La sostenibilità che passa dalle strutture ricettive

Quanto sono sostenibili gli alberghi? Dipende. In media, se si considera l’insieme dei servizi di pulizia, climatizzazione e utilizzo delle camere non sembra che gli hotel, con le dovute eccezioni, siano particolarmente votati alla sostenibilità. La sensibilità degli utenti, però, sta cambiando.

Secondo il Sustainable Travel Study di Expedia, che ha interrogato 11mila viaggiatori in 11 mercati di riferimento, le persone sono sempre più orientate verso un turismo sostenibile.

Tra gli intervistati disposti a pagare cifre più alte pur di rendere green i propri viaggi, il 51% sceglierebbe soluzioni di alloggio sostenibili e attività ed esperienze eco-friendly.

Così aumenta il numero di strutture di accoglienza che cercano di venire incontro alle esigenze dei clienti, seppure spesso si tratti di green washing.

Perché un vero hotel sostenibile è una struttura che prevede soluzioni nel rispetto dell’ecosistema ambientale, basato su scelte ecologiche, ed è costruito con materiali naturali o ecosostenibili, riscaldato con soluzioni di climatizzazione passiva e in cui tutto, dagli arredi ai servizi offerti agli ospiti, dal cibo alla gestione dei rifiuti, è a ridotto impatto ambientale.

In ogni caso, anche i piccoli segnali non sono da sottovalutare: a volte è il primo passo per comprendere che l’edilizia green e, più in generale, una maggiore sensibilità per l’ambiente può essere implementata senza drammi.

È il caso, per esempio, dell’adozione di key card in legno. D’accordo, è solo un piccolo passo, ma è importante. Tutti gli hotel che non siano vecchie strutture a conduzione familiare utilizzano da tempo le chiavi elettroniche, tessere di plastica con le dimensioni di una carta di credito che servono per l’accesso alle camere e, quasi sempre, per consentire l’accensione delle luci, un ottimo modo per evitare che l’utilizzatore della camera lasci le luci accese in sua assenza.

Le tessere sono, appunto, di plastica. E, visto che i clienti spesso si dimenticano di restituirle oppure le perdono e, comunque, sono oggetto di una veloce obsolescenza, le key card costituiscono anche un rifiuto non riciclabile. E non si tratta di poco: nel 2022 il numero di tessere di plastica utilizzate dagli hotel come chiavi magnetiche è stato di circa 3 miliardi.

Da questa considerazione una sempre più numerosa serie di hotel hanno iniziato a utilizzare chiavi diverse, in legno. L’idea si è diffusa ed è stata adottata anche da grandi catene come Peninsula Hotels, Ritz-Carlton, Four Seasons, Mandarin Oriental, St. Regis Resort, Oberoi. Alberghi di lusso che hanno deciso di cambiare sistema per sostituire la tradizionale key card in plastica, come segno dell’attenzione all’ambiente.

Il cambiamento, da un punto di vista tecnologico, è abbastanza semplice. Le key card in plastica funzionano grazie all’utilizzo di un microchip Rfid, che dialoga con il meccanismo di apertura della porta e il sistema di illuminazione.

Questo microchip può essere facilmente installato anche su un rettangolo di legno, per essere riprogrammato ogni volta che arriva un nuovo cliente. La tessera di legno funziona esattamente come quelle in plastica, quindi non ci sono controindicazioni.

L’unica differenza è che le tessere in legno devono essere utilizzate in modalità contactless, cioè a sfioramento, invece di essere inserite in una feritoia dove spesso è installato il lettore del chip Rfid.

Di Paolo Caliari

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