I pesanti costi del covid-19 per i cantieri

Tra gli aspetti spinosi della ripartenza del settore dell’edilizia, c’è la questione del contenimento del contagio nei cantieri e del distanziamento sociale. La raccomandazione per la popolazione è di mantenere un metro di distanza interpersonale in condizioni di normalità, che sale a 2 metri in caso di sforzo fisico, come nella corsa. Ne consegue, che anche tra coloro che lavorano presso cantieri edili, il distanziamento dovrebbe essere di 2 metri, condizione impossibile da realizzare, che viene compensata con l’utilizzo di dispositivi per la protezione individuale, per sanificare, termo scanner e test sierologici, i cui costi sono interamente a carico dell’azienda responsabile del cantiere.

Sanificazione in cantiere
Sanificazione in cantiere

“Oggi le disposizioni pratiche sono poche, ma molto chiare: controllo della temperatura ad inizio turno di lavoro, mascherina obbligatoria, luoghi di lavoro sanificati periodicamente”, spiega Dionisio Graziosi, direttore tecnico di CG Edilcoop, società cooperativa nel settore dell’edilizia. “I problemi maggiori sono dovuti al reperimento dei Dpi, come le mascherine, che devono essere sostituite di frequente, ma anche di scanner per la temperatura e sanificanti, poco reperibili e a costi ancora molto alti. Il tutto a spese dell’azienda. Tema più complicato sono, poi, le responsabilità civili e penali, ancora poco chiare o meglio che lasciano spazio ad interpretazione, ma questo purtroppo è un tema abbastanza ricorrente nel nostro paese. Una situazione che, se oggi è difficile, in piena pandemia era impossibile e incredibilmente caotica, rendendo molto complicato portare avanti i lavori di quei cantieri il cui proseguimento era indispensabile. Per esempio, noi in queste settimane abbiamo seguito quello dell’ospedale Martini di Torino, non senza difficoltà.”

Sanificazione anti virus
Sanificazione anti virus

“Abbiamo sottoposto tutti i nostri dipendenti a test sierologici e tamponi, poiché è responsabilità di un imprenditore serio e coscienzioso monitorare lo stato di salute di chi lavora per lui”, aggiunge Camilla Rubei, amministratore di Cari Costruzioni, altra azienda dell’edilizia. “Purtroppo abbiamo riscontrato alcuni casi di operai risultati positivi a Covid19. È stato molto difficile affrontare queste situazioni, sia per loro sia per noi, ma fortunatamente tutto si è risolto per il meglio in termini di salute. Purtroppo, lo stesso non possiamo dire in termini di perdita operativa ed economica, che è stata molto dura, con diversi operai in quarantena, che ci hanno costretto a fermare alcune attività fondamentali, come i cantieri per la manutenzione delle infrastrutture Acea nel Lazio e delle strade del Comune di Roma. Un’altra cosa che ha influito molto negativamente sul settore e sulla stabilità delle famiglie di chi ci lavora è stato il terribile ritardo della cassa integrazione. I nostri operai hanno ricevuto la prima cassa integrazione dopo il 10 maggio.”

Dunque, una ripresa del lavoro faticosa che sono in molti del settore a definire faticosa e con costi importanti di prevenzione e sanificazione che vanno ad incidere su un bilancio già provato dai mesi di chiusura per lockdown. Un segnale positivo sembra arrivare ora dal cosiddetto Superbonus 110% contenuto nel Decreto Rilancio. L’ultimo decreto prevede la possibilità di accedere a detrazioni fiscali pari al 110% di quanto speso per interventi edilizi di efficientamento energetico e riduzione dell’impatto ambientale, installazione di sistemi fotovoltaici e per la riduzione del rischio sismico.

Una notizia che darà nuovo dinamismo al settore, ma potrebbe non essere sufficiente: “In questi giorni sono arrivate moltissime richieste di informazioni e preventivi da parte di persone desiderose di apportare migliorie ai propri immobili, usufruendo del bonus. Il decreto purtroppo ancora non è molto chiaro, aspettiamo di leggere bene la parte attuativa per capire. Sicuramente può essere un buon volano, ma avremo bisogno di altro per poter far ripartire al meglio. Serve liquidità per le attività giornaliere, non finanza, perché la finanza richiede requisisti stringenti, che in Italia purtroppo avevano in poche aziende, anche prima della pandemia” concordano Graziosi e Rubei.

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