Nel 2024 export pronto ad accelerare

Le esportazioni italiane dovrebbero accelerare nei prossimi due anni e le aziende dovrebbero a guardare ai Big Data come a un modo per mitigare i rischi associati al commercio internazionale. È quanto emerge dall’ultima ricerca commissionata da QBE, gruppo australiano di assicurazioni e riassicurazioni. Secono una analisi della società, in Italia nel 2022 il valore dello scambio di beni materiali è stato circa cinque volte superiore a quello dei servizi. In totale le importazioni italiane di beni e servizi hanno raggiunto i 740 miliardi di euro, mentre le esportazioni ammontano a 710 miliardi di euro. L’Italia ha esportato 592 miliardi di euro nel corso dello scorso anno, pari a circa il 31% del Pil, mentre le importazioni sono state leggermente superiori, a 613 miliardi di euro.

“L’Italia ha una storica propensione verso il commercio internazionale, con eccellenze in grado di competere ai più alti livelli di qualità. Le sfide odierne però risultano particolarmente complesse e necessitano una preparazione adeguata. Queste nuove sfide e rischi spingono noi assicuratori verso l’innovazione, con soluzioni e prodotti aggiornati e a misura dei clienti”, secondo Angela Rebecchi, General Manager di QBE Italia.

Quali sono le sfide che le imprese italiane devono affrontare?

L’Istituto Nazionale di Statistica ha evidenziato alcune delle più importanti sfide che i produttori italiani affrontano ogni giorno legate alle esportazioni. È emerso che, nel biennio 2020-2021, le aziende che hanno avuto problemi nelle esportazioni sono raddoppiate rispetto al periodo 2017-2019. Questa situazione non è solamente riconducibile agli effetti della pandemia, ma il covid ha evidenziato anche i notevoli problemi della catena di fornitura che hanno colpito le aziende a livello globale. In particolare emerge che ben il 38% delle imprese manifatturiere ha segnalato problemi in questo ambito nei primi due semestri del 2023, un dato superiore del 68% rispetto alla media 2017-2019. Sempre nel corso del 2023, le aree di maggior criticità segnalate dalle aziende sono state quelle relative all’aumento dei costi e dei prezzi (18%) e quelle legate ai tempi di consegna (8%).

La seconda grande sfida riguarda l’affidabilità che esportatori e importatori di beni italiani ripongono nei loro partner commerciali e il contesto geopolitico nei rispettivi Paesi. L’Italia esporta e importa solo una percentuale relativamente piccola (1,2% e 3,3%) dei suoi beni in Paesi che presentano alti livelli di fragilità istituzionale e sociale o che sono coinvolti in conflitti violenti (secondo la catalogazione della Banca Mondiale). Attualmente, la Libia è il Paese verso cui l’Italia è più esposta, con lo 0,3% delle esportazioni e l’1,5% delle importazioni nel 2022, valori comunque modesti.

Secondo lo studio, il bilancio 2023 delle importazioni italiane di beni registrerà una leggera contrazione, attorno all’1,8%. Tuttavia, a partire dal 2024, ci si aspetta un ritorno alla crescita, con aumenti del 3,9% nel 2024 e del 3,5% nel 2025, un forte segnale per un’ottimistica ripresa delle importazioni.

Parallelamente, è atteso che le esportazioni italiane crescano a un ritmo più sostenuto rispetto alle importazioni, contribuendo a riequilibrare i flussi commerciali. Le previsioni indicano un incremento delle esportazioni complessivo dello 0,6% nel 2023, seguito da ulteriori aumenti del 3,3% nel 2024 e del 4% nel 2025. Esportazioni e importazioni potrebbero subire però scenari macroeconomici negativi. In caso di crollo dei prezzi degli asset, le esportazioni del 2025 saranno inferiori del 5% rispetto alla previsione di base, mentre le importazioni subiranno una riduzione del 6,7%. In un contesto caratterizzato da restrizioni delle condizioni di credito, le previsioni indicano che sia le esportazioni che le importazioni nel 2025 saranno inferiori rispetto alla previsione di base, con una contrazione dell’1,6% per le esportazioni e del 2,3% per le importazioni.

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