Finco in campo sulla riforma degli appalti: ecco cosa non va

    Finco interviene sulla riforma degli appalti: «Il recepimento delle nuove Direttive è ora al passaggio alla Camera dei Deputati: possiamo già cogliere nei lavori in itinere alcuni aspetti fondamentali da lungo tempo propugnati da Finco, che stanno avendo crescente cittadinanza nell’ambito dei lavori della Commissione Lavori Pubblici del Senato», sostiene la presidente di Finco, Carla Tomasi. Tra gli aspetti più importanti, l’associazione dei produttori  Tra questi in particolare0, il sistema di qualificazione degli operatori economici, «che dovrebbe venire rivisto non solo in base ai criteri di omogeneità e trasparenza, ma prevedendo anche la verifica delle capacità reali e delle competenze tecniche e professionali delle imprese, nonché delle attività effettivamente eseguite». Secondo Finco, inoltre, il pagamento diretto dei subappaltatori cui la Stazione Appaltante dovrebbe procedere in caso di mancato pagamento da parte dell’appaltatore principale. I concorrenti avrebbero inoltre l’obbligo di indicare, in sede di presentazione dell’offerta, le parti del contratto che intendono subappaltare e una terna di nominativi di subappaltatori per ogni tipologia di lavorazione. Ancora: la valorizzazione della fase progettuale negli appalti pubblici e nelle concessioni di lavori, promuovendo anche la qualità architettonica e tecnico – funzionale e limitando il ricorso all’appalto integrato. E non va sottovalutata la circoscrizione dell’istituto dell’Avvalimento, il cui contratto dovrà indicare nel dettaglio le risorse e i mezzi prestati, con particolare riguardo ai casi in cui l’oggetto di avvalimento sia costituito da certificazioni di qualità o certificati attestanti il possesso di adeguata organizzazione imprenditoriale ai fini della partecipazione alla gara con relativo rafforzamento degli strumenti di verifica circa l’effettivo possesso dei requisiti e delle risorse oggetto di avvalimento da parte dell’impresa ausiliaria nonché circa l’effettivo impiego delle risorse medesime nell’esecuzione dell’appalto evitando l’uso della qualificazione e dell’esperienza tecnico-professionale altrui».

    Costruzioni a Milano
    Costruzioni a Milano

    Secondo la Federazione delle imprese di impianti e opere delle costruzioni, altri punti caldi sono l’Albo di commissari esterni, cui attingere in occasione delle gare, il riordino dei contratti relativi ai Beni Culturali, in considerazione della particolare natura dei Beni nel rispetto delle disposizioni di Tutela e che dovrebbero avere, secondo Finco, anche un rilievo costituzionale.

    Nell’elenco di punti caldi della riforma trova posto, inoltre, il rispetto della sostenibilità energetica ed ambientale, con il favore nell’utilizzo della manodopera locale, ferme restando le compatibilità con la normativa europea, nell’ottica della limitazione del consumo del territorio e dello sviluppo della manutenzione, del recupero e del riuso.

    Finco, allo stesso tempo, sottolinea gli aspetti della riforma in sospeso o non congrui. Comne il «preoccupante il ritardo con cui si stanno svolgendo i lavori della Legge Delega approdata all’Aula del Senato in questa settimana: i sei mesi attualmente previsti dalla Delega per rifare Codice dei Contratti e relativo Regolamento rischiano di diventare un problema.» Per migliorare le condizioni di mercato delle Pmi, sostiene la Federazione, sarebbe più adeguato prevedere la suddivisione in lotti dell’appalto piuttosto che il divieto di aggregazione in lotti previsto nel testo perché non raggiunge l’obiettivo di rendere accessibili i lotti di appalto.

    Carla Tomasi
    Carla Tomasi

    Un reale cambiamento, inoltre, dovrebbe prevedere una stagione di interventi sostenibili per il territorio con attività specialistiche e compatibili allo sviluppo, non ultimo attraverso il recupero delle opere incompiute in una nuova visione progettuale più ampia e attuale auspicabilmente inserendo tecnologia innovativa volta al risparmio energetico. «Sarà necessario tenere nel massimo conto la vasta gamma di specializzazioni che costituisce il nucleo centrale delle eccellenze tecnologiche ed innovative dei lavori pubblici del nostro Paese, – dal restauro alle fondazioni, dall’archeologia alle opere prefabbricate, dalla sicurezza stradale agli impianti tecnologici, alle facciate continue – non confondendo la semplificazione burocratica con quella applicata all’industria ed alle professioni che, al contrario abbisogna di progressive specializzazioni via via che procede lo stato dell’arte, non ultimo ai fini della riconversione e riqualificazione delle opere incompiute».

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