Medaglia di bronzo per la casa Basic Line Jubilée XL Plus di Haas ai Design Award 2014. Il modello ha partecipato nella categoria “Plusenergiehäuser”, le case che producono più energia di quanta ne consumano, aggiudicandosi il terzo posto su 69 case di 18 produttori di case in legno, grazie alle votazioni del pubblico.
Oltre il 10 % dei votanti, circa 12.000 persone, ha votato per la casa Basic Line Jubilée XL Plus di Haas. La casa, sviluppata su una superficie di oltre 170 mq, presenta una facciata che riunisce forme classiche ed elementi moderni, e un contrasto tra il tradizionale tetto a due falde dell’edificio principale e il tetto piano dell’annesso. Il rivestimento in legno di abete, che ricopre parte della facciata, spezza la monotonia e richiama la natura.
Grazie all’impianto fotovoltaico, la casa Jubilée XL Plus produce energia, coprendo il proprio fabbisogno domestico e immettendo in rete l’energia prodotta in esubero.
A Bad Vilbel, in Germania, è stata realizzata anche una casa campione della Jubilée XL Plus.
Naturalia Bau presenta Scheppach Basa DST, la nuova sega a nastro per il taglio di isolanti in fibra di legno, che permette a carpentieri, imprese edili e professionisti di lavorare i pannelli in modo preciso, sicuro e veloce.
Questa macchina, oltre a effettuare tagli precisi (anche inclinati e particolari), non sporca ed è semplice da utilizzare e manutenere. La profondità di taglio superiorie alle altre macchine fa di Scheppach Basa DST un valido strumento in cantiere, che consente di facilitare e velocizzare le operazioni di posa dell’isolante.
Scheppach Basa DST è composta di rulli in alluminio ad alta precisione con rivestimento in gomma, tavolo inclinabile da 0° a +47°, porta lama ad alta precisione, regolabile in altezza con cremagliera, leva per cambio rapido lama, maniglia di trasporto e ruote per un agile movimentazione.
La macchina possiede due velocità di taglio (max. 548×358 mm) e battuta longitudinale utilizzabile in entrambe le direzioni.
Bosch Energy and Building Solutions Italy vince la gara per la riqualificazione delle 17 sottocentrali del quartiere Corticella di Bologna. L’appalto è volto al miglioramento del rendimento energetico globale medio degli impianti di produzione di calore, di distribuzione e di scambio di energia, e prevede un risparmio del 36,5% di CO2 in un anno e del 23% di risparmio energetico all’anno per gli inquilini.
Il quartiere Corticella si era già rivolto a Bosch per la sostituzione di un vecchio impianto ad olio combustibile e la fornitura di un impianto di cogenerazione alimentato a gas metano, oltre alla gestione della manutenzione della rete di teleriscaldamento servita dalla centrale termica.
“Siamo sicuri Bosch saprà gestire al meglio il progetto relativo alla riqualificazione delle sottocentrali termiche di Corticella, soprattutto alla luce dell’intervento relativo all’impianto di cogenerazione: oltre ai risparmi economici che sta portando agli inquilini di Corticella, la sostituzione dell’impianto ad olio combustibile ha permesso una maggiore tutela dell’ambiente attraverso la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, ossidi di zolfo e azoto, rispettivamente: 2.650 tonnellate CO2, 36,9 tonnellate di SOx e 9,6 tonnellate di NOx l’anno” ha commentato Piero Luisi, presidente del comitato PEEP Corticella.
In qualità di Esco (Energy Service Company) certificata, Bosch è chiamata a intervenire su un’area di 415 mila metri cubi riscaldati, di cui 938 appartamenti, un asilo, una scuola elementare, una scuola media, una palestra, un centro commerciale, un piccolo teatro e una biblioteca pubblica. I cittadini serviti sono circa 2.000.
“Effettuiamo approfonditi audit preliminari della realtà esistente e proponiamo soluzioni ‘su misura’ secondo le specifiche necessità, seguendo il cliente lungo tutta la filiera, attraverso la progettazione, realizzazione e gestione di impianti tecnologici all’avanguardia, proponendo soluzioni di vendita ad-hoc che prevedono anche il finanziamento al 100% dell’intervento” – commenta Luca Bracchitta, Vice President Sales and Technology di Bosch Energy and Buiding Solutions Italy.
Inchiesta su meteo e dissesti di Federico Della Puppa
Troppo spesso bastano pochi giorni di pioggia per trasformare fiumi e torrenti in sistemi incontrollabili. Il territorio, impermeabilizzato, imbrigliato, consumato da un uso eccessivo e senza adeguate misure di mitigazione, restituisce con gli interessi, spesso oltre qualsiasi soglia di accettabilità, quanto l’uomo è stato in grado di produrre. E anche se sappiamo bene che è una risorsa scarsa, ci ricordiamo della sua scarsità e della sua fragilità solo ex post, solo dopo che gli eventi catastrofici sono avvenuti. Abbiamo consumato troppo suolo, abbiamo abbandonato pratiche secolari di prevenzione delle possibili calamità, abbiamo costruito troppo vicino ai fiumi, abbiamo scelto di non intervenire nella pulizia degli alvei, abbiamo irregimentato i torrenti con muri che aumentano la velocità dell’acqua quando si gonfiano per le piogge insistenti, sempre più insistenti perché derivanti da fenomeni di cambiamento climatico con i quali dovremo fare sempre più i conti in futuro. Gli eventi meteorici degli ultimi mesi hanno dimostrato, se mai ce ne fosse il bisogno, quanto sia esposto il nostro paese ad un rischio idrogeologico elevato. I costi ambientali, sociali, economici che questi fenomeni producono sono notevoli.
La bomba d’acqua nel Trevigiano
Non fare nulla costa di più
I costi del “non intervento” infatti sono particolarmente rilevanti. Secondo uno studio di Legambiente dal 1944 al 2012 i danni del dissesto ammontano complessivamente a 61,5 mld di euro. Tanti sono i costi che lo Stato ha dovuto sopportare ex post. Si tratta di circa 1 mld di euro all’anno nel periodo considerato. Ma agire in emergenza, come ben noto, costa molto di più che in prevenzione. Il caso del Veneto, uno dei tanti, è eclatante: l’alluvione del novembre 2010 ha comportato 1 mld di euro di danni. Quella dell’inizio del 2014 altri 500 milioni. Senza contare la riduzione del PIL dovuta alle mancate produzioni e alle perdite agricole, oltre ai danni reali. Eppure se si fa prevenzione si dimostra che i danni e i relativi costi di intervento sono minori. Proprio in Veneto i pochi interventi messi in atto dopo l’alluvione del 2010 hanno permesso di ridurre la portata della gravità dell’alluvione del 2014, quando è piovuto molto di più che nel 2010. Per mettere in sicurezza il territorio nazionale servirebbero 44 mld di euro, secondo la stima dei PAI, i Piani di Assetto Idrogeologico. Ma negli ultimi 10 anni solo 2 miliardi di euro sono stati erogati per attuare gli interventi previsti dai Piani di assetto idrogeologico redatti dalle Autorità di bacino, fondi destinati a coprire solo i lavori più urgenti. E non sono pochi. Si tratta di 4.800 interventi considerati di “maggior urgenza” su un totale di 15mila interventi previsti da tutti i PAI. La metà circa di queste risorse è stata stanziata attraverso accordi di Programma siglati tra il Ministero dell’ambiente e le Regioni, proposti a partire dal disastro di Messina del 2009 e siglati tra il 2010 e il 2011. Ma ancora oggi dei 2,1 miliardi messi in campo attraverso il cofinanziamento Ministero-Regioni, solo 178 milioni sono stati effettivamente erogati e solo il 3% degli interventi previsti è stato realizzato o è in corso di realizzazione.
Esondazione del Seveso, a Milano
Alluvioni senza tregua
Così frane e alluvioni continuano ad aumentare. Da poco più di 100 eventi l’anno tra il 2002 e il 2006 si è giunti ai 351 del 2013 e ai 110 solo nei primi 20 giorni del 2014. Senza prevenzione e politiche efficaci di mitigazione del rischio idrogeologico questi numeri sono destinati inevitabilmente a peggiorare. E ad essere in gioco non è solo la salvaguardia del territorio, ma la vita stessa dei cittadini: negli ultimi 12 anni hanno perso la vita per eventi calamitosi 328 persone, come ricordano i dati di #DissestoItalia, una inchiesta approfondita sul dissesto idrogeologico realizzata da Ance, Architetti, Geologi, Legambiente e realizzata da un gruppo di giornalisti indipendenti. Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale, nei quali abitano 6 milioni di cittadini che ogni giorno sono esposti al pericolo di frane o alluvioni. In ben 1.109 comuni (l’82% fra i 1.354 analizzati nell’indagine) sono presenti abitazioni in aree a rischio e in 779 amministrazioni (il 58% del campione) in tali zone sorgono impianti industriali. E nonostante le ripetute tragedie, si continua a costruire dove non si può. Nell’ultimo decennio sono state edificate nuove strutture in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni in ben 186 comuni. Nel contempo, soltanto 55 amministrazioni hanno intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e in appena 27 comuni si è provveduto a delocalizzare insediamenti industriali.
Bomba d’acqua su Pisa
Meteo pazzo
Il quadro è preoccupante se messo in relazione con i fenomeni metereologici intensi che hanno ormai perso la dimensione di “eccezionalità”, doventando sempre più frequenti. ad esempio secondo analisi Ispra, negli eventi alluvionali della Toscana del 2010 e 2011, in una sola giornata, la quantità di pioggia caduta sul suolo è stata pari a circa il 40% delle precipitazioni medie annue della regione. In Liguria la quantità di pioggia caduta nelle due giornate più critiche del 2011, tra fine ottobre e inizio novembre. ha superato il 65% della piovosità media annua della regione. E se frane e alluvioni non sono purtroppo una novità nel nostro Paese, i dati disponibili dal 1948 al 2011 mostrano come le regioni colpite siano raddoppiate negli ultimi dieci anni, passando da quattro a otto. insomma, è un quadro preoccupante, rafforzato dalle indagini contenute in Ecosistema Rischio 2013, il dossier annuale di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile, che monitora le attività per la mitigazione del rischio idrogeologico di oltre 1.500 amministrazioni comunali italiane tra quelle in cui sono presenti zone esposte a maggiore pericolo.
Alluvione in Toscana
Non consumare suolo
A livello politico, sia a scala locale che nazionale, la riduzione del consumo di suolo e la necessità di intervenire per modificare i fattori che lo favoriscono sono temi ormai entrati non solo nel dibattito, ma affrontati con proposte legislative, orientate a salvaguardare le funzioni produttive del terreno, limitare l’alterazione del paesaggio, garantire ottimali assetti idraulici e idrogeologici e mettere uno stop alla riduzione delle superfici agricole e all’impermeabilizzazione. Quest’ultima infatti, riducendo l’assorbimento delle acque meteoriche, è una delle principali cause dell’aumento dei dissesti. Inoltre osservando i dati dei principali osservatori e delle banche dati oggi a disposizione, emerge come il suolo consumato è molto elevato soprattutto nelle aree e nelle province in cui l’indice delle coperture urbanizzate è basso, dimostrando una tendenza importante: la velocità del consumo di suolo è inversamente proporzionale al livello di urbanizzazione. Per questo motivo le province con ancora elevate quantità di suoli liberi potenzialmente disponibili all’urbanizzazione, siano essi terreni agricoli o naturali, sono quelle che più velocemente stanno erodendo tali risorse, anche a causa di previsioni di piani urbanistici che non tengono conto delle cambiate e modificate condizioni socioeconomiche.
Alluvione a Vernazza
Fondi e risorse
Per invertire questa rotta servono, tuttavia, non solo piani (PAI), fondi e risorse ordinarie (e non straordinarie), ma anche un sistema tecnologico e capacità di intervento da parte delle imprese, che consentano di sfruttare le tecnologie più avanzate per realizzare efficienti ed efficaci sistemi di drenaggio e di regimazione delle acque. La misura del dissesto è l’insufficienza del sistema di drenaggio che, con opportuni investimenti e azioni, potrebbe mitigare e ridurre gli impatti delle piogge che durante le diverse stagioni stanno diventando sempre meno fenomeni eccezionali e sempre più eventi che vanno affrontati dal punto di vista di una gestione ordinaria e non straordinaria del territorio. La prevenzione, attraverso un sistema di interventi in grado di riequilibrare lo smaltimento dell’acqua in eccesso, è uno degli obiettivi verso i quali promuovere non solo grandi piani nazionali, ma soprattutto piccole e diffuse opere locali in grado di smaltire l’acqua. Il sistema idraulico nazionale è, come ben noto, basato su opere realizzate nel passato, a volte anche secoli fa, e soprattutto tarato sulla dimensione delle piogge del passato. Oggi, con il clima che è cambiato e che vede da un lato una progressiva desetificazione, con conseguente inaridimento della terra, e precipitazioni più intense del passato, che diventano per tale motivo più gravi, è necessario rivedere il sistema complessivo di drenaggio. Le tecnologie e i prodotti oggi disponibili, associati ad un sistema di imprese che in questo settore di opere hanno da sempre saputo dimostrare capacità ed efficacia, permettono di guardare al futuro con speranza. Tuttavia deve essere chiaro che è dalla sinergia tra tutti i soggetti competenti e dalle proposte innovative legate a sistemi ingegneristici, prodotti innovativi e specializzazione delle imprese che si può invertire una rotta negativa e ridare al nostro paese quella stabilità, anche idrogeologica, necessaria a promuovere lo sviluppo socioeoconomico e l’equilibrio ambientale. Le risorse per farlo vanno trovate, perché mai come in questo caso un euro investito sono almeno due euro (quando non quattro o cinque) risparmati nel futuro. E di questi tempi investire nel nostro paese è una delle missioni che dobbiamo darci, per migliorare complessivamente il nostro sistema e dare prospettive di sviluppo e sicurezza, sotto tutti i punti di vista, alle future generazioni.
Costanzo Perlini, co-titolare della Costruzioni Perlini di Montecchio, è il nuovo presidente dell’Ance Pesaro Urbino. È stato eletto all’unanimità dall’assemblea dei costruttori aderenti alla Confindustria provinciale e succede a Gianfranco Santilli. Nel corso dell’assemblea, inoltre, è stato rinnovato il consiglio direttivo, il cui numero di partecipanti resta fermo a 17 consiglieri ma che registra l’ingresso di diversi giovani imprenditori. Valter Bucci e Giuseppe Mulazzani sono stati confermati vicepresidenti, mentre Andrea Dini rappresenterà la sezione edili nel gruppo della Piccola Industria di Confindustria Pesaro Urbino. «È un consiglio direttivo che nasce in un momento difficile, ma che ha tutte le caratteristiche per riuscire a portare i costruttori associati fuori dalla crisi esprimendo nella sua composizione esperienza, volontà di rinnovarsi e nuova energia positiva», ha detto Perlini.
È boom per la tassa sui rifiuti. In quattro anni, secondo Federconsumatori, l’imposta ha registrato un incremento del 20%. Dalla 7 Indagine nazionale del Centro Ricerche Economiche Educazione e Formazione Federconsumatori, risulta peraltro che al momento solo una quarantina di città capoluogo hanno definito il regolamento della nuova tassa sui rifiuti, mentre il quadro della Tares 2013 è pressoché completo. Il ritardo con cui i comuni stanno definendo la nuova Tari 2014 è parzialmente dovuto al ricambio di parte delle amministrazioni comunali avvenuto in seguito alle recenti elezioni amministrative. D’altra parte, la proroga al 30 settembre 2014 del termine entro cui approvare i bilanci comunali sta determinando un effetto di trascinamento non solo per la Tari ma anche per Tasi, Imu e addizionale Irpef. Per quanto riguarda la Tares, i cui dati sono completi, per un appartamento di 100 metri quadri e un nucleo famigliare di tre persone (comprensivo della quota servizi indivisibili 0,30 euro al metro quadro), secondo l’associazione, la spesa massima complessiva è quella di Siracusa, pari a 560 euro all’ anno, seguita da Cagliari (531 euro), Napoli (509,5 euro) e Catania (506 euro). Gli importi minori, invece, sono stati rilevati a Sanluri (125 euro), Isernia (154 euro), Brescia (179 euro), Udine (197 euro) e Matera (198 euro) a fronte di un dato medio nazionale di 312,7 euro annui.
Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, ha firmato il decreto interministeriale che istituisce il Fondo di Garanzia per la prima casa. Al decreto sono state attribuite risorse per 200 milioni di euro per il triennio 2014-16. «La garanzia del Fondo è stabilita nella misura massima del 50% della quota capitale sui finanziamenti concessi per l’acquisto, la ristrutturazione e accrescimento dell’efficienza energetica, con priorità per l’accesso al credito da parte delle giovani coppie o dei nuclei famigliari monogenitoriali con figli minori, dei conduttori di alloggi di proprietà degli Istituti autonomi per le case popolari e dei giovani di età inferiore ai 35 anni titolari di un rapporto di lavoro atipico». «Gli interventi del Fondo di garanzia per la prima casa», spiegano al ministero, «sono assistiti dalla garanzia dello Stato, quale garanzia di ultima istanza. Il decreto, già sottoscritto dal ministro dell’Economia e delle finanze e dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, diventa così attuativo».
Piemonte al settimo anno consecutivo di crisi per il settore edile. Dal 2008 al 2014, rileva l’Ance, associazione costruttori del Piemonte, gli investimenti in costruzioni nella regione sono scesi del 27% mentre in Italia hanno subito una flessione del 31,7%. Solo gli investimenti di riqualificazione del patrimonio abitativo registrano, negli ultimi sette anni, un andamento positivo sia a livello regionale che nazionale (+12,2% in Piemonte e +20% in Italia). L’impatto della crisi sull’occupazione continua ad essere ancora molto forte: in Piemonte nei primi tre mesi del 2014, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, gli occupati hanno subito un calo del 7,4% (-4,8% in Italia). Tra il primo trimestre del 2009 e il primo trimestre del 2014 in Piemonte si è registrata una perdita di 48.000 occupati.
Per le aziende artigiane della Lombardia la crisi non è terminata. Lo indicano i dati sulla nati-mortalità imprenditoriale nella regione. La mortalità delle imprese rallenta, passando dal -1,3% del primo trimestre al -1,2% del secondo, ma che non si arresta. Lo comunica l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, in relazione al secondo trimestre del 2014. Il calo riguarda prevalentemente le imprese manifatturiere (anche se in modo differente nei diversi settori) e delle costruzioni, mentre crescono e consolidano il loro ruolo nella piccola economia lombarda i servizi alla persona e i servizi alle imprese. Questi ultimi, trainati da settori emergenti quali i servizi di informazione e comunicazione e quelli relativi a edifici e paesaggio. Seppur in calo come dinamica imprenditoriale, è ancora la manifattura a trainare sui mercati esteri. Il II trimestre 2014 fa infatti registrare una crescita dell’export dell’1% rispetto al precedente trimestre. Merito, soprattutto, delle esportazioni intra-Ue, che crescono del 3,6%, laddove invece si registra un’ulteriore arretramento (-2,2%) sui mercati del vicino e del lontano oriente, dalla Russia agli Emirati Arabi, fino alla Corea del Sud. Mercati profittevoli e in crescita, certo, ma difficilmente raggiungibili e di difficile presidio. Tanto più in un contesto – ormai più strutturale che congiunturale – in cui non si arresta il calo del credito concesso alle piccole imprese, che a maggio è diminuito di altri 6,6 punti percentuali. Il fatto che alle grandi imprese vada ancora peggio (-6,8%) non è che una magra consolazione.
Nasce Elevah 40, la nuova piattaforma aerea di Ima Faraone. Con soli 150 kg di peso, la macchina è pensata per le piccole manutenzioni come valido sostituto delle scale tradizionali, ormai vietate per la loro pericolosità. Realizzata completamente in alluminio, Elevah 40 è particolarmente maneggevole è semplice da movimentare grazie alla guida tipo scooter a tre ruote, di cui una motrice.
Con un’altezza di lavoro che arriva fino a 4 metri, Elevah 40 ingombra molto meno di una scala, avendo una base di soli 75×90 cm. Le zavorre poste sulla piattaforma consentono alla macchina di avere la massima stabilità, per una maggiore sicurezza dell’operatore, assicurata anche dal sistema di trazione brevettato che si solleva assieme al cesto, consentendo alla macchina di toccare sui quattro piedi. Oltre al tradizionale muletto o rampa per la fase di carico e scarico, la macchina ha uno speciale accessorio brevettato che permette di caricarla in modo automatico in furgone.
La produzione partirà a settembre e la presentazione in Italia avverrà il 4 settembre nella sede aziendale di Tortoreto, in provincia di Teramo, nell’ambito dell’Elevah Tour.
Dove costano di più le case per le vacanze? Rispondono l’istituto di ricerca Nomisma e Valerio Angeletti, presidente Nazionale Fimaa, Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari. Risultato: il mercato delle case vacanze in Italia per il terzo anno consecutivo registra dati negativi sia sulle compravendite che sulle locazioni. La ricerca messa a punto da Nomisma evidenzia per il 2013 un calo medio nelle compravendite di seconde case del 9,5% contro il 26,7 del 2012. La curva negativa tende dunque a ridursi ma non si riescono ancora a intravedere segnali di effettiva ripresa. Anche il mercato delle locazioni stagionali vede un trend negativo dovuto alla riduzione del tempo medio di permanenza nelle località di villeggiatura specie dei turisti italiani. Il trend negativo colpisce in modo abbastanza uniforme tutte le regioni, solo la Basilicata vede un lieve segno positivo (+ 2) in gran parte dovuto al paese di Policoro che con +15% è quella che registra la miglior performance nazionale. Stabili Valle d’Aosta, Toscana e Sardegna. Il calo più marcato (-8%) si registra in Liguria, Umbria e Sicilia.
Il valore medio nazionale di vendita si attesta a 2.500 euro al metro quadro, con una lieve prevalenza della montagna sul mare. Per quanto riguarda le locazioni la media di affitto per il mese di agosto per un appartamento con 4 posti letti è di 580 euro al mare e di 740 in montagna. Su 278 località monitorate conquista la palma di località più cara Santa Margherita Ligure con un prezzo medio del nuovo top di 15.500 euro/metro quadro. Seguono Forte dei Marmi (15.000) e poi con 14.000 Capri, Madonna di Campiglio con 13.400, Courmayeur con 12.000, Cortina con 10.500 e Porto Cervo con 10.000. Rispetto all’anno scorso le performance migliori si registrano a Corvara e Ortisei che conquistano 3 posizioni.
Grandi aziende, leader del settore, istituzioni di primo piano: sono molti i protagonisti annunciati al VII Convegno di YouTrade, in programma il 10 settembre alla Fiera di Bergamo. Nomi, brand, sponsor e patrocinatori (oltre al modulo per l’iscrizione all’evento) si trovano sul sito www.constructionb2b.it.
Tema dell’appuntamento di quest’anno: «I nuovi modelli di business e la internazionalizzazione». Cioè la possibilità di fare affari anche oltrefrontiera. E non si tratta di un traguardo remoto: tanto che subito dopo gli interventi degli esperti, al mattino, tra cui il direttore del Cresme, Lorenzo Bellici, ci sarà la possibilità di partecipare a tavoli B2B con 20 buyer russi. Sarà presente anche Valeriy Kaseykin, presidente della Commissione Parlamentare della Duma russa per l’Edilizia Residenziale Pubblica e Privata.
Giro di poltrone in Internorm International GmbH. Joachim Schulz, lascia la carica di direttore del settore vendite e marketing. Inoltre, l’attuale direttore commerciale Hermann Haller assume la direzione di Internorm in Germania. E i due amministratori di IFN, Johann Habring e Johann Pichler, formeranno insieme a Thomas Vondrak il team direttivo di Internorm International GmbH. Questi ultimi, formeranno insieme a Thomas Vondrak, dal 2009 direttore dei settori produzione e sviluppo, il team direttivo di Internorm International GmbH. Johann Pichler sostituisce Joachim Schulz alla guida del settore vendite e marketing. Schulz lascia per sua volontà l’azienda per tornare in Germania.
Consulenza front-line, di primo livello per le pratiche di accesso ai cantieri, servizio di Pronto Intervento su tutti i servizi necessari alle imprese per assolvere agli obblighi previsti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e la prevenzione della salute: è quanto offre Safety Service Point, uno sportello nel Campo Base Logistico di Mazzo di Rho, presso l’edificio 21. Sarà un supporto alle imprese, in particolare micro e piccole, che devono operare nei cantieri di Expo 2015. Le aziende potranno avvalersi di servizi qualificati che andranno dalla formazione all’addestramento dei lavoratori e di tutte le figure di cantiere, dalla redazione dei documenti, dai rilievi strumentali, dalla sorveglianza sanitaria; tutto riconducibile al D.Lgs. 81/2008 per ciò che riguarda i cantieri mobili e temporanei e per l’uso della attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale. Inoltre, saranno disponibili in Pronta utilità tutti i dispositivi di protezione individuale (calzature, oto-protettori, mascherine, guanti, cinture, caschi) indispensabili per accedere al cantiere. «Con questa iniziativa concreta intendiamo svolgere una doppia funzione: di assistenza e accompagnamento qualificato alle imprese su tematiche di primaria importanza e di contribuire, per il ruolo di attore sociale che ci caratterizza, alla buona riuscita dell’evento», commenta il segretario generale di Confartigianato Lombardia, Vincenzo Mamoli firmatario del Protocollo d’intesa con Expo spa a nome di Confartigianato Imprese, assieme a Cna Lombardia.
Dimissioni dell’amministratore delegato e consigliere Armando Borghi e contestuale nomina di Roberto Busso al vertice: il cda di Gabetti Property Solutions ha deciso un ribaltone dopo aver approvato i dati del primo semestre, che hanno confermato i positivi risultati operativi già ottenuti a partire dalla fine del 2013, derivanti dal processo di ristrutturazione e rilancio delineato nel piano strategico, con un ebitda dell’attività di servizi positivo per 1,4 milioni, in crescita rispetto al risultato di 1 milione del primo semestre del 2013. Busso, dopo essere stato co-direttore di Reag Gruppo, amministratore delegato di Ecomag e di Reag Tekna, è entrato nel 2012 nel gruppo Gabetti con la carica di presidente e amministratore delegato di Abaco Servizi. Successivamente è stato impegnato al fianco di Borghi in modo trasversale su tutte le linee di business.
La tecnologia, è ovvio, è utilizzata sempre di più per cercare casa. Così, conferma Tecnocasa, gli ultimi anni sono stati caratterizzati dall’esplosione delle connessioni tramite dispositivi mobile. Questo ha determinato uno spostamento sempre più consistente di navigatori internet dal pc verso tablet e smartphone; mentre cresce il numero di utilizzatori del mobile, quello del computer nel corso del 2013 è calato del del -2,7% in Italia (Fonte: Audiweb,Trend sulla diffusione dell’Online in Italia). Secondo il network immobiliare, i navigatori italiani sono in leggera prevalenza maschi, si collegano molto di più dall’ufficio che da casa e una buona percentuale è laureato. Aumentano sempre di più le connessioni con dispositivi mobile (tablet e smartphone). A giugno le connessioni hanno superato le 24mila al giorno (praticamente il doppio rispetto al giugno dello scorso anno). In particolare, anche nel mondo immobiliare online si assiste a uno spostamento dalla navigazione da pc a quella da mobile. Nel corso degli ultimi due anni c’è stato un vero e proprio spostamento di utenti che preferiscono usare i loro dispositivi mobile per cercare casa. Osservando il tipo di dispositivo mobile utilizzato per la ricerca si nota come negli ultimi 12 mesi ci sia stata una crescita esponenziale della navigazione da smartphone rispetto ai tablet. Questo si spiega con la loro sempre maggiore diffusione e con la possibilità di utilizzare tale dispositivo in qualunque luogo e qualunque momento.