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Case stampate in 3D: ecco i migliori progetti del mondo

Le componenti della casa sul canale ad Amsterdam

Case stampate in 3D? Pochi sanno che nel 1908, Thomas Edison depositò un brevetto in grado di costruire una casa, completa di tubature, con una sola gettata di calcestruzzo. Un obiettivo poco distante dalla ricerca attuale che vede sperimentazioni sparse un po’ ovunque, dall’Italia all’Olanda alla Cina fino agli Stati Uniti. Ecco a che punto sono i progetti più importanti.

Dimostrazione in laboratorio della stampante 3D Big Delta con l'estrusore che deposita argilla
Dimostrazione in laboratorio della stampante 3D Big Delta con l’estrusore che deposita argilla

Big Delta, la stampante più grande al mondo, alta 12 metri, dell’azienda italiana Wasp, punta sulla bioedilizia grazie alla realizzazione di componenti in argilla o paglia con due esemplari di macchine attive, una nel nostro Paese e l’altra in Tailandia. WinSun Decoration Design Engineering invece, è capace di tirare su un monolocale in 24 ore, una struttura piuttosto rozza, ma ha in progetto la costruzione degli uffici del Museo del Futuro a Dubai con una stampante alta 6 metri attiva direttamente sul posto, da completare entro il 2017. E ancora, la casa sul canale iniziata nel 2014 dallo studio di Amsterdam Dus Architects, in collaborazione con l’azienda olandese Ultimaker specializzata nella stampa 3D, si basa sulla realizzazione delle componenti architettoniche con un inchiostro fatto principalmente con olio di lino e trucioli di legno. Una volta completate, queste componenti, dotate di aperture per fili e cavi, vengono riempite con un calcestruzzo leggero e assemblate.

Il rendering del primo ufficio costituito in 3D da realizzare a Dubai
Il rendering del primo ufficio in 3D da realizzare a Dubai
La casa sul canale ad Amsterdam progettata dallo studio Dus Architecture
La casa sul canale ad Amsterdam progettata dallo studio Dus Architecture
Le componenti della casa sul canale ad Amsterdam
Le componenti della casa sul canale ad Amsterdam
La stampante in azione
La stampante in azione

Nell’arco di 12 mesi è stata prodotta una stanza e il prossimo obiettivo è quello di riuscire a stampare pezzi più grandi e per 24 ore al giorno aumentando la velocità, che dall’inizio del progetto è stata incrementata di 400 volte. Un metodo completamente diverso è quello del gruppo di ricerca di Berkeley, l’Università della California, che sta sviluppando delle piccole stampanti 3D per costruire strutture di dimensioni contenute con pezzi simili ai mattoni: Bloom è un padiglione alto quasi 2,74 metri fatto con 840 mattoni di un polimero composto da cemento Portland, olio vegetale e segatura. Tutti gli elementi sono legati con acciaio inox e possono essere smontati e rimontati.

Il padiglione Bloom realizzato all'Università di Berkley
Il padiglione Bloom realizzato all’Università di Berkley
Il padiglione Bloom dall'interno
Il padiglione Bloom dall’interno

Se per gli olandesi l’idea è che le persone possano personalizzare e scaricare la loro casa ideale dal web, con un concetto di lusso accessibile applicato all’architettura, e per cinesi e italiani il futuro è fatto di velocità e dimensioni che riproducono una casa, per gli americani l’evoluzione tecnologica sta nella capacità di ottenere la migliore risoluzione di stampa e di rifinitura nei pezzi più piccoli. Approcci diversi per lo stesso obiettivo e se il risultato sarà soddisfacente le implicazioni per il settore delle costruzioni saranno di vasta portata.

Moody’s: ripresa per il mercato, ma sarà lenta

Ora lo certifica anche Moody’s: l’agenzia di rating americana ha reso noto uun report in cui spiega che il mercato immobiliare italiano dà segni di risveglio. Secondo Moody’s, nel 2016 «le condizioni macroeconomiche leggermente positive, i bassi tassi di interesse e il ridotto grado di indebitamento delle famiglie aiuteranno a stabilizzare il profilo di credito degli strumenti finanziari che hanno come sottostante mutui residenziali». Secondo l’agenzia, però, anche se ci sono alcuni segnali di ripresa del mercato, il ritmo della ripresa resterà lento. «Le richieste di nuovi mutui sono cresciute anno su anno del 42,5% e i prezzi delle case sono calati del 19% dal picco del 2008 e ora danno segnali di stabilizzazione», sostengono gli analisti, che si spingono anche a proiezioni sul lungo termine. Secondo Moody’s, infatti, fattori come l’aumento lento della popolazione, la crescita fiacca e la disoccupazione peseranno sulla domanda di immobili, con i prezzi che resteranno stabili nel 2016. Insomma, per il mattone c’è ripresa, ma senza esagerare. case milano

Muri flessibili: la soluzione del Politecnico di Milano

La struttura Textile Wall progettata dal Politecnico di Milano

Muri flessibili per costruire abitazioni di emergenza: la tecnologia ideata dal Politecnico di Milano permette di realizzare un’abitazione per cinque persone con appena 30 chilogrammi di materiale di base. Si tratta di un pannello, battezzato Textile Wall, formato da celle composte di lamelle in plastica semirigida, qualcosa di simile alle casseforme, che possono essere riempite con qualsiasi materiale per dare forma alle strutture necessarie: coperture o pareti lineari, curve, multi-curve e angolari. Un’idea nata nell’ambito del progetto europeo Speedkits, rapid deployable kits as seed for self-recovery, il cui obiettivo è di dare risposta efficace, in termini di velocità, da qui il nome speed, e di durata nel tempo, alle popolazioni colpite da grandi disastri. E il dettaglio delle cavità è fondamentale in quanto rende Textile Wall compatibile con le tecniche costruttive locali. Infatti, gli operatori umanitari preferiscono impiegare materiali e tecniche tradizionali al posto di prodotti importati dall’estero, perché difficilmente accettati dalle popolazioni locali. Con le sue chiusure in membrane tessili, la struttura a soffietto, l’altezza e le dimensioni varabili delle celle è facilmente trasportabile anche da donne e adattabile a diversi usi, persino come ospedale, quello testato in un campo della Croce rossa in Burkina Faso. Non solo, la sua versatilità architettonica consente di assemblarlo secondo le tipologie costruttive già in uso nei diversi paesi. La duttilità è nelle forme e nella sostanza del tessuto: per esempio l’impiego di fibre di carbonio lo trasforma in una barriera resistenti ai proiettili. Certo, il suo uso non si limita a catastrofi e scenari di guerra: rivestito con stoffe di pregio il pannello autoportante con barre semirigide, senza l’impiego di elementi strutturali aggiuntivi, può benissimo essere installato in fiere, eventi e musei per creare dei divisori.

La struttura Textile Wall progettata dal Politecnico di Milano
La struttura Textile Wall progettata dal Politecnico di Milano
Composizione del Textile Wall
Composizione del Textile Wall

Da Lapitec le mensole da Guinness all’Hotel Cipriani di Asolo

Mensole del ristorante esterno Hotel Villa Cipriani di Asolo in Lapitec, lastra in pietra sinterizzata finitura Vesuvio color Rosso Porfido

Le lastre in pietra sinterizzata più grandi del mondo, (sono lunghe oltre 5 metri quadrati) per il ristorante esterno dello storico Hotel Villa Cipriani di Asolo. Mensole, piano d’appoggio per i clienti e piano di lavoro per la cucina sono quelle di Lapitec, in grande formato a tutta massa, un prodotto che si integra perfettamente con il progetto dell’architetto Maurizio Trevisan e la storia del territorio. Infatti, il colore scelto è il Porfido Rosso, che richiama una delle pietre storiche della zona, chiamata Macion del Grappa, oggi non più disponibile e la finitura è Vesuvio, che ha l’aspetto di un granito fiammato e spazzolato, in grado di  ridurne la scivolosità e impedire che lo sporco si accumuli. Per le mensole e i piani di appoggio è stato usato uno spessore da 20 millimetri, in modo da poter sostenere pesi diversi e alloggiare dei faretti a led che illuminano il pannello frontale del bar. Insomma, una combinazione di caratteristiche tecniche ed estetiche. Non solo, si pulisce facilmente, resiste agli acidi e al calore per cui non ci sono problemi in cucina mentre la disponibilità del materiale in lastre di grande formato ha ridotto il numero di fughe necessarie. Risultato? Piani orizzontali molto uniformi.

Mensole del ristorante esterno Hotel Villa Cipriani di Asolo in Lapitec, lastra in pietra sinterizzata finitura Vesuvio color Rosso Porfido
Mensole del ristorante esterno Hotel Villa Cipriani di Asolo in Lapitec, lastra in pietra sinterizzata finitura Vesuvio color Rosso Porfido
Piano di lavoro per la cucina Lapitec, lastra in pietra sinterizzata finitura Vesuvio color Rosso Porfido
Piano di lavoro per la cucina Lapitec, lastra in pietra sinterizzata finitura Vesuvio color Rosso Porfido
Piano d’appoggio per i clienti in Lapitec, lastra in pietra sinterizzata finitura Vesuvio color Rosso Porfido
Piano d’appoggio per i clienti in Lapitec, lastra in pietra sinterizzata finitura Vesuvio color Rosso Porfido
Ristorante esterno Hotel Villa Cipriani di Asolo: piano d’appoggio per i clienti in Lapitec, lastra in pietra sinterizzata con faretti a led
Ristorante esterno Hotel Villa Cipriani di Asolo: piano d’appoggio per i clienti in Lapitec, lastra in pietra sinterizzata con faretti a led

Cemento eterno con la capsula polimerica?

Si aggirano tra i 40-120 milioni di euro i costi di manutenzione in Europa per ponti, gallerie e muri di sostegno in cemento armato. Spese che si potrebbero risparmiare con il progetto di ricerca Capdesign finanziato dall’Unione Europea attraverso il network M-era.Net e coordinato dall’Università di Gand in Belgio. Il progetto ha come obiettivo l’incapsulamento di agenti polimerici all’interno del calcestruzzo. L’idea è di sviluppare delle capsule contenenti materiali plastici standard come poliuretano e polimetilmetacrilato (Pur e Pmma) che riescano a mantenersi integre durante il processo di miscelazione e getto del calcestruzzo e che invece si rompano immediatamente quando si formano delle crepe nella matrice della miscela indurita per rilasciarne il contenuto appunto.What-is-Concrete-11

La differenza con altre ricerche analoghe non è nel meccanismo di autoguarigione, ma nella capacità multifunzione della capsula incorporata che deve proteggere l’agente di guarigione per un lungo periodo, non deve influenzare la lavorazione del calcestruzzo fresco soprattutto quello proiettato, non deve alterare le sue proprietà meccaniche di lunga durata e infine quando occorre, anche dopo anni, essere in grado di rilasciare la sostanza. La difficoltà dei ricercatori sta nel trovare un materiale con queste caratteristiche in contrasto tra loro, e niente di ciò che è disponibile sul mercato sembra essere adeguato, per cui verrà prodotto in laboratorio.

I calcestruzzi marini degli antichi romani nel mirino di i.lab

Il seminario di i.lab
Il seminario di i.lab

Il calcestruzzo non è un’invenzione dell’era moderna. Al contrario, era utilizzato anche dagli antichi romani. Ne hanno discusso,a Bergamo, 60 studiosi italiani e stranieri nel corso di un seminario organizzato in i.lab, il Centro ricerca e Innovazione di Italcementi. In particolare, lo studio era centrato sui calcestruzzi marini ai tempi dell’antica Roma. La presenza di struttura per gran parte ancora intatte, pur sommerse dall’acqua marina, conferma la scelta già all’epoca di criteri, ancora attuali, di qualità, durabilità e sostenibilità grazie al ricorso a materiali locali. Per Italcementi questi studi hanno contribuito alla messa a punto di nuovi materiali per uso marittimo tra cui i.idro Marine Concrete, calcestruzzo ad alta resistenza che ha una durabilità in acqua marina superiore a 200 anni. Proprio per queste sue caratteristiche è stato utilizzato per la realizzazione del Mose a Venezia. L’incontro fa parte del progetto di ricerca multidisciplinare Romacons, dedicato allo studio di antiche strutture portuali di età romana costruite tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. presenti in diverse località del Mediterraneo tra cui Italia, Egitto, Grecia e Medio Oriente.

Il seminario di i.lab
Il seminario di i.lab

Guerra al rumore: plastica antisuono a tutto volume

A forma ondulata

Il comfort acustico incide sulla vivibilità di un ambiente e le superfici dure, i muri spogli e i soffitti alti sono i principali fattori che contribuiscono all’amplificazione dei rumori e all’eco. C’è però la percezione che insonorizzare una parete o creare delle isole fonoassorbenti comprometta l’estetica dello spazio o significhi rinunciare al design. Ovviamente non è sempre così, sul mercato ci sono tanti prodotti con queste caratteristiche e alcuni sono anche approvati da Greenbuild come le piastrelle americane Kirei EchoPanel, inserite nella lista dei materiali per ottenere punti Leed. Realizzate con bottiglie di plastica Pet riciclata, tinte con colori rispettosi dell’ambiente, anche se un po’ accesi, e zero formaldeide, possono essere personalizzate per forma, colore e modello e sono a loro volta riciclabili al 100%. La cosa curiosa è che sebbene sia fatte con la plastica hanno una finitura simile al feltro, e sono disponibili in tre modelli, a forma rettangolare ondulata, piatta rettangolare ed esagonale, ma in realtà si possono tagliare a misura con un coltello ben affilato.

Le piastrelle esagonali Kirei
Le piastrelle esagonali Kirei
A forma ondulata
A forma ondulata
Le strisce rettangolari in tre spessori diversi
Le strisce rettangolari in tre spessori diversi
Una parete di design
Una parete di design

Software per la gestione della produzione e della logistica: il caso Seitron

seitron-bassano-del-grappa

seitron-bassano-del-grappa

L’informatica al servizio delle aziende. Sempre più spesso è infatti necessaria una riorganizzazione strategica con l’introduzione di strumenti informatici evoluti per la pianificazione e gestione della produzione e della logistica.

Come per Seitron, azienda di Bassano del Grappa (Vicenza), che produce e vende in 61 Paesi nel mondo termostati e rilevatori di gas e fumo«Il nostro è un settore sempre più competitivo, in cui sono importanti le innovazioni tecnologiche, la precisione e la puntualità nella consegna», spiega Roberto Riva, Operations Manager di Seitron Spa. 

RobertoRiva_Seitron
Roberto Riva -Seitron

Per questo l’azienda ha deciso di intraprendere un percorso di riorganizzazione strategica con l’introduzione di strumenti informatici evoluti per la pianificazione e gestione della produzione. Da qui nasce la collaborazione con Tecnest, specializzata in soluzioni software per la gestione delle operations e della logistica. «Senza una gestione informatizzata, non riusciremmo senz’altro a far fronte a tutte le richieste in modo puntuale e a gestire la complessità del mercatoI tempi di consegna richiesti sono sempre più ridotti: siamo riusciti a far fronte alla crisi degli ultimi anni aprendo nuovi mercati all’estero e ampliando l’offerta di prodotti OEM (Original Equipment Manufacturing), customizzati in base alle specifiche del cliente, da produrre anche in piccole quantità e in pochi giorni. Nell’ultimo anno, inoltre, abbiamo registrato una ripresa anche sul mercato interno», continua Riva.

Tonutti Tecnest
Filippo Tonutti Tecnest

«In primo luogo è stata rivista la logica di risposta al mercato, mantenendo una produzione per il magazzino (Make To Stock) solo per i prodotti standard, che rappresentano la minima parte del portafoglio ordini di Seitron. I prodotti OEM, invece, vengono gestiti con logica Assembly To Order: la previsione annuale viene elaborata su codici di appoggio, definiti “prodotti generici” per i quali vengono calcolati i fabbisogni di materie prime e semilavorati. All’arrivo dell’ordine cliente, i prodotti generici vengono completati con i materiali che customizzano il prodotto, che sono di più rapido approvvigionamento- spiega Filippo Tonutti, Project Manager di Tecnest srl –. Sulla base di questo modello operativo, l’obiettivo era sincronizzare la disponibilità e gli impegni dei vari materiali, riducendo il più possibile i materiali mancanti in corrispondenza delle lavorazioni. Era quindi necessario introdurre uno strumento di pianificazione efficace, che permettesse di stabilire e prevedere, in modo rapido e flessibile, scenari di produzione diversi».

La scelta è ricaduta sulla suite J-Flex di Tecnest, basata sull’utilizzo degli elaboratori MRP (Manufacturing Resource Planning) e ATP (Available To Promise). Oggi Seitron è in grado di gestire la domanda di prodotti pianificando correttamente l’arrivo dei materiali sulla base delle disponibilità in essere, senza ricorrere a giacenze a magazzino. «Grazie alle funzionalità simulativo-interattive di J-Flex, siamo in grado di aggiornare il piano di produzione due volte al giorno in modo da essere sempre allineati gestendo eventuali variazioni o imprevisti» – aggiunge Roberto Riva.

E i risultati sono arrivati in breve tempo: «Oggi riusciamo a gestire una previsione della domanda per famiglie di prodotto su 18 mesi e, grazie a un continuo aggiornamento e monitoraggio del piano di produzione, la puntualità di consegna, già alta (90%), è arrivata al 95%. Un dato che è ancora più significativo se si considera che le giacenze a magazzino sono rimaste invariate mentre, nel contempo, è aumentato il numero di codici di prodotto gestiti. Tra questi, inoltre, il numero di prodotti OEM è aumentato del 7%, raggiungendo il 35% del totale della produzione. La pianificazione della produzione è stata informatizzata, riducendo le risorse dedicate da tre a una e spostando le altre in altri settori, e in magazzino le giacenze sono diminuite. Ben la metà degli ordini è venduto e fatturato nello stesso mese» conclude Riva.

Le terme di Budapest, ghirigori in calcestruzzo

La facciata in calcestruzzo dall'interno

Tra i più famosi monumenti di Budapest, ci sono le terme Rudas. Costruite alla fine del Cinquecento, sono ancora in funzione e recentemente ristrutturate per migliorare l’offerta con nuove piscine, saune, un ristorante, una caffetteria, la terrazza sul tetto con vista sul Danubio. Anche la facciata dell’ala sud è stata completamente rifatta con un design formidabile: elementi in calcestruzzo bianco progettati e lavorati a traforo seguendo lo schema delle decorazioni Girih dell’architettura islamica. Un ricordo della dominazione ottomana della città in epoca seicentesca, i girih indicano le linee spezzate che incrociano i lati delle piastrelle, tutti della stessa lunghezza, per formare cinque disegni di base: decagono, esagono, esagono irregolare, rombo e pentagono. La maggior parte delle piastrelle hanno un unico tracciato di girih al loro interno che segue la simmetria della piastrella stessa. Per la ricostruzione del bagno Rudas questa decorazione è realizzata in cemento dalla società Ivanka Factory & Design Services, con un tracciato di 21 elementi e una superficie di 40 elementi prefabbricati, a cui sono stati aggiunti 67 pannelli bianchi normali per ricoprire gli altri lati dell’edificio. L’idea era quella di dimostrare come un materiale tradizionalmente percepito come pesante e per lo più adatto a usi infrastrutturali come il calcestruzzo potesse invece essere impiegato in un progetto di design speciale. In questo caso è stato usato il prodotto White CRH di Lafarge-Holcim, che quando viene tinto con dei pigmenti diventa ancora più brillante e risalta sul grigio del fondo vuoto.

La stabile delle terme Rudas
La stabile delle terme Rudas
Il dettaglio della decorazione Girih in calcestruzzo
Il dettaglio della decorazione Girih in calcestruzzo White Crh
La facciata in calcestruzzo dall'interno
La facciata in calcestruzzo dall’interno
Una piscona interna
Una delle piscine dei primi 900′

Le case dell’acqua sono verdi per OroBlu point

Casa dell'acqua

Se in ognuno degli oltre 8mila comuni italiani ci fosse una «casa dell’acqua», si otterrebbe un abbattimento delle emissioni di Co2 da oltre 73mila tonnellate all’anno. La previsone è di OroBlu point, divisione di GB.COM, azienda bresciana del gruppo Bonazzoli, non sorprendentemente specializzata nella realizzazione di case dell’acqua. «A Parigi si parlerà, come giusto, di macroscenari e di azioni da intraprendere a livello globale», commenta Andrea Zennaro, responsabile commerciale di OroBlu point, ma è importante sapere e considerare le possibilità di fare qualcosa di veramente utile per l’ambiente anche nella nostra vita di tutti giorni. In questo senso le case dell’acqua sono un esempio di buone pratiche, sensibilizzando i cittadini al risparmio di plastica e di energia».

GB.COM ha registrato nelle oltre 200 case dell’acqua realizzate e installate, in prevalenza nel Nordest, un prelievo medio annuo di 300 mila litri, l’equivalente di 200mila bottiglie da 1,5 litri in Pet, che equivalgono alla produzione di 1380 chilogrammi di Co2 per la produzione e 7800 chilogrammi per il trasporto.

Il prezzo di una bottiglia d’acqua è superiore a quello dell’acqua di rubinetto. Se, in media, un litro d’acqua in bottiglia costa 30 centesimi, 1 litro di acqua di rubinetto costa 0,1 centesimi. Nelle «case dell’acqua», il liquido subisce un processo di microfiltrazione e per un litro di acqua si pagano 5-8 centesimo al litro, contro i 25 centesimi di quella in bottiglia.

Casa dell'acqua
Casa dell’acqua

Dieci anni di buoni propositi per Green Building Council

Green Building Council Italia si impegna nella trasformazione del settore dell’edilizia. E per i prossimi dieci anni ha presentato i suoi obiettivi nell’ambito del summit COP21 di Parigi. I traguardi sono ambiziosi. Al primo posto Gbc Italia mette la valorizzazione della filiera del settore edilizio, con la certificazione della stessa Green Building. In particolare, Gbc Italia si impegna a certificare 200mila metri quadri di Green Building nei prossimi dieci anni. Importante anche l’efficienza energetica negli edifici esistenti: l’associazione vuole introdurre un sistema di certificazione per la riqualificazione spinta e il mantenimento degli edifici residenziali nei prossimi due anni. Inoltre, si impegna a formare 5mila figure professionali nel settore dei green building nei prossimi dieci anni. Altro obiettivo consiste nel proporre soluzioni innovative sul fronte della finanza in grado di far compiere un salto di qualità agli investimenti nei green building, nella deep renovation degli edifici e nella riqualificazione delle aree urbane, e a lavorare con le pubbliche amministrazioni (nazionali, regionali, municipali) per supportare lo sviluppo e l’implementazione di una Roadmap 2020-50 coerente con gli impegni europei sul clima e sull’economia circolare. Infine, Gbc Italia affiancherà i membri nel definire e portare a compimento gli obiettivi ambiziosi e i piani d’azione che contribuiranno a raggiungere gli obiettivi che verranno approvati alla COP21.

Gli edifici, spiega l’associazione, sono oggi responsabili di circa un terzo delle emissioni globali. Ma l’edilizia sostenibile è una delle soluzioni più convenienti per la lotta ai cambiamenti climatici e genera benefici ambientali, economici e sociali significativi. Gli impegni sono stati dichiarati al Building Day – la riunione ufficiale della COP21 guidata da Ségolène Royal, ministro francese dell’Ecologia ed ex candidata presidenziale.

«Oggi si è tenuta a Parigi alla COP21 una giornata dedicata al ruolo dell’edilizia nelle politiche climatiche. Si tratta di un’assoluta novità che sottolinea il ruolo centrale che dovrà avere già nei prossimi anni la riqualificazione spinta di interi edifici e quartieri con riduzione dei consumi del 60-80%», ha spiegato Gianni Silvestrini, Presidente di Gbc Italia. L’associazione che ha presentato al governo una proposta di finanza innovativa per accelerare la deep renovation, «è determinata a dare il proprio contributo per qualificare dal punto di vista energetico e ambientale la trasformazione del mondo dell’edilizia in coerenza con gli impegni climatici e con le indicazioni contenute nel pacchetto sull’economia circolare presentato ieri alla Commissione Europea». casa-verde

Isole minori come laboratori per l’ambiente (se non inquinano)

L'isola di Taiwan
L'isola di Taiwan

Greening the Islands e Marevivo  sono due associazioni che si battono per l’ambiente, in particolare per le isole minori: ambienti che possono essere considerati laboratori naturali per l’utilizzo delle energie rinnovabili. Le due associazioni hanno consegnato al sottosegretario del ministero dell’Ambiente con delega al mare, Silvia Velo, un documento di raccomandazioni per il futuro delle isole e la loro valorizzazione ambientale. Le isole, secondo il documento, chiedono ai governi di proteggere l’ambiente delle isole per conferire loro una maggiore resilienza al cambiamento climatico e buone pratiche e investimenti in ricerca, sviluppo e messa in atto di soluzioni sostenibili sulle isole, attraverso la riduzione di iter burocratici, nonché in cultura per stimolare un maggiore senso di appartenenza al territorio.

Al mondo ci sono 47 nazioni insulari: su 193 paesi Onu, il 24% sono Stati confinati su isole e, considerando tutti i 205 paesi al mondo, la rappresentanza di stati insulari è del 23%. Che le isole siano solo vittime dell’inquinamento mondiale, per la verità, è tutto da dimostrare. Isole come Taiwan o la Gran Bretagna vantano un grande sviluppo industriale, con largo utilizzo di carbone e produzione di Co2. Certo, Tonga, Tuvalu, Palau e le Isole Salomone non sono fra queste ultime. Nel suo piccolo, in Italia su 47 isole minori i Comuni sono 36, per un totale di 220 mila abitanti, di cui oltre 50mila non sono ancora collegati alla rete elettrica nazionale. Le isole ed in particolare le isole minori, già in condizioni “normali” devono affrontare sfide continue molto grandi, ma proprio perché soggetti fragili sono più propensi ad una maggiore adaptation e quindi a trovare soluzioni più innovative perché partono già con dei gap.

L'isola di Taiwan
L’isola di Taiwan

Rotta con Groundforce per Isola Serafini

L'area della conca Isola Serafini

 Un’opera strategica quella dell’ammodernamento della conca navigazione di Isola Serafini, costruita nel 1964 a Monticelli di Ongina (Piacenza) e ormai in disuso da anni. Infatti, rappresenta la chiave di volta per l’effettiva realizzazione del sistema idroviario Padano-Veneto, destinato a diventare uno dei più importanti d’Italia: 37 chilometri che consentiranno di riaprire il Po alla navigazione commerciale fino a Piacenza e di estendere fino a Locarno il flusso turistico e da diporto da e per Venezia. Il progetto, che ha richiesto dieci anni di studio, si distingue anche per l’approccio alle reti fluviali con i migliori standard italiani ed europei a proposito di opere idrauliche e di navigazione interna. Come la parte centrale della conca, formata da una vasca in cemento armato e delimitata da due muri di fìancata e da due porte a tenuta d’acqua. Quando un’imbarcazione entra nella conca, le porte si chiudono e l’acqua viene fatta salire o scendere attraverso acquedotti fino a portare il natante in linea con lo specchio d’acqua che ha di fronte.

La grande vasca di navigazione per il passaggio di imbarcazioni lunghe fino a 110 metri e larghe 11,50 metri, capaci di trasportare carichi fino alle 2.000 tonnellate, sarà lunga 115 metri e larga 12,50 metri e prevede un tirante minimo d’acqua superiore ai 3 metri, anche in condizioni di magra. Il lavoro in cantiere prevede uno scavo fino ad una profondità di circa 18 metri dal piano campagna sostenuto da diaframmi in calcestruzzo profondi ben 35 metri. Misure che hanno richiesto la realizzazione di elementi di contrasto per sostenere le pareti di scavo con i sistemi di puntellazione idraulica telescopica della Groundforce, azienda britannica attiva da 30 anni nel settore. «La sfida è stata quella di fornire un sistema di puntellazione lungo circa 28 metri in grado di sostenere carichi molto elevati in presenza di delta termici rilevanti. Siamo riusciti a coprire tutti i 110 metri di scavo con solo 16 puntoni, installati su due livelli di contrasto e con un interasse di circa 5,50 metri, ossia a fornire un sistema flessibile capace di essere spostato in poche ore per seguire i tempi di avanzamento del cantiere», spiega l’architetto Jacopo Zabeo di Groundforce.

L'area della conca Isola Serafini
L’area della conca Isola Serafini

Una soluzione alternativa alla carpenteria tradizionale e alla realizzazione di tiranti: «I tiranti sono stati sostituiti dai puntoni Groundforce per la comprovata difficoltà di realizzarli in un terreno sabbioso in presenza di acqua di falda, mentre la puntellazione in carpenteria metallica avrebbe potuto dare problemi in fase di smontaggio per via della dilatazione, con in più un potenziale rischio di infortuni», ha aggiunto Giordano Ciarlo, direttore tecnico del cantiere. I puntoni idraulici MP500 Groundforce utilizzati hanno una portata massima fino a 5000 kN (Sle), e sono sempre regolabili, con un limite di sorveglianza consentito fino alle 900 tonnellate e con celle di controllo che consentono di monitorare continuamente il carico, una funzionalità che è stata usata in Italia per la prima volta in questo cantiere.

I puntoni MD500 di Groundforce lunghi 27 metri ciascuno
I puntoni MD500 di Groundforce lunghi 27 metri ciascuno
Il cantiere della vasca con i due ordini di puntoni che osstengono le pareti di scavo
Il cantiere della vasca con i due ordini di puntoni che osstengono le pareti di scavo

È di vetro il tetto più alto di Milano (e d’Italia)

Il cantiere

Un’antica tradizione convive con un’opera di ingegneria ultra moderna. Si tratta della torre progettata da Andrea Maffei Architects e da Arata Isozaki di proprietà della compagnia di assicurazioni Allianz: che sia il tetto più alto di Milano (207 metri) è confermato dalla presenza di una copia della Madonnina come vuole la secolare consuetudine meneghina. Ma il simbolo della nuova architettura del capoluogo lombardo è anche un esempio di tecnologia costruttiva all’avanguardia. Infatti, un sistema verticale di moduli leggermente convessi, ottenuto attraverso la tecnica di curvatura a freddo sviluppata da Agc Glass Europe si estende per una superficie vetrata di 120 mila metri quadrati fissati dal sistema meccanico Focchi. Un design scenografico che deve tenere conto dei consumi energetici con dei materiali adatti.

Il cantiere
Il cantiere

AGC_TorreAllianz1

La superficie vetrata
La superficie vetrata

E infatti, le facciate trasparenti continue con vista sulle Alpi, sono costituite da un vetro a doppia camera realizzato proprio per aumentare la prestazione d’isolamento energetico e limitare l’irraggiamento solare. Per ottenere questo risultato sono stati abbinati due prodotti: il vetro selettivo magnetronico esterno Stopray Vision-60T on Clearvision, che grazie agli ioni d’argento invisibili sulla lastra riflette e quindi respinge un’alta percentuale del calore dei raggi solari, e il vetro basso emissivo interno iplus E on Clearvision, che invece evita le dispersioni di calore. Per garantire ulteriormente la protezione dai raggi solari sul lato più esposto alla luce diretta, ossia quello a sud, è stata posata una serigrafia bianca posta sul vetro in modo da ridurre ulteriormente l’ingresso della luce nelle ore di punta. Ma come mantenere un grado ottimale di trasparenza? Con la superficie low-iron Planibel Clearvision di Agc, senza colorazioni o riflessi.

Il vetri a doppia camera Agc
Il vetri a doppia camera Agc
La vista dall'interno
La vista dall’interno

Delrio a Condominio Expo: sprint sulla riqualificazione

Graziano Delrio

«È molto importante una manifestazione dedicata al condominio. Perché la riqualificazione e il risparmio energetico sono la frontiera per il futuro». Con queste parole il ministro alle Infrastrutture, Graziano Delrio, è intervenuto via video al seconda edizione di Condominio Expo, che in programma il 3 e 4 dicembre alla Fiera di Bergamo. «Con il crollo degli investimenti, il vecchio modello di edilizia ha conosciuto la sua fine. Noi abbiamo il comito e il dovere di generarne uno nuovo, partendo dal successo che hanno ottenuto gli incentivi per la ristrutturazione: hanno mobilitato investimenti per 28 miliardi di euro, hanno permesso il lavoro a più di 400mila persone. Gli incentivi sono stati inseriti nella Legge di Stabilità che è in approvazione e sono stati estesi agli edifici pubblici», ha spiegato Delrio. Che ha annunciato nuove proposte del governo, indirizzare in modo specifico al mondo del condominio. «L’idea è quella di procedure facilitate per la riqualificazione di interi condomini», ha annunciato l’esponente del governo, che vede negli investimenti sull’edilizia residenziale una chiave per rivitalizzare l’intero settore dell’edilizia. Il modello, ha aggiunto, è quello della sostenibilità, di una migliore qualità della vita.

Il ministro Graziano Delrio
Il ministro Graziano Delrio
Il collegamento via Skype del ministro Graziano Delrio
Il messaggio video del ministro Graziano Delrio

A San Francisco un condominio produce energia

il condominio Sol-Lux Alpha progettato da Riyad Ghannam a San Francisco

Le case passive sono in aumento un po’ ovunque nel mondo, ma a San Francisco ci sarà un condominio di quattro unità abitative che non solo si limita a conservare l’energia interna grazie a un involucro edilizio ben sigillato, ma ne genera e ne immagazzina tanta da poter disporre di una propria microgrid, ossia di una propria rete elettrica locale. L’edificio di sei piani, battezzato Sol-Lux Alpha, è attualmente in fase di costruzione, dovrebbe essere completato nel 2016, ma i progettisti sono certi sarà il primo di queste dimensioni a ottenere certificazione Passive House Certified Net Zero in California e ad avere la propria infrastruttura elettrica indipendente. Ogni appartamento da 500 metri quadrati ha un involucro esterno esterna che minimizza i ponti termici per impedire all’aria esterna di entrare e a quella interna raffrescata di uscire. È uno dei requisiti principali delle case passive e per Riyad Ghannam di RG Architecture, la sfida è stata quella di trovare delle soluzioni creative per ridurre al minimo le eventuali dispersioni attraverso le pareti. Così la facciata anteriore dispone di un elegante successione verticale di balconi in acciaio con collegamenti strutturali, appositamente disegnati per questo scopo, oltre a contribuire a ombreggiare le finestre esposte a ovest.

il condominio Sol-Lux Alpha progettato da Riyad Ghannam a San Francisco
il condominio Sol-Lux Alpha progettato da Riyad Ghannam a San Francisco

Alimentato al 100% con elettricità, quindi senza combustibili fossili, lo stabile ha una grande terrazza sul tetto e un giardino coperto da una tettoia composta da pannelli fotovoltaici bi-facciali semi-trasparenti integrati nell’architettura. È stato scelto questo tipo di pannelli perché sono in grado di riflettere una maggiore proporzione di luce incidente, raccogliendo quella del tetto e del rivestimento esposto a sud. L’impianto è stato progettato come una copertura protettiva dalla piogge e come un modernissimo strumento di illuminazione. Poiché il modello di casa passiva non prevede il fotovoltaico come fonte di energia, la casa è autosufficiente anche se non entra in funzione. Infatti, all’interno di ogni unità c’è una pompa di calore per l’acqua calda posta in un armadio con uno sfiato in alto e in basso per creare un flusso di riscaldamento e raffrescamento convettivo. In pratica, lo scaldabagno utilizzerà il calore espulso dal frigorifero per riscaldare l’acqua e l’aria fredda prodotta dal boiler sarà destinata al condizionamento. Una pompa di calore senza sfiato avrà le funzioni di essiccatore mentre il sistema di ventilazione meccanica controllata e recupero di calore garantirà la qualità dell’aria.

I balconi in acciaio progettati per minimizzare i ponti termici e l'impianto fotovoltaico a tettoia integrato nell'achitettura
I balconi in acciaio progettati per minimizzare i ponti termici e l’impianto fotovoltaico a tettoia integrato nell’achitettura
Il cantiere
Il cantiere