attività e contiamo di riprendere dal prossimo anno. Per me è stata un’esperienza molto positiva e attraverso questa attività ho notato una grande potenzialità, soprattutto nei giovani capaci di esprimere molta energia per il futuro della filiera. Sta a noi liberare questa energia e contribuire alla crescita di queste potenzialità».
«Il sistema di costruzione Xella ha una storia particolare», ha raccontato Davide Boschiero, key account manager Xella Italia. «Nel 2005-2006, quando ancora Xella era di proprietà della famiglia Haniel, era nata l’esigenza di ristrutturare il museo della famiglia che risale al 1700. La struttura necessitava di una bonifica sia termica che per l’umidità di risalita. La famiglia ha messo insieme due divisioni, quella dedicata alle polveri e quella degli isolanti, per trovare un sistema che unisse le due esigenze. In pochi mesi ha messo in piedi uno studio e una sperimentazione durata dieci anni. Nel 2014 ha presentato alla fiera Bau di Monaco quello che a oggi è l’unico sistema di isolamento interno che sfrutta la capacità di resistere anche all’aggressione dei sali di risalita».
attività di gestione degli acquisti e della logistica, dei rivenditori associati, di rappresentanti del mondo della produzione e dei media.
«Ci sono due modi per sviluppare un’idea: con le proprie forze o in gruppo. Deus si colloca in quest’ultimo ambito. Come consorzi abbiamo l’abitudine di confrontarci già sul territorio. Da un po’ di tempo abbiamo deciso di allargare questo confronto anche in ambito nazionale», ha sottolineato Carmela De Masi (Area De).
«Deus si sta rinnovando facendo passi avanti per creare ulteriori momenti di aggregazione e condivisione. Mi auguro che questo rappresenti una partenza verso un cammino futuro. È il momento di progettare i prossimi 20 anni e creare le condizioni affinché ci sia una vicinanza maggiore tra i soci. Vorrei che la stessa vicinanza ci fosse anche con il mondo della produzione. Dobbiamo andare oltre gli ostacoli e arrivare insieme al cliente finale. L’invito è quello di essere parte attiva di questo gruppo: la diversità è un valore aggiunto, valorizziamo dunque le nostre peculiarità per crescere insieme», ha commentato Lermini (Gde).
La commissione tecnica Deus
I percorsi
«Fondato nel 2004, Deus è l’acronimo di Distributori Edili Uniti per lo Sviluppo. Secondo me il segreto del successo è proprio questo», ha sottolineato Micaela Bosi Picchiotti, presidente della rete di imprese Coried, affiliata a Deus.
«Quando abbiamo avuto modo di conoscere Deus, ce ne siamo innamorati subito. Coried nel suo piccolo rappresenta tre provincie (Lucca, Pisa e Massa Carrara) con esigenze di mercato estremamente diverse. Trovare il giusto equilibrio nelle diversità diventa una delle sfide maggiori di cui Deus rappresenta perfettamente la sintesi».
Sempre sulla diversità come valore aggiunto si è espresso anche Luca Dal Lago, presidente del Gruppo Stea, affiliato a Deus: «Diversi, ma uniti. Deus ha elevato questa idea. Abbiamo trovato una famiglia che ci ha accolti: le problematiche quotidiane da affrontare erano le stesse. Adesso auguro al consorzio di servirsi di forze fresche per accrescere l’appeal verso altri soggetti che possano entrare a far parte di questa famiglia».
A seguire, sul palco allestito presso il Museo Nicolis, si sono avvicendati alcuni tra i membri della commissione tecnica, di cui fanno parte Stefano Francucci (Area De), Pietro Piva (Consorzio Cisme), Andrea Biagioni, Damiano Secchiaroli, e Francesco Gostoli (Edilya), Genziana Carpena (Edilgroup), Carlo Finarelli, Lorenzo Bonciani, Tiziano Turini (Gef), Martin Barbieri (TopHaus e Progress), Antonino Rizzo (Uni.Edil), Martino Novello (Stea), Alessandro Berni (Coried).
«La commissione tecnica lavora dietro le quinte», ha evidenziato Rizzo (Uni Edil). «Ma il suo principale scopo è quello di dare opportunità di crescita alle rivendite che mantengono la loro autonomia e il loro approccio al mercato».
«La commissione tecnica è il cuore pulsante di Deus», è stato il commento di Pietro Piva (Cisme). «Un gruppo di professionisti di alta qualità, con personalità diverse e che operano in contesti di mercato con problematiche diverse, ma questa diversità è anche la nostra forza. Tutto il lavoro che la commissione tecnica riesce a portare avanti è possibile solo grazie al lavoro del personale Deus che ci permette di avere sempre dati aggiornati e precisi».
Con la sentenza n.32281 del 21 novembre 2023, la Corte di Cassazione ha affermato che l’assenza di pericoli imminenti di collasso non basta, da sola, per legittimare la sopraelevazione della casa, perché il divieto per inidoneità statica è assoluto e il rispetto della normativa antisismica e al rischio sismico deve sussistere ex ante al momento della sopraelevazione.
Non può derivare da interventi futuri e incerti di consolidamento, affidati alla buona volontà del sopraelevante. Quanto al divieto di sopraelevazione per inidoneità delle condizioni statiche, la norma a cui fare riferimento è l’articolo 1127 del Codice civile in materia di condominio negli edifici che, al secondo comma, dispone che «la sopraelevazione non è ammessa se le condizioni statiche dell’edificio non lo consentono».
Sul tema, la Cassazione ha più volte affermato che il divieto di sopraelevazione per inidoneità delle condizioni statiche dell’edificio va interpretato «non nel senso che la sopraelevazione è vietata soltanto se le strutture dell’edificio non consentono di sopportarne il peso, ma nel senso che il divieto sussiste anche nel caso in cui le strutture sono tali che, una volta elevata la nuova fabbrica, non consentano di sopportare l’urto di forze in movimento quali le sollecitazioni di origine sismica».
Pertanto, quando le leggi antisismiche prescrivono particolari cautele tecniche da adottarsi, in ragione delle caratteristiche del territorio, nella sopraelevazione degli edifici, esse sono da considerarsi integrative dell’articolo 1127, comma 2 del Codice civile e la loro inosservanza determina una presunzione di pericolosità della sopraelevazione, che può essere vinta esclusivamente mediante la prova, incombente sull’autore della nuova fabbrica.
Non solo la sopraelevazione, ma anche la struttura sottostante deve essere idonea per fronteggiare il rischio sismico (Cassazione civile 29 gennaio 2020, n. 2000).
Cortexa | L'associazione dei produttori dei sistemi a cappotto
Direttiva europea case green: stop alla diffusione di notizie distorte sui Sistemi a Cappotto.
Una riqualificazione energetica
Stefano Deri, presidente di Cortexa
La revisione della direttiva europea Epbd (Energy Performance Building Directive) approvata lo scorso 12 marzo prevede una riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali, almeno del 16% entro il 2030 e almeno del 20-22% entro il 2035.
Con l’entrata in vigore, ogni stato membro sarà tenuto a adottare un piano nazionale per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, responsabile del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.
“Per dare seguito alla direttiva UE case green, è indispensabile intervenire in modo capillare sulla riqualificazione degli edifici più energivori attraverso interventi integrati, agendo in primo luogo sull’efficientamento dell’involucro edilizio, affinché questo non causi più sprechi di energia, qualunque sia la fonte di approvvigionamento energetico”, afferma Stefano Deri, Presidente di Cortexa.
“L’unica energia veramente sostenibile è infatti quella risparmiata, e il Sistema a Cappotto di qualità, fornito come kit da un unico produttore, dotato di certificato ETA e marcatura CE, progettato e posato a regola d’arte, rappresenta il principale alleato per ridurre i consumi e le emissioni degli immobili”, ha concluso Deri.
Attenzione alle informazioni errate
Alessandro Monaco, presidente della commissione di Comunicazione di Cortexa
“In questi giorni, a seguito della notizia dell’approvazione della direttiva, stanno circolando in rete informazioni errate sui costi relativi al Sistema a Cappotto. Come Cortexa desideriamo smentire ufficialmente i dati divulgati con il comunicato stampa di Codacons, in quanto non realistici, non aggiornati e non rappresentativi del mercato”, afferma Alessandro Monaco, Presidente della Commissione Comunicazione di Cortexa, progetto associativo nato nel 2007 e riferimento italiano per il Sistema di Isolamento a Cappotto.
“Da 17 anni conduciamo una battaglia contro la cattiva informazione nel mondo delle riqualificazioni energetiche. Sono stati fatti tanti progressi e ringraziamo la stampa per avere contribuito a creare una consapevolezza sull’importanza dell’efficienza energetica in edilizia. Ancora oggi, però, capita che alcuni organi di stampa e organizzazioni di rilievo nazionale divulghino notizie distorte e non verificate, che non fanno altro che confondere professionisti e privati”, ha concluso Monaco.