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Bergamo Ceramiche: nuovo showroom, nel segno di Marazzi

Bergamo Ceramiche showroom

Bergamo Ceramiche ha inaugurato la nuova sala mostre di via Borgo Palazzo (Bergamo). Una struttura costruita da zero, innovativa e fresca che rivoluziona il modo in cui i prodotti vengono esposti. Parola di Barbara Gusmini, direttrice vendite di Bergamo Ceramiche.

Barbara Gusmini insieme al padre, titolare di Bergamo Ceramiche
Barbara Gusmini insieme al padre, titolare di Bergamo Ceramiche

Domanda. Raccontiamo in breve la storia del punto vendita?

Risposta. Bergamo Ceramiche  è nata nel 1992 per opera di mio padre e da 25 anni si occupa della vendita e della realizzazione di pavimenti e rivestimenti (di pareti e soffitti), servendosi di ogni tipo di materiale: piastrelle, parquet, laminati, seminati veneziani, pvc, mosaici e anche ceramiche d’autore realizzate a mano. Ecco, siamo nati come showroom di pavimenti e rivestimenti, ma ci occupiamo anche nelle installazioni.

D. Spieghi meglio.

R. Nel corso degli anni abbiamo ampliato la nostra offerta e su un’intuizione di mio padre abbiamo voluto specializzarci nel mondo delle resine, creando la società Fap Resine. Siamo dunque diventati anche produttori di resine artistiche da pavimenti e rivestimenti: dal semplice spatolato fino a resine artistiche molto particolari ed elaborate. E abbiamo un team di decoratori che si occupa dello studio del design delle varie decorazioni che andiamo a proporre ogni anno.

D. C’è stato dunque un ulteriore ampliamento?

R. Sì, inglobando nella nostra offerta Barrisol, innovativo marchio francese produttore di soffitti termotesi. In pratica, si tratta di rivestimenti plastici molto flessibili, teli che con il calore si tendono fino al 7% in più. Barrisol si utilizza per installazioni a soffitto ed è personalizzabile: è retro-illuminabile e regala effetti particolari con stampe, specchi o forme tridimensionali.

Bergamo Ceramiche showroom
Bergamo Ceramiche showroom

D.Ma quali sono i principali marchi che trattati?

R. Da quest’anno abbiamo sposato il brand leader mondiale nella produzione di ceramiche: il nostro showroom è dedicato per circa l’80% a Marazzi. Inoltre, trattiamo Sicis (mosaici vetrosi), Mutina (ceramiche d’autore), Bardelli (piastrelle in ceramica artigianali e dipinte a mano), Mipa (graniglie a mano a formato piastrelle), Fap Resine, Fap Barrisol e, in ultimo, Gazzotti e Original Parqet per, ovviamente, il parquet.

D. In quali zone operate?

R. Essenzialmente Bergamo, Milano e Brescia, ma lavoriamo molto anche nel centro Italia per importanti ristrutturazioni di cascinali in Toscana, mentre a Bologna abbiamo fatto un grosso intervento di 900 appartamenti. E poi c’è l’estero, soprattutto Berlino e Parigi.

D. Chi sono i vostri clienti?

R. La «signora Maria» di turno che viene da noi una volte all’anno, e il professionista che viene una volta a settimana. In proporzione direi 50 e 50.

Bergamo Ceramiche, showroom

D. Come avete chiuso il 2016 in termini di business e con quanti dipendenti?

R. Bene, in positivo. Per quanto riguarda i dipendenti interni siamo una decina, poi c’è tutto l’organico del magazzino, delle consegne e le squadre di artigiani esteri che lavorano per noi, occupandosi della realizzazione e della posa delle nostre superfici.

D. Siamo ormai a metà anno: come sta andando questo 2017?

R. Molto bene: notiamo una notevole ripresa e siamo molto contenti.

Showroom di Bergamo Ceramiche

Professione imbianchino. Col patentino

Imbianchino: arriva (finalmente) la qualifica professionale

Non ce n’è: la qualità, alla fine, vince sempre. Il che comunque non è scontato, anzi. Infatti, ancora troppo frequentemente il prezzo più basso la fa da padrone perché fa gola all’utilizzatore finale, per il quale lo spendere meno è  spesso e volentieri la discriminante decisiva nello scegliere il prodotto e il professionista al quale affidarsi per realizzare un determinato lavoro. Per cambiare questa mentalità poco lungimirante si può fare solo una cosa: fare cultura. Spiegare – e farlo possibilmente attraverso i professionisti – che un lavoro di qualità è un lavoro che si ripaga nel tempo, oltre che garanzia di benessere, comfort, prestazioni e affidabilità. E fa niente allora se costa un po’ di più. Ne vale la pena.

Professione imbianchino

Anvides è l’associazione nazionale che raggruppa le imprese di verniciatura, imbiancatura, restauro, decorazione, stuccatura e finiture edili e delle superfici. Dal 1962 è il punto di riferimento per gli operatori del comparto, occupandosi della promozione culturale e tecnologica dei settori di attività, della messa a punto di capitolati e documenti tecnici di supporto alle attività operative, della tutela degli interessi specifici della categoria e della professionalità e, last but not least, della cooperazione tra le imprese. L’associazione ha conosciuto la crisi: molte imprese della filiera hanno chiuso e molti imprenditori sono stati costretti a concentrarsi sul proprio lavoro quotidiano, smarrendo il senso del confronto e della visione condivisa. Il calo dei soci e, di rimbalzo, delle risorse, ha causato la riduzione delle attività, ma non la perdita delle motivazioni associative e neppure la rappresentatività di Anvides Italia presso le sedi istituzionali e le altre associazioni. E allora, consapevoli del valore del fare le cose insieme, Anvides ha deciso di provare a cambiare rotta, affiancando l’associazione a FederlegnoArredo (dal 1° gennaio 2015). Potendo contare sulla potenza e capacità organizzativa di FLA, Anvides è ripartita ottenendo risultati importanti, tra cui l’avvio di una norma sulla qualificazione professionale del pittore edile. Grazie a un patrimonio unico di competenze e professionalità, Anvides è ripartita con vitalità sostenendo progetti capaci di generare valore aggiunto per le aziende che ne fanno parte. Perché il pittore edile è tantissime cose: un decoratore, un applicatore di sistemi di isolamento termico a cappotto, un applicatore di sistemi anticorrosivi o di protezione dal fuoco, un applicatore di sistemi/rivesitmenti resinosi per pavimentazioni e, in ultimo, uno specialista di interventi di restauro su opere di calcestruzzo armato.

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Ivo Belluschi, presidente Anvides 

«Eravamo stufi del fatto che il pittore edile fosse un’attività professionale non regolamentata. E abbiamo detto basta. Vogliamo garantire il patentino del pittore edile attraverso un processo di qualifica professionale avviato in ambito UNI che consentirà di distinguere i professionisti qualificati ed esperti, a garanzia e tutela dei clienti consumatori e del mercato in generale. Per fare questo è necessario far dialogare tutta la filiera: produttori, rivenditori, applicatori, progettisti, geometri, artigiani e utenti finali. Vogliamo insegnare a lavorare meglio e a lavorare di più».

Perché una norma sulla qualifica professionale del pittore edile? 

In breve? Per permettere di distinguere con chiarezza il professionista competente e aggiornato, dall’improvvisato incompetente. Per questo motivo Anvides ha aperto un tavolo di lavoro UNI per avere un riferimento valido su tutto il territorio nazionale, per ottenere un riconoscimento non legato a un’azienda o a un’associazione, grazie a un ente terzo che certifica le competenze della figura professionale. La norma UNI servirà a definire in modo chiaro, univoco, misurabile i requisiti relativi all’attività professionale del pittore edile, ossia del soggetto operante nell’ambito dell’attività di applicazione di sistemi di verniciatura.

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Benefici

In primis, quello di aiutare i committenti e le imprese del settore a selezionare i professionisti qualificati; aumentare il riconoscimento professionale dei singoli soggetti che svolgono già attività di applicazione; consentire di individuare un percorso di formazione per i soggetti giovani che intendono intraprendere questa professione. 

Steps

  1. Sviluppo in ambito UNI della norma sulla qualificazione professionale del pittore edile
  2. Incontro con Enti di certificazione e definizione apposita convenzione per le aziende associate a Anvides
  3. Attività di divulgazione a seguito della pubblicazione della norma
  4. Avvio iter di formazione per i giovani attraverso le scuole edili dislocate sul territorio nazionale

 

Non perdere il nuovo numero di YouBuild dedicato alle costruzioni in legno

YouBuild giugno 2017

YouBuild giugno 2017

L’edilizia sostenibile, il costruire green, la progettazione rispettosa dell’ambiente, hanno tanti volti. Il nuovo numero di YouBuild, rivista di Virginia Gambino Editore rivolta agli operatori del settore che guardano al futuro, su questi temi propone nuovi interessanti spunti. Il quarto numero del periodico, illustrato con fotografie, grafici e schemi, entra nel dettaglio con case history, testimonianze di protagonisti e, soprattutto, molti consigli pratici.

Storie come quella di un gruppo di quattro edifici in costruzione a Milano, con un progetto che ha puntato sull’isolamento termico e acustico con l’ausilio di Knauf. Oppure l’intervista a un architetto come Paolo Asti, che è attivo, sempre all’ombra della Madonnina, con diversi importanti interventi di riqualificazione.

Chi opera nel settore dell’edilizia sostenibile si è trovato spesso davanti a un dilemma: usare il legno? E come? Con quale sistema? Per la prima volta una rivista, YouBuild, mette a confronto serrato le due scuole di pensiero: telaio e X-Lam. Quale la migliore? Rispondono due esperti. Sempre al legno sono dedicati, inoltre, articoli che mettono sotto la lente l’utilizzo in cantiere di questo materiale, da qualche anno ampiamente rivalutato.

Tra i tanti argomenti e rubriche che compongono il nuovo numero del periodico non mancano quelli dedicati alla professione dell’architetto, un lavoro sempre più difficile e in costante evoluzione. Due, in particolare, gli aspetti trattati: come organizzare attività e agenda professionale per aumentare la redditività dello studio, e perché non bisogna abbandonare la pratica del disegno. Anche nell’era digitale il segno grafico dell’architetto si rivela utilissimo. Come leggere YouBuild.

YouBuild, giugno 2017

YouBuild, giugno 2017

YouBuild giugno 2017

San Marco fa shopping con Eurocolori

Federico Geremia, direttore generale e presidente di San Marco Group
Federico Geremia, direttore generale e presidente di San Marco Group

San Marco Group fa shopping con Eurocolori, azienda veneta di Montagnana (Padova). L’azienda, che opera attraverso la capogruppo Colorificio San Marco, cresce con attraverso l’acquisizione di un’impresa specializzata nella tintometria e nella colorimetria applicate ai rivestimenti architetturali. Eurocolori è leader italiano nello sviluppo di software dedicati al mondo dei sistemi tintometrici e forte di una gamma di paste coloranti tra le più ampie, complete e tecnologicamente avanzate e ha chiuso il 2016 con 3,5 milioni di euro di fatturato. «Si tratta di un’acquisizione strategica e di un investimento importante per il futuro, che permetterà al Gruppo di acquisire know-how specializzato nel campo della colorimetria e software colorimetrici per pitture e rivestimenti per l’edilizia», spiega Federico Geremia, presidente di Colorificio San Marco. «Eurocolori manterrà la propria autonomia, sia di funzionamento che di sviluppo commerciale, e grazie alla decennale esperienza nel settore servirà da Centro di Eccellenza per i sistemi tintometrici. Tutti gli assetti preesistenti all’interno di San Marco Group rimarranno invariati e autonomi, e tutto il Gruppo beneficerà di questo importante valore aggiunto».

Federico Geremia
Federico Geremia

San Marco Group ha chiuso il 2016 con un fatturato di circa 70 milioni di euro, in crescita dell’1,5% rispetto all’anno precedente e in controtendenza rispetto al mercato, in contrazione del 3% (fonte: Assovernici). La redditività in termini di rapporto Ebitda/Fatturato è stata del 19%.  Nel 2017 il Gruppo ha compiuto 80 anni di storia e, sempre sotto la guida della famiglia Geremia, giunta alla quarta generazione, si è evoluto nel tempo fino a diventare un punto di riferimento a livello internazionale: oggi è presente con i propri prodotti in oltre 100 Paesi, e la quota di fatturato sviluppato all’estero è pari al 40%.

Con questa ultima acquisizione San Marco Group conta su otto siti produttivi e tre società commerciali dislocate in Italia, Bosnia, Russia, Norvegia, Polonia e Slovacchia, e gestisce sette diversi brand: San Marco, ABC, Eurobeton, Tjaralin, Novacolor, Farby Z Motylkiem ed Eurocolori. I dipendenti sono oltre 270, di cui 160 nella sede principale di Marcon in provincia di Venezia.

La sede di Eurocolori
La sede di Eurocolori

Più della metà degli italiani non va in vacanza

Arriva l’estate e arrivano le vacanze. Ma non per tutti, anzi. Già, perché meno della metà degli italiani andrà in vacanza fuori porta quest’estate. Lo dice la Doxa, stimando che solo il 47% della popolazione prevede di fare almeno un pernottamento fuori dal proprio comune di residenza. Dato in calo del 7% rispetto al 2015 (a quando risalgono gli ultimi numeri disponibili). Chi non si sposterà sono soprattutto gli over 54, che quasi in due casi su tre resteranno a casa. Perché? Anzitutto, per motivi economici. Ma anche di sicurezza. Perché, anche a giudicare dalle mete scelte dai vacanzieri, la questione terrorismo con relativi rischi percepiti ha fatto capolino. Non a caso la Francia è precipitata a quota 4% tra le preferenze oltreconfine dei viaggiatori nostrani contro il 15% del 2015.

Millennial

Quest’estate saranno i giovani a viaggiare di più. Per l’esattezza, il 63% tra i 15-34enni farà le valigie. Sopra la media nazionale anche le famiglie con figli in età 0-14 anni: saranno il 56% del totale a mettersi in viaggio, optando perlopiù per mete italiche. Sul totale campione andranno più in vacanza i residenti al Nord-Ovest (54,7%) e Centro (54,6%). Appena il 35,1% degli abitanti del Sud e delle Isole. Ma su questo punto va anche detto che chi vive in queste aree spesso ha il mare sotto casa (o quasi) e dunque perché muoversi, soprattutto d’estate? Per quel che concerne la durata media delle vacanze poi va detto che sarà pari a 10,2 giorni. In calo di oltre 2 giorni sul 2015 quando si attestò a quota 12,5 giorni. Ma a fronte di tanti, tantissimi sprinter della vacanza, che in un caso su 5 dovranno accontentarsi di un week-end breve, e dunque, solo sabato e domenica, ci sono pure i fortunatissimi: il 4,2% del campione starà fuori casa tra 1 e 2 mesi e l’1,2% addirittura oltre 2 mesi. Beati loro.

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Mare, mare e ancora mare

A scandagliare i numeri è proprio il mare a farla da padrona con il 71,6% delle preferenze dei viaggiatori. Seguono, seppure a distanza siderale, la montagna (15,5%), le città d’arte (7,1%), la campagna (1,8%) e il lago (1,5%). Vale la pena notare poi che solo l’1,2% degli intervistati opterà per una vacanza on the road e, fatto ancora più curioso, saranno perlopiù i 34-55enni (2,4%) o addirittura gli over 55 (1,2%). Niente millennial itineranti, insomma. Dicevamo Italia, dunque. A sceglierla sarà il 75,4% del campione. Con in testa Sicilia, vera regina dell’estate 2017, scelta dal 12,7% dei viaggiatori. Nella top 7 seguono Puglia (11,4%), Veneto (9,2%), Sardegna (8,2%), Trentino Alto Adige (8,1%), Emilia Romagna (7,8%) e Toscana (7,3%). Fronte estero guadagnano terreno (e parecchio) la Spagna, ora ai vertici della classifica extraItalia con addirittura il 22,5% delle preferenze (contro il 12% del 2015), e la Croazia (12,9% contro il 5% del 2015). New entry poi l’Austria con il 5,4% delle scelte. Mentre perde qualche posizione la Grecia (7,5% contro il 10% del 2015). Tra chi opta infine per mete lontane Stati Uniti e i Paesi del Sud America restano le più ambite.

Hotel ai vertici

Gli alberghi restano al vertice delle preferenze degli italiani che optano per hotel o pensioni nel 36% dei casi. E la scelta è pressoché trasversale tra le differenti classi d’età. Seguono le case di famiglia (29,3%), gli appartamenti vacanza (18,5%), i campeggi (6,6%), i bed & breakfast (4,6%), i villaggi turistici (4,5%) e gli agriturismi (3,2%). Nessuna particolare novità infine sul mezzo di trasporto principale utilizzato per mettersi in viaggio, con l’auto di proprietà al 69% delle preferenze, seguita dall’aereo (16%) e dal treno (7%). Unica nota in più: crescono le auto a noleggio. A utilizzarle sarà il 14% dei vacanzieri contro il 10% del 2015

Serrature, Dierre mette fuori gioco gli scassinatori

Dierre presenta D-Fendy

Dierre, grazie al nuovo defender per serrature di sicurezza D-Fendy, ha aggiunto un ulteriore plus alle sue porte blindante, alzando così un ulteriore scudo contro la manomissione del cilindro, nota in gergo come tecnica del tubo. D-Fendy protegge i punti sensibili della serratura, impedendo che il cilindro venga rotto e spezzato con gli attrezzi da scasso, oppure forato con trapani e mole.

Spaccato assonometrico del defender D-Fendy
Spaccato assonometrico del defender D-Fendy

D-Fendy è composto da un defender di ultima generazione avvitato su una sottoplacca in alluminio, fissata direttamente alla porta, che consente la facile installazione di mostrina e maniglieria. Il defender di sicurezza D-Fendy è disponibile su richiesta per tutti le porte blindate con cilindro europeo e mostrina lunga Dierre Design, ed è progettato per  essere perfettamente compatibile ai cilindri di alta sicurezza delle famiglie New Power e D-Up.

 

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Betafence mette in sicurezza il Mapei Stadium

Betafence per Mapei Stadium-Nylofor 2DS a norma

Sistemi di recinzione Betafence 

Primario impianto sportivo della città di Reggio Emilia, con una capienza di 21.584 posti, il Mapei Stadium in località Mancasale a soli 2 chilometri dal centro cittadino. Impianto esteso su un’area di 40.791 mq e concepito ad uso polivalente, di fatto è principalmente dedicato alle attività calcistiche; ospita le partite delle squadre del Sassuolo, il cui club ne è il proprietario, e della Reggiana. La sua particolarità è di essere uno dei primi stadi italiani all’inglese”, ossia progettato secondo i criteri dello “stadio senza barriere”, in cui i settori della tribuna e dei distinti sono molto vicini al campo di gioco. Inoltre, dispone di una copertura e di seggiolini con schienale. A partire dal 2013 lo stadio è stato al centro di una serie di interventi di riammodernamento: è stata aumentata la capienza, hanno avuto luogo i lavori di rifacimento del terreno di gioco e di riqualificazione delle tribune, delle curve, degli spogliatoi. Infine, è stata migliorata anche l’accessibilità alla struttura per le persone diversamente abili. Uno degli ultimi ritocchi ha riguardato la messa in sicurezza dell’area del pre-filtraggio all’ingresso dei tifosi ospiti, come richiesto dalla Questura di Reggio Emilia: per realizzare questo intervento sono state smontate le recinzioni esistenti ed sono stati installati una nuova recinzione e nuovi cancelli a norma.

Betafence per Mapei Stadium-Nylofor 2DS a norma
Betafence per Mapei Stadium-Nylofor 2DS a norma

Per la specializzazione nell’ambito e per le importanti referenze del produttore, sono state scelte soluzioni Betafence. Betafence ha fornito infatti i propri tecnologici sistemi di recinzione a norma, ai maggiori stadi di serie A, B e Leghe minori in Italia. Il prodotto ritenuto più idoneo per il tipo di intervento è stato Nylofor 2D Super a norma, una soluzione perfettamente conforme a tutte le normative vigenti in tema di sicurezza dell’impiantistica sportiva (UNI 10121 e D.M. 18 marzo 1996, Legge Pisanu 6 giugno 2005, EN 13200-3). Questa recinzione ha lo scopo di evitare sovraffollamenti pericolosi nelle aree soggette a migrazione ed è in grado di resistere alle pressioni della folla: tutto ciò al fine di contrastare e prevenire nel modo più efficace gli eventuali fenomeni di violenza, Nylofor 2DS è un sistema completo di recinzione fissa in acciaio che associa elevata rigidità e sicurezza, garantendo un alto livello di protezione. Il design discreto ed essenziale e il colore verde hanno consentito un’ottima integrazione nel contesto.

Le maglie (200×50 mm), costituite da fili verticali (di diametro 6 mm) e da doppi fili orizzontali (di diametro 8 mm), conferiscono un’estrema robustezza ai pannelli che, in questo modo, resistono ad eventuali deformazioni dovute ad atti vandalici. Per un maggior potere deterrente, la parte superiore è munita di punte contundenti di 30 mm. Grazie a rivestimenti protettivi ad alta tecnologia la recinzione mantiene aspetto e funzionalità perfette nel tempo: nello specifico, successivamente alla zincatura, viene effettuato un trattamento per incrementare l’adesione e quindi viene applicato uno strato protettivo di poliestere (in quantità minima di 100 micron). Completano la fornitura di pannelli, 4 cancelli della stessa tipologia: i lavori sono stati conclusi in una settimana rispettando le tempistiche di cantiere richieste perché lo stadio fosse a norma in occasione della partita del derby.

Betafence per Mapei Stadium-Nylofor 2DS a norma
Betafence per Mapei Stadium-Nylofor 2DS a norma

 

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L’Italia è un Paese per vecchi (che comprano casa)

L’Italia non è un Paese per vecchi? Errore. Le previsioni demografiche indicano che gli over 64 anni saranno circa 20 milioni nel 2050. E questo trend influenza anche il settore immobiliare, rileva il network Tecnocasa, anche perché hanno anche un flusso reddituale e un patrimonio superiore alle altre categorie di consumatori, grazie anche ad un sistema pensionistico che ne ha migliorato le entrate rispetto alle fasce più giovani di età. Gli over 64 rappresentano anche una discreta fetta delle compravendite immobiliari realizzate attraverso le agenzie di Tecnocasa: 8,8%. Di queste, il 92,7% sono state completate senza ricorso al mutuo. Il 56,2% degli over 64 ha acquistato la casa principale, un buon 34,8% invece lo ha fatto per investimento (sia da mettere a reddito sia come casa vacanza), il 9,9% ha comprato casa per i figli. La tipologia più acquistata è il trilocale (35%), seguita dal bilocale (28,4%). Il 60,6% degli acquirenti sono pensionati, il restante 39,4% ancora in attività. Il 66,6% degli acquirenti è rappresentato da famiglie e coppie mentre il restante 33,4% sono single, separati e vedovi.Anziani e immobili

La casa di domani: il premio Leroy Merlin

La casa di domani, Leroy Merlin

IV edizione “La Casa di Domani”

Leroy Merlin ha premiato a Milano, presso Palazzo Litta, i vincitori del Concorso di Idee “La Casa di Domani”, un contest aperto agli studenti delle Facoltà di architettura e ingegneria e delle Accademie di design di tutta Italia, che ha visto la partecipazione di oltre 150 studenti. Quest’anno il concorso ha invitato i giovani talenti a realizzare un progetto per il recupero e la riconversione di un edificio in disuso, assegnato all’associazione La Band Degli Orsi Onlus. Agli studenti è stato chiesto di disegnare i locali a servizio delle famiglie dei bambini ricoverati all’Istituto Giannina Gaslini di Genova. Le famiglie potranno quindi alloggiare in un luogo che facilita la condivisione e l’incontro, progettato secondo le tematiche emerse dalla ricerca dell’Osservatorio sulla Casa, sulle quali si concentra l’attenzione quando si parla di casa ideale: la casa attenta alla salute, la casa comoda da vivere, la casa che fa risparmiare e la casa rispettosa dell’ambiente.

In palio un premio di 5.000 euro. Vinto dal team Haz composto da Agostina Carla Ciancaglini e Jazmin López Becker, studentesse argentine dell’Universidad Nacional di Cordoba attualmente frequentanti l’Università degli Studi di Salerno. Il progetto è stato giudicato il più concreto dalla giuria di esperti, per essersi distinto per qualità e innovazione delle proposte di eco-compatibilità e risparmio energetico, ma anche per la fattibilità dell’intervento che verrà realizzato nei prossimi mesi.

La casa di domani, Leroy Merlin

Nel frattempo, Serena, Pasquale ed Edoardo, i tre ragazzi di “rOOts”, il team vincitore dello scorso anno, hanno visto completati i lavori di riqualifica dell’immobile gestito da Comunità Nuova Onlus a Milano, destinato ad ospitare giovani dai 18 ai 24 anni in difficoltà e privi di una rete famigliare, in particolare ragazzi provenienti dal circuito penale minorile. Gli spazi comuni sono stati ristrutturati e resi più confortevoli e accessibili, in un’ottica di co-housing. Inoltre, a garanzia della sicurezza dell’edificio, gli impianti elettrici, idraulici e della cucina sono stati messi a norma e potenziati, mentre per gli interventi di decorazione sono stati utilizzati esclusivamente materiali ecosostenibili. I lavori effettuati hanno seguito una logica di priorità e corrispondono a quelli proposti nel progetto.

Gianni Bientinesi, Direttore Business Intelligence Leroy Merlin – «I numeri della quarta edizione dell’Osservatorio sulla Casa sono straordinari, siamo infatti riusciti a raggiungere il numero di 5.000 studenti incontrati attraverso i nostri roadshow accademici dall’inizio del progetto. Coinvolgere gli studenti universitari all’interno di un progetto ampio come l’Osservatorio sulla Casa è molto importante per noi perché ci aiuta a concretizzare questa iniziativa, generando un beneficio reale attraverso il recupero o la riconversione di edifici in disuso».

Ecco perché cambiare il vecchio portone

La sicurezza prima di tutto: perché sostituire un vecchio portone?

La decisione di cambiare la porta da garage è dettata nella maggioranza dei casi da mutate necessità in termini di design e comfort: o il portone non è più esteticamente adeguato alla casa, oppure non soddisfa le esigenze di comfort offerte dalle porte da garage ad azionamento automatico. In molti, purtroppo, non sono invece consapevoli del fatto che a condurre alla sostituzione di un portone dovrebbero essere anche ragioni legate alla sicurezza di cose e persone.

Chiusure datate, seppur di aspetto gradevole, possono provocare danni a persone e cose.
Chiusure datate, seppur di aspetto gradevole, possono provocare danni a persone e cose.

Edoardo Rispoli, Direttore Commerciale Hörmann Italia – filiale nella penisola dell’omonimo Gruppo, leader mondiale nel settore delle chiusure civili e industriali – spiega alcuni fondamentali nella sicurezza delle porte da garage: «È determinante che le forze di azionamento consentite di massimo 400 Newton (circa 40 chili) siano rispettate e mantenute anche in presenza di un ostacolo, incontrato il quale, il portone deve invertire la direzione di marcia riaprendosi entro 750 millisecondi. È importante inoltre controllare che il portone sezionale disponga di una protezione salvadita, affinché le falangi non restino schiacciate tra le singole sezioni del portone. Infine è opportuno che la chiusura sia dotata di un sistema a più molle che, nel caso una molla si rompa, trattenga il portone in posizione, evitandone la caduta».

Nei portoni è fondamentale che le forze di azionamento consentite di massimo 400 Newton (ca. 40 chili) siano mantenute alla presenza di un ostacolo e che il portone inverta la direzione di marcia e si riapra entro 750 millisecondi. Le aziende specializzate possono fare rapide verifiche a riguardo con strumenti idonei.
Nei portoni è fondamentale che le forze di azionamento consentite di massimo 400 Newton (ca. 40 chili) siano mantenute alla presenza di un ostacolo e che il portone inverta la direzione di marcia e si riapra entro 750 millisecondi. Le aziende specializzate possono fare rapide verifiche a riguardo con strumenti idonei

Raimondo Frau, Direttore Tecnico Hörmann Italia, offre la propria valutazione: «Incidenti con portoni da garage vecchi sono all’ordine del giorno. Quando accadono tali incidenti e la stampa li racconta, aumenta in parte la sensibilità sul tema sicurezza, ma in generale manca la consapevolezza relativa al rischio che comporta la mancata sostituzione di portoni datati e non più rispondenti ai requisiti di sicurezza. Tutti sanno che le auto devono essere tagliandate regolarmente, ma che anche per la sicurezza dei portoni da garage esistano norme da rispettare e che tanti portoni siano ben lontani dall’essere a norma sono in pochi a saperlo. Posso solo consigliare di fare controllare regolarmente i portoni più datati (magari una volta l’anno), da uno specialista».

I portoni sezionali dovrebbero disporre di una protezione salvadita, per evitare che le falangi restino schiacciate tra le singole sezioni alla chiusura (nella figura: nuovo portone con protezione salvadita).
I portoni sezionali dovrebbero disporre di una protezione salvadita, per evitare che le falangi restino schiacciate tra le singole sezioni alla chiusura (nella figura: nuovo portone con protezione salvadita)
Può accadere che molle di portoni datati si rompano e vengano proiettate in aria ad alta velocità, provocando danni. Inoltre esiste il pericolo che il portone, non sorretto più dalla molla rotta, cada (nella figura a sinistra: molle vecchie che devono essere sostituite in fretta). Per questo è meglio puntare su un sistema a più molle. Se una molla si rompe, un'altra regge il peso del portone (nella figura a destra)
Può accadere che molle di portoni datati si rompano e vengano proiettate in aria ad alta velocità, provocando danni. Inoltre esiste il pericolo che il portone, non sorretto più dalla molla rotta, cada (nella figura a sinistra: molle vecchie che devono essere sostituite in fretta). Per questo è meglio puntare su un sistema a più molle. Se una molla si rompe, un’altra regge il peso del portone (nella figura a destra)

 

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Alfano resta presidente di Bigmat Italia, nuovo cda

Matteo Camillini e Rocco Alfano
Matteo Camillini e Rocco Alfano

BigMat Italia rinnova i vertici, che guideranno il consorzio nei prossimi tre anni. Alla presidenza del gruppo rimane Rocco Alfano, riconfermato dall’assemblea annuale dei soci, che si è svolta a Roma. Conferme, ma anche novità tra i consiglieri. Non solo: a seguito della sempre più forte sinergia fra i Paesi, il direttore generale BigMat International Matteo Camillini assume anche l’incarico di direttore generale BigMat Italia. Il nuovo cda è composto da 11 membri. Oltre ad Alfano, ne fanno parte Lucia Guglielmina (vice presidente) e i consiglieri Gina Caralli, Alessandro Cerbai, Giulio Delfino, Fabio Gerbi, Alberto Novelli, Ferruccio Pagliarini, Michelangelo Pesciarelli, Claude Coutant (BigMat France),

Fabio Rinaldi (BigMat France). L’assemblea annuale ha anche approvato il bilancio e dato il benvenuto a quattro nuovi soci: EdilAppia di Benevento, Edil Legno Services di Atina (Frosinone), Olivieri Edilizia di Sansepolcro (Aezzo), Edilizia Rinaldi di Morcone (Benevento). Il Gruppo BigMat Italia conta ora 116 soci distribuiti su tutto il territorio nazionale con 195 punti vendita.

Matteo Camillini e Rocco Alfano
Matteo Camillini e Rocco Alfano

Fakro porta la luce nelle scuole inglesi

È grazie alle finestre zenitali Fakro che due nuovi edifici scolastici inglesi ricevono abbondante luce naturale in ogni aula, portando importati benefici alle attività didattiche e alle qualità architettoniche della struttura. Situata nelle campagne a nord-est di Londra, la Ockendon Academy è una delle principali scuole secondarie dell’Essex, recentemente ampliata con la costruzione di due nuovi plessi a vocazione didattica realizzati dall’impresa Cabinco, secondo evoluti criteri di sostenibilità edilizia.

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I nuovi fabbricati sono interamente costruiti con sistemi prefabbricati in legno, nel rispetto degli stringenti requisiti imposti da protocollo Breeam. L’edificio principale è l’Ockendon Studio, ampio circa 1.300 m2 e concepito per lo svolgimento di attività didattiche a elevato contenuto professionalizzante, rivolte a non più di 300 studenti. Sviluppato su un unico livello, l’edificio presenta un involucro verticale scandito da ampie superfici trasparenti e una generosa copertura aggettante che caratterizza il volume. Il colore caldo del legno a vista distingue le aule e gli open space interni, inondati dalla luce zenitale grazie alle numerose aperture presenti sulla copertura. In questi edifici scolastici a prevalente sviluppo orizzontale, il ruolo giocato dalle finestre da tetto è fondamentale non solo per garantire qualità, benessere e gradevolezza agli ambienti didattici, ma anche per assicurare attenzione e concentrazione da parte degli studenti, anche nei locali che non dispongono di affaccio verso l’esterno.

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Sulla copertura dell’Ockendon Studio sono state installate 37 finestre Fakro modello FTP-V Z-Wave, dotate di tende oscuranti ARF Z-Wave. Da evidenziare qui tra l’altro è l’applicazione del raccordo rialzato 10 gradi EHA-P, soluzione utilizzata in presenza di tetti poco ripidi, sovente anche in Italia. Altre 16 finestre dello stesso modello sono state poi posate sulla copertura del cosiddetto English Block. Tutti i serramenti dispongono di sistemi per l’azionamento elettrico delle ante. L’impresa edile Cabinco Ltd ha operato come general contractor dell’intero appalto. Il direttore tecnico, arch. Simon Lawrence, ha commentato: «Abbiamo scelto i prodotti Fakro per la loro elevata qualità e il notevole supporto tecnico offerto dal produttore».

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Qualità, comfort e prestazioni

Le finestre a bilico Fakro FTP-V sono prodotte con legno di pino accuratamente selezionato (privo di nodi), impregnato sottovuoto e protetto con due mani di vernice acrilica trasparente. L’ampia superficie vetrata, il sistema di ventilazione V40P e la possibilità di installare tende oscuranti/ombreggianti assicurano comfort e versatilità d’uso. I telai sono dotati dell’innovativo sistema topSafe che,  costituito dalla combinazione di tre mirati elementi, garantisce una sempre maggiore resistenza in funzione anti-effrazione. Tramite telecomando, il sistema Z-Wave permette l’apertura e la chiusura dell’anta e la gestione degli accessori. Adatte per l’installazione su falde di pendenza compresa fra 15° e 90°, nella versione base U3 le finestre da tetto Fakro FTP-V offrono interessanti prestazioni termiche (Uw 1,2 W/m2k), acustiche (32 dB) e di ricambio dell’aria (fino a 49 m3/h).

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Nasce Spazio Oikos Triveneto. E punta sulla formazione

Oikos, inaugurato lo Spazio Triveneto

Sono state centinaia le persone che hanno presenziato a San Giorgio in Bosco, località alle porte di Padova, all’inaugurazione del nuovo Spazio Oikos Triveneto, che diventerà il punto di riferimento per professionisti, progettisti, designer e applicatori locali. Uno spazio espositivo per conoscere, esplorare e farsi ispirare dal colore e dalla materia Oikos.

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Inoltre, lo Spazio Triveneto ospita Oikos Academy, la scuola di Formazione dove gli artigiani potranno accrescere le loro conoscenze e competenze. Grazie a corsi di aggiornamento, seminari e tavole rotonde dedicate al colore, alla materia, alla sostenibilità e al benessere nei luoghi in cui viviamo, lo Spazio Oikos Triveneto diventerà anche un luogo di formazione per designer, architetti, aziende, studenti e operatori del settore che desiderano conoscere le diverse eco-soluzioni cromomateriche.

Lo spazio espositivo e il centro di formazione Oikos si trovano all’interno di un’importante location del mondo dell’arredamento, la storica sede di Valsugana Mobili, che punta al rilancio delle eccellenze del settore grazie alla parnerhip tra Higold Italia e Oikos. Durante l’inaugurazione si è tenuta una tavola rotonda presieduta dal Presidente Claudio Balestri, la colour designer Vicky Syriopoulou e dall’architetto Giulio Cappellini. Un dibattito che ha raccontato ai presenti il progetto di lavoro e ricerca con la materia durato decenni, dal quale sono nati 187 tipi di bianco; una collezione colori con diverse finiture materiche, nata da materie di riciclo, che garantisce la totale assenza di elementi nocivi per l’uomo e per l’ambiente, restituendo così aria pulita ai luoghi del vivere. Presente anche il sindaco di San Giorgio in Bosco, Miatello Renato, che ha definito lo Spazio Triveneto «un nuovo indirizzo di riferimento che si inserisce nell’economia locale e apre nuove prospettive di sviluppo».

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Il presidente di Oikos, Claudio Balestri, ha così commentato la nuova apertura: «Nel Triveneto mancava un centro specializzato nella vasta gamma di soluzioni cromomateriche da noi proposte. Ecco perché il nuovo spazio non è solo un luogo d’unione tra l’azienda e il consumatore, ma anche un punto di riferimento per progettisti e professionisti che possono specializzarsi grazie alla nuova divisione Oikos Academy, centro di formazione per i Professional del colore e della materia».

Oikos ospita la puntata del programma TV Green Reports dal tema “La formazione professionale”

La formazione è uno degli elementi chiave nel processo di Oikos volto a creare un network di professionisti qualificati e continuamente aggiornati, non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha imposto la diffusione di standard professionali sempre più elevati. Per questo Oikos Academy propone un articolato percorso di formazione a diversi livelli e a diversi target di riferimento: progettisti, professional, magazzini edili e rivenditori.

Per generare cultura e creare valore sia verso la rete di professionisti sia degli artigiani, Oikos Academy offre un ampio palinsesto di corsi, workshop, dimostrazioni e programmi di aggiornamento basati sui temi del colore e della materia e sulla filosofia della sostenibilità. La formazione sulle nuove tecniche applicative delle eco-soluzioni cromomateriche Oikos e l’informazione sull’ampia gamma di soluzioni ottenibili accrescono la competenza professionale dei partecipanti, promuovendo anche idee innovative nel mondo dell’architettura e del design.

Dalla costante ricerca con architetti e progettisti per realizzare progetti esclusivi secondo soluzioni che esplorano materiali, lavorazioni e finiture nuove, con sempre un riferimento ai grandi Maestri della tradizione decorativa italiana, è nata la collaborazione tra Oikos e l’architetto Giulio Cappellini, ambasciatore d’eccellenza del design italiano nel mondo, estremamente sensibile alla tematica del colore e con un’immensa cultura artistica.

Per la sua capacità di scoprire e portare al successo i giovani talenti del mondo del design, Giulio Cappellini è considerato anche un importante talent scout e maestro. La formazione professionale sarà il tema dell’appuntamento con Green Reports che andrà in onda martedì sera alle ore 20:30 sul canale 86 del digitale terrestre (Rete 8 VGA) o 5086 su Sky, che vedrà come ospite in studio, insieme al presidente Oikos Claudio Balestri, proprio l’architetto Giulio Cappellini.

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Lo stadio del futuro è modulare e in legno

Stadio modulare e in legno lamellare

Rubner Holzbau, azienda italiana leader delle costruzioni in legno lamellare, in collaborazione con la Bear Stadiums, società di consulenza e design, hanno ideato gli stadi del futuro: modulari, realizzati in legno lamellare, a basso impatto ambientale, confortevoli, totalmente green. Lo stadio, dotato di spalti vicini al terreno di gioco, con sedute ergonomiche e curve di visibilità perfette, si monta in poco tempo e a costi contenuti: 6/8 mesi per un impianto di media capienza a 1.500 euro/posto contro i 18/24 mesi degli stadi tradizionali a 2.500/3.000 euro posto. L’estrema leggerezza li rende adatti a essere montati anche in zone sismiche

Jaime Manca di Villahermosa, architetto e ideatore di questo nuovo format e co-fondatore della Bear Stadiums spiega: «Vediamo emergere nel mondo una grande domanda di stadi di media capienza, dai 5.000 ai 20.000 posti, che rappresentano di fatto l’80% del mercato mondiale per questo tipo di infrastrutture. Tali stadi dovrebbero sostituire strutture esistenti ormai fatiscenti in cemento armato o metallo, che hanno costi di mantenimento e manutenzione alti e basso appeal per pubblico e tifoserie. In questo panorama, considerato il grande sviluppo della tecnologia televisiva Hd che spinge a guardare le partite comodamente seduti nel divano di casa, si fanno sempre più strada nuovi concept di stadi belli, confortevoli, sicuri e facili da montare, le cui strutture possano esprimere benessere, serenità e favoriscano l’incontro tra le persone e i sostenitori delle squadre».

Stadio modulare e in legno lamellare
Stadio modulare e in legno lamellare

Claudio Rustioni, amministratore delegato di Rubner Holzbau, precisa: «Il legno è un materiale da costruzione straordinario, capace di creare calore e comfort e di offrire una struttura sicura e leggera. I nostri stadi sono costruiti con legno certificato, proveniente da foreste a gestione sostenibile. In particolare, il legno lamellare esalta le capacità strutturali del legno e consente di sviluppare soluzioni dal design innovativo e dall’ingegneria efficiente. Si tratta di un prodotto di tecnologia avanzata, ottenuto incollando strati di tavole tra loro mediante adesivi ecologici ad alta resistenza meccanica. La produzione e il montaggio di strutture in legno lamellare comportano bassi consumi energetici che contribuiscono a ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera e a rispettare l’ambiente».

La Rubner Holzbau e la Bear Stadiums hanno sviluppato il nuovo stadio Green per  offrire al cliente la formula del chiavi in mano, grazie ad un accordo di partnership con un pool di Aziende Italiane leader in ogni specifico settore: mini turbine eoliche integrate a pannelli fotovoltaici sul tetto dello stadio per abbattere i costi di gestione; torri faro e proiettori ad altissima efficienza e basso consumo energetico; sedute ergonomiche di tipo a ribaltina per tutte le tribune; sedute imbottite super comfort per la tribuna principale; resine naturali per il trattamento delle superfici interne; sottofondo drenante per il terreno di gioco frutto delle ricerche più avanzate; impermeabilizzazione dei gradoni con materiali di alta tecnologia per abbattere costi manutentivi e rendere totalmente stagne le tribune; arredi interni e infissi di altissima qualità, secondo il miglior design italiano; sistemi prefabbricati per i bagni con rubinetti di erogazione acqua di nuova generazione; recinzioni e tornelli di chiusura dello stadio in moduli prefabbricati; componentistica di agganci rapidi e viteria in metallo per risparmiare tempo in cantiere nei montaggi; prato sintetico o ibrido di natura riciclabile, realizzato secondo gli standard più avanzati richiesti da Fifa/Uefa/federazioni locali; merchandising e progettazione personalizzata dell’involucro esterno dello stadio proposto dai migliori designer italiani. 

Il progetto modulare parte da una tribuna minima da 1.500 posti, concepita per la lega Pro Italiana ideale per le piccole società sportive che si affacciano al Calcio Professionistico e contenente di tutti i servizi necessari, come spogliatoi di ampia metratura per atleti e arbitri, area antidoping, infermerie, sale lavoro giornalisti, sala conferenze, ma anche la terrazza del Club al primo piano, tutta vetrata sul terreno di gioco con bar, ristorante e facile accessibilità agli spalti. La modularità del progetto permette di passare con estrema facilità costruttiva dai 1.500 posti, limite di capienza minimo inderogabile per la Lega Pro italiana, ai 20.000 posti, capienza tipica per la Serie A italiana (escludendo i grandi Club), passando per i 3.000 posti, 4.500 posti, 5.500 posti (limite di capienza minimo inderogabile per la Serie B italiana), 7.000 posti, 8.500 posti, 10.000 posti (capienza tipica per la Serie B), 12.500 posti, 14.000 posti, 16.000 posti (limite di capienza minimo inderogabile per la Serie A italiana), 18.000 posti, abbattendo i costi di gestione e di manutenzione, con uno stadio sempre adeguato alle esigenze della società.

Stadio modulare e in legno lamellare
Stadio modulare e in legno lamellare

Settore costruzioni e cambiamento climatico

Circa il 30% delle emissioni globali di carbonio provengono dal settore costruzioni: il potenziale di risparmio in questo ambito è immenso. Secondo il report dei 31 maggio 2017 del World Green Building Council, per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2°C, ogni edificio del pianeta deve essere “carbonio netto zero” entro il 2050. Oggi, le nuove tecnologie green permettono costruzioni a bassissimo impatto ambientale, con costi operativi minimi e un impatto positivo sulla salute.

«Concepito per soddisfare le esigenze di società sportive piccole/medie – conclude Rustioni – il progetto ha già suscitato l’interesse di diverse federazioni calcistiche italiane ed estere, che intendono attuare il piano di sostenibilità annunciato da Fifa. I Presidenti di numerose società, dai Caraibi alla Cina, passando da Canada, Qatar e Messico, hanno visto nel progetto la possibilità di contribuire in modo tangibile al successo dell’iniziativa Climate Neutral Now initiative, alla quale la Fifa aderisce da settembre 2015. Scegliere un modello costruttivo in Glulam (legno lamellare), piuttosto che cemento armato o metallo, equivale a ridurre fortemente le emissioni di gas a effetto serra, il consumo energetico in modo drastico, e consente, grazie alla leggerezza delle strutture, di minimizzare l’impatto paesaggistico».

Grande distribuzione, paga nei tempi solo una su cinque

I corridoi tra gli scaffali

Lo spettro della grande distribuzione disturba il sonno dei commercianti tradizionali, con un punto vendita o poco più. Eppure la grande distribuzione starebbe attraversando un periodo di difficoltà. Di sicuro non riesce a far fronte ai pagamenti con regolarità. 

Secondo Cribis, per esempio, solo il 16% degli operatori del settore, cioè meno di un’impresa su cinque, ha saldato i fornitori alla scadenza, un risultato lontano quasi 20 punti percentuali dalla media nazionale (pari al 35,6%). Cattive notizie arrivano anche dai ritardi gravi, le fatture saldate oltre 30 giorni dopo i termini pattuiti, uno dei principali indicatori dello stato di salute delle imprese: ben il 17,9% dei pagamenti sono arrivati con grave ritardo, quasi sei punti sopra alla media italiana (pari al 12%). Il 66,1% delle aziende, invece, ha saldato i debiti entro un mese dai termini concordati.

I dati sono contenuti nello Studio Pagamenti, aggiornato a fine marzo 2017, realizzato da Cribis, società del Gruppo Crif, specializzata nelle business information, che ha studiato i comportamenti di pagamento delle circa 8.500 imprese della grande distribuzione. 

Rispetto a sette anni fa i pagamenti alla scadenza sono diminuiti del 24,9%, i ritardi entro i 30 giorni sono cresciuti del 5,9%, mentre le dilazioni oltre il mese segnano +9,8%. Tuttavia, il trend sembra in miglioramento: in un anno i pagamenti puntuali sono cresciuti del 2,1% e i ritardi gravi sono scesi 13,5%.

Le aree a più alta concentrazione di imprese del comparto della grande distribuzione sono il Sud e Isole (50,3%) e il Centro (23,9%), seguite dal Nord Ovest (13,6%) e dal Nord Est (12,2%), mentre le regioni con maggiore presenza di aziende attive nella grande distribuzione organizzata sono il Lazio (15,3%), la Campania (13,3%) e la Sicilia (12,5%). Gli operatori del settore sono principalmente micro (52,8%) e piccole imprese (42,2%), con una piccola quota di medie e grandi imprese (5%), e sono suddivise in supermercati (92,6%), grandi magazzini (6,7%) e magazzini di articoli vari (0,7%). Proprio l’area del Sud e Isole registra la situazione più critica, con soltanto il 10,2% di imprese puntuali e ben il 26,9% di ritardi gravi. La situazione migliora man mano che si risale lo Stivale, con le imprese del Centro puntuali nel 18,9% dei casi ma con un tasso di ritardi gravi ancora elevato (14,1%), e le imprese del Nord Ovest leggermente meno puntuali delle colleghe del Centro (16,4%) ma più virtuose dal punto di vista dei ritardi gravi (9,3%). Gli operatori del Nord Est, infine, sono i più virtuosi, con il 28,1% di pagamenti alla scadenza e soltanto il 6% di fatture saldate a più di un mese di distanza dai termini pattuiti.

Grande distribuzione
Grande distribuzione, scaffali

Olanda porto sicuro

Nonostante i timidi segnali di miglioramento sul fronte nazionale, la situazione dei pagamenti nella grande distribuzione organizzata a livello internazionale rivela tutta la debolezza delle imprese italiane. L’Italia si colloca all’ultimo posto in Europa sia nei pagamenti alla scadenza, con appena il 15,6% di aziende puntuali, sia nei ritardi gravi, con ben il 18,8% di operatori che saldano le fatture con oltre un mese di ritardo. In entrambi i casi la classifica europea è guidata dalla Germania, con ben il 76,5% di imprese puntuali e soltanto l’1,1% di imprese gravemente ritardatarie. Sul podio dei paesi europei più virtuosi anche l’Olanda, con il 62% di aziende puntuali, e l’Ungheria, puntuale nel 52,7% dei casi, mentre fra i primi tre paesi europei meno ritardatari troviamo nuovamente l’Olanda (1,3% di ritardi gravi) e la Repubblica Ceca (3%). Buon risultato per la Spagna (51,8% di aziende puntuali e 8,4% di ritardi gravi), mal e invece Francia (26,2% e 8,8%), Regno Unito (26,2% e 13,2%) e Portogallo (18,9% e 18,5%), stabilmente nella metà bassa della classifica. Negli Stati Uniti le imprese che rispettano i termini concordati rappresentano il 44,1% del totale, mentre i ritardi gravi si attestano al 9,1%. Performance simili alle aziende del Canada, puntuali nel 21,7% dei casi e gravemente ritardatarie nel 7,8%. Percentuali di pagatori regolari piuttosto contenute per il comparto GD/DO in Asia con valori inferiori al 20% per Cina, Tailandia e Filippine.

«Una delle grandi differenze tra il nostro Paese e i best performer nell’analisi dei comportamenti di pagamento è nell’attenzione che tradizionalmente viene posta nella gestione del credito. Basti considerare cosa accade in Germania in riferimento all’utilizzo dei servizi per la gestione del credito la cui diffusione è maggiore rispetto al nostro Paese nonostante la situazione sia migliore. Dal nostro osservatorio che prende in considerazione 15.000 clienti appartenenti a diversi settori, rileviamo che la crisi ha fatto entrare la cultura del credito molto più in profondità nelle imprese italiane. E questa è una buona eredità di questi anni difficili», commenta Marco Preti, Amministratore delegato di Cribis. «La variabile che per noi è più significativa è rappresentata dai gravi ritardi, cioè dai ritardi oltre i 30 giorni medi. Ritardi d i questa entità, infatti, possono creare problemi rilevanti alla gestione della cassa delle aziende fornitrici e per questo è la variabile più importante per valutare le performance e lo stato di salute di un settore. A fine 2010 la Gdo mostrava una percentuale del 16%, l’ultima rilevazione (Q1 2017) si attesta quasi al 18%. Ma nel 2010 la media nazionale valeva il 5% con la Gdo superiore di oltre tre volte. Oggi la distanza dalla media nazionale (che vale il 12%) si attesta a poco meno di 6 punti percentuali; le distanze si stanno notevolmente accorciando. Diversa la situazione in comparti attigui. Il commercio al dettaglio valeva nel 2007 il 7%, l’ultima rilevazione indica il 18%. Così come l’horeca che è partito dal 10% nel 2010 per raggiungere oggi il 25%. Il trend della Gd-Do è quindi migliore di molti altri settori. Stesso trend per i fallimenti. Sicuramente siamo lontani dai livelli pre crisi con un’incidenza molto superiore. In ogni caso, dopo il picco negativo del 2014, la situazione sta migliorando».