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A Modena l’edilizia è più semplice

Più facile costruire e ristrutturare a Modena. Il Comune si è infatti adeguato  legge regionale 15/2013 sulla Semplificazione della disciplina edilizia del 28 settembre con l’adozione della variante al Regolamento urbanistico edilizio. La legge regionale ha l’obiettivo di superare la situazione di disomogeneità che caratterizza la regolamentazione urbanistico-edilizia nei Comuni del territorio. I Comuni devono recepire la normativa entro il 30 gennaio prossimo. Tra le modifiche al regolamento, c’è la previsione di componenti esclusivamente esterni nella composizione della Commissione per la qualità dell’architettura e del paesaggio, l’introduzione della possibilità di limitare i casi in cui la ristrutturazione edilizia è consentita mediante demolizione e ricostruzione di un fabbricato con modifica della sagoma, o la disciplina del procedimento di riesame dei permessi di costruire rilasciati e delle Segnalazioni certificate di inizio attività presentate (Scia). Con la semplificazione dei metodi di disciplina e l’abilitazione degli interventi edilizi, ci sono anche la riduzione degli oneri di intermediazione degli adempimenti formali a carico dei privati cittadini, maggiori possibilità di comprensione e valutazione delle regolamentazioni comunali sull’uso del territorio, maggior efficacia della partecipazione ai processi di pianificazione e trasformazione del territorio e maggior certezza giuridica sulle condizioni per l’esercizio dell’attività edilizia.

Ance: sbloccare 5 miliardi per l’edilizia

Bisogna ritoccare le leggi che frenano gli investimenti degli enti locali. Solo così si può rilanciare l’edilizia. Lo chiede l’Ance, secondo cui sbloccando 5 miliardi, che sono già a disposizione degli enti locali per le opere pubbliche, nel 2014  anno si potrà rendere meno fragile la ripresa. Nell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’associazione, infatti, con 5 miliardi destinati all’edilizia si produrrebbero 17 miliardi di ricaduta sull’economia e 85 mila posti di lavoro. «Senza i 5 miliardi la ripresa a rischio. In questa prima ipotesi la caduta del settore delle costruzioni continua (-2,5%), ma è attenuata da alcuni provvedimenti del Governo, come la proroga degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico prevista nel ddl stabilità, e le misure di rilancio dei mutui contenute nel dl casa (accordo Abi-Cdp)», ‘si legge nell’analisi dell’Osservatorio. «Potendo usufruire della clausola per gli investimenti, si potranno spendere 5 miliardi nel comparto delle opere pubbliche che invertirebbero, finalmente, il trend negativo del settore. I livelli produttivi aumenterebbero, rispetto al 2013, dell’1,2% e si riuscirebbe a dotare il Paese delle infrastrutture di cui ha urgente bisogno: dalla messa in sicurezza del territorio alla riqualificazione del patrimonio scolastico e delle città». Intanto, il 2013 si chiude per il comparto dell’edilizia con numeri ancora difficili: gli investimenti sono scesi del 6,9%, mentre i posti di lavoro sono scesi del 10,4%. Dall’inizio della crisi, sono stati 480 mila i lavoratori lasciati a casa, che salgono a 745 mila se si considerano anche i settori collegati, con 12.600 imprese fallite su un totale di 55.200. In sostanza quasi una chiusura su quattro si è registrata nel comparto dell’edilizia. 

In Usa il mercato delle case va

Calano le vendite, eppure gli analisti sono concordi nel ritenere che ilk boom immobiliare negli Usa sta continuando. A novembre, infatti, le vendite di nuove case negli Usa hanno mostrato una discesa del 2,1%, a 464 mila immobili. Ma il dato è migliore delle attese degli analisti, che si attendevano vendite per 445 mila immobili. E anche se i rogiti sono calati, il prezzo medio di acquisto è salito del 4,5%, a 270.900 dollari. 

Il bonus apre la finestra con Unicmi

Bonus prolungati con la legge di Stabilità, che ha avuto la fiducia del Parlamento. E un  serramento apribile verso l’interno in arrivo). I bonus per l’edilizia (ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica) sono stati prorogati di due anni: al 65% l’ecobonus per tutti gli interventi di riqualificazione energetica (singoli e complessivi) e la messa in sicurezza antisismica, al 50% quello per le ristrutturazioni semplici fino al 31 dicembre 2014. Per tutto il 2015, invece, il bonus energetico e per l’antisismica sarà al 50% e quello per gli interventi semplici sarà al 40%. L’agevolazione al 50% per riqualificazione energetica per parti comuni dell’edificio scadrà invece a fine giugno 2016. Unicmi (Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche, dell’Involucro e dei serramenti) a inizio 2014 produrrà un Vasistas (un serramento apribile verso l’interno in cui le cerniere sono posizionate sul traverso inferiore e la chiusura su quello superiore) dedicato a tutte le detrazioni previste per l’edilizia e contenente tutte le modifiche di natura pratica che la Legge di Stabilità 2014 ha introdotto riguardo alle detrazioni.

Piastrelle ceramica: ok l’export, meno l’Italia

Tocca il punto minimo l’industria delle piastrelle in ceramica nel mercato italiano. Secondo lo studio realizzato da Confindustria Ceramica in collaborazione con Prometeia, Cresme e Banca Popolare dell’Emilia Romagna, il 2013 ha registrato nel nostro Paese un calo del 5,4% in meno dell’anno precedente, con poco meno di 90 milioni di metri quadrati venduti. Le cause sono da ricercarsi nella contrazione degli investimenti in costruzioni (-7,1%) e nel residenziale nuovo (-23,7%).

Bene invece le esportazioni (+3,1%), con 300 milioni di metri quadrati venduti, soprattutto nell’area Nafta (Stati Uniti, Canada e Messico) con +12,5%, nel Golfo con +11,7%, nel Far East con +11,9%. Per quanto riguarda l’Europa, quasi ferme l’Europa Occidentale ed i Balcani, mentre più performanti le vendite nell’Europa Occidentale (+4,5%).

 

Positive indicazioni emergono dall’esame dei bilanci 2012 delle aziende ceramiche considerate nel loro insieme. Il campione analizzato da Banca Popolare dell’Emilia Romagna mostra un EBITDA di settore pari al 9,5%, quale risultante di un valore di 11,2% per i gruppi con fatturato superiore ai 120 milioni di euro e di 7,3% per le aziende con fatturato compreso tra i 40 ed i 120 milioni di euro. L’incidenza del circolante sul fatturato è del 45% a livello di settore e delle principali classi di fatturato, e con una posizione finanziaria netta sull’EBITDA di 3,55 nel caso del settore, mentre i gruppi sono al 2,63 e le aziende di medie dimensioni al 3,93.

 

La produzione di piastrelle in ceramica nell’anno 2013 ha segnato quota 355 milioni di metri quadrati (-3,3%), mentre si è assistito ad un destoccaggio di prodotti finiti nell’ordine dei 15 milioni di metri quadrati. Le previsioni al 2014 parlano invece di un incremento dell’1,2% nella produzione, e di valori di vendita sostanzialmente stabili sul fronte interno (-0,8%) e positive su quello estero (+2,4%), con intensità diverse a seconda dei paesi coinvolti. Sono attesi incrementi inferiori all’1% in Europa Occidentale (+0,5%) e Balcani (+0,9%). Leggermente meglio (+2%) nell’Europa Orientale, mentre crescono tra il 3 ed il 4% le esportazioni di piastrelle di ceramica nell’area Nafta, trainate dagli Stati Uniti (secondo le previsioni +8%).

 

L’alto costo dell’energia, le lungaggini burocratiche e le carenza infrastrutturali tipiche del nostro Paese sono per Confindustria Ceramica le principali cause del mancato sviluppo del settore ceramico italiano. «Il nostro settore continua ad investire oltre il 5% del proprio fatturato annuo in innovazione tecnologica anche se facciamo sempre più fatica a supplire a queste carenze, impossibili ed ingiustificate per una nazione evoluta che immagina di continuare ad essere una potenzia industriale mondiale», commenta il presidente Vittorio Borelli.

Successo per GreenItaly in Borsa

Ecobuilding, ecomobility, environmental services, green chemistry, lighting solutions, smart energy, waste management, water, air, noise treatment e white biotech: sono i settori in cui entro 24 mesi dovrà investire GreenItaly1, la prima Spac (special purpose acquisition company) specializzata in acquisizioni nel settore dell’ecocompatibilità. La società ha concluso con successo il processo di quotazione al listinodell’AIM Italia (il mercato alternativo del capitale, riservato a start-up e piccole imprese). Ora GreenItaly1, che ha raccolto 35 milioni con l’operazione, dovrà individuare società in cui investire. Sono però esclusi investimenti in società attive nei settori real estate, finanza e power generation da fonti rinnovabili, nonché società in fase di start-up o investimenti in favore di imprese in situazione di turnaround. 

 

 

 

Casa: cambia tutto con la legge di Stabilità

Sono parecchie le novità della legge di Stabilità per quanto riguarda immobili e casa. Dal prossimo anno, tanto per cominciare, debutta la Iuc, tassa che sarà composta dall’Imu e dalle nuove Tasi (servizi indivisibili) eTari (rifiuti). Non è una buona notizia: secondo i calcoli della Cgia di Mestre sarà una stangata, anche tenendo conto dell’aumento delle detrazioni fino a 1,3 miliardi di euro promesso dal ministro Graziano Delrio (https://youtradeweb.com/2013/12/in-arrivo-13-miliardi-per-la-casa/) che consentirà uno sconto medio su tutte le prime abitazioni pari a 66 euro (contro i 200 euro, più 50 euro per ogni figlio, concessi dall’Imu). Nella simulazione della Cgia, per un nucleo con tre figli e una abitazione civile di tipo A2 (con rendita catastale di 620 euro circa), già con un’aliquota al 2 per mille subirà un aumento di 29 euro. Nell’ipotesi che l’aliquota salga al 3,5 per mille, l’aggravio, rispetto a quando si pagava l’Imu, sarà, di 186 euro. Le cose andranno addirittura peggio per le famiglie proprietarie di abitazioni civili A3 (cioè di minor pregio). Già con l’aliquota all’1,5 per mille, il rincaro sarà di 40 euro. Se, poi, il Comune deciderà di alzarla al 3,5 per mille, l’aggravio sarà di 182 euro. Altra novità della legge di Stabilità è lo stop all’uso dei contanti per pagare gli affitti. Sono però esclusi i canoni per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Una buona notizia, invece, è la proroga dell’ecobonus per tutto il 2014 (e per condomini fino a giugno 2015) per spese mirate al risparmio energetico. 

Non fate una «filiera delle costrizioni»

In qualsiasi corso di economia si insegna che alla base dell’attività di impresa vi è la gestione finanziaria. Come noto, riguarda la raccolta di fondi aziendali e finanziamenti per assicurare l’equilibrio nella gestione del rapporto tra fonti e impieghi, sia nel breve che nel lungo termine. Si insegna inoltre che l’impresa deve perseguire obiettivi di equilibrio finanziario di lungo periodo e che lo scopo principale di una impresa è fare profitti. Dunque la gestione finanziaria è l’elemento strategico che consente ad una impresa di operare nel mercato, in quanto permette di fare adeguati investimenti per lo sviluppo delle attività. Senza investimenti non si crea innovazione, sviluppo e lavoro.

 Fin qui la teoria. Ma nella pratica? Quante imprese, effettivamente, nella loro attività, considerano in modo strategico la gestione finanziaria e quella economica? E quante di esse definiscono specifici obiettivi finanziari di breve e lungo termine? Le domande potrebbero sembrare retoriche, dato che bisognerebbe rispondere «tutte».Eppure non è proprio così.

È sempre e solo colpa delle imprese, oppure il sistema finanziario italiano non supporta adeguatamente sul cammino dell’innovazione, di processo e di prodotto, oltre che di mercati? Anche qui la domanda sembra quasi essere retorica. Per rispondere in modo più argomentato dobbiamo riflettere sul fatto che il sistema di gestione finanziaria di una impresa è dipendente dal sistema finanziario complessivo, perché le aziende si alimentano sia con capitali propri, sia con il debito.

Nella gestione finanziaria di impresa vi sono due ordini di problemi da affrontare. Il primo, interno all’impresa, riguarda l’effettiva capacità di gestione finanziaria, che è soprattutto analisi del bilancio di esercizio, del rendiconto finanziario e degli indicatori in grado di restituire il livello di efficienza dell’impresa, della sua struttura e delle sue leve operative, in una parola di valutarne la redditività. Oggi, nell’attuale situazione economica, tendenzialmente di uscita da una lunga crisi ma di notevoli difficoltà per le imprese, la gestione finanziaria diventa ancora più strategica di un tempo perché la competizione globale e la riduzione dei margini sono punti chiave per il reperimento dei finanziamenti, perché la loro disponibilità e il loro costo sono elementi fondamentali per garantire alle imprese l’operatività.

Le imprese, in particolare quelle del settore delle costruzioni, sono pressate da un lato da crediti spesso inesigibili o di difficile esigibilità (o molto dilazionati nel tempo), come nel caso di quelli vantati nei confronti dello Stato. Da un altro lato, soffrono per i debiti contratti (o da contrarre), che vedono incrementare da parte del sistema finanziario il livello dei tassi di interesse, le richieste di garanzie,quando non addirittura i rientri anticipati. Il secondo fattore, dunque, è esterno all’impresa e non è governabile, perché dipende dalla situazione politica ed economica internazionale e nazionale, ma soprattutto riguarda la struttura stessa del sistema finanziario e le modalità di gestione dell’accesso al credito: invece di supportare l’economia hanno creato effetti depressivi sul mercato. Un settore, quello bancario e finanziario italiano, che a luglio ha registrato una crescita del 5,9% nei depositi e una flessione annua del -3,3% sui prestiti ai privati. Le sofferenze, che nel 2011 erano al 36% sono oggi al 22%, secondo i dati di Banca d’Italia, ma il dato preoccupante è che i prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 4,1%, proseguendo il trend dei mesi precedenti a giugno.

In sostanza il sistema finanziario italiano raccoglie, e molto, sul mercato, generando una forte liquidità che non viene investita presso le imprese, ma prende altre vie. Vi è una palese e forte contraddizione tra l’iniezione di liquidità che il sistema bancario ha ricevuto dalla Bce nel momento più critico, con tassi all’1% che non si sono poi tradotti in competitività per i prestiti alle imprese. In una fase economica e sociale cruciale come questa, all’inizio di una lungamente attesa e probabile ripresa economica, è evidente che il sistema creditizio deve e può fare molto di più. L’edilizia e le nostre imprese, soprattutto quelle medio piccole e medio-piccole, ne hanno bisogno e dobbiamo tutti impegnarci per superare questi impasse. Anche perché la Bce, nel suo bollettino di luglio, ha evidenziato come le piccole e medie imprese europee, e in particolare quelle italiane, pagano per i prestiti tassi di interessi più alti rispetto alle grandi compagnie.

Se la Bce scrive che «la situazione economica generale, caratterizzata dalla frammentazione del finanziamento bancario e da una dinamica dei prestiti moderata in taluni paesi, rappresenta un contesto difficile per le piccole e medie imprese», c’è da chiedersi quali soluzioni possano essere adottate per agganciare la potenziale ripresa economica. Senza supporto del sistema finanziario è evidente che la ripresa potrebbe subire rallentamenti o, finanche, non manifestarsi. Allora, se da un lato in questo momento da parte delle imprese della filiera delle costruzioni ci vuole molta attenzione alla propria gestione finanziaria, con un vero e proprio salto di qualità nel management e nella capacità di fare scelte strategiche, da un altro bisogna evitare a tutti i costi che, a fronte di una augurata, possibile e vicina ripresa, il sistema finanziario, ponendo eccessivi paletti e blocchi, non trasformi il settore in una poco augurabile «filiera delle costrizioni».

In arrivo 1,3 miliardi per la casa

Per i proprietari di immobili potrebbe arrivare un regalo di Natale. O, meglio, della Befana. Il ministro per gli Affari Regionali, Graziano Delrio (foto), ha infatti annunciato che è allo studio un decreto per correggere le detrazioni a favore delle famiglie sulle imposte che riguardano la casa. Allo stesso tempo, il provvedimento dovrebbe placare i Comuni, che denunciano un buco nei bilanci 2014 di circa 1,5 miliardi dopo l’abolizione dell’Imu. Il decreto allo studio prenderebbe in esame le detrazioni sulla Tasi, la tassa sui servizi indivisibili. Con l’obiettivo, ha spiegato Delrio, di «dare flessibilità all’aliquota per fare le detrazioni alle famiglie». Il ministro ha spiegato che nella legge di stabilità sono previsti 500 milioni in dotazione ai Comuni per le detrazioni e con il nuovo decreto si arriverebbe a circa 1,2-1,3 miliardi. 

Meno export di macchine da cantiere

In calo l’export di macchine per costruzioni. Nei primi nove mesi dell’anno le vendite oltrefrontiera hanno fatto segnare 1.811 milioni di euro, in calo del 5,3% rispetto allo stesso periodo del 2012. Secondo l’analisi contenuta nel Monitor commercio estero del Construction equipment out look, realizzato da Unacea e Prometeia, è stato negativo, in particolare, l’export di macchine e attrezzature per il movimento terra (-17,4%). In discesa anche le macchine per la preparazione degli inerti (-5,5%). Valori positivi, invece, per le esportazioni di macchine per la perforazione (11,5%), di gru a torre (10,7%), di macchine stradali (9,8%) e di macchinari per il calcestruzzo (3,6%). Si vende me no all’estero, ma si acquista anche meno. Le importazioni di macchine dal oltrefrontiera hanno perso il 14,4%, a 293 milioni di euro. La bilancia commerciale registra, quindi, un avanzo di 1.518 milioni di euro, anche se perde il 3,3% rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo del 2012. L’export verso i paesi dell’Europa occidentale si è ridotto del 14,3%, a 562 milioni di euro, mentre si registrano valori in controtendenza solo per le macchine stradali (52%) e per le gru a torre (10,3%). Ciò nonostante i mercati rimangono la prima destinazione per le macchine per costruzioni italiane. Fuori dai confini europei, gli sbocchi più promettenti continuano a essere i mercati africani (24,7%), l’Asia (6,5%) e il Nord America (6,5%). 

Economia, i 10 trend del 2014

Cosa troveranno gli imprenditori il prossimo anno? Per comprendere i principali trend del 2014, YouTrade ha interpellato analisti, verificato numeri e raccolto autorevoli pareri. Il risultato della ricerca è riassunto in 10 punti. Alcune tendenze sono blindate, sicure al 100%. Altre dipendono dalle bizze della politica, sulle quali – ahinoi –  non è possibile fare previsioni.

Trend 1: Edilizia: potrebbe andare meglio, ma…

D’altra parte, sarebbe anche difficile che andasse peggio, diciamolo. Sta di fatto che, seppure con timidezza, per il settore delle costruzioni le attese sono di un miglioramento, seppure selettivo. Quando il governo parlava di cancellazione dell’Imu, l’Ance si era spinta anche a fare due conti: i provvedimenti legati al decreto di cancellazione dell’Imu avrebbero portato a 44mila nuove compravendite e a un impatto davvero notevole sull’economia, stimato in 4,4 miliardi di euro. L’articolo 6 del decreto Imu, infatti, avrebbe rilanciato i mutui tramite la Cassa depositi e prestiti, che in sostanza avrebbe finanziato le banche per circa 2 miliardi. Le carte in tavolo sono state però scompaginate dal dietrofront mascherato del governo: è in arrivo infatti una nuova tassa sulla casa, la IUC (imposta unica comunale)) che, oltre alla componente patrimoniale dell’IMU, comprende la Tares e la Tasi per la parte dei rifiuti e dei servizi indivisibili. «La casa continua a essere un bancomat a cui lo stato e gli enti locali attingono per sopravvivere – ha dichiarato nei giorni scorsi Paolo Buzzetti, presidente nazionale dell’Ance, associazione di costruttori edili -. Sono 16 miliardi che in questi giorni arriveranno agli enti locali pagate dai cittadini». Quanto alla legge di stabilità, che ha incassato oggi la fiducia della Camera, «non basta per il rilancio del settore – ha detto Buzzetti che ha poi aggiunto -. Se riuscissimo ad avere una tassazione chiara sulla casa sarebbe un grande successo perché darebbe almeno una sicurezza e toglierebbe un elemento di grande instabilità». Insieme con il dl Stabilità, il Ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, ha annunciato un decreto per correggere le detrazioni Tasi per le famiglie e coprire il mancato gettito ai Comuni di circa 1,2-1,3 miliardi. Qualcosa però si può ancora fare. Secondo l’Ance, l’allentamento del Patto di stabilità interno e la concessione di una flessibilità europea per gli investimenti pari allo 0,3% del Pil, potrebbe consentire d’investire in infrastrutture cinque miliardi di euro aggiuntivi nel 2014, utilizzando risorse già disponibili nelle casse di Comuni e Province. Questi fondi avrebbero effetti positivi sull’intera economia nazionale (+16,9 miliardi di euro) e sull’occupazione (+85mila posti di lavoro).

 

Trend 2 –  Mutui più facili

Non è un miraggio: sempre premesso che la spada di Damocle della politica potrebbe ribaltare le aspettative con una crisi di governo (con conseguenti tensioni sullo spread e sui tassi), molte banche si preparano a ritoccare verso il basso l’offerta dei propri prodotti legati al settore immobiliare. Nel primo scorcio del 2014 gli interessi chiesti su un mutuo dovrebbero scendere sotto la soglia del 3%, che da oltre un anno ha frenato la richiesta di prestiti da parte delle famiglie. Secondo Stefano Rossini, amministratore delegato di Mutuisupermarket.it, «per il 2014 le principali banche in Italia prevedono un aumento delle erogazioni del 10-20%». Inoltre da gennaio 2014 saranno disponibili i 2 miliardi di euro messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti per l’acquisto della prima casa e per i lavori di ristrutturazione, con una garanzia fino al 50% del capitale del mutuo. Il Plafond Casa è entrato in vigore con la convenzione stipulata tra Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Associazione Bancaria Italiana (ABI) il 21 novembre 2013, all’erogazione di mutui per acquistare abitazioni, preferibilmente di classe energetica A, B e C, ed effettuare interventi di ristrutturazione con miglioramento dell’efficienza energetica.

 

Trend 3 – Tassi quasi fermi

A proposito di mutui: il prossimo anno non ci saranno enormi variazioni sotto il profilo dei tassi. Dagli Stati Uniti arriverà un segnale di rialzo, con il declino della politica monetaria della Federal Reserve, che ha inondato di liquidità il mercato per cinque anni. Ma in Europa l’onda lunga arriverà forse più tardi. I prossimi mesi, infatti, ricalcheranno ancora quelli di fine 2013, con la Bce che lascia ai minimi i tassi per dare fiato a un’economia debole. Nella seconda a metà dell’anno, però, potrebbero cambiare le cose. Innanzitutto la Germania (che chiede un costo del denaro gestito in maniera più rigida) dopo aver messo alle spalle le elezioni avrà più margine di manovra. Inoltre, se la ripresa dovesse consolidarsi potrebbe farsi avanti la tentazione di un micro ritocco (magari lo 0,25%) verso l’alto. Niente di sconvolgente comunque, legato all’andamento dell’economia reale. Diverso il discorso dei tassi a lungo termine, che dovrebbero tendere più decisamente al rialzo.

 

Trend 4 – Risveglio dell’immobiliare

Ebbene sì, gli analisti si attendono una svolta. Non pensate a impennate dei prezzi di appartamenti e capannoni. Ma secondo l’Osservatorio di Scenari Immobiliari, il fatturato del settore nei cinque principali Paesi europei (Francia, Italia, Germania, Spagna e Inghilterra) potrebbe chiudere l’anno (il 2013) con una crescita dell’1% a quota 639.400 milioni di euro, dopo un calo di quasi il 3% nel 2012. Dal picco del 2007, poco prima dell’avvio della crisi immobiliare, il fatturato in questi cinque Paesi è sceso complessivamente del 14,3% (e si va dal -31,5% della Spagna al -12,2% della Gran Bretagna). E per l’Italia? Gli esperti prevedono per il 2014, quasi tutti sono concordi nell’attendersi una inversione di tendenza. La ripresa degli acquisti dovrebbe inoltre essere trainata dal repricing che negli ultimi anni ha riportato le abitazioni a quotazioni più realistiche, a volte anche con sconti sensibili, e ha innescato il ritorno alle trattative e alle transazioni. Insomma, la riduzione dei valori accompagnata da una relativa tenuta dei canoni ha permesso di rendere i rendimenti molto più appetibili.

 

Trend 5 – Expo boom

Il 2014 sarà l’anno pre-Expo. La manifestazione, che si svolgerà l’anno successivo, sarà il motore di un grande business. A partire, naturalmente, dalle grandi opere di realizzazione ancora in corso, ma che trascineranno tanti altri interventi minori, per esempio di riqualificazione o realizzazione di strutture ricettive. L’impatto dell’Expo 2015, in ogni caso, è stimato in 199mila occupati e oltre 10 miliardi di più per il Pil italiano. Ma in realtà bisogna pensare già al dopo Expo. Non a caso la Arexpo, società proprietaria delle aree di Rho dove sorgerà il sito espositivo, sta esaminando le 12 proposte per il bando consultivo finalizzato alla raccolta di idee e progetti per il parco tematico di 43 ettari che sarà realizzato dopo che saranno smantellati i padiglioni. Insomma, ci sarà da lavorare anche dopo il 2015. Da notare che delle 15 proposte, due hanno un carattere sportivo. E questo sarebbe da legare a una possibile candidatura alle Olimpiadi del 2024 avanzata dalla Regione Lombardia. Sarebbe come pescare un jolly dal mazzo di carte. In ogni caso, per il dopo Expo sarà bandita una gara di attuazione per un investimento che complessivamente si aggira intorno a 1,2 miliardi.

 

Trend 6 – Consumi al rallentatore

Zero è meglio di meno. Ma non ci sarà da fare i salti di gioia neppure il prossimo anno: le previsioni dei principali istituti di ricerca prevedono che nel 2014 la diminuzione della domanda si arresti, ma non aumenti, se non di qualche zero virgola. Più precisamente, i consumi privati italiani sono attesi in calo del 2,3% quest’anno e attorno allo zero l’anno prossimo, numeri simili a quelli della Spagna ma distanti da Francia e Germania. La domanda interna rimarrà debole perché qualsiasi politica fiscale o di bilancio non darà i suoi frutti immediatamente, ma dopo mesi. Continueremo a tirare la cinghia, perché le politiche di bilancio e il Fiscal compact firmato due anni fa non consentono deroghe.

 

Trend 7 – Occupazione al palo

Una ripresa modesta dei consumi interni non servirà a creare un ritorno dell’occupazione ai livelli pre-crisi, tantomeno nel 2014. I provvedimenti a favore dei giovani e per incentivare le assunzioni, a giudizio degli esperti, potranno avere qualche efficacia solo sugli impieghi temporanei. D’altra parte, è un trend che non riguarda solo l’Italia. Anche la Germania, che è portata a modello, negli ultimi anni ha creato per la maggior parte posti di lavoro temporanei o a basso reddito.

 

Trend 8 – Più vendite all’estero

Il 2014 vedrà confermata la tendenza dell’anno in corso. Con un mercato interno debole, vedrà incrementare il fatturato chi si affaccia sui mercati esteri. Secondo il documento preparato in occasione del forum Ambrosetti, per esempio, il saldo positivo dell’export dell’Italia dovrebbe assestarsi allo 0,6% quest’anno e al 3,4% nel 2014. Un dato confortante, se si pensa che la Germania farà un po’ meglio, ma non così tanto: +0,7% nel 2013 e +4,8% per il prossimo anno.

 

Trend 9 – Tasse: novità per l’acquisto di immobili

Dal gennaio 2014 cambia il prelievo sulle transazioni immobiliari. Il decreto Istruzione ha cambiato a sorpresa i termini che erano previsti dal provvedimento di fine 2011. In particolare, si abbassa l’imposta di registro per l’acquisto della prima casa dal 3 al 2% (tranne per le abitazioni di lusso), anche se per seconde case, abitazioni di pregio e fabbricati strumentali si alza dal 7 al 9%. L’imposta ipotecaria e catastale sulle compravendite per la prima casa scende da 168 a 50 euro. Possono però salire a 200, a seconda che il venditore sia un privato o un’impresa. Addio anche a tutte le agevolazioni tributarie relative ai trasferimenti immobiliari. Ma il testo del decreto, che rettifica il provvedimento precedente, come al solito è ambiguo e oscuro per alcuni aspetti. Ma, in definitiva, per una prima casa del valore di 150mila euro il costo da pagare all’erario scende da 4.800 euro a 3.100 euro: un risparmio non da poco.

 

Trend 10 – Pagamenti in arrivo

Proseguirà il lento, ma si spera definitivo, cammino dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. A imprese e professionisti, finora, è arrivato il 36% delle risorse stanziate per il 2013 dal decreto 35 «Sblocca Debiti». Resta in ogni caso, il ritardo delle Regioni nello smaltimento degli arretrati sanitari. Ma in compenso i debiti commerciali della pubblica amministrazione già pagati ai creditori sono di 7,2 miliardi, poco più di un terzo dei 17,9 miliardi già resi disponibili agli enti debitori sui 20 miliardi previsti dal decreto legge. Il decreto Imu ha incrementato la dote con 7,2 miliardi (destinati a diventare 10) per i pagamenti 2013. E la nuova dote è di 47 miliardi per il 2013-2014, di cui 27 quest’anno e 20 nel 2014.

Federlegno manda i giovani negli Usa

Far capire agli americani l’importanza del nostro design e del made in Italy nell’ambito dell’industria del legno arredo. È stato l’obiettivo di federlegno e del Il ministero dello Sviluppo Economico, che negli Stati Uniti hanno promosso i mesi scorsi, un progetto per coinvolgere i più prestigiosi studi di architettura americani, principali player dell’architettura e dell’interior design a livello globale. il mercato Usa vale per il legnoarredo circa 700 milioni di euro all’anno. Il progetto è stato lanciato nel febbraio scorso e ha avuto l’obiettivo di costruire alleanze durature tra i decision maker della progettazione negli Stati Uniti e le aziende italiane del legno arredo, oltre a inserire giovani architetti italiani in importanti studi di architettura Usa. In questo modo si consente un ingresso facilitato al prodotto made in Italy, sia sul mercato americano che sui mercati terzi più promettenti. Dopo una prima fase che ha coinvolto anche Golfo Persico, Russia, Cina, India, Singapore, Sudafrica e Messico, da maggio a settembre è stata organizzata una presenza promozionale ai maggiori eventi fieristici americani del settore: ad Icff (NY) e NeoCon (Chicago, nella foto), oltre che presentazioni mirate nei principali studi di architettura, in particolare nelle citta di Chicago e Dallas. E per sviluppare i rapporti tra il mondo italiano e quello statunitense sono stati selezionati, dopo la pausa estiva, 15 neolaureati/laureandi in architettura appartenenti alle Università italiane, sulla base delle candidature raccolte da FederlegnoArredo anche attraverso la diffusione dell’informativa da parte della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) su input del ministero dello Sviluppo Economico. I giovani vincitori sono partiti a novembre e sono oggi protagonisti di un’esperienza di stage della durata di tre mesi presso prestigiosi studi di architettura americani, nelle città di Chicago, Boston, Houston e San Francisco.

Styrofoam MP-TG per l’Ikea di Padova

 

 

Dow Building Solutions ha fornito all’Ikea di Padova 240 m3 di Styrofoam MP-TG nello spessore di 60 mm, installato a doppio strato per l’intera area della copertura dell’edificio, una superficie totale di 2000 m2.

Styrofoam MP-TG offre una soluzione diffusa e versatile per l’isolamento termico dei tetti a falde. Oltre alla grande robustezza e insensibilità all’acqua, questa variante di lastre isolanti, grazie ai bordi fresati a maschio/femmina, permette di realizzare uno strato isolante continuo, perfetto per l’isolamento sottotegola su strutture in legno e in laterocemento.

 

I prodotti Styrofoam risultano essere la scelta ideale per questo tipo di progetto poiché presentano ottime e costanti caratteristiche termiche, insensibilità all’umidità e capillarità nulla, un’elevata resistenza alla diffusione del vapore acqueo e alla compressione del tempo, un elevato modulo di elasticità e celle chiuse superiori al 95%. Inoltre, una volta posati, assicurano una durata pari a quella degli edifici e dei loro componenti strutturali.

Edilizia: più facile costruire stadi

Arriva la fiducia al governo che fa passarte la legge di Stabilità. All’interno del provvedimento c’è anche un capitolo che riguarda l’edilizia, in particolare le semplificazioni per la realizzazione di nuovi stadi. Allo stesso temo, però, la legge esclude che assieme agli impianti sportivi possano essere realizzati nuovi complessi di edilizia residenziale. Insomma, stadi sì, ma non assieme a nuove palazzine. Gli interventi potranno essere realizzati «laddove possibile» e «prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti» o con «impianti localizzati in aree già edificate». Saltano fuori anche dei fondi, «in via non esclusiva». Si tratta delle risorse del Fondo di garanzia per il credito sportivo, che serviranno a «favorire l’ammodernamento o la costruzione di impianti sportivi, con particolare riguardo alla sicurezza degli impianti e degli spettatori, attraverso la semplificazione delle procedure amministrative e la previsione di modalità innovative di finanziamento». La semplificazione prevede comunque che si dovrà presentare al Comune interessato uno studio di fattibilità assieme a un business plan e, non da ultimo, dall’accordo con una o più associazioni o società sportive utilizzatrici in via prevalente. Lo studio «non può prevedere altri tipi di intervento, salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrenti alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio e comunque con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale».

Master verde con l’impronta ambientale

Ridurre al minimo gli impatti sul clima attraverso un rigoroso e documentato controllo, cioè la valutazione della carbon footprint, ossia l’impatto sul clima lungo il ciclo di vita dei prodotti più rappresentativi dell’azienda. Lo ha deciso la Master di Conversano (Bari), che diventa così la prima impresa italiana nel settore dei serramenti, oltre che la prima in Puglia ad aver aderito volontariamente al programma per la valutazione dell’impronta ambientale promosso dal ministero dell’Ambiente. L’accordo è stato siglato fra Corrado Clini, direttore generale della Direzione per lo sviluppo sostenibile, del dicastero e Maria Luigia Lacatena (foto), amministratore unico di Master. L’accordo è volontario ed è finalizzato alla misurazione dell’impatto sul clima lungo il ciclo di vita dei prodotti più rappresentativi dell’azienda per verificare e ridurre l’ammontare totale dei gas a effetto serra emessi nell’atmosfera. Le famiglie di prodotto interessate dalla valutazione comprendono accessori porta, di facciata, maniglie e ante a ribalta. Il progetto si inserisce in un percorso verde già avviato dall’azienda, che ha portato precedentemente anche al calcolo del Life Cycle Assessment (Uni En Iso 14044) e ad altre pratiche di rispetto ambientale e sociale.

Procacci: qui la rivendita è di casa

«Isolamento e cappotto, cartongesso e colori sono i settori di mercato maggiormente richiesti per quanto riguarda l’edilizia; porte e finestre con il recupero dell’incentivo del 65% sono, invece, i più richiesti per quanto riguarda le finiture. La cucina e il bagno rientrano tra gli ambienti per i quali il cliente è più propenso a spendere soldi», sostiene Luigi Procacci, amministratore delegato della Procacci di Mocaiana, frazione del comune di Gubbio (Perugia), che negli ultimi anni ha ampliato la propria offerta, seguendo le tendenze del mercato. «Sempre per quel che concerne le finiture sono molto richiesti il legno e il finto legno, quindi pavimenti in legno o in gres porcellanato, mentre il professionista è attratto dalle resine e dalla carta da parati, sempre più in voga», continua.

 Se un tempo, infatti, la Procacci si rivolgeva principalmente alle imprese, adesso è cresciuta l’attenzione verso il privato e i professionisti, con un occhio di riguardo all’arredamento della casa. Finiture e arredobagno per l’azienda non sono mondi nuovi ma trattati da oltre vent’anni, eppure le evoluzioni stanno andando avanti. Dall’aver aderito al progetto habiMat di BigMat, che ha apportato cambiamenti di visibilità, target di riferimento e fornitori, all’aver diversificato gli spazi espositivi.

 «Tre anni fa abbiamo rilevato un negozio a 15 chilometri di distanza dalla nostra sede centrale e da circa un anno e mezzo vi abbiamo inserito una zona dedicata all’arredamento. L’obiettivo in realtà è quello di diversificare completamente i nostri due punti vendita, trasportando la sezione arredamento nella sede centrale, dotata di 3mila metri quadrati di shoowroom, e specializzando l’altra sede in ferramenta, noleggio attrezzature, cartongesso, pitture. Avremmo così uno spazio per i privati e i professionisti, e uno spazio, a ridosso del centro storico, con prodotti differenti per arrivare un giorno a offrire al cliente un pacchetto completo per la casa». I venditori lavorano sia nei cantieri, che negli studi tecnici e negli showroom.

La scelta aziendale, inoltre, è quella di non avere persone che si occupino di tutto: «Abbiamo deciso di specializzare l’azienda in settori, affidandoli ai relativi venditori, perché trattando molti prodotti non è possibile sapere tutto», spiega l’ìimprenditore, «quindi abbiamo preferito puntare a una maggiore specializzazione, anche se il cliente potrebbe trovarsi a parlare con più interlocutori». Il segreto per una buona esposizione? «Innanzitutto evitare di far dormire troppo i prodotti in sala mostre e poi noi, per esempio, per pavimenti e finiture riserviamo uno spazio per ogni fornitore, che viene curato e rinnovato insieme, in base alle sue e alle nostre esigenze. Abbiamo anche altre accortezze, per esempio la zona box bagno è divisa in due parti: una ambientata per il privato e una più di tendenza, con oggetti di valore e design, per il professionista che deve progettare il bagno».

Altri punti di forza sono i servizi: disegni e progettazione in 3D, ma anche posa in opera di porte e infissi e, quando richiesto, il servizio chiavi in mano. È da poco stato istituito Max Service, un servizio dedicato ai tetti ma destinato a estendersi a ogni sezione della casa. Importante la presenza della Procacci sul territorio e se l’attività pubblicitaria in passato era affidata a televisioni locali ed eventi sportivi per i quali l’azienda è stata sponsor, «oggi stiamo puntando anche sull’aspetto culturale, attraverso la promozione di libri, manifestazioni, corsi di filosofia. Insomma, siamo consapevoli dei  cambiamenti del mercato e la sfida è quella di capire come sarà nei prossimi anni», conclude Procacci.