Edilizia: pronti alla rivoluzione green?

Insieme al Governo Draghi è nato il ministero della Transizione ecologica. È il vecchio ministero dell’Ambiente al quale sono state affidate alcune competenze del ministero dello Sviluppo economico.

In apparenza un cambiamento più  formale che sostanziale, sottolineato dalla scelta di un sostantivo poco adatto alla circostanza: transizione. Un termine che indica il passaggio da una situazione a un’altra, che sarebbe di buon auspicio, se parlassimo di fisica, dove è usato per definire la transizione da uno stato all’altro della materia.

Infatti, il passaggio dallo stato liquido a quello solido è un fenomeno tangibile, percepito da tutti come un cambiamento importante. Ma quando il termine transizione è utilizzato dai politici, le percezioni cambiano, perché influenzate dai tanti Governi di transizione, formati durante la crescita della nostra giovane Repubblica. Tutti Governi provvisori e di durata limitata.

Di conseguenza, la sensazione è che la transizione ecologica possa essere provvisoria e di breve durata. Poco felice, risulta anche la scelta dell’acronimo del neo-nascituro ministero: Mite. In questo momento abbiamo bisogno di azioni tutt’altro che miti, servono decisioni aggressive e grande determinazione.

Se i politici fossero stati più audaci e comunicativi, avrebbero scelto il termine rivoluzione, perché è di questo che si tratta. Infatti, l’Unione Europea ha stabilito che all’Italia saranno assegnati 222,1 miliardi del recovery plan, quasi un terzo del totale. Di questi, circa 70 miliardi saranno destinati alla transizione ecologica, la quale prevede una spesa di 22,26 miliardi per l’efficienza energetica e riqualificazione edilizia. Inoltre, dovranno essere spesi entro cinque anni. Ecco la vera rivoluzione.

Di fatto, la pandemia sta costringendo l’Italia a semplificare l’apparato burocratico e velocizzare l’iter per gli appalti. Sarà un cambiamento incredibilmente rapido, perché è in arrivo una valanga di soldi, in grado di spazzare via chiunque voglia opporsi.

La cosa ancora più interessante, è che i Governi vogliono usare la rivoluzione ecologica come vettore, per riportare in orbita le economie devastate dalla pandemia. Anche gli Stati Uniti hanno fatto dietrofront, dando un calcio alla politica trumpista.

E siccome il caso non esiste, significa che quanto sta accadendo a livello politico istituzionale, è espressione del reale bisogno delle persone, stanche di assistere ai disastri ambientali e sempre più convinte di voler salvare il mondo.

Le prove di tutto questo sono sotto i nostri occhi. Ce le fornisce il settore che, più  di ogni
altro, prospera sui bisogni delle persone, la pubblicità  dei beni di consumo, come gli alimentari, le automobili o l’abbigliamento.

Una buona spesa può cambiare il mondo. Lo riconoscete? È lo slogan di Coop nello spot in cui i carrelli della spesa sono i protagonisti. A chi sembra solo un esercizio di creatività, provi a pensare alle recenti pubblicità del settore automobilistico. Ne esiste ancora qualcuna su automobili non elettriche o ibride? Eppure, solo il 16% delle auto vendute lo sono.

Anche il settore della moda e dell’abbigliamento usa, sempre più  spesso, il tema ambientale nella comunicazione. Soprattutto i brand casual e di largo consumo, quali Levi’s e H&M. Chi pensa che il loro target sia troppo giovane per interessare un rivenditore edile, si sbaglia di grosso.

È vero, queste marche si rivolgono prevalentemente alla generazione Z, i cosiddetti zoomer, nati tra il 1990 e il 2010. Oppure alla generazione successiva (Alpha), alla quale appartengono i figli dei Millennials. Ma non è un caso.

Queste sono le generazioni che hanno iniziato a scioperare per il clima e adesso vincono le cause, contro gli Stati, in tribunale. Infatti, sono più di mille le cause in corso nel mondo, in relazione ai cambiamenti climatici. Per lo più intentate da giovanissimi cittadini, contro i Governi accusati di non fare abbastanza per proteggerli dai cambiamenti climatici (fonte il Post e un recente servizio sul Tg1).

Che ci crediate o no, i giovani stanno cambiando il mondo e lo fanno mettendo gli adulti con le spalle al muro. Se sono capaci di portare i Governi in tribunale, possono condizionare le scelte di consumo delle loro famiglie, anche quelle per la riqualificazione edilizia.

A questo punto, la domanda a cui dobbiamo rispondere è la seguente: sto facendo  abbastanza per soddisfare i bisogni green delle nuove generazioni? La risposta la formuliamo attraverso le nostre scelte. Cosa scegliamo di dire o non dire. Su quali aziende puntiamo e quali, invece, non trattiamo. Quali prodotti esponiamo e quali no.

Se le nostre scelte non saranno focalizzate sullo sviluppo sostenibile, i cambiamenti climatici, il dissesto idrogeologico, oppure sull’economia circolare, rischiamo di rimanere fuori dal gioco e perdere la partita.

Perché come ogni bravo giocatore di carte sa benissimo, le carte che peschiamo dipendono dalla fortuna, ma quelle che scartiamo dipendono dall’abilità del giocatore. Così come con uno scarto possiamo cambiare le sorti di una partita a carte, con uno scarto possiamo cambiare il mondo.

di Marco Buschi, esperto di marketing e copywriting a risposta diretta in edilizia (da YouTrade n. 119)

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