Il 90% degli italiani in allarme per l’inflazione

Nove italiani su dieci prevedono di dover mettere in atto qualche strategia per ridurre l’impatto dell’inflazione sulle proprie finanze, il 39% pensa di tagliare i consumi, il 37% farà attenzione agli sprechi, comprando lo stretto necessario, e il 32% acquisterà prodotti meno costosi o in promozione.

I dati risultano da una rilevazione realizzata da Ipsos in collaborazione con Federdistribuzione. L’indagine indica la crescente preoccupazione degli italiani per il proprio bilancio familiare e sulle prospettive di incremento del costo della vita (+5,7% l’indice generale su base annua a febbraio 2022): traccia un quadro chiaro di come l’inflazione e lo spettro della guerra impattino su aspettative e comportamenti d’acquisto, tra preoccupazione per la propria situazione economica e per quella di tutto il Paese. Il tema dell’aumento dei prezzi, in particolare, è ormai da qualche mese al centro del dibattito pubblico: dal rilevamento Ipsos emerge che l’86% degli italiani conosce l’argomento e il 37% si dichiara molto informato. Rispetto alle attese, a marzo 2022, sono aumentati più delle aspettative soprattutto i prezzi dei prodotti alimentari e le spese legate all’auto; nessuna sorpresa invece per gli incrementi sui costi dell’energia: temuti ed effettivamente registrati dalle famiglie. Restano invece inferiori alle previsioni i rincari di telefonia, elettrodomestici, intrattenimento e abbigliamento.

Il 75% degli intervistati si dice preoccupato per l’impatto del caro vita sul bilancio familiare (+8% rispetto a ottobre 2021). Il 48% del campione dichiara di essere poco soddisfatto (31%) o per niente soddisfatto (17%) della propria situazione economica. A comporre la fascia degli insoddisfatti sono soprattutto donne fra i 35 e i 54 anni e cittadini residenti al Sud e isole. Le cause di questo stato vengono imputate per il 55% all’aumento del costo della vita, che rende sempre più faticoso far quadrare i conti, e per il 34% a motivi legati al lavoro (incertezza contrattuale, riduzione o perdita del lavoro).

E alle preoccupazioni legate ai rincari si sommano quelle suscitate dalle tensioni internazionali di cui è difficile prevedere l’evoluzione e la durata. Secondo il Monitoraggio del sentiment dell’opinione pubblica rispetto alla guerra in Ucraina, infatti, il 45-46% degli italiani temono le ripercussioni economiche sia sul proprio bilancio personale che sul Sistema Paese e uno su tre si preoccupa per la possibilità di una partecipazione diretta dell’Italia nel conflitto. E in questo delicato quadro la speranza lascia spazio all’incertezza, che interessa il 78% degli italiani (+10% rispetto al 28 febbraio). La paura legata alla situazione ucraina per ora però non si traduce in azioni drastiche, come la corsa a fare scorte alimentari o al ritiro di contante, ma in una sostanziale prudenza ad affrontare acquisti rilevanti.

Per far fronte alla tendenza inflattiva, infatti, gli italiani metteranno in atto diversi mix di azioni: cercheranno prevalentemente di contenere i consumi nelle categorie di spesa non primarie (energia, auto, consumi fuori casa, intrattenimento), mentre nei beni alimentari e per la cura della persona punteranno sulle soluzioni più economiche prima di arrivare al razionamento degli acquisti. Nell’abbigliamento le due azioni saranno portate avanti in maniera parallela.

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