Sostenibilità: quando l’edilizia è portata in palma di mano

    Qual è la verità sull’olio di palma? Fa davvero così male oppure è tutta una montatura? Le ragioni per evitarlo sono la grande quantità di grassi saturi e la sua scarsa sostenibilità? Eppure è usato ovunque e la sua coltivazione rende moltissimo. Insomma, una vera benedizione per produttori e coltivatori. E allora? Che c’entra con l’edilizia? Beh in futuro la sua fonte potrebbe diventare un materiale sostenibile: al Qatar University Centre for Advanced Materials (Qu-cam) è stato avviato uno studio per riutilizzare i rifiuti della coltivazione degli alberi per produrre materiali a valore aggiunto.palm-trees

    Il progetto, battezzato Palma: rifiuti rinnovabili più preziosi di quanto si pensi, (si tratta di una pianta fortemente radicata nella cultura araba) è guidato dalla Qatar Petrochemical Company. La società, specializzata in polimeri, sta cercando cercare di produrre valore dai rifiuti dei 600 mila alberi di palma che ogni anno vengono inceneriti nel Paese: una pratica dannosa per l’ambiente, ma anche una risorsa sprecata. La ricerca si sta concentrando sull’estrazione della nanocellulosa dagli scarti, per testarla come rinforzo dei polimeri, per la depurazione delle acque, la produzione della carta e dimostrarne il potenziale ecologico. Le proprietà scoperte fino a oggi sono principalmente la grande resistenza meccanica, qualcosa di analogo al Kevlar realizzato con i noccioli di dattero, più performante. Ma l’aspetto più interessante è la natura trasparente di nanocristalli di cellulosa che rende questi scarti utili per nella produzione di finestre e schermi. Con buona pace dei suoi detrattori.

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