Concorrenza, Finco in campo contro il Consiglio di Stato

Finco in campo contro il Consiglio di Stato. L’organismo ha funzioni di consulenza giuridico-amministrativa per Governo, Camere e Regioni, mentre diventa un organo di giurisdizione amministrativa preposto alla tutela degli interessi legittimi, e in particolari materie, indicate dalla legge, anche dei diritti soggettivi dei privati nei confronti della pubblica amministrazione italiana.

Una nota del direttore generale di Finco, Angelo Artale, accusa però il Consiglio di Stato di voler depotenziare le Linee Guida Anac. Il riferimento è al Parere del Consiglio che sospende il giudizio sulle Linee Guida sugli affidamenti in house di contratti per oggetto lavori, servizi o forniture disponibili sul mercato in regime di concorrenza ai sensi dell’articolo 192, comma 2, del Codice dei Contratti. 

«Ora, fino a quando a essere contrarie alla concorrenza sono le aziende dei servizi pubblici locali e le Amministrazioni proprietarie, è cosa comprensibile anche se non certo giustificabile, ma quando mostra di esserlo di fatto il principale Consesso giuridico della Nazione è un segnale dirompente», nota Artale. «Una certa idiosincrasia per la concorrenza rende logico il fatto che non si riesca a licenziare in tempi utili ed in modo incisivo la Legge annuale sulla concorrenza e danneggia tutta la vicenda economica del Paese, con grave nocumento peraltro della qualità progettuale e realizzativa delle opere in ambito Pnrr, ma in particolare danneggia le piccole imprese, colonna della Nazione. Mentre vediamo il tempo e le risorse dei nostri politici, anche a livello apicale, impegnati su partite che avrebbero da tempo dovuto essere chiuse, per un fatto etico, oltre che economico. Pensiamo, per tutte, ad Alitalia ed a Monte dei Paschi, ma pensiamo anche alle centinaia di Tavoli di crisi aperti molto spesso per tenere in vita aziende senza speranza attraverso misure di puro ordine sociale. E di cui occorrerebbe sapere come si sono chiusi e con che costi ad uno, due e tre anni data».

In tale contesto, è il ragionamento di Finco, secondo il Consiglio di Stato non ci sarebbe motivo di intervenire sul tema in questo momento, anche alla luce delle imminenti modifiche legislative, in materia di appalti, poiché l’Istituto giuridico di cui trattasi (in house, che è un modo elegante per dire che si assegna il lavoro a sé stessi) parrebbe piuttosto «stabilizzato nell’elaborazione giurisprudenziale» e visto che sia la Corte di Giustizia che quella Costituzionale «non sembrano aver evidenziato problematiche talmente rilevanti da indurre inevitabilmente all’introduzione urgente di indirizzi non normativi ampliativi del campo applicativo dell’obbligo motivazionale».

«La Sezione del Consiglio di Stato che sospende la pronuncia del Parere nelle more degli approfondimenti richiesti ipotizza anche di chiedere la posizione in merito del Mims e della Presidenza del Consiglio. Quanto tempo ancora su un tema così urgente e delicato?», conclude Artale. «Dire che si stanno per rivedere le regole generali non è motivo sufficiente per accantonare una linea guida già pronta e che, nel frattempo, potrebbe essere utilmente approvata. Confidiamo che Anac per parte sua vorrà controdedurre quanto prima e ci mettiamo da subito a completa disposizione, come Federazione, per corroborare le preoccupazioni dell’Autorità che le nostre 17 mila imprese vivono sulla propria pelle. E non può certo costituire una consolazione il fatto che anche oltralpe abbiano la tendenza a questa “avversione”: è di pochi giorni fa la notizia che il Presidente Macron non ha rinnovato l’incarico alla Presidente dell’Antitrust francese, Isabelle de Silva, scettica sui campioni nazionali e troppo “pro-concorrenza”. In questo caso mal comune non è mezzo gaudio».

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