La Design Week di Milano 2025 ha riconfermato il suo primato internazionale con numeri imponenti, contenuti di alta qualità e una partecipazione estera sempre più rilevante. Nonostante le tensioni globali e alcune defezioni di marchi storici, il Salone del Mobile 2025 ha dimostrato la capacità del design italiano di reinventarsi, dialogare con le nuove tecnologie e anticipare le tendenze.
Dal Fuorisalone urbano alle installazioni immersive, la settimana milanese ha offerto un’esperienza completa che va oltre la semplice esposizione di prodotti. Buyer, architetti, artisti e professionisti del settore si sono ritrovati in una piattaforma di confronto globale dove creatività, sostenibilità e innovazione sono stati i temi dominanti.
Tra AI applicata all’arredo, nuove colorazioni e incursioni dell’automotive e della moda, l’evento ha mostrato una vitalità sorprendente. L’Italia, ancora una volta, si conferma leader in Europa nel design, grazie a un tessuto imprenditoriale resiliente e capace di adattarsi alle nuove sfide.
Nonostante le tensioni della vigilia, tra defezioni di alcuni marchi storici come Molteni&C, Cassina e Zanotta, che hanno preferito presentare le nuove collezioni nei propri showroom in centro città, e l’incognita dei dazi, il Salone del Mobile ha confermato, ancora una volta, di essere l’appuntamento dove il design italiano ritrova la sua voce, mostra la sua forza e rinnova la sua identità.
Il Salone del Mobile 2025 tra numeri e innovazione
Un luogo dove si capta lo spirito del tempo, si percepiscono le tendenze in arrivo, s’intrecciano relazioni, si condividono idee e visioni e si costruisce cultura, tra installazioni immersive, talk visionari e progetti che parlano di futuro.
Dai padiglioni della fiera al Fuorisalone, che ha coinvolto i visitatori con un’energia tutta urbana, le due anime diverse, ma complementari della Design week milanese, insieme hanno tenuto salda la reputazione internazionale del comparto, che trova riscontro anche nei numeri: 302.548 presenze quest’anno, in linea con l’edizione del 2023 e una quota record del 68% di visitatori esteri provenienti da 151 Paesi con la Cina in testa, sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, seguita da Germania, Spagna, Polonia e altri mercati consolidati come Francia, Stati Uniti, India e Svizzera.
Secondo Maria Porro, presidente del Salone, l’edizione ha rafforzato la centralità di Milano nel panorama del design, offrendo uno spazio di connessione tra oltre 2.100 espositori provenienti da 37 Paesi.
Una tesi in parte confermata anche da uno studio di Intesa Sanpaolo, da cui emerge che il nostro Paese è leader in Europa nel settore del design specializzato, con un fatturato di 6,3 miliardi di euro, pari al 16,4% del totale Ue. A questo si aggiungono circa 70 mila addetti, che rappresentano quasi un quinto dell’intera forza lavoro europea del settore.
Le previsioni
Sebbene lo scenario internazionale sia tutt’altro che stabile, le previsioni dell’istituto bancario parlano di una ripresa dei consumi a partire dalla seconda metà dell’anno, destinata a intensificarsi nel 2026 e 2027.
Grazie anche, dicono gli analisti, alla capacità delle imprese italiane di adattarsi con agilità ai cambiamenti, e persino le realtà medio-piccole, spesso sottovalutate, hanno dimostrato una sorprendente prontezza di risposta rispetto ai concorrenti europei nel reggere l’urto dei mercati spingendosi verso nuove geografie.
Bastava girare nei padiglioni della fiera, per vedere buyer, architetti e clienti mediorientali, arabi, qualche cinese e coreano, molti dell’Est Europa. Persino alcuni russi, nonostante l’embargo, si aggiravano tra gli stand.
Molti oggi guardano con speranza al contract che sembra dare buoni segnali: c’è la convinzione di poter ancora lavorare bene in Europa, con gli stessi grandi gruppi americani dell’hotellerie e con gli sviluppatori residenziali. Ma se questo incremento della presenza di visitatori e operatori stranieri si tradurrà in ordini è presto per dirlo.
Intanto, le aspettative sono positive, almeno per aziende come la veneta Lago, che dei circa 30 mila accessi al proprio stand ritiene che almeno un terzo possa essere realmente significativo in termini di opportunità commerciali.
Anche per realtà come Frigerio e Lema la fiera rappresenta ancora una piattaforma insostituibile per la visibilità e il confronto internazionale, tema questo di scottante attualità in un momento in cui alcune importanti manifestazioni internazionali del settore vivono una crisi tale per cui l’Imm Cologne ha addirittura annullato l’edizione di quest’anno. Una congiuntura che va affrontata, insomma.
Il Fuorisalone, l’anima urbana del desing
Di sicuro il Fuorisalone ha ormai una forza attrattiva superlativa con i suoi oltre mille eventi. Per citarne due: l’Università Statale, teatro degli eventi di Interni, ha registrato 250 mila ingressi, mentre l’Orto Botanico ha replicato i 50 mila visitatori del 2024.
E il suo indotto, secondo le stime di Confcommercio pari a 278 milioni di euro, colloca l’evento in una posizione molto rilevante per mantenere la forza internazionale del sistema design, che in Italia può contare sulla filiera del legno-arredo che nel 2024 ha generato 51,7 miliardi di euro di fatturato.
Così, il tema scelto dagli organizzatori della Design Week per quest’anno, Mondi Connessi, con l’obiettivo di esplorare nuove forme di progettazione partecipata, di approcci generativi, di dialogo tra tecnologia e creatività mediata dall’intelligenza artificiale, si può leggere anche in chiave sinergica. Dal centro alle periferie, ecco come è stato interpretato.
Un’edizione molto fashion
La presenza dei grandi marchi come Loewe, Gucci, Hermès, Louis Vuitton, Armani Casa, Valextra, Issey Miyake, molti dei quali hanno delle collaborazioni consolidate sia con studi di architettura e interior sia con artisti, scultori e artigiani non è certo una novità.
Inedita, semmai, la presenza così numerosa di installazioni e mostre: sembra che ci sia stata la volontà di proporre una percezione dei marchi che vada oltre la camicia o l’accessorio.
E le code infinite per entrare nello showroom di Loro Piana sono un esempio di come si possa mettere in secondo piano i brand di design vero. Viene da pensare che sia anche una strategia per contrastare la crisi che ha colpito il settore dell’abbigliamento.
Comunque sia, ormai è una consuetudine delle storiche maison guardare alle proprie radici riaprendo gli archivi, questa tendenza si applica anche al tessile d’arredamento: Dedar ha creato dei tessuti con cinque dei disegni di Anni Albers dagli anni Trenta agli anni Settanta, bozzetti mai esposti.
Vale anche per oggetti pensati e mai realizzati: Saint Laurent per questo appuntamento ha messo in produzione quattro progetti della designer e architetta Charlotte Perriand a partire da prototipi e schizzi risalenti al periodo tra 1943 e 1967.
I nuovi colori
I colori dalle tonalità pastello erano ovunque: dal rosa cipria al verde salvia, all’azzurro polvere è il trionfo della leggerezza.
Persino un designer dall’estetica decisa come Philippe Starck ha scelto questa gamma per la nuova versione della sua mini lampada Bon Jour firmata Flos, rivisitata in occasione del decennale.
Proiettato sul futuro, invece, Loewe ha commissionato a 25 artisti e designer provenienti da tutto il mondo la loro interpretazione di una teiera: il risultato è una serie di sculture in miniatura presentate a Palazzo Citterio nella mostra Teapots.
Prada ha puntato sulla cultura condivisa organizzando giornate di discussioni nel Padiglione Reale della Stazione Centrale sul tema della mobilità e delle infrastrutture e a bordo del Treno Arlecchino progettato negli anni Cinquanta da Giò Ponti e Giulio Minoletti.
Tra tecnologia all’avanguardia, design ricercato e visioni del futuro, anche l’automotive con nomi come Bmw, Cupra, Denza per la prima volta al Fuorisalone, Lamborghini, Lexus, Lotus, Maserati, Omoda, Skoda si è lanciato nelle installazioni immersive.
Tra queste l’Audi House of Progress, allestita presso Portrait, l’hotel della famiglia Ferragamo, ha contato 150mila presenze, in aumento rispetto ai 140mila dell’anno precedente.
L’AI entra in casa
Progettare un ambiente può iniziare con una descrizione e una fotografia, oppure da un semplice foglio bianco.
Da qui parte il lavoro di Mia, un’intelligenza artificiale sviluppata da Metaverso, società del gruppo Horsa, per Dexelance, holding che riunisce 14 marchi del design italiano tra cui Turri, Gervasoni, Meridiani e Binova.
La piattaforma pensata come supporto ai professionisti del settore, architetti, interior designer e rivenditori, nella fase iniziale del progetto, aiuta a ridurre i tempi di sviluppo e facilita la comunicazione con il cliente.
Infatti, una volta inseriti i parametri, Mia genera una proposta in linea con lo stile richiesto che può essere modificata aggiungendo o togliendo elementi, per proporre soluzioni alternative attingendo ai prodotti del catalogo Meridiani.
Il sistema, ancora in fase di addestramento, sarà completato a settembre per essere disponibile nei negozi monomarca Meridiani, e successivamente su tutta la gamma Dexelance.
Nel frattempo, Metaverso sta già lavorando all’espansione della tecnologia, con l’obiettivo di introdurla in maniera più ampia all’interno del settore del design.
Code poco intelligenti
Enormi, lunghe anche centinaia di metri soprattutto in centro città, a volte inconsapevoli di quanto avrebbero visto o spesso alla ricerca di un gadget.
Magari quello suggerito da un account social dall’azzeccatissimo nome Milano da scrocco, che con tempismo implacabile ha segnalato i luoghi dove trovare piccoli regali.
C’è anche chi ha cercato di monetizzare con altrettanta rapidità la snervante attesa in fila rivendendoli su eBay.
Insomma, una guida al Fuorisalone atipica, divertente per chi la usa, ma che rischia di svuotare di significato questi eventi se non conta l’esperienza, ma riuscire ad avere un oggetto firmato.
Una riflessione: poiché è probabile siano i marchi stessi a comunicare le iniziative, inutile poi lamentarsi della troppa folla che impedisce agli addetti ai lavori di accedere.
Perché accanto alle consuete polemiche legate agli affitti e ai costi proibitivi tipici di ogni manifestazione, si è aggiunta l’esasperazione verso una folla che, in alcuni casi, ha reso impraticabili strade e marciapiedi.
Forse una kermesse non tanto sostenibile sotto il profilo della qualità di fruizione, ma davvero aperta a tutti, inclusiva, tanto per usare un altro concetto ormai irrinunciabile per qualsiasi progetto o prodotto che si voglia lanciare sul mercato.
Eppure, sembra che in questa Design Week l’esclusività delle proposte, dalla ricerca artistica alle soluzioni creative, abbia vinto su tutto.
Euroluce per guardare lontano
L’edizione del Salone del Mobile 2025 ha riportato in calendario Euroluce e Workplace3.0, seguendo l’alternanza biennale che lo scorso anno aveva dato spazio a EuroCucina, e la partecipazione di aziende italiane con una marcata vocazione internazionale, capaci di generare oltre l’80% del proprio fatturato all’estero, mentre il 45% degli espositori è stato straniero. Segno che il settore si muove all’interno di un contesto sempre più globale.
In fiera hanno riscontrato un buon bilanciamento tra quantità di visitatori e qualità dei contatti, evidenziato anche dal successo del primo Euroluce International Lighting Forum, che ha coinvolto circa 1.500 partecipanti tra masterclass e tavole rotonde.
Le installazioni
Il tema della luce ha avuto tantissimo spazio anche nel circuito del Fuorisalone e uno dei lavori più apprezzati dal pubblico è stata l’installazione The Library of Light ideata da Es Devlin per rendere omaggio alla conoscenza, allestita nel Cortile d’onore della Pinacoteca di Brera, che ha attirato 95.300 visitatori, con una media di 15 mila ingressi al giorno.
Molte le esposizioni che hanno lavorato sul contrasto tra luce e buio, dualità ripresa anche in The Night Before, spettacolo di Bob Wilson in scena alla Scala per l’inaugurazione del Salone.
Michael Anastassiades ha presentato la sua nuova collezione di lampade nella sede della Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese, in un allestimento che metteva in dialogo le sue creazioni con piccole sculture degli anni Cinquanta di Bruno Munari.
Nel Chiostro e nella Sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie, Graffito di luce di Luca Trazzi ha mostrato una lettura poetica e minimale della luce, ispirata a un motivo floreale inciso sulle architetture del luogo.
Anche il mondo della nautica ha partecipato con un linguaggio visivo legato alla luce: Cranchi Yachts ha portato il mare a Palazzo Clerici con l’installazione Immersio Temporis, evocando riflessi e trasparenze marine all’interno di una corte settecentesca.
di Monica Battistoni