Che cosa cambia con la riforma degli appalti

    La legge delega che riforma gli appalti è stata approvata dal Senato e ora passerà alla Camera. E piace anche alle imprese, a parte qualche distinguo. Molte le novità del testo di legge. Per esempio, la stretta sulle procedure in deroga per l’affidamento degli appalti e sulle varianti in corso d’opera. Inoltre, sono previsti un ruolo centrale di indirizzo e vigilanza da parte dell’Anac e la previsione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, superando il ricorso al massimo ribasso. Con la legge saranno anche limitati il ricorso all’appalto integrato e con la messa a gara dei progetti esecutivi. Previste anche il taglio delle stazioni appaltanti, l’estensione delle forme di partenariato pubblico privato e la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali.

    La riforma degli appalti ha come obiettivo anche la introduzione di premi per le imprese che rispettano la legge (cioè che hanno una buona reputazione oppure denunciano richieste estorsive): una misura che in qualsiasi altro paese sembrerebbe bizzarra. Altri incentivi sono previsti per chi favorisce il convolgimento di piccole e medie imprese e manodopera locale. Più trasparenza, con la riforma, per i subappalti.

    Secondo Federico Ruta, direttore generale di Aniem (Associazione Nazionale Imprese Edili Manifatturiere, che fa capo a Confapi), però, «la limitazione per i Comuni non capoluogo ad appaltare lavori sopra i 100mila euro, espressa attraverso il vincolo all’aggregazione, appare eccessivamente restrittiva. Continuiamo a ritenere che debba essere salvaguardato quel livello di appalti territoriale, tecnologicamente non complesso, che può anche avere una rilevanza economica più significativa, almeno fino a 500mila euro».

    Lavori alla variante di Valico sulla A1
    Lavori alla variante di Valico sulla A1

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