La famiglia Curzel, con base in Trentino, da 60 anni lavora con il legno. Una professione che è diventata anche un format televisivo, la loro attività è diventata un programma televisivo, Falegnami ad Alta Quota, in onda su D-Max, che racconta la vita quotidiana e le sfide di questi artigiani delle Dolomiti. Un esempio di tradizione, innovazione e sostenibilità nel settore del legno.
Anche i falegnami sono delle star, specialmente se lavorano ad alta quota. La famiglia Curzel, della Legno House Trentino e Falegnameria Curzel, con base a Cardonazzo, in provincia di Trento, ha rinnovato per la quarta stagione l’impegno con il canale televisivo D-Max, con il programma Falegnami ad Alta Quota, che racconta spaccati della loro attività e della loro famiglia, composta da solidi professionisti.
La storia
L’attività esiste da oltre 60 anni, è ben affermata nella regione del Trentino Alto-Adige grazie a Germano Curzel, «capo supremo», come incoronato nel programma, e capostipite di una generazione di esperti del legno.
Ha fondato proprio lui la falegnameria negli anni Sessanta, passando poi il testimone ai figli Giovanni e Paolo, che hanno preso in mano le redini dell’azienda affiancando il padre, tra lavori, costruzioni, ristrutturazione e ampliamenti.
L’organigramma
A distanza di anni sono entrati nel team il figlio maggiore di Giovanni, Valentino, che ha conseguito il diploma di falegname e Danielle, la figlia di Giovanni, che dopo aver ottenuto il diploma di geometra si sta occupando della parte tecnica e commerciale in ufficio. Dietro le quinte Claudia, la moglie di Giovanni, che sostiene il gruppo.
A fianco di Paolo c’è da sempre la moglie Barbara, che segue prevalentemente la parte amministrativa e commerciale, ma anche l’attività sul campo. Infatti, in ogni possibile occasione segue i ragazzi nei vari cantieri in quota.
Samuel (nato nel 2005) e Martin (nato nel 2007), i figli di Paolo e Barbara, aiutano durante il periodo estivo il padre e lo zio nei vari cantieri.
L’azienda vanta anche professionisti veterani, come Roberto e Oscar, i falegnami storici che si occupano principalmente di arredamenti, rivestimenti, serramenti e quanto necessario per le finiture interne.
Del gruppo fa parte poi Bruno, detto Orso, che non ama la montagna, ma se deve andarci non si tira indietro e si occupa della parte iniziale dei cantieri, allestimenti, fondazioni, murature e pavimentazioni esterne.
L’attività
Nel programma vanno in scena spaccati di vita vera della famiglia, che passa di lavoro in lavoro, ad altezze sempre maggiori, sotto le intemperie più severe.
Un viaggio all’interno del mondo del legno, dove i riflettori vengono accesi e puntati sulle competenze degli artigiani e su un materiale che sta diventando sempre più utilizzato e attuale, come ha sottolineato Paolo Curzel.
«La genuinità del programma è evidente, mostriamo chi siamo veramente: un’azienda con la famiglia al centro dell’attività e l’attività al centro della famiglia. All’inizio eravamo una falegnameria semplice, ma oltremodo efficiente, fino a quando tutto è cambiato, 25 anni fa, quando abbiamo costruito i primi rifugi», racconta.
«Abbiamo iniziato così a specializzarci sull’alta quota. La montagna e il legno hanno sempre fatto parte della nostra vita e della nostra casa: siamo per così dire nati nella segatura, dato che l’azienda di nostro padre era in casa nostra, e siamo cresciuti in mezzo ai monti, quindi abbiamo seguito il nostro istinto, le nostre inclinazioni più naturali. Queste combinazioni hanno fatto scaturire una grande passione.
È necessaria una preparazione fisica, conoscere bene i posti, sapersi muovere correttamente: il nostro team ha parecchia esperienza e prestanza fisica, abbiamo fra noi anche un tecnico di soccorso alpino, esperto per muoversi su rocce e ghiacci.
Tuttavia, la problematica maggiore di costruire ad alta quota rimane sempre e comunque la mancanza d’ossigeno, oltre che l’attenzione maniacale per il trasporto dei materiali, che avviene tramite elicottero.
I viaggi devono essere comunque contenuti, il mezzo può trasportare solo fino a un certo peso e i tempi di lavoro sono dettati dalle stagioni e dalle condizioni meteo».
Sfide in altitudine
I metri in salita da percorrere per le costruzioni, in questi anni, sono stati centinaia, tra spettacolari scenari delle Dolomiti e del Trentino.
Fra le loro opere si annoverano il rifugio al Velo della Madonna a San Martino di Castrozza, a 2.358 metri, il Tuckett/Sella per il Gruppo del Brenta, a 2.272 metri, il rifugio Vioz, a 3.535 metri, il rifugio Brentari, alla cima d’Asta, a 2.473 metri, il rifugio Antermoia, in val Duron/ val di Fassa, a 2.497 metri, il rifugio Marchetti allo Stivo, sul monte Stivo, a 2.012 metri, il rifugio Brentei, in val di Brenta a 2.181 metri e il rifugio Capanna Pizz Fassa, a Boè, a 3.152 metri.
«Ma il cantiere più in alto al quale abbiamo partecipato è stato quello di Capanna Margherita, al confine tra Italia e Svizzera, Piemonte e Valle d’Aosta, a 4.554 metri d’altezza, che oggi si classifica come edificio più in alto d’Europa.
Abbiamo eseguito lavori di manutenzione, sostituendo le balconate in larice e riparando il tetto, prestando anche assistenza a un’altra azienda nel cambio dei serramenti», continua l’imprenditore.
«È stato un cantiere a sbalzo, tra un ghiacciaio e un precipizio. La struttura si era deteriorata nel corso degli anni e siamo stati chiamati per l’intervento: il freddo pungente e la mancanza di ossigeno sono stati difficili da affrontare, abbiamo lavorato molte ore al giorno per una settimana.
La gestione di un cantiere in montagna è una questione di organizzazione e di progettazione architettonica accurata, con attenzione maniacale ai minimi dettagli e agli spostamenti aerei, è necessario avere tutto a portata di mano, non sono ammesse dimenticanze.
Noi ci avvaliamo di progettisti interni alla nostra azienda, ma anche di studi specialistici per le strutture in alta quota, tenendo conto del carico in caso di neve e/o forte vento.
Non si possono realizzare pezzi di prefabbricati troppo grandi, gli elicotteri possono trasportare fino a 10 quintali.
Un’operazione clamorosa di trasporto, per esempio, è stata fatta al rifugio Brentei, dove abbiamo effettuato 1.800 viaggi in elicottero per raggiungere la locazione per costruire la struttura, a 2.200 metri.
È il progetto più grande che abbiamo attualmente realizzato, dove ci siamo concentrati principalmente sulla sostenibilità, attenti a non lasciare traccia nell’ambiente.
Una volta in quota, poi, assembliamo ciò che abbiamo progettato. Il lavoro può essere svolto da fine maggio a settembre-ottobre, quindi è necessario essere veloci».
Il business
Lavori di questo genere, sono sempre più richiesti. «Negli ultimi anni, il legno ha avuto un boom nella costruzione delle case perché, oltre a essere ecologico e sostenibile, è diventato comodo da lavorare e si possono realizzare infiniti progetti.
I committenti sono contenti di costruire una casa salubre e a basse emissioni. Siamo in continua espansione, quella del legno è una cultura che cresce e la nostra missione è proseguire e promuoverla.
Il legno è sempre stato, e sempre sarà, il materiale principe della costruzione: è comodo, duttile, non ha freddo né caldo. Possiamo lavorarlo a tutte le temperature, si presta alla costruzione, è durevole e resistente», conclude Curzel.
«Il nostro core business è in Trentino, ma possiamo andare ovunque ci chiamino. Negli ultimi tempi abbiamo lavorato molto in Toscana e in altre regioni. Che si tratti di una baita o di una casa, con il legno siamo veloci. Recentemente abbiamo terminato la costruzione una bifamiliare in quattro mesi.
I nostri committenti principali sono Sat (Società Alpinisti Tridentini), privati, ma anche aziende. La nostra attività è in crescita, siamo sempre pieni di lavoro. L’entusiasmo e la passione sono le nostre carte vincenti».
di Alice Fugazza