Attenti rivenditori, arriva il mobile pay. E Apple e Samsung sono già in corsa

Attenti rivenditori: la nuova sfida non è l’Agenzia delle entrate (quella c’è sempre) e neppure la digitalizzazione del processo di gestione del negozio (non è nuova, dovreste averla già compiuta). Il prossimo varco che attende i retailer è, invece, il mobile pay cioè il pagamento attraverso lo smartphone, la carta di credito del futuro.

Da tempo esiste la tecnologia dedicata a questa tipologia di pagamento. In particolare, lo scambio dei dati via Nfc (Near field communication) permette di pagare in molti supermercati con il semplice sfioramento del Pos con la tessera di plastica che ha un chip dedicato e, in alcuni casi, con i telefonini dotati di questa tecnologia. Ma, secondo alcuni analisti, la svolta avverrà con la discesa massiccia in campo dei grandi player, come Samsung, Google e Apple. Tutte e due le piattaforme supportate (gli ambienti operativi Android e iOs), sono già in grado di gestire i pagamenti per conto terzi (cioè di banche e società finanziarie, come Visa Amex, Maestro. Ma la novità è un altra: ora sono le stesse aziende che fabbricano telefoni o sviluppano software a voler gestire le transazioni.

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Apple Pay: cos’è e come funziona

In Europa, dopo una sperimentazione negli Usa, sta per arrivare la piattaforma di Apple Pay. Si potrà pagare alla cassa, insomma, con iPhone 6, iPhone 6 Plus ed AppleWatch. Negli Stati Uniti i pagamenti con i dispositivi della Mela entreranno pienamente in funzione da ottobre: per saldare il conto basterà avvicinare uno degli ultimi smartphone di Cupertino, oppure l’orologio a uno dei terminali contactless progettati per ricevere pagamenti tramite Nfc.

Attenzione: i pagamenti targati Apple non sostituiscono, ma affiancano i gestori delle transazioni. In Europa, per esempio, gli istituti finanziari presto in grado di aggiungere le carte di credito e debito Visa al sistema Apple Pay. «Visa Europe ha condotto l’implementazione dei pagamenti Nfc sin dal 2007, anno del lancio delle prime carte e dei primi terminali contactless. Oggi ci sono oltre 1,5 milioni di terminali Visa contactless nei negozi di tutta Europa, tutti pronti ad accettare pagamenti mobile», ha commentato il portavoce di Visa, che ha confermato l’arrivo in Europa dei pagamenti via iPhone.

La tecnologia di Apple Pay permette di pagare senza utilizzare la tessera di plastica della carta di credito, ma necessita di terminali Pos contactless e, ovviamente, delle applicazioni iOs, il sistema operativo di telefonini e iPad di Apple. Apple Pay digitalizza e sostituisce il chip della carta di credito e il suo codice Pin nei Pos. Per questo basta avvicinare il telefono e dare l’ok per pagare. Rispetto ai pagamenti contactless già utilizzati, questo sistema vanta l’aggiunta di un’autenticazione a due fattori. In sostanza, iPhone o AppleWatch permette ai dispositivi di comunicare in modalità wireless con il sistema Pos usando la tecnologia Nfc. Un chip dedicato a questa funzione memorizza le informazioni d pagamento criptate (Apple lo chiama Secure Element), il Touch Id (il riconoscimento attraverso l’impronta digitale) di Apple e l’app Passbook. Possono utilizzare Apple Pay gli iPhone 6, iPhone 6 Plus e Apple Watch. Gli utenti con iPhone 5, 5C, 5S, 6 o 6 Plus, però, possono usufruire del servizio attraverso Apple Watch, anche senza Touch Id. In questo caso, Apple Pay è attivato con un codice di accesso che rimarrà attivo fino a quando l’utente non indosserà il suo Apple Watch.

Anche Samsung in corsa

Lo sbarco di Cupertino alla cassa dei negozi è importante: gli esperimenti in alcune zone degli Usa hanno indicato che Apple Pay domina i pagamenti da smartphone in termini di utenti mensili. In seconda posizione, secondo queste indicazioni, c’è la piattaforma di Samsung, l’acerrimo rivale di Apple. Il gruppo coreano conta su 5 milioni di utenti e il suo sistema di pagamento avrebbe elaborato 500 milioni di dollari in transazioni da quando è stato lanciato negli Usa a settembre dello scorso anno. Ma Apple Pay, da quando è stato lanciato a ottobre del 2014 vanta una media di 12 milioni di utenti mensili a livello mondiale, mentre Android Pay di Google (lanciato a settembre dello scorso anno) arriva a 5 milioni di utenti mensili.

La partita, però, è ancora tutta da giocare. Ma a indicare che questi colossi dell’hi-tech fanno sul serio, sono gli investimenti. Samsung ha acquistato LoopPay, una startup di Boston che ha sviluppato una tecnologia di pagamento mobile che sfrutta la Magnetic Secure Transmission (Mst) compatibile con il 90% dei Pos. Apple Pay, invece, sfrutta la tecnologia Nfc e richiede l’aggiornamento dell’infrastruttura, una spesa che i commercianti se possono, evitano.

Secondo l’agenzia finanziaria Bloomberg, il mercato dei pagamenti con il telefonino arriverà a 142 miliardi di dollari nel 2019. Maggiore sicurezza e la comodità di avere sempre in tasca un unico «portafoglio» virtuale dovrebbe essere la carta vincente di questa nuova tecnologia. Ma il problema sarà convincere i consumatori dei vantaggi. E i commercianti a sobbarcarsi un piccolo costo iniziale in più.

Per i pagamenti via smartphone Samsung utilizza il sistema basato sul software Magnetic Secure Transmission (MST). Si tratta di una tecnologia che emette un segnale magnetico che imita la banda presente su una carta di pagamento tradizionale. Mst invia un segnale magnetico dal dispositivo al lettore di schede del terminale di pagamento (in sostanza, emula la strisciata di una carta fisica). In questo modo il vantaggio è che non bisogna aggiornare il software del terminale e nemmeno l’hardware. La tecnologia Mst è accettata in (quasi) tutti i terminali di pagamento con un lettore di schede, anche se in effetti alcuni terminali di pagamento possono richiedere aggiornamenti del software. Secondo Samsung, il sistema Mst è più sicuro rispetto all’utilizzo di una carta di pagamento tradizionale ed è blindato al pari del pagamento con il chip Nfc utilizzato da Apple

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