Speciale Isolamento: come riconoscere il vero cappotto

Il superbonus è una super occasione per trasformare una casa energeticamente colabrodo in un’abitazione confortevole e risparmiosa. Ma c’è modo e modo per raggiungere l’obiettivo. Cortexa, progetto associativo che ha lo scopo di informare correttamente sul sistema a cappotto, le idee chiare ce le ha. Ma ha anche la preoccupazione che, nell’euforia della corsa agli incentivi, non tutti gli interventi di riqualificazione siano condotti correttamente. «Per questo è più sicuro affidare i lavori esclusivamente ad applicatori specializzati che abbiano seguito un corso di formazione», ammonisce Andris Pavan, presidente di Cortexa.

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Andris Pavan

Domanda. Quali sono secondo Cortexa i criteri per determinare la qualità del sistema a cappotto?
Risposta. Il sistema di isolamento termico a cappotto è la misura in assoluto più efficace per l’efficienza energetica dell’involucro in edilizia. Questa consapevolezza porta Cortexa, che opera dal 2007 per diffondere in Italia le migliori conoscenze per l’eccellenza nel sistema a cappotto, a dimostrare la propria lungimiranza nel richiedere, oggi e sin dal principio, a tutela di tutta la filiera, di operare secondo tre criteri di qualità rigorosi e verificabili, indispensabili per la realizzazione di interventi efficaci e durevoli. Primo, l’impiego di sistemi a cappotto, forniti e certificati come kit da un unico produttore, dotati di certificato Eta (secondo Etag 004) e di marcatura CE di sistema. Secondo, la progettazione del sistema di isolamento termico a cappotto a opera di un progettista esperto, che conosca e segua il Manuale Cortexa e la norma Uni/Tr 11715:2018, nata grazie a un forte contributo di Cortexa stessa e utilizzando come punto di partenza il Manuale Cortexa per l’applicazione del sistema a cappotto. Terzo, la posa in opera a cura di imprese e installatori specializzati, che operino secondo il Manuale Cortexa e la norma Uni/Tr 11715, e le cui competenze siano certificate secondo la norma Uni 11716.

D. L’applicazione di un cappotto è importante quanto la qualità del materiale utilizzato. Come siamo messi da questo punto di vista?
R. Qualità del sistema e posa in opera sono fattori strettamente connessi e determinanti per l’efficacia dell’intervento. Dal 2007 a oggi abbiamo assistito a un crescente interesse, da parte delle imprese, nei confronti del sistema a cappotto, con una accelerazione improvvisa generata dall’entrata in vigore del superbonus 110%. Il Superbonus è stato l’incentivo che ha spinto moltissime imprese a prendere coscienza che se oggi non si conoscono le soluzioni per l’efficienza energetica dell’involucro è impossibile competere sul mercato. Tuttavia, un forte interesse non va di pari passo con la preparazione e l’esperienza necessaria per effettuare lavori a regola d’arte e in linea con gli stringenti requisiti di qualità richiesti dal bonus stesso. Tralasciando il caso di imprese che si improvvisano, ce ne sono ancora molte che, pur operando nel settore, propongono i cosiddetti cappotti termici assemblati, ossia costituiti da elementi di diversi produttori non certificati come kit. Questi compromessi sono attrattivi per imprese e posatori sottoposti a forti pressioni economiche. Se il committente tira troppo sul prezzo, il posatore, per potere guadagnare e non perdere la commessa, cerca di ricorrere a soluzioni meno costose, ossia cappotti assemblati e non certificati che violano il concetto di Sistema. Questa scelta non fa l’interesse di nessuno. Il committente, infatti, non otterrà un lavoro di qualità, con evidenti svantaggi sia a livello estetico che prestazionale. Il progettista non vedrà rispettato il suo progetto iniziale e, se incaricato anche della direzione lavori, porterà l’intera responsabilità sui danni generati dal cappotto termico mal realizzato. E l’impresa non potrà in alcun modo rivolgersi al produttore in caso di problemi, in quanto i produttori rispondono solo ed esclusivamente di sistemi certificati. È fondamentale che rivendite, progettisti e imprese facciano proprio il concetto di Sistema a Cappotto come kit certificato, in quanto elemento fondante per la riuscita dell’intervento.

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D. Come essere sicuri che l’applicatore sappia lavorare al meglio?
R. Il nostro suggerimento è di affidare i lavori esclusivamente ad applicatori specializzati che abbiano seguito un corso di formazione (per esempio, quello fornito da Cortexa) e abbiano certificato le proprie competenze secondo la norma di certificazione professionale Uni 11716, dimostrando di sapere attuare quanto previsto dal Manuale Cortexa e dalla norma Uni/Tr 11715. Per il 2021 ci auspichiamo che il governo e i ministri competenti lavorino per concretizzare quanto previsto dal recepimento della direttiva Ue 2018/44 con il D.L. n° 48 del 10/6/2020 in merito alla posa in opera qualificata come condizione indispensabile per l’accesso agli incentivi per l’efficienza energetica.

D. Avete un ruolo nella formazione?
R. Dal 2007 Cortexa ha formato diverse migliaia di progettisti, sia direttamente che in collaborazione con Ordini e associazioni di categoria. La formazione alle imprese e agli applicatori viene invece erogata dai soci Cortexa, seguendo dei moduli di formazione standard. Le aziende associate a Cortexa diffondono la cultura dell’eccellenza del sistema a cappotto anche in collaborazione con le loro rivendite partner, presso le quali organizzano workshop e momenti formativi. Oltre alle attività di formazione in aula e online informiamo e formiamo tutti gli operatori della filiera mediante il Manuale e le Guide Cortexa, scaricabili dal nostro sito.

D. In che cosa si distingue il sistema a cappotto realizzato secondo i requisiti di Cortexa rispetto ad altre soluzioni?
R. L’efficacia del sistema a cappotto, secondo Cortexa, passa dai tre criteri già menzionati: scelta di un sistema certificato come kit, progettazione a cura di professionista esperto in materia e posa in opera a cura di un applicatore formato, esperto e le cui competenze siano certificate. Come Cortexa desideriamo inoltre chiarire che esiste un solo sistema a cappotto, ossia il sistema isolante termico per l’esterno, dall’inglese External Thermal Insulation Composite System (Etics), grazie al quale l’edificio viene avvolto e protetto, garantendo la continuità del materiale isolante. Sul mercato, invece, si tende a chiamare cappotto termico qualsiasi soluzione contenga materiale isolante, ma tutte le soluzioni che non garantiscono la continuità e che propongono il materiale isolante non direttamente a contatto con l’ambiente esterno, per esempio in intercapedine o all’interno dell’edificio, non possono essere definite cappotto. Negli ultimi anni e soprattutto con l’avvento del superbonus, abbiamo assistito al proliferare di «soluzioni miracolose», consigliate erroneamente come valida alternativa al sistema a cappotto, millantando di consentire il miglioramento di due classi energetiche necessario per accedere al superbonus 110%. Stiamo parlando di prodotti comunemente chiamati pitture isolanti e nanocappotto. Nei progetti di riqualificazione energetica, è indispensabile impiegare soluzioni e prodotti coerenti con le regole comunitarie e nazionali, anche per accedere ai bonus fiscali. I materiali miracolosi che promettono in pochi millimetri di sostituire il sistema a cappotto non solo non sono in grado di farlo ma non rispettano neppure le normative vigenti.

D. Il superbonus 110% è una grande occasione per Cortexa, ma soprattutto per la riqualificazione del patrimonio immobiliare. Gli italiani sapranno approfittarne?
R. Con un patrimonio immobiliare italiano ancora in buona parte obsoleto ed energivoro, l’opportunità del superbonus 110% è molto preziosa, sia in termini di risparmio energetico che di riduzione delle emissioni e aumento della salubrità, della sicurezza e del comfort degli edifici. Il ruolo di Cortexa, da quando si è iniziato a parlare di superbonus, è diventato ancor più centrale: gestiamo quotidianamente decine di richieste di progettisti, imprese e privati che si rivolgono a noi per informarsi e assicurarsi di compiere le scelte giuste. Con piacere osserviamo che anche i privati sono molto consapevoli dell’importanza della qualità, in termini di selezione di sistemi, progettisti e applicatori adeguati. Possiamo quindi affermare che gli italiani hanno dimostrato di volere approfittare di questa opportunità. Il vero problema non sono i privati, ma quello di una domanda che eccede l’offerta qualificata. Lavori mal eseguiti non solo non sono efficaci ma, per come è strutturato il superbonus, eventuali difformità avranno serie conseguenze per tutti i coinvolti: da un lato per i progettisti che si occupano della progettazione, della direzione lavori e dell’asseverazione degli interventi, dall’altro per il privato che potrebbe trovarsi a dover restituire l’agevolazione ricevuta e rispondere a severe sanzioni.

D. La Legge di Bilancio 2021 ha introdotto una proroga al Superbonus 110%. È sufficiente?
R. La proroga di ulteriori sei mesi, spostata al 30 giugno 2022, introdotta dalla legge di Bilancio 2021 non è da noi ritenuta sufficiente a eliminare alcuni dei rischi che un lasso di tempo così breve potrebbe causare al mercato, anche in considerazione dell’emergenza sanitaria in corso. In particolare, un così breve intervallo temporale potrebbe favorire la
comparsa sul mercato di soggetti privi di competenza ed esperienza per svolgere il ruolo di general contractor, per progettare e per effettuare complessi interventi strutturali, impiantistici e di riqualificazione energetica. Questo accade perché l’offerta non riesce a colmare la domanda, lasciando spazio a soggetti non adeguatamente qualificati e spinti dal solo interesse commerciale. Oggigiorno il mercato richiede sempre maggiori garanzie di competenze sia a livello progettuale che esecutivo. Questa è la ragione per cui un lasso di tempo più generoso per usufruire dell’agevolazione proposta dal superbonus 110% porterebbe alla formazione di un maggior numero di professionisti e imprese a cui affidare gli interventi. Saper dimostrare esperienza e competenza è, e sarà sempre di più, un vantaggio competitivo strategico, ottenibile ad esempio frequentando i corsi di formazione presso le aziende associate a Cortexa.

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D. Un aspetto sempre più importante è quello della sostenibilità ambientale. Qual è il vostro punto di vista?
R. Il cappotto è senza alcun dubbio la scelta migliore per rendere sostenibili gli edifici: se applicato in larga scala, potrebbe ridurre le emissioni di CO2 di alcune migliaia di tonnellate ogni anno. Il sistema a cappotto sarà il protagonista del piano europeo Next Generation, che prevede la decarbonizzazione delle industrie entro il 2050 mediante interventi sul patrimonio immobiliare.

D. Qual è il bilancio dell’anno appena concluso e condizionato dalla pandemia?
R. La pandemia ha rallentato alcuni segmenti del settore edilizio, ma non quello dell’efficienza energetica. La proroga dei bonus casa e dello stesso superbonus lasciano presupporre che il trend positivo continui. Cortexa si è più volte rivolta al Governo e ai ministri competenti per suggerire l’inserimento all’interno del Recovery Plan italiano di azioni a sostegno degli interventi di efficienza energetica in edilizia che rispettino precisi criteri di qualità. Questo potrebbe contribuire fortemente allo sviluppo di un modo più sicuro, sostenibile e confortevole di costruire e consentirebbe all’Italia di rispettare le richieste europee di riduzione delle emissioni e dei consumi energetici.

D. Qual è il vostro programma per il 2021?
R. Il 2021 è per noi un anno di completamento di una strategia triennale lanciata nel 2019, che ci ha dato grandi frutti e che intendiamo continuare a perseguire e sviluppare. Abbiamo ampliato il nostro raggio di azione verso privati e imprese, con l’intento di coinvolgerli e informarli con attività e contenuti specifici. Abbiamo inoltre allacciato importanti partnership con associazioni complementari a Cortexa e allargato fortemente la base associativa. Nel 2021 prevediamo l’ingresso di ulteriori importanti attori del mondo del sistema a cappotto. Cortexa continua a crescere.

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