C’è lo shock petrolifero al contrario, con il calo dei prezzi del greggio e c’è, invece, il rischio vero dello shock sull’energia proveniente da fonti rinnovabili. Accade in Gran Bretagna, dove il recente annuncio del governo di voler sospendere gli incentivi (Renewables Obligation) previsti per gli impianti eolici ha seminato il panico (quasi come è successo in Italia) paventando il crollo dell’industria del settore. Già, perché se da un lato il Paese è il terzo produttore mondiale di energia ricavata dalle turbine a vento (con una potenza installata di 12,440 megawatt), basta vedere come è arrivato a questo risultato per capire il perché di tanto allarmismo. Agli inizi del Duemila, Germania, Danimarca e Spagna producevano l’85% dell’eolico del continente grazie a una politica di forti aiuti, mentre il Regno Unito si era escluso dal club pionieri di questa fonte rinnovabile. Due anni dopo l’avvio dei Ro (Renewables Obligation) la situazione è completamente mutata e nel giro di due lustri i tre paesi ex-leader sono scesi a una percentuale del 47%, a dimostrazione del peso degli incentivi. La stessa cosa sembra riporsi ora oltre la Manica, perché il governo conservatore, che nel 2014 aveva promesso di mantenere i sussidi fino al 2017, dopo le scorse elezioni ne ha anticipato la fine ad aprile 2016. Una mossa decisa per avviare una riforma più generale del mercato dell’energia elettrica del Paese e in linea con gli orientamenti europei, che chiedono al settore di contare solo sulle proprie forze e alla politica di scoraggiare i sussidi. Il problema è che i piani di investimento su grandi progetti infrastrutturali devono essere predisposti con largo anticipo, e l’industria più che denaro vuole in questo caso certezze. Ma sembra che il vento sia cambiato. Monica Battistoni
Per gli incentivi sull’eolico il vento è cambiato
SFA Italia: nuovo showroom a Ciampino
SFA Italia e l’Agenzia Fabio Leoni Rappresentanze hanno inaugurato il nuovo showroom di Ciampino.
La nuova location è stata studiata per essere il nuovo punto di riferimento di SFA Italia nel Lazio per i corsi di formazione destinati agli installatori, i corsi di aggiornamento di prodotto per i venditori di showroom, e un punto di incontro per architetti sui prodotti Wellness Grandform Project.
All’interno della location è presente una sala meeting attrezzata per i corsi di formazione oppure per eventi tecnico-commerciali da pianificare con i rivenditori
Aperto ufficialmente il 12 giugno 2015, lo showroom SFA Italia di Ciampino sarà riservato agli addetti ai lavori, che hanno apprezzato la nuova location soprattutto dal punto di vista operativo. Da oggi sarà infatti possibile toccare con mano i prodotti dei brand gestiti dal Gruppo SFA Italia: Sanitrit, Grandform, GMagic, Ceramica Stile e Watermatic.
Che cosa cambia con la riforma degli appalti
La legge delega che riforma gli appalti è stata approvata dal Senato e ora passerà alla Camera. E piace anche alle imprese, a parte qualche distinguo. Molte le novità del testo di legge. Per esempio, la stretta sulle procedure in deroga per l’affidamento degli appalti e sulle varianti in corso d’opera. Inoltre, sono previsti un ruolo centrale di indirizzo e vigilanza da parte dell’Anac e la previsione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, superando il ricorso al massimo ribasso. Con la legge saranno anche limitati il ricorso all’appalto integrato e con la messa a gara dei progetti esecutivi. Previste anche il taglio delle stazioni appaltanti, l’estensione delle forme di partenariato pubblico privato e la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali.
La riforma degli appalti ha come obiettivo anche la introduzione di premi per le imprese che rispettano la legge (cioè che hanno una buona reputazione oppure denunciano richieste estorsive): una misura che in qualsiasi altro paese sembrerebbe bizzarra. Altri incentivi sono previsti per chi favorisce il convolgimento di piccole e medie imprese e manodopera locale. Più trasparenza, con la riforma, per i subappalti.
Secondo Federico Ruta, direttore generale di Aniem (Associazione Nazionale Imprese Edili Manifatturiere, che fa capo a Confapi), però, «la limitazione per i Comuni non capoluogo ad appaltare lavori sopra i 100mila euro, espressa attraverso il vincolo all’aggregazione, appare eccessivamente restrittiva. Continuiamo a ritenere che debba essere salvaguardato quel livello di appalti territoriale, tecnologicamente non complesso, che può anche avere una rilevanza economica più significativa, almeno fino a 500mila euro».
Tutta la verità (sorprendente) sulla certificazione Leed
Nello standard Leed (Leadership in Energy and Environmental Design) esistono quattro programmi di costruzione per poter includere il maggior numero di tipologie edili. Ma poi, oltre a questi prerequisiti, esiste anche un nutrito elenco di crediti, ossia ulteriori pratiche fondamentali per rispondere alle necessità del singolo edificio e specifiche caratteristiche di sostenibilità volute dal proprietario o dal costruttore.
Inchiesta-verità
Uno studio di avvocati americano, Stuart D. Kaplow, specializzato in regolamentazione edilizia sostenibile per il real estate, si è divertito a individuare su un campione di oltre 4 mila progetti, quale di questi crediti ha una percentuale di assegnazione maggiore e quale, invece, ha i numeri più bassi. Ecco chi è in cima e in fondo alla classifica. Sul podio c’è «Ottimizzazione della performance energetica» (EA c1) che, in pratica, significa il raggiungimento di livelli di prestazioni energetiche superiori ai valori minimi richiesti dalla normativa, in modo da ridurre l’impatto economico ambientale associato all’uso eccessivo di energia. Allo studio legale risulta che 3.927 dei 4.039 progetti considerati, ossia il 97% abbia ottenuto questo rating. Mentre quello che ha come obiettivo la riduzione dell’uso e l’esaurimento di materie prime limitate e materiali rinnovabili in cicli di lunga durata, sostituendoli con materiali rapidamente rinnovabili (MR c6), si attesta sul 2%. In pratica, solo 87 progetti su 4.039 l’hanno ottenuto.
Troppa fantasia?
L’intento del credito, secondo gli estensori dell’analisi, è nobile, ma fissa sul 2,5% la quota richiesta di questo tipo di materiali sul totale utilizzato e che siano prodotti da costruzione ricavati da piantagioni con un ciclo di raccolta di 10 anni o minore. Insomma, si tratta forse di un obiettivo idealistico e difficilmente attuabile in un edificio reale: quale costruzione contiene una quantità significativa di cotone, lana, grano, paglia, sughero, mais o gomma? In più, il materiale deve essere raccolto senza causare danni agli animali o se prodotto da un animale, per esempio la pecora, questa deve essere in grado di continuare a rigenerare il materiale. Non esiste un elenco accettabile di prodotti rigenerati in 10 anni, e anche il legname non soddisfa questo parametro. Così, c’è chi suggerisce di iniziare a produrre la plastica con l’etanolo derivato dal mais (anche se, per la verità, anche su questo stanno sorgendo forti dubbi sostenibilità) oppure se sono meglio la moquette di lana di pecora e i pannelli realizzati con gli scarti agricoli essiccati e pressati. Monica Battistoni
I 5 impianti fotovoltaici che valorizzano l’architettura
Salvaguardare il pianeta dai danni ambientali creati dall’uomo è un obiettivo condiviso da tutti. Un modo per curare la Terra è ridurre i consumi energetici e aumentare la percentuale di utilizzo delle fonti rinnovabili a scapito di carbone e combustibili fossili per limitare l’emissione di gas serra e agenti inquinanti. Tutti d’accordo, fino a quando non sono arrivare distese di pannelli fotovoltaici installati anche dove rovinano l’estetica del territorio. Qualche passo avanti è stato fatto, ma un impatto estetico discutibile in molti casi è una costante. Per fortuna il pannello fotovoltaico è facilmente disinstallabile, a differenza di una centrale termoelettrica o nucleare. Eppure, realizzare qualcosa di bello e armonizzato nel contesto è possibile, soprattutto se integrato in un edificio con una destinazione specifica. Si tratta di architetture belle, grandi e cool, in tutti i sensi, che si affidano ai raggi del sole per il loro fabbisogno energetico. Insomma, il fotovoltaico utilizzato come elemento architettonico.
FrogEnergy ha individuato i cinque impianti fotovoltaici più belli, che riescono a valorizzare l’architettura degli edifici. I top della cinquina sono Solar Powered Office Complex, Sanyo Solar Ark, Cyberture Egg, EnviroMission’s Solar Tower.
Il Dragon Stadium di Kaohsiung a Taiwan, progettato dal Pritzker Prize ( L’Oscar dell’architettura) Toyo Ito è uno stadio ovale da cui spunta una specie di coda per dargli l’aspetto di un dragone, appunto, in omaggio alla cultura orientale. Sul tetto ha oltre 8.844 pannelli solari, capaci di produrre 1.14 milioni di kilowatt ora di energia l’anno, più di quella necessaria per illuminare due schermi giganti e tutta la struttura con le sue 3. 300 lampadine. Così, quando non ci sono gare o manifestazione fornisce alle case circostanti una quantità di elettricità pari all’80% del loro fabbisogno. Numeri che ne fanno il primo e anche il più grande stadio del mondo a produrre energia elettrica fotovoltaica. Non solo, è l’unico ad aver superato tutti i nove indicatori della certificazione Leed Gold Level Green Building: biodiversità, verde pubblico, contenuto di acqua nel suolo, risparmio energetico giornaliero, riduzione di CO2, riduzione dei rifiuti, ambiente interno, risorse idriche, smaltimento rifiuti urbani ed acque reflue. Circondato da un grande parco di 7 ettari che assorbe circa 23 mila tonnellate di anidride carbonica l’anno, ha un’apertura verso sud per far entrare i monsoni in arrivo da sud-ovest e rinfrescarlo. Insomma, oltre che cool è anche smart. Monica Battistoni
Ad aprile c’è stato un nuovo stop per l’edilizia: -0,3%
Nuovo stop per il settore delle costruzioni. Secondo i dati Istat, ad aprile la produzione nelle costruzioni che ha registrato, rispetto al mese precedente, una diminuzione dello 0,3%. Nella media del trimestre febbraio-aprile 2015 l’indice e’ diminuito dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice corretto per gli effetti di calendario nel mese di aprile 2015, inoltre, è diminuito in termini tendenziali del 3,2% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di aprile 2014). Nella media dei primi quattro mesi dell’anno l’indice e’ diminuito del 2,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad aprile 2015 l’indice grezzo ha segnato un aumento tendenziale dello 0,1% rispetto allo stesso mese del 2014.
Nella media dei primi quattro mesi dell’anno l’indice è sceso dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Andil fa i conti con la crisi (ma anche con la ripresa)
Nonostante tutto, l’economia fornisce segni di ripresa. Le famiglie accumulano una piccola quota di risparmio in più rispetto agli anni scorsi. E il mercato immobiliare vede aumentare il numero dei rogiti. Che sia la volta buona anche per il mercato delle costruzioni? Domande che sono risuonate all’assemblea generale dell’Andil, l’associazione che riunisce le imprese di laterizi, in cui ha fatto gli onori di casa il presidente, Luigi Di Carlantonio. A confortare, ma anche a ricordare ai partecipanti che il mondo delle costruzioni è in evoluzione, sono stati economisti e operatori del settore.
Luca Paolazzi, direttore del Centro studi di Confindustria, ha acceso una luce rosa sul futuro: «Il Pil ha segnato un incremento dello 0,3% nel primo trimestre e il secondo conferma il trend. E il risparmio delle famiglie, che ha toccato il minimo nel 2012, ora inizia a risalire». Un quadro generale del settore delle costruzioni, con una proiezione sui mesi futuri l’ha data, invece, Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme: «L’economia deve molto al settore che, invece, è sottovalutato. Ora, però, siamo alla fine del sesto ciclo edilizio e sta iniziando il settimo. Dopo una fase espansiva molto forte la caduta è stata pesantissima. Ma oggi alcuni indicatori indicano una inversione di tendenza. Per esempio, è indicativo il +58% nei primi mesi dell’anno degli importi dei bandi di gara. Anche il mercato immobiliare da segnali di ripartenza. Tanto che per il 2015 prevediamo +6% di vendite del settore abitativo. Anche se il 70 % del mercato delle costruzioni è rappresentato oggi dalla riqualificazione del mercato esistente». Con una piccola rivoluzione: questo mercato, dominato finora dalle micro aziende, sta sviluppando dei veri modelli industriali di intervento, in cui si stanno entrando anche nuovi e più grandi competitor. Secondo il Cresme, invece, la crisi continua per le nuove costruzioni residenziali, anche per la crescita demografica pari a zero. Meno gente, meno costruzioni, insomma. Al contrario, «il settore non abitativo secondo noi è pronto a ripartire. E anche sulle opere pubbliche ci aspettiamo una crescita non piccola».
Un ponte in acciaio stampato in 3D nel cuore di Amsterdam
Ci sono stampanti 3D in grado di stampare tantissimi tipi di oggetti di diverse forme e materiali e quelle capaci di produrre in grandi dimensioni. Pochissime però sono quelle dotate di un dispositivo di saldatura che permette di disegnare nell’aria strutture in metallo, progettate per reggere carichi pesanti. Per esempio, un ponte in acciaio. È quello che fa MX3D Metal, una macchina con sei punti di articolazione programmati per estrudere da un condotto, gocce di un fluido composto da resina e acciaio, preparato dall’Università di Delft, e saldarlo in aria. In pratica, si tratta di un braccio robotico industriale, progettato e programmato dal designer Joris Laarman, con una base dove riscaldare le materie prime a circa 1.500 gradi e sei prolunghe meccanizzate che si muovono come per formare delle ragnatele. La macchina verrà utilizzata per stampare un ponte in acciaio da posizionare nel cuore di Amsterdam, anche se non è ancora stata svelata l’esatta ubicazione. Però di sa che i lavori inizieranno nel 2017 e dureranno due mesi. Chi vorrà potrà seguire lo stato di avanzamento della costruzione in un centro realizzato per l’occasione. Nel frattempo ecco due video che mostrano come dovrebbe svolgersi l’operazione, sponsorizzata dalla società di software di progettazione Autodesk. Monica Battistoni
L’elettroshock per smaltire i calcinacci (20 tonnellate l’ora)
Costruire, abbattere e ricostruire: sono attività che producono Pil, ma anche tonnellate di calcinacci. E purtroppo lo smaltimento del clinker, ossia il componente base per la produzione del cemento, è il lato sporco di questo materiale così versatile ed economico. E anche il più diffuso nel mondo. Infatti, bruciarne una tonnellata, che contiene calcare e argilla, significa rilasciare 650-700 chilogrammi di anidride carbonica, secondo il Fraunhofer Institute for Building Physics IBP. In pratica, alla produzione globale è attribuibile tra l’8 e il 15% delle emissioni totali di Co2 ogni anno. Un altro metodo passa per il riciclo degli inerti, frantumandoli per poi mescolarli di nuovo. Così i ricercatori del Fraunhofer hanno sviluppato un processo che si basa sull’elettrodinamica, con impulsi molto brevi, meno di 500 nanosecondi, che separano la ghiaia dagli altri materiali. Insomma, una specie di elettroshock a fin di bene. A colpire i detriti è, in effetti, un fulmine indotto in laboratorio da una sorta di guasto elettrico, i cui impulsi indeboliscono il materiale creando un canale che cresce in un millesimo di secondo, come un’onda di pressione dall’interno verso l’esterno. La forza dell’esplosione fa il resto in una frazione di tempo nettamente inferiori ai metodi tradizionali. Entro due anni, spera il capo progetto Volker Thome, si potranno riciclare 20 tonnellate all’ora. Monica Battistoni
Prolux Oknoplast: finestre per ambienti più luminosi
Per ambienti più luminosi, Oknoplast ha progettato Prolux, la finestra che, grazie al profilo sottile brevettato, consente di guadagnare 2 cm di superficie trasparente su tutti i lati della finestra, offrendo una superficie vetrata maggiorata rispetto a una comune finestra.
Da oggi poi Prolux è disponibile anche nella versione scorrevole PSK per le medie e grandi aperture, ideale soprattutto in prossimità di accessi a terrazzi e giardini. Il sistema di movimentazione fa si che l’anta scorra su un binario in maniera complanare: questo evita di avere nella stanza l’inutile ingombro di una tradizionale anta aperta a battente.
Anche con PSK gli ambienti sono ben isolati dal caldo e dai rumori esterni. Le finestre Prolux infatti montano vetrocamere basso emissive, riempite di gas Argon – con doppio e triplo vetro – che garantiscono alti standard di isolamento. La possibilità di scegliere vetri fonoassorbenti fino a 47 dB permette di alzare ulteriormente il grado di isolamento acustico.
Per garantire ulteriore stabilità e rigidità alla struttura, nell’anta della finestra è inserito un rinforzo in acciaio brevettato che conferisce maggiore robustezza. Oltre a una mggiore resistenza, Prolux è in grado di garantire anche maggiore sicurezza contro i tentativi di effrazione. Già la versione standard è dotata di ferramenta provvista di nottolini a fungo antieffrazione e riscontri di sicurezza fissati sul rinforzo in acciaio del telaio. È inoltre possibile potenziare il grado di protezione della finestra dotandola di maniglia con chiave e di inserto anti trapano, in conformità con le classi di resistenza RC1 e RC2.
La superficie vetrata ampliata richiede anche un’attenzione in più alla sicurezza nell’uso quotidiano, scegliendo vetri anti-infortunistici composti da lastre stratificate, di vario spessore, con all’interno pellicole adesive che ne impediscono la frantumazione. In caso di rottura i frammenti di vetro rimangono incollati alla pellicola posta tra i due vetri, evitando spiacevoli incidenti domestici.
Le finestre Prolux possono anche essere personalizzate con una vasta gamma di colori e sfumature color legno e accessori coordinati. Inoltre, con l’opzione Colorfull è possibile ottenere un realistico effetto legno applicando le pellicole anche all’interno di ante e telaio.
Laterizio rettificato Wienerberger per il Podere del Tiglio
Situato a Palazzuolo sul Senio, in provincia di Firenze, nel cuore dell’Appennino Tosco-Romagnolo, il “Podere del tiglio” è un edificio rurale riconvertito a residenza per le vacanze. L’intervento di ristrutturazione ha visto protagonista il blocco in laterizio rettificato Porotherm BIO PLAN 38-25/19,9 T di Wienerberger, scelto per l’elevata resistenza meccanica e al fuoco, e per le sue performance termiche che hanno permesso di realizzare una parete massiva ad elevate prestazioni e il raggiungimento di un isolamento termico ottimale senza stratigrafie aggiuntive.
L’edificio “Podere del tiglio” si presentava come un corpo di fabbrica unico a due livelli, realizzato con muratura portante in pietra arenaria, solai in struttura lignea, mentre il manto di copertura era realizzato con lastre di pietra. Prima dell’intervento il podere giaceva in stato di abbandono da molti anni e aveva subito crolli e danneggiamenti.
Il progetto di recupero, curato dagli architetti Nadia Angeli e Matteo Brucoli di Faenza (RA) con la collaborazione dello Studio DES, ha conservato la volumetria, i materiali, la tipologia distributiva e la forma strutturale dell’edificio originale, implementando al contempo tutte le modifiche necessarie all’ottenimento di elevati risultati energetici, funzionali e di comfort. I progettisti hanno inoltre voluto riutilizzare per quanto possibile i materiali presenti in loco e laddove non sia stato possibile, si è proceduto a realizzare sia le parti strutturali che le finiture dell’edificio con soluzioni e materiali caratteristici dell’Appennino Tosco Romagnolo o provenienti da cave, produttori e artigiani del luogo.
Per il rifacimento delle murature perimetrali era auspicabile realizzare un blocco unico che semplificasse la realizzazione del pacchetto murario e la gestione del cantiere, come il blocco in laterizio rettificato Porotherm BIO PLAN di Wienerberger. Sull’esterno delle pareti perimetrali è stato quindi posto un paramento in pietra naturale, recuperata dal vecchio edificio, solidale con il laterizio e fissato tramite zanche metalliche. La finitura dal lato interno è stata invece effettuata con intonaci a basi calce in modo da ottenere una parete che abbinasse un’ottima inerzia termica assicurata dalla massa a un eccellente potere isolante e di traspirazione.
Il successo di questo sistema in laterizio è decretato dalla combinazione della tecnologia della rettifica, con cui è possibile realizzare giunti di malta di appena 1 mm andando ad eliminare completamente i ponti termici, a quella dei setti sottili, oggetto di un approfondito lavoro di ricerca e sviluppo da parte di Wienerberger, che permette di aumentare le file dei fori e la percentuale di foratura, migliorando quindi le prestazioni energetiche rispetto ad un normale laterizio.
Grazie al perfetto incastro dei blocchi e all’impiego della malta speciale Porotherm BIO PLAN, facilmente mescolabile con acqua, che permette di ridurre al minimo l’uso di silos, gru o betoniere. Inoltre, grazie ai giunti orizzontali di solo 1 mm, il consumo di malta si riduce del 90%, non ci sono sfridi e il cantiere risulta più pulito.
Il solaio di copertura è realizzato con struttura in legno di castagno di provenienza locale, tavelle in cotto, isolante in fibra di legno ad alta massa e manto di copertura in tegole di cemento. La falda sud è interamente coperta da pannelli fotovoltaici che forniscono, nell’arco dell’anno, l’intero fabbisogno energetico dell’edificio. Utilizzando la rete elettrica come accumulo di energia, il “Podere del tiglio” si caratterizza quindi come un intervento a bilancio energetico nullo. Infine l’edificio non è dotato di impianto di condizionamento, in quanto l’inerzia termica delle pareti perimetrali assicura uno sfasamento termico sufficientemente confortevole nella stagione estiva.
Immobili: rischio di nuova bolla negli Stati Uniti?
Negli Usa il boom-bis del mercato immobiliare non accenna a fermarsi. Secondo il RE/MAX National Housing Report, le vendite di case in aprile sono state più alte dal 2008. Questa è la continuazione di una tendenza che dura da tre mesi in cui le vendite sono state maggiori sia rispetto al mese precedente che rispetto allo stesso mese dell’anno prima. Le transazioni concluse in aprile sono state più alte del 7% rispetto a marzo e del 6,5% rispetto ad aprile del 2014. Il prezzo mediano di un immobile venduto in aprile è stato di 203.500 dollari, il 7,1% in più rispetto all’aprile 2014. L’offerta di case in vendita sembra iniziare un tendenza al rialzo, con un 2,3% di aumento rispetto all’offerta di marzo. Con un maggior numero di immobili in vendita, i mesi corrispondenti per la vendita in aprile erano 3,6 su una scala in cui 6,0 indica un mercato equamente diviso tra acquirenti e venditori. E c’è già chi teme una nuova bolla del mercato immobiliare.
Metà degli acquisti di immobili sono in contanti (in Lombardia)
Chi acquista casa? L’analisi delle compravendite realizzate dalle agenzie del Gruppo Tecnocasa evidenzia che nel secondo semestre del 2014 più di tre acquisti su quattro hanno riguardato l’abitazione principale, il 16,2% la casa ad uso investimento ed il 6,6% la casa vacanza. Rispetto allo stesso semestre del 2013 non si segnalano particolari inversioni di tendenza, le proporzioni tra queste tre componenti infatti sono rimaste sostanzialmente invariate. Nel 63,8% dei casi ad acquistare l’abitazione sono persone con un’età compresa tra 18 e 44 anni, con percentuali in diminuzione al crescere delle fasce di età.
Nella seconda parte del 2014 chi ha acquistato un’abitazione attraverso le agenzie del Gruppo Tecnocasa nel 54,4% lo ha fatto avvalendosi dell’ausilio di un mutuo bancario, mentre il 45,6% delle compravendite è stato effettuato in contanti. Nello stesso periodo del 2013 le percentuali registrate erano praticamente le medesime (54,7% e 45,3%).
Analizzando le compravendite dal lato del venditore, nella seconda parte del 2014 la maggior parte delle persone ha venduto per migliorare la qualità abitativa (44,5%), seguiti da coloro che hanno venduto per reperire liquidità (39,9%) ed infine da chi si è trasferito da un altro quartiere oppure da un’altra città (15,6%). La stessa analisi condotta nel secondo semestre del 2013 aveva dato risultati differenti, infatti la vendita per migliorare la qualità abitativa copriva il 55,1% del totale, mentre era molto più bassa la percentuale di chi aveva venduto per reperire liquidità (26,6).
Per quanto riguarda i contratti di locazione stipulati attraverso le agenzie del Gruppo Tecnocasa, si evidenzia che la maggior parte delle persone utilizzano la formula dell’affitto per scelta abitativa (58,0%, in crescita del +3,1% rispetto al secondo semestre del 2013), il 35,5% lo fa per motivi di lavoro ed il 6,5% per motivi di studio.
Il contratto di locazione più utilizzato rimane quello a canone libero da 4 anni più 4 (72,7%), da segnalare però rispetto al secondo semestre del 2013 un aumento della percentuale nella stipula di contratti a canone concordato da 3 anni più 2 (15,2% contro il 14,7% dell’anno precedente).
A New York l’architettura è sempre più verde (pallido però)
Sorpresa: l’architettura verde non è mai stata così creativa e di moda tra i designer, eppure non è tra le priorità di chi cerca casa. Almeno a New York. L’inchiesta del settimanale britannico Observer mette in luce le contraddizioni dei progetti di riqualificazione di vaste aree della città, da un lato gli sforzi dei progettisti e dall’altro le attitudini dei clienti: sembra che a fare la differenza siano ancora parametri come prezzo e quartiere. Certo, la sostenibilità ha molte forme, dal retrofit per l’efficienza energetica della Casa Passiva di un caratteristico edificio plurifamiliare in arenaria, lo studio BKSK Architects ne ha recentemente trasformati 67, alla certificazione Leed (Leadership in Energy and Design-Certificazione) di un mega condominio come il Tribeca Green o il Verderian, dotati di impianti di filtraggio dell’aria, elettrodomestici Energy Star (la classificazione energetica americana), illuminazione ad alta efficienza e finestre isolate.
Mutazioni Leed
Se quella del Leed è la pratica più strutturata sotto il profilo marketing perché è stata cambiata ben quattro volte per includere diversi tipi di sviluppo residenziale, c’è chi preferisce aggiungere solo alcune caratteristiche verdi, per esempio il roof garden con un sistema di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione e raffreddamento dell’edificio va per la maggiore perché è qualcosa di sostenibile, ma anche bello a vedersi. Secondo Alison Novak, vice presidente e direttore degli investimenti della Hudson Companies, che ha costruito un condominio di 44 unità a Brooklyn, le pratiche Leed sono così diffuse tra i fornitori di materiali, comprese le vernici a bassa percentuale di composti organici volatili, che il sovraprezzo di un progetto Leed è inferiore al 2%. Non solo: la nuova torre di 23 piani in costruzione in Flatbush Avenue, sempre a Brooklyn, includerà un sistema di cogenerazione, una fonte di energia per generare elettricità e riscaldamento. In pratica, si tratta di un sistema che dovrebbe abbassare le bollette della metà. Nonostante questo, Novak sostiene che la gente alla fin fine cerca solo un bell’appartamento dove vivere. Stephen Kliegerman, presidente di Halstead Property Development Marketing, aggiunge che il green design non necessariamente aumenta l’appetibilità dell’immobile, ma è importante dare all’acquirente la possibilità di scelta. Quindi non è strano osservare che i progetti certificati Leed a New York siano più di 650, secondo la US Green Building Council, ma non è il mercato a chiederli. Monica Battistoni
Allarme dissesto idrogeologico: accordo tra Anac e governo
Dissesto idrologico? La riqualificazione del territorio, dell’edilizia e la riduzione del rischio è il vero business del futuro e di oggi. Parola di Erasmo D’Angelis, coordinatore di Italia Sicura, la struttura di missione istituita dal Governo per sbloccare fondi e cantieri al fine di sanare i problemi creati dal dissesto idrogeologico su tutto il territorio italiano. La buona notizia è che Palazzo Chigi investirà circa 9 miliardi di euro nei prossimi 7 anni, per 7. 153 opere in tutte le Regioni, vietando i nuovi progetti edilizi che restringerebbero il letto dei fiumi. E saranno proprio i corsi d’acqua oggetto di numerosi interventi per la messa in sicurezza.
Di male in peggio
La cattiva notizia è che il consumo di suolo, ossia la perdita di aree agricole o naturali non si arresta, ma anzi è cresciuto del 7% nel 2014, che la popolazione residente esposta al rischio di danni è pari a circa un milione di italiani, ma con picchi in Sicilia, in Lombardia, nelle Marche e in Campania e che gli aventi franosi l’anno scorso hanno coinvolto il 7% della penisola. Un quadro preoccupante, registrato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) nell’edizione 2015 del suo annuale rapporto. Eppure le cause non sono solo da ricercarsi nella cementificazione senza limiti, sull’abusivismo nelle zone costiere: perché Ispra individua 6.180 punti di criticità lungo autostrade, superstrade, strade statali, tangenziali e raccordi, sebbene su alcuni tracciati i lavori di intervento, consolidamento e bonifica dei versanti siano già stati eseguiti nel tempo. Insomma, è la solita storia e anche laddove non può parlare di malafede c’è l’incuria o l’incompetenza.
Accordo con il governo
Per questo è stato siglato un protocollo d’intesa tra presidenza del Consiglio, ministeri delle Infrastrutture e dell’Ambiente e Anac per la trasparenza delle opere e il controllo sulle procedure di affidamento dei lavori. Non solo, i dati sui cantieri contro frane e alluvioni e le informazioni sulle emergenze idrogeologiche in Italia, sono disponibili per tutti i cittadini in una nuova sezione del sito italiasicura.governo.it: una sorta di database con le informazioni sugli interventi in atto, l’importo, lo stato di progettazione e di avanzamento, la mappa dei lavori in corso e delle emergenze. Perché l’Italia, secondo il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, ha bisogno di ripartire ma nel pieno rispetto della legalità, e i controlli se fatti bene non rallentano le opere, ma anzi le rafforzano senza renderle più difficili da realizzare. L’idea è quella di intervenire prima che avvengano i fatti corruttivi. Ecco perché gli open data, ossia i dati a disposizione di tutti non sono solo un simbolo. Ma perché qualcosa cambi c’è bisogno anche di buon marketing per dirla con le parole di D’Angelis, per esempio da un lato far conoscere meglio gli ecobonus e dall’altro sviluppare la coscienza del rischio: come si fa costruire in zone dove la toponomastica è già un segnale di pericolo? Da via della Frana che porta alla località La Frana oppure via Affogalasino, Bagnoletto, Punta Maledetta. E l’elenco potrebbe continuare, senza contare i 7.5 milioni di edifici esposti a rischio sismico. Monica Battistoni
Acquistare un box non è un affare, in Lombardia
Acquistare un box non è, al momento, un grande affare, almeno in Lombardia. Nel secondo semestre del 2014 i prezzi dei box e dei posti auto, infatti, hanno evidenziato rispettivamente un calo del 3,6% e del 4,2%. Nelle grandi città i valori dei box sono diminuiti del 3,8%, quelli dei posti auto del 4,0%. Anche i canoni di locazione sono in ribasso: -2,2% sia i box sia i posti auto a livello nazionale e -3,2% e 3,0% nelle grandi città. Il calo è dipeso anche dal ridimensionamento della domanda e dalla maggiore offerta presente sul territorio, legata soprattutto ad interventi di nuova costruzione. I valori più alti si registrano come sempre nelle zone centrali dove spesso ci sono immobili storici privi o con pochi box e si riscontrano notevoli difficoltà di parcheggio. L’acquisto del box o del posto auto è realizzato soprattutto per uso proprio ma anche da investitori, dal momento che i rendimenti sono più elevati rispetto a quelli del residenziale (6% annuo lordo). Dai dati raccolti presso gli affiliati del Gruppo Tecnocasa, sul totale delle operazioni che riguardano un box, nel 51,5% lo si acquista, nel 48,5% si sceglie la locazione. Rispetto a sei mesi fa si registra un aumento della percentuale di coloro che preferiscono la locazione all’acquisto.