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I macro trend che influenzano il mercato delle costruzioni

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Lorenzo Tavazzi | Senior Partner European House Ambrosetti

Il partner della società di consulenza European House Ambrosetti ha individuato le direttrici che cambiano il mercato delle costruzioni modo di vivere e le strategie da intraprendere. Senza dimenticare le trappole dell’economia mondiale.

È un periodo difficile e lo sappiamo tutti. Lo mostrano anche dati e analisi portati al II Convegno YouTrade Sud da Lorenzo Tavazzi, senior partner della prestigiosa società di advisory European House Ambrosetti, che ha fatto della consulenza materia d’eccellenza internazionale. Tavazzi ha disegnato il panorama di quello che sta succedendo e di quello che si potrebbe fare per migliorare: il margine c’è.

«È necessario guardare il contesto macroeconomico in cui le aziende italiane sono chiamate a operare. Viviamo in un momento di discontinuità e transizione: noi abbiamo mappato 17 fattori di crisi, tra pandemia, guerre e tensioni geopolitiche, fallimenti bancari, 7.500 miliardi di incentivi pubblici nel mondo. È una massa enorme di risorse che avranno un effetto di sbilanciamento sui conti pubblici degli Stati. Tutto questo ha coniato un nuovo termine, quello di permacrisi, una situazione di crisi perenne di diverse intensità, che continua a cambiare gli scenari. È un humus fertile per la creatività e l’innovazione, eppure rimangono dei dubbi».

Italia lumaca

Uno di questi riguarda il tasso di crescita molto basso dell’Italia rispetto all’Europa e al resto mondo sviluppato. «Siamo allo 0,4%: quando l’Europa è andata avanti abbiamo perso una grossa fetta di competitività e non abbiamo spazi di manovra fiscale. Quindi, la situazione è bloccata. Il Pil non cresce. L’economia privata non si distanzia molto da queste previsioni: i nostri stipendi sono fermi, la componente di spesa delle famiglie non ha tantissimi spazi, la produttività rimane comunque sotto la media se si considerano leggi, burocrazia, digitalizzazione e infrastrutture».

In tutto questo scenario, il settore delle costruzioni gioca un ruolo da player. «In quest’ambito ci sono quattro megatrend e uno trasversale che impatteranno nel prossimo futuro», ha proseguito Tavazzi.

 «Con l’evoluzione normativa per le policy europee, sempre più incentrate su decarbonizzazione ed efficienza energetica, c’è una spinta molto forte per abbassare emissioni e consumi. È stata di recente approvata la direttiva europea sulle prestazioni energetiche degli edifici che garantisce ai singoli Paesi maggiore autonomia nel definire le modalità di intervento sul proprio parco immobiliare. La direttiva introduce anche alcune regole per il settore edilizio, dallo stop alle caldaie a gas, all’introduzione di un libretto di ristrutturazioni. Per esempio, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno avere zero emissioni da gennaio 2030, essere idonei all’installazione di impianti fotovoltaici, laddove risulti tecnicamente ed economicamente fattibile. Per quelli pubblici e non residenziali esistenti l’installazione deve partire dal 2027. È stato stabilito anche lo stop alle agevolazioni per l’installazione di caldaie alimentate a gas a partire dal 2025, obbligo per gli Stati membri di istituire un passaporto nazionale per le ristrutturazioni edilizie. Un altro strumento è lo smart readiness indicator (indice comune della Ue per valutare la predisposizione degli edifici a utilizzare tecnologie intelligenti ndr), ancora in collaudo, per stabilire gli standard su cui misurare l’andamento».

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Lorenzo Tavazzi al convegno Youtrade

Transizione green

Tutti temi cogenti: si spendono 50 miliardi di euro all’anno per i consumi, un parco immobiliare vetusto e un basso tasso di ristrutturazione. Il Pnrr in questo senso potrebbe aiutare, anche se il terreno da recuperare è vasto. 

«La transizione sostenibile è l’altro grande tema. Le risorse del pianeta, come sappiamo, non sono infinite e in Italia consumiamo 2,7 volte l’anno quello che possiamo rigenerare. Siamo in costante debito ecologico: anche quest’anno le costruzioni sono al centro per la produzione di rifiuti, con un trend in aumento. Bisogna sviluppare e garantire un bilanciamento, cambiare un modello di business, adottare un modello di economia circolare che è necessario, ripensando completamente alle filiere tra progettazione, produzione, distribuzione fino arrivare al riciclo e un recupero. Un percorso fortemente indirizzato dalle normative Europee recenti. Noi, fortunatamente, abbiamo anche buone pratiche promosse dall’Unione Europea in termini di economia circolare, e nel 2021 è nato anche il primo consorzio dei rivenditori di materiali per l’edilizia per la raccolta dei rifiuti da costruzione e demolizione».

Tecnologia obbligata

Tavazzi ha sottolineato anche il ruolo della tecnologia, da utilizzare con attenzione. «L’urbanizzazione rappresenta una delle tendenze più significative del secolo. Nel 2007 c’è stato un cambio epocale: le persone hanno preferito vivere nelle città, che sono diventati i centri attorno ai quali ruotano sviluppo e innovazione, con diseconomie da gestire. Le città consumano e producono, ma è fondamentale innovare i modelli con la tecnologia. Le smart city sono il paradigma, il punto di svolta: per molto tempo se n’è parlato, ora si sta arrivando a realizzare qualcosa di concreto».

E sia nel mondo, che in Europa, gli studi per realizzarle sono molteplici. Ma per questo è necessario legarsi alle dinamiche sociali, dove la dimensione delle costruzioni e dell’abitabile è focale.

«Il cambiamento della vita e del lavoro dopo il covid ha fatto ripensare agli spazi. Cambiano gli uffici, ma anche la casa, per rifunzionalizzare i luoghi dove si vive e si lavora. Trend che si scontrano però con altri temi: sicurezza, comfort e wellbeing. Questo è connesso alla transizione demografica che l’Italia sta vivendo, in calo, registrando un progressivo invecchiamento della popolazione, cambiando le esigenze. Bisogna anche pensare, però, che tra le giovani generazioni si registrano i più elevati tassi di povertà assoluta. La scarsa efficienza energetica incide».

Quello che tocca tutti, trasversalmente, è il cambiamento climatico. «Aumento delle temperature, siccità e alluvioni incidono. Parlando di costruzioni, al Sud dobbiamo preoccuparci dell’assetto idrogeologico. Vanno ripensati gli edifici e il loro miglioramento. Per questo bisogna evolversi nel modo di pensare, di costruire, di concept. Diventare più smart, creare vantaggi sia per l’occupazione sia per l’economia che per l’ambiente. Bisogna definire gli standard, sviluppare modelli operativi e sostenibili e incentivare la filiera, in tutte le sue fasi. Ma, soprattutto, prima di perseguire tutte queste azioni è necessario essere consapevoli e diffondere questa consapevolezza. Il vero lavoro parte da qui», ha concluso Tavazzi.

 

di Alice Fugazza

Innovazione del settore edile, digitalizzare ma senza impazzire

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Innovazione del settore edile, il talk show sulla capacità e necessità di spingere sulla tecnologia anche per il settore della distribuzione con Francesco Sacco, Antonio Miele, Massimo Minguzzi e Francesco Sgromo.

Come aumentare il valore? Come migliorare e controllare la logistica? Come gestire la tecnologia? Se ne è parlato al II Convegno YouTrade. Francesco Sacco, docente di Digital Economy all’università dell’Insubria e Sda Bocconi nel suo intervento è partito dagli albori per offrire una panoramica globale, sottolineando quanto performanti debbano essere gli sforzi per continuare a innovare, specialmente tramite la tecnologia.

«Come si raggiungono risultati altissimi? Con tecnologia e innovazione», ha sintetizzato Sacco«L’Intelligenza artificiale è sulla cresta dell’onda adesso e dobbiamo governarla prima di subirla. Non possiamo scegliere quanta innovazione fare, ma semplicemente buttarci nel realizzarla con tanto coraggio». Tra hardware, dati, chip avanzati, parametri, modelli e algoritmi che viaggiano più veloci del progresso, bisogna capire il futuro dell’intelligenza e non si sta parlando solamente di quella umana.

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Francesco Sacco | Docente di Digital Economi all’università dell’insubria e Sda Bocconi

Mentalità giusta

Un argomento complesso nel suo panorama, del quale fa parte anche il settore delle costruzioni. E dove dovrà cambiare tutto. Il processo, infatti, è già iniziato. Sacco lo ha ribadito a Francesco Sgromo, di Raffaele Spa, chiedendo quali sono le maggiori difficoltà riscontrate nella digitalizzazione.

«Colleghi, partner e distributori stanno cambiando il modo di pensare. Ma semplicemente digitalizzare tutto è un aspetto delicato e significativo: è da qui che bisogna partire, cambiare la mentalità specialmente dei collaboratori aziendali abituati a lavorare tramite un sistema tradizionale. Sarebbe più facile formare un dipendente da zero, ma sappiamo che non è etico. Bisogna coltivare le proprie risorse e investire nella formazione per andare verso la digitalizzazione dell’azienda, anche se questo vuol dire costi che devono rientrare all’interno del bilancio», ha risposto Sgromo.

Antonio Miele, dell’omonimo gruppo, ha sottolineato che l’azienda sta investendo nel processo di digitalizzazione per la gestione della vendita. 

«Stiamo investendo tanto nella digitalizzazione in generale, una delle principali difficoltà è fare in modo che le risorse più anziane in azienda mantengano il passo. Siamo partiti dal processo di vendita perché ce lo chiedevano i clienti: lo fanno quando ne hanno bisogno, non basta più una visita in sede o una telefonata», ha raccontato Miele.

«Abbiamo implementato una piattaforma B2B che consente di connettersi con l’azienda, vedere le disponibilità, chiedere prezzi, schede tecniche di prodotto funzionali all’uso, immagini e certificazioni legate alle forniture. La criticità sta nella creazione dei dati relativa all’articolo: sembrava banale, ma è fondamentale. Fondamentale associare a quel codice articolo informazioni necessarie e specifiche per la logistica. Il partner tecnologico ci sta proponendo l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per completare la vendita, tramite un’applicazione che associa i codici articoli a prodotti complementari. Parte tutto dalla creazione dell’articolo: immagine, scheda tecnica e informazioni fondamentali per competere sul mercato, crediamo che questo sia il vero valore aggiunto».

L’importanza dei dati

Nel talk show è intervenuto anche Massimo Minguzzi di IdroLab, società specializzata nella gestione dei dati relativi ai prodotti: «Non è cambiato e non sta cambiando niente. Sono mutati solamente gli asset, che prima erano fisici, ora sono tecnologici. Da parte di molte aziende c’è la paura di chiedere i dati, eppure bisogna farlo. La trasformazione digitale non significa solamente vendere online, bisogna prima avere tutte le risorse per gestire l’azienda a partire dall’interno e saper comunicare dedicandosi al territorio, automatizzando i processi, togliendo gli sfridi. Bisogna capire che i dati sono il carburante, il petrolio, della nuova era».

Nei processi logistici, l’attenzione sui dati è fondamentale. «Dall’intervento dei colleghi polacchi è emersa l’analisi Abc, che pone l’attenzione fondamentale, appunto, sui dati. Noi stiamo ottimizzando i processi per capire qual è la migliore tecnologia che si adatta al contesto, per avere un’analisi puntuale e oggettiva bisogna dedicarci del tempo», ha aggiunto Sgromo

«Saremo sommersi di dati, non tutti uguali, ma probabilmente e sicuramente è quello che farà la differenza. Si può migliorare con quello che si misura, ma bisogna misurare le cose giuste. Per la rete vendita, per esempio, registravamo le visite quotidiane, ma questo produceva una montagna di preventivi. I commerciali anziché lavorare sulle opportunità già esistenti ne accumulavano altri, così abbiamo deciso di obbligarli a cambiare modo di lavorare, con un sistema sistematizzato che controlla appunto questi processi», ha puntualizzato Miele.

La classificazione

I servizi per arrivare a una efficiente digitalizzazione sono tanti. «Nel nostro settore ci sono standard che ci agevolano nella ricezione del prodotto e dati che si stanno affermando. Si chiamano classificazione etim nel settore dell’installazione, le piattaforme. È necessario formare un hub, un contenitore con prodotti e rendere il servizio unico e locale, applicando la tecnologia in modalità semplice. Bisogna definire i propri obiettivi, sapere che cosa si vuole e poi avviare un processo di evoluzione. È necessario saper supportare i nuovi venditori e agevolare le loro attività, gli obiettivi e il buon senso, continuando a ricevere feedback per interpretare i desideri», ha concluso Minguzzi.

 

di Alice Fugazza

Nel mirino raccolta dati e vendite

Alessandro Arlia Longobardi , Massimo Barile di Grontek, San Giovanni in Fiore
Alessandro Arlia Longobardi , Massimo Barile di Grontek, San Giovanni in Fiore

Al Sud le infrastrutture non aiutano. Ma tra rivenditori e produttori il gap è anche digitale: difficile ottenere le informazioni necessarie per implementare i software gestionali, secondo Arlia e Grontek.

Che cosa vogliono i distributori dai produttori? Il II Convegno YouTrade Sud lo ha chiesto a due rappresentanti del settore, Alessandro Arlia dell’azienda Arlia Soluzioni per l’edilizia e la distribuzione di Longobardi (Cosenza) e Massimo Barile di Grontek, impresa di distribuzione di San Giovanni in Fiore (Cosenza).

Arlia rappresenta, insieme al fratello Marino, la seconda generazione della famiglia, che gestisce una rivendita di materiale edile che tratta di prodotti per bagno, ceramiche, materiali pesanti, legno, settore online e progettazioni in bioedilizia. Barile, titolare di Grontek, si occupa di rivendita di materiale edile, termoidraulico e altro. Durante il convegno sono stati toccati tanti punti, quali hanno colpito di più?

«La scarsa diffusione di dati», ha risposto Barile. «Faccio parte del gruppo di acquisto Rivass, e da circa sei-sette mesi cerco di portare a termine un programma di gestione degli acquisti. La problematica maggiore è che non tutti i produttori ci danno i necessari dati che dovremmo importare con il software che permette di accedere a disponibilità, prezzi e carico degli ordini. Siamo bravi tutti a parlare di digitalizzazione e sostenibilità, ma quando si tratta di sinergia?».

Alessandrio Arlia e Massimo Barile di Grontek al II Convegno Youtrade Sud
Alessandro Arlia Longobardi , Massimo Barile di Grontek, San Giovanni in Fiore

Scarsa connessione

Un problema differente, nella digitalizzazione, l’ha riscontrato Arlia: «Con le vendite online abbiamo notato che è poco presente nei fornitori la capacità di fare triangolazioni, evitando meno passaggi, meno trasporti».

L’inizio dell’anno per entrambe le aziende però, è iniziato bene, ma per il Sud c’è ancora molto su cui lavorare. «C’è scarsa viabilità e connessione in rete: siamo penalizzati. Lo Stato dovrebbe implementare la rete, ci sono zone dove spendiamo tanto per essere connessi», ha aggiunto Arlia. E per Grontek è necessario lavorare sulla formazione e sulla struttura di ogni azienda.

Più supporto

E i produttori che cosa dovrebbero fare? «Supportarci nelle strategie commerciali per avere buone performance di vendita e sul tempo per fare formazione», ha risposto Barili. «Non spingere tanto sulle vendite, il vostro obiettivo non può essere il nostro cappio», ha ammonito Arlia.

 

di Alice Fugazza

Per innovare bisogna essere ambidestri

Alberto Bubbio
Alberto Bubbio al convegno Youtrade

Il docente di economia ha messo a fuoco le scelte di management necessarie per non tarpare le ali alle nuove idee, fondamentali per cavalcare un mondo della distribuzione sempre più complesso e competitivo.

Per non uccidere l’innovazione oggi bisogna essere anche un po’ squali e andare a caccia degli innovatori. Essere veloci “predatori” per avere sempre prodotti e soluzioni nuove da proporre a clienti selezionati e fedeli. Lo ha spiegato con molta semplicità al II Convegno YouTrade Sud Alberto Bubbio, professore associato di Economia Aziendale dell’università Cattaneo-Liuc.

«Molti ragionano come se fossimo nel Giurassico: il cliente ha sempre ragione. È sbagliato, a volte è meglio lasciar perdere. Bisogna capire il cliente e i suoi potenziali, non basta più il fatturato. Dal suo futuro, dipenderà il nostro. Quindi è necessario acquisire informazioni».

Noi siamo ciò che misuriamo: se vi misurate esclusivamente con il fatturato e il margine, sarete solo quelle cose. È molto limitante. Con la qualità e la crescita, allora state portando avanti un’azienda che avrà un futuro. Siamo un popolo di inventori, non di innovatori. Bisogna mettere insieme le due figure, l’inventore ha l’idea ma l’innovatore realizza. È una differenza sostanziale», ha ammonito Bubbio.

Secondo l’economista, l’innovazione è un’idea che attraverso un processo di trasformazione diventa qualcosa di concreto e utilizzabile. Ma non è sempre facile distinguersi dagli altri, anche con l’intelligenza artificiale a portata di mano. Bisogna essere disruptive, dirompenti, come usano dire gli americani, proponendo qualcosa che prima era per pochi e renderlo accessibile a tutti. Quindi, come non uccidere questo processo?

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Alberto Bubbio | Professore associato di Economia Aziendale dell’università Cattaneo-Liuc

Addio giurassico

«Bisogna evitare di fossilizzarsi in una struttura pesante e difficile da sfamare. Non essere dinosauri, ma squali, sopravvissuti all’estinzione. Non solo perché hanno le branchie e nuotano veloci, ma per i pesci pilota che nuotano con loro, sotto di loro.

Quelli che con le loro capacità di adattamento riescono a sopravvivere, le piccole imprese che formano un ecosistema». Deve essere abolita, quindi, la rigidità. E bisogna puntare soprattutto sul team. «Poche duplicazioni di ruoli, pochi obiettivi da perseguire, al massimo tre, e le persone non devono arrivare tutte dalla stessa area. La routine uccide le aziende. Bisogna scegliere bene le persone, facendo investimenti e dando a tutti obiettivi chiari.

Puntare su pubblicità e marketing e nel gruppo bisogna scovare l’innovatore», ha aggiunto Bubbio. Che ha indicato come necessaria una figura professionale con uno specifico Dna. «Una persona che ha una forte capacità di osservazione, che pone le domande giuste, che non ha paura di sperimentare e di relazionarsi con gli altri. L’intelligenza artificiale non basta, non è capace di fare queste cose. Almeno per il momento».

Per concludere il ragionamento, le imprese devono essere ambidestre: «Un’organizzazione ibrida, divisa in due parti. Una che innova, pensa e arriva al prototipo. L’altra che gestisce il magazzino e che progetta. I grandi marchi fanno scuola, bisogna avere quello che una volta si chiamava l’Olivetti Touch», ha concluso il professore.

 

di Alice Fugazza

I vantaggi di una Zona Economica Speciale per il Sud

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Dal 2024 tutto il Sud è riunito nella Zes unica, la zona economica agevolata che consente di dribblare la burocrazia e agevolare gli investimenti.

Ecco quali sono i vantaggi.

Il Sud ha ottenuto un ulteriore strumento per la crescita: la Zes unica, erede delle otto zone economiche speciali, nate dal decreto nel 2017. Si trattava di aree ben definite per gli imprenditori che vogliono sviluppa- re e creare progetti con investimenti a burocrazia zero e agevolazioni fiscali. Cosa che sembrava impossibile solo fino a qualche anno fa, poiché domande, permessi, documenti e enti ai quali rivolgersi facevano girare la testa. E i tempi per poter partire anche solo a pensare a un progetto, sono sempre stati biblici. Con l’istituzione di queste zone economiche speciali, però, il vento è cambiato e soffia a favore del Sud. A raccontare la sua esperienza al II Convegno YouTrade Sud è stato l’ex Commissario

straordinario del Governo della Zes Adriatica interre- gionale Puglia-Molise, Manlio Guadagnuolo. «Le Zes hanno consentito di delineare un nuovo paradigma per il Sud. Non più fanalino di coda, ma territorio operoso, competitivo e attrattivo, uno snodo strategico nel bacino del Mediterraneo allargato, ossia di quello rappresentato non solo dai 22 Paesi che si affacciano su di esso, ma dai 45 Paesi che si estendono dall’Oceano Atlantico fino al Golfo del Persico».

La testimonianza

La Zes Adriatica, ha raccontato Guadagnuolo, è nata da zero, e da quel momento si è dato vita alla “burocrazia amica delle imprese”: si è posta la parola fine a quel conflitto atavico tra le imprese e lo Stato, per via della burocrazia, che in passato ha ingessato la nascita e la crescita di nuove iniziative imprenditoriali di piccole, medie e grandi imprese, nonché il reshoring di quelle che avevano delocalizzato all’estero.

«Ho trovato pratiche bloccate da tempo, ma da circa due anni è tutto diverso. Il progetto di investimento non deve più essere presentato allo Sportello unico delle attività produttive del Comune di riferimento, ma allo Sportello unico digitale del Commissario fino a fine febbraio scorso, e dal primo marzo a quello della Zes Unica del Mezzogiorno. La grande intuizione è stata quella dell’autorizzazione unica, che sostituisce le vecchie 34 autorizzazioni, istituita nella riforma del governo Draghi nel 2021, assieme alla nomina nel 2022 dei Commissari straordinari, investiti di poteri speciali per favorire gli investimenti nel Mezzogiorno».

Secondo l’ex Commissario, sono finalmente cessati quei gravosi “pellegrinaggi” che gli imprenditori erano costretti a svolgere presso i diversi Enti (fino a 34!) che erano preposti al rilascio delle autorizzazioni necessarie per poter realizzare i propri investimenti: «L’autorizzazione unica ha funzionato benissimo: nel territorio della Puglia e del Molise, per esempio, abbiamo ricevuto circa 300 istanze dagli imprenditori in poco più di un anno, per interventi ex novo e ampliamenti. Ho rilasciato molteplici autorizzazioni uniche e abbiamo messo in moto investimenti per circa 3 miliardi di euro, con una ricaduta occupazionale di circa 6 mila nuovi posti di lavoro. Abbiamo rispettato pienamente i tempi (45 giorni, il massimo prescritto dalla legge), per il rilascio delle autorizzazioni uniche, tant’è che ne ho approvata una in appena 6 giorni, per un investimento di 32 milioni nel Comune di Molfetta, che pare sia la più veloce rilasciata nella storia del nostro Paese, un vero e proprio record».

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Guadugnolo

Zone Franche

Un altro evento importante è stata la creazione delle uniche zone franche doganali in Italia, in numero di sei, tutte perimetrate in territori della regione Puglia e del Molise, grazie alla Zes Adriatica.

«Su mia proposta, approvata in via definitiva dal Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, abbiamo creato aree dove è possibile ottenere ulteriori importanti agevolazioni, ossia poter importare merci in sospensione di Iva e dazi doganali. Il vantaggio competitivo è notevolissimo per chi si insedia in queste aree: le merci si possono importare, lavorare e trasformare in prodotti finiti a costi molto più bassi rispetto ad altri competitors nazionali e internazionali».

I riconoscimenti internazionali

«I successi, per la Zes Adriatica, sono stati tanti: a Dubai, a maggio 2023, ci siamo aggiudicati il summit mondiale delle oltre 7 mila Zes e zone franche del mondo, dove abbiamo avuto competitors in ambito internazionale fortissimi: cinesi, americani, inglesi, degli emirati arabi, ecc. Inoltre, ad Abu Dhabi, nell’ottobre scorso, la nostra Zes Adriatica ha ricevuto la nomination per essersi distinta nel mondo quale best practice nell’ambito della sostenibilità, per aver traguardato gli obiettivi Sdg dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite», ha continuato nel suo intervento Manlio Guadagnuolo.

Dal 1° gennaio 2024 il governo ha deciso di creare la Zes unica del Mezzogiorno che comprende l’intero territorio delle regioni Abruzzo, Puglia, Campania, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna.

«Nella Zes unica è ricompreso tutto: non solo le aree industriali e produttive, quelle portuali e retroportuali, ma anche le zone agricole, i centri urbani, le aree commerciali, quelle per insediamenti turistici, ecc. Consente agli imprenditori di individuare con facilità i suoli dove poter insediare per le proprie attività, di evitare speculazioni e avere pari opportunità sia per le piccole, che per le medie e che per le grandi imprese», ha precisato il Commissario.

Sportello digitale

Quali sono i vantaggi per gli imprenditori? «I tempi certi, massimo 45 giorni, e i termini perentori (si applica il silenzio assenso) per il rilascio delle autorizzazioni uniche, che per legge, ove necessario, costituiscono varianti urbanistiche e comportano la dichiarazione di pubblica utilità. Si bypassano i Consigli Comunali e le approvazioni definitive delle varianti da parte delle regioni. Si tratta di una semplificazione delle procedure amministrative efficacissima, come abbiamo dimostrato con i fatti concreti e i risultati conseguiti. A ciò si aggiungono i vantaggi delle agevolazioni fiscali. La più importante è rappresentata dal credito d’imposta, che si può ottenere sull’intero valore dell’investimento, dall’acquisto del suolo e degli immobili, alla realizzazione ex-novo degli immobili funzionali all’esercizio delle attività, compresi gli impianti, i macchinari e le attrezzature. Va dai 200 mila ai 100 milioni di euro di investimento, fino al 60% per le piccole, 50% per le medie e 40% per le grandi imprese. E’ sommabile con altre agevolazioni, al punto che gli imprenditori possono crearsi l’abito su misura, ossia l’architettura finanziaria dei propri investimenti sulla base delle proprie esigenze. Nella Zes Adriatica abbiamo inoltre creato ulteriori agevolazioni fiscali comunali, quali l’abolizione Imu e Tari, e l’abbattimento degli oneri di concessione per gli investimenti incrementali all’interno di queste aree».

«Si tratta di un’occasione unica e irripetibile, di grandissimo interesse per l’intero settore dell’edilizia, anche per poter realizzare e ampliare i propri opifici e centri operativi, creando un network di eccellenza e diventando artefici dello sviluppo del Mezzogiorno», ha concluso Guadagnuolo.

di Alice Fugazza

Tornano le ombre sulle costruzioni

Dopo i segnali di ripresa di marzo, ad aprile si confermano le attese negative già registrate nel mese di febbraio, a segnare ancora una volta un andamento fortemente altalenante, che non garantisce soluzioni di continuità alle imprese e al mercato, in balia degli eventi di breve e brevissimo periodo che modificano il sentiment e che ad aprile lo portano verso valori molto bassi.

Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat

A livello europeo si registra un ulteriore rallentamento della fiducia delle imprese, in particolare per i Paesi dell’Area euro, mentre stabile, ma con valori più negativi, la fiducia delle imprese di costruzioni relative a tutti i Paesi europei. Il rallentamento dell’economia tedesca certamente ha un impatto consistente in questa dinamica, che dunque non vede ancora stabilizzazioni, ancorché su valori negativi, e prospettive di ripresa nel breve-medio periodo.

Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat

A livello nazionale l’inversione repentina della tendenza al rialzo registrata in marzo porta l’indicatore a mantenere un distacco positivo rispetto alle medie europee, ma con un valore tra i più bassi degli ultimi 12 mesi, che evidenzia un allineamento al ribasso a livello nazionale, che non fa ben sperare per i prossimi mesi. Un rallentamento che è effetto degli annunci e delle decisioni del Governo in tema di superbonus e, in particolare, della definitiva esclusione della cessione del credito, con gli effetti retroattivi per il 2024 tanto criticati da imprese e associazioni di categoria.

Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat

A livello nazionale il confronto tra gli indicatori relativi alla fiducia dei vari settori economici presenta una decisa inversione di tendenza in tutti i comparti, eccetto per quello dei servizi. Il rallentamento è molto significativo per l’industria, il commercio e soprattutto per le costruzioni, con una pendenza oltremodo rilevante, in negativo, per la fiducia dei consumatori, il cui indice scende a -19,1 dal -16,8 del mese precedente, perdendo dunque in un solo mese 2,3 punti percentuali, un dato estremamente negativo che ripropone quanto già registrato nel mese di ottobre dello scorso anno.

Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati Eurostat

Se lo scorso mese scrivevamo che l’attendismo auspicato nei mesi precedenti si stava convertendo in dubbio, adesso possiamo affermare che il dubbio si sta trasformando, purtroppo, in certezza e, quindi, si confermano i segnali preoccupanti per l’economia già messi in evidenza il mese scorso, segnali negativi che si riverberano nei due indicatori previsionali del mercato di breve periodo, ordini e occupazione, il cui picco negativo, in particolate quello relativo all’occupazione, mostra il dato più basso da 12 mesi a questa parte.

Molto interessanti, e necessari a confermare questa tendenza, saranno i dati relativi al mese di maggio, che appena disponibili pubblicheremo come di consueto in questo nostro osservatorio, che potranno confermare o meno questa dinamica negativa che per ora mostra tutti gli effetti delle recenti decisioni normative che hanno impattato fortemente sul settore.

In questo scenario le buone notizie sul fronte inflazionistico paradossalmente passano in secondo piano. Ad aprile le stime relative all’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,9% su base annua (da +1,2% del mese precedente).

Questo lieve, ma significativo, rallentamento del tasso d’inflazione si deve all’ampliarsi su base tendenziale della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -10,3% a -13,9%) e alla decelerazione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,5% a +2,9%), dei Servizi vari (da +2,3% a +1,8%), dei Beni non durevoli (da +2,0% a +1,5%) e dei Beni alimentari non lavorati (da +2,6% a +2,2%); per contro, si registra un’accelerazione dei prezzi dei Tabacchi (da +1,9% a +3,3%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,2% a +3,8%) e dei Beni energetici regolamentati (con inversione di tendenza da -13,8% a +0,8%).

L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,6% per l’indice generale e a +1,7% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta di 0,6% su base mensile, per la fine dei saldi stagionali, di cui il Nic non tiene conto, prolungatisi in parte anche a marzo, e dell’1,0% su base annua (da +1,2% del mese precedente).

A cura del Centro Studi YouTrade

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Il Gruppo Made rinnova il cda nel segno della continuità

Franco Ferrari e Gian Luca Bellini
Franco Ferrari e Gian Luca Bellini

Tutte confermate anche per il prossimo triennio le cariche del Cda di Made Italia S.p.A. e di Made Distribuzione Srl. Il Gruppo guarda al futuro con fiducia, forte del continuo incremento dei nuovi ingressi e delle scelte orientate alla qualità globale dell’offerta e alla formazione professionale che coinvolge le rivendite aderenti a tutti i livelli.

Tre anni affrontati con il vento in poppa, in un trend di mercato certamente favorevole, ma soprattutto lavorando per gestire al meglio i mesi e gli anni che verranno, che non saranno semplici, ma probabilmente nemmeno così drammatici come vengono previsti da più parti.

Il cda di Gruppo Made. Da sinistra: Gian Mario Blanchet, Gian Luca Bellini, Wanda Scaramellini, Giordano Azzini, Franco Ferrari e Marco Farina
Il cda di Gruppo Made. Da sinistra: Gian Mario Blanchet, Gian Luca Bellini, Wanda Scaramellini, Giordano Azzini, Franco Ferrari e Marco Farina

Al di là dei risultati commerciali, comunque ottimi, il Gruppo sta registrando una crescita di gradimento davvero considerevole fra gli imprenditori della distribuzione edile nazionale: in un anno e mezzo sono infatti entrate in Gruppo Made 35 nuove rivendite, e il trend non sembra rallentare. Merito della professionalità di tutte le aziende aderenti al Gruppo che con il loro lavoro quotidiano danno lustro al buon nome del marchio Made, ma anche del Cda che opera in stretta collaborazione con la base e che è costantemente impegnato nella definizione delle strategie di un Gruppo che grazie alla qualità dei suoi servizi è sempre più di supporto all’attività di vendita dei suoi aderenti.

Squadra che vince non si tocca, come si dice in questi casi, quindi il recente rinnovo del Consiglio di Amministrazione del Gruppo ha visto la conferma delle cariche sociali anche per il prossimo trienno. Franco Ferrari (Carlo Ferrari & Figlio) mantiene la carica di presidente, mentre i consiglieri sono Giordano Azzini (Bizzo), Gian Mario Blanchet (G.B.Blanchet), Marco Farina (Gini – Made Distribuzione) e Wanda Scaramellini (Scaramellini).

Anche Made Distribuzione ha rinnovato il suo Consiglio di amministrazione. Made Distribuzione, lo rammentiamo, raggruppa i punti vendita diretti di Gruppo Made – a oggi sono cinque – che hanno anche la funzione di banco di prova di tutte le iniziative e i nuovi servizi che il Gruppo mette a punto, a vantaggio di tutti i suoi aderenti. Anche in questo caso parliamo di un triennio di crescita e di sviluppo, premiato con la conferma dell’intero management. Gian Luca Bellini (direttore generale Gruppo Made) mantiere quindi la carica di presidente, mentre i consiglieri sono Riccardo De Gasperin (Digiesse), Paolo Brandani (Edilbru), Laura Caloni (Edilcomes) e Attilio Garavaglia (Garavaglia – Made Distribuzione).

Gruppo Made si appresta quindi ad affrontare con fiducia le sfide del mercato dei prossimi anni, puntando sulla selezione e qualità dell’offerta, sulla formazione professionale e quindi sul continuo processo di crescita di tutte le figure professionali delle rivendite aderenti.

Serramento per tetti, scala e accesso per superfici senza pendenza

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Drl Fakro è un serramento per tetti studiato per tetti piatti e progettato per essere abbinato con le scale retrattili dell’azienda: è in grado di offrire un accesso alla copertura più comodo e sicuro.

Si chiama Drl l’ultima novità in casa Fakro: un serramento per tetti piatti progettato per l’abbinamento con le cale retrattili dell’azienda, in grado di offrire un accesso alla copertura ancora più comodo e sicuro.

Presentata ufficialmente durante la kermesse Klimahouse a Bolzano, Drl è una botola innovativa, studiata per assicurare ottime prestazioni in termini di isolamento e durata nel tempo, oltre che per massimizzare sicurezza e agilità d’uso.

Serramento per tetti con pistoni a gas

Questo prodotto, infatti, è dotato di speciali pistoni a gas in grado non solo di semplificare al massimo le operazioni di apertura e chiusura, ma anche di permettere all’anta di bloccarsi in posizione aperta, a 60 gradi.

Per escludere qualsiasi eventualità di chiusura accidentale è disponibile su richiesta anche il blocco aggiuntivo Zbr, un particolare accessorio in grado di bloccare l’anta aperta ed evitarne lo spostamento (a causa, per esempio, di forti raffiche di vento). Alla base del telaio, inoltre, è applicato uno speciale nastro antiscivolo che contribuisce a rendere l’accesso al tetto piatto ancora più agevole.

Isolante termico

Caratterizzata da un telaio con profili in Pvc multicamera riempiti con materiale isolante termico e dalla presenza di una mirata guarnizione in gomma, la nuova botola garantisce anche eccellenti prestazioni in termini di isolamento termico, garantendo un valore
di trasmittanza termica Uw = 0,67 W/m²K.

Al serramento Drl è possibile abbinare una qualsiasi delle scale retrattili dell’ampia gamma dell’azienda. Fakro propone numerosi modelli, sia in legno sia in acciaio: da quelli a elevate prestazioni termiche (Lwt, Ltk Energy), a quelli ignifughi (Lwt, Lmf) fino anche alle versioni con apertura a forbice (Lst, Lsf).

di Franco Saro

Nuova guida per schermi e membrane traspiranti

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Claudio Pichler, presidente Aismt

Aismt, l’Associazione che riunisce i produttori di membrane traspiranti vuole proporre una Quality Label da estendere non solo agli associati, ma anche alle aziende del settore.

La costruzione del tetto deve garantire la massima sicurezza e resistenza a tutte le intemperie, dal caldo cocente, al freddo pungente. Fino a resistere alle intemperie più violente.

Attorno a questi capisaldi un mondo di professionisti è al lavoro per ottenere l’eccellenza. Uno dei protagonisti, nel panorama italiano, è Aismt, l’Associazione italiana schermi e membrane traspiranti di cui presidente è Claudio Pichler di Riwega. L’organismo ha un obiettivo chiaro: migliorare performance, qualità e sostenibilità di un settore in continuo movimento.

Chi aderisce

«L’associazione è nata nel 2008 su iniziativa di cinque diverse aziende. Oggi può contare su Riwega, Onduline, Klober, Bmi, Dorken e Elements. L’obiettivo è stato quello di accomunare il knowhow di ognuno e sviluppare una comunicazione propositiva sul corretto utilizzo degli schermi e delle membrane traspiranti, enfatizzando quelli che sono i benefici del corretto utilizzo di questo sistema», spiega Pichler. Dal 2008 al 2024 sono stati fatti tanti passi: quello più importante riguarda la norma Uni11473.

«Il primo compito dell’associazione è stato di creare le basi per redigere una normativa volontaria, che in Italia non esisteva», ricorda il presidente di Aismt. «Sono state generate in un paio d’anni le linee guida da proporre a Uni, sulle cui basi è nata la 11473, normativa volta a scegliere e utilizzare correttamente delle membrane traspiranti.

Una regolamentazione in vigore dal 2013 si è concentrata sugli effetti di tenuta all’aria e al vento, comfort abitativo e riSparmio energetico, quando l’integrità degli isolamenti termici e delle strutture riesce a proteggere dall’acqua e dal calore, grazie all’impermeabilità all’aria e al controllo del flusso del vapore acqueo.

Prima, invece, ci si concentrava solo sull’impermeabilità. Questo ha aperto approfondimenti su tutte quelle funzionalità che attraverso uno schermo e una membrana traspirante si riescono a garantire per mantenere la salubrità all’interno dell’edificio, ma anche la corretta funzionalità di un pacchetto coibentante».

Miglioramento tecnologico

La normativa, insomma, ha comportato un salto di qualità nell’indirizzare gli operatori alla corretta scelta dei materiali. «Mentre prima ci si basava sul fai-da-te nella selezione di uno schermo o di una membrana, adesso già a livello di progettazione sono inseriti i valori minimi che devono essere rispettati. Aismt si preoccupa anche di proporre ulteriori step migliorativi: la durabilità dei materiali e la loro scelta in funzione delle aree geografiche e delle condizioni climatiche delle diverse regioni. Nell’arco degli anni sono state messe a punto delle linee guide che l’associazione propone a progettisti e costruttori. Quest’anno è stata presentata all’interno di Klimahouse proprio l’ultima versione».

Un messaggio efficace: «Siamo molto soddisfatti poiché quando è entrata in vigore la norma 11473 nel 2013 (revisionata nel 2015 e mantenuta nel 2020), abbiamo visto sviluppo e attenzione da parte degli operatori del settore, specialmente nell’utilizzo dei nastri e dei componenti di sigillatura».

Cambiamenti climatici

Violente tempeste e bombe d’acqua: la resistenza del tetto e dei suoi materiali sono sempre più messi alla prova, è innegabile. «Si lavora molto sulle caratteristiche intrinseche dei materiali e sullo sviluppo della materia prima: è necessaria una maggiore resistenza, specialmente nelle zone più calde. Si è passati da membrane con l’anima in polipropilene a quelle in Tpe, Tpo, Pvc o poliuretano.

Qual è la più performante? Tutte le aziende di Aismt ricercano l’eccellenza, con ognuna di loro si va sul sicuro». Aismt vuole anche allargarsi ed ha un sogno nel cassetto: riuscire un giorno a proporre una Quality Label da estendere non solo agli associati, ma anche ai diversi produttori, a cui l’associazione metterebbe a disposizione in maniera libera l’assegnazione di questo marchio di qualità, dando dei valori da rispettare. Ogni azienda che propone il materiale dovrebbe testarsi per comprovare il rispetto delle regole.

Aismt sta inoltre valutando anche la possibilità di affiliazione non solo ai produttori, ma anche a tutte le associazioni che afferiscono al settore. Nel frattempo l’associazione è al lavoro su tutti i temi dello sviluppo tecnologico e applicativo.

di Alice Fugazza

S’incomincia dalla linea di gronda per realizzare un tetto ad opera d’arte

Terreal-Italia
Terreal Italia

Un tetto che protegge, ma è anche capace di isolare e offrire comfort,
inizia dalla linea di gronda. Per questo, accanto al laterizio è necessario utilizzare gli accessori che sono più adeguati

Per costruire un tetto a regola d’arte bisogna cominciare dalla linea di gronda. Ma, poi, per realizzare un tetto adeguato e in linea con i più elevati standard costruttivi bisogna proseguire l’opera.

L’obiettivo è godere di un maggior comfort all’interno degli ambienti di casa, con un vantaggio considerevole in termini di isolamento e, quindi, con la temperatura giusta assieme a un riSparmio energetico.

Investire sul tetto della propria abitazione, optando per materiali da costruzione di qualità e posatori d’esperienza, garantisce un sicuro ritorno nel tempo sotto forma di minor richiesta di manutenzione, minor esborso per interventi di natura ordinaria e straordinaria, maggiore durevolezza nel tempo.

Linea di gronda, attenzione alla posa

Per realizzare un tetto a regola d’arte, quindi, bisogna prestare attenzione alla linea di gronda e a come si posizionano e dispongono gli elementi discontinui lungo tutta questa fila.

La posa dei manti di copertura prevede sempre il posizionamento del primo elemento in corrispondenza della gronda in basso a destra o sinistra (in funzione del prodotto che si sceglie di posare) e di proseguire verso la linea di colmo seguendo una direzione diagonale. Vediamo quali accorgimenti utilizzare e applicare.

Dimensionamento dei listelli

Per poter posare correttamente gli elementi discontinui è necessario realizzare la listellatura di supporto degli stessi, nonché uno strato di micro ventilazione, che va sempre previsto indipendentemente dallo schema di funzionamento igrometrico. Per la posa delle tegole è generalmente utilizzata la listellatura detta alla lombarda, ossia listelli in legno o metallo disposti parallelamente alla linea di gronda.

Per i manti realizzati con i coppi, invece, è possibile scegliere se utilizzare in alternativa una listellatura alla piemontese, che prevede la creazione di una sede stabile per i coppi di canale con una doppia orditura di listelli (una perpendicolare e una parallela alla linea di gronda).

Le tipologie di listelli utilizzabili sono:

1. Listellatura in legno fissata alla struttura portante. Le grandezze dei listelli devono essere dimensionate in funzione della struttura alla quale vengono fissati e in funzione dell’orditura delle travi portanti (in caso di tetti in legno). Le misure più comunemente usate sono 3×4 centimetri e 4×4 centimetri

2. Listellatura in metallo (per esempio, acciaio) trattato per la corrosione. Le dimensioni di questo tipo di listelli più comunemente utilizzate sono con altezze comprese tra i 2,5 centimetri e i 4 centimetri. Sono sempre forati o micro forati per permettere il passaggio d’aria

3. Pannelli o lastre con incorporati elementi di supporto

Listellatura

La listellatura lungo tutta le falde deve seguire le indicazioni delle schede tecniche dei singoli prodotti. Diversamente, avviene per il primo listello in corrispondenza della linea di gronda per il quale devono essere attuati due accorgimenti fondamentali per la corretta posa della prima fila di tegole/coppi in linea di gronda:

1. L’altezza del listello. Deve sempre essere usato un listello più alto di almeno 2 centimetri, per le tegole in cotto e almeno 2,5 centimetri, per le tegole in cemento, rispetto a quelli usati lungo la falda.

In alternativa, il rialzo del primo listello può essere ottenuto anche con un sovra-listello di circa 2 centimetri da fissare sopra le staffe che accolgono il canale di gronda al fine di vincolarle meglio. Questo accorgimento serve per andare a sopperire la mancanza di un elemento inferiore e per avere la stessa pendenza di esercizio degli altri elementi discontinui.

2. Distanza tra i primi 2 listelli. Il passo tra il primo listello e quello immediatamente successivo è inferiore a quello standard per permettere la sporgenza della prima fila di tegole di un valore di circa un terzo della bocca del canale di gronda e comunque non maggiore di 7 centimetri.

Fissaggi degli elementi in cotto

Il fissaggio degli elementi varia in funzione della pendenza delle falde, della zona geografica, della zona carico di vento e delle condizioni climatiche localizzate. Tuttavia, visti i cambiamenti climatici e le sempre più frequenti raffiche di vento, bombe d’acqua e grandine, è consigliabile fissare sempre tutti gli elementi lungo il perimetro delle falde.

Diverso è se si posano i coppi. In questo caso, infatti, il fissaggio meccanico con appositi ganci dei coppi di coperta è sempre obbligatorio e avere una griglia di gronda sagomata e micro-forata permette di:

• Facilitare la posa degli elementi dettando il passo laterale e il corretto distanziamento tra le fila

• Permettere l’entrata del flusso d’aria lasciando libera da ostruzioni la linea di gronda

• Facilitare il fissaggio della prima fila di coppi grazie all’impiego di appostiti ganci di dimensione 50×16 / 50×20

Quando si utilizzano listelli in legno è necessario prevedere un’interruzione di 3-4 centimetri ogni 1,5-2 millimetri. Se, invece, vengono utilizzati i listelli metallici micro-forati, non è necessario prevedere tale interruzione in quanto i micro-fori permettono il corretto passaggio d’aria.

Il sistema

Affinché tutto sia efficace è tuttavia necessario che chi la pensa (il progettista, insieme al termotecnico) e chi esegue concretizzino un insieme di strati differenti che interagiscono tra loro e concentrano in un pacchetto tutte le funzioni di protezione, di sicurezza, di isolamento e di salubrità.

Il tetto Terreal Italia è, da questo punto di vista, completo progettato e costituito in modo da essere composto da diversi strati, ognuno con funzione differente e sinergica. L’azienda propone, oltre all’ampia gamma di tegole e coppi, un’offerta completa di accessori studiati per realizzare un tetto di alte prestazioni, salubre e sostenibile sotto tutti punti di vista.

Che cosa serve

È necessaria una grande attenzione per gli accessori funzionali di ventilazione dedicati a ogni specifica linea di prodotto:

Griglie di gronda
Tutte le griglie di gronda sotto riportate possono essere usate come sovra-listelli Griglia ventilata Portoghese
Lunghezza 100 cm
Altezza 20 mm
Griglia ventilata Coppo SanMarco EVO
Lunghezza 90,8 cm
Altezza 55 mm
utilizzabile in sostituzione del primo
listello in quanto di altezza maggiorata
Griglia ventilata H50/60 mm per tegola piana
Lunghezza 100 cm
Altezza 50/60 mm
utilizzabile in sostituzione del primo
listello in quanto di altezza maggiorata

I modelli di listelli universali

Listello zincato forato H25 mm
Lunghezza 2 ml
Altezza 25 mm
Listello zincato forato H40 mm
Lunghezza 2 ml
Altezza 40 mm

di Franco Saro

Fibrograf, lastra modulare per i tetti

Fibrotubi
Fibrotubi

Fibrograf propone una lastra modulare per tetti che ricorda un sistema aggraffato. Semplice
da posare, consente di agganciare due elementi, che rendono la superficie ermetica, a prova di meteo.

Fibrotubi ha progettato un nuovo prodotto da copertura per rispondere alle esigenze dei tetti moderni, unendo le idee di progettisti e professionisti nell’ambito dell’edilizia civile.

Fibrograf è una tipologia di tetto a lastra modulare in acciaio preverniciato che ricorda un sistema aggraffato, grazie alla particolare geometria del sistema.

Il tetto costruito con la soluzione Fibrograf consente un’elevata tenuta all’acqua, impermeabilità e una copertura senza fissaggi a vista.

Fibrograf è assicurato alla sottostruttura con viti inserite nei pre-fori situati sul bordo laterale della lastra stessa. La parte fissata alla sottostruttura viene poi coperta,  agganciando una lastra all’altra partendo dalla gronda. Ed è proprio quest’operazione di aggancio dell’una lastra all’altra che garantisce una maggiore stabilità e soprattutto un’alta resistenza alle intemperie e agli agenti atmosferici, rendendo il sistema a tenuta.

Sovrapposizione

La sovrapposizione e l’unione delle lastre rendono la copertura ottima sia in ambito urbano sia in luoghi quali l’alta montagna, dove si possono verificare anche precipitazioni nevose abbondanti.

L’installazione di Fibrograf avviene in modo semplificato anche per il posatore, grazie al ripetersi e abbinarsi delle due lastre modulari nelle dimensioni lunga da 2.100 millimetri e corta da 1.080 millimetri in modo continuativo e su tutta la copertura.

La sovrapposizione avviene sia in orizzontale sia in verticale, abbreviando così anche per il cliente finale i tempi e costi di posa.

La resa estetica della lastra in acciaio preverniciato Fibrograf è assicurata oltre che dalla forma moderna, anche sulla tenuta del colore garantito 30 anni e da uno spessore di 35 micron.

Tre le varianti di colore disponibili, in linea con i Pantoni oggi in ampio utilizzo in architettura, quali grigio antracite, marrone pecan e nero velvet.

I vantaggi della lastra modulare per tetti

  • Impermeabilità anche con precipitazioni abbondanti
  • Installazione a tenuta
  •  Copertura più leggera
  • Uniformità del colore garantito 30 anni
  •  Riduzione dei costi di posa grazie alla modularità
    del sistema
  • Soluzione abbinabile a pannetto anticondensa e antirumore
  • Versatile può essere posata su diverse tipologie di tetti
  • Manutenzione praticamente pari a zero

I dati tecnici

Larghezza: 558 mm
Larghezza utile in opera: 527 mm
Lunghezze: 1.080 – 2.100 mm
Altezza profilo: 22 mm
Materiale e finitura: acciaio preverniciato
Pendenza minima: ≥ 9°

di Franco Saro

La ventilazione che protegge coperture in legno

Copertura-in-legno-tetto
Copertura in legno tetto

I tetti con coperture in legno e struttura portante lignea sono molto diffuse. Nuovi materiali e attente tecniche di utilizzo eliminano i possibili problemi, se abbinati a un corretto flusso d’aria. Ecco le regole da seguire.

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Federcostruzioni: occorre un nuovo Testo unico dell’edilizia

Cantiere a Milano
Cantiere a Milano

Il decreto salvacasa va bene, ma non basta. Federcostruzioni manda un messaggio al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: il provvedimento approvato dal governo «è utile in tema di semplificazione e sburocratizzazione per risolvere positivamente difformità di piccola entità e relative a singole unità immobiliari.

Il superamento della doppia conformità è sicuramente un aspetto rilevante. Senz’altro così si renderà più dinamico il mercato immobiliare. Sicuramente la Federazione manderà le sue osservazioni in tema di cambi di destinazione d’uso, azione fondamentale per un mercato in evoluzione.

Restiamo in attesa del testo unico dell’edilizia come strumento attuale e moderno a servizio dei processi di rigenerazione urbana» è il commento di Paola Marone, presidente della federazione.

Paola Marone
Paola Marone, presidente di Federcostruzioni

Il decreto, che punta a regolarizzare le difformità abitative di minore entità, semplifica anche le procedure vigenti: è introdotto il regime di silenzio-assenso, principio particolarmente rilevante e che va nella direzione della massima semplificazione. Significa che se l’amministrazione non risponde nei tempi previsti l’istanza del cittadino è accettata.

Infine, si introduce la possibilità di installare tende e strutture di protezione dal sole e da eventi atmosferici, in regime di edilizia libera.

La norma mira anche a decongestionare gli uffici tecnici comunali sepolti da migliaia di pratiche. Il provvedimento prevede sanzioni che sono proporzionali all’aumento di valore dell’immobile e potranno essere utilizzate, tra l’altro, nella misura di 1/3, per progetti di recupero e rigenerazione urbana.

Nel testo, come già annunciato lo scorso 17 maggio, non c’è però la cosiddetta norma Salva-Milano per alcune ristrutturazioni edilizie del capoluogo lombardo su cui si è acceso l’interesse della Procura. L’idea di Salvini, già condivisa con il sindaco Giuseppe Sala, è di intervenire in fase di conversione del testo.

Al centro, la torre Aria, a Milano
Al centro, la torre Aria, a Milano

Il comparto della filiera rappresentato da Federcostruzioni ha raggiunto nel 2022, e si prospetta il mantenimento per il 2023, un valore della produzione pari a 600 miliardi, con un’occupazione pari a 3 milioni di persone. Si sottolinea che nel 2022 e nel 2023 la filiera ha contribuito al 50% della crescita del Pil nazionale (8,3% nel 2021 e 4% nel 2022).

Oggi tensioni geopolitiche, concorrenza sleale dei paesi extraeuropei, costi energetici da contenere, andamento della politica monetaria e dell’inflazione, obiettivi europei da raggiungere per case green evidenziano l’esigenza di un progetto industriale del comparto delle costruzioni che sia stabile e di lunga durata.

Il settore, rileva Federcostruzioni, si trova, con scarsità di manodopera, in difficoltà nel reperire personale qualificato, complessità sempre maggiori da affrontare nelle realizzazioni, produttività da ottimizzare.

Alla luce dei dati Ocse la crescita della produttività del lavoro nel comparto edilizio non corrisponde a quella raggiunta nell’economia in generale. L’utilizzo di processi e tecnologie digitali, come il Bim sono di supporto a migliorare le prestazioni attraverso una gestione organizzativa più strutturata.

La conseguenza di tutto questo porta a valorizzare le innovazioni tecnologiche e, allo stesso tempo, i processi in chiave sostenibile e digitale. Bisogna attivare l’intero ecosistema delle costruzioni intervenendo sulla catena di fornitura e coinvolgendo gli stessi committenti, progettisti e fornitori per influenzarne le scelte in ottica green.

Il comparto delle costruzioni coinvolge oltre la metà delle risorse introdotte dal Pnrr e di queste oltre il 60% è indirizzata verso obiettivi condivisi di sostenibilità.

Secondo la federazione dei costruttori, quindi, è necessario un progetto industriale di incentivi stabile e di lunga durata senza cambi di regole, che riordini l’attuale sistema di bonus e che riattivi il meccanismo della cessione del credito, unico strumento utile per gli incapienti, al fine di raggiungere gli obiettivi della Direttiva Europea Epbd.

Un sistema di finanziamenti accessibili alle famiglie per stimolare la domanda anche per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare dal rischio sismico ed idrogeologico oltre all’efficientamento energetico mediante incentivi commisurati alla domanda.

Come ricorda Ance, su un patrimonio immobiliare residenziale di 12,2 milioni di edifici circa 9 milioni rientrano nelle classi più energivore (E,F,G) che corrispondono a circa il 73% del totale. Occorre predisporre le necessarie risorse pubbliche, anche derivanti da fondi europei per supportare gli investimenti necessari alla filiera industriale delle costruzioni per sostenere i processi di decarbonizzazione, e contenimento dei costi energetici per la competitività e la tutela del Made in Italy. Federcostruzioni auspica che nel comparto delle costruzioni vengano previsti strumenti di politica industriale che abbiano la finalità di sostenere e incoraggiare l’utilizzo dei prodotti Made in Italy, sulla scia di quello che sta prevedendo il Ministro Urso (Piano Italia) anche per la filiera dell’automotive.

Una legge per la rigenerazione urbana

Sempre per Federcostruzioni, serve una legge sulla Rigenerazione urbana che faccia da legislazione quadro alle norme regionali, secondo una visione d’insieme di carattere strategico che persegua obiettivi materiali e immateriali, recuperando del patrimonio pubblico e privato, promuovendo l’uguaglianza e l’inclusività, incentivando gli interventi in ottica di Ppp.

Digitalizzazione degli appalti pubblici

Dopo l’entrata in vigore del Nuovo Codice lo scorso 1° luglio 2023 e la piena efficacia delle norme sulla digitalizzazione a partire dal 1° gennaio 2024, l’iter di riforma degli appalti pubblici è quasi interamente completato. Avviata la sperimentazione sul campo del nuovo assetto regolatorio, si impone un momento di verifica sulle problematiche, i vantaggi e le criticità che questi primi mesi di utilizzo hanno dato modo di registrare.

I risultati del PNRR nel settore delle costruzioni

Gli ultimi dati ufficiali sullo stato di attuazione del Pnrr segnano, al 31 dicembre 2023, un livello di spesa di 45,6 miliardi, circa il 24% delle risorse europee del Piano. Le costruzioni si confermano il settore più dinamico, con una spesa pari a 26,7 miliardi e un avanzamento più che doppio rispetto alle altre misure del Pnrr (grazie al risultato del superbonus 110%, e al buon avanzamento di alcuni programmi di lavori pubblici, principalmente investimenti ferroviari e investimenti diffusi sul territorio, di competenza degli enti locali). La revisione del Pnrr, approvata dalla Commissione Europea l’8 dicembre 2023, ha determinato una riduzione delle risorse destinate a interventi di interesse per le costruzioni di circa 7 miliardi, tra riduzioni totali e parziali, rifinanziamenti, nuovi investimenti e RepowerEU.

Si stima che oltre la metà (53%) dei definanziamenti totali e parziali, determinati dalla revisione del Piano, colpirà le regioni del Mezzogiorno. È un dato che rischia di compromettere il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dei divari territoriali.

Sebbene in recupero nell’ultimo anno, la spesa sostenuta è ancora lontana rispetto alle ultime previsioni governative, contenute nella Nadef 2022 (settembre 2022) e non aggiornate nell’ultimo Def, che prevedevano a fine 2023 la spesa di circa 60 miliardi di euro.

Guardando alle componenti della spesa effettuata, le costruzioni si confermano il settore più dinamico rispetto agli altri comparti coinvolti nel Piano, con una spesa pari a 26,7 miliardi (circa 24 miliardi al netto della spesa esclusa dal Piano dopo la revisione).

Gli investimenti che hanno coinvolto il settore delle costruzioni risultano concentrati sugli incentivi automatici del superbonus 110% e sulla realizzazione di lavori pubblici, principalmente interventi ferroviari e investimenti diffusi sul territorio, di competenza degli enti locali.

Edilizia più sostenibile grazie ai tetti coperti di vegetazione

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Edilizia green sui tetti

I nuovi materiali e la consapevolezza che è necessaria un’edilizia più sostenibile stanno spingendo i tetti coperti da uno strato di vegetazione. ecco le tecniche e le soluzioni per realizzarli.

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Membrane traspiranti sotto tegola per sfidare il meteo pazzo

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Membrane traspiranti sotto tegola della linea protector

L’azienda altoatesina progetta coperture e membrane traspiranti sotto tegola capaci di resistere a condizioni del tempo estreme e garantisce affidabili standard di qualità, tra sicurezza e durabilità.

Con l’incalzare dei cambiamenti climatici il settore dell’edilizia si trova di fronte a una nuova cruciale sfida: rinnovare le proprie pratiche per affrontare le conseguenze di questo fenomeno globale.

In questo contesto, le caratteristiche del sistema tetto devono garantire criteri fondamentali, dato che la copertura assume un ruolo sempre più importante nel garantire la sostenibilità e la resilienza degli edifici di fronte agli impatti del meteo.

Membrane traspiranti sotto tegola

L’obiettivo iniziale di Riwega, l’azienda altoatesina fondata e diretta da Werner Gamper e Werner Rizzi nel 1998, era proporre soluzioni innovative per un tetto realizzato a regola d’arte, specializzandosi in prodotti per superfici a falda con copertura discontinua (tegole, coppi o lamiera) e rimanendo estranei al mondo del tetto piano o con impermeabilizzazione a vista.

Nel 2011, però, l’azienda ha introdotto la divisione Riwega | planus, che propone prodotti e sistemi per l’impermeabilizzazione delle coperture continue, distribuendo in Italia membrane in Eva, Tpe e Tpo in grado di impermeabilizzare tetti piani, tetti poco pendenti, tetti verdi e tetti curvi.

Cambiamenti climatici

Tuttavia, l’evolversi dei cambiamenti climatici ha posto nuove sfide nel campo della progettazione e costruzione dei tetti: l’attenzione verso la resistenza agli agenti atmosferici estremi, l’isolamento termico, la sostenibilità sono aspetti cruciali per poter assicurare la durabilità e la sicurezza degli edifici in questo contesto.

Con l’incremento della frequenza e dell’intensità di eventi meteorologici estremi, come tempeste e nubifragi, diventa essenziale progettare tetti in grado di resistere a tali condizioni e, parallelamente a queste condizioni climatiche estreme che provocano forti precipitazioni, si contrappongono le conseguenze dell’innalzamento delle temperature, che causano stress termico alle membrane.

In questo senso, al fine di garantire la resistenza del tetto, e quindi dell’edificio, l’azienda si è impegnata a fornire adeguate soluzioni e standard di affidabilità. La scelta di materiali per tetti sostenibili e a basso impatto ambientale può, inoltre, contribuire significativamente a ridurre l’impatto dell’edilizia sull’ambiente e a mitigare ulteriormente i cambiamenti climatici.

L’obiettivo

Riwega punta a guidare l’innovazione nel settore, anticipando le necessità future e fornendo soluzioni all’avanguardia per affrontare le sfide imposte da questo fenomeno estremo.

Un obiettivo che richiede un approccio olistico e innovativo alla progettazione e alla costruzione dei tetti, che pone al centro la sicurezza, la durabilità, la sostenibilità e l’efficienza energetica: solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile realizzare edifici capaci di affrontare le sfide climatiche del futuro

di Franco Saro

La maniglia Valli che rivoluziona il sistema porta

Valli | La nuova maniglia H 387 Studio Klass

Essenziale, potente e incisiva. Così si presenta la nuova maniglia H 387 Studio Klass, nata dalla collaborazione tra Valli e lo studio milanese di design e consulenza creativa composto da Marco Maturo e Alessio Roscini.

Sottile monolite dalle linee pulite e di grande impatto estetico, H 387 Studio Klass è un’ode al minimalismo che scardina il tradizionale aspetto della maniglia nel sistema porta, liberandola dal suo ruolo puramente funzionale e trasformandola in un’opera d’arte, piena espressione della filosofia progettuale Valli. 

A rendere così innovativo il progetto è, in particolare, la peculiare conformazione della rosetta, non più elemento esterno all’impugnatura, ma perfettamente integrata nel collo della maniglia. L’innovativo sistema brevettato Valli infrange un paradigma consolidato, riducendo al minimo l’ingombro di questo elemento senza limitarne la funzionalità ma esaltandone l’impatto estetico. Con la collezione H 387 Studio Klass la maniglia diventa così un elemento scultoreo che emerge dalla porta come una sua naturale estensione. 

Collezione minimal ma funzionale

La nuova collezione Valli esprime a pieno l’incontro tra esperienza e cultura del progetto proprie del Dna dell’azienda, e la ricerca costante di dialogo tra innovazione tecnologica, arte e cultura contemporanea dello Studio Klass.

«H 387 Studio Klass è una collezione pensata per rendere la maniglia quanto più essenziale possibile, attraverso un segno architettonico iconico e mai invasivo» sottolineano Marco Maturo e Alessio Roscini. «La rosetta, da sempre un tratto distintivo della tipologia, diventa un elemento nascosto, perfettamente integrato all’interno del disegno. Questo espediente permette di creare un gioco di volumi inedito tra la rotondità organica del perno e la geometria planare dell’impugnatura, divenendo così il segno che caratterizza la collezione»concludono.

La maniglia è realizzata in ottone ed è disponibile nelle finiture Cromo, Cromosat, Orsatop, Nikelnero, così come la rosetta. Completano la collezione la versione finestra, la chiusura privacy per i bagni e le soluzioni a incasso per le porte scorrevoli.