Da Berlusconi a Meloni, passando per Renzi: tutti capi di governo che hanno vantato 1 milione di posti in più grazie alla loro politica. Senza entrare nel merito delle specifiche idee, si tratta, appunto, di politica. Del tutto legittima. Ma non è questo il punto. Il mercato del lavoro in Italia presenta dinamiche che, al di là di numeri simbolici, è il caso di analizzare. Gli ultimi dati Istat, tra l’altro, offrono un quadro che coincide con le preoccupazioni che emergono da un qualsiasi colloquio con gli imprenditori.
Inutile negare, in ogni caso, che l’aumento degli occupati è un dato positivo, al di là delle critiche o delle polemiche strumentali. A luglio il tasso di occupazione è salito al 62,8%, per un totale di 24,217 milioni di occupati, 13 mila in più rispetto a giugno e 218 mila sul 2024, mentre quello di disoccupazione è sceso al 6%, sotto la media della zona euro per la prima volta dal 2007. Ma c’è un altro dato che fa riflettere: la maggiore crescita è quella di over 50: +408mila. Insomma, le aziende preferiscono assumere senior, magari meno dinamici (ammesso che conti qualcosa), ma con più esperienza. Le altre fasce d’età calano o crescono poco, in particolare per i più giovani. L’Istat calcola un calo di 36 mila unità tra 15 e 24 anni, e solo una leggera crescita (6 mila) tra 25 e 34 anni. Gli inattivi tra 15 e 24 anni, inoltre, a luglio erano 4,5 milioni, +117 mila rispetto al 2024. Senza contare la discesa netta della fascia tra 35 e 49 anni: -160 mila occupati.
Che cosa significa questo trend per le imprese? Probabilmente che è più semplice cercare persone già formate rispetto a giovani inesperti che, magari, non si riconoscono nel tipo di posto di lavoro offerto. Il secondo aspetto riguarda la dinamica demografica: l’Italia invecchia. E questo dato, se ora influisce già sul mercato del lavoro, diventerà ancora più evidente tra un decennio o due, quando saranno adulti gli italiani, i pochi, nati negli anni scorsi. Come faranno le imprese a colmare il vuoto, visto che allora molti senior saranno andati in pensione? Anche se il prossimo anno per ipotesi (assolutamente fantasiosa) si costruissero tanti nuovi asili nido e le famiglie ricevessero un incentivo solido per incrementare le nascite, l’Italia si troverebbe comunque con il vuoto occupazionale di almeno una generazione. Ma, oltretutto, si tratta di un quadro impensabile, che avrebbe necessità di fondi e un’azione di governo che al momento non si vede all’orizzonte.
La strada, quindi, sembra obbligata: incentivare i senior a rimanere al proprio posto, allungando l’età pensionabile (cosa che però i partiti hanno deciso di evitare a tutti i costi, visto che per il 2026 hanno bloccato l’allungamento di tre mesi previsto dalla legge), oppure i giovani assunti saranno inevitabilmente quelli arrivati da altri paesi. Con i conseguenti problemi di integrazione e di formazione. Vedete altre soluzioni?