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Chi sono i player dei centri commerciali?

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Sviluppatori, società immobiliari, investitori: dietro alla realizzazione di un mall si muovono una serie di operatori, ognuno con un preciso ruolo nei centri commerciali. Ecco come è composta la filiera, dagli ideatori ai promotori, fino a chi fa da custode ai bambini.

Quali sono le tipologie di operatori immobiliari più attivi nel settore dei centri commerciali? Quali ruoli assumono nella filiera che caratterizza il settore commerciale dalla fondamentale funzione d’investimento, all’altrettanto importante attività di gestione di un centro commerciale? Quali sono le attività più caratteristiche di questi operatori? Cercheremo di rispondere a questi interrogativi in maniera esaustiva. La filiera degli operatori dei centri commerciali è così strutturata e definita:

Gli investitori

Sono «generalmente rappresentate dagli investitori istituzionali (compagnie di assicurazioni, fondi di investimento, società finanziarie, fondi pensioni…) che hanno quale  obiettivo un Roi continuativo sull’investimento effettuato derivante da un lato dal flusso delle locazioni e dall’altro dall’aumento del valore capitale. Gli obiettivi prefissati sono di regola a medio e lungo termine» (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali Cncc Italy, L’industria dei centri commerciali in Italia, Milano, 2008).

L’investitore è il primo e più importante anello della catena ideativa del centro commerciale. L’idea del centro commerciale definita dall’investitore con i partner interessati e società specializzate con funzioni di advisor: legale, finanziaria, commerciale, eccetera, assumerà la forma compiuta del «progetto di fattibilità l’elemento che connoterà in modo determinante tutte le caratteristiche del centro stesso: dalla dimensione (superfici commerciali di vendita-Gla) al layout, passando attraverso la caratterizzazione del merchandising mix, ovvero le caratteristiche dell’offerta commerciale, per arrivare al budget di spesa e agli obiettivi (consumi energetici, impatto ambientale, problematiche manutentive) progettuali e gestionali che la società di progettazione incaricata dovrà perseguire» (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali Cncc Italy, L’industria dei centri commerciali in Italia, Milano, 2008).

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I proprietari

«Possono configurarsi in questa categoria diversi soggetti: il proprietario del terreno che può essere soggetto autonomo o anche assumere la funzione di promotore; le grandi superfici despecializzate (ipermercato, supermercato, grande magazzino o similare) od anche le grandi superfici specializzate, attualmente in Italia in misura marginale. In alcuni centri si ritrova ancora una proprietà parcellizzata fra gli operatori localizzati nella galleria (condominio). In questo caso la numerosità dei proprietari, se non obbligatoriamente consorziati nel consorzio e/o associazione, rischia di snaturare le caratteristiche stesse del centro commerciale» (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali Cncc Italy, L’industria dei centri commerciali in Italia, Milano, 2008).

Promotori o developer

«I soggetti che realizzano l’insediamento, valutano gli studi di fattibilità, l’operazione nel suo complesso, il rischio correlato all’aspettativa del Roi e quindi si impegnano, provvedendo a proprio rischio, alle risorse necessarie affidando l’appalto delle susseguenti operazioni. Il promotore può configurarsi come una figura spuria per cui il promotore è anche il proprietario del terreno o lo stesso realizzatore del Centro Commerciale o la grande superficie al dettaglio con funzione di ancora che assurge quale ideatore del Centro Commerciale». Per àncora generale si intende un grande marchio commerciale in grado di esercitare una forte attrattività, come anche alcuni dei più rilevanti brand dei supermercati come Esselunga, Conad.

Developer tradizionali

Sono quegli operatori che, spesso provenendo dal settore delle costruzioni (imprese edili), hanno anche in passato fatto esperienze di acquisizione di aree agricole e successiva trasformazione degli strumenti urbanistici nell’obiettivo di produrre edifici (spesso residenziali) da collocare nel mercato. I developer tradizionali sono a loro volta suddivisibili in:

• Developer provenienti dal settore delle costruzioni: si tratta di imprese di livello nazionale o locale che hanno una lunga tradizione di acquisizione di aree e successiva edificazione a fini commerciali. Questo segmento si articola in operatori di livello nazionale che hanno le potenzialità per operare su tutto il territorio nazionale, e imprese che hanno una potenzialità solo locale (regionale, provinciale)

• Property company tradizionali, ovvero imprenditori, società immobiliari che da molto tempo operano nel mercato acquisendo aree, realizzando costruzioni e che posseggono significativi patrimoni immobiliari a fini reddituali.

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Developer professionali

Sono quegli operatori che si muovono nella logica dell’investimento a fini reddituali acquisendo aree pronte o dismesse, realizzando nuove procedure urbanistiche opportunamente definite per accelerare l’iter concessivo (piani integrati di intervento, conferenze di servizi), o acquisendo immobili nell’obiettivo di valorizzarli variandone la destinazione d’uso. I developer professionali sono articolabili in diversi segmenti:

• fondi di investimento immobiliari espressamente istituiti per promuovere investimenti immobiliari su nuove operazioni di sviluppo

• investitori istituzionali: ovvero società operative espressione di grandi gruppi assicurativi e bancari che hanno come propria missione aziendale la selezione di opportunità di investimento a fini reddituali. Tali società sono interessate anche ad operare investimenti in operazioni di sviluppo

• property company di tipo nuovo: ovvero, soggetti che sono il risultato di spin off di grandi gruppi o che si sono costituiti nel tempo come imprese in grado di progettare e promuovere grandi operazioni di sviluppo con l’obiettivo di realizzare reddito dalla vendita e sviluppare le proprie attività di gestione immobiliare (property) e di valorizzazione di portafogli (asset)

• developer di segmenti-tipologie immobiliari specifiche (hotel, piattaforme logistiche, grande distribuzione). Si tratta di società che molto spesso intraprendono l’attività di sviluppo per potenziare la rete commerciale dell’impresa madre (catena alberghiera, società logistica, grande distribuzione)

• developer che sono direttamente e indirettamente grandi proprietari di aree, si tratta di grandi enti-società interessati ad individuare partner con capacità tecniche e finanziarie per produrre in forma di partnership o attraverso la vendita dell’area lo sviluppo-valorizzazione dei propri beni

• enti pubblici che nell’ambito del proprio multiforme patrimonio (spesso risultante da lasciti testamentari) posseggono edifici dismessi ed aree da valorizzare: a questa tipologia appartengono pubbliche amministrazioni locali (Comuni), Asl, aziende ospedaliere, enti religiosi. Queste realtà sono interessate all’individuazione di partner in grado di supportarli e affiancarli garantendo l’investimento nell’attività di sviluppo. I developer in generale sono connotati da specifiche fondamentali capacità:

• individuare sul proprio territorio di riferimento

• formalizzazione dell’acquisto delle aree oggetto di possibile sviluppo con molto anticipo e spesso sotto la copertura di uno specifico veicolo societario (società di scopo costituita ad hoc)

• sottoscrizione di un contratto con una importante àncora commerciale in modo da acquistare credibilità nei confronti di possibili investitori a cui proporre la cessione dell’iniziativa del futuro centro commerciale

• capacità di ottenere dalla pubblica amministrazione locale le autorizzazioni a costruire in modo da accrescere significativamente il valore del terreno in loro possesso

• capacità di stimolare l’interesse verso l’investimento, in particolare nei confronti di futuri possibili affittuari di spazi commerciali

• abitualmente la gestione amministrativa e finanziaria dell’investimento viene mantenuta sino al momento in cui il rischio diminuisce o si riduce significativamente per un possibile investitore istituzionale.

Gli altri importanti ruoli della filiera dei centri commerciali possono essere così individuati: Società di Commercializzazione. Sono costituite da società ad hoc specializzate che offrono, su mandato del promotore o proprietario, tutte le prestazioni connesse alla commercializzazione degli spazi secondo il piano di merchandising mix prestabilito.

Società di Gestione. Sono costituite da società ad hoc specializzate che offrono tutte le prestazioni collegate alla vita stessa del centro commerciale. Le società di gestione agiscono su mandato contrattuale nell’interesse dei diversi soggetti che interagiscono in un centro commerciale: proprietari, investitori, locatari, strutture associative.

Oltre a un’equipe di direzione del centro dislocata in loco, le società di gestione dispongono di strutture di  servizi centralizzate che apportano u supporto specializzato per le funzioni espletate.

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Società fornitrici di servizi. Si tratta di tutte quelle società che forniscono prodotti e servizi necessari al funzionamento di un centro commerciale. In particolare, i servizi erogati coprono le seguenti tipologie: sicurezza, pulizia e asporto dei rifiuti, manutenzione degli spazi comuni e delle aree a verde, consulenze.

«Una specifica categoria di servizi è quella legata al marketing e alla promozione del centro. In questa categoria rientrano le agenzie pubblicitarie, le società di animazione ed eventi, le società specializzate in concorsi e collection, le società di decorazioni, le società che offrono servizi per il cliente quali servizi di informazione e comunicazione instore, custodia bambini, fornitura di beni utili alla permanenza del cliente (carrelli specifici per bambini e/o disabili).

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Locatari, affittuari. Rappresentati generalmente dagli operatori commerciali e di servizi ubicati nella Galleria. Il regime contrattuale (locazione commerciale o contratto di affitto di azienda) è uno degli elementi essenziali per la flessibilità e adattabilità del Centro Commerciale alle esigenze del mercato.

Consorzio o associazione degli operatori. Sono strutture associative di primaria importanza che riuniscono gli operatori del centro e giocano un ruolo fondamentale nel dare operatività ai programmi di promozione, comunicazione e immagine del centro stesso. Per raggiungere gli scopi a essi connaturati la partecipazione al consorzio e/o all’associazione deve essere obbligatoria, così come la contribuzione al budget annuale.

di Oliviero Tronconi

Il sistema Bnpl, finanziamento a breve termine nell’Ecommerce

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Anche in Italia si diffonde come metodo di finanziamento a breve termine digitale (+47%) il modello americano del Buy Now Pay Later (Bnpl), cioè compra subito e salda in un secondo tempo. È un sistema utilizzato in particolare nell’e-commerce ed è adottato soprattutto dalle nuove generazioni.

La storia si ripete, ma non è mai uguale. Un tempo uno dei problemi che affliggeva le rivendite di materiali per edilizia era la concessione di credito ai clienti, spesso con una fiducia mal riposta.

Una piaga per i bilanci, ma anche una necessità, secondo chi adottava quella formula, causata dalla estrema concorrenza: chi non concedeva credito correva il rischio di farsi soffiare il cliente dalla rivendita più vicina con una politica più conciliante in materia di pagamenti.

La pratica della fiducia per un saldo posticipato sussiste ancora, ma è ormai molto meno diffusa e, quando adottata, è ammorbidita da una più attenta selezione della clientela. Anche se non è così raro osservare in qualche piccola rivendita il classico cartello con la scritta «Per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno»: come dire che la pratica è stata dismessa, ma non da molto.

Il mercato del Retail

Ma, appunto, se la storia si ripete lo fa con variazioni sul tema. E dagli Stati Uniti è tornato a soffiare il vento del consumo a credito. D’altra parte, le carte di credito sono state inventate proprio per quello, anche se ora si tratta di un fenomeno differente. Per incentivare ulteriormente i consumi in America si è diffusa la vecchia pratica del pago dopo, riverniciata con la formula Buy Now Pay Later, per gli amici sintetizzata nella sigla Bnpl.

Compra ora e paga dopo è diventato così un modello diffuso, soprattutto nel mercato retail e nelle vendite online. Sta di fatto, però, che quando un cliente si abitua ad acquistare merce con pagamento differito, si adatta a un modello che poi tende a riportare in tutti gli ambiti. E, visto che da tempo, le rivendite di prodotti per edilizia non sono più soltanto un punto di riferimento per il mercato professionale, ma anche per quello cosiddetto privato, il fenomeno è da tenere d’occhio.

Aumento vertiginoso

Quindi, anche in Italia il settore del commercio si dovrà adattare al nuovo-vecchio modello? Secondo un’analisi di Crif, azienda che fornisce servizi di analisi sui bilanci delle imprese su oltre 90 milioni di posizioni creditizie, questo sistema ha già conquistato consenso anche in Italia. Anche se, per ora, il metodo di pagamento online più diffuso rimane la carta di credito, usata soprattutto per completare transazioni di valore elevato.

Ma, attenzione: il modello Buy Now Pay Later registra una crescita annua a due cifre. Sempre secondo Crif, i prodotti Bnpl erogati in Italia hanno registrato un incremento del 47% nel 2022, in ulteriore accelerazione rispetto al +35% del 2021.

Sono cifre che fanno riflettere, anche perché indicano un incremento parecchio superiore rispetto alla crescita del credito al consumo tradizionale (+13% nel 2021 e +5% nel 2022).

Importi contenuti

«L’industria del Bnpl nel nostro Paese sta vivendo una crescita significativa», ha commentato Simone Capecchi, executive director di Crif. «Sempre più aziende offrono questo servizio ai clienti e con un incremento dei player specializzati nel proporre questo tipo di facilitazione».

Secondo il manager, il pagamento differito è legato alla diffusione  delle nuove abitudini di acquisto degli italiani, sempre più propensi a utilizzare e commerce, digitale e nuove tecnologie finanziarie.

Così molti distributori hanno reso il Buy Now Pay Later un’opzione di pagamento comune sui siti web, ma anche in numerosi negozi fisici, per oltre il 50% soprattutto per acquisti di importo contenuto e sotto i 500 euro. Insomma, pagamento differito, ma per cifre contenute.

Si salda in pochi mesi

Come funziona un finanziamento Bnpl? Di solito, almeno in Italia, comporta linee di credito con apertura di un ticket (richiesta di un servizio) molto contenuto e con un piano di rimborso di brevissima durata.

Con i più classici finanziamenti small ticket, come la cessione del quinto dello stipendio da restituire in piani di rimborso con durate brevi, pochi mesi. Questo metodo, inoltre, si sta diffondendo trasversalmente.

Sempre secondo la ricerca di Crif, la modalità Buy Now Pay Later si diffonde anche in ambiti non tradizionalmente retail, come il travel, dove il Bnpl ha dimostrato di essere uno strumento di conversione e di marketing. Oppure nel settore assicurativo, con opzioni per pagare le polizze a rate.

Forse più sorprendente è la diffusione del compro ora pago dopo nel B2B, che è quello che i rivenditori conoscono meglio. Queste transazioni avvengono su piattaforme specializzate, che offrono dilazioni di pagamento su transazioni commerciali tra imprese.

Insomma, un’evoluzione rispetto al semplice acquisto sulla parola concluso in negozio.

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Problemi di bilancio

Quanto può pesare sul bilancio di un’azienda di distribuzione il Buy Now Pay Later? Per ora è vero che è limitato a piccoli importi. Ma poi, una volta sommate tutte le vendite con concessione di credito, per il distributore il valore non risulta più così piccolo: significa che a bilancio vanno iscritte poste diverse privilegiando un rendiconto per competenza piuttosto che per cassa.

A maggior ragione se questa modalità per i consumatori è diventata abituale, qualcosa che si aspettano di ricevere, più un mezzo di pagamento che una forma di finanziamento. Secondo i dati raccolti, l’acquisto con la concessione di credito veloce piace ai più giovani.

Chi fa parte della categoria Millennials (nati tra il 1990 e il 2000) e Generazione Z (nati dopo il 2000) costituisce il 71% dei soggetti a cui il credito è stato erogato. I nativi digitali, insomma, la considerano una forma di pagamento naturale.

E, visto il trend delle vendite online, il Bnpl risulta ancora più focale: secondo gli ultimi dati contenuti nel Report europeo sull’e-commerce 2023, nel 2022 il valore del fatturato dell’e commerce B2C europeo è cresciuto dagli 849 miliardi di euro del 2021 a 899 miliardi di euro, nonostante il cambiamento del contesto economico e geopolitico.

Sebbene il tasso di crescita per il 2022, pari al 6%, sia inferiore a quello del 2021 (12%), il settore continua a progredire e si prevede che continuerà a crescere nel 2023.

Poche insolvenze

L’idea di poter acquistare con pagamento differito, in particolare oggetti di valore al di sotto dei 500 euro, si fa strada tra le nuove generazioni, è un nuovo incubo per i distributori? A giudicare dai dati raccolti non sembra che il Bnpl abbia causato troppi danni.

Nel 2022 il metodo di pagamento differito ha segnato un tasso medio di insolvenza in calo del 30% rispetto al 2021, e in controtendenza rispetto alla crescita dal credito small ticket. In sintesi, più concessioni di credito e meno insolvenza.

Sembra quindi che il Buy Now Pay Later sia più diffuso tra la clientela a bassa rischiosità creditizia, che lo considera un normale sistema di credito al consumo. Che, però, dovrà fare i conti con la nuova direttiva europea.

E con la nuova direttiva ue cambiano le regole

Distributori, attenti: a fine ottobre è stata approvata l’attesa direttiva europea sul credito ai
consumatori, che porta a significativi cambiamenti nel settore. E interessa non solo nell’ambito del Buy Now Pay Later.

Per questa formula la nuova direttiva richiede ai fornitori Bnpl di effettuare una valutazione del credito più accurata dei consumatori prima di concedere finanziamenti, per prevenire l’indebitamento eccessivo e garantire che i clienti siano in grado di far fronte ai pagamenti futuri. Questo aspetto renderà la concessione di credito più sostenibile anche per i distributori. Ma le regole europee attraversano tutto il settore del commercio.

La direttiva, nota tecnicamente come Ccd II, è innanzitutto uno strumento nell’armonizzazione delle leggi europee in materia di contratti di credito ai consumatori e sostituisce la precedente direttiva del 2008 (Consumer Credit Directive), ma garantisce continuità nella regolamentazione. Attenzione: le nuove regole saranno in vigore una volta recepite dai parlamenti dei vari Paesi.

Il termine ultimo è 20 novembre 2025. Una novità riguarda le informazioni che il venditore deve fornire prima della conclusione di un contratto di credito al consumatore, con nuove norme sulla commercializzazione abbinata e aggregata, il consenso desunto, i servizi di consulenza e la concessione non sollecitata di credito.

L’intento è ostacolare pratiche potenzialmente abusive. In un’era digitale non potevano essere escluse le norme sulla valutazione del merito creditizio e l’accesso alle banche dati. Per questo la direttiva introduce linee guida per la valutazione del merito creditizio dei consumatori. Banche e società di credito al consumo dovranno condurre un’accurata analisi della capacità di rimborso prima di concedere il via libera.

Significa che la valutazione dovrà contenere informazioni sulla situazione finanziaria del cliente, l’occupazione, il reddito e le spese, sempre con l’intento di evitare un eccessivo indebitamento. Non è così semplice come può apparire.

Uno dei punti caldi, ma che forse interessa meno il settore della distribuzione di materiali, riguarda le regole per la modifica dei contratti di credito e dei tassi debitori. Anche qui l’obiettivo è che i consumatori siano informati e tutelati, soprattutto senza sorprese successive.

Un aspetto che può interessare tutti è, invece, quello relativo alla concessione di scoperto e sconfinamento, sempre con l’idea di evitare un eccessivo indebitamento dei consumatori. Su scoperto e sconfinamento sono piantati, quindi, nuovi paletti normativi.

La direttiva si occupa anche del rimborso anticipato del credito, per evitare condizioni capestro e contenere i costi finanziari tesi a scoraggiare questa opportunità. Infine, altre novità riguardano la regolamentazione del Taeg (Tasso annuo effettivo globale).

di Paolo Caliari

Evento Deus, dopo 20 anni vogliamo crescere ancora

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Il gruppo della distribuzione Deus punta sulla capacità di valorizzare le proprie particolarità territoriali. E si prepara a festeggiare il traguardo allargando il campo di azione a tutto il territorio. Come anticipato nel corso dell’evento che ha riunito 12 soci e affiliati, per 139 punti vendita.

«Con le idee costruiamo la storia»: questo il titolo dell’evento che ha riunito 12 tra soci e affiliati di Deus, il gruppo dei gruppi della distribuzione edile, che attraverso Area De, Consorzio Cisme.com, Edilya consortile, Edilgroup, Gde, Gef., TopHaus, Uni.Edil, Progress, Stea, Coried rete di imprese, Ebli rappresenta un totale di 139 punti vendita del Centro Nord Italia.

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Nella suggestiva cornice del museo-impresa Nicolis di Villafranca di Verona, che raccoglie auto d’epoca, biciclette, moto, macchine fotografiche, strumenti musicali, macchine per scrivere, Deus ha colto l’occasione per riaffermare alcuni dei suoi valori fondanti: condivisione delle idee e lavoro di squadra per crescere e affrontare le sfide future, valorizzazione e tutela delle differenze e peculiarità territoriali come valore aggiunto e motore per lo sviluppo, trasparenza nelle attività operative e strategiche, ricerca costante di azioni comuni ed efficaci e convergenza verso obiettivi comuni di massimizzazione del valore, oltre a fiducia e promozione dei rapporti umani e creazione di valore per tutta la filiera.

«Deus è consapevole che la partecipazione nei punti vendita è vitale non solo per la sopravvivenza del gruppo, ma anche per il suo sviluppo. Ed è per queste ragioni che, a partire dal 2022, il CdA ha avviato un progetto per agevolare e favorire la comunicazione tra le rivendite del consorzio. La visione del gruppo supera infatti sempre quella del singolo, ma è possibile proprio grazie al contributo e all’esperienza di ciascuna delle realtà che fanno parte del consorzio: è solo insieme che si vincono le sfide del futuro», spiegano dal Gruppo.

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Il Cda Deus con gli affiliati Micaela Bosi | Picchiotti (Coried) | Luca Dal Lago (Gruppo Stea)

Nuova storia

«Evolvere e adeguarsi ai cambiamenti è ciò che permette di rimanere sul mercato. Il prossimo anno il Deus compie 20 anni. È ora di progettare la crescita e mettere in campo tutte le attività necessarie per costruire una nuova storia», ha esordito il presidente del Deus, Thomas Kerschbaumer, durante il meeting.

Una serata dall’atmosfera conviviale, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti del consiglio di amministrazione (Carmela De Masi-Area De, Sandro D’Agostini-Consorzio Cisme, Daniele Marusi-Edilgroup, Remo Pieretti Edilya, Andrea Sorelli membro CdA gruppo Gef, Alberto Barletta-Uniedil, Valerio Lermini-Gde), della commissione tecnica del Gruppo che si occupa delle attività di gestione degli acquisti e della logistica, dei rivenditori associati, di rappresentanti del mondo della produzione e dei media.

«Ci sono due modi per sviluppare un’idea: con le proprie forze o in gruppo. Deus si colloca in quest’ultimo ambito. Come consorzi abbiamo l’abitudine di confrontarci già sul territorio. Da un po’ di tempo abbiamo deciso di allargare questo confronto anche in ambito nazionale», ha sottolineato Carmela De Masi (Area De).

«Deus si sta rinnovando facendo passi avanti per creare ulteriori momenti di aggregazione e condivisione. Mi auguro che questo rappresenti una partenza verso un cammino futuro. È il momento di progettare i prossimi 20 anni e creare le condizioni affinché ci sia una vicinanza maggiore tra i soci. Vorrei che la stessa vicinanza ci fosse anche con il mondo della produzione. Dobbiamo andare oltre gli ostacoli e arrivare insieme al cliente finale. L’invito è quello di essere parte attiva di questo gruppo: la diversità è un valore aggiunto, valorizziamo dunque le nostre peculiarità per crescere insieme», ha commentato Lermini (Gde).

I percorsi

«Fondato nel 2004, Deus è l’acronimo di Distributori Edili Uniti per lo Sviluppo. Secondo me il segreto del successo è proprio questo», ha sottolineato Micaela Bosi Picchiotti, presidente della rete di imprese Coried, affiliata a Deus.

«Quando abbiamo avuto modo di conoscere Deus, ce ne siamo innamorati subito. Coried nel suo piccolo rappresenta tre provincie (Lucca, Pisa e Massa Carrara) con esigenze di mercato estremamente diverse. Trovare il giusto equilibrio nelle diversità diventa una delle sfide maggiori di cui Deus rappresenta perfettamente la sintesi».

Sempre sulla diversità come valore aggiunto si è espresso anche Luca Dal Lago, presidente del Gruppo Stea, affiliato a Deus: «Diversi, ma uniti. Deus ha elevato questa idea. Abbiamo trovato una famiglia che ci ha accolti: le problematiche quotidiane da affrontare erano le stesse. Adesso auguro al consorzio di servirsi di forze fresche per accrescere l’appeal verso altri soggetti che possano entrare a far parte di questa famiglia».

A seguire, sul palco allestito presso il Museo Nicolis, si sono avvicendati alcuni tra i membri della commissione tecnica, di cui fanno parte Stefano Francucci (Area De), Pietro Piva (Consorzio Cisme), Andrea Biagioni, Damiano Secchiaroli, e Francesco Gostoli (Edilya), Genziana Carpena (Edilgroup), Carlo Finarelli, Lorenzo Bonciani, Tiziano Turini (Gef), Martin Barbieri (TopHaus e Progress), Antonino Rizzo (Uni.Edil), Martino Novello (Stea), Alessandro Berni (Coried).

«La commissione tecnica lavora dietro le quinte», ha evidenziato Rizzo (Uni Edil). «Ma il suo principale scopo è quello di dare opportunità di crescita alle rivendite che mantengono la loro autonomia e il loro approccio al mercato».

«La commissione tecnica è il cuore pulsante di Deus», è stato il commento di Pietro Piva (Cisme). «Un gruppo di professionisti di alta qualità, con personalità diverse e che operano in contesti di mercato con problematiche diverse, ma questa diversità è anche la nostra forza. Tutto il lavoro che la commissione tecnica riesce a portare avanti è possibile solo grazie al lavoro del personale Deus che ci permette di avere sempre dati aggiornati e precisi».

di Veronica Monaco

Il presidente focus su digitalizzazione e ambiente

Thomas Kerschbaumer è il presidente di Deus, oltre a essere amministratore delegato di TopHaus

Per Deus i 20 anni sono un bel traguardo. Come lo festeggerete?

Il nostro consorzio è una realtà sui generis in Italia perché è un gruppo di gruppi e, quindi, eterogeneo per sua natura. Ma ha sempre fatto delle differenze un punto di forza, delle particolarità territoriali una ricchezza da tutelare e valorizzare.

Il prossimo anno il Deus celebrerà il suo ventennale, un traguardo importantissimo per noi perché dimostra come, nonostante le differenze, siamo riusciti in tutti questi anni a lavorare in maniera sempre più coesa e organica.

Abbiamo in programma di festeggiare con un grande evento e perché in Deus ogni realtà è importante le rivendite Deus saranno, ancora una volta, protagoniste della manifestazione.

Che cosa è cambiato per la distribuzione dal 2004?

Deus è nato il 18 marzo 2004 con la volontà di creare valore per l’attività dei propri soci perseguendo lo sviluppo non solo negli aspetti commerciali, ma anche nelle modalità organizzative, nei servizi offerti, nella creazione di strumenti digitali e di marketing e nella condivisione delle competenze manageriali.

Insomma, Deus è nato da una visione lungimirante che ci ha permesso di affrontare, dando una risposta tempestiva, alle sfide del mercato che sono divenute sempre più impellenti soprattutto negli ultimi anni.

Il settore della distribuzione edile in Italia infatti è cambiato enormemente in questi vent’anni soprattutto sulla spinta dei bonus edili e del mutato contesto economico, storico e sociale: oggi le rivendite non si occupano più solo di vendita di materiali e devono piuttosto considerarsi come fornitori di servizi e di soluzioni per l’edilizia. Per questa ragione oggi è importante, più che mai, lavorare insieme per far fronte ai grandi obiettivi del futuro, soprattutto in tema di digitalizzazione e sostenibilità.

Quali sono le aspettative per il nuovo anno?

Desideriamo crescere dal punto di vista della copertura nazionale e sviluppare servizi che siano utili a tutti gli associati per soddisfare le esigenze dei propri clienti, per questo è importante la partecipazione di tutti, perché è solo con la condivisione delle idee che è possibile lo sviluppo, vero obiettivo del nostro consorzio, come suggerisce il nostro stesso acronimo Deus, Distributori Edili uniti per lo Sviluppo.

Sostenibilità e digitalizzazione: come affrontate queste due sfide?

Il mondo della distribuzione deve fare i conti con gli ambiziosi obiettivi fissati dall’agenda europea 2030-2050 che richiedono uno sforzo importante e un impegno concreto delle singole aziende per il prossimo futuro: Deus ha raccolto questa sfida con un convegno tecnico lo scorso maggio con l’obiettivo di individuare, concretamente, i pilastri per costruire una impresa sostenibile.

Stiamo portando avanti il tema attraverso i contenuti legati alla comunicazione e abbiamo in programma di approfondire anche il tema legato alla digitalizzazione sia attraverso le attività di comunicazione che di formazione per i nostri associati.

Le sorprese dell’ingegno al museo nicolis

Si chiama Museo Nicolis dell’Auto, della Tecnica, della Meccanica ed è un salto nel passato attraverso centinaia di automobili, motociclette, biciclette e mezzi di trasporto degli ultimi due secoli. Ma non solo: macchine fotografiche e per scrivere, strumenti musicali, oggetti introvabili.

Inaugurato nel Duemila a Villafranca di Verona e creato da Luciano Nicolis, imprenditore veronese impegnato nel settore cartario e appassionato di tecnica e meccanica, il museo-impresa è oggi guidato dalla figlia Silvia Nicolis, che è a capo anche dell’impresa di famiglia Lamacart. «Mio padre è un uomo che rappresenta quell’«Italia del fare» tipica degli anni Trenta.

Nel 1934 mio nonno Francesco decise di dedicarsi alla raccolta della carta da macero con l’aiuto di mio papà. L’attività si è velocemente sviluppata e sin dagli anni Sessanta l’azienda si è trasformata in un punto di riferimento nel settore», ha raccontato. Lamacart ancora oggi è attiva nel recupero e lavorazione di carta da macero destinata al riciclo.

I principi che guidano l’impresa cartaria, cioè raccolta e riutilizzo, sono gli stessi che hanno alimentato la passione per il collezionismo di Luciano Nicolis. «Da qui nascono tutte le collezioni del museo. Siamo qui per produrre, far crescere il territorio, formarci e continuare a imparare ogni giorno: questo è il concetto su cui si basa il nostro museo-impresa, che vuole farsi portavoce di una parte della storia d’Italia», composta da ben 200 auto d’epoca, 120 biciclette, 105 moto, 500 macchine fotografiche, 120 strumenti musicali, un centinaio di macchine per scrivere, piccoli velivoli, una collezione di circa cento volanti di auto di Formula 1 e centinaia di opere dell’ingegno umano esposti secondo percorsi storici e stilistici. «Ereditare un’impresa significa tanti oneri e onori. Già da bambina respiravo l’aria della fabbrica, giocavo con i fanali al carburo e citavo le storie dei proprietari delle auto. Ho fatto una gavetta importante, ma oggi sono felice. Quello dell’imprenditore è un lavoro in solitudine, ma che offre la possibilità di contribuire all’economia e alla formazione dei giovani. Possiamo portare avanti il lavoro di chi ci ha preceduto lasciando una traccia», è il racconto di Silvia Nicolis. «La nostra è un’impresa culturale d’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Il museo non rappresenta solo la collezione di Luciano Nicolis, ma una storia fatta di marchi, prodotti, processi produttivi e design. Non siamo un museo statico, che espone semplicemente il proprio patrimonio, ma una realtà viva aperta a qualsiasi tipo di evento e attività di condivisione dei propri pezzi da collezione, una testimonianza che appartiene a tutti, soprattutto alle giovani generazioni.

Trasferire cultura ai giovani è importante sia per il mondo del lavoro che per la società».  Grazie all’apertura del museo-impresa Nicolis, Villafranca di Verona è diventata il 28esimo comune italiano ad aderire all’Associazione Città dei Motori che riunisce le amministrazioni che hanno legami con il mondo delle due e delle quattro ruote. «Per alcune automobili del museo ho ricordi legati alla mia infanzia, in particolare sulla Lancia Astura 1000 Miglia, unica al mondo, costruita appositamente per Luigi Villoresi, da cui nasce il logo del museo. Da bambina ho avuto il piacere anche di conoscere personalmente Villoresi e il suo ricordo mi è rimasto nel cuore». Come nell’edilizia, il mondo cartario e quello dell’automobile sono ancora settori a prevalenza maschile, ma per Silvia Nicolis non si può dire che il connubio donne e motori non sia risultato vincente. «Credo che oggi ci siano molte opportunità rispetto al passato e noi donne possiamo ritagliarci uno spazio significativo, anche se devo ammettere che qualche forzo in più dobbiamo ancora farlo. Serve tanta personalità e preparazione, ma ci sono tante occasioni di creare ottimi rapporti di sinergia e complicità».

La visione dei produttori-partner

Protagonisti del cambiamento insieme a Deus sono anche i produttori del settore delle costruzioni, che durante l’evento a Villafranca di Verona hanno portato sul palco le loro strategie e i loro progetti per affrontare le sfide del futuro, unendo innovazione, sostenibilità e digitalizzazione.

Secondo Filippo Maggioni, direttore commerciale di Kerakoll Group, «nel comparto dell’edilizia possiamo ancora fare tanto sul fronte dell’innovazione. Nel 2021 Kerakoll ha introdotto Genius Lab Building Platform, una piattaforma digitale che attraverso l’intelligenza artificiale supporta la gestione dei cantieri. Gestire una ristrutturazione è un processo complesso e stressante.

Con Genius Lab è possibile coordinare all’interno di un unico contenitore le relazioni tra i vari professionisti ed efficientare i processi, dalla redazione dei preventivi alle normative, dalla sostenibilità al riciclo materiali, cercando di velocizzare il più possibile le operazioni.

Dal 2021 aoggi abbiamo supportato circa 7 mila cantieri». Per Andrea Bandera, direttore commerciale Italia di Laterlite, «il confronto e lo scambio di opinioni è fondamentale per poter cogliere le sfide e le opportunità del futuro. Negli anni Sessanta abbiamo introdotto per primi l’argilla espansa, uno dei primissimi isolanti termici nell’edilizia.

Per anni abbiamo prodotto soluzioni che isolavano termicamente. Poi, con l’introduzione dei primi sistemi di riscaldamento a pavimento, abbiamo dovuto studiare nuovi massetti per andare incontro alle esigenze tecniche di mercato.

Sono nati così i prodotti della gamma PaRis, che da oltre dieci anni rappresentano i massetti specifici per gli impianti di riscaldamento e raffrescamento a pavimento. In questo modo un’azienda che realizzava il 100% del proprio fatturato con prodotti leggeri è arrivata a trasformare il proprio core business: oggi solo il 50% del fatturato è costituito da prodotti a base di argilla espansa. Questo per dire che ogni tanto vincere la tradizione e aprire la propria mentalità, aiuta a portare innovazione e crescere».

Deus
I produttori sul palco dell’evento Deus

«Siamo un’azienda storica, che ha alle spalle quasi 160 anni di storia», ha aggiunto Wainer Pezzoli, direttore vendite Italia di Torggler. «La nostra più grande innovazione è legata alla nascita di un prodotto che ancora oggi è uno dei più venduti del portafoglio aziendale: la malta cementizia premiscelata Umafix.

Questo prodotto è nato nel 1956: all’epoca Italcementi, ora Heidelberg Materials, portò uno speciale cemento nei laboratori Torggler a Milano chiedendo di eseguire dei test per verificare le possibilità di produzione di un premiscelato.

I nostri chimici crearono questo prodotto dalle caratteristiche eccezionali sia  in termini di resistenza che di rapidità di posa. Dopo 12 anni successivi Italcementi ritirò dal mercato questa tipologia di cemento. Torggler ha riscritto la formulazione del prodotto, riuscendo a mantenerne inalterate le caratteristiche e ancora oggi Umafix rappresenta la filosofia dell’innovazione che l’azienda ricerca nelle sue soluzioni».

«Fassa Bortolo nasce come produttrice di premiscelati. Nel 2007-2008, a causa della congiuntura negativa del mercato, l’azienda si è ritrovata con 14 mila silos fermi: un dramma a livello industriale», ha rievocato Simone Lorenzi, responsabile vendite Nord Italia di Fassa Bortolo.

«Da questa circostanza abbiamo cercato di trovare una soluzione: inizialmente si pensò di variare il mix con altre linee di prodotto, ma avendo lavorato fino ad allora con il mercato dello sfuso, mancava alla base il rapporto con la distribuzione. C’è stata così un’illuminazione imprenditoriale: l’idea di fornire ai rivenditori un prodotto che prima era appannaggio di grossi produttori specializzati, cioè il sistema a secco. Abbiamo investito in questo progetto in maniera significativa, assumendoci anche un notevole rischio di impresa: dovevamo infatti affrontare la concorrenza di grossissime multinazionali mondiali, in uno scontro quasi da Davide contro Golia. Da lì si è invece aperto uno spiraglio grazie alla distribuzione, che ci ha dato la possibilità negli anni successivi di riposizionarci e offrire al mercato un sistema integrato di prodotti, composta da ben 14 sistemi, che vanno dal cappotto al colore, dal risanamento al consolidamento».

«L’innovazione per noi non si esplica tanto in una novità di prodotto, quanto nell’impegno di creare quante più occasioni commerciali all’interno dei punti vendita. Siamo in un momento di rapido cambiamento e per il 2024 le previsioni non sono proprio straordinarie», è la sintesi dell’intervento di Fabrizio Zaccaron, direttore vendite Eclisse.

«Purtroppo, all’interno delle rivendite ci sono ancora professionisti che si lasciano sfuggire occasioni di vendita e quindi di fatturato. Pertanto, Eclisse ha creato un sistema di formazione, non solo tecnica ma anche commerciale: stiamo lavorando per dare ai venditori un metodo e la consapevolezza necessaria per sfruttare al meglio le opportunità che si presentano in rivendita, a vantaggio del fatturato».

«Crediamo nell’offerta della qualità a tutta la filiera», ha affermato Sabrina Cunial, direzione vendite e marketing di Industrie Cotto Possagno, azienda che nel 1998 ha unito cinque fornaci storiche. «Nel 2015 abbiamo partecipato al progetto europeo LifeHerotile: il progetto è durato tre anni e ha portato alla nascita della prima tegola ventilata al mondo.

Sappiamo che il 40% delle emissioni di Co2 in atmosfera derivano dagli edifici, quindi la filiera dell’edilizia può fare molto per contribuire all’abbattimento dell’inquinamento atmosferico.

La nostra tegola ventilata consente una riduzione del 25% della temperatura dell’aria sottotegola e del 50% dei watt entranti da climatizzare, con conseguente risparmio energetico e comfort indoor. Attualmente stiamo partecipando anche a un secondo progetto, Life SuperHero, che mira a far diventare il tetto ventilato una best practice in Europa. Siamo inoltre al lavoro per studiare soluzioni in grado di contrastare i fenomeni meteorologici estremi, con sistemi dotati di particolari resistenze meccaniche e che possono essere anche riutilizzati al fine vita».

«Nel 2018 stavo partecipando a un corso di formazione interno con il reparto vendite e marketing dedicato alle soft skills. La coach propose di allargare questa formazione anche all’esterno, così siamo partiti con un corso dedicato solo alla vendita dedicato ai nostri clienti», è il racconto di Paolo d’Agostino, direttore vendite di Redi.

«Siamo partiti con una serie di attività e contiamo di riprendere dal prossimo anno. Per me è stata un’esperienza molto positiva e attraverso questa attività ho notato una grande potenzialità, soprattutto nei giovani capaci di esprimere molta energia per il futuro della filiera. Sta a noi liberare questa energia e contribuire alla crescita di queste potenzialità».

«Il sistema di costruzione Xella ha una storia particolare», ha raccontato Davide Boschiero, key account manager Xella Italia. «Nel 2005-2006, quando ancora Xella era di proprietà della famiglia Haniel, era nata l’esigenza di ristrutturare il museo della famiglia che risale al 1700. La struttura necessitava di una bonifica sia termica che per l’umidità di risalita. La famiglia ha messo insieme due divisioni, quella dedicata alle polveri e quella degli isolanti, per trovare un sistema che unisse le due esigenze. In pochi mesi ha messo in piedi uno studio e una sperimentazione durata dieci anni. Nel 2014 ha presentato alla fiera Bau di Monaco quello che a oggi è l’unico sistema di isolamento interno che sfrutta la capacità di resistere anche all’aggressione dei sali di risalita».

attività di gestione degli acquisti e della logistica, dei rivenditori associati, di rappresentanti del mondo della produzione e dei media.

«Ci sono due modi per sviluppare un’idea: con le proprie forze o in gruppo.  Deus si colloca in quest’ultimo ambito. Come consorzi abbiamo l’abitudine di confrontarci già sul territorio. Da un po’ di tempo abbiamo deciso di allargare questo confronto anche in ambito nazionale», ha sottolineato Carmela De Masi (Area De).

«Deus si sta rinnovando facendo passi avanti per creare ulteriori momenti di aggregazione e condivisione. Mi auguro che questo rappresenti una partenza verso un cammino futuro. È il momento di progettare i prossimi 20 anni e creare le condizioni affinché ci sia una vicinanza maggiore tra i soci. Vorrei che la stessa vicinanza ci fosse anche con il mondo della produzione. Dobbiamo andare oltre gli ostacoli e arrivare insieme al cliente finale. L’invito è quello di essere parte attiva di questo gruppo: la diversità è un valore aggiunto, valorizziamo dunque le nostre peculiarità per crescere insieme», ha commentato Lermini (Gde).

Deus
La commissione tecnica Deus

I percorsi

«Fondato nel 2004, Deus è l’acronimo di Distributori Edili Uniti per lo Sviluppo. Secondo me il segreto del successo è proprio questo», ha sottolineato Micaela Bosi Picchiotti, presidente della rete di imprese Coried, affiliata a Deus.

«Quando abbiamo avuto modo di conoscere Deus, ce ne siamo innamorati subito. Coried nel suo piccolo rappresenta tre provincie (Lucca, Pisa e Massa Carrara) con esigenze di mercato estremamente diverse. Trovare il giusto equilibrio nelle diversità diventa una delle sfide maggiori di cui Deus rappresenta perfettamente la sintesi».

Sempre sulla diversità come valore aggiunto si è espresso anche Luca Dal Lago, presidente del Gruppo Stea, affiliato a Deus: «Diversi, ma uniti. Deus ha elevato questa idea. Abbiamo trovato una famiglia che ci ha accolti: le problematiche quotidiane da affrontare erano le stesse. Adesso auguro al consorzio di servirsi di forze fresche per accrescere l’appeal verso altri soggetti che possano entrare a far parte di questa famiglia».

A seguire, sul palco allestito presso il Museo Nicolis, si sono avvicendati alcuni tra i membri della commissione tecnica, di cui fanno parte Stefano Francucci (Area De), Pietro Piva (Consorzio Cisme), Andrea Biagioni, Damiano Secchiaroli, e Francesco Gostoli (Edilya), Genziana Carpena (Edilgroup), Carlo Finarelli, Lorenzo Bonciani, Tiziano Turini (Gef), Martin Barbieri (TopHaus e Progress), Antonino Rizzo (Uni.Edil), Martino Novello (Stea), Alessandro Berni (Coried).

«La commissione tecnica lavora dietro le quinte», ha evidenziato Rizzo (Uni Edil). «Ma il suo principale scopo è quello di dare opportunità di crescita alle rivendite che mantengono la loro autonomia e il loro approccio al mercato».

«La commissione tecnica è il cuore pulsante di Deus», è stato il commento di Pietro Piva (Cisme). «Un gruppo di professionisti di alta qualità, con personalità diverse e che operano in contesti di mercato con problematiche diverse, ma questa diversità è anche la nostra forza. Tutto il lavoro che la commissione tecnica riesce a portare avanti è possibile solo grazie al lavoro del personale Deus che ci permette di avere sempre dati aggiornati e precisi».

Rischio sismico e sopraelevazione, la parola dell’avvocato

Ludovico-Lucchi
Ludovico Lucchi
Ludovico-Lucchi
Ludovico Lucchi

Con la sentenza n.32281 del 21 novembre 2023, la Corte di Cassazione ha affermato che l’assenza di pericoli imminenti di collasso non basta, da sola, per legittimare la sopraelevazione della casa, perché il divieto per inidoneità statica è assoluto e il rispetto della normativa antisismica e al rischio sismico deve sussistere ex ante al momento della sopraelevazione.

Non può derivare da interventi futuri e incerti di consolidamento, affidati alla buona volontà del sopraelevante. Quanto al divieto di sopraelevazione per inidoneità delle condizioni statiche,  la norma a cui fare riferimento è l’articolo 1127 del Codice civile in materia di condominio negli edifici che, al secondo comma, dispone che «la sopraelevazione non è ammessa se le condizioni statiche dell’edificio non lo consentono».

Sul tema, la Cassazione ha più volte affermato che il divieto di sopraelevazione per inidoneità delle condizioni statiche dell’edificio va interpretato «non nel senso che la sopraelevazione è vietata soltanto se le strutture dell’edificio non consentono di sopportarne il peso, ma nel senso che il divieto sussiste anche nel caso in cui le strutture sono tali che, una volta elevata la nuova fabbrica, non consentano di sopportare l’urto di forze in movimento quali le sollecitazioni di origine sismica».

Pertanto, quando le leggi antisismiche prescrivono particolari cautele tecniche da adottarsi, in ragione delle caratteristiche del territorio, nella sopraelevazione degli edifici, esse sono da considerarsi integrative dell’articolo 1127, comma 2 del Codice civile e la loro inosservanza determina una presunzione di pericolosità della sopraelevazione, che può essere vinta esclusivamente mediante la prova, incombente sull’autore della nuova fabbrica.

Non solo la sopraelevazione, ma anche la struttura sottostante deve essere idonea per fronteggiare il rischio sismico (Cassazione civile 29 gennaio 2020, n. 2000).

di Ludovico Lucchi

Direttiva europea casa green: stop alla diffusione di notizie distorte sui Sistemi a Cappotto

Cortexa | L'associazione dei produttori dei sistemi a cappotto

Direttiva europea case green: stop alla diffusione di notizie distorte sui Sistemi a Cappotto.

Una riqualificazione energetica

Stefano Deri, presidente di Cortexa

La revisione della direttiva europea Epbd (Energy Performance Building Directive) approvata lo scorso 12 marzo prevede una riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali, almeno del 16% entro il 2030 e almeno del 20-22% entro il 2035.

Con l’entrata in vigore, ogni stato membro sarà tenuto a adottare un piano nazionale per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, responsabile del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.

Per dare seguito alla direttiva UE case green, è indispensabile intervenire in modo capillare sulla riqualificazione degli edifici più energivori attraverso interventi integrati, agendo in primo luogo sull’efficientamento dell’involucro edilizio, affinché questo non causi più sprechi di energia, qualunque sia la fonte di approvvigionamento energetico”, afferma Stefano Deri, Presidente di Cortexa.

L’unica energia veramente sostenibile è infatti quella risparmiata, e il Sistema a Cappotto di qualità, fornito come kit da un unico produttore, dotato di certificato ETA e marcatura CE, progettato e posato a regola d’arte, rappresenta il principale alleato per ridurre i consumi e le emissioni degli immobili”, ha concluso Deri.

Attenzione alle informazioni errate

Alessandro Monaco, presidente della commissione di Comunicazione di Cortexa

In questi giorni, a seguito della notizia dell’approvazione della direttiva, stanno circolando in rete informazioni errate sui costi relativi al Sistema a Cappotto. Come Cortexa desideriamo smentire ufficialmente i dati divulgati con il comunicato stampa di Codacons, in quanto non realistici, non aggiornati e non rappresentativi del mercato”, afferma Alessandro Monaco, Presidente della Commissione Comunicazione di Cortexa, progetto associativo nato nel 2007 e riferimento italiano per il Sistema di Isolamento a Cappotto.

Da 17 anni conduciamo una battaglia contro la cattiva informazione nel mondo delle riqualificazioni energetiche. Sono stati fatti tanti progressi e ringraziamo la stampa per avere contribuito a creare una consapevolezza sull’importanza dell’efficienza energetica in edilizia. Ancora oggi, però, capita che alcuni organi di stampa e organizzazioni di rilievo nazionale divulghino notizie distorte e non verificate, che non fanno altro che confondere professionisti e privati”, ha concluso Monaco.

Edmx, il primo Dumper da 6 tonnellate elettrico con un’autonomia senza paragoni

Mecalac | eMDX, il primo dumper da 6 tonnellate, 100% elettrico al mondo
Mecalac | eMDX, il primo dumper da 6 tonnellate, 100% elettrico al mondo

Mecalac, leader mondiale nella progettazione, produzione e distribuzione di macchine compatte per i cantieri urbani, presenta il nuovo dumper elettrico eMDX.

In un contesto di sviluppo di soluzioni più sostenibili, questo è il primo dumper da 6 tonnellate 100% elettrico al mondo.

Un’innovazione che segna un importante passo avanti nel settore delle costruzioni rispondendo alla crescente domanda di macchine urbane ecologiche senza compromettere la produttività o la sicurezza. L’eMDX rappresenta un passo significativo verso un futuro più sostenibile ed efficiente.

Silenzioso, inodore e con un’autonomia ineguagliabile

Mecalac | eMDX, il primo dumper da 6 tonnellate, 100% elettrico, che elimina le emissioni nei cantieri

L’eMDX mira a eliminare le emissioni nei cantieri. Questo potente dumper elettrico da 6 tonnellate mantiene tutte le sue prestazioni riducendo al contempo l’impatto ambientale.

Dotato di una batteria da 75 kW.h, ridefinisce l’autonomia con un tempo di funzionamento ininterrotto di almeno 8 ore con una singola carica e una ricarica rapida di sole 4 ore. Poiché le soste frequenti sono la norma, l’autonomia è ulteriormente aumentata, traducendosi in ore di lavoro supplementari.

Ricarica facile e veloce come quella di un’auto

Mecalac riconosce l’importanza della facilità di ricarica. L’eMDX è alimentato con una spina di tipo 2, simile a quella utilizzata per le automobili, che offre una soluzione comoda grazie ai punti di ricarica ampiamente disponibili.

Il dumper può essere ricaricato anche tramite una presa industriale a 5 poli, direttamente su un quadro elettrico o una scatola di distribuzione da cantiere.

Mantenimento delle prestazioni

L’eMDX si basa sull’eredità della sua controparte diesel, il 6MDX, conservandone le prestazioni idrauliche e di guida. Ma va anche oltre le aspettative offrendo un’accelerazione e una manovrabilità superiori su terreni in pendenza e stabilendo così un nuovo punto di riferimento per i dumper elettrici.

Mecalac ha posto la massima cura nel conservare le dimensioni compatte e le caratteristiche di sicurezza dell’eMDX, introducendo al contempo ulteriori miglioramenti per la protezione dell’operatore. Per Mecalac la sicurezza rimane una priorità assoluta nella progettazione delle sue macchine.

Mecalac rivoluziona i cantieri urbani con tre macchine elettriche

L’introduzione dell’eMDX fa parte di uno sviluppo più ampio comprendente altre due macchine al 100% elettriche, che di solito lavorano insieme nei cantieri: la pala con braccio girevole eS1000, con la sua capacità di 1.000 litri, e il già rinomato escavatore-caricatore gommato e12, il primo escavatore elettrico da 11 tonnellate sul mercato.

L’arrivo di queste tre macchine elettriche è molto promettente. L’ecosistema elettrico di Mecalac cambia le carte in tavola, riducendo drasticamente le emissioni di Co2 nei cantieri. Per esempio, tre macchine Mecalac a emissioni zero che lavorano insieme nello stesso cantiere urbano possono risparmiare in media 64 tonnellate di Co2 che i loro equivalenti con motore a combustione avrebbero emesso in un anno.

Al di là dei vantaggi ambientali, la soluzione a emissioni zero di Mecalac offre la possibilità di operare all’interno degli edifici, di ridurre al minimo l’inquinamento acustico e di diminuire considerevolmente i costi di manutenzione e di esercizio. Nella misura in cui il combustibile tradizionale lascia il posto all’elettricità, queste macchine Mecalac forniscono un ecosistema elettrico olistico che ridefinisce l’impegno del settore delle costruzioni verso una soluzione più ecologica.

 

Il delicato fascino del legno di faggio porta la firma di Project Wood, di Casalgrande Padana

Project Wood | Una combinazione perfetta tra colore e design ridefinisce il concetto di superficie lignea
Project Wood | Una combinazione perfetta tra colore e design ridefinisce il concetto di superficie lignea

Il delicato fascino del legno di faggio porta la firma di Casalgrande Padana.

La nuova collezione

Project Wood è la nuova collezione di Casalgrande Padana sviluppata con lo studio di architettura Sbga Blengini Ghiradelli per avere delle lastre-listone di gres porcellanato declinate in cinque calde e luminose tonalità lignee ispirate allo ‘stile scandinavo’ in cui i legni naturali, chiari e avvolgenti concorrono alla creazione di un comfort domestico materico ed espressivo.

La collezione Project Wood è stata pensata per definire un equilibrio di colori e forme armoniche in grado di comunicare “un’idea di benessere”. Le cinque tonalità definite dal progetto offrono finiture e colori che seguono con sensibilità creativa le diverse trame e venature dei legni di riferimento.

Come affermano i progettisti, i listoni di gres porcellanato della collezione si caratterizzano per “venature che si percepiscono bene e che si presentano sulle piastrelle di diverso formato senza ripetizioni, dando un effetto molto naturale e piacevole alla vista”.

Una combinazione perfetta tra colore e design

Una combinazione perfetta tra colore e design ridefinisce il concetto di superficie lignea: essenze rare e pregiate e calde tonalità declinate in una tavolozza di luminosi colori, interpretano le mille diversità del materiale naturale per eccellenza, dando vita a interessanti soluzioni progettuali.

Project Wood | Una combinazione perfetta tra colore e design ridefinisce il concetto di superficie lignea

La ricercata matericità e le mutevoli sensazioni tattili ricalcano le impronte delle essenze d’origine ed esaltano le delicate venature e la morbida e fine tessitura delle doghe in gres porcellanato di Project Wood per creare ambienti raffinati, dalla calda e accogliente atmosfera, ricchi di fascino e bellezza, in grado di soddisfare ogni stile d’arredo.

Duraturo ed ecosostenibile

Nata da una scrupolosa ricerca volta all’ottenimento di un prodotto duraturo ed ecosostenibile, la nuova collezione Project Wood è offerta in cinque nuances (Mesola, Migliarino, Paneveggio, Pollino e Quarto), in formato 20×120 cm in spessore 9 mm e in superficie naturale e grip e in formato 40×120 cm in spessore 20 mm con superficie antiscivolo per esterno.

La disponibilità della superficie antiscivolo unitamente allo spessore di 20 mm ne permette la posa in esterno sia con colla su massetto per il rivestimento di balconi, patii, terrazze, verande o bordi piscina, sia a secco direttamente su fondi erbosi, ghiaia o sabbia, per la realizzazione di pratici camminamenti immediatamente calpestabili.

Una proposta che, in linea con le più attuali tendenze, consente di annullare le divisioni espandendo gli spazi interni verso l’esterno e permette di creare soluzioni d’arredo coordinate aumentando la praticità e il comfort di ogni spazio abitativo, in ogni stagione dell’anno.

Difendere il calcestruzzo made in Italy: è questa la missione del Gic

Giornate italiane del calcestruzzo | Italian Concrete Days, l’unica mostra-convegno specializzata alla materia in Italia

Il calcestruzzo proveniente dai Paesi extra-Ue minaccia la produzione italiana? Il pericolo rappresentato da questa concorrenza sleale sarà dibattuto al centro del Gic (Giornate italiane del calcestruzzo e degli inerti da costruzione e demolizione), kermesse piacentina in programma dal 18 al 20 aprile 2024 al quartiere fieristico di Piacenza Expo.

Difendere il calcestruzzo “Made in Italy”

Giornate italiane del calcestruzzo | Italian Concrete Days, l’unica mostra-convegno specializzata alla materia in Italia

Difendere il calcestruzzo made in Italy dalla concorrenza sleale dei Paesi extra-Ue. Sarà questo uno dei temi portanti della quinta edizione del Gic, le Giornate Italiane del Calcestruzzo, Italian Concrete Days, l’unica mostra-convegno italiana dedicata alle macchine, alle attrezzature e alle tecnologie per la filiera del calcestruzzo, alla prefabbricazione, ma anche alla demolizione delle strutture in cemento armato, al trasporto e al riciclaggio degli inerti, alle pavimentazioni continue e ai massetti.

Dopo un 2022 che ha visto una contrazione dei consumi del 7,5% e un 2023 chiuso con  valori negativi, per il 2024 la filiera del calcestruzzo prevede un ritorno del segno “+” nella crescita grazie all’avvio dei lavori infrastrutturali previsti dal Pnrr. Un ottimismo stemperato però dal pericolo che il comparto, che conta oltre 36mila addetti e circa di 2.700 imprese, con un fatturato che nel 2022 ha superato i 13 miliardi di euro, possa non avvantaggiarsene. Anzi.

La minaccia della concorrenza sleale

Il motivo? La concorrenza sleale rappresentata dal calcestruzzo prodotto nei Paesi extra-europei affacciati sul Mediterraneo, i quali, non condividendo gli stessi obiettivi di decarbonizzazione delle aziende europee e non sostenendone quindi i conseguenti investimenti, producono a costi notevolmente inferiori, con differenze di prezzo vicine al 30%. Una concorrenza sleale, secondo molti, che pone anche seri problemi di sicurezza per la qualità dei materiali utilizzati nella costruzione delle nostre opere pubbliche.

A lanciare l’allarme, Roberto Callieri, presidente di Federbeton, l’associazione confindustriale della filiera del cemento e calcestruzzo. Secondo Callieri, le importazioni dai Paesi extra-Ue sono triplicate negli ultimi 3 anni e nei primi sette mesi del 2023 hanno registrato un’ulteriore impennata del 30%.

Insomma, la filiera italiana del calcestruzzo è “sotto attacco” e un eventuale arresto della produzione nazionale della filiera causerebbe un’immediata contrazione del Pil del 4,1%.

Carbon neutralità entro il 2050

Come del resto centrale al GIC sarà il tema della carbon neutrality della filiera entro il 2050, come richiesto dall’Unione europea.

Per raggiungere questo sfidante obiettivo, il comparto ha da tempo avviato un percorso che prevede investimenti per oltre 4,2 miliardi di euro, ai quali si aggiungono extra-costi operativi quantificati in circa 1,4 miliardi annui. E proprio il Gic, unanimemente riconosciuto come la principale manifestazione specialistica dell’anno sia in Italia che in Europa dedicata al comparto, sarà come sempre, il palcoscenico preferenziale per conoscere e discutere le principali innovazioni tecnologiche, regolamentari e legislative afferenti al settore del calcestruzzo.

Oltre 240 espositori presenti alla fiera specialistica

A poco più di un mese dalla sua apertura, il Gic ha già totalizzato oltre 240 espositori, un numero elevatissimo per qualsiasi fiera specialistica, numero peraltro destinato ad aumentare nei prossimi giorni viste le numerose richieste di spazio espositivo che ci stanno ancora pervenendo. Alla luce del risultato già acquisito posso, comunque, affermare che il visitatore di questa quinta edizione vedrà certamente le più importanti aziende operative in Italia nella filiera del calcestruzzo, che comprende le tecnologie, gli impianti, le attrezzature e i materiali per la produzione, la messa in opera e il ripristino del calcestruzzo, la prefabbricazione, le pavimentazioni continue e i massetti, la demolizione delle strutture in cemento armato, il riciclaggio e il trasporto degli inerti. Di questo traguardo, debbo ringraziare sia gli espositori che le numerose associazioni di categoria che non ci hanno mai fatto mancare la loro fiducia e il loro supporto“, così Fabio Potestà, Direttore della Mediapoint & Exhibitions organizzatrice della manifestazione.

 

E’ online la Mappa della distribuzione edile

Mappa distribuzione edile

Una mappa per trovare la strada del business, per individuare il punto di vendita giusto e, in definitiva, per essere presenti nel primo grande database della distribuzione di materiali per edilizia. Virginia Gambino Editore aggiunge un altro utile servizio per i lettori: un’inedita fotografia di quelli che sono i distributori integrati nella filiera per l’edilizia.

Il database esclusivo

Il database pubblicato online e completamente a disposizione dei lettori presenta tre funzionalità: la possibilità di filtrare per area geografica, per tipologia, di navigare per aree e visualizzare solo i Multipoint o i Gruppi e Consorzi, di cercare direttamente il punto vendita desiderato.

Utilizzando il filtro presente si ha la possibilità di visualizzare immediatamente le aree coperte dai rivenditori selezionati suddivisi in 2 grandi categorie: Multipoint (blu) e Gruppi e Consorzi (colorati).

La navigazione, invece, permette di focalizzare la propria ricerca solo sulle due grandi categorie, i Multipoint o i Gruppi e Consorzi. Anche con questa funzionalità è possibile analizzare la diffusione sul territorio filtrando per regione o tipologia.

La ricerca invece permette di trovare un punto vendita specifico presente sul territorio italiano.

La mappa della distribuzione edile costituisce un grande ed esclusivo lavoro che, però, è in continua evoluzione dato che le attività o la presenza delle diverse aziende mutano nel tempo. Il database, quindi, è un work in progress: per modifiche o aggiunte si può scrivere all’indirizzo mail virginia@vgambinoeditore.it.

VAI ALLA MAPPA

2° edizione Convegno Youtrade sud, perché l’edilizia può crescere se si rinnova

convegno-youtrade-sud

Il dopo superbonus, i fondi del Pnrr, la digitalizzazione delle imprese: la seconda edizione dell’evento organizzato il prossimo marzo da Virginia Gambino Editore a Lamezia metterà a fuoco problemi e risorse della distribuzione nel Mezzogiorno. E non solo.

Riflettori puntati sull’edilizia del Sud

Un Sud a due facce, con un’edilizia che affronta il dopo superbonus e i fondi del Pnrr che finalmente arrivano a destinazione, seppure con qualche variante rispetto ai progetti originari.

E, sullo sfondo, il motore del cambiamento che gira sull’onda del digitale e delle aggregazioni che coinvolgono buona parte della distribuzione di materiali e soluzioni per edilizia. Il 2024, insomma, si è aperto con tanti punti interrogativi e la necessità di impostare il timone della propria azienda sulla rotta giusta.

Per individuarla, un contributo fondamentale arriverà dal II Convegno YouTrade Sud, in programma questo giovedì 21 marzo (con una cena di gala alla Tenuta delle Grazie) e venerdì 22 al T Hotel Lamezia (SS 280 dei Due Mari, 88040 Lamezia Terme, Catanzaro).

Per la seconda edizione, visto il successo dello scorso anno (vedi 1° convegno Youtrade Sud dell’anno scorso), l’evento avrà a disposizione un maggiore spazio nella struttura che ospita l’iniziativa organizzata da Virginia Gambino Editore.

I punti caldi

Il programma è già delineato nelle sue linee principali, con un’agenda in via di definizione. E parte dalla considerazione che, nonostante le revisioni, ci sono ancora 6,7 miliardi di euro di fondi destinati dal Pnrr alle regioni del Mezzogiorno per interventi che riguardano i settori idrico, ambientale ed energetico. Soldi che in buona parte raggiungeranno il settore dell’edilizia e delle costruzioni.

Senza contare il progettato Ponte sullo Stretto che, se procederà nella fase attuativa, coinvolgerà non solo i lavori strettamente legati alla struttura dell’opera, ma anche gli aspetti urbanistici collaterali.

Insomma, per l’edilizia nel Sud si schiude una grande  opportunità. Che, però, le imprese della filiera delle costruzioni, quelle della distribuzione in particolare, devono saper cogliere.

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Congiuntura a previsioni

I temi al centro del convegno saranno tanti: per esempio, la ridefinizione organizzativa delle aziende, che devono seguire l’evoluzione dettata dal settore commerciale nel suo  insieme.

Un traguardo che può essere raggiunto solo attraverso l’implementazione di soluzioni offerte dalla rivoluzione digitale, con il conseguente obbligo di formazione del personale.

Sarà affrontata anche la sfida posta dalle grandi realtà della distribuzione, che impongono modelli non sempre scalabili su realtà di minore dimensione.

Non mancherà neppure uno sguardo alla congiuntura dell’edilizia, curata come sempre dal Centro Studi You-Trade, con le previsioni per la seconda metà dell’anno.

A maggior ragione visto un andamento dell’economia 2023 positivo, ma non troppo. Come ha di recente quantificato il rapporto annuale di Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, il Sud convive con voglia di crescita, di riscatto, ma anche con problemi ancora da risolvere.

Per esempio, il peso dell’inflazione che si è riflesso su reddito disponibile e consumi delle famiglie in misura maggiore al Sud. Il risultato è stata la contrazione del reddito disponibile delle famiglie del Mezzogiorno (–2%) doppia rispetto al Centro-Nord.

Inoltre, rimane un divario di crescita da colmare. Sempre secondo l’analisi di Svimez, lo scorso anno il Pil italiano è aumentato in media dello 0,7%, ma solo dello 0,4% nel Mezzogiorno, contro lo 0,8% nel Centro-Nord.

Anno positivo

Le previsioni per i prossimi mesi, però, non sono pessimistiche. Nel 2024 la congiuntura dovrebbe registrare al Mezzogiorno uno sviluppo in sintonia con un aumento del prodotto lordo dello 0,7% a livello nazionale, che al Sud dovrebbe essere praticamente allineato (+0,6%).

Una ripresa che ha un valore ancora maggiore se si considera il livello deficitario del 2023 e che potrebbe influire positivamente sui consumi delle famiglie meridionali.

L’altro driver, come accennato, passa attraverso il Piano di ripresa e resilienza, che può avere un effetto sensibile sulla crescita. Svimez, per esempio, stima in 2,2 punti percentuali l’impatto positivo cumulato sul Pil nazionale nel biennio 2024-2025. E l’incidenza sarà ancora maggiore sul Mezzogiorno, con un aumento del 2,5% contro il 2% nel Centro-Nord.

A patto, naturalmente, che i soldi che arrivano dall’Europa siano effettivamente spesi. E qui qualche punto interrogativo è necessario. Al momento dell’analisi, nel tardo autunno scorso, il valore complessivo dei progetti presenti nella banca dati Regis ammontava a 32 miliardi di euro, per il 45% destinati ai Comuni del Mezzogiorno. Tutto bene?

Nì. Perché se per circa il 50% di questi erano state già avviate le procedure di affidamento, la quota di progetti messi a bando nel Mezzogiorno era solo del 31% rispetto al 60% del Centro-Nord. Così come la capacità di procedere all’aggiudicazione era del 67% al Mezzogiorno contro il 91% al Centro-Nord.

Insomma, una montagna di soldi che fa fatica a essere spesa: anche per questo è necessario mettere a fuoco i colli di bottiglia che possono rallentare la crescita.

E la categoria professionale dei distributori e, più in generale, la filiera dell’edilizia, deve farsi trovare pronta a raggiungere il massimo grado di efficienza per restare competitiva e saper affrontare le sfide del 2024 e oltre. Anche di questo si parlerà al II Convegno YouTrade Sud.

di Paolo Caliari

I gel adesivi di Kerakoll per una posa performante e resistente

Da oltre 50 anni, la linea di Gel-Adesivi H40 di Kerakoll è la scelta di tutti i professionisti della posa che in cantiere cercano prodotti performanti, facili da applicare e resistenti nel tempo, anche nelle situazioni più impegnative.

Un progetto nato nel 1968 da un’idea di Romano Sghedoni, fondatore e attuale presidente di Kerakoll. Pochi anni dopo si assiste all’inaugurazione del primo stabilimento produttivo a Sassuolo, in provincia di Modena, nel cuore del più importante comprensorio ceramico industriale italiano.

In breve tempo, Kerakoll diventa un punto di riferimento per l’intero settore grazie a un percorso fatto di ricerca costante, crescita continua e acquisizioni di valore, sempre con una grande attenzione rivolta verso la sostenibilità. Kerakoll è, oggi, leader mondiale nel campo delle soluzioni per l’edilizia, con un primato tecnologico riconosciuto a livello internazionale.

H40, innovazione e sostenibilità

Dalla ricerca tecnologica alla sostenibilità dei materiali, dalla formazione alla sicurezza. La gamma di Gel-Adesivi H40 supporta l’intero sistema posa. Prima, dopo e durante la lavorazione.

Da sempre l’obiettivo di Kerakoll è soddisfare le esigenze dei professionisti della posa con soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia, in grado di garantire la realizzazione di pavimentazioni e rivestimenti in materiali e formati diversi, dalla ceramica alla pietra naturale, dalle grandi lastre ai mosaici di design.

Per fare questo, Kerakoll oggi offre una linea completa di Gel-Adesivi per l’incollaggio di ceramiche e pietre naturali, di ogni spessore e formato, anche in condizioni estreme, che assicura massima affidabilità nel tempo dei sistemi posa Kerakoll.

Lavorabilità, performance, durabilità e sicurezza: questi i principali vantaggi della gamma di Gel-Adesivi H40, che si compone di tre prodotti:

  1. H40 No Limits

    Gel-Adesivo strutturale flessibile multiuso tixo & fluido. Adatto per la posa su qualsiasi sottofondo, ad alti e bassi spessori, anche in condizioni particolarmente difficili.

  2. H40 Revolution

    Gel-Adesivo strutturale flessibile multiuso tixo & fluido ad adesione accelerata. Ideale per lavori che necessitano di una rapida pedonabilità e messa in servizio, anche a basse temperature, e per la posa di pietre naturali sensibili all’acqua.

  3. H40 Extreme

    Gel-Adesivo ibrido strutturale multiuso extra-flessibile extra-lavorabile. La soluzione in condizioni che richiedono adesione e flessibilità estrema.

Per ulteriori informazioni sulla linea di Gel-Adesivi H40 visita il sito Kerakoll

Elle Esse a Made Expo, Eps con un plus alla reazione al fuoco

Elle-Esse
Matteo Doria | Responsabile commerciale are sud
Elle-Esse
Matteo Doria | Responsabile commerciale aree sud

«A Made Expo abbiamo voluto concentrare la nostra attenzione su Fireblock, un sistema composto da una lastra in polistirene espanso sinterizzato (Eps), il nostro core produttivo, con una finitura inerte che permette di raggiungere classe di reazione al fuoco B-s1,d0 e classificazione Broof(t2) in copertura», ha spiegato Matteo Doria, responsabile commerciale Aree Sud.

La soluzione Fireblock

«Questa soluzione è utilizzabile in presenza di pannelli fotovoltaici dove c’è necessità di avere stratigrafie conformi alle normative tecniche antincendio.

Inoltre, grazie alla presenza di uno strato corticale con carico puntuale specifico molto alto, Fireblock garantisce rapidità e facilità di posa.

Oltre a Fireblock, Elle Esse realizza molti altri sistemi per le coperture, dai sistemi per la realizzazione del cosiddetto tetto caldo, quindi accoppiati con membrane impermeabilizzanti, ai prodotti da sotto copertura per tetti discontinui con tegole e coppi.

Grazie al nostro prodotto principe, cioè l’Eps, la vocazione dell’azienda è proprio quella di realizzare non solo le classiche lastre da cappotto, ma tutto ciò che permetta di ottenere elevate performance di isolamento e ottimizzare la posa in opera, così da garantire un risparmio ai clienti».

Formazione e supporto al cliente

«La formazione è uno dei punti di forza dell’azienda che si esplica attraverso attività rivolte sia ai rivenditori che attraverso corsi specifici per i posatori.

Oltre ai corsi di formazione, il nostro ufficio tecnico e figure tecnico commerciali dedicate offrono un importante supporto ai clienti in cantiere.

La nostra strategia commerciale ci sta dando notevoli risultati. Uno dei nostri focus è il servizio che viene supportato da oltre una decina di filiali che fungono da hub dal Nord a Sud, con cui riusciamo a dare un riscontro efficace su tutto il territorio nazionale.

In questo momento il mercato è ancora particolarmente dinamico e notiamo che si sta diffondendo una cultura dell’isolamento che permette di ampliare le prospettive anche a soluzioni alternative a quelle classiche».

Plastica Vomano, servizi e showroom sono la ricetta per crescere ancora

Plastica-Vomano

L’azienda abruzzese Plastica Vomano, che aderisce al Gruppo Made, da mezzo secolo continua ad arricchire l’offerta per i propri clienti. E dopo l’apertura di uno spazio per l’esposizione con il format Livingmade, punta su ambiente e sostenibilità.

Abbinare la fornitura a materiali e servizi

Plastica-Vomano
Massimiliano Fulminis | Doriana Scipione | Titolari del gruppo Plastica Vomano

Materiali per l’edilizia, strutture in legno, finiture d’interni. Settori che sono i traguardi raggiunti da chi è stato capace di gettare fondamenta solide, ma anche di continuare a rinnovarsi e a innovare.

Abbinare la fornitura di materiali a servizi: un lavoro duro, quello di Plastica Vomano, partito da lontano, negli anni Sessanta, per iniziativa del patron Ercole Fulminis.

Plastica Vomano, ereditata dal figlio, non solo continua a produrre a ritmi serrati, ma di intuizione in intuizione si espande, sempre di più, tessendo una trama che tiene uniti nel complesso labirinto i vari settori nei quali è attiva.

Un filo che lega anche le diverse sedi a Basciano e Notaresco (tutte e due in provincia di Teramo), di considerevole ampiezza.

Sono punti di riferimento non solo per l’Abruzzo, ma per l’Italia intera, con lo showroom, ultimo nato nel 2020, che si è affermato come punta di diamante.

I servizi sono tanti oggi e fa specie pensare alla varietà: rilievi di cantiere con strumenti ad altissima precisione a disposizione, progettazione per i big e ad personam, una consulenza tecnica di tutto rispetto, preventivi (anche gratuiti), posa in opera e sistema tintometrico, per essere sempre più al passo con l’estetica. Quasi ovvio che il riflettore principale sia acceso sulla sostenibilità.

Il timone ora è tenuto saldamente da Massimiliano Fulminis, che ha risposto alle domande di YouTrade e da sua moglie, Doriana Scipione, che continuano a costruire. Nell’intervista si sono raccontati, tra passato e futuro, con le idee ben chiare su quello che vogliono continuare a costruire.

Quando è stata fondata Plastica Vomano?

Siamo sul mercato della distribuzione dei materiali edili da quasi mezzo secolo.

Quali sono stati i gradini da salire per arrivare sino qui?

Tutto è partito dalle intuizioni imprenditoriali di mio padre, Ercole Fulminis. Negli anni abbiamo costantemente potenziato la nostra rete commerciale e ampliato le offerte, andando a occupare nuovi segmenti di mercato e diversificando prodotti e servizi.

Da chi è gestita oggi Plastica Vomano?

Da me e mia moglie, Doriana Scipione. Si è trattato di un processo graduale e ponderato. Siamo entrati in punta di piedi, utilizzando i primi anni di lavoro per acquisire le necessarie competenze tecniche e gestionali e padroneggiare appieno le dinamiche aziendali. Guidare un’organizzazione comporta pesanti responsabilità nei confronti di svariati stakholder: non ci si può improvvisare.

Come siete organizzati al vostro interno?

È un ambiente lavorativo che vogliamo rimanga il più famigliare possibile, ruoli e mansioni  sono ben definiti, ma ci impegniamo affinché tutti, amministrativi, commerciali, tecnici e collaboratori, mantengano una costante interazione, un quotidiano scambio di idee, un naturale confronto. Sono fermamente convinto che le sinergie siano indispensabili volani di creazione di valori.

Veniamo ai materiali edili: quali sono le tipologie più trattate?

Dipende molto dalle congiunture socioeconomiche.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescente richiesta di materiali ecosostenibili e tecnologicamente avanzati. La consapevolezza del consumatore si sta evolvendo rapidamente e vogliamo farci trovare sempre pronti.

Plastica Vomano abbina la fornitura di materiali a servizi come la progettazione chiavi in mano. Come siete arrivati a questo assetto?

È uno dei nostri punti di forza. Il processo è stato il risultato naturale dell’evoluzione aziendale. Da distributori di materiali, nel corso degli anni, abbiamo integrato l’organico aziendale con figure professionali addette alla progettazione degli ambienti interni e, con l’implementazione del centro di lavorazione legno dedicato alle strutture residenziali e commerciali, di professionisti strutturali.

Oggi, in sostanza, siamo in grado di assistere il cliente fin dalle prime fasi del progetto e occuparci di ogni aspetto, fino ad arrivare alla soluzione più consona alle esigenze del committente e pronta per essere utilizzata e vissuta.

Come opera il centro di lavorazione del legno e per quale tipo di prodotti?

È uno dei nostri fiori all’occhiello. È moderno e tecnologicamente avanzato e ci permette di realizzare qualsiasi struttura, anche la più complessa, con margini di errore pressoché nulli e tempi di consegna ridottissimi.

Ma con orgoglio sostengo che siano le risorse umane a fare sempre la differenza e i miei collaboratori me lo dimostrano quotidianamente.

Uno dei punti di forza è lo showroom. Come è organizzato?

Lo abbiamo completamente rivoluzionato tre anni fa, affidandoci e professionisti leader del settore, trasformandolo in un vero e proprio percorso sensoriale, con contaminazioni e richiami estetici che lo rendono davvero unico.

Tanto merito va a mia moglie che, dedicandosi al progetto con tutta se stessa, ha contribuito a un risultato davvero eccezionale.

Quando l’avete creato?

È stato durante uno dei giorni più difficili del 2020, in pena emergenza sanitaria, che nacque l’idea di tuffarci in questo innovativo progetto.

Ci sono voluti coraggio e fiducia, tanto coraggio e tanta fiducia, per investire e donare concretezza a un’idea, specie quando all’orizzonte le nubi erano dense e la speranza bisognava costruirsela in casa.

Siamo consapevoli degli sforzi sostenuti e di quanti ce ne riserveranno ancora i giorni a venire, ma siamo pronti. E consci di aver intrapreso la giusta strada. Vogliamo essere un minuscolo esempio di resistenza alle avversità e di sano e tenace spirito imprenditoriale italiano.

Il mondo delle finiture è molto diversificato: quali sono i prodotti più richiesti?

A cambiare non sono tanto le tipologie di prodotto, quanto le caratteristiche intrinseche. Le tendenze sono la bioedilizia e le nuove tecnologie, il rispetto per l’ambiente e l’efficienza energetica. E il design, le nuove forme, l’estetica applicata all’efficienza e al contenimento dei costi.

Non manca il reparto dedicato alla ferramenta…

Ci vantiamo di essere in grado di fornire imprese, artigiani e amanti del fai-da-te per ogni esigenza. Collaboriamo con i marchi più importanti del panorama mondiale. Oggi neanche le viti sono più quelle di una volta…

Trattate anche termoidraulica: con quale offerta?

Un’offerta completa, dai classici radiatori ai più complessi e sofisticati sistemi di riscaldamento e condizionamento.

E quali sono i prodotti più gettonati?

Quelli che permettono di risparmiare energia. Per i costi elevati delle materie prime e per l’attenzione all’ambiente

Come è organizzata, invece, l’area dedicata al colore?

Abbiamo un sistema tintometrico e collaboriamo con un’eccellenza italiana leader del settore. Grazie alla tecnologia, siamo in grado di realizzare colorazioni praticamente identiche a qualsiasi campione ci venga sottoposto. Si vuole la parete del bagno in tinta con le nuove tende appena comprate? Lo possiamo fare.

Non manca neppure il materiale elettrico: con quali prodotti?

Praticamente tutti. La vasta gamma in pronta consegna è uno dei nostri punti di forza.

Infine, chi lavora ha a disposizione l’abbigliamento tecnico. Quando l’avete introdotto?

Da tanti anni. Il rispetto delle normative che tutelano la sicurezza dei lavoratori è oggi abbinato a una varietà estetica che assimilano i Dpi a capi d’abbigliamento all’ultima moda.

Aderite a Gruppo Made: quanto è importante oggi far parte di una aggregazione commerciale organizzata? E quali sono i vantaggi e servizi che offre il network?

Entrare nel gruppo Made è stata una scelta azzeccatissima. Ci aiuta e ci sostiene nel rapporto con i fornitori, nella formazione di tutto il personale, è un punto di riferimento nelle sempre più complesse dinamiche lavorative.

Affrontare le nuove sfide del mercato sentendosi parte un grande gruppo specializzato rende più efficace e maggiormente efficiente il nostro lavoro.

Avete adottato il format Livingmade, cosa comporta e con quali riscontri?

Sì, ce lo hanno proposto, l’abbiamo studiato, l’abbiamo adottato. E funziona. Comporta poter usufruire di progettazione, idee e soluzioni appositamente implementati per il nostro settore: rappresenta un vantaggio competitivo importante. I riscontri sono quotidiani e tangibili.

Quali sono le principali aziende produttrici da cui vi servite?

Collaboriamo con i migliori marchi. Fortunatamente possiamo scegliere e selezionare i nostri partner ed è quello che facciamo.

In questo periodo quali sono le richieste principali dei clienti?

Prodotti nuovi dalla valenza estetica e dal concept innovativo, funzionali e affidabili.

Sono cambiate nel tempo?

Sì, le mutazioni dei gusti e delle richieste seguono i cambiamenti della società. Il nostro è un mercato in divenire e cerchiamo di farci sempre trovare pronti, tentando a volte anche di anticipare i tempi.

Come vi regolate per la logistica?

Abbiamo mezzi di proprietà che ci consentono la massima flessibilità e collaboriamo con spedizionieri che ci permettono di raggiungere qualsiasi zona. Se in passato la nostra clientela era locale, ora assistiamo a richieste e contatti provenienti da fuori regione e anche da oltre i confini nazionali.

Qual è la proporzione tra clienti professionali e privati?

È un bel mix di grandi imprese, privati e artigiani: forniamo strutture residenziali, ricettive, commerciali. Abbiamo cercato di organizzarci in maniera tale da poter soddisfare tutte le richieste, che sono differenti e richiedono competenze e servizi dedicati.

La differenza tra distribuzione specializzata e Gdo la fanno i servizi. Qual è la vostra offerta su questo aspetto?

Confezionare proposte su misura che si adattino alle specifiche esigenze. Standardizzare i servizi comporta una rigidità che vogliamo superare.

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Un team di professionisti offre supporto alla progettazione anche attraverso rendering 3D

Offrire servizi significa anche mettere a disposizione esperti, personale formato…

Non c’è dubbio. Per questo le nostre professionalità vengono continuamente supportate e formate, sia mediante processi interni all’azienda che esterni.

C’è un servizio che è più apprezzato dai clienti?

Credo sia la nostra costante attenzione, il nostro tentativo di mantenere un rapporto con la clientela che vada oltre le normali azioni commerciali. Attenzione alle loro esigenze, ma anche in supporto, per ciò che è nelle nostre possibilità, nei momenti di fisiologica difficoltà.

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Ingresso del magazzino edile

Si parla molto di edilizia sostenibile. Ma nella realtà è un tema che interessa ai clienti?

Sì, e in maniera crescente. La consapevolezza c’è, credo sia fondamentale continuare a coltivarla, sostenerla, supportarla. Non c’è altra strada, il futuro dipende dalle scelte dei singoli individui e noi vogliamo fare la nostra parte. È una responsabilità che sentiamo e non abbiamo alcuna intenzione di sottrarci ai nostri doveri che sono anche sociali.

di Alice Fugazza

Quel tricolore è una marcia in più

Simone Daneo (nella foto) è responsabile Marketing e Comunicazione del Gruppo Made.

Made porta avanti un programma di ristrutturazione dei punti vendita di tutti gli aderenti. Di che si tratta?

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Simone Daneo | Responsabile Marketing e comunicazione del Gruppo Made

Si tratta di un’operazione di rebranding, dove le rivendite che aderiscono al Gruppo affiancano al loro logo aziendale quello di Gruppo Made, in un processo più completo di ristrutturazione dell’immagine dell’intero punto vendita.

Un’operazione che ha lo scopo di evidenziare il senso di appartenenza, ma anche la riconoscibilità del marchio Made sul territorio.

Che cosa cambia nei rapporti con le rivendite aderenti al network?

Il rebranding serve a unire e a sentirsi più vicini agli altri colleghi per meglio condividere la filosofia del Gruppo.

Più che di cambiamento parlerei, quindi, di miglioramento dei rapporti nella loro globalità dove il minimo comun denominatore è l’approccio glocal al mercato per dare a ogni rivendita il massimo sostegno sulla base delle caratteristiche del suo mercato, potendo comunque sfruttare i vantaggi di far parte di un Gruppo di livello nazionale.

È un’iniziativa che ha coinvolto anche Plastica Vomano?

Certamente, Plastica Vomano, ha accolto con molto favore questa iniziativa, proprio perché contribuisce in modo sostanziale a collegare l’azienda al Gruppo, che ha una visibilità in continuo aumento a livello nazionale.

Plastica Vomano è una delle eccellenze del nostro Gruppo. Dispone di una show-room molto bella, sviluppata con Gruppo Made, ma tutta l’organizzazione generale le permette di sfruttare nel modo migliore i vantaggi di una insegna comune, soprattutto nella comunicazione al mercato.

L’iniziativa prevede anche servizi di marketing avanzato. Di che tipo?

In primo luogo parliamo di comunicazione. Il principale compito del gruppo è promuovere l’attività dei propri aderenti sia sul territorio, sia a livello di immagine generale, offrendo tutti gli strumenti di comunicazione tradizionale e della piattaforma social che raggiungano lo scopo. Ricordo che Made è l’acronimo di marketing avanzato per la distribuzione edile.

Poiché il marchio è il primo strumento di individuazione dell’attività commerciale, e il Gruppo sta investendo moltissimo in questo senso, ecco che il ritorno di immagine favorisce Plastica Vomano, così come tutte le altre rivendite aderenti.

Inoltre, il gruppo offre a tutte le rivendite che hanno aderito alla campagna di rebranding la possibilità di effettuare operazioni mirate sul territorio, sia utilizzando i canali social, sia usufruendo del sito internet aziendale.

Riguarda anche le attività digitali?

Il processo di digitalizzazione delle varie componenti dell’attività delle rivendite Made è un altro dei cardini del programma del gruppo.

Mettiamo già a disposizione dei nostri aderenti strumenti di controllo digitale per la gestione d’impresa, per la gestione delle scorte e il controllo costante delle giacenze di magazzino.

Abbiamo anche adottato la gestione digitale dell’aggiornamento dei listini in tempo reale, attraverso una codifica dedicata.

Il nuovo logo sottolinea i colori della bandiera nazionale. È anche un modo per distinguersi dalla concorrenza?

Sì, perché il Gruppo Made fa dell’italianità una delle sue bandiere. Per noi l’italianità è anche sinonimo di artigianalità, accoglienza, anche genialità. Insomma, un valore aggiunto.

Un aspetto che ci distingue certamente e che, a quanto pare dai numerosi, recenti ingressi, ci rende anche preferibili, perché molti imprenditori nazionali si riconoscono in questi valori, in queste caratteristiche.

Ci sono iniziative in programma per il 2024?

Gruppo Made il prossimo anno festeggia i 20 anni di attività, quindi una ricorrenza importante, che cercheremo di celebrare nel migliore dei modi.

Abbiamo già previsto due convegni nazionali, uno strettamente riservato a tutti gli aderenti e un secondo dedicato ai nostri fornitori. Ci saranno anche altre iniziative che però, al momento, sono ancora in fase di studio.

La fine del superbonus si fa sentire?

A livello nazionale certamente sì, anche se non tutte le rivendite che aderiscono al nostro gruppo hanno avuto a che fare in modo preponderante con il mercato del superbonus, ottenendo comunque risultati lusinghieri. Però è chiaro che ci dobbiamo aspettare una flessione che dovrebbe ricondurre il mercato ai valori di quattro o cinque anni fa.

Numeri che, comunque, non erano particolarmente negativi. Rimangono da valutare gli effetti del Pnrr sul mercato dell’edilizia, che potrebbero rendere meno pesante la comunque attesa contrazione del mercato.

Però siamo pronti ad affrontare anche eventuali flessioni congiunturali, e lo facciamo con le nostre armi preferite: la serietà e la competenza professionale delle nostre rivendite, gli strumenti per una gestione moderna ed efficiente dei punti vendita, la formazione tecnica e di cultura d’impresa, la selezione costante dei fornitori che non solo offrono prodotti di avanguardia, innovativi e certificati, ma che anche nei loro cicli produttivi riservano molta attenzione al rispetto per l’uomo e per l’ambiente. Anche questo significa far parte di Gruppo Made.

Canon Italia, il condominio si può stampare

Canon

Canon Italia è stata tra i protagonisti del Made Expo con le sue applicazioni di stampa digitale per i professionisti dell’architettura e del mondo delle costruzioni.

Stampanti multifunzione per grande formato

In fiera l’azienda ha mostrato le sue più recenti stampanti multifunzione per grande formato imagePrograf Tm pensate per gli operatori del building, in grado di produrre un’ampia varietà di applicazioni di stampa, dai disegni Cad e Gis, ai poster, fino ai materiali promozionali per i punti vendita.

«Performance Riprogettate è il claim scelto per Made Expo, un appuntamento che ci vede ancora una volta impegnati a sostenere con la nostra tecnologia i cambiamenti in atto nei settori dell’architettura, ingegneria e design», ha affermato Marco Dusi, Product group Marketing Manager di Canon Italia.

«Oggi i professionisti sono sempre più concentrati sulla realizzazione di progetti sostenibili, per i quali necessitano di strumenti in grado di combinare elevate prestazioni e qualità di stampa, con processi di lavoro intuitivi e in grado di assicurare rapidità, aumento della produttività e abbattimento dei costi esterni. Tutte caratteristiche che ritroviamo nella nuova serie imagePrograf Tm e negli altri modelli portati in fiera, concepiti per contribuire alla costruzione dei nuovi scenari progettuali».

Zero emissioni per pitture green di Mapei

Mapei
Mapei pitture green

Per l’edizione 2023 di Made Expo, Mapei ha puntato l’attenzione sulla Linea Zero pitture green, un’offerta sempre più ricca di prodotti le cui emissioni di Co2 sono compensate con l’acquisto di crediti di carbonio certificati per supportare progetti di energia rinnovabile e protezione delle foreste.

Linea Zero Pitture Green

Nella linea entrano a far parte anche Silancolor Pittura, pittura silossanica igienizzante, traspirante e idrorepellente ideale per il completamento dei cicli di risanamento delle murature soggette a umidità, ed Elastocolor Pittura, prodotto elastomerico igienizzante e anti-fessurazione che completa i cicli di protezione dalla carbonatazione delle strutture in calcestruzzo.

Mapei
Pitture green Silancolor e Elastocolor

 

Tutte le novità

Tra le novità dei prodotti Zero c’è anche la gamma Mape Antique NHL, che offre agli esperti la possibilità di utilizzare prodotti compensati negli interventi su edifici di pregio storico e architettonico per un restauro responsabile e sostenibile, e Mapelastic Guard Zero, malta cementizia bicomponente elastica per la protezione di grandi opere in calcestruzzo.

Inoltre, in anteprima a Made Expo, l’azienda ha presentato Mapeproof FBH, membrana impermeabilizzante in Hdpe accoppiata a un tessuto non tessuto, che, unitamente agli accessori di sistema e alle membrane adesive in post getto integra e completa gli altri sistemi di impermeabilizzazione per strutture interrate dell’azienda.

Una volta eseguito il getto di calcestruzzo, Mapeproof Fbh aderisce indissolubilmente al getto stesso e rimane adeso nel tempo, senza alcuna migrazione laterale dell’acqua tra la struttura di fondazione e il manto; inoltre costituisce un’efficace barriera all’acqua di falda, all’umidità del terreno e ai gas radon e metano.

Infine, per le facciate Mapei ha introdotto la nuova linea Mapetherm Materia che consente di realizzare interessanti effetti estetici in abbinamento al fondo rasante elastico Mapetherm Flex Rp, mantenendo eccezionali caratteristiche di resistenza alla grandine e agli eventi climatici estremi.

Il colore è stato protagonista anche della mazzetta EXtra colour espressamente studiata per gli esterni: una collezione di 315 tinte che, grazie all’utilizzo di pigmenti dalle elevate prestazioni di resistenza ai raggi UV e agli agenti atmosferici, si mantengono inalterate a lungo nel tempo. EXtra colour è organizzata in 45 gruppi cromatici, ciascuno declinato in sette tonalità che vanno dalla più tenue alla più intensa.

De Faveri, controtelai per l’intonaco

De Faveri
Controtelaio per l'intonaco
De Faveri
Controtelaio per l’intonaco

Al Made Expo 2023 DeFaveri ha presentato l’innovativa versione dei controtelai monoblocco specifici per la finitura a intonaco, oltre a soluzioni per la coibentazione del foro finestra e i prodotti della Linea Expert pensati per i professionisti.

Tutte le proposte DeFaveri sono pensate per rendere gli edifici più efficienti, per ridurre consumi e per rendere migliori gli spazi abitativi.

Oltre alle innovative soluzioni per il foro finestra, l’azienda ha presentato anche la nuova comunicazione del marchio, un percorso che ha portato l’azienda a rinnovarsi mettendo in luce i punti di forza di una storia che ha sorpassato i 60 anni.