Edilsette: una via Emilia dell’edilizia

Massima conoscenza del territorio locale e straordinaria propensione al confronto e all’innovazione sono i punti di forza di Edilsette, rivendita edile di Massa Finalese, in provincia di Modena, attiva da più di 30 anni nel commercio al dettaglio e all’ingrosso di materiali, a cui aggiungono servizi di consulenza con sopralluoghi in cantiere e consegne a domicilio. Guidata da Davide Monari, che da un anno ricopre anche la carica di presidente del consorzio Dec, Edilsette si occupa anche della fornitura e posa di pavimentazioni da esterno in autobloccanti proponendo al cliente un servizio completo chiavi in mano.

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Davide Monari, titolare Edilsette

Domanda. Quando è nata Edilsette?
Risposta. Nel 1990, nel capannone che era stato precedentemente di proprietà di mio padre, titolare di un’impresa edile per più di 40 anni. Dopo essersi trasferito in un’altra sede e aver aperto successivamente un’impresa immobiliare, il capannone è passato a me e ho deciso di intraprendere la strada del magazzino edile. Ho quindi sistemato lo spazio e assunto dei dipendenti, e l’attività ha preso il via. All’inizio con l’aiuto di mio padre, poi in maniera autonoma, ho investito in questa attività e tre anni fa ho deciso di allargarmi, acquistando il terreno limitrofo dove ho costruito un altro capannone.

D. Di quanti metri quadrati coperti e scoperti disponete?
R. In totale la nostra superficie è di 5.500 metri quadrati, di cui 1.500-1.600 coperti e gli altri scoperti.

D. Perché il nome Edilsette?
R. Ho riflettuto molto su come chiamare l’azienda. Volevo evitare il cognome per non confondere il magazzino con l’impresa edile di mio padre. Dato che il sette è il mio numero preferito, ho deciso di chiamarla Edilsette.

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Piazzale
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Magazzino

D. Ci sono stati dei momenti particolari in cui l’azienda ha fatto un salto di fatturato?
R. Dalla fine degli anni Novanta fino al 2006-2007, il fatturato di Edilsette è cresciuto in maniera esponenziale, perché il lavoro è aumentato costantemente. Erano gli anni del boom e c’era mercato per tutti.

D. Oggi qual è il vostro fatturato?
R. L’anno scorso abbiamo fatturato circa 1,8 milioni di euro, un buon risultato considerando anche il nostro bacino. Noi lavoriamo prevalentemente nei comuni di Massa Finalese, Finale Emilia e San Felice sul Panaro, un mercato molto locale. I lavori fuori provincia rappresentano appena l’1% del fatturato e sono sempre con imprese del luogo. Quindi il nostro fatturato è molto alto rispetto alla zona in cui ci troviamo, un risultato reso possibile anche dai continui ampliamenti di gamma, fondamentali per riuscire a stare aperti anche negli anni di crisi dopo il 2008.

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D. Quali sono le principali linee di prodotto che avete in magazzino?
R. Oltre ai materiali edili pesanti come laterizi, inerti, cemento e colle, abbiamo introdotto le pitture e un tintometro, legname, pellet. Inoltre, abbiamo allargato la gamma dell’attrezzatura e inserito il servizio di noleggio con escavatori, betoniere, martelli pneumatici, trabattelli, vibrocompattatori, fresatrici, carotatrici. Sono tutti articoli che una volta non trattavamo e che abbiamo aggiunto man mano per allargare l’offerta e riuscire a restare competitivi, sopperendo alla flessione del comparto edile negli anni della crisi.

D. Quali sono i prodotti più richiesti?
R. Con il superbonus 110% gli isolanti sono stati i protagonisti del mercato. Tutto ciò che riguardava cappotti, colle, rasanti, reti, tasselli, intonachini colorati, in questi due anni ha fatto da padrone. Adesso le dinamiche stanno un po’ cambiando: se prima eravamo diventati praticamente fornitori isolanti, ora stiamo tornando a essere magazzini edili a 360 gradi e anche i professionisti sono tornati a fare il loro lavoro, mentre prima si erano tutti concentrati sui cappotti.

D. L’attività di suo padre come impresario edile ha dato una mano nella selezione dei prodotti da tenere in magazzino?
R. Sicuramente mi ha aiutato a capire, prima di altri, i servizi più utili alle aziende. Per esempio, il noleggio è stato inserito su suggerimento di mio padre già negli anni Novanta, quando neanche i magazzini più grandi offrivano questo servizio. Allora era riservato a martelli pneumatici e betoniere, ma era un servizio esclusivo che all’epoca non faceva nessuno. Mio padre poi conosceva il mercato e i materiali, quindi è stato di grande aiuto quando ancora stavo iniziando a conoscere il settore. Mi ha insegnato tanto, anche se non sono mancate le difficoltà. Come magazzino edile, infatti, mi ritrovavo a vendere anche ai concorrenti di mio padre, e questo ha creato non poche problematiche, che si sono poi risolte quando ha deciso di chiudere la sua impresa edile e aprire la società immobiliare.

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Interno del punto vendita dedicato ad attrezzatura e abbigliamento da lavoro

D. Quando e perché ha deciso di aderire al consorzio Dec?
R. Sono entrato in Dec nel 2008, ma ero interessato al progetto già da due anni. All’epoca i gruppi e i consorzi erano ancora una novità, per cui all’inizio ero un po’ titubante perché volevo capire meglio come funzionava. Con il senno del poi, devo dire che è stata una delle scelte migliori che abbia mai fatto: entrare nel Dec è stato fondamentale per sopravvivere nei momenti difficili e crescere, molto più di quanto avrei fatto da solo.

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Prodotti a marchio Dec

D. Quindi, quali sono stati i vantaggi?
R. Sicuramente i servizi. Innanzitutto, un consorzio come Dec tutela molto i ristorni che i singoli soci possono maturare con i contratti: quindi, senza cambiare nulla nella propria quotidianità, alla fine dell’anno il consorziato riesce a recuperare premi importanti, impossibili da ottenere in altro modo. Tralasciando l’aspetto economico, un consorzio come il Dec offre ai rivenditori la possibilità di comprare da oltre 300 fornitori di primo piano, magari difficilmente raggiungibili al di fuori del progetto associativo. In più, offre la possibilità di fare formazione, organizzando anche incontri con i fornitori, e un continuo confronto con gli altri soci, dislocati in 17 regioni d’Italia. Spesso mi capita di confrontarmi con altre realtà regionali e provinciali, e tra rivendite della stessa provincia capita anche di aiutarsi a vicenda, qualora dovesse mancare del materiale a magazzino.

D. Il consorzio è una risposta alla Gdo?
R. No, il consorzio non è una forma di distribuzione organizzata, ma può essere vista come un’organizzazione di magazzini edili. È una risposta importante per crescere e sopravvivere in un mercato dove i grossi multipoint si allargano sempre di più. Un magazzino piccolo, se non è associato a un consorzio o a un gruppo, è destinato a chiudere.

D. Ci sono prodotti più richiesti nella vostra zona?
R. Non direi. Le abitudini territoriali locali possono spostare di poco alcune vendite, ma tendenzialmente i prodotti sono gli stessi.

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D. Che tipo di consulenza offrite ai vostri clienti?
R. Riteniamo fondamentali il servizio e la consulenza come elementi di differenziazione rispetto alle strutture in cui viene offerto solo il prodotto. Quasi quotidianamente facciamo anche sopralluoghi in cantiere per capire come meglio intervenire. È sempre stato un valore aggiunto, specialmente per il privato, ma anche per le imprese e gli artigiani.

D. Chi sono i vostri principali clienti?
R. Le imprese, a seguire gli artigiani e i privati. Abbiamo allargato la gamma anche all’utensileria e alla ferramenta proprio per andare incontro a una clientela privata in costante aumento.

D. Quali sono i marchi che danno più valore aggiunto in magazzino?
R. Quelli più conosciuti dal mercato, perché qualificano il punto vendita, come Mapei, Velux, Saint-Gobain, Isover, aziende che anche chi non è del settore ha sentito nominare.

D. Negli ultimi anni com’è cambiato il cliente?
R. È molto più esigente e meno tollerante, quindi è più difficile da accontentare. Paradossalmente è più informato, ma a volte le sue conoscenze sono sbagliate.

D. Qual è il cliente più difficile da trattare: il privato o l’impresa?
R. Sicuramente il privato: trattandosi di casa sua, molto spesso cerca la perfezione. Certo, i lavori devono essere fatti per bene, ma i clienti privati a volte esagerano con la cura del dettaglio. È importante che ci sia collaborazione.

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Tintometro

D. Dopo il vento in poppa dei bonus e superbonus, che cosa si aspetta?
R. Mi aspetto di tornare a fare il magazzino edile. I bonus continueranno a esserci, ma non possiamo continuare a pensare che l’edilizia vada avanti solo grazie agli incentivi. Bisogna trovare un sistema di lunga durata per incentivare i privati a riqualificare le proprie abitazioni in maniera strutturale. Non possiamo vivere di fiammate perché portano danni: negli ultimi due anni con il superbonus i prezzi sono raddoppiati, se non triplicati. I prezzi sono andati alle stelle, non si trovava più materiale e si è lavorato male.

D. Come è organizzata la sua azienda internamente?
R. Oltre a me, che gestisco un po’ di tutto, dai rapporti con i clienti e i fornitori ai sopralluoghi in cantiere, abbiamo un’impiegata amministrativa, due autisti e tre persone impiegate in magazzino. Disponiamo di un camion con gru di 22 metri e un camioncino più piccolo per le consegne.

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D. Utilizzate programmi gestionali o software di gestione documentale?
R. Abbiamo un gestionale dove archiviamo tutta la documentazione amministrativa e contabile, mentre tramite il consorzio abbiamo un altro programma per la gestione della parte commerciale con la possibilità di condividere i listini.

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D. Quante ore dedicate alla formazione interna ed esterna?
R. Specialmente nei primi anni abbiamo partecipato a numerosi corsi di aggiornamento organizzati dai fornitori per imparare e crescere sempre di più. Ogni tanto capita di organizzare insieme ai fornitori degli open day all’interno del magazzino in cui vengono presentati nuovi prodotti. Negli ultimi due anni queste attività si sono un po’ fermate perché è davvero mancato il tempo, ma adesso, anche attraverso il consorzio, stiamo riprendendo in mano il discorso della formazione.

D. Quali sono i vantaggi di questi open day?
R. Molteplici. Sicuramente c’è un ritorno immagine dovuto alla collaborazione con marchi importanti. In più, i clienti che capitano in magazzino e si confrontano con i fornitori durante gli open day spesso si ricordano del prodotto presentato e lo chiedono successivamente. Sono giornate utili.

D. Che cosa si aspetta dal 2023?
R. Questi primi tre mesi del 2023 sono partiti abbastanza bene, in linea con l’anno scorso, forse addirittura più di quanto le previsioni lasciassero sperare. In generale, si prevede un anno senza troppi scossoni. Anche se ci fosse una flessione, non possiamo certo lamentarci, poiché veniamo da un 2022 con incrementi fino al 40%.

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