Il vento che arriva dagli Stati Uniti o, più precisamente dagli Stati Uniti, è inequivocabile: il green è al massimo un colore che si adatta ai campi da golf, il passatempo preferito del titolare della Casa Bianca. Ma l’onda grigia della trivella a ogni costo trova tanti surfisti anche in Europa, pronti a cavalcare il trend anti-ambientalista. Di certo alcune estremizzazioni degli obiettivi green, a partire dagli intemperanti exploit dei giovani di Ultima Generazione, non hanno giovato alla causa della sostenibilità.
Ma il dietrofront sul tema non è solo una reazione all’eccessiva rigidità dei traguardi stabiliti dal Parlamento Europeo, come quelli contenuti dalla direttiva Case green. Uno degli argomenti principali di chi, in nome della neutralità tecnologica, di fatto frena la transizione verde, per esempio, riguarda il fatto che, in fondo, il Pianeta non va a rotoli per colpa nostra: sono altri i grandi inquinatori, a partire dalla Cina. Quindi, a che cosa serve spingere regole così severe? Ed è vero che l’Europa inquina meno di altri, a partire dagli energivori Stati Uniti e Cina. Ma proprio per questo il Vecchio Continente ha necessità non morale, ma pratica, di ridurre l’indipendenza energetica. Per arrivarci, beninteso, non bisogna distruggere l’industria della piastrella o ammazzare l’automotive e il suo indotto. Ci vuole buonsenso, siamo d’accordo. Ma senza perdere di vista l’obiettivo: edifici che consumino meno o, meglio ancora, zero energia, non sono uno sfizio per seguaci di Greta Thunberg, ma una necessità data dal fatto che l’Europa non possiede fonti energetiche se non in minima parte, oltre a sole e acqua.
Promuovere investimenti in rinnovabili, e anche in ricerca che renda queste fonti di energia più efficienti, è una priorità non legata a un’ideologia, ma solo dalla necessità. L’Europa rischia di trovarsi schiacciata tra i due fuochi: gli Stati Uniti, che esercitano il loro potere economico attraverso la catena del valore dei combustibili fossili (per esempio, obbligando l’Europa a importare costoso gas liquefatto), e una Cina in rotta con l’Occidente, ma allo stesso tempo strategica per raggiungere gli obbiettivi del Green Deal. La Cina domina tutta la filiera delle rinnovabili, nonostante sia uno dei grandi inquinatori, con oltre il 50% della sua energia che arriva dal carbone. Sganciarsi completamente dalla Cina come vuole l’America, quindi, significa non avere i mezzi materiali per rendere l’Europa meno dipendente dalle fonti fossili, che siano i paesi petroliferi (arabi, Russia) o quelli che forniscono gas (Russia, Algeria, Emirati, Usa). Un traguardo verde, insomma, non è ideologia, ma una strada ancora più obbligata viste il difficile orizzonte geopolitico che l’Europa dovrà fronteggiare.