L’addio al superbonus e l’eutanasia per i restanti incentivi per fortuna non ha provocato, almeno per ora, quel crollo del mercato che tutti temevano e qualcuno (Ance, parliamo di te) pronosticava. Il settore edilizio italiano si trova a fare i conti con un fenomeno più profondo e strutturale: il calo demografico.
Ma, certo, la pacchia è finita. Le nubi che si addensano all’orizzonte, però, non sono legate solo allo sboom del dopo-ebbrezza fiscale. E, a ben vedere, neppure alla nefasta guerra dei dazi che, comunque, bene non fa.
Chi si occupa di edilizia, chi costruisce o vende materiali e servizi, dovrebbe essere più preoccupato di quello che succede nelle case degli italiani. O, più correttamente, quello che non succede tra le lenzuola.
Perché non si riflette abbastanza su un dato: gli italiani fanno sempre meno figli. D’accordo, è un fenomeno noto, di cui abbiamo già parlato. Ma questo dovrebbe preoccupare ancora di più, visto che nulla è cambiato.
Certo, i vari esecutivi hanno disposto qualche aiuto per chi fa figli, ma gli incentivi di qualche migliaio di euro, come sa chi deve pagare la retta mensile di un asilo, si vaporizzano in breve tempo e non convincono ad affollare le culle.
Insomma, il fenomeno, che per la verità non è solo italiano, è un dato preoccupante non solo per motivi patriottico-culturali, ma per la stessa economia. Meno popolazione significa meno consumi e meno costruzioni nel residenziale.
C’è poco da scherzare: per il 2024 l’Istat ha registrato una popolazione residente in Italia di 58,93 milioni di persone, 37 mila in meno rispetto all’anno precedente.
Qualche migliaio di abitanti su tutto il paese non cambia gli equilibri, ma il problema è che il calo demografico prosegue ininterrottamente dal 2014.
Un altro dato che fa riflettere la filiera dell’edilizia è che la tendenza non è uniforme sul territorio. Al Nord la popolazione è risultata in lieve crescita (+1,6 per mille), mentre il Centro (-0,6 per mille) e soprattutto il Mezzogiorno (-3,8 per mille) hanno registrato un calo. Un dato che si riverbererà inevitabilmente sul mercato immobiliare, anche se sul lungo periodo.
Nello specifico, gli aumenti maggiori delle nascite sono concentrati in Trentino-Alto Adige e Emilia-Romagna (+3,1 per mille) e Lombardia (+2,3 per mille). Alla sera, invece, impazza la televisione in Basilicata (-6,3 per mille) e Sardegna (-5,8 per mille).
di Federico Mombarone