Superbonus, la distribuzione edile raccoglie meno del dovuto

Parliamo ancora una volta di superbonus, anche se non c’è molto da dire. E allora, penserete voi, perché parlarne? Il motivo, molto banalmente, è che su questa misura incentivante ci abbiamo puntato un po’ tutti, ma la realtà, come immagino possa testimoniare la platea dei rivenditori edili, è molto differente dalle attese. Si potrebbe anche discorrere dello sconto in fattura (50%), un’altra misura che pochissimi si fidano a utilizzare, più che altro per l’incertezza sulla tempestività dei rimborsi.

Da queste premesse, parrebbe che la distribuzione edile sia refrattaria a utilizzare gli incentivi fiscali come leva per la crescita. Per niente: se il superbonus per ora, nella quasi totalità dei casi, fa solo perdere tempo alla rivendita edile perché il cliente finale è convinto che la ristrutturazione della sua casa la debba pagare il rivenditore, lo sconto in fattura viene utilizzato come strumento di marketing, di promozione delle vendite.

Poi, bisogna avere le spalle un bel po’ coperte per sostenere il 50% dell’immediato, mancato introito, in attesa che arrivi il rimborso, ma rispetto al Superbonus, lo sconto in fattura è un solluchero. Farà comunque piacere sapere che, alla fine di marzo, sono stati realizzati interventi per circa un miliardo di euro, relativamente al 110%.

Mi viene in mente un libriccino di moda un po’di anni fa, dal titolo: Chi ha mangiato il mio formaggio? È il caso di andarselo a rileggere, perché sicuramente ci siamo persi qualcosa.

Chiacchierando come di consueto con voi lettori distributori, mi par di capire che i problemi in questo momento siano, se possibile, altri. Innanzitutto, la parte bella del problema: il lavoro c’è. Sono apparsi cantieri un po’ ovunque, da nord a sud. Tanto per cambiare, però, la distribuzione edile non riesce a raccogliere una quota significativa di questo frizzante mercato.

Un po’ per i demeriti già più volte segnalati, cui si aggiungono due new entry: l’aumento che parrebbe immotivato delle materie prime (mi riferisco principalmente a ferro, legname, isolanti); una difficoltà da non credere ad approvvigionarsi: ciò che prima ordinavi e arrivava dopo un paio di settimane, ora prevede tempistiche che arrivano anche a quattro mesi, peraltro senza avere idea di quanto il materiale costerà alla consegna. 

Morale, molti distributori hanno ordini che non riescono a soddisfare, oltre a preventivi da aggiornare in continuazione. Forse potremmo girare il quesito ai produttori e magari avremmo anche una risposta, ma credo che la concorrenza della produzione alla distribuzione si sia in certi ambiti esacerbata.

Senza contare che certe situazioni di mercato favoriscono la speculazione. Pare infatti che i «cappottisti», tanto per fare un esempio, abbiano più o meno raddoppiato il costo al metro quadrato. Una sorta di «bolla cappottosa», ma pensa te.

Insomma, il mercato si muove, scomposto e nervoso quanto si vuole, maleducato e beffardo più del dovuto, ma la distribuzione edile nella maggioranza dei casi rimane immobile, o comunque raccoglie meno di ciò che le potrebbe spettare. Per contro, oltre alla ristrutturazione, strettamente legata agli incentivi, anche il mercato del nuovo comincia a dare interessanti segnali di vita.

Il mutamento dei valori in campo, la lotta all’erosione delle altrui quote di mercato, indica che la Gdo comincia a portar via alle rivendite, in modo crescente, anche i piccoli lavori di ristrutturazione che fino a qualche tempo fa erano il terreno di caccia preferito dei distributori edili.

E poi, i cantieri di considerevoli dimensioni prevedono sempre più l’utilizzo di imprese in subappalto, che in genere arrivano da non si sa dove. Gli acquisti le medie e grandi imprese li fanno direttamente alla fonte, e il rivenditore che vede spuntare cantieri come funghi attorno al suo magazzino fa fatica a vendere un mattone o una qualsivoglia attrezzatura.

Ce la possiamo raccontare come vogliamo, e ce la possono raccontare come vogliono, ma dopo una crisi come quella che abbiamo vissuto (più di una, a dire il vero) ognuno si guarda prima allo specchio e poi in casa, e si comporta come meglio gli conviene. Alla fine, l’etica è una bella cosa, l’idea di sopravvivenza, fomentata da ragionevoli preoccupazioni di natura più che altro sociale, ancora di più.

 

di Roberto Anghinoni (da YouTrade n. 118)

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