Un’arena tutta green per i gladiatori dell’edilizia

Soddisfare i bisogni è diventato come combattere in un’arena, all’interno della quale i rivenditori edili sono dei veri gladiatori.

Nell’antica Roma i gladiatori erano suddivisi in categorie, a seconda del loro sistema di combattimento. Per esempio, i Reziani combattevano con attrezzi da pescatore, una rete munita di pesi per avvolgere l’avversario, un tridente e un pugnale. Spesso erano opposti ai Secutores, gli inseguitori, cosiddetti perché la loro tattica era quella di inseguire gli avversari, con movimenti molto dinamici per evitare di cadere nelle loro reti.

Invece, nelle arene dei mercati odierni i gladiatori sono abituati a combattere all’interno della propria categoria: rivenditori contro altri rivenditori, produttori contro altri produttori e, aimè, rivenditori contro produttori. 

Questo succede perché immaginiamo l’arena circoscritta al solo settore edile, dove gli spettatori entrano per soddisfare un bisogno connesso strettamente all’edilizia. Ebbene, non è più così, almeno secondo Interbrand, una delle società di consulenza più famose al mondo, conosciuta per il Best Global Brands, lo studio sui marchi di maggior valore, in base al quale prende forma la classifica capitanata da Apple #1, seguita a distanza da Gucci #32, primo degli italiani.

In sostanza, Interbrand afferma che non è più una battaglia di prodotti (anche se non lo è mai stata) e neanche di settori. Da ora in poi prevarranno i bisogni dei clienti, i quali cercheranno soddisfazione in maniera sempre più trasversale ai settori, grazie all’e-commerce, ai social e alla velocità con la quale i trend nascono e si diffondono nell’era digitale.

Prendiamo, per esempio, il tema dei cambiamenti climatici, un argomento caldo in tutti i sensi, con ampi spazi quotidiani sui media. A luglio si è svolto il sedicesimo G20 a Napoli e, purtroppo, per la sedicesima volta i grandi della terra non hanno preso impegni vincolanti, per riuscire a contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi nel 2030. Un obiettivo cruciale che non sarà raggiunto, a meno di improbabili sorprese alla prossima Cop26 di Glasgow, in calendario a novembre.

Quindi, nei prossimi anni le conseguenze dei cambiamenti climatici aumenteranno e con esse il bisogno di sostenibilità delle persone. Anche se il G20 non ha preso impegni vincolanti, dal comunicato finale emergono le preoccupazioni per le conseguenze dei cambiamenti climatici, dovuti alla perdita di biodiversità, alle emissioni, al degrado del suolo, alla desertificazione, al declino della salute del mare, all’uso insostenibile di acqua dolce e altre risorse naturali.

Ma la cosa più interessante del documento è la citazione al contributo scientifico del Report Workshop Ipbes 2020 su Biodiversità e pandemie. Uno studio focalizzato su tre concetti importanti. Il primo riguarda la relazione diretta tra cambiamenti climatici e pandemie. Il secondo, l’esistenza di almeno 850 mila virus potenzialmente pandemici. Il terzo stima il costo della prevenzione delle pandemie un centesimo del costo di risposta. Sono questi aspetti a preoccupare i politici, perché lo spettro di un’altra pandemia, mentre ancora lottiamo con il covid-19, fa paura e spingerà i governi a incentivare il mercato della sostenibilità.

L’Ue lo ha dichiarato assumendo l’impegno di ridurre le emissioni di carbonio del 55% entro il 2030. Tra i vari obiettivi ci sono le aree urbane, per rendere le città più green, attraverso la mobilità sostenibile e l’efficienza energetica.

Questa è un’arena dove i giochi sono già iniziati. Da una parte ci sono sempre più incentivi per la mobilità sostenibile, dall’altra quelli per un’edilizia sostenibile, tra i quali l’Ecobonus. Entrambi gli interventi soddisfano il bisogno di sostenibilità, ma quanti saranno disposti a soddisfarlo con un’auto elettrica e una casa ristrutturata allo stesso tempo?

Ecco perché, tutto d’un tratto, il settore edilizia si trova a combattere in una nuova arena competitiva, dove incontra un nuovo concorrente diretto: il settore automotive.I gladiatori dell’edilizia dovranno usare nuove tattiche di combattimento, se vorranno convincere le persone ad acclamarli nell’arena, ristrutturando casa, invece di acclamare i concessionari di automobili, rinnovando il parco auto.

Considerando l’attaccamento degli italiani alle automobili, il rischio di ricevere un pollice verso è elevato. Produttori e rivenditori dovranno smettere di incrociare i loro gladii (le spade) tra di loro e pensare a una strategia comune, per dimostrare alle persone che è preferibile avere una casa sostenibile, prima di acquistare un’auto elettrica. D’altronde, cosa te ne fai di un’auto elettrica, se non hai una casa sostenibile dove ricaricarla?

di Marco Buschi, esperto  di marketing e copywriting a risposta diretta in edilizia (da YouTrade n .121)

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