Il rebus italiano dell’energia

A tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina il problema numero uno della nostra economia rimane il costo dell’energia. La guerra scatenata da Valdimir Putin ha ridotto e, in prospettiva, azzerato le forniture di gas russo. Ma prima ancora che avvenisse l’attacco alla popolazione ucraina non è che l’energia in Italia costasse poco. In ogni caso, gli italiani pagano le bollette elettriche più care d’Europa. I dati appena pubblicati dal Gestore Mercati Energetici sono impietosi. Anche se lo scorso anno, rispetto al 2023, il costo medio per megawattora è sceso a 108,52 euro (-15%), rimane sempre abnorme rispetto a quello di altri paesi europei. In Francia si paga 58,02 euro per megawattora, quasi la metà. Senza parlare dei paesi scandinavi, dove l’elettricità costa solo 38,06 euro per megawattora, quasi un terzo di quanto paghiamo noi. Ma anche senza paragonarci alla Scandinavia, dove eolico e nucleare danno il maggiore contributo, in Spagna siamo sui 63,04 euro, in Austria il costo è di 76,05 euro e in Germania 81,54 euro. E se in Italia nei 12 mesi passati abbiamo potuto contare su un relativo ribasso, negli altri paesi lo sconto è stato di gran lunga maggiore; -40,1% in Francia, -36,2% nei paesi nordici.

Centrale nucleare francese
Centrale nucleare francese

Che fare? Il governo ha riesumato il nucleare bandito anni fa da uno sciagurato referendum, ma per costruire le centrali ci vogliono anni, tanti soldi e, soprattutto, il consenso dei cittadini accanto ai quali sorgeranno. Quale comune italiano darà il benestare alla costruzione di un impianto nucleare nel suo territorio? Quanti comitati di cittadini si formeranno per impedire i cantieri? Quello che avviene per le energie alternative è un esempio. L’aumento della produzione di energia da eolico e fotovoltaico deve sempre fare i conti con il fenomeno nimby, sigla anglosassone che sta per not in my backyard, cioè non nel mio cortile: state alla larga da dove abito. A nessuno, in effetti, piace abitare di fronte a una pala eolica, senza dimenticare che il panorama del territorio italiano è anche una fonte di introiti dal turismo. Il risultato è noto: i progetti per costruire nuove centrali elettriche alimentate dal sole e dal vento hanno superato i 180 mila megawatt e vanno verso i 200 mila megawatt. Ma non tutto fila liscio: buona parte dei progetti è rimasta bloccata.

Pannelli fotovoltaici
Pannelli fotovoltaici

Ci sarebbe anche qualche risorsa tradizionale da sfruttare, ma anche quelle incontrano ostacoli: il petrolio della Basilicata è quello che è, e comunque i progetti di ricerca sono bloccati per i timori di danni ambientali. Oltre al fotovoltaico, che però va gestito (chiedere alla Spagna se è facile), resta solo il gas dell’Adriatico. Il metano, però, lo abbiamo lasciato alla Croazia, che trivella allegramente in mezzo al mare, mentre in Italia è stato indetto un referendum (era il 2016, sembra un secolo fa) contro lo sfruttamento dei bacini. Anche se in quell’occasione ha votato soltanto il 31,19% degli elettori, con palese disinteresse di quasi il 70% degli italiani, in Parlamento è stato come se avesse vinto il partito no-triv. Intanto la bolletta sale.

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