Il cemento diventa sostenibile con Leilac

L’industria del cemento, a lungo criticata per l’inquinamento generato dai cicli di produzione, complice una maggiore sensibilità ambientale e la crisi del settore, corre ai ripari. E lo fa attraverso la Leilac (Low Emissions Intensity Lime and Cement consortium) un consorzio di produttori australiani ed europei, che sta costruendo un nuovo impianto in Belgio, dove testare una tecnologia battezzata a separazione diretta, in grado di catturare oltre il 95% delle emissioni di Co2 derivanti dalla lavorazione della calce e la trasformazione in cemento. Secondo i promotori, questo metodo, che potenzialmente non comporta costi energetici aggiuntivi, può ridurre drasticamente l’impatto ambientale di un settore responsabile del 5% delle emissioni globali di carbonio. I due anni di sperimentazione nell’impianto in fase di realizzazione presso il sito della HeidelbergCement a Lixhe potranno confermare o smentire le stime della società australiana Calix, che ha messo a punto la tecnologia e ha fatto richiesta di brevetto internazionale.

Il cementificio della HeidelbergCement a Lixhe
Il cementificio della HeidelbergCement a Lixhe

E infatti, il consorzio è stato istituito proprio per sfruttare la separazione diretta, che consentono industrie del cemento e calce in Europa per tagliare le emissioni di carbonio senza aumentare in modo significativo i costi. Il progetto da 21 milioni di euro ha ricevuto 12 milioni di finanziamenti dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea mentre il saldo verrà fornito dei fondi dai partner, tra cui il produttore begla di calcare Lhoist, la compagnia ingegneristica britannica Amec, l’Energy Research Centre dei Paesi Bassi, l’Imperial College di Londra, lo spagnolo PSE Trading, il consulente ambientale svizzero Quantis e Carbon Trust del Regno Unito. Se risulterà efficace la tecnologia potrà essere applicata alla maggior parte dei cementifici della UE per soddisfare entro il 2050 gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’80%.

Phil Hodgson, amministratore delegato di Calix, ha spiegato in una newsletter che: «circa il 60% delle emissioni totali di anidride carbonica provenienti dai cementifici vengono rilasciati direttamente, e inevitabilmente, anche dalla reazione chimica che avviene nel processo di produzione. Invece, la tecnologia a separazione diretta utilizza una procedura di riscaldamento indiretto tale per cui i gas derivati dal carbone e dalla combustione del forno non si mescolano. Questa reingegnerizzazione dei flussi di lavorazione consente la cattura del biossido di carbonio quasi puro appena liberato dal calcare, senza significativi costi aggiuntivi o maggiore uso di energia». Il test in fabbrica prevede un incremento di lavorazione di 240 tonnellate al giorno di cemento grezzo e 200 tonnellate al giorno di calcare macinato.

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