Appalti, Finco all’attacco del decreto correttivo

    Finco all’attacco del nuovo Codice degli appalti. Secondo il presidente dell’associazione, Carla Tomasi, «a sostegno del citato provvedimento restano solo ben precisi interessi di parte. Ben poca cosa al cospetto del coro di dissensi, tutti peraltro, seppur separatamente, orientati verso una moratoria della revisione nell’attesa di un’ analisi di impatto fra uno o due anni ed alla luce di tutti i necessari atti applicativi». Per l’associazione conta poco il parere della direzione generale del Mercato Interno della Commissione Europea sul subappalto («non ha – e non può avere – potere cogente nelle decisioni dei singoli Stati membri nell’apposizione di limiti e vincoli a questo istituto giustificati»). Finco chiede, quindi, al ministero delle Infrastrutture di non tenere conto delle indicazione europee «piuttosto che il ribadito, ponderato e lungamente analizzato, indirizzo del Parlamento, quello del massimo consesso giuridico del Paese (il Consiglio di Stato) nonché quello dell’Autorità Anticorruzione, la quale vigila proprio in relazione alle motivazioni alla base della normativa nazionale». 

    Soluzione? Secondo Finco bisogna rinviare il decreto correttivo di uno o due anni, «in attesa della completa pubblicazione delle norme attuative previste, ancora incomplete, e di una reale analisi di impatto. Diversamente, il legislatore si vedrà costretto a operare più interventi correttivi, man mano che le norme attuative mancanti andranno a compimento, creando così sconcerto e disorientamento sugli operatori del settore», conclude Carla Tomasi».

    Carla Tomasi
    Carla Tomasi

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