Punti di forza (e di debolezza) delle imprese famigliari

Perle aziende della distribuzione edile il ricambio generazionale è spesso un problema. Ma non bisogna dimenticare che la struttura di azienda di carattere famigliare può essere anche una risorsa. Di recente, ricerca su 350 imprese ha indicato che durante il periodo del covid le imprese controllate da famiglie hanno realizzato una performance azionaria significativamente superiore di quelle con altre strutture proprietarie. La ricerca si riferisce alle piccole aziende quotate in Borsa, ma il risultato è probabilmente valido anche per le altre. Le aziende famigliari, in quella circostanza, hanno registrato una performance azionaria dell’8% migliore rispetto delle altre. Se si estende il concetto alle 101 mila (circa) piccole e medie imprese di proprietà famigliare (103 mila considerando anche quelle di grandi dimensioni) che conservano almeno il 50% +1 dei diritti di voto in mano ai fondatori, se ne deduce che la struttura famigliare di impresa è un vantaggio per il sistema-Italia.

Un grande vantaggio è che le aziende famigliari tendono ad avere orizzonti di più lungo periodo nelle loro scelte strategiche
Un grande vantaggio è che le aziende famigliari tendono ad avere orizzonti di più lungo periodo nelle loro scelte strategiche

Non bisogna nascondersi, però, che ci sono anche svantaggi. L’esempio classico è quando nella gestione di un’impresa famigliare si antepongono le parentele al merito: un aspetto particolarmente negativo quando si verifica un cambio generazionale. Figli, generi e nipoti coinvolti in azienda sono una sciagura se la scelta non è accompagnata da un criterio meritocratico. Per contro, un grande vantaggio è che le aziende famigliari tendono ad avere orizzonti di più lungo periodo nelle loro scelte strategiche. Non devono rendere conto a soci piccoli e grandi che pretendono risultati immediati e dividendi da distribuire. Un’azienda famigliare guarda avanti e l’imprenditore mette il cuore nella propria azienda. Inoltre, ha un buon nome da difendere e più difficilmente si troverà a gestire affari che possono nuocere alla propria reputazione, che fa parte del patrimonio aziendale. Aggiungiamo anche che, per loro natura, un’impresa famigliare ha spesso dimensioni più piccole e, per questo, chi la gestisce tende a stabilire rapporti più diretti con i dipendenti, ma anche con i propri clienti.

Ma ci sono anche punti deboli: una ricerca di Cerved, per esempio, tempo fa ha messo in luce che la proprietà e la gestione famigliare si associano spesso a una minor crescita dimensionale. Le piccole imprese di carattere non famigliare realizzano in media 800 mila euro in più di ricavi e 1,4 milioni in più di attivo. Inoltre, le piccole aziende gestite da manager esterni vantano in media un margine operativo lordo maggiore (459 mila euro contro 400 mila). È vero che, in compenso, le imprese a carattere famigliare hanno tassi di profitto più elevati in termini di margini lordi su fatturato (7,2% contro 6,8%). Ma questo, rileva Cerved, è un’indicazione di una scala produttiva inefficiente e ridotta. In sostanza, le imprese familiari non sfruttano del tutto le opportunità di crescita. Insomma, il bicchiere è mezzo pieno. Ma anche mezzo vuoto.

Le piccole imprese di carattere non famigliare realizzano in media 800 mila euro in più di ricavi e 1,4 milioni in più di attivo
Le piccole imprese di carattere non famigliare realizzano in media 800 mila euro in più di ricavi e 1,4 milioni in più di attivo

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