Sono stati 7.245 professionisti, tra decisori aziendali, responsabili acquisto, impiantisti, installatori, system integrator, architetti, lighting designer, uffici tecnici della Pubblica Amministrazione, illuminotecnici e progettisti, i presenti a Illuminotronica, l’evento professionale dedicato al “visibile” e alle sue applicazioni che si è svolto a Padova dal 6 all’8 ottobre confermandosi il punto di riferimento italiano per i settori dell’illuminazione a Led e delle soluzioni smart applicate a domotica e sicurezza.
Presentandosi al via con il tutto esaurito su un’area di 3.500 mq e con 190 aziende presenti e rappresentate distribuite su due padiglioni, la manifestazione ha registrato una crescita del 15% rispetto all’anno precedente raccogliendo la soddisfazione degli espositori che riconoscono alla manifestazione il suo grande valore aggiunto: la capacità di offrire, anno dopo anno, uno strumento di marketing e comunicazione unico nel suo genere, una vetrina di eccezione per prodotti, soluzioni e nuove tecnologie, un laboratorio di tendenze nei settori lighting e domotica e un’occasione irripetibile di business e networking.
Led
Grazie al ricco programma convegni, alle iniziative speciali – come l’Area Start-Up con le 10 realtà italiane innovative selezionate da Assodel, la Casa Domotica con i suoi 96 mq e le 6 stanze tutte da sperimentare e la Leddove Gallery con l’esposizione di prodotti e soluzioni di design – e all’ampia offerta formativa messa in campo, Illuminotronica si è confermata inoltre il riferimento professionale per aggiornarsi e confrontarsi sui cambiamenti in atto nel campo dell’illuminazione intelligente, della domotica e delle nuove tecnologie, dimostrando di non essere soltanto una fiera, ma lo specchio di un mercato in continua evoluzione.
“Con estrema soddisfazione vediamo una manifestazione in continua crescita, punto di riferimento per tutti i professionisti del settore – ha dichiarato Silvio Baronchelli, Presidente Tecnoimprese, organizzatore della manifestazione – La conferma di una industria in evoluzione e di un numero crescente di operatori che desiderano aggiornarsi su nuove tecnologie, trend di mercato, prodotti e soluzioni. Lo stesso successo del Premio Codega, assegnato nella splendida cornice della Peggy Guggenheim Collection a Venezia, ha sottolineato, del resto, il ruolo sempre più centrale della manifestazione con il premiare le eccellenze nell’illuminazione a Led presentate da lighting designer italiani e stranieri.”
Cambiano le caratteristiche dei cavi da installare negli edifici o, almeno, ne sono ridefinite le caratteristiche.
Aice, l’associazione federata Anie che rappresenta le aziende produttrici di cavi per energia e accessori, cavi per comunicazione e conduttori per avvolgimenti elettrici, dà il via alla campagna d’informazione sul nuovo Regolamento prodotti da Costruzione Ue 305/2011, meglio noto come Regolamento Cpr, che diverrà obbligatorio da luglio 2017. Il Regolamento Cpr riguarda tutti i prodotti fabbricati per essere installati o utilizzati in modo permanente negli edifici e nelle altre opere d’ingegneria civile come abitazioni, edifici industriali e commerciali, uffici, ospedali, scuole o metropolitane.
«Il nuovo regolamento introduce una sorta di linguaggio obbligatorio comune per tutti gli Stati membri e avrà un forte impatto sulle aziende produttrici e sugli utilizzatori di cavi. In pratica, ogni cavo sarà dotato di un certificato di performance che lo classificherà in base alla risposta del prodotto al fuoco, senza distinzioni in termini di destinazione d’uso del cavo o di materiale conduttore utilizzato», ha spiegato il vice presidente Aice con delega alla Cpr, Francesco Sciarra. «L’obiettivo della nuova disposizione è garantire una maggiore sicurezza dei prodotti in circolazione nella Ue e, di conseguenza, dell’impianto elettrico realizzato con quei prodotti in ogni tipo di costruzione o opera d’ingegneria».
Fino a prossimo luglio sussisterà un periodo di coesistenza con la normativa attualmente in vigore, durante il quale produttori e importatori potranno immettere sul mercato cavi che rispettano o meno il Regolamento Cpr.
In questo scenario Aice ha avviato una campagna informativa diretta a tutti coloro che quotidianamente trattano cavi elettrici per energia e trasmissione dati che ricadono nell’ambito del Regolamento Prodotti da Costruzione. La campagna consiste in una serie di azioni che vanno dalla diffusione d’informazioni attraverso i media, al road show che nei prossimi mesi toccherà l’Italia insieme a Imq, Cei e altri enti notificati, fino alla realizzazione di un logo Cpr Aice che potrà essere utilizzato anche dalle aziende associate.
Nell’ambito della campagna d’informazione, Aice ha inoltre realizzato un documento informativo I cavi e il regolamento prodotti da costruzione–Cpr UE 305/11, dove sono illustrati gli obblighi di legge da rispettare, le euroclassi dei cavi, i sistemi di valutazione e verifica della costanza delle prestazioni (Avcp), le prestazioni minime da garantire, i tipi di ambienti e le tempistiche di applicazione del Regolamento Cpr.
È possibile scaricare una copia del documento collegandosi qui. Allo stesso sito sarà inoltre pubblicato un aggiornamento costante degli appuntamenti che verranno organizzati nei prossimi mesi.
«L’impegno di Aice rientra nella mission di Anie di promuovere presso le aziende associate e gli utenti cultura tecnica e normativa sul tema della sicurezza. Il nuovo regolamento troverà applicazione in uno scenario in cui, secondo l’Istat, nel solo ambito domestico, ogni anno in Italia si verificano circa 4 milioni di incidenti, di cui oltre 240mila imputabili a cause elettriche. Anche se i cavi elettrici sono raramente causa di un incendio, a causa della loro pervasività, sono gli elementi chiave di un impianto. Dal punto di vista tecnologico, la ricerca e l’innovazione hanno fatto passi da gigante e hanno permesso alle aziende italiane ed europee di realizzare prodotti sempre più sicuri. Con un’attenta prevenzione e realizzando impianti con componenti sicuri e di qualità, in accordo con il Regolamento Cpr, la propagazione del fuoco, l’oscuramento degli ambienti invasi dal fumo e la diffusione di gas corrosivi e pericolosi si potrebbero ridurre o eliminare quasi totalmente. Riteniamo estremamente importante mettere chi produce e utilizza cavi nella condizione di comprendere a fondo il Regolamento Cpr, così da rispettare la normativa in fase di progettazione e realizzazione di un impianto, limitando al minimo i rischi sia per le persone che per i beni», ha dichiarato Stefano Bulletti, presidente di Aice.
Il commercio elettronico avanza. L’Italia colma il gap con gli altri Paesi e Amazon apre un nuovo deposito di smistamento a Origgio (Varese), che permetterà di incrementare la capacità e la flessibilità delle sue attività in tutta la Lombardia, andando incontro alla richiesta di un servizio di consegna di qualità da parte di un crescente numero di consumatori. Si tratta del terzo deposito di smistamento per Amazon Logistics nel Paese, dopo l’entrata in attività del centro di Avigliana (Torino) lo scorso 25 luglio e del centro di Porto di Mare (Milano), aperto solo 21 giorni fa, il 21 Settembre scorso. Il nuovo centro è situato a Origgio (Varese), a circa 17 chilometri da Milano, e occupa una superficie di 8.000 metri quadri. I centri di smistamento di Avigliana, Porto di Mare e Origgio sono gestiti da Amazon Logistics, che potenzia in questo modo la capacità e flessibilità della rete di consegna di Amazon, permettendo inoltre ai corrieri locali e regionali di consegnare gli ordini effettuati dai clienti su Amazon sei giorni a settimana.
Secondo Philippe Hemard, Vice Presidente europeo di Amazon Logistics, «la crescita delle attività di Amazon in Lombardia testimonia quanto velocemente il nostro mercato si stia espandendo in Italia: apriamo questo nuovo deposito di smistamento per avvicinarci ulteriormente ai nostri clienti e garantire loro un servizio di consegna sempre più rapido e flessibile». E per Mario Angelo Ceriani, sindaco di Origgio, «l’apertura del deposito di Amazon è una buona notizia per Origgio: questo nuovo centro creerà nuove opportunità di business e posti di lavoro sul territorio. La scelta di Amazon conferma l’attrattività della nostra città, che già ospita le sedi di diverse aziende italiane e internazionali».
Sono gli appartenenti alla fascia d’età dei Millenial a essere maggiormente sensibili al tema della ristrutturazione abitativa. A rivelarlo è una ricerca di Houzz, la piattaforma online leader mondiale nell’arredamento, progettazione e ristrutturazione d’interni e di esterni. Dallo studio, condotto su quasi 3.000 rispondenti in Italia (oltre 225.000 a livello globale), emerge che più di un terzo (34%) dei giovani italiani (25-34 anni) ha rinnovato la propria casa nel 2015, contro il 29% della fascia d’età 35-54 e il 30% degli gli over 55. Anche in termini di arredamento e decorazione, i Millennial sembrano essere più attivi rispetto alle altre generazioni (55% contro il 45% della fascia d’età 35-54, e il 34% degli over 55). A spingere i più giovani verso la ristrutturazione c’è il desiderio di personalizzare il più possibile la casa recentemente acquistata (52% contro il 35% della fascia d’età 35-54 e il 21% degli over 55).
“L’indagine Houzz & Home è il più grande studio annuale sulle ristrutturazioni residenziali che fornisce una conoscenza senza precedenti sul modo in cui i proprietari di casa rinnovano le proprie abitazioni”, ha dichiarato Mattia Perroni, Managing Director di Houzz Italia. “Nonostante i proprietari di casa appartenenti alla fascia d’età tra i 24 e i 34 anni rappresentino ancora una minoranza, il loro desiderio di personalizzare casa in base ai propri gusti li rende i più attivi quando si tratta di mettere mano alla propria abitazione”. Il desiderio di avere una casa a proprio gusto rappresenta la motivazione principale che spinge gli italiani a intraprendere lavori di ristrutturazione: più di un terzo (36%) dichiara, infatti, di voler ristrutturare la propria vecchia casa anziché comprarne una nuova per il desiderio di personalizzarla secondo i propri gusti.
A sorpresa, l’aspetto finanziario per gli italiani è secondario: solo il 22% afferma di scegliere la ristrutturazione perché più economica rispetto all’acquisto di una nuova costruzione, mentre il 16% pensa di ottenere un migliore ritorno sull’investimento. Ancora una volta, la possibilità di personalizzare l’abitazione (35%) fa preferire l’acquisto (e la successiva ristrutturazione) di una casa vecchia rispetto a una nuova “chiavi in mano”. Il 25%, invece, sceglie di rinnovare per la necessità di adattarsi a recenti cambiamenti di stile di vita avvenuti in famiglia, mentre il 16% ha invece finalmente trovato le risorse finanziarie per affrontare i lavori.
Millennial, i più attivi nella ristrutturazione di casa
Progetti più diffusi
Il 24% ritiene prioritario il rifacimento del bagno, il 19% della cucina e il 18% della camera da letto. Rinnovare un design ormai obsoleto è il motivo principale che spinge a ristrutturare bagno e cucina (entrambi 48%) e altri spazi interni (30%). Molti proprietari di casa stanno affrontando il rinnovo degli impianti tra cui quello idraulico (43%), elettrico (42%) e di riscaldamento (32%). La maggior parte dei progetti per la ristrutturazione degli elementi esterni include invece finestre e lucernari (32%), porte esterne e rivestimenti/stuccatura (entrambi 18%) e pittura esterna e isolamento (entrambi 17%).
Budget?
Un quinto delle persone dichiara di non stanziare alcun budget prima di iniziare la ristrutturazione (21%), mentre il 39% sfora la spesa precedentemente stabilita. Questi dati emergono in maniera omogenea in tutti i gruppi di età. Le cause che portano al superamento della cifra prestabilita sono: la scelta di prodotti o materiali più costosi (44%), progetti diventati più complessi rispetto a quanto inizialmente stimato (37%) e, infine, costi di prodotti o servizi maggiori rispetto a quello preventivato (34%). Per ristrutturare la propria abitazione, gli italiani hanno speso nel 2015 una media totale di 44.400 Euro e, ancora una volta, sono i più giovani ad aver affrontato la spesa totale media più onerosa (48.600 Euro), investendo più degli over 55 (42.400 Euro). La spesa media destinata alla ristrutturazione del bagno è stata di 6.220 Euro per una superficie media di 8 metri quadrati. Per i progetti di rinnovo della cucina invece, la spesa media affrontata è stata di 4.450 Euro per una ristrutturazione che si aggira mediamente intorno a una superficie di 14 metri quadrati. La maggior parte dei proprietari di casa finanzia la ristrutturazione attingendo dai risparmi personali (75%), seguiti da regali/eredità (11%). Carta di credito e prestiti personali da amici e familiari sono il metodo di pagamento meno utilizzato; vengono sfruttati solo da un proprietario su dieci.
Professionisti coinvolti
L’88% dei proprietari di casa ricorre all’aiuto di professionisti per affrontare interventi di rinnovo. Questa scelta è condivisa da proprietari di casa di tutte le età (91% per gli over 55, 90% per la fascia 25-34 e 87% per la fascia 35-54). I professionisti maggiormente ingaggiati sono: imprese edili (50%), architetti (32%) e giardinieri (12%). Tra gli specialisti più richiesti emergono idraulici (58%), elettricisti (55%) e imbianchini (42%).
The Houzz & Home Survey
L’indagine Houzz & Home è il più grande studio annuale riguardante le ristrutturazioni, costruzioni e arredi residenziali. Questa edizione si riferisce a una vasta gamma di progetti di rinnovamento realizzati nel 2015: dalle ristrutturazioni e ampliamenti d’interni alle integrazioni di impianti domestici, fino ai miglioramenti di esterni. I dati raccolti includono le spese affrontate in passato e quelle già pianificate, il coinvolgimento di professionisti, le motivazioni e le sfide che hanno influenzato i progetti completati, nonché gli interventi previsti per il 2016. Hanno partecipato al sondaggio Houzz & Home 2016 più di 2.900 rispondenti italiani e 229.541 utenti internazionali rappresentativi dell’attività di oltre 40 milioni di utenti unici mensili di Houzz a livello globale.
Per chi ama il design innovativo è stata studiata la versione Cristal della parete vetrata Vista: si tratta di una soluzione Finistral in cui i profili sottili dei montanti o delle traverse, nascosti dalla superficie vetrata, risultano quasi invisibili. L’assenza di profili di supporto sul lato esterno permette di ottenere ampie trasparenze senza soluzione di continuità, che a scelta si possono sviluppare in senso orizzontale oppure verticale. Dotando poi la parete di angoli a tutto vetro l’estetica sarà ancora più pulita e leggera. Il sistema costruttivo delle pareti vetrate è costituito da profili in Pvc termoisolanti, con valore Uf 1,1 W/m²K, rinforzati in acciaio, che esternamente – o su entrambi i lati – vengono rivestiti con gusci in alluminio. In funzione del risultato estetico desiderato possono essere personalizzati con materiali e finiture diversi, anche fra interno ed esterno. Oltre che con le porte-finestre alzanti scorrevoli e le scorrevoli Easy-Slide, la parete vetrata può essere integrata con porte-finestre apribili ad anta e anta/ribalta e anche con un ampio assortimento di portoncini in alluminio e Pvc-alluminio. Le ottime prestazioni d’isolamento termico sono assicurate anche dall’impiego di vetri speciali, proposti in due differenti spessori: vetrocamera a doppia lastra da 30 mm e vetrocamera a tripla lastra da 46 mm con un valore Ug fino a 0,6 W/m²K.
Finistral – Parete vetrata
Dati tecnici
Isolamento termico del telaio: Uf 1,1 W/m²K
Spessore dei vetri: da 30 mm a 46 mm
Dimensioni anta, apertura integrabile: variabili a seconda della soluzione scelta
Fattore solare: valore g da 64% a 26% (a seconda del vetro impiegato)
Le coperture degli edifici sono tra le maggiori cause dell’inefficienza termica. E i mancati interventi di riqualificazione pesano per il 20% sulla bolletta energetica. Eppure investire per eliminare gli sprechi può essere anche un buon affare.
Un tetto per proteggersi
Il tetto ha molti sinonimi. È prima di tutto sinonimo di casa, di luogo che protegge, ripara, difende dalle intemperie, prima fra tutte la pioggia. E per questo motivo in passato gli interventi primari sui tetti esistenti sono sempre stati quelli di una messa in sicurezza da eventuali infiltrazioni d’acqua, con le guaine impermeabilizzanti che hanno coperto milioni e milioni di metri quadrati di tetti.
Ma la parola tetto ha anche altri significati, uno dei quali indica il limite massimo oltre il quale non andare. «Raggiungere il tetto», «non superare il tetto», «fissiamo un tetto», sono espressioni che usano questa parola per indicare un limite. Ed è abbastanza paradossale che nel momento in cui utilizziamo in modo così semplice, come metonimia, questa parola, non consideriamo che il tetto, quello vero, quello che sta sopra le nostre case, in realtà potrebbe essere contemporaneamente non solo la copertura contro le intemperie, ma anche quell’elemento strutturale in grado di porre un tetto ai nostri consumi energetici. Che sono notevoli, perché viviamo in alloggi e in edifici energivori che consumano troppo e che, con adeguati interventi, potrebbero diventare molto più contenuti nei consumi, garantendo miglior comfort abitativo e riducendo, al contempo, le emissioni di Co2 in atmosfera, che sono una delle cause del cambiamento climatico che ha portato in questi mesi 175 Paesi a firmare l’accordo di Parigi per il suo contenimento e la sua riduzione.
Un tetto per risparmiare
Il tetto è oggi uno dei sistemi tecnologici legati alle componenti degli edifici che più di altri viene interpretato, presentato, proposto come un sistema, con alterne fortune. Perché, spesso nei condomini e in certe aree del Paese, l’unico intervento di miglioramento al quale è associato è quello relativo all’impermeabilizzazione. Eppure, se andassimo a verificare quanto il tetto comporta in termini di dispersioni termiche scopriremmo che, in assenza di un adeguato isolamento, costa ogni anno dal 20% al 25% della nostra bolletta energetica. Da un quinto fino a un quarto. Non è poi così poco, considerando che mediamente una famiglia in Italia ha una spesa per consumi energetici (energia elettrica, gas, altri combustibili) compresa tra 1.600 e 3mila euro all’anno, secondo le aree climatiche.
Un tetto ben coibentato consente di risparmiare almeno il 20%, ovvero tra i 300 e i 600 euro all’anno. Una cifra che, se associata agli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e rigenerazioni energetiche, pari al 65% di quanto speso, nell’arco di dieci anni potrebbe rappresentare una somma che se opportunamente investita non solo garantirebbe il suo totale recupero in termini economici e finanziari, ma anche un risparmio effettivo successivo agli interventi oltre il decimo anno che garantirebbe per sempre una sorta di «rendita annua» non trascurabile. Ma tra 6mila euro in dieci anni di risparmio in bolletta e oltre 10mila di risparmi fiscali (65%) su un intervento da 15mila euro complessivi, i numeri ci raccontano che in dieci anni l’intervento si ripaga completamente e, nel frattempo il comfort, delle abitazioni aumenta di almeno il 20%, se non di più. E va considerato che i valori che stiamo usando sono valori prudenziali.
Pacchetti e sistemi tetto per ogni esigenza
La lotta alle dispersioni termiche e la ricerca di una migliore efficienza energetica delle abitazioni oggi è entrata nell’agenda mondiale grazie a Cop21 e all’accordo di Parigi e l’Europa nella propria programmazione 2014-2020 ha spinto molto in questo senso. E i produttori di materiali e le altre realtà che operano nel settore hanno da tempo messo in atto pacchetti, componenti e soluzioni che consentono di realizzare o intervenire su un tetto esistente migliorando al massimo le prestazioni sia in termini energetici che di impermeabilizzazione, mantenendo una elevata traspirabilità.
Paradossalmente nella nuova concezione dell’edilizia orientata al risparmio energetico si potrebbe affermare che la casa si costruisce dal tetto e non dalle fondamenta e a ben osservare il paradosso non è poi così paradossale. Ovviamente considerando le diverse tipologie di tetti presenti in Italia nelle diverse regioni c’è la necessità di avere soluzioni diverse e sistemi di intervento tarati sulle specifiche situazioni edificate, dalle case singole, mono-bifamiliari e degli edifici condominiali di piccola dimensione, ai tetti piani degli edifici condominiali di grande dimensione. Ma va considerato anche l’ampio mercato dei sistemi di copertura degli edifici pubblici, di quelli industriali e commerciali e delle attività del terziario. Un sistema altamente complesso che necessita di soluzioni specifiche e mirate.
YouTrade ha selezionato soluzioni e accessori che aiutano a trasformare la vecchia copertura dell’edificio in un elemento moderno, non energivoro, e capace di concedere più comfort alle abitazioni: ve li presentiamo qui.
Via l’amianto dai tetti
Altro tema, che va inserito in questo contesto e sul quale alcuni comuni, come nel caso di Bologna, hanno iniziato a operare, è la bonifica e riconversione dei tetti che presentano amianto e per i quali la Ue ha approvato una risoluzione che prevede la rimozione definitiva entro il 2028. Dodici anni sembrano molti ma, in realtà, per la dimensione dei metri quadri di tetti in amianto presenti in Italia rischiano di essere appena sufficienti.
La rimozione dell’amianto, prevista dalla Ue per la verità non riguarda solo le coperture, ma certamente sulle coperture vi è la maggior parte dell’amianto usato in passato. Nonostante la messa al bando dell’amianto estesa a tutta l’Europa nel 1999, infatti, nel nostro continente (e non solo) ci sono ancora milioni di edifici, uffici, navi e tubature che contengono amianto e questa è una ulteriore sfida alla quale il mercato deve assolvere con soluzioni integrate, soluzioni che oggi sono alla portata di tutti proprio grazie al combinato disposto tra incentivi fiscali, risparmio energetico e basso costo del denaro. E, grazie a prodotti finanziari flessibili, che permettono il finanziamento di spese di ristrutturazione di piccola dimensione, oggi è più fattibile e soprattutto conveniente rimettere mano al tetto.
Si chiama New Idra la nuova porta tagliafuoco, in acciaio, di Dierre. Forte e flessibile contro le fiamme, è stata pensata per l’installazione in varchi di medie dimensioni in abitazioni e luoghi pubblici. New Idra garantisce massime prestazioni in termini di sicurezza: la porta riesce a resistere per una o due ore – a seconda del modello 60 o 120 – all’attacco del fuoco, mantenendo una chiusura ermetica e fermando la trasmissione del calore. Conforme alle più severe normative italiane ed europee, New Idra si adatta ad ogni spazio con estrema versatilità, anche grazie a un sistema costruttivo che ne facilita la posa. Tra le sue caratteristiche, la complanarità tra anta e telaio e le guarnizioni tagliafuoco collocate direttamente all’interno di quest’ultimo per garantire una migliore tenuta e una piena efficienza anche dopo numerosi cicli di apertura dell’anta. New Idra può essere personalizzata in una vasta gamma di colori e dimensioni, anche fuori misura, in versione cieca o vetrata e antipanico. È disponibile inoltre anche in versione smart, con la nuova chiusura elettronica Starter System di SimonsVoss che governa il cilindro della serratura con un piccolo telecomando/portachiavi dotato di transponder o con una semplice tessera di prossimità. Un software intuitivo permette di gestire accessi multipli e autorizzazioni, anche temporizzate.
Primi segnali di rallentamento della crescita di erogazione dei mutui. Lo rileva Tecnocasa. La Brexit, fanno notare gli analisti del network immobiliare, potrebbe aver influenzato il settore creditizio e finanziario del nostro Paese, che sembrava aver trovato una via d’uscita dopo la crisi iniziata quasi dieci anni fa. In ogni caso l’offerta continuerà a essere interessante e, con tutte le cautele del caso, le banche erogheranno maggiormente rispetto al passato. I principali indici di riferimento dei tassi sono ancora a livelli molto bassi, riducendo in questo modo il costo dei finanziamenti e creando nuove opportunità per il mercato e le famiglie.
Non da ultimo vanno segnalate le manovre adottate dalla Banca Centrale Europea allo scopo di sostenere i finanziamenti a famiglie e imprese, come testimoniato dal taglio dei tassi di interesse sui depositi e dal proseguimento del Quantitative Easing. Resterа ancora da capire come la Bce e le istituzioni europee si muoveranno dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Inoltre, bisogna considerare le prospettive economiche e l’andamento del mercato del lavoro che crescono troppo lentamente, nonché il livello del contenzioso dei mutui condizionato dalla situazione economica del nostro Paese.
Sebbene più morbide rispetto al passato, le politiche di erogazione rimarranno prudenziali per tutto il 2016 e la qualità del portafoglio degli istituti continuerà a essere un fattore determinante che condizionerà le politiche di erogazione nei prossimi mesi.
Il 2015 si è chiuso con un aumento delle erogazioni rispetto a quanto rilevato nel 2014, anche per effetto della significativa crescita dei finanziamenti di surroga. Il 2016 è iniziato bene e dovrebbe continuare cosм per tutto l’anno, ma con una riduzione delle erogazioni relative alle surroghe.
Nel secondo trimestre, intanto, le famiglie italiane hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 13.223 milioni di euro nel secondo trimestre 2016. Rispetto allo stesso trimestre del 2015 si registra un aumento delle erogazioni pari a +28,5%.
Il Consiglio Generale di Anie Confindustria, Federazione Nazionale delle Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche, settore altamente tecnologico e leader per gli investimenti in ricerca e innovazione, ha designato Giuliano Busetto come prossimo presidente della Federazione.
Busetto guida dal 2008 il settore industriale di Siemens Italia nelle sue diversificate organizzazioni, con responsabilità allargata ad alcuni paesi dell’area mediterranea, conducendo le attività – oggi strutturate nelle due divisioni Digital Factory e Process Industries and Drives – ai primi posti per volumi e performance nel ranking mondiale del Gruppo. Ha inoltre vasta esperienza associativa, in quanto presidente dal 2010 di Anie Automazione, l’associazione che in Anie Federazione rappresenta il punto di riferimento italiano per le imprese fornitrici di tecnologie per l’automazione di fabbrica, di processo e delle reti.
Giuliano Busetto
Giuliano Busetto ha ottenuto la fiducia del Consiglio Generale di Anie con un programma che punta su tre tematiche fondamentali per l’intera industria italiana e trasversali al vasto ambito delle imprese Anie:
1- Le infrastrutture intelligenti: il loro potenziamento, insieme a quello dei trasporti, la migrazione verso le tecnologie digitali per il controllo degli edifici intelligenti e delle reti, la progressiva evoluzione verso la mobilità elettrica sono nodi chiave per la realizzazione di smart building e smart city, tematiche per le quali le aziende Anie hanno il dominio delle tecnologie e dell’impiantistica;
2- L’energia: produzione, trasmissione e distribuzione di energia sono elemento portante della politica industriale del Paese; le imprese Anie sono attore di primo piano nel nuovo paradigma della generazione distribuita, con un ruolo sempre crescente delle rinnovabili. In quest’ottica efficienza energetica, sostenibilità ambientale e circular economy diventano ambiti sempre più importanti, anche in vista dei prossimi sviluppi a livello europeo;
3- La digitalizzazione del manifatturiero: è l’elemento cardine per contribuire in maniera determinante a rafforzare l’industria italiana e a mantenere in Italia un comparto produttivo competitivo e di eccellenza a livello globale: le tecnologie già oggi presenti in Anie e in fase di ulteriore innovazione tecnologica sono necessarie e imprescindibili per lo sviluppo di Industria 4.0.
Il programma del Presidente designato, che prevede anche altri temi caratterizzanti – tra cui il rafforzamento dei rapporti con le imprese committenti, gli enti e le associazioni di clienti e mercati affini ad Anie, l’internazionalizzazione, il supporto sul nuovo Codice degliappalti pubblici, la Ricerca e Sviluppo, l’Education – verrà realizzato con una squadra di 5 vice presidenti, che verranno presentati all’assemblea della Federazione convocata per il prossimo mese di novembre
Wierer presenta Coppo di Grecia Elegance, la nuova tegola minerale in grado di coniugare il fascino dei coppi antichi con l’efficienza in termini di resistenza alle intemperie e durabilità nel tempo.
Coppo di Grecia Elegance è caratterizzato da un’onda molto marcata e da colori dai toni caldi, dal tipico richiamo mediterraneo, come le nuances delle terre di Siena, da quella naturale a quella bruciata, e dei toni più vivi del cotto e dei grigio-bruni, colori altamente persistenti, resistenti ai raggi UV e agli agenti atmosferici. Grazie alla sua bellezza classica e raffinata, è adatto per prestigiosi interventi di restauro e conservazione.
Costituita da materie prime naturali, la tegola Coppo di Grecia Elegance è colorata in pasta con ossidi di ferro e formata a temperatura ambiente, senza l’impiego di forni di cottura, causa di consumo di energia e dispersione di fumi e gas in atmosfera. L’impiego di materiali inerti rende la tegola un prodotto riciclabile al 100%, quindi riutilizzabile in altre produzioni e manufatti.
Coppo di Grecia Elegance viene realizzato con una tecnologia multilayer. Il nucleo compatto è composto di sabbia, cemento, acqua e pigmenti che vengono accuratamente miscelati e poi presso-estrusi, coeso e robusto non teme carichi di rottura, né acqua, neve, gelo o grandine. Il nucleo viene poi saldato al corpo della tegola con una miscela fine di minerali durevoli, sabbia fine e ossidi di ferro, applicata con un innovativo processo di co-estrusione, che rende tutto impenetrabile. Sempre in questa fase del processo produttivo la tegola si arricchisce di suggestive striature antichizzate. Infine la tegola si compone di un terzo strato, satinato al tatto e alla vista, che crea un’ulteriore protezione dagli effetti del tempo e dagli agenti atmosferici.
L’impasto delle tegole costituisce una massa quasi priva di vuoti, rendendo il prodotto impermeabile; ha un’assorbenza d’acqua inferiore al 3% e quindi non è soggetto a fenomeni di gelività, e possiede un’elevata resistenza meccanica ai carichi statici, come la neve, e ai carichi dinamici come la grandine.
La posa è semplice, grazie alle dimensioni costanti e agli incastri predisposti. Coppo di Grecia Elegance è garantito 30 anni, a cui si aggiungono i 15 anni di garanzia sul Sistema Tetto di Wierer.
Dati Tecnici:
Dimensioni ca. 33 x 42 cm
Fabbisogno ca. 10 pz/m2
Peso cadauna 4,8 Kg
Larghezza copertura 30 cm
Resistenza flessione >200 daN
Comportamento al fuoco esterno Broof
Comportamento di reazione al fuoco A1
Pendenza minima 30% (17°)
Si riprende a costruire e si continua a ristrutturare con forza. A Bolzano, nel corso del 2015, i risanamentiedili sono cresciuti dell’85%, per un totale di 1.120 unità. Il patrimonio residenziale esistente, più che il nuovo, dà tanto da lavorare a Bolzano e provincia. I numeri li ha dati l’Astat (l’Istituto Provinciale di Statistica) nel suo report 2016 “Attività edilizia e mercato immobiliare in provincia di Bolzano”. L’anno passato è stato un buon anno, che ha visto migliorare non di poco lo stato di salute del settore, dopo un decennio di caduta libera. Come scrive L’Alto Adige Quotidiano, “nel corso del 2015 sono stati concessi e ritirati permessi di costruire per una volumetria di 3 milioni di m³, per due terzi destinati a nuovi fabbricati e per un terzo agli ampliamenti”. E rispetto al 2014 si è registrato un incremento della cubatura prevista dai permessi di costruire (+1,6%). E ancora: “I nuovi fabbricati crescono del 9,4%, mentre gli ampliamenti calano dell’8,0%. I permessi di costruire per fabbricati residenziali aumentano (+5,6%), quelli per fabbricati non residenziali diminuiscono (-1,1%): tra i primi si verifica un incremento dei nuovi fabbricati (+9,4%) e un calo degli ampliamenti (-8,0%), tra i secondi l’andamento è invece opposto (rispettivamente -2,0% e +0,2%)”.
Il botto d’agosto della produzione industriale italiana. L’ultimo bollettino Istat parla di una crescita dell’1,7% rispetto a luglio e del +4,1% rispetto all’agosto 2015. Un’impennata innescata “da variazioni realizzate in un mese tipicamente caratterizzato da livelli di produzione molto bassi”. Un salto che determina “nella media del trimestre giugno-agosto 2016, un incremento dello 0,4% rispetto al trimestre precedente”, mentre nella media dei primi otto mesi dell’anno la produzione è aumentata dell’1,0% sul 2015.
Gli altri dati dell’Istituto Nazionale di Statistica. L’indice destagionalizzato mensile presenta variazioni congiunturali positive nei raggruppamenti dei beni strumentali (+6,6%), dei beni intermedi (+3,1%) e dell’energia (+1,4%). Segnano invece una variazione negativa, i beni di consumo (-0,5%). In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano un significativo aumento nel raggruppamento dei beni strumentali (+12,5%) e dei beni intermedi (+7,6%); diminuiscono invece i comparti dell’energia (-4,1%) e dei beni di consumo (-1,3%). Per quanto concerne invece i settori di attività economica, ad agosto 2016 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+19,2%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, macchine e impianti (+13,6%) e fabbricazione di macchinari e attrezzature N.C.A.(+11,7%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori dell’attività estrattiva (-17,7%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-5,3%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (- 5,0%).
Produzione industriale: +4,1% ad agosto. Dati Istat
Leroy Merlin Italia prosegue il percorso di innovazione sociale con l’Agoràdell’Abitare, una nuova ed iniziativa che affianca gli altri progetti di responsabilità sociale d’impresa dell’azienda (come Cantieri fai da noi,La Casa ideale e Bricolage del Cuore). Il progetto dell’Agorà si distingue per tre principi fondamentali: una rete di differenti soggetti coinvolti, un processo di costituzione, condivisione e realizzazione e, infine, un movimento generatore di valore nella comunità. L’obiettivo del nuovo progetto è proporre a soggetti diversi di mettersi in gioco per contribuire alla soluzione di alcuni problemi della comunità: dal tinteggiare una scuola all’aiutare chi è in difficoltà a ristrutturare la propria casa. L’intento è creare un circolo virtuoso affinché chi viene aiutato possa a propria volta offrire in futuro il proprio supporto. L’idea che sottende l’iniziativa è dunque semplice e allo stesso tempo innovativa: tutti possono contribuire alla realizzazione di progetti in grado di riattivare i legami tra le comunità e il senso di appartenenza.
L’Agorà dell’Abitare va oltre l’assistenzialismo, la sponsorizzazione o la donazione, perché ognuno può arricchire il progetto con le proprie capacità: le aziende mettendo a disposizione risorse (merce, competenze, strumenti, volontariato d’impresa); i cittadini offrendo competenze e tempo; le istituzioni creando la rete e facilitando gli scambi tra soggetti diversi; le associazioni no profit fornendo la propria esperienza e la conoscenza del territorio. Per rafforzare l’impegno a condividere idee e attività concrete, i soggetti coinvolti sottoscriveranno un patto di collaborazione. Ma dove prendere i materiali necessari per realizzare i diversi progetti? Leroy Merlin ha pensato anche a questo creando gli Empori Fai da Noi, luoghi di condivisione di materiali, allestiti presso associazioni del territorio, dove si possono chiedere in prestito e utilizzare gratuitamente gli utensili necessari per lavori di manutenzione di base o piccole ristrutturazioni. A chi ne ha bisogno, l’Emporio fornirà anche prodotti consumabili (vernici, stucchi, lampadine e così via.) inizialmente donati da Leroy Merlin e in una fase successiva acquistabili dalle associazioni del territorio con la modalità prevista per “La Casa ideale”. Nell’iniziativa saranno coinvolti anche i clienti che potranno donare merce non utilizzata, un reso solidale che sarà gestito direttamente dall’Emporio Fai da Noi.
Leroy Merlin crede nell’importanza di una società sempre più sharing, dove fare rete diventa non solo una necessità ma anche un piacere, e Agorà dell’Abitare ne è un esempio concreto. Quando tanti soggetti diversi collaborano, si attiva un processo capace di generare un risultato maggiore della semplice somma di quanto prodotto dai singoli attori. Un’idea originale per offrire aiuto a persone e famiglie in difficoltà ma soprattutto per generare valore sociale per la comunità. In questo contesto assume particolare importanza il Bricolage Civico: un supporto – per mezzo del progetto La Casa Ideale – di cittadini o di gruppi di cittadinanza attiva che si occupano di valorizzazione e recupero dei beni comuni. Il primo progetto dell’Agorà dell’Abitare è partito a Piacenza e a seguire si avvieranno i progetti a Palermo – a fine ottobre – e, successivamente, a Torino e Roma. A livello nazionale hanno già aderito al patto di collaborazione importanti realtà come lo “Yunus Social Business Centre University of Florence”, il primo Centro italiano accreditato dallo Yunus Centre di Dhaka (Bangladesh) e “NeXt Nuova Economia X Tutti”, una rete di organizzazioni della società civile, di consumatori, di imprese e del Terzo Settore che promuove una nuova Economia più sostenibile attraverso nuove forme di dialogo e di interazione tra cittadini, imprese e giovani/studenti.
Anche in Puglia la ripresa del settore delle costruzioni è in frenata: i segnali positivi registrati nel 2015 non hanno trovato conferma nel primo semestre 2016 durante il quale si è assistito al calo dei bandi di gara per lavori pubblici per via dell’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti e a un’inversione di tendenza del trend occupazionale.
Quest’ultimo, infatti, dopo aver registrato una continua diminuzione dal 2008 (quando gli addetti in Puglia erano 126mila) al 2014 (72mila) aveva vissuto una fiammata nel 2015 con circa 80mila occupati; purtroppo nel primo semestre di quest’anno il trend è tornato negativo con 76mila addetti, ben 50mila in meno rispetto a otto anni fa e il 5% in meno dell’anno scorso. È partito da questi dati il confronto tenutosi oggi a Bari durante i lavori del convegno nazionale Il cantiere Puglia: scenari e prospettive, organizzato da Ance Puglia.
Gerardo Biancofiore al convegno Ance
Numerose le proposte: «La firma del Patto per la Puglia è stata importante per la ripresa del settore e dell’intera economia regionale, tuttavia ancora poco si è mosso concretamente», ha detto il presidente di Ance Puglia, Gerardo Biancofiore. «Per questo chiediamo un cronoprogramma e tempi certi per l’apertura dei cantieri nel breve periodo. È indispensabile accelerare le procedure snellendo una volta per tutte la burocrazia, che si traduce in una vera e propria tassa occulta per le imprese edili. Positiva la previsione di 20 milioni di euro che le amministrazioni potranno impiegare per la progettazione tecnica delle opere; una opportunità che bisogna saper sfruttare».
Ripetuto come un mantra nel corso dell’evento il ruolo strategico del settore per far ripartire l’economia: per ogni miliardo investito nelle costruzioni si produce una ricaduta sull’economia di 3,3 miliardi di euro e 17.000 nuovi occupati. Utile alla causa del settore ma anche a quella della sicurezza del territorio sarebbe, secondo i costruttori, un’operazione di recupero e manutenzione del patrimonio immobiliare italiano in chiave anti-sismica «Per quanto riguarda gli edifici pubblici, scuole e ospedali è un preciso dovere civile, morale e politico della Pubblica Amministrazione provvedervi. Quanto al patrimonio privato, serve un programma di investimenti e incentivi come quelli utilizzati in passato per il fotovoltaico. Si prevedano, quindi, dei sisma-bonus affinché le famiglie possano adeguare le proprie abitazioni ai migliori standard di sicurezza», ha aggiunto Biancofiore.
Sul fronte pubblico gli edili pugliesi hanno proposto alla Regione anche un Piano di azione di sviluppo sostenibile del territorio, da sviluppare con il supporto scientifico dell’Enea, con l’obiettivo di mettere in sicurezza il patrimonio edilizio pugliese partendo dalle zone più a rischio sismico e idrogeologico e da finanziarsi con incentivi fiscali e fondi europei.
Al convegno sono intervenuti inoltre il presidente di Confindustria Bari e BAT Domenico De Bartolomeo, l’assessore all’Urbanistica e alle politiche del territorio del Comune di Bari Carla Tedesco , il direttore del Centro Ricerche Economiche e Sociali del Mercato dell’Edilizia Lorenzo Bellicini, l’assessore alla Pianificazione territoriale e Urbanistica della Regione Puglia Annamaria Curcuruto, il vice presidente Ance all’Edilizia e Territorio Filippo Delle Piane, il presidente di Ance Bari e BAT Beppe Fragasso, Ester Dattoli di Anci Puglia, il vice presidente Ance alle Opere Pubbliche Edoardo Bianchi, il vice presidente di Acquedotto Pugliese Lorenzo De Santis, il presidente di Ance Brindisi Pierluigi Francioso, l’assessore a Infrastrutture, Mobilità e Lavori Pubblici della Regione Puglia Giovanni Giannini, l’onorevole Salvatore Matarrese, il coordinatore per l’internazionalizzazione delle imprese italiane delle infrastrutture e dei grandi progetti Ance Massimo Rustico e la presidente nazionale del Gruppo Giovani Ance Roberta Vitale.
Sempre più interconnessione e intelligenza digitale condivisa. Oggi ci sono più oggetti collegati che persone: la tecnologia cambia il mondo, il modo di lavorare e di vivere, a partire dalla casa. Sì, perché già da anni, la domotica è entrata con forza tre le quattro mura domestiche, offrendo servizi e trasformando l’abitazione in un ecosistema tecnologico. Strumenti e macchine in colloquio perenne, un dialogo quotidiano che agevola la vita all’essere umano, sempre più spettatore-protagonista delle frontiere hi-tech. “Smart” è la parola d’ordine, sempre più oggi che prende piede lo smart heating, ovvero il riscaldamento domestico “robotizzato”. Ma quali sono (e saranno) gli sviluppi e le evoluzioni sul mercato. Quali gli scenari (inediti) all’orizzonte? Le risposte e le previsioni di Giulio Salvadori, ricercatore dell’Osservatorio Internet Of Things del Politecnico di Milano e David Herzog, amministratore delegato di Hoval Italia.
Giulio Salvadori – IoT Politecnico di Milano
Non solo città intelligente, ma anche casa connessa. Come sta evolvendo il mercato? “Il trend più interessante – oltre ai canali di distribuzione, l’offerta e i big data – è l’aumento di interesse consumatori per i servizi più che per i prodotti. I bisogni dei consumatori si spostano al comfort e all’efficienza energetica. Il 70% degli utenti è interessato ad acquistare un oggetto per la smart home, ma al momento la diffusione di tali tecnologie è del 20% ed è occupato soprattutto dagli impianti di sicurezza (come videocamere, sistemi di allarme anti effrazione), a seguire il monitoraggio dei consumi energetici“. E nel merito: “I servizi aggiuntivi, al di là dell’oggetto in sé, sono la nuova frontiera: abbonamenti annuali, canoni particolari, gestione della routine domestica, assistenza 24 ore su 24 e polizze assicurative. Questo è quello che vogliono gli utenti di oggi e di domani”.
David Herzog – Hoval
Una rivoluzione è in atto e interessa tutta la filiera. ” Oggi noi di Hoval garantiamo servizi che fino a 20 anni fa erano impensabili. Da anni Hoval ha sposato la IoT: la tecnologia è alleata della creatività e noi vogliamo cavalcare questa onda. Ci sono più oggetti interconnessi che persone al mondo: con loro si può dare vita a una nuova creazione di valore aggiunto e di ricchezza da sfruttare”. Tecnologia per il bene di tutti, dall’azienda e al fruitore. “Noi già da tempo offriamo sistemi che fanno dialogare gli impianti con gli installatori e il cliente finale: il tutto reca indubbi vantaggi a livello economico per il consumatore”.
David Herzog
Caldaie. “In Italia ci sono circa 20 milioni di caldaie installate e circa 150 mila sono “intelligenti”. Il prossimo passo non può che essere aumentare questo secondo numero relativo alla digitalizzazione e delle caldaie, così da implementare l’efficienza. Noi aziende produttrici dobbiamo reggere il ritmo del cambiamento, tenere il passo delle richieste sempre più futuristiche”. Nel futuro c’è un cambio di paradigma: “Nasceranno nuovi business model. Pensiamo alla Gillette, che ha rivoluzionato il suo mercato spacchettando il rasoio in manico (da tenere) e testina con lame da cambiare. Questo per dire che abbiamo la possibilità di rendere i nostri servizi non solo più integrati sulle macchine, ma più collaborativi sulla catena di valore. E dobbiamo sapere bene che da oggi a 10 anni a questa parte, la nostra industria avrà un grande cambiamento di operare. Comunque, già oggi le nostre caldaie saranno collegate a un software, per facilitare la gestione dell’energia. Il valore aggiunto che offriamo oggi è la possibilità di garantire autoregolazioni ad hoc in previsione del tempo atmosferico: soldi risparmiati per il singolo, il sistema Paese e l’ambiente”.
L’assetto societario delle Fiere, la possibilità di operare secondo regole europee in tema di trasparenza nonché la tassazione immobiliare dei padiglioni fieristici sono temi di fondamentale importanza per il settore fieristico. Su questo Aefi (l’associazione che riunisce le fiere) da tempo concentra la propria attività, con l’obiettivo di ottenere chiarimenti specifici nella legislazione ed evitare così di mettere a rischio la competitività e l’esistenza del comparto. Per questo il presidente dell’associazione, Ettore Riello e i vicepresidenti di Aefi sono impegnati in numerosi incontri con il ministero della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione e con il ministero dell’Economia e delle Finanze per vedere riconosciute le esigenze del settore in materia di assetto societario dei quartieri, trasparenza e anticorruzione. Su questo tema si innesta il Decreto Partecipate, approvato dal Governo lo scorso 10 agosto e in vigore dallo scorso 23 settembre. Temi su cui si è discusso dell’Assemblea dei soci di Aefi, l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane, svoltasi a Napoli, presso la Fiera d’Oltremare.
Non è stato discusso, invece, del numero eccessivo di fiere sparse sul territorio italiano, che spesso si fanno la guerra tra loro: una situazione che stride rispetto alla concentrazione di organizzazioni e di eventi che si trova all’estero. Insomma, l’Italia dei campanili si riflette nell’Italia delle fiere.
«Per anni come Aefi abbiamo sensibilizzato le Istituzioni sul ruolo delle fiere quale strumento di politica economica del Paese e sulla necessità di interventi e chiarimenti specifici in tema legislativo affinché le Fiere potessero continuare a rappresentare uno strumento di crescita per le imprese italiane», ha detto Riello. «Grazie al costante lavoro dell’Associazione abbiamo ottenuto alcuni riconoscimenti e siamo grati per l’attenzione finora ricevuta in merito alle nostre richieste in materia di assetto societario. C’è però ancora molto da fare».
Nel Decreto sulle Partecipate, recentemente entrato in vigore, è stato raggiungo un importante traguardo con la modifica dell’art. 4 in merito all’ammissibilità della partecipazione pubblica alle Società Fieristiche, in particolare anche alle Società fieristiche aventi come oggetto sociale prevalente e non solamente “esclusivo” come in precedenza la gestione di spazi fieristici e l’organizzazione di eventi fieristici.
«Dopo mesi di incertezza, nel Decreto Partecipate recentemente approvato ed entrato in vigore, è stata riconosciuta la specificità delle partecipazioni delle Camere di Commercio nelle Fiere e soprattutto sono state ammesse le partecipazioni pubbliche nelle Società fieristiche. Un risultato frutto anche del nostro costante impegno, ha continuato Ettore Riello. Affinché la razionalizzazione dell’assetto dello Stato non comporti però disinvestimenti nel settore, è necessario che venga quanto prima definita l’assunzione da parte delle Regioni delle quote delle Province e che i Comuni destinino mezzi sufficienti a sostegno delle proprie partecipazioni, nonché venga definita la posizione per le Camere di Commercio che verranno accorpate».
Ettore Riello
Le fiere sono un vero strumento di politica industriale, un volano per l’economia. I numeri del settore parlano da soli: nei quartieri espositivi italiani nel 2016 sono state programmate 946 manifestazioni, 189 delle quali a carattere internazionale. Complessivamente, ogni anno le fiere italiane movimentano 22 milioni di visitatori e generano un giro d’affari di 60 miliardi di euro. Il fatturato complessivo è pari a 2 miliardi di euro che con l’indotto si avvicina ai 7 miliardi con rilevanti ricadute, per le città ospitanti, in termini di trasporti, ristorazione e alberghi.
Per questo è indispensabile che le Istituzioni definiscano quanto prima una corretta politica fiscale sugli immobili fieristici, con un livello di tassazione sostenibile.
«Quello che abbiamo chiesto in tutte le sedi istituzionali è che la tassazione, per quanto riguarda l’applicazione dell’Imu, sia più equa nei confronti dei padiglioni fieristici, trattati come strutture commerciali, e non calcolando i giorni effettivamente utilizzati per le esposizioni con disposizioni univoche su tutto il territorio nazionale. Auspichiamo che quanto prima il Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Agenzia delle Entrate possano trovare una soluzione e modificare così la normativa. I continui rinvii stanno gravando sui bilanci delle fiere, mettendole in seria difficoltà», ha concluso Ettore Riello.
Altro tema spinoso, ancora non completamente chiarito, discusso nell’ambito dell’assemblea di Aefi è l’obbligo di trasparenza imposto dalla Riforma Madia alle società a partecipazione pubblica. Le fiere sono però realtà particolari con informazioni sensibili che, se rese note, avvantaggerebbero i competitor stranieri. Per continuare ad essere competitive devono poter operare secondo la specifica normativa applicata in Europa. In caso contrario, l’Italia sarebbe l’unico sistema fieristico al mondo ad avere un assetto diverso, concedendo così un grande vantaggio ai nostri competitor stranieri.