I bonus casa sono destinati a finire, così come il Pnrr. Urgono alternative. E un modello ci sarebbe.
A scuola copiare non è lecito. La politica, invece, dovrebbe proprio prendere esempio da quegli studenti un po’ pigri che si fanno passare i compiti. D’accordo, non sarà un esempio morale, ma perlomeno copiare qualcosa che funziona in altri paesi può essere una buona idea. Per esempio, sarebbe il caso che nel nuovo anno chi governa pensasse a che cosa può accadere il prossimo dicembre, quando anche il bonus casa ridotto al 50% smetterà (o dovrebbe smettere) di essere attivo, secondo la legge di Bilancio 2026. Per non parlare della fine del Pnrr, improrogabilmente fissata a luglio, anche se qualche strascico potrà offrire benefici per un po’ di mesi ancora. Insomma, che cosa vogliamo fare? Vogliamo ridurci nelle ultime settimane dell’anno senza una soluzione? Far precipitare il settore delle costruzioni che vale 361 miliardi, considerando tutto l’indotto, e che impiega 2,2 milioni di addetti?

Il governo ha parecchi mesi per pensarci. Inoltre, deve presentare il piano di riqualificazione previsto dalla direttiva Case green entro l’ultima settimana di maggio, pena una procedura d’infrazione che, vale la pena di ricordarlo, non è una semplice formalità, ma porta a sanzioni pecuniarie per lo Stato. In sostanza, se il governo non farà il suo mestiere (e una bozza del piano per adeguarsi a Case green avrebbe già dovuto essere presentata entro dicembre), i cittadini pagheranno una multa (versata dallo Stato) a Bruxelles. Soldi buttati.

Per evitare una crisi dell’edilizia e adeguarsi alla direttiva Ue, però, il governo potrebbe tranquillamente copiare da chi ha fatto i compiti. Un esempio? Entro il 2028 il governo francese vuole riqualificare tutte le case in classe F e G. La Francia, secondo le statistiche, ha 4,8 milioni di edifici in questa tipologia. Tra questi, più di 2 milioni sono affittati (1,7 milioni di proprietà privata, il resto edilizia pubblica). Per farla breve, il governo ha deciso, in sostanza, di obbligare i proprietari a mettere mano al portafogli. L’Eliseo, e il governo che due anni fa ne era l’espressione al momento del provvedimento, intendono agire a tappe. A partire dal gennaio 2023, per cominciare, tutte le unità abitative il cui consumo di energia supera 450 kWh per metro quadrato all’anno (quelle classificate G E, C, D) non possono più essere affittate. Il governo ha anche annunciato controlli a tappeto, compresa l’analisi degli annunci immobiliari. E già ora un inquilino potrà agire contro il suo proprietario (e un acquirente contro il venditore) in caso di violazione o errore nella riqualificazione. Potrà anche ottenere un risarcimento. Grazie alle ristrutturazioni degli alloggi, infatti, gli inquilini risparmierebbero in media quasi 100 euro al mese in costi energetici, secondo la valutazione del governo, quindi potranno rivalersi su un proprietario riottoso nel riqualificare. A partire da gennaio 2028, inoltre, il consumo energetico di un’abitazione, non dovrà superare la soglia di 330 kilowattora per metro quadrato all’anno. Cioè saranno vietate tutte le abitazioni di classe F e G, circa il 17% del mercato. Sono previste, come è logico, eccezioni. Ma, nella sostanza, in Francia non si potrà sfuggire all’obbligo di riqualificare tutte le abitazioni più energivore. Secondo voi il governo potrebbe importare questo modello in Italia?



