Il Klimahouse 2025 ha ruotato su un importante cardine: il legno.
Da 20 anni a questa parte Klimahouse non è solo una fiera, ma anche un laboratorio di idee, dove l’edilizia sostenibile prende forma, si evolve e guarda al futuro.
E, in questo futuro, il legno gioca un ruolo da protagonista. Materiale antico, eppure così attuale, rappresenta una risorsa preziosa per costruire edifici efficienti, confortevoli e rispettosi dell’ambiente.
Klimahouse ha intercettato questo trend, dedicando spazi e approfondimenti all’edilizia in legno in tutte le sue forme e applicazioni, tra costruttori e specialisti che hanno preso parte alla manifestazione, fino a convegni e seminari dedicati.
Aumenta l’utilizzo
D’altra parte, il legno pur rimanendo ancora una nicchia nel settore dell’edilizia, una particolarità, riesce a crescere sempre di più.
È sostenibile, rinnovabile, in grado di immagazzinare CO2 durante la crescita degli alberi, e quindi ricopre un ruolo fondamentale anche per l’efficienza energetica.
Crea ambienti caldi, accoglienti e salubri, migliorando la qualità della vita degli abitanti, e comfort e benessere sono i primi nella lista dell’utente finale.
Versatile e di semplice design, il legno si presta a diverse soluzioni costruttive e progettuali, offrendo ampie possibilità creative per architetti e designer, oltre che a essere veloce e facile da assemblare.
Il trend delle case in legno e del suo utilizzo è in forte crescita. Espositori, aziende specializzate nella produzione di strutture in legno, case prefabbricate, materiali e tecnologie per l’edilizia in legno, hanno occupato una buona fetta del palcoscenico del Klimahouse 2025, così come momenti di approfondimento con esperti del settore, per scoprire le ultime novità e tendenze, insieme a workshop e dimostrazioni, occasioni per apprendere tecniche costruttive innovative e toccare con mano la qualità dei materiali.
L’occasione perfetta, insomma, per scoprire una nuova sfaccettatura di un’edilizia sempre più green.
Lo testimonia anche FederlegnoArredo nei suoi report redatti dal centro studi, il cui ultimo report risale a due anni e mezzo fa.
«Sono 3602 le unità abitative in legno costruite nel 2022 in Italia, che si conferma il terzo produttore dopo Germania e Svezia, davanti all’Austria. A conferma della dinamicità di un settore che ha raggiunto i 2,3 miliardi di euro di fatturato (+15,8% sul 2021).
Un risultato figlio della produzione residenziale in legno -866 milioni di euro e +12,7% rispetto al 2021, che corrisponde a un quinto di quella tedesca (4,4 miliardi di euro) e al 7,2% di quella dei 27 Paesi Ue, pari a 12 miliardi complessivi.
Ai risultati dell’edilizia residenziale, va aggiunta la produzione non residenziale in legno, -633 milioni di euro con un +12,2% rispetto al 2021 – e l’edilizia tradizionale – 767 milioni di euro con un +22,9% sul 2021.
Insomma, l’edilizia in legno ha saputo ritagliarsi comunque uno spazio ben definito.
Circa una casa su 13 è costruita in bioedilizia in legno, raggiungendo oggi una percentuale sul complessivo dei permessi di costruire che è superiore al 7,3%».
La ricerca della coerenza
Edilizia sostenibile e nuova economia forestale sono stati uno dei focus dei dibattiti in programma durante la fiera. In particolare, nel convegno intitolato «Legno, edilizia e sostenibilità: alla ricerca della coerenza», organizzato da Pefc Italia.
Se da un lato assistiamo a una preoccupante deforestazione a livello globale, con una perdita di 8 milioni di ettari di foresta all’anno, in Italia il trend è positivo. I nostri boschi crescono, grazie a pratiche di riforestazione e gestione sostenibile.
Un patrimonio che va tutelato e valorizzato, anche attraverso la certificazione forestale, che garantisce la provenienza legale del legno e il rispetto di standard ambientali.
Antonio Brunori, esperto di gestione forestale sostenibile, ha sottolineato l’importanza della certificazione come strumento per contrastare l’illegalità e promuovere filiere di prossimità.
Un approccio etico ed economico che risponde alle richieste dell’Unione Europea di una produzione a basso impatto ambientale. Il legno, infatti, non è solo un materiale da costruzione, ma un alleato dell’ambiente.
Edilizia in legno, un’economia sostenibile
Anche il mercato può trarre il suo vantaggio, come spiegato da Antonio de Rossi, architetto e studioso di rigenerazione della montagna, che vede nell’architettura in legno un’opportunità per valorizzare il materiale localmente, creando così un volano per l’economia locale.
Una nuova architettura alpina che, attraverso l’utilizzo di materiali locali e tecniche innovative, può contribuire a rivitalizzare le aree interne.
E Mauro Frate, architetto dello Iuav di Venezia, sottolinea l’importanza di progettare edifici in legno con un approccio modulare, che consenta l’assemblaggio e il disassemblaggio dei componenti, facilitando il riuso e il riciclo dei materiali.
Nonostante i numerosi vantaggi, il settore del legno in Italia deve ancora affrontare alcune sfide. Innanzitutto, è necessario promuovere una cultura della sostenibilità, incentivando l’utilizzo del materiale certificato e valorizzando i prodotti locali.
Paolo Mottarelli, docente di selvicoltura e gestione dei boschi, evidenzia come l’Italia utilizzi poco legno italiano, importandolo dall’estero.
È necessario, invece, focalizzarsi sulle foreste locali, promuovendo una gestione sostenibile e una pianificazione territoriale che favorisca l’utilizzo del legno nelle costruzioni.
Inoltre, è fondamentale investire in ricerca e sviluppo, per migliorare le tecnologie di lavorazione del legno e sviluppare soluzioni innovative per l’edilizia.
Mentre Mauro Carlino, di Arca Habitec, sottolinea l’importanza di definire standard e protocolli di qualità per le costruzioni in legno, garantendo la durabilità e la sicurezza degli edifici.
Infine, è necessario semplificare le normative e promuovere una pianificazione territoriale che favorisca l’utilizzo del legno nelle costruzioni.
Edilizia in legno: salubrità e durabilità
Unendo alte prestazioni, rispetto per l’ambiente e attenzione alla salute, il legno si candida a diventare il protagonista dell’edilizia del futuro, come evidenziato nella conferenza «Edilizia in legno: comfort, salubrità e durabilità».
L’evento ha offerto un’occasione preziosa per approfondire le sfide legate a durabilità, comfort abitativo e salubrità degli ambienti costruiti con questo materiale, grazie ai contributi di esperti del settore.
Damiano Sanelli, tecnico ambientale in biosicurezza e sanificazione di Home Health & Hi-Tech e Atta, sottolinea come il concetto di comfort nel legno ruoti fra quattro fattori interconnessi: termoigrometria, ovvero l’equilibrio tra temperatura e umidità relativa, l’acustica con il controllo del rumore e la qualità del suono, la salubrità, la qualità dell’aria interna e l’assenza di sostanze nocive e la qualità, quindi la capacità di progettare e verificare ogni singolo elemento per garantire il benessere abitativo.
Sanelli evidenzia anche come ogni elemento vada progettato e verificato, sottolineando l’importanza di un approccio culturale diverso nell’approccio agli edifici in legno, che tenga conto delle specificità del materiale, come la gestione dell’umidità.
Per quanto riguarda la salubrità, Armin Hofstaetter product manager di Amonn Color, ribadisce l’impegno dell’azienda nella protezione del legno attraverso vernicianti naturali, tenendo conto del rispetto dell’ambiente, della protezione che deve durare nel tempo e anche del design, per questioni di estetica, sicurezza e comfort.
È fondamentale gestire i Voc e abbassare l’inquinamento. Amonn si impegna a fondo in questo senso, con un ufficio dedicato che ricerca e ottiene le certificazioni più importanti a livello europeo, comprese quelle relative alla resistenza per garantire che i prodotti siano sicuri dalla culla alla tomba.
Le testimonianze
Ma in quest’ambito, è necessario anche essere coraggiosi, come sottolinea Emanuele Goio di Holzius che lancia una provocazione: «Dobbiamo avere il coraggio di sognare un futuro in cui torniamo agli elementi naturali, altrimenti andiamo alla deriva».
Il legno, per Holzius, è un elemento cardine e l’azienda si impegna a mantenerlo inalterato, creando sistemi costruttivi che non hanno bisogno di altro.
Questo approccio ha permesso loro di ottenere la certificazione Cradle to Cradle, che attesta l’impatto benefico del sistema costruttivo sia per le persone che per l’ambiente, promuovendo un’economia circolare in cui nulla diventa rifiuto.
Infine, Claudia Dei, ingegnere e tecnico commerciale di Rubner, l’azienda utilizza materiali di altissima qualità per costruire case altrettanto sicure, e garantisce benessere e comfort.
Fibre di legno e sughero vengono impiegate come isolanti, mentre il legno proviene da foreste gestite in modo sostenibile dalla proprietà della famiglia Rubner, entrando a far parte di ogni elemento della casa, dalla struttura ai serramenti.
Rubner si impegna a garantire l’origine e il ciclo di vita dei materiali, utilizzando anche gli scarti di lavorazione per aumentare l’efficienza energetica degli edifici.
di Alice Fugazza
Il puzzle dell’energia
Secondo i dati di Terna del luglio scorso, la produzione nazionale netta di elettricità è stata di 22,9 miliardi di kWh e a giugno le fonti rinnovabili hanno coperto il 52,5% della domanda elettrica italiana (era il 43,8% a giugno 2023). Insomma, oltre la metà della corrente elettrica che arriva nelle case e nelle imprese era generata da solare, idroelettrico, eolico. Perché, allora, a gennaio il prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità in Italia è stato di 143 euro al MWh, in crescita rispetto alla media dei mesi precedenti? Basti ricordare che giusto un anno fa la la media mensile era di 99 euro al MWh. L’aumento nel giro di 12 mesi, quindi, è stato del 44%.
È, purtroppo, la prova che le energie rinnovabili non bastano. L’aumento è legato soprattutto al prezzo del gas, che rimane il principale fattore nella formazione del prezzo dell’elettricità. E, a un inverno meno mite dello scorso anno, si unisce al calo di produzione di solare ed eolico. Secondo alcuni analisi, inoltre, a peggiorare le cose c’è il meccanismo del system marginal pricing: cioè il prezzo di compensazione del mercato elettrico per un determinato periodo di tempo in una posizione specifica. È il prezzo a cui opera il mercato elettrico all’ingrosso per bilanciare la domanda e l’offerta di elettricità in tempo reale. È anche un sistema di cui molti chiedono una riforma. Ma, in ogni caso, al momento il costo dell’energia continua a crescere. In Italia il gas naturale, nonostante rappresenti circa il 40% del mix nella generazione energetica, stabilisce il prezzo dell’elettricità nel 90% delle ore, mentre nella Ue il gas copre il 20% della produzione e determina il 63% delle ore. Per questo il nostro Paese è al primo posto della classifica europea per numero di ore in cui è il gas a fissare il prezzo.
Mentre, insomma, chi installa pannelli fotovoltaici sul tetto può beneficiare di un risparmio (anche se ammortato sul lungo periodo) quando c’è il sole, ma di notte, oppure se nevica o piove può comunque fare affidamento sulla rete nazionale, le imprese e tutti quelli che non possono dipendere dalle energie alternative continuano a essere legati al gas.
Risultato: l’Italia è al primo posto nel costo dell’energia. A gennaio 2025 i valori all’ingrosso erano oltre il 25% in confronto a quelli tedeschi, del 40% rispetto a quelli francesi, del 48% rispetto a quelli spagnoli e addirittura del 226% rispetto a quelli della Scandinavia. Che fare?
La soluzione, per molti, è il ritorno al nucleare. Ma problemi di scorie e sicurezza a parte, per costruire centrali capaci di sopperire almeno in parte al fabbisogno ci vogliono anni e anni. E, tecnicamente, per sostituire completamente il gas il nucleare avrebbe necessità di 20-25 reattori da 850-900 MW (di media potenza). E questo in un paese dove non è ancora stato scelto il sito per depositare le scorie radioattive del passato, che comprendono quelle generate dagli ospedali dove si pratica la Tac. Per costruire nuove centrali occorrerebbe, quindi, individuare i siti, superare le proteste delle popolazioni del territorio e, inoltre, avere a disposizione un sacco di soldi. Basti pensare che in Francia per la costruzione del reattore di Flamanville dopo 17 anni di lavori i costi sono lievitati da 6 a 19,1 miliardi di euro. Insomma, il nucleare va bene, ma ha bisogno di tempi lunghi, tanti soldi e di un largo consenso. E questo mentre dalle Marche alla Sardegna sorgono comitati anti pale eoliche. Perché le energie alternative piacciono, ma se non sono sotto casa.