Dissesto idrogeologico, le trappole denunciate dall’Aises

«Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa, ha approvato, in esame definitivo, un disegno di legge che introduce disposizioni per il potenziamento e la velocizzazione degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e la salvaguardia del territorio». Si tratta del piano battezzato subito come Proteggi Italia che si propone, come quelli che l’hanno preceduto, di investire per contrastare il dissesto idrogeologico. Sulla carta i finanziamenti partono da una base di 10,8 miliardi per il triennio 2019-2021 a disposizione di Regioni ed enti locali, cifra che però potrebbe anche raddoppiare a 22,6 miliardi secondo i calcoli di Aises, Associazione Italiana Segnaletica e Sicurezza.

Per il coordinamento di tutto il Piano è stata costituita, presieduta dal presidente del Consiglio, una Cabina di Regia denominata Strategia Italia. Obiettivo principale di tale organismo dovrebbe essere il raccordo politico, strategico e funzionale per facilitare un’efficace integrazione tra gli investimenti promossi, garantire un monitoraggio costante per superare ostacoli e ritardi. Una funzione nella quale è supportata da Investitalia, struttura prevista dalla legge di Bilancio 2018 istituita presso il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento economico. Il Piano presenta una serie di misure di semplificazione normativa che costituiscono l’ossatura del ddl «cantiere ambiente». Nascono i green manager, è prevista la costituzione dei Nos (Nuclei operativi di supporto) in ogni Regione, progetti più veloci, ottimizzazione delle risorse e gestione più efficiente. Il provvedimento interessa Aises, associazione che riunisce imprese che operano nel settore delle dotazioni tecniche e logistiche della sicurezza stradale (segnaletica, barriere, regime delle acque).

Sempre che una crisi di governo non butti tutto all’aria, c’è comunque il rischio che Proteggi Italia finisca per restare solo un piano sulla carta, come per altre iniziative precedenti in cui «i soldi ci sono, ma non si riesce a spenderli», commenta Toni Principi, vice presidente di Aises.

Domanda. Di che cosa si occupa esattamente Aises?

Risposta. Di dotazioni di sicurezza nelle infrastrutture e nel territorio contro i grandi rischi di massa naturali (rischio sismico, rischio idrogeologico) e provocati dall’uomo (rischio da circolazione stradale, da squilibri ambientali, eccetera).

In particolare, come si configurano le azioni di contrasto al rischio idrogeologico?

Va premesso che non esiste un mercato coordinato di offerta di prodotti, lavori e servizi in questa importante materia, che interessa circa 10 milioni di italiani, né tantomeno un piano industriale, volto alla mitigazione del rischio idrogeologico. Anzi, spesso gli industriali che intervengono sul rischio geologico sono contrapposti a quelli che si occupano di rischio idrico, che si concentra sulla punta di maggiore pericolosità costituita dalle acque meteoriche. Queste ultime sono divenute più pericolose a causa dell’abbandono nelle campagne delle canalizzazioni del territorio, della morfologia montuosa del paese e dei mutamenti climatici che provocano eventi estremi. Così il rischio idrogeologico da un lato si è aggravato, ma dall’altro non sono intervenute azioni adeguate di contrasto da parte dello stato né investimenti adeguati.

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