Costruzioni: ancora difficile l’accesso al credito

    Un processo di deindustrializzazione, è quello che interessa un’intera generazione di imprese nel settore delle costruzioni. Lo ha spiegato la delegazione di Ance in un’audizione informale presso la Commissione Finanze del Senato, sottolineando il timore che, di colpo, venga disperso il know how realizzativo delle medie aziende, tra le più strutturate e con una elevata capacità innovativa, che possono, invece, ancora dare un contributo determinante allo sviluppo e alla modernizzazione del Paese. Le analisi del mercato indicano che, una volta attenuata la crisi, si assisterà probabilmente ad una riorganizzazione del tessuto imprenditoriale, che si manifesterà con la compressione del numero delle imprese e il consolidarsi del fenomeno aggregativo. Per questo l’Ance ha ricordato le recenti norme che consentono alle banche di dedurre integralmente le svalutazioni delle perdite su crediti (NPLs, Non Performing Loans). Misure per alleggerire i propri bilanci in tempi rapidi, che possono liberare risorse per nuovi prestiti o ristrutturazione dei crediti problematici. Finora, però, questi vantaggi sono stati trasferiti solo parzialmente al resto dell’economia. In particolare, per il settore delle costruzioni, le condizioni di accesso rimangono molto problematiche.

    Passando ad analizzare più nello specifico i contenuti del provvedimento l’Associazione ha rilevato, in particolare, sulla norma che introduce uno strumento di garanzia dei crediti delle banche, prevedendo che il debitore possa costituire il pegno non possessorio sui beni mobili destinati all’esercizio dell’impresa, senza perderne il diritto all’utilizzo, che occorre valutare l’opportunità di prevedere una stretta vigilanza sull’operatività delle banche in modo da minimizzare questo rischio, garantendo la tutela dell’imprenditore che acconsenta all’apposizione di un vincolo patrimoniale su un bene produttivo.

    In sostanza è necessario evitare per i finanziamenti già in essere la banca possa richiedere la costituzione del pegno come ulteriore garanzia, che si aggiungerebbe a quelle già prestate dall’impresa. Si è, quindi, soffermata sul cosiddetto “patto marciano” (art. 2), ossia un accordo tra il cliente e il soggetto finanziatore relativo alla prestazione di garanzie a fronte di un finanziamento.

    Nello specifico, la norma prevede che il contratto di finanziamento possa essere garantito dal trasferimento, in favore del creditore, della proprietà di un immobile o di un altro diritto immobiliare dell’imprenditore. Tale trasferimento si intende sospensivamente condizionato all’inadempimento del debitore. Tra i beni oggetto di garanzia la norma prevede espressamente l’esclusione dell’abitazione principale dell’imprenditore, del coniuge e dei suoi parenti e affini entro il terzo grado.

    Riguardo alla formulazione della norma, sarebbe opportuno: escludere il rischio di condizioni contrattuali peggiorative per l’imprenditore che, per i finanziamenti in essere, sostituisca l’abitazione principale originariamente data in garanzia con altri immobili; vigilare sull’attuazione della disposizione, in modo che venga scongiurato il rischio che le banche procedano ad un indebito spossessamento dei beni dell’imprenditore, un’eventualità che comprometterebbe fortemente qualsiasi ipotesi di risanamento delle imprese in difficoltà; prevedere un allungamento delle tempistiche che configurano l’inadempimento, specie nell’ipotesi di rimborso mensile. A tale ultimo riguardo, in particolare, occorre allungare l’arco temporale che configura l’inadempimento portandolo da tre a sei rate non pagate.cantiere12

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