L’occhio della telecamera che ridimensiona l’archistar

L’architettura contemporanea è fascinosa, ricca di spunti e talvolta tecnologicamente all’avanguardia ma molto spesso si scorda dell’uomo in quanto suo reale fruitore. Il contemporaneo dimentica di dover preferire l’usabilità alla fascinazione. Per questo l’archistar, o meglio le sue creazioni, sono molto spesso calamita di critiche. A questi quesiti, e forse in difesa degli artisti dell’architettura, risponde il tour Living Architectures Marathon, un progetto itinerante che porterà nei principali musei italiani di arte contemporanea una serie di film dedicati all’argomento. Il progetto creato e sviluppato da Ila Bêka e Louise Lemoine nasce dal desiderio di raccontare le architetture attraverso le persone che la abitano portando alla luce la vitalità, la fragilità e la bellezza degli individui che la mantengono ogni giorno. L’opera architettonica abbandona così la seduzione, risultato di interpretazioni che la vogliono monumento devozionale, e inizia a mostrarsi come il risultato dell’unione di spazi, di ambienti e di persone, ovvero come luoghi di vita quotidiana. Il progetto partito con il film “Koolhaas houselife”, nel quale la protagonista è la domestica della villa realizzata da Rem Koolhaas a Bordeaux, ha sin da subito riscosso un notevole successo invitando gli autori a produrre altri quattro film. Protagonisti della serie alcune opere di Richard Meier, Renzo Piano, Frank Gehry ed Herzog&De Meuron. Un lavoro imponente che, dopo le anteprime al Palais de Tokyo e alla Cité de l’Architecture di Parigi, questa estate sarà protagonista di un’intensa maratona di proiezioni gratuite, iniziata il 27 giugno al MAXXI di Roma e che si concluderà il 20 settembre a Casa Cavazzini di Udine. Nel mezzo, il progetto farà tappa anche alla Triennale di Milano, al Centro Pecci di Prato e al MART di Rovereto.

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