Finco all’attacco del Decreto fiscale

    Finco contesta alcuni aspetti del Decreto fiscale discusso in Parlamento. In particolare, la federazione che riunisce Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione, ha messo nel mirino il meccanismo del credito d’imposta che, nella nuova versione, è andato di traverso alle imprese.

    “Niente, non c’è nulla da fare. Tutti sono per le Pmi, ma poi vengono varati provvedimenti tendenti ad affossarle. Solo nell’ultimo periodo ne abbiamo, tra gli altri, visti quattro, che gravano su tale mondo in particolare sotto il profilo finanziario, sui quali auspichiamo un rapido e deciso cambio di marcia”, esordisce Carla Tomasi, presidente di Finco.

    Al primo posto nella lista delle contestazioni c’è il comma 3 dell’articolo 3 del Decreto fiscale in discussione. Il testo prevede che i contribuenti possano utilizzare i crediti maturati nel 2019 non più da gennaio dell’anno successivo, ma dal mese di maggio (e in realtà, nei fatti, per via dei software di compilazione, non prima dell’estate). “Se è vero che tale differimento comporta vantaggi per l’Erario (nella Relazione tecnica si parla di una minore spesa per lo Stato di oltre 1 miliardo di euro con riferimento all’anno 2020), dall’altro è assolutamente inaccettabile che ancora una volta le piccole imprese vengano caricate di oneri finanziari e debbano fungere, oltre che da sostituti di imposta, anche da finanziarie. Il tema si presenta poi particolarmente oneroso per il settore dell’involucro edilizio (infissi, schermature solari etc.) già gravato dalla ritenuta d’acconto dell’8% sui bonifici effettuati in sede di interventi di riqualificazione energetica. Onde evitare gravissimi danni, anche occupazionali, a un settore industriale del Paese che funziona e che garantisce ritorni in loco, richiediamo che venga approvato un emendamento soppressivo dell’art.3, comma 3, del Decreto in questione”, ribatte Finco.

    Altro punto nel mirino è l’emendamento che elimina la possibilità di sconto in fattura previsto dall’articolo 10 del cosiddetto Decreto Crescita (ora legge), che danneggia fortemente la condizione di parità sul mercato tra piccole imprese e grandi utility, che è stato introdotto senza alcuna seria analisi di impatto della regolamentazione e che è stato per ben due volte, sotto diversi profili, stigmatizzato dall’Antitrust.

    Occorre inoltre eliminare”, continua Finco, “o quanto meno ripristinare al 4%, il tenore percentuale della ritenuta sul citato bonifico in caso di riqualificazione energetica, tenuto altresì conto che, con l’introduzione della fatturazione elettronica, il ruolo di contrasto all’evasione della misura viene meno, restando solo quello di sottrarre liquidità e risorse in particolare alle Pmi, di cui si tessono in tutte le occasioni lodi salvo vessarle con provvedimenti siffatti , che minano in concreto la libertà di esercizio d’impresa, che dovrebbe essere, sia detto per inciso, costituzionalmente garantita”.

    Un altolà arriva anche da Francesco Burrelli, presidente di Anaci e vice presidente di Finco: “Sempre nel Decreto fiscale è previsto che in tutti i casi in cui un committente affidi a un’impresa l’esecuzione di un’opera, il versamento delle ritenute fiscali per i lavoratori impiegati in quell’appalto sia effettuato direttamente dal committente stesso, a cui l’appaltatore o subappaltatore deve anticipare le somme. Tale norma ostacola e aggrava inutilmente l’esecuzione degli appalti, aumentando la complicazione burocratica nella gestione amministrativa. Si chiede nuovamente alle imprese di sottrarre la propria liquidità, senza, come detto, poter utilizzare la compensazione con i rispettivi crediti fiscali. Ma c’è di più, questa assurda misura graverebbe, se non eliminata, su tutto il mondo della casa e del condominio, costringendo, solo per citare un aspetto, all’apertura di un conto corrente dedicato per ogni operazione: l’impresa appaltatrice e subappaltatrice sono così tenute al versamento almeno cinque giorni prima del termine fissato per le ritenute fiscali”.

    “In tutto questo un’unica misura positiva, ancorché da capire bene nei dettagli, negli ambiti di applicazione e di armonizzazione con precedenti bonus, costituita dal bonus facciate al 90%”, conclude Carla Tomasi.

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